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Quello che nascondono le acque: un thriller avvincente di Damien Boyd. Recensione di Alessandria today
Intrighi politici, bugie e segreti sommergono il lettore in un'indagine appassionante.
Intrighi politici, bugie e segreti sommergono il lettore in un’indagine appassionante. Damien Boyd torna con il quinto capitolo della serie dedicata all’ispettore Nick Dixon, portandoci nei paesaggi grigi e inquietanti dei Somerset Levels, dove le piogge incessanti si intrecciano con un caso oscuro e complesso. “Quello che nascondono le acque” è un thriller che combina abilmente suspense e…
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Costume Balls
Dressing up history 1870-19927
Edited by Cynthia Cooper, Photographs by Laura Dumitriu
5Continents, Milano 2024, 288 pages, 246 colour and black-and-white illustrations, Hardback, 25,4x 34,3cm, ISBN: 979-12-5460-071-9
euro 50,00
email if you want to buy [email protected]
A century and a half ago, extravagant costume balls and skating carnivals were the pinnacle of society’s entertainment, bringing forth a kaleidoscopic array of characters, most drawn from history. The opportunity to reimagine oneself as a noble hero or heroine from the past was no less than the chance of a lifetime. Participants acquired extravagant costumes and flocked to the photographer’s studio, as attested by the sheer abundance of mementos of these occasions in the McCord Stewart Museum’s collections. The book is intended to accompany the exhibition “Costume Balls: Dressing Up History, 1870-1927” at the McCord Stewart Museum. Montreal. A lead essay presents an overall view of the fancy dress phenomenon, and the major events in Canada with their colonial underpinnings. Other essays look in turn at the commemoration of these balls in art, photography, and publications, a decolonizing perspective on the representation of Indigenous and other marginalized peoples in fancy dress, and the ephemeral nature of the extant objects. A section consists of detailed profiles of astounding garments, with several images to show views of each that cannot be seen in the exhibition: interior construction and labels, closeup views of textiles and materials, and comparisons of archival photographs of ball guests in costume. The book is the first historical fashion publication to explore fancy dress in such detail. Exhibition : McCord Stewart Museum, Montreal, November 14, 2024-August 17,2025
Un secolo e mezzo fa i balli in costume e i carnevali sui pattini erano l’apice dell’intrattenimento sociale. Erano un’occasione per trasformarsi in personaggi storici, nobili eroi o eroine del passato, e rappresentavano un’esperienza indimenticabile. I partecipanti sfoggiavano costumi stravaganti e immortalavano il loro splendore negli studi fotografici, lasciandoci un’abbondanza di ricordi conservati oggi nelle collezioni del McCord Stewart Museum. Dietro l’esuberanza di questi eventi si celavano però anche messaggi più profondi, legati al destino coloniale e al futuro imperiale dell’epoca. Il libro accompagna la mostra “Costume Balls. Dressing Up History, 1870-1927” al McCord Stewart Museum di Montreal e offre una panoramica completa del fenomeno dei balli in maschera, sintetizzando le ricerche più recenti e analizzando i principali eventi in Canada e le loro radici coloniali. Altri saggi esplorano la raffigurazione di questi balli nell’arte, nella fotografia e nei libri, offrendo una prospettiva decolonizzante sulla rappresentazione degli indigeni e di altre popolazioni emarginate, e sulla loro natura effimera. Una sezione presenta profili dettagliati di abiti straordinari, con immagini che ne mostrano aspetti non visibili in mostra: la costruzione interna, le etichette, dettagli ravvicinati di tessuti e materiali, e confronti con fotografie d’archivio degli invitati ai balli. Un libro unico nel suo genere, che offre una visione completa e affascinante di un periodo storico ricco di fantasia e teatralità.
02/11/24
#McCord Stewart Museum Montreal#Costume Balls#historical fashion publication#Canada#fashion books#fashionbooksmilano
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L’ora di greco - di Han Kang, Adelphi
Premessa: sono tra coloro che ritengono che il Nobel per la letteratura ad Han Kang si assolutamente meritato. Inutile proseguire la lettura se si è già convinti del contrario.
Probabilmente per me questo è il romanzo più bello tra quelli fin qui tradotti in italiano (o inglese). Molto breve ma denso, esplora temi profondi come la perdita, la solitudine, e la ricerca dell’identità. È del 2011 anche se qui da noi è arrivato appena l’anno scorso. Un viaggio introspettivo in cui due persone, apparentemente molto diverse, si incontrano e si comprendono attraverso la condivisione di un dolore nascosto e silenzioso.
