#piaghe
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foggynerdhideout · 24 days ago
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Elenco di alcuni episodi biblici che coinvolgono infanticidi o stermini di massa che includono bambini:
- Strage degli innocenti (vangelo secondo matteo 2,1-16): erode il grande ordinò l'uccisione di tutti i bambini di betlemme e dintorni dai due anni in giù per eliminare il neonato "re dei giudei"
- Piaga dei primogeniti: (esodo 12:29) "dio" uccide il primogenito di ogni famiglia egiziana che non aveva contrassegnato la porta con il sangue d'agnello, come parte delle piaghe d'Egitto
- Sterminio dei cananei: (numeri 21:3 e deuteronomio 7:2) "dio" avrebbe guidato gli israeliti a sterminare i cananei, inclusi bambini e donne; giosuè 6:21-27 descrive la distruzione di gerico, dove morirono uomini, donne e bambini
- Massacro dei madianiti: (numeri 31:17-18) gli israeliti uccisero tutti i maschi madianiti, inclusi i bambini, e risparmiarono solo le fanciulle vergini
- Distruzione di sicon e og: (deuteronomio 2:33-34 e 3:6) gli israeliti sterminarono completamente gli abitanti di sicon e og, inclusi i bambini
- Massacro di ai: (giosuè 8:22-25) distruzione della città di ai, dove morirono dodicimila persone, senza distinzione di età o sesso
Tutto ciò che è scritto nella bibbia va preso con le pinze essendo banalissima mitologia; ma nel "momento in cui dichiari, come istituzione religiosa, "sacri" (che vuol dire: scelti fra tanti altri scritti simili, ma che non ti vanno bene) i testi che compongono la bibbia, in quanto credente o "intermediario di dio" (sacerdote) NON puoi farne l'esegesi: tutto va inteso come è scritto, alla lettera, perché è "verità" ("sacro").
Invece fanno i furbetti a riguardo sia messa che a catechismo.
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perpassareiltempo · 5 months ago
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A ripensare nascono pieghe dentro, alcune somigliano a tagli, altre ad orizzonti.
Elena Mearini 
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der-papero · 1 month ago
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Vogliamo fare questo Esercito Europeo? Facciamolo di tutti marmocchi max. 6 anni, ma proprio milioni. Questi, dovunque sbarcano, non cresce più l'erba.
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klimt7 · 2 months ago
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La grandezza degli Stati Uniti?!
La nobiltà degli Usa?!
Uno Stato che vuole essere guida del mondo, si affida a uno squilibrato notoriamente psicopatico.
Allegria!
Sono tempi bui.
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tanogabo · 1 month ago
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sottileincanto · 1 month ago
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Tre settimane fa mi chiama (dopo un anno di silenzio, che ho molto apprezzato). È arrivata una raccomandata a casa (casa mia, quella ereditata dai miei nonni e da mia madre, nella quale lui vive, lui che pur essendo mio padre, con la mia famiglia non c'entra nulla). Per fortuna non era nulla, si trattava solo di ritirare dei faldoni di una vecchia causa presso lo studio di un avvocato. "Ma in fondo perché non dovremmo sentirci, non abbiamo nessun motivo per litigare,no? Io mi sento così solo..." Ora, spiegare a una persona i mille motivi per i quali è inequivocabilmente un pezzo di merda è inutile quando è convinta di essere nel giusto, anzi, di essere una povera disgraziata vittima di circostanze avverse. Quindi mi sono limitata a rispondergli "No no, nessun motivo". Dunque adesso mi trovo a dovergli telefonare una volta a settimana, tipo dose di medicina amara. Ieri era anche il suo compleanno oltre ad essere la festa del papà, quindi come ho sempre fatto gli ho mandato un bigliettino di auguri via whatsapp e poi la sera gli ho telefonato. Chiudendo la telefonata mi fa "Mi manchi così tanto! Ops, forse non avrei dovuto dirlo che queste cose non si dicono, ma mi manchi così tanto!" Mi ha suscitato una sensazione di misto rabbia e ribrezzo. Come se su un autobus affollato ad agosto un vecchio laido e sudato, puzzolente d'aglio e sudore in canotta bianca stramacchiata e lurida allungasse una mano unta per farti una carezza sul viso. Dopo avermi ignorato una vita intera, averci ammazzato di botte ed aver distrutto la vita di mia madre (sfortunatamente succube di lui), dopo non essersi degnato di avere anche solo notizie di mamma - della quale mi occupavo io - purtroppo ricoverata in una casa di riposo per una demenza la cui fase acuta in due anni l'ha divorata viva, perché lui "soffriva troppo", dopo non essersi degnato di presentarsi al suo capezzale mentre lei agonizzava per quattro giorni senza riuscire a lasciarsi andare e morire, ridotta ad un mucchietto d'ossa pieno di piaghe e non essersi presentato né al suo funerale né quando ho portato le sue ceneri nella tomba di famiglia... adesso che è solo (e non perché sono tutti cattivi e l' hanno abbandonato, ma perché col suo comportamento ha sempre allontanato tutti) gli manco e ha tanto bisogno di me.
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angelap3 · 6 months ago
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"Spogliati" di Ernesto Che Guevara
Spogliati tutta,
mostrami serena
le rughe
le piaghe,
non temere
sono come te
ferito
spaventato dalla vita.
