#pigiami
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Halloween: Prénatal presenta la capsule di pigiami per una notte magica e divertente
a cura delle redazione Bambine e bambini con la proposta firmata dal brand potranno vivere la magia della notte più misteriosa: una linea speciale che combina il divertimento con il comfort di capi morbidi e colorati. Halloween si avvicina e quest’anno, anche bambine e bambini possono vivere la magia della notte più misteriosa con la nuova capsule di pigiami Prénatal.Questa linea speciale,…
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🇮🇹 Ho provato il pigiama di pile, addio *.* Durante la stagione invernale, come tenuta casalinga, ricorro sempre alle tute di pile (con cui sto calda e comoda). Non ho mai pensato di usarle come pigiama (sebbene conosca delle persone che lo fanno). Così qualche sera fa ho voluto provare ed è diventato un "mai più senza"! Ho risolto ben due problemi. Posso dormire con una semplice trapunta al posto del piumone che ho sempre trovato pesante addosso! E, soprattutto, ogni volta che devo alzarmi (per andare in bagno ad esempio) non mi congelo! Meglio tardi che mai :P --- 🇬🇧 I tried fleece pajamas, goodbye *.* During the winter season, as a home outfit, I always resort to fleece tracksuits (which keep me warm and comfortable). I've never thought about using them as pajamas (although I know some people who do). So a few evenings ago I wanted to try it and it became a "never again without"! I solved two problems. I can sleep with a simple quilt instead of the duvet which I have always found heavy on me! And, above all, every time I have to get up (to go to the bathroom for example) I don't freeze! Better late than never :P
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Cose che compro e non metto mai
#quando sono annoiata e triste posto cose#invece dormo con pigiami con stampe improponibili#soltantoillusioni
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it's 1AM here and i should really go to sleep but i feel the overwhelming urge to express my love for men's pjs
#io e i pigiami da uomo siamo una sola cosa#questo è nuovo ed è la vita#la vitaa#sleepy eepy#pajamas#me#mine#im just a girl#sleepy girl#in granpa pajamas#my pics#foto mie#personale#girlhood#the colour is unfortunate but that's because men need to be 🗿 serious 🗿#🗿granitic🗿
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@hermesticazlively @hermesticazzz 💜
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Devo dire una cosa: posso scusare molte cose alla felpa tricolore stile gelato sciolto, ma quei polsini lì fanno veramente cosa povera
#ho dei pigiami del mercato che hanno polsini simili#e probabilmente quella felpa te la vendono a più di cento euro
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Il mio animale preferito sono io quando ricevo il bonus trimestrale.
Ho comprato: 9 maglie, 1 felpa, 1 vestito, 1 cappotto, 1 profumo, due pigiami
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Se iniziassimo a conoscerci adesso, forse, e dico FORSE, per natale potremmo stare sul divano con i pigiami abbinati a bere cioccolata calda e guardare mamma ho perso l'aereo.
Pensaci.
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Sia lodata la persona che ha messo le tasche anche sui pigiami.
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Lista NO dei regali:
- NO pigiami
- NO calzettoni
- NO vestaglia
- NO mutande
- NO pantofole
È Natale
Non ci dobbiamo ricoverare.
Fate girare grazie.