Lei, Hanja, dopo aver vissuto un periodo di intensa sofferenza, ha trovato il silenzio come rifugio: non parlare, più che una scelta volontaria, è una reazione istintiva e fisiologica alla sua sofferenza. Le parole per lei si sono trasformate in strumenti di dolore, tanto che la voce stessa le sembra ormai qualcosa di estraneo. Dopo in matrimonio fallito e la perdita di custodia del figlio, persa anche la madre le sembra di aver ormai perso qualsiasi contatto con la propria identità e il mondo che la circonda. Come via di fuga da questo dolore, inizia a seguire lezioni di greco antico, una lingua che per lei diventa una sorta di “nuovo inizio”, poiché le consente di esprimere e riscoprire sé stessa senza le ferite che l’uso della lingua madre le provoca.
È così che la sua vita incrocia il suo insegnante di greco, un uomo non vedente che vive anche lui un’esistenza profondamente segnata dalla perdita. Per lui la cecità ha rappresentato un graduale distacco dal mondo, ma nonostante le difficoltà quotidiane ha imparato a navigare attraverso questo vuoto grazie all’amore per le parole e per la letteratura. Egli usa il greco come strumento per mantenere un legame con il mondo esterno e per dare un senso al proprio passato.
Attraverso questo incontro tra la donna e il suo insegnante, Han Kang esplora l’intimità della comunicazione e del linguaggio come mezzo di guarigione. Entrambi i protagonisti sono segnati da ferite invisibili e trovano nella lingua greca un terreno neutrale in cui potersi esprimere senza il peso delle loro storie personali. Il greco antico diventa simbolo di un viaggio interiore, che permette loro di riconoscere il proprio dolore e, in qualche modo, di riappropriarsi delle proprie vite.
Han Kang utilizza una prosa poetica e riflessiva per approfondire i sentimenti complessi dei protagonisti. La narrazione alterna i punti di vista della donna e dell’insegnante, e attraverso le loro prospettive frammentate il lettore è invitato a riflettere sul significato dell’empatia, della perdita, e della redenzione. I dialoghi sono ridotti al minimo, quasi come se l’autrice volesse rispettare il silenzio che i due protagonisti sembrano cercare.
In sostanza, un romanzo che parla di sopravvivenza emotiva. Attraverso la storia dei protagonisti, Han Kang esplora la possibilità di trovare una via d’uscita dal dolore e dalla perdita senza negare le proprie ferite. La lingua greca diventa metafora del processo di auto-ricostruzione, una lingua che, con le sue radici antiche, permette ai personaggi di esprimere sentimenti che sembravano impossibili da comunicare.
Un delicatissimo racconto di Han Kang, che con la sua scrittura minimalista invita alla riflessione sulla complessità dell’animo umano, sul ruolo del linguaggio, e sulla possibilità di una rinascita anche nei momenti più bui. Leggetelo solo se questi temi vi appassionano. Diversamente state andando incontro a una delusione.
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Perfect Days....
Sono andato a vederlo, da solo.
Mi era chiaro che non avrei potuto vederlo con nessuna delle persone che attualmente mi sono intorno.
Ma ero preparato, io, che sono un razionale, ad affrontare un mondo di una poesia lontana dal mondo che mi circonda.
E alla fine questo è stato. Una trama minimalista dove c'è stato un momento in cui mi sono chiesto in che epoca fosse effettivamente ambientato. La vita del protagonista è talmente ancorata ad un passato che ricordo, ma che non esiste più, da avermi fatto venire un dubbio.
Non lo potrei consigliere a nessuno. E forse questo è il problema.
Non posso nemmeno dire bello, perché ci sarebbe un giudizio che non è del mio ruolo. Volevo vederlo, l'ho visto, lo sto continuando ad assaporare, e la vita di questo uomo semplice, con un lavoro apparentemente non invidiabile, con rapporti semplici e profondi con i personaggi che si muovono intorno a lui mi appare...perfetta.
Da consigliare solo a poeti disillusi. Ne conoscete? Perché, è strano, ma il film sta riscuotendo successo e allora, probabilmente, ognuno di noi è meno solo di quel che crede, o forse solo circondato da milioni di solitudini.