Strappa con rabbia
i veli orientali adornanti
quelle maschere di ghiaccio
che occultano lividi,
mostrati fiera
nei tuoi lineamenti.
Quando sarai spoglia,
come un albero d’autunno
e solo quando sarai nuda
indifesa come un neonato,
ti mostrerò le mie ricchezze
custodite in un forziere
di vetro sottile.
Ti donerò sincero
la mia fragilità
le mie insicurezze
le paure ancestrali
le impurità nascoste,
ti porgerò poi,
in un vassoio
di rose bianche,
la verginità della mia anima.
Dipinto "Nudo blu" di Pablo Picasso, 1902
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cutulisci · 2 years ago
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“I nazisti sbatterono fuori le pecore da una stalla e fecero entrare noi. Mamma mi nascose in una nicchia dietro la porta. ‘Non ti muovere per niente al mondo’, mi disse. Le scaricarono un mitra addosso. Era ferita alla testa ma trovò la forza per scagliare uno zoccolo verso un soldato che stava per scoprirmi. Morì. Morirono tutti. Poi aprirono i lanciafiamme sulla paglia e sui cadaveri e ci diedero fuoco.
Mi tirarono fuori da lì bruciato e vivo per caso.
All’ospedale dissero che non c’era più niente da fare, avevo ustioni di terzo grado e i polmoni scoperti. Allora zia Lola mi portò in un convento di suore di Marina di Pietrasanta e ci rimasi più di un anno. Mi mettevano al sole per curarmi le piaghe e facevano di tutto per tenermi le mosche lontane. Un giorno del 1945 bussarono alla porta. Era il mio babbo, un alpino finito prigioniero in Russia, di cui non sapevamo più niente. In mezzo a tanto dolore, fu bellissimo.
Se mamma avesse una tomba tutta sua io e papà accanto al nome avremmo messo questa foto. Invece quando riesumarono i resti dalla grande fossa comune dove i tedeschi avevano ammassato le vittime di Sant’Anna di Stazzema, trovarla in quel macello di ossa bruciate fu impossibile. Ci provai anche io, che allora avevo solo 10 anni, ma fu inutile.
A Sant’Anna dal 1945 ci torno due volte all’anno, il 2 novembre e il 12 agosto. Non smisi nemmeno quando nacquero i miei figli. Me li caricavo sulle spalle e con mia moglie prendevo la mulattiera che quel giorno del 1943 percorsi con la mamma. Oggi ci porto i ragazzi delle scuole.”
- La storia raccontata al Corriere di Mario Marsili, uno dei pochi superstiti ancora in vita di una delle peggiori stragi della Seconda guerra mondiale, quella di Sant’Anna di Stazzema, avvenuta il #12agosto 1944.
560 civili uccisi, di cui solo 393 identificati.
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smokingago · 1 year ago
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Vorrei il potere di guarire le persone, da quelle ferite che nessuno vede.
A volte sono soltanto graffi, altre volte dei veri e propri squarci dell'anima, piaghe nascoste dentro ogni essere umano, che fanno così tanto male, ma che nessuno è disposto a mostrare, quasi fosse una vergogna, o soltanto per paura di essere aggrediti, come un animale ferito che sa di essere una preda facile.
Vorrei il potere magico di poter anche soltanto ricucirle queste ferite, certo rimarrebbero le cicatrici, ma almeno il dolore vorrei farlo sparire.
Vorrei che mi bastasse soltanto appoggiare la mia mano sul petto, sopra il cuore, per farle stare meglio, emanando un calore miracoloso che possa attraversare la materia e arrivare fino allo spirito.
Chi è sensibile riesce a percepire il dolore degli altri, è un dono immenso certo, ma quando ci si rende conto di non poter fare nulla veniamo assaliti dallo sconforto e dalla frustrazione, dal senso di impotenza di fronte a qualcosa che è più grande di noi.
Non bastano gli abbracci, non bastano i sorrisi, non basta tenergli strette le mani.
Allora speri soltanto che queste loro ferite possano guarire da sole, mentre tu continuerai comunque a stargli vicino.
Sempre.
#smokingago #imieiversi #pensieri
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ambrenoir · 3 months ago
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Dalla dott. Erika Rocchi, un messaggio che mette i brividi!!
Buongiorno a tutti.
La vitamina C, il cui gene di sintesi negli esseri umani è knock-out, viene sintetizzata nel mondo animale in quantità proporzionali allo stato di gravità della condizione fisica in cui versa l'animale stesso in quel momento, a dimostrazione della sua importanza nello stress biologico di qualsiasi natura.
Tutti i pazienti ospedalizzati possono essere considerati in deplezione grave di Vitamina C, anche nota come scorbuto, del quale le piaghe da decubito, le alterazioni vascolari emorragiche e trombotiche, lo squilibrio corticosurrenalico e glicemico possono esserne considerati come la conseguente espressione.
Acido ascorbico è stato utilizzato da Klenner con megadosi in più di 20mila pazienti affetti da patologie infettive, oncologiche e non solo e dimostrò i suoi benefici in assenza di alcun effetto collaterale in ciascuno di questi pazienti.