Buonanotte 💕
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mi manchi in un modo che non si può calcolare , diamo ogni giorno tutto per scontato , le persone, i gesti, le emozioni e poi ti riscopri in preda ad una cosa più grande di te che non sai gestire che non sai spiegare nemmeno con 1000 caratteri, le senti le vivi ti tormentano ti rendono felice e poi ti fanno male , è un continuo sali e scendi di emozioni negli ultimi giorni. Il cuore ultimamente ha deciso di farmi brutti scherzi , sentendo tanto troppo per qualcuno , qualcuno che è famiglia è vita sangue anima e mi riempie e mi attraversa ogni giorno , se potessi vorrei non sentire cosi tanto dopo anni di vuoti silenzi e solitudine. Ma ho scoperto una parte di me che pensavo fosse morta anni fa, e invece no, e sto scoprendo una parte di me che dopo cosi tanto tempo ha voglia di amare qualcuno alla follia senza freni . Lei è il mio TERREMOTO , 1 metro e 56 di accento bresciano fastidiosissimo, di yogurt greco, di libri, di tazzine colorate , di sorrisi coprendosi il viso perché cosi timida verso il mondo e verso se stessa , di occhi piccoli che sanno guardare oltre le apparenze , di insicurezze verso il suo corpo di lotte contro lo specchio , e io invece di lei non cambierei nulla , perché è bella scompigliata senza trucco quando va di fretta quando è distratta quando si addormenta e non finisce mai i film quando inizia la routine di creme e cremine, con i suoi pigiami cordinati, lei è bella perche è cosi dannatamente un anima grande . Al mio terremoto, ti penso.
D.
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Ormai il green washing è diventato una tecnica di marketing, addirittura sul sito dell'OVS si premurano di farti sapere quanta acqua è stata consumata per produrre quel certo modello di pantaloncino, fatto sta che io quel pantaloncino poi non l'ho comprato e mi sono sentito pure in colpa, perché ormai quell'acqua è stata consumata ed è come se a causa mia fosse andata sprecata (fra l'altro non esiste più il cotone leggero, per qualche remota ragione è stato deciso che il riscaldamento globale lo dovremo affrontare in pantaloncini di fustagno felpato). Io capisco che otto miliardi di persone devono trovare il modo di convivere in equilibrio col pianeta, ma qui siamo alla millanteria interessata, fanno tutto per il pianeta ma giusto per farci sentire filantropi, psicologia elementare, mentre io vorrei trovare semplicemente dei pantaloncini di lino possibilmente che non pizzichino troppo il sedere, e invece trovo solo pigiami.
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Alla faccia dei propositi stoici
Niente, mi sono arreso. I miei propositi stoici sono durati ben poco. Ho messo via i pigiami estivi. E adesso indosso quelli invernali. Non avevo più scelta. La casa è troppo fredda perché io possa continuare a fare lo spiritoso. Mi viene un po' di malinconia. Ma almeno dormo saporitamente. Buonanotte a voi.
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L'estate comincia solo quando indosso il pigiama con l'unicorno, che mi ha regalato mia nipote Gaja.❤️
Quando tutti sanno che non compri pigiami perché ti sembrano soldi buttati 😅.
Allora ogni tanto te ne comprano uno, che non si sa mai🤘🏽😃.
Oggi è il terzo giorno d'estate e io ho 12 anni 🌺
#buongiorno
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Cari Utenti Tumblr, ve lo diciamo in confidenza e con la morte nel cuore ma
Come avrete già intuito (visto l'alto tasso di perspicacia dei nostri utenti) da giorni..
Qua stiamo tirando su la baracca e i burattini.😟 Ritirando gli stracci. 😩
Stiamo facendo la valigia. 😳
Piegando i pigiami. 🥺
Alzando i tacchi.😧
Caricando il musso (l'asino). ☹️
Ritirando le truppe. 😒
Smontando le tende.😔
Mangiando la frutta. 😢
...
Dispiace ne, ma così È. 🤷🏼♀️
Ve la siete almeno comprata la mug di Tumblr? E i calzini di poliestere col logo spanato?
Nooooo?!?!
Perché????!!?... E mo sono cazzi vostri.
Non vi rimarrà niente. Almeno un ricordino del vostro tempo sprecato su questo social Ve lo potevate regalare.. una calamita sul frigo, una felpa nel cassetto.. niente. Siete dei maledetti taccagni! Ecco.
Vabbè.
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Oh, Madre!
Il giorno in cui ho capito che non sarei mai diventata madre avrò avuto nove anni, quando per la prima volta ho tenuto aperto sulle ginocchia un libro di Oriana Fallaci.