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Puntatori
Nel 1891, Sir Arthur Conan Doyle pubblica il primo dei 56 racconti con protagonisti Sherlock Holmes e John H. Watson. Il titolo è Uno scandalo in Boemia ed è, non solo a mio parere, una delle avventure più belle del detective londinese e del suo amico medico reduce di guerra. In particolare, questo racconto ha tre particolarità: la prima è che fu il primo, sulle pagine del The Strand, illustrato dalla matita elegante di Sidney Paget; la seconda, è che uno dei personaggi centrali è Irene Adler, cantante d’opera, avventuriera e amante dell’uomo che si presenta nello studio di Baker Street per chiedere aiuto, Wilhelm Gottsreich Sigismond von Ormstein, erede al trono di Boemia. La Adler finirà per raggirare il nostro eroe, tanto che il Dottor Watson senza malcelare la sua soddisfazione dirà che Holmes è “fallace di fronte all’arguzia di una donna”. Ma il terzo punto è quello che è davvero interessante: Holmes chiede a Watson di prendere notizie su questa Adler dal suo schedario, “un sistema di catalogare ogni trafiletto riguardante nomi e fatti notevoli, cosicché era difficile che venisse nominato qualcosa o qualcuno su cui Holmes non avesse qualcosa da aggiungere. Nel caso specifico trovai la biografia della signora infilata tra quella di un rabbino ebreo e quella di un comandante di stato maggiore, autore di una monografia sui pesci di mari profondi” (Sherlock Holmes, Tutti I Racconti, a cura di Luca Lamberti, Einaudi, 2011).
Holmes aveva uno schedario, che usava come un database, una sorta di indice in versione libera, che è uno dei punti più eccentrici che Dennis Duncan, professore di Inglese all’University College di Londra, racconta in questo splendido saggio, che è stato il mio compagno di viaggio nelle gite della settimana scorsa
Duncan racconta la storia di una delle più grandi invenzioni della conoscenza: l’indice analitico. Infatti, prima dell’indice a noi più comune, cioè “l’elenco dei titoli che distinguono le varie parti in cui l’opera è suddivisa o dei titoli dei brani, dei componimenti poetici che vi sono raccolti, talora soltanto della numerazione progressiva dei capitoli, disposti nell’ordine di successione con indicata a lato la pagina in cui si trovano; può essere posto prima o dopo il testo” (voce Indice, Enciclopedia Treccani)”, e che sembrerà strano è pratica comune solo da un 150 anni in editoria, l’umanità culturale si è interrogata spesso sulla costruzione di un indice analitico, o sommario, cioè un elenco strutturato di parole o locuzioni, le voci, trattate o citate all'interno di un testo e corredate da uno o più indicatori, i puntatori, che rimandano alle parti di testo dove è menzionata la voce relativa.
Tutto nasce, tra Storia e Leggenda, ad Alessandria, presso la maestosa Biblioteca del Mouseion, quando Callimaco di Cirene, che erroneamente ne è considerato bibliotecario (la storia è particolare, è probabile che non lo fu mai, si sa che fu Zenodoto di Efeso il bibliotecario storicamente attestato nel III secolo a.C.) si pose una domanda di fronte alla leggendaria ricchezza dei testi di quella biblioteca: tra quelle centinaia di opere, come era possibile trarre velocemente un’informazione? La sua soluzione furono i Pinakes, una sorta di prima opera bibliografica: pinax vuol dire tavola, in senso stretto le tavolette dove si scriveva, e l’opera di Callimaco, di cui non ci sono arrivati che frammenti da altre opere che la citano, doveva essere organizzata per genere di opere (retorica, legge, epica e tra cui il miscellaneo, dove si parla di plaukuntopoiika, che è l'arte di cucinare le focacce), disponendo gli autori in ordine alfabetico, da Alfa a Omega, aggiungendo piccole informazioni: il patronimico, il luogo di nascita, l’epiteto, la professione, dati biografici, spesso un elenco delle opere o un incipit. Questo fu il primo passo di una storia che passa per le corrispondenze medioevali, che aiutavano a cercare nella Bibbia i riferimenti per i sermoni e le prediche, ai numeri di pagina (la cui prima apparizione avviene solo nel 1470), alle dispute sull’uso dell’indice, visto come un’escamotage per non leggere davvero i libri, fino a cose sorprendenti, come l’uso satirico degli indici analitici, nel’700, per attaccare avversari accademici, politici e che fanno scoprire personaggi sconosciuti adesso come William King, che scriverà cose meravigliose attraverso indici satirici di altre opere di suoi contemporanei. E se la cosa può sembrare antica e melanconica, vi scrivo come inizia la pagina di Google che si intitola “In che modo la Ricerca Google organizza le informazioni”: È come l’indice alla fine del libro, con una voce per ogni parola visualizzata su ciascuna pagina web che indicizziamo. Quando indicizziamo una pagina web, la aggiungiamo alle voci per tutte le parole che contiene. Il mega indice del mondo moderno insomma. O di tutto quello che il mondo mette nel web.