Da dicembre ultimo scorso è iniziato uno studio della durata di un anno che permetterà di valutare i benefici di acido ascorbico nei pazienti oncologici usando somministrazione endovenosa.
Per favore Giandomenico Partipilo, rendici partecipi di notizie appena le avremo.
Nel frattempo nessun medico vi chiederà di effettuare un dosaggio del nostro livello di Vitamina C.
Intanto, negli ospedali si procede con uso di antibiotici ad ampio spettro e multiresistenti usati in prima battuta, farmaci antiretrovirali, anticorpi monoclonali in assenza di una diagnostica di laboratorio affidabile per porre diagnosi eziologica di patologia infettiva.
Le terapie disponibili hanno il fine dichiarato di attaccare il patogeno e la malattia come se fossero alieni da estirpare e non piuttosto parti integranti del nostro proteoma biologico ed energetico; non esiste cultura accademica né approfondimento del valore del microbiota di cui siamo tutti intimamente costituiti a tra noi connessi.
Le terapie del dolore propagandate dalla medicina come gli oppiacei, agendo sulle terminazioni dolorifiche e non neuropatiche, spesso non dimostrano beneficio nel controllo del dolore oncologico pertanto si mostra necessario, al fine di controllo della sintomatologia soggettiva nei pazienti oncologici, incrementare le dosi per superare la tolleranza causando infine comparsa di sintomi da overdose, ovvero arresto cardiorespiratorio.
Peraltro, i derivati della cannabis che agiscono sul sistema cannabinoide endogeno di recente scoperta non causano overdose e esplicano anche un reale effetto terapeutico antitumorale in sinergia con le terapie intraprese.
Sappiamo quanto sia essenziale in corso di scompenso cardiaco il reintegro di Vitamina B1, Carnitina e Coenzima Q10 e quanto possano essere invece controproducenti le statine che indirettamente determinano una deplezione dei suddetti nutrienti.
Ho parlato di questi argomenti nel mio ospedale con i colleghi del reparto dove è stata ricoverata la mia mamma, purtroppo deceduta.
A seguito di ciò ho ricevuto un provvedimento disciplinare che ha portato alla mia sospensione lavorativa senza stipendio per la durata di 6 mesi, fatto che non deve preoccupare perché a mio avviso del tutto ininfluente.
Ciò su cui vorrei porre la nostra attenzione sono gli argomenti trattati, perché di interesse sanitario e comune.
Vi lascio con la seguente domanda alla quale tutti voi, medici e no, potrete dare la Vostra risposta.
Stiamo morendo a causa delle malattie o stiamo morendo a causa dei Protocolli di cura delle malattie?
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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"Una politica impopolare, o peggio ingannevole, non si riconosce dunque dalle sue false soluzioni, ma dai suoi falsi problemi. A me sembra che oggi questo requisito sia soddisfatto oltre ogni dubbio e oltre ogni decenza. Il dibattito politico contemporaneo può definirsi come una produzione a getto continuo di falsi problemi dove non passa giorno senza che si aggiunga nuovo fumo a una cortina di «emergenze» da mettere ogni volta in cima all'agenda: dall'«odio» al razzismo, dal patriarcato al sessismo, dallo ius soli, culturae, itinerandi, natandi degli altri alla «scarsa mobilità» dei nostri, dal sempreverde baubau del fascismo che ritorna a quello - novità dello chef - del comunismo, dal debito pubblico ai soldi pubblici che «non ci sono», dal «nanismo delle imprese» al «troppo Stato», dall'«analfabetismo finanziario» a quello «funzionale», dai mancati scontrini alle mancate nascite (ma, subito dopo, l'apocalisse della «sovrappopolazione»), dalle frontiere «da abbattere» ai dazi «anacronistici», dal troppo contante in circolo ai mancati scontrini alla corruzione «percepita», dalla genitorialità gay ai semafori, ai cessi, alla modulistica «gender equal», dall'educazione erotica degli infanti ai chemioterapici per i preadolescenti sessualmente indecisi, dal deficit di «cultura scientifica» al «ritardo digitale» che va «colmato» forzando ovunque l'uso dei calcolatori, dai «fondamentalismi» ai «nazionalismi», dal «complottismo» alle «fake news», dall'anidride carbonica al diritto di voto che deve essere riservato ai plurilaureati nei giorni pari, esteso anche ai sedicenni in quelli dispari, dalla varicella al morbillo alle altre malattie che dall'oggi al domani diventano emergenze globali e piaghe sterminatrici, ma solo se prevenibili con un vaccino, dalle autoblù alle province agli «enti inutili» al numero dei parlamentari il cui taglio, dicono, era atteso da quarant'anni (cioè da qui).
In questa cacofonia di allarmi, tutti accuratamente lontani dagli allarmi che salgono dalla più ampia base dei cittadini, si confondono fattispecie diverse: i problemi falsamente formulati (che cioè riformulano un problema reale, per nasconderlo), quelli falsamente rappresentati (che trasformano casi minoritari o controversi in questioni universali, per falsa sineddoche), i falsi d'autore (cioè problemi creati e alimentati da chi li denuncia) e i falsi tout court.