Ero in bagno, intenta nel mio passatempo preferito per combattere la stitichezza: frugare nel cassetto della moglie di mio padre, l'unico a distanza ravvicinata dal gabinetto su cui trascorrevo ore e ore in attesa che qualcosa uscisse dal mio corpo.
In mezzo a pile di slip, riviste osé e reggiseni, quel giorno trovai il libriccino galeotto che avrebbe annientato il mio istinto materno: Lettera a un bambino mai nato.
La moglie di mio padre utilizzava il cassetto del bagno per nascondere i suoi segreti più intimi, forse credendo che il senso del pudore avrebbe trattenuto chiunque dal rovistare tra le sue mutande.
Ma io da bambina non sapevo dove il pudore stesse di casa. Vivevo confinata nei muri della mia camera, senza amici e senza infanzia, e il mio unico confronto con il mondo erano i romanzi di Isabelle Allende con descrizioni dettagliate di tutto ciò che accadeva in camera da letto.
La mia famiglia non ha mai amato la lettura, anzi direi proprio che al verbo detestare associassero la parola libro come complemento oggetto. Quindi loro non avevano la più pallida idea di cosa ci fosse tra le pagine di quei libercoli in cui annegavo le mie giornate.
Se un libro è letto da una bambina, significa che è adatto a una bambina, pensavano. E per vent'anni ne sono stata convinta anch'io.
Ma quel pomeriggio, seduta sul gabinetto, mi sorprese leggere il titolo "Lettera a un bambino mai nato" sulla copertina di un libro nascosto tra i calzini e una scatola di preservativi nel cassetto della moglie di mio padre incinta di sei mesi.
Divorai quel libro in una settimana, ringraziando la mia incapacità di andare di corpo come le persone normali per darmi la possibilità di trascorrere impunemente due ore seduta sulla ceramica fredda del cesso, fino a sentire le gambe addormentate e il bacino indolenzito.
Dopo ogni sessione di lettura, riponevo con cautela il libro nel cassetto della mia matrigna, facendo attenzione a incastrarlo perfettamente tra le pieghe dei reggiseni e dei pigiami.
Nessuno della mia famiglia ha mai saputo che a nove anni mi appassionai del racconto di una donna incinta che desiderava abortire, del suo calvario interiore e della lotta contro l'idea che un ammasso di cellule potesse essere ritenuta vita senziente.
A tredici anni mi trasformai in una paladina del diritto all'aborto. Lasciai di stucco la mia professoressa di Italiano quando le consegnai un pamphlet protofemminista sotto forma di foglio protocollo, spacciandolo per il mio elaborato del compito in classe sul testo argomentativo.
Gli altri miei compagni di classe non avevano mai sentito parlare di aborto, tantomeno di Oriana Fallaci, e forse erano fortunati nella loro ignoranza.
Ma io mi consideravo un'illuminata, una prescelta, una donna adulta, perché a tredici anni ero in grado di difendere con sforzi patetici e artefatti il mio sacrosanto diritto a non dare la vita.
Tanto ne ero convinta, che agli esami di licenza media dedicai il mio tema di italiano all'aborto, ancora una volta. Ero ossessionata, ero pazza, ero invasata: dovevo far sapere a tutti gli adulti che io a tredici anni sapevo di non volere figli, che non li avrei mai avuti, che avrei combattuto perché le donne come me potessero scegliere di non averli.
Quando, dieci anni dopo, la mia migliore amica mi informò di essere incinta, la prima cosa che le dissi fu: "Vuoi abortire, vero?".
E alle occhiate scettiche e divertite delle donne più grandi, che ridacchiavano sornione mentre mi ricordavano l'esistenza dell'orologio biologico, io ribattevo con rabbia di chiudere il becco.
Questo fino all'anno scorso, quando una seduta con la mia psicologa esperta di EMDR ha messo un po' di disordine tra i miei piani.