Tra romanzi tutti giocati sull’indice (uno su tutti, il magnifico Fuoco Pallido di Nabokov), passando per monasteri innovativi del XIII secolo, fino a politici conservatori, scrittori narcisi e gli ebook, un viaggio straordinario su come, dice Duncan, “abbiamo imparato con fatica e ostinazione a rendere leggibile il grande e vitale caos di conoscenza che ogni giorno produciamo”.
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Il film Partenope di Sorrentino è paraculetto!
I dialoghi vorrebbero essere brillanti, come quelli hollywoodiani, ma non riescono ad essere né concreti, né profondi, raramente toccano qualcosa di autentico e in quanto ad impatto sullo spettatore, potrebbero essere sostituiti da brani della Fenomenologia dello spirito di Hegel senza che qualcuno noti la differenza.
Effetti speciali completamente senza senso, slegati dalla trama del film, dalle situazioni e dai personaggi.
Continuo ricorso al grottesco e al mostruoso che pesca a piene mani dal libro di Curzio Malaparte, La pelle, ambientato a Napoli, che ti da un senso di irreale o irrealistico e ti distacca da ogni situazione rappresentata, come se fosse completamente altro da te e non ti appartenesse (il contrario dell’immedesimazione e dell’empatia).
Se intende raccontare simbolicamente la storia di una città attraverso quella di una ragazza, ci presenta qualcosa di moderno che non ha storia e non ha radici (contrariamente a Napoli), che è solo benessere, ricchezza, lusso o estrema povertà, opportunità molteplici o arte di arrangiarsi, ville adiacenti al mare o bassi fatiscenti e degradati, tesori sgargianti o povertà estrema, credulità popolare ai limiti della disperazione più nera.
Tutto è esasperato, tutto polarizzato, non sembra esistere un medium, uno status intermedio dove poter vivere e respirare, anzi, sembra che se ami davvero qualcuno o ami Napoli, devi allontanartene, andare a vivere altrove e non tornare, perché li non puoi amare, non puoi vivere non puoi essere felice.
Le motivazioni personali, la comprensione psicologica di eventi e delle persone stesse è inesistente, superficiale o irreale: perché il fratello di Parthenope vuole fare il marinaio altrove quando potrebbe prendere il posto molto ambito di suo padre? Perché la protagonista vuole fare l’attrice prima o l’antropologa poi? Perché accetta l’invito del boss del quartiere e assiste a quello squallido rituale, la grande fusione e ha un rapporto sessuale col boss, da cui rimarrà incinta di un figlio che lei non desidera e che abortirà? Perché va a letto col cardinale? La trama è tutta un perché senza alcuna risposta, come se le cose succedessero per caso.
Sorrentino vuole solo stupire, dare illusione di profondità inesistenti, vuole colpire fondamentalmente l’immaginario dell’americano medio più di quello di chiunque altro, vuole vincere un altro oscar e più che fondare la sua creatività sulla sua napoletanità o italianità, sta diventando sempre di più hollywoodiano.
Alla fine ciò che ti rimane è solo questo: ma quanto fumano tutti quanti?
Se volete un film che valga davvero i soldi del biglietto e il tempo che impiegherete nel vederlo, un film che vi emozioni, ben recitato e che vi faccia riflettere su cose che sembrerebbero appartenere al passato in cui è ambientato, ma che sono attuali ancora oggi, un film che vi mostri con crudezza l’insensatezza del dolore, della crudeltà, della disperazione, della povertà estrema, dell’umiliazione che sembra accanirsi contro alcuni, nell’indifferenza di altri che appaiono inspiegabilmente toccati dal benessere, dalla spensieratezza, dalla felicità, andate a vedere NAPOLI - NEW YORK, il film di GABRIELE SALVATORES.