È altrettanto diffusa la percezione che questi e altri falsi problemi servano a paralizzare l'azione politica e a deviare l'attenzione del pubblico dalla mancata soluzione dei problemi reali che lo affliggono. Anche questa percezione è condivisibile e invita ad approfondire i modi e i moventi del fenomeno". (segue)
Se non serve, serve a qualcos'altro. (I.P)
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aizawashuichi · 1 month ago
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I have SO MANY QUESTIONS but I'll start with
CUORE ?!?!??
AHHH you have no idea omgg i'm going to switch to italian now cuz otherwise i can't explain
praticamente, l'ho iniziata a scrivere mentre stavamo leggendo il libro in classe. non l'abbiamo mai finito di leggere e non l'ho fatto neanche per conto mio, ma so che Franti è andato in prigione a un certo punto (?), credo, e non so, avevo bisogno di rendere una persona in più delusa da lui, ma diversamente. tipo, l'idea era di avere questa ragazzina che non lo vedeva solo come un bullo arrogante e scemo, ma molto di più, però alla fine si rendeva conto che lui fosse solo quello.
guarda, ti incollo anche la prima parte, che non tocco da tipo 8 anni (quindi perdona strafalcioni), ma ci sta.
Non tutti nascono angeli o sono la personificazione del bene. Alcuni nascono cattivi o lo diventano con il tempo, spinti da persone o situazioni, ma, nonostante la cattiveria, esiste sempre un piccolo pezzettino di cuore in cui risiede la bontà e che batte per solo una persona. 
Nel caso di Franti, piccolo diavoletto della sezione maschile, era Beatrice Buondì della sezione femminile accanto. Neanche lui riusciva a spiegarsi come mai quella bambina, dagli occhi azzurri e dai capelli del colore delle spighe di grano, era riuscita ad accendere qualcosa che, in lui, sembrava essere spento da troppo tempo ormai... Ma era successo, e lui non sapeva se esserne grato o ritenerla una minaccia, per averlo reso così vulnerabile. 
Ripensava piuttosto spesso, se non sempre, a loro primo incontro e si meravigliava ogni volta al percorso che avevano fatto assieme; a come erano partiti da uno sguardo a lui che sgattaiolava fuori, evitando il padre, per incontrarla. 
Non si aspettava che la scuola l'avrebbe portato a incontrare quella piccola peste ed essere felice per una volta nella sua vita, ma l'aveva fatto e, in parte, doveva ringraziare anche il fratello della ragazza. Aveva ritardato nel venire a prenderla, come sua madre faceva spesso - nelle giornate in cui non si dimenticava completamente di lui, ovviamente -, e lei si era messa a gironzolare un po' attorno, fino ad appoggiarsi al muro vicino all'entrata della sezione maschile. Franti non sapeva se l'avesse fatto perché non le sembrava consono continuare dalla loro parte o perché l'aveva notato stare dal lato opposto dell'entrata, ad imprecare a bassa voce. Non si erano scambiati parola, ma lui l'aveva squadrata parecchie volte, incrociando il suo sguardo e ricevendo come risposta un piccolo sorrisino timido, che lui aveva definito "innocente". Ed era forse per quello che gli era piaciuto: non portava il segno di alcun livido provocato dal padre. 
A dire il vero, la ragazzina era intenzionata a parlare con il ragazzo che indossava sempre un berrettino di tela cerata, visto che non era la prima volta che lo vedeva da solo, come ad aspettare qualcuno che non sarebbe mai venuto, ma non ne aveva mai avuto il coraggio; però, quando era finalmente riuscita a preparasi in testa le parole da dire, l'aveva visto camminare via per raggiungere la madre appena arrivata, che aveva una faccia dispiaciuta e disperata, stanca dalle piaghe che suo figlio le faceva passare, ma Beatrice non poteva sapere quel che combinava il ragazzo, perché non era molto interessata ai pettegolezzi e non credeva a nulla finché non lo vedeva con i propri occhioni.
Si erano rivisti altre volte, sempre nello stesso posto, ma Beatrice aveva rinunciato di parlargli, perché vederlo andare via senza voltarsi indietro una volta le aveva fatto perdere la sicurezza che era riuscita a racimolare. Restava il desiderio di parlargli, ma sapeva che non avrebbe prodotto alcun suono, se avesse aperto la bocca, quindi preferiva non provarci affatto.
Dal canto suo, Franti non era interessato a parlarle; aveva abbastanza rogne a cui pensare. Tra Garrone - il cagnolino della classe, Derossi- il perdente senza altro da fare che studiare e Stardi - l'illuso, non aveva molto tempo da dedicare a una ragazza qualsiasi. Preferiva passare quel poco di tempo libero, durante il quale non era oppresso dai genitori, a trovare modi per insultare, ferire o deridere le persone che odiava, senza comprendere Nobis. Era, forse, l'unico alla sua portata, perché era disgustato da tutti quei falliti che cercavano di farlo espellere. 
