#piero mazzarella gianna coletti
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"LE POVERACCE" spettacolo tragicomico. Ovviamente partecipa anche mia madre.
Non c'è nente da fare, la mia vecchia me la porto anche in scena. L'altro ieri ho debuttato con un testo tragicomico “LE POVERACCE” scritto insieme a Gabriele Scotti, lo sceneggiatore del film “Tra cinque minuti in scena” di Laura Chiossone.

La foto che ho postato fa parte dello spettacolo che starà in scena sino al 27 ottobre allo SPAZIO TERTULLIANO a Milano.
In scena ci sono tre donne, ognuna con le sue illusioni... grandi, grandissime, tanto è vero che ci sprofondiamo dentro, ma con grande gioia. Vorrei citare anche le altre “poveracce”: Beatrice Schiros, e Vanessa Korn.
Il mio personaggio si chiama Fortunata Speranza. Giocatrice di...tutto: slot machine, superenalotto, bingo, gratta e vinci, lotto... e chi è la mia interlocutrice? La mia mamma.
In scena mi rivolgo a lei parecchie volte coinvolgendola nei miei progetti rovinosi, e anche lì c'è un botta e risposta che è molto simile a quello che faceva parte della nostra vita. Per esempio, parlando con il pubblico, (tutte noi ci rivolgiamo alla platea, non abbiamo rapporti tra di noi), racconto che mia madre, prima di morire, mi diceva sempre che mi avrebbe dato i numeri del lotto. Questo nella vita reale non è mai accaduto.
Mia madre non ha mai pensato a morire, e tanto meno a darmi i numeri, nello spettacolo invece mi sono inventata che una notte ho sognato mia madre che era venuta a trovarmi per darmi i numeri da giocare: "... e me li ha dati: 3 – 30 – 47 – 58. Li ho giocati su tutte le ruote ambo, terno, quaterna... ne fosse uscito uno! (rivolgendomi a lei alzando gli occhi al cielo) Mamma scusa, ma si può sapere che numeri mi hai dato? … non cominciare a dire che è colpa mia... ma se di notte dormo con la matita sul comodino per non farmi cogliere impreparata... non mettiamoci a litigare adesso che non è il momento, come vedi c'ho da fare�� (mostrandole il pubblico) parliamone in un altro momento, va bene? Ciao mammetta.”
Questo parlarle è quello che mi capita normalmente durante il giorno, e devo dire che il rapporto è ulteriormente migliorato, anche perchè, a differenza dello spettacolo e della vita vissuta insieme, non entriamo mai in conflitto. Ogni tanto mi sfogo, oppure le racconto degli accadimenti, insomma le “comunico” delle cose.
Oggi per esempio ho ricevuto una notizia che mi aspettavo, ma è stata comunque una bella botta: è mancato Piero Mazzarella. Forse non tutti lo conoscono, ma Piero è stato quello che Eduardo De Filippo era per i napoletani. Per noi milanesi il più grande attore. Comico e drammatico.
Nel 1976 entrai nella sua compagnia, grazie a mia madre. Un giorno telefonò a teatro dove Piero stava facendo uno spettacolo, il San Babila, e mi fissò un appuntamento, a mia insaputa ovviamente. Ve ne ho già parlato della intraprendenza della mia vecchia, no? Feci un'audizione e da quel giorno incominciai a lavorare nella sua compagnia, sino al 1983 quando entrai nella Compagnia di Garinei e Giovannini, con Gino Bramieri.
Tutto quello che ho imparato lo devo a lui: Piero Mazzarella.
Io non ho mai fatto scuole di teatro, è con lui che ho iniziato la mia lunga gavetta teatrale; quando era in scena lo guardavo, lo ascoltavo... non era mai uguale, ogni sera cambiava qualcosa: un'intenzione, una pausa diversa, un'occhiata... eppure era sempre immenso. Piero non “recitava”, “parlava”, e credetemi, è la cosa più difficile da fare per un attore: parlare, essere vero.
Tornando al rapporto con mia madre... oggi per esempio le ho detto: “Ti ricordi mammetta quando il Mazzarella veniva a pranzo da noi, e tu gli preparavi la busecca cunt i fasoeu?” Che poi sarebbe la trippa con i fagioli, uno dei pochi piatti milanesi, che mia madre cucinava veramente bene.
Parlo spesso con lei, me la sento ancora così vicina la mia bella vecchia... ora è sulla credenza, sotto a una bel photos pieno di foglie, a lei piacevano così tanto le piante... ma non è per quello che la sento vicina, lì c'è soltanto un mucchietto di cenere.
Forse quando una persona cara non c'è più, vive lo stesso vicino a noi perché lei per prima non ci vuole abbandonare, o forse è solo il nostro amore che ci fa sentire strane cose. Mah! Misteri della vita...
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