Solo la musica nel film già vale la visione!
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Luce dei miei occhi di Giulia Beyman: un giallo intenso tra disperazione e speranza. Recensione di Alessandria today
Un mistero emozionante e ricco di suspense che coinvolge Nora Cooper in una corsa contro il tempo.
Un mistero emozionante e ricco di suspense che coinvolge Nora Cooper in una corsa contro il tempo. Recensione:“Luce dei miei occhi” è il secondo volume della serie dedicata a Nora Cooper, un personaggio che si distingue per la sua profonda empatia e il dono unico di comunicare con l’aldilà. La trama si sviluppa attorno alla chef stellata Susan Bley, che, dopo aver perso la vista in un incidente…
#Alessandria today#Alessandria today lettori#Amore Materno#Autrici italiane#bestseller Amazon#chef stellata#comunicazione con l’aldilà#detective dell&039;anima#Emozioni#gialli femminili#Giulia Beyman#Google News#italianewsmedia#italianewsmedia.com#lettura avvincente#lettura coinvolgente#libro Kindle#Luce dei miei occhi#Margot#Martha’s Vineyard#Maternità#misteri da risolvere#mistero#narrativa contemporanea#narrativa italiana#Nora Cooper#personaggi profondi#Pier Carlo Lava#rapimento#romanzi bestseller
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Godless: Il Western Epico di Netflix che Ridefinisce un Genere
Un Racconto di Intensa Drammaticità e Dialoghi Profondi
“Godless” è una serie che affascina fin dal primo episodio, trascinando lo spettatore in un mondo di intensità drammatica.
Ammetto di averla cominciata solo per la presenza di un particolare attore come co-protagonista. Ma dopo pochi minuti dalla opening scene ho compreso quanto questa serie mi avrebbe coinvolto.
I dialoghi, scritti con maestria, risuonano come eco nei deserti del selvaggio West, rivelando l’umanità e la fragilità dei personaggi.
Ogni scambio di battute è carico di significato, ogni silenzio è eloquente. La serie non ha paura di affrontare temi difficili, e lo fa con una profondità che raramente si trova in televisione.
Recitazione Naturale e Coinvolgente: Il Cast Straordinario di Godless
L’interpretazione degli attori in “Godless” è semplicemente straordinaria.
Jeff Daniels, nel ruolo del crudele Frank Griffin, offre una performance che è al contempo terrificante e affascinante. La sua capacità di infondere vita a un personaggio così complesso è ammirevole.
Michelle Dockery, conosciuta per il suo ruolo in “Downton Abbey”, dimostra una versatilità incredibile interpretando Alice Fletcher, una donna forte e indipendente.
Meritato Riconoscimento per le Interpretazioni di Jack O’Connell e Scoot McNairy
Jack O’Connell, nei panni del tormentato Roy Goode, trasmette una vulnerabilità che colpisce al cuore. La sua chimica con Merritt Wever, che interpreta la risoluta Mary Agnes, è palpabile, creando alcune delle scene più memorabili della serie.
Scoot McNairy, come lo sceriffo Bill McNue, offre una performance che bilancia fragilità e determinazione, rendendo il suo personaggio uno dei più amati dagli spettatori.
Una Storia di Redenzione e Resilienza: Il Messaggio di “Godless”
Oltre alla sua spettacolare narrazione e alle interpretazioni indimenticabili, “Godless” trasmette un messaggio profondo e significativo.
La serie esplora temi di redenzione, resilienza e comunità in un’epoca in cui la legge era dettata dalla forza.
I personaggi, nonostante le difficoltà e le ingiustizie, lottano per un futuro migliore, mostrando che anche nei momenti più bui, la speranza e la determinazione possono prevalere.
L’Empowerment Femminile nel Selvaggio West
Un aspetto particolarmente rilevante di “Godless” è la rappresentazione delle donne.
In un genere tradizionalmente dominato da figure maschili, la serie pone al centro donne forti e determinate, che guidano la comunità di La Belle.
La loro lotta per la sopravvivenza e l’indipendenza è un tema potente e attuale, che risuona profondamente con il pubblico moderno.
Questo show riesce in qualcosa che, personalmente, pochi prodotti audiovisivi sono riusciti a fare. Hanno mostrato la forza delle donne e la loro capacità di perseveranza senza dipingerle come delle s*****e senza sentimenti.