Aveva iniziato a considerarla solo il penultimo pomeriggio, prima di essere effettivamente espulso. Non l'aveva fatto perché era particolarmente bella quel giorno o perché stava canticchiando, mentre si incamminava verso suo fratello. L'aveva fatto perché si era girata verso di lui, nonostante tutti uscissero e una folla di ragazzini li divideva, nascondendone a tratti la presenza. D'istinto si era girata e l'aveva guardato. Franti aveva cercato di ignorarla, sedendosi per terra - sapendo che sarebbe stata una lunga attesa la sua - nascondendosi il viso tra le braccia e allontanando gli occhi della ragazza dalla mente, ma gli riusciva impossibile, perché era stato inaspettato e si era sentito considerato per una volta. Aveva spostato più volte i pensieri sui suoi compagni di classe e sul Maestro, per il quale continuava a provare un crescente odio, visto che complimentava ogni giorno il perdente, ma ritornava sempre su di lei. 
Aveva deciso di confermare da solo che era stato per puro caso e che, molto probabilmente, stava cercando un suo amico nella sezione maschile, perciò aveva alzato la testa, ma i suoi occhi non avevano visto il punto di raccolta dei genitori... Avevano visto un contenitore di plastica. Gli era servito un po' per capire come mai avesse la merenda di qualcuno in faccia ed era anche pronto ad insultare qualsiasi persona fosse, ma una voce femminile e leggermente squillante gliel'aveva fatto dimenticare quasi subito ogni cattiveria che aveva ideato.
«Mangia nell'attesa», aveva pronunciato insicura Beatrice, tenendo il contenitore in faccia al ragazzo, che aveva alzato lo sguardo sul suo volto arrossato. 
«Non ho bisogno del tuo cibo», aveva risposto lui sprezzante, con un espressione dura. Non gli serviva essere imboccato da una ragazza che nemmeno conosceva, ma lei non sembrava intenzionata a lasciar perdere quindi, mentre suo fratello le diceva di sbrigarsi, aveva appoggiato il porta merenda a terra, sfrecciando via sussurrando un "ci vediamo".
Franti, dopo averla osservata per tutti il tragitto verso il fratello, aveva spostato lo sguardo a terra. Aveva appoggiato le dita sul bordo sinistro più corto, vicino al nome "Beatrice", scritto in corsivo e in rosa, sul coperchio e, senza esitazione, l'aveva spinto quanto più lontano da lui, facendolo finire davanti all'entrata. Aveva, di nuovo, posato la testa sulle braccia, stavolta non con lo sguardo puntato verso il basso, ma verso l'oggetto, sperando ardentemente che qualcuno ci inciampasse sopra e cadesse faccia a terra. Tuttavia, appena ci fu realmente la possibilità che succedesse, si era alzato di scatto a raccoglierlo, spostandosi dall'altro lato, evitando che il Direttore, che stava allegramente chiacchierando con il suo Maestro senza prestare attenzione a quello che stava a terra, si facesse male. 
«Franti!» aveva esclamato, dopo aver rischiato di finire addosso al ragazzo. «Tua madre non è ancora arrivata?»
«Se fosse arrivata, non sarei qui...» aveva borbottato, nascondendo il contenitore rosa dentro lo zaino, quasi imbarazzato da averlo.
«Come mai...?» Non era riuscito a finire la domanda, che una voce disperata, accompagnata da passi veloci, si era sentita in lontananza. Tutti e tre si erano voltati verso la madre di Franti, che si stava avvicinando quanto più veloce il suo corpo stanco potesse. Si era scusata per il ritardo, ripetendo in continuazione che non sarebbe più successo, come faceva sempre, e aveva portato il ragazzo a casa. 
Il giorno successivo, all'uscita, Franti, invece che starsene ad aspettare la madre, si era spostato dalla parte della sezione femminile per cercare Beatrice, intento a restituirle quello che le apparteneva, ma non l'aveva vista. Si era dato un ultimatum, a quel punto: avrebbe riprovato a restituirle il contenitore un'altra volta e, se non ci fosse riuscito, l'avrebbe cacciato nel pattume. In fin dei conti, non era colpa sua se quella ragazza aveva voluto fare la carina con lui. 
Per ovvie ragioni, però, non era riuscito ad arrivare alla fine del 21 gennaio. Era stato cacciato prima e, incavolato com'era per l'umiliazione subita, aveva lanciato il contenitore contro il muro del sottopassaggio, che oltrepassava per arrivare a casa. Gli era saltato, poi, addosso e si era sfogato, mentre l'episodio si ripeteva in continuazione nella sua testa. 
Aveva lanciato un petardo. E con ciò? Era così sbagliato? Nobis aveva sorriso a quel suo gesto e lui l'aveva trovato abbastanza divertente di suo. Non capitava piuttosto spesso che i suoi compagni facessero delle facce spaventate contemporaneamente; si trattava spesso di una cosa individuale, come quella volta che Derossi lo aveva ripreso e lui aveva minacciato di ficcargli un chiodo nel ventre. Per giorni, Franti non aveva fatto altro che sghignazzare al ricordo della faccia che aveva fatto. Non vedeva che cosa ci fosse di così orribile nel divertirsi un po', visto che la scuola era una noia, ma il Maestro non era molto d'accordo e gli aveva ordinato di uscire. Franti, di tutta risposta, aveva negato di essere stato lui e il Maestro gli si era accanito contro, prendendolo per le braccia e strappandolo dal suo banco. L'aveva portato dal Direttore, che l'aveva cazziato per bene, prima di mandarlo a casa. 