Non avevo mai riflettuto sulla possibile connessione tra il mio rifiuto della maternità e il suicidio di mia madre, ma quella tragica mattina di febbraio la mia terapeuta decise di spiattellarmelo in faccia senza troppi mezzi termini: il fatto che mia madre si fosse uccisa e mi avesse abbandonata non significava che io avrei fatto lo stesso con i miei figli.
Quella fu l'ultima seduta con la mia terapeuta, perché mal tollerai questa inferenza nelle mie decisioni sul mio utero. Non mi interessava sapere quale fosse la causa del mio odio verso la gravidanza e soprattutto non volevo ammettere che la morte di mia madre mi perseguitasse fino a quel punto.
Abbandonata la terapia e accolti gli antidepressivi, ho smesso di mettere in discussione il mio disprezzo per la maternità fino a quando a essersi suicidato non è stato un mio amico.
A quel punto mi sono resa conto che il mio bagaglio di affetti contava già due suicidi nell'arco di vent'anni, una percentuale non da poco considerando che la mia permanenza su questa terra non ha varcato ancora la soglia dei trent'anni.
La morte del mio amico è coincisa con la ricomparsa breve e fugace di mio padre.
Dopo cinque anni di ostinata assenza e disinteresse, mio padre aveva deciso di riallacciare i rapporti con me dopo la scoperta di un tradimento da parte di sua moglie.
Mio padre ritenne quel momento un'ottima occasione per mettermi a parte della storia del mio concepimento.
Così ho scoperto, davanti a un raffinato piatto di uramaki, di essere la classica figlia del "proviamo a fare funzionare questo matrimonio": mia madre aveva fallito il suo primo tentativo di suicidio e aveva confessato a mio padre che avere una figlia l'avrebbe aiutata.
Si vede che non ho svolto bene il mio compito, considerando che dopo sette anni dalla mia nascita la mia cara mamma si fece trovare morta in bagno con una calza di nylon legata al collo.
Mentre il peso di questa rivelazione si sedimentava tra la bocca dello stomaco e la gola, togliendomi la capacità di proferire parola e l'appetito, mio padre rincarava la dose lamentando il suo "non aver fatto nulla di male per meritarsi questa vita" da crocerossina, vedovo e cornuto.
La mia domanda, formulata silenziosamente nelle settimane successive, riguardava piuttosto cosa avessi fatto io di male per meritarmi di essere desiderata, partorita, traumatizzata e abbandonata da mia madre.
Con poca calma e tanta perizia, nei mesi ho messo insieme tutti i pezzi del puzzle che è la mia incapacità di vedermi madre: dal libro letto di nascosto sul cesso al tema sull'aborto, dal consiglio a denti stretti dato alla mia amica al rifiuto del parere della psicologa, fino alla confessione di mio padre.
Il risultato è stato un puzzle oscuro e strambo, in cui alcuni pezzi si incastrano a fatica con gli altri e restituiscono un'immagine grottesca e spezzata. Un'immagine di me che lotta tra l'odio per la mia famiglia, il desiderio di non essere mia madre, il determinismo di un patrimonio genetico malato.
Insomma, un'immagine non troppo lusinghiera. Ma che almeno mi dà ragione dell'irritazione e della saudade che provo quando ascolto le mie coinquiline scambiarsi ogni sera confidenze con le loro madri per telefono, tra risatine e battute.
Questo puzzle sgangherato è una prova ulteriore del mio non voler essere madre, del preferire crepare da sola piuttosto che correre il rischio di dare la vita a una persona solo per traumatizzarla.
Allo stesso tempo, quando guardo questo puzzle, mi rendo conto che il fervore di quella tredicenne che scriveva pagine e pagine sull'aborto era solo un tentativo di rispondere a quell'unica, atroce domanda:
"Oh, madre! Perché mi hai abbandonato?"
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