Esse sono donne sensibili che amano e piangono, soffrono e gioiscono. Sono semplicemente anche forti, non solo donne forti. Non so se sono riuscita a trasmettere il concetto.
Conclusione Godless: Un Capolavoro Moderno del Western
“Godless” non è solo una serie western; è un’esperienza cinematografica che ridefinisce il genere. Con la sua storia avvincente, dialoghi intensi, recitazione naturale e un cast eccezionale, riesce a toccare corde emotive profonde. È una serie che rimane nel cuore e nella mente degli spettatori, lasciando un’impronta indelebile.
Scoprite “Godless” su Netflix e lasciatevi trasportare in un viaggio emozionante nel selvaggio West, dove ogni episodio è una lezione di vita e ogni personaggio un simbolo di coraggio e speranza.
Consiglio vivamente questa serie per chi ha voglia di una storia coinvolgente, forti colpi di scena e di protagonisti dal carattere forte. Una miniserie che colpisce dritta al cuore, con una pallottola piena di pathos e emozioni. Parola di EasyTears.
Se volete altri consigli su cosa vedere in queste sere di Ottobre cercate il vostro prossimo titolo negli ultimi post o nelle mie liste. Al prossimo episodio!
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Braccialetti rossi
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Considerazioni personali
"Cosi sia detto… Cosi sia fatto… Cosi sia scritto… Watanka"
Braccialetti rossi è una serie tv che fu trasmessa sui Rai Uno dal 2014 al 2016. Immagino ( e spero) che tutti l'abbiamo vista. Penso che sia la miglior serie italiana mai realizzata; serie che dal primo episodio all'ultimo rimane impeccabile.
Braccialetti rossi è una serie tv medical con i controfiocchi. TRATTO DA UNA STORIA VERA. Questa serie è tratta infatti dal libro " Braccialetti Rossi,Il mondo è giallo" di Albert Espinosa. Questa serie tratta temi talmente profondi e sensibili in maniera impeccabile. Braccialetti rossi racconta le storie di bambini e adolescenti che purtroppo non possono vivere la loro età spensierata a causa di brutte malattie che li portano a vivere in ospedale. I protagonisti sono un gruppo di ragazzi che per soppravvivere all'interno dell'ospedale creano un gruppo: i braccialetti rossi con il loro motto: WATANKA,formati da: Leo,il leader-Vale,il viceleader-Toni,il furbo-Davide,il bello-Rocco,l'imprescendibile e Cris,la ragazza. Nel corso delle tre stagioni si aggiungeranno sempre nuovi personaggi ognuno pronto a combattere con il proprio drago. Tra varie malattia e la perdita di alcune persone importanti, i nostri giovani eroi,affronteranno ogni difficoltà insieme perchè insieme sono una cosa sola in grado di vincere,creano anche un gruppo musicale e la stazione radio Watanka. Braccialetti rossi è una serie impeccabile perchè nonostante tratti temi tanto intensi,sono combinati perfettamente con una dose di ironia,risate e cose belle,come la meravigliosa storia d'amore tra Leo e Cris e l'amicizia profonda tra i giovani braccialetti. Medici e infermieri sono straordinari,soprattutto la Dottoressa Lisandri con Leo. Una serie che tra le lacrime riesce a commuovere ed emozionare,lasciando tanti messaggi importanti. Il cast è eccezionale,attori e attrici impeccabili. Le musiche iconiche. Una serie iconica per sempre.
Il mio protagonista preferito in assoluto è Leo,che nonostante tutto ha una forza immensa proprio come un leone e del suo dolore ne ha fatto proprio la sua forza,salvando tutti. La sua storia d'amore con Cris è stupenda,una delle storie più belle di tutte le serie tv. Il matrimonio di Leo e Cris e il "Leoncino" che avranno ha concluso questa serie impeccabilmente. Insomma,le emozioni non mancano,si provono tutte. Perchè proprio come ha detto Cris nella serie,quando un'amore nasce in quelle circostanze è per sempre.
❤️Watanka❤️
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Per chi mi ha chiesto delle mie sensazioni sul film “Perfect Days”.