Il culmine fu quando sua madre, di propria iniziativa, tre giorni dopo, aveva supplicato il Direttore di riprenderlo a scuola, perché non pensava di essere più in grado di nasconderlo dal padre, che l'avrebbe ucciso se avesse scoperto la verità. Aveva detto un sacco di idiozie sul volerlo bene, sul volerlo vedere cambiato, prima di morire, e altre cose che lo avevano disgustato nel profondo, visto che non sarebbe mai cambiato per lei, per loro, per qualcuno. L'unica cosa a cui era riuscito a pensare, nei giorni precedenti e durante il discorso di sua madre, era vendetta e voleva continuare su quella strada, perché si sentiva appagato solo quando gli altri soffrivano. 
Non fu contento di ritornare, affatto, e il Maestro aveva accentuato questo suo stato d'animo, dicendo che uccideva sua madre. A lui non era importato; nel silenzio generale della classe, con tutti voltati verso di lui, aveva sorriso, pensando a chi sarebbe davvero morto quell'anno.
A quel punto, tutti erano a conoscenza di com'era. Insomma, la sezione maschile lo sapeva già; la differenza stava che la notizia aveva raggiunto le orecchie di Beatrice, che non era riuscita inizialmente a processare le informazioni su di lui, che le venivano buttate addosso da tutte le parti. Non era riuscita ad evitare alcun pettegolezzo e aveva sentito di tutto e di più sul suo conto: era malvagio, si divertiva a vedere la gente soffrire, faceva parecchie risse ogni giorno, minacciava tutti. Era, comunque, rimasta dell'idea che non ci avrebbe creduto, finché non l'avesse sentito da lui o visto con i propri occhi. Era difficile, lo doveva ammettere, perché la disgustava quel che sentiva ogni giorno, ma ci aveva messa tutta sé stessa per non cadere trappola dei pregiudizi. 
Per le due settimane successive, lo aveva evitato completamente, cercando di disintossicare la mente da ogni cattiveria. Ci era riuscita, più o meno, il 4 febbraio ed era decisa a chiedergli del porta merenda e pronta a conoscerlo, ma vederlo sfrecciare via, senza aspettare la madre, l'aveva presa alla sprovvista e, prima che potesse riconsiderare se ne valeva la pena, si era ritrovata a seguirlo. Non era sicura se volesse farsi notare, così che smettesse di camminare, oppure capire che cosa gli fosse successo, senza però parlargli direttamente. 
Franti sapeva che Beatrice lo stesse seguendo. L'aveva osservata per le ultime settimane: stava nello stesso identico punto ogni giorno, lontana da lui. Era diventata un'abitudine voltarsi da quella parte, appena usciva dalla scuola, come sempre ultimo, quindi l'aveva vista iniziare a camminare dalla sua parte. Si aspettava che sarebbe arrivato il momento in cui gli avrebbe chiesto del contenitore, ma non poteva proprio affrontare quel discorso in quel esatto giorno. Non aveva avuto una delle migliori giornate a scuola: c'era stata un'interrogazione generale della classe con l'assegnazione delle medaglie. Aveva cercato di nascondersi, così da non essere chiamato, ma il Direttore non faceva altro che puntare gli occhi nella sua direzione, assicurandosi che non avesse un altro petardo da lanciare, e per essere più sicuro l'aveva chiamato. Aveva fatto scena muta, ma non era una novità, e, ovviamente, Derossi aveva ottenuto la prima medaglia nell'essere uno secchione. La cosa che lo aveva turbato talmente tanto era che anche Precossi aveva ottenuto una medaglia, quella d'onore.
«Cosa c'è di così tanto onorabile nel essere un lecchino?» aveva sussurrato a Nobis, che aveva soppresso una risatina. 
«"Guardatemi tutti quanto tempo spreco per scrivere in modo ordinato". Si vede che non ha proprio niente da fare. Un po' come Stardi» aveva risposto Nobis, indicando il ragazzo intento a ripassarsi le lezioni precedenti, e avevano riso.
«Siamo finiti in una classe di idioti...» aveva sbuffato, tirandosi più giù il berrettino e affondando nella sedia.
«Se non avessimo questo Direttore, la scuola sarebbe migliore.»
«Ma non mi dire. Ti ricordo che mi ha sospeso e io ancora non gli ho fatto niente.»
«Per adesso...» 
Franti aveva alzato lo sguardo su di lui, che sorrideva, e aveva sospirato.
«Non posso. Mio padre mi uccide, se faccio qualcosa.»
«Non dico al Direttore. Mi riferisco alla scuola. Avrebbe bisogno di una ritocco.»
«Non posso.»
«Però se nessuno ti vede...»
Franti, a quelle parole, aveva già iniziato a pensare a cosa avrebbe potuto fare per vendicarsi.
«So già cosa fare.»
«Davvero?» aveva domandato sorpreso il nobile e, allo sguardo serio che aveva il diavoletto sul volto, aveva aggiunto: «Insomma... Mi sarei preoccupato se fosse stato il contrario.» 
Ed era vero: aveva già un piano, ma l'incontro con Beatrice aveva ritardato il tutto. Quel pomeriggio aveva in programma di organizzarsi per vandalizzare la scuola, ma, non potendo permettere a Beatrice di vedere dove abitava, l'aveva affrontata nel sottopassaggio.