La solitudine è un fardello che pochi possono permettersi di sopportare. C’è chi, come Hirayama, la fa accomodare in casa e le offre la poltrona migliore. Hirayama è un uomo all’apparenza semplice, se usiamo il metro di misura del ruolo che rappresenta in società. Pulisce i bagni pubblici. Ma lo fa con una grazia e una dedizione tali da portarci - arrivati già a metà film - a volergli dire grazie. Indugia sui rubinetti, strofina e lucida, usa pure uno specchietto modello dentista, per controllare i bordi interni dei water che non riesce a vedere. Tutto è armonia in lui, gentilezza, cura. Osserva il mondo in silenzio. E parla poco, Hirayama, non spreca parole. Sa quanto possano rivelarsi inutili quando al loro posto gli occhi riescono a esprimere i pensieri più profondi. Per rendere leggere le sue traversate metropolitane ascolta musica. Superba musica, a dire il vero. Non mancano Nina Simone, Van Morrison, Lou Reed, Patty Smith... Gli altri personaggi nello sfondo, ovattato e quasi onirico, sembrano a servizio di un unico obiettivo, esaltare la bellezza dell’abitudinarietà, abiurata invece dagli assetati di emozioni sempre più estreme. Ma Hirayama non ha paura di misurarsi con i soliti rituali giornalieri: sveglia all’alba, igiene personale, infilarsi la tuta da lavoro, caffè al distributore (un’unica volta ne prenderà due insieme), salire sul furgone carico dei prodotti per pulire i bagni e via al lavoro. Ritorno a casa, bicicletta, bagni pubblici per una pausa relax, doccia, pub e ritorno a casa. I ritmi sono gli stessi in un’armonica sequenza che allo spettatore all’inizio potrebbe apparire asfittica. È solo a fine pellicola che messi tutti insieme i momenti di Hirayama si riveleranno nello stupore della loro profondità, compresi gli alberi che fotografa quando è in pausa, gli occhi di una ragazza timida che pranza su una panchina vicino alla sua, i “da uno a dieci” del giovane collega Takashi, le frasi della libraia che accompagnano le vendite, dando valore a ogni libro che cede ai clienti (e sempre acquisti in offerta per Hirayama, seppure siano capolavori senza tempo. Ah, quanto ci piace incontrare librai così appassionati), la lampada che non illumina mai abbastanza, ma serve…
Nel silenzio che accompagna la pellicola per buona parte dello svolgimento, ognuno avrà modo di ripensare alle “cose della propria vita”. Compresi certi flashback che non vorremmo riportare a galla. Tuttavia, anche questi, in Perfect Days, ci riconciliano con la parte di noi destinata a restare in bianco e nero (tale e quale al film).
Andatelo a vedere, con la stessa voglia di scartare un cioccolatino al rum: dolce, breve, ma potrebbe dare alla testa, e solo nel bene.
P. S.
Gli autori citati nel film sono: William Faulkner, Aya Kōda, Patricia Highsmith.
Catena Fiorello Galeano
#perfectdays #wimwenders #film #kôjiyakusho
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Paola Mattioli - Il nuovo libro “Paola, Io”
La raccolta poetica che coinvolge ogni emozione
La scrittrice Paola Mattioli pubblica la sua nuova raccolta di poesie “Paola, Io” con le Edizioni We. Si tratta di un libro intimo, personale, dove la carica emotiva è portata ai massimi livelli: ogni essere umano può sentirsi vicino alle tematiche trattate ed è stimolato alla riflessione. L’anima dell’artista è messa a nudo e, attraverso le parole, desidera farsi conoscere da un pubblico di lettori sensibili, capaci di accogliere la profondità del suo messaggio. I versi, oltre ad abbracciare argomenti a Lei cari, sono anche dedicati a personaggi realmente esistiti, che vengono omaggiati con assoluto rispetto. Ogni poesia merita di essere letta con attenzione, empatia e raffinatezza, al fine di poter ricavare un’esperienza completa, capace di arricchire l’esistenza di ognuno.