«Perché mi stai seguendo?» le aveva chiesto, fermandosi e girandosi verso di lei. 
«Lo sapevi?» aveva risposto, sinceramente sorpresa, visto che pensava di essere stata abbastanza prudente e silenziosa.
«Non sono cieco, quindi sì. Se è per il porta merenda, è lì», aveva indicato dei pezzi di plastica in lontananza.
Beatrice non si era aspettata che facesse quella fine, ma, in quel momento, non le importava, come anche tutte le bandiere rosse che sventolavano attorno al ragazzo per indicare pericolo. In quel sottopassaggio, non aveva nient'altro in testa che sapere che cosa gli era successo e perché non aveva aspettato sua madre.
«Cos'è successo?»
Franti si era aspettato di tutto, ma non quella domanda e, immediatamente, aveva deciso di non raccontarle tutta la verità e neanche mentire completamente. Avrebbe omesso le cattiverie e si sarebbe creata un'alleata, che avrebbe diffuso una verità alterata e, magari, avrebbe fatto credere al Direttore che fosse cambiato per davvero, questa volta, e, poi, avrebbe vandalizzato la scuola; così, nessuno avrebbe sospettato di lui e avrebbe avuto per metà la sua vendetta. 
Beatrice era diventata parte del piano. 
Aveva messo su un scenata, sedendosi a terra e dimostrandosi stanco. Si era messo le mani sulla testa e le aveva chiesto di sedersi insieme a lui, sull'asfalto, perché sarebbe stata una lunga storia. E, inoltre, le aveva già anticipato che l'avrebbe fatto perché non ce la faceva più. Era per creare atmosfera e aveva funzionato, perché la ragazza l'aveva fatto subito e si era dimostrata molto disposta ad ascoltarlo.
Aveva iniziato a raccontare di come tutti lo trattavano male, per una piccola idiozia fatta da bambino, e non sapeva come uscirne. La gente lo pressava e questo lo stressava e, quindi, si comportava peggio. Aveva aggiunto qualche dettaglio triste e qualche pensiero innocente, per dare carattere al ruolo che stava giocando, e la ragazzina era caduta ai suoi piedi, tanto da abbracciarlo alla fine del discorso. L'aveva permesso, ma era disgustato. 
Come aveva giustificato l'espulsione? C'era stato il compleanno di un suo amico quel giorno e voleva spaventarlo con quel petardo, perché era diventata una tradizione tra di loro, ma gli era caduto in classe e nessuno gli aveva creduto, quando aveva cercato di spiegare la situazione. Il Maestro si era accanito su di lui e lo aveva ferito fisicamente, senza motivo, e lui si era sentito così male che non era riuscito a mangiare per i giorni di sospensione. 
Beatrice non aveva analizzato ogni parola che diceva, si era basata su quello che provava ed era compassione. Ed era stata una delle scelte peggiori, perché, quando ci ripensava, riusciva a vedere tutte le incoerenze.
I giorni successivi, per quanto Franti non ne fosse abituato e per quanto Beatrice fosse stata rimproverata di non stare con lui, si erano avvicinati: passavano quei pochi minuti assieme, discutendo su niente in particolare; cercavano di incontrarsi a ricreazione e Franti si era fatto dare l'indirizzo della ragazza, così da poter andare a prenderla e stare in sua compagnia al parco. Franti non si era accorto immediatamente che quella che lui chiamava "complice" era diventata un'amica verso cui riusciva a provare un sentimento genuino di simpatia. Non aveva mai sperimentato quel sentimento e, quando se ne accorse, fu troppo tardi per rimediare a quello che aveva fatto. 
Beatrice si era creata un piccolo posticino nel cuore di Franti, senza che lui se ne accorgesse affatto.
Era stata graduale la crescita di simpatia, fino a raggiungere un culmine impensabile per il suo cuore. Lui, però, pensava fosse solo eccitazione per la sua vendetta, perché il momento era vicino, ma era più di questo. Era più di ogni sentimento di affetto che avesse mai provato, ovvero nessuno. Era più di quanto il suo cervello potesse comprendere e il cuore accettare. Per lui, stava tutto nella vendetta e aveva perso di vista qualcosa che lo rendeva migliore e che lo faceva sentire bene, anche con sé stesso, perché la sera, come una favola per la buonanotte, pensava ai momenti passati in sua compagnia e sorrideva alle battute che aveva detto, che l'avevano fatta sorridere. 
Grazie a lei, aveva accettato l'idea di potersi dimostrarsi buono senza impegnarsi, perché stava tutto nell'abitudine. Si era abituato a lei, alla sua compagnia, alla sua voce, ai suoi movimenti, alle idiozie che diceva. L'abitudine aveva creato in lui questa strana sensazione e lui l'aveva accettato, considerandola in un altro modo. Per lui, questo suo modo genuino di comportarsi con lei era un'ottima recitazione. Certe volte si mentiva da solo, dicendo di star facendo un buon lavoro e che il mondo dello spettacolo lo aspettava, quando in realtà era tutto più che naturale.
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oscuroio · 4 months ago
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A mio Padre…..
Mio padre….quello del '32. Uomo del suo tempo, uomo di altri tempi. Quanta forza e dignità in quelle sue mani così potenti. Raccontavano storie di vita, vissuta tra campi e miniere. Le sue mani, ceppi di carne incallita, forgiate tra calli e piaghe di vita, eran sporche di terra, e sudavan di zolfo. Vive ancora in me, il ricordo delle sue mani sul mio viso di bimbo, a volte dure e decise di uomo, altre, delicate e tenere di un padre. Le sue mani…. eran lezioni di vita.
OscuroIo
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libero-de-mente · 9 months ago
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Dear RAI, I tengo an idea.
A grand idea.
I credev, dopo la suspension of Noos and the success of Temptation Island, che we tutt'nnoi avessimo touch the found. Si il "found", il fondo pe' capisse.
Ma after avery visto la ceremony of the 2024 Olympics Games in Paris, agg' compreso che non c'é end al bad gusto.
Ora, torniamo alla mia great idea. (si legge "aidea" come "aigor")
Perché non metti on the air Temptatio Insulam next year?
Is fyco. (Si legge "is faico")
- Spiegazione:
Alberto Angela sarebbe conduttore, tentatore e narratore.
- Località:
Necropoli di Tarquinia / Lupanare di Pompei / catacombe di Priscilla e Colosseo /l'isola di Procida con i proci in piena prociaggine / città di Troi@ dove le troiane troiano / isola di Lesbo / isola di Creta
- Svolgimento:
Alcune coppie dovranno dimostrare il loro vero amore. (Per la cultura)
Verranno separate le coppie. Gli uomini andranno nelle lupanare di Pompei dove ci saranno le poppee, invece le donne nel Colosseo dove ci saranno i gladiatori. Quelli con il mirmillone assai pronunciato.
In qualsiasi momento un membro di una coppia può, tramite piccione viaggiatore, richiedere il falò dell'oracolo di Delfi.
Qui, alla presenza di Alberto Angela, la coppia si confronterà.
Se entrambi decideranno di mettersi alla prova, per sicurezza, l'uomo verrà mandato a Troi@ ("Ciao Penelope, vado a Troi@" -cit.; "Ma che pe' davero? E me lasci sola co' sti Proci?" -cit.), mentre la donna andrà a Cnosso dove c'è il Minotauro dotato. In un labirinto arredato con molto gusto da Arianna. Carinissimo, proprio... vorresti non uscirne più.
Se resisteranno alle tentazioni, ma sarà un'Odissea riuscirci, la coppia si ricongiungerà e usciranno di scena su una biga phiga che sfila senza sfiga in mezzo alla folla nel Circo Massimo.
Se la coppia non resisterà, l'uomo andrà a scontare le Forche Caudine a Procida con in Proci, la donna finirà sull'isola di Lesbo, indossando l'originale cintura di castità della Regina di Francia Caterina de' Medici, deve Saffo e le saffiche scrivono poesie e testi delle canzoni trap tutto il giorno.
-Finale:
Alla fine vincerà chi, tra le coppie riuscirà a dire correttamente, davanti ad Alberto Angela, i nomi de:
- i 7 re di Roma
- i 7 colli di Roma
- i 7 nani
- le 10 piaghe d'Egitto
- le 3 tentazioni di Cristo
- le 5 dita del piede sinistro
- le 5 Terre
Bonus: ripetere il nome dell'antico dio Maya "K'ukulk'an" in dialetto calabrese, guardandosi negli occhi senza ridere.
Dear RAI, what do you pens di questa my idea?
Is verry faiga second me.
Non ce ne sarebbe for anyone, all concorenza spazzata street (via).
Pensacete, think about it, atriment we're all cornut.
With love.
p.s. la scritta "Temptatio Insulam" non è grammaticamente corretta, sarebbe stato più giusto "Insula Tentationis", ma la prima scritta, seppur errata, assomiglia di più alla scritta originale di Temptation Island. ☺
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canesenzafissadimora · 6 months ago
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Pensi davvero basti un colpo
sereno, una parola detta
a mezza bocca, uno sguardo
predatore, per sentirti amata?
Nonostante la tua età,
le profonde piaghe sottopelle,
nulla basta a farti capire l’offesa,
il torto. Perché continui,
- imperterrita - la tua corsa
alla salvezza altrui?
È nello specchio, l’anima che
dovresti abbracciare.
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Patrizia Baglione
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dinonfissatoaffetto · 10 months ago
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Spogliati tutta,
mostrami serena
le rughe
le piaghe,
non temere
sono come te
ferito
spaventato dalla vita.
Strappa con rabbia
i veli orientali adornanti
quelle maschere di ghiaccio
che occultano lividi,
mostrati fiera
nei tuoi lineamenti.
Quando sarai spoglia,
come un albero d’autunno
e solo quando sarai nuda
indifesa come un neonato,
ti mostrerò le mie ricchezze
custodite in un forziere
di vetro sottile.
Ti donerò sincero
la mia fragilità
le mie insicurezze
le paure ancestrali
le impurità nascoste,
ti porgerò poi,
in un vassoio
di rose bianche,
la verginità della mia anima
- Ernesto "Che" Guevara
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