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Storia dell’artista
Paola Mattioli è nata a Bologna il 27 novembre del 1972. È cresciuta in un ambiente stimolante, con i genitori e la sorella Silvia: la precaria condizione di salute, tuttavia, l’ha costretta a vivere sotto una campana di vetro. La scuola magistrale è un punto di svolta nella sua vita, poiché inizia ad uscire dal bocciolo della timidezza, iniziando a fiorire. In questo periodo, si appassiona alla scrittura di poesie, facendo scivolare liberamente le parole sul foglio. La formazione scolastica prosegue con la frequentazione di un corso professionale serale per Assistente di Comunità Infantili (due anni in uno). Subito dopo il diploma, intraprende una fase lavorativa da impiegata precaria, che danneggia la speranza di poter costruire un futuro. Nel ‘95, Paola partecipa ad un concorso per Educatori Nido, risulta idonea e viene assunta dal comune di Bologna, diventando di ruolo nel 2007. Dopo la morte della madre, riprende a scrivere costantemente, avvertendo il bisogno di esprimere i suoi sentimenti più profondi. È così che nascono i suoi componimenti in età matura, dove si alternano momenti di silenzio e di euforia e viene a galla, con una vena malinconica, l’irrinunciabile bellezza della vita e dei suoi aspetti.
Blog: www.lepoesiedipaolamattioli.it
Facebook: https://www.facebook.com/VorreidiPaolaMattioli
Instagram: https://www.instagram.com/paolamattiolipoetessa/
YouTube: https://www.youtube.com/@PaolaMattiolipoetessa
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Piedi Pesanti e Ipnosi Professionale
Introduzione
L'ipnosi professionale è una tecnica terapeutica che ha guadagnato rispetto e accreditamento nella comunità scientifica grazie alla sua efficacia nel trattare vari disturbi psicologici e fisici. Tra questi, il fenomeno dei "piedi pesanti" – una sensazione di pesantezza o difficoltà nel muovere le gambe – è stato oggetto di studio per comprendere come l'ipnosi possa alleviare o risolvere questa condizione.
L'ipnosi professionale: una panoramica
L'ipnosi è una pratica che induce uno stato di trance, permettendo l'accesso a livelli profondi della mente subconscia. Quando eseguita da professionisti qualificati, l'ipnosi può aiutare a superare traumi, ansie e problemi fisici. È fondamentale differenziare tra ipnosi "da spettacolo" e quella clinica, quest'ultima sostenuta da una solida base scientifica.
Ricerca scientifica sull'ipnosi
Kirsch et al. (1995): Una meta-analisi che ha dimostrato l'efficacia dell'ipnosi nel trattamento del dolore cronico.
Montgomery et al. (2007): Studio che ha evidenziato come l'ipnosi riduca l'ansia e il dolore durante procedure mediche.
Jensen et al. (2009): Ricerca sul ruolo dell'ipnosi nel migliorare la qualità della vita di pazienti con lesioni spinali.
Patterson e Jensen (2003): Esplorazione dell'uso dell'ipnosi per il controllo del dolore acuto e cronico.
Elkins et al. (2007): Studio che ha verificato l'efficacia dell'ipnosi nel trattamento della sindrome dell'intestino irritabile.
Nash e Barnier (2008): Revisione delle tecniche ipnotiche e della loro applicazione clinica.
Spiegel et al. (1989): Ricerca sull'uso dell'ipnosi per il trattamento del dolore oncologico.
Hammond (2010): Studio sulla riduzione del dolore e dello stress tramite l'ipnosi.
Lang et al. (2000): Studio sull'uso dell'ipnosi durante le procedure chirurgiche per ridurre l'ansia e il dolore.
Derbyshire et al. (2004): Ricerca che ha esplorato l'attività cerebrale durante l'ipnosi.
Testimonianze di personaggi famosi
Matt Damon: L'attore ha dichiarato pubblicamente che l'ipnosi lo ha aiutato a smettere di fumare, sottolineando l'efficacia della tecnica.
Oprah Winfrey: Ha utilizzato l'ipnosi per la perdita di peso, trovandola molto utile nel mantenere un regime alimentare sano.
Ellen DeGeneres: Anche lei ha usato l'ipnosi per smettere di fumare, elogiando i benefici a lungo termine della terapia.
Piedi pesanti e ipnosi
La sensazione di "piedi pesanti" può essere collegata a vari fattori, tra cui stress, ansia o disturbi neurologici. L'ipnosi professionale, attraverso tecniche di rilassamento profondo e suggestioni positive, può alleviare questa condizione. Pazienti che hanno subito sessioni di ipnosi riportano una significativa riduzione della sensazione di pesantezza e un miglioramento nella mobilità.
Conclusione
L'ipnosi professionale, supportata da numerose ricerche scientifiche e testimonianze di personaggi famosi, si rivela una tecnica efficace per trattare disturbi psicologici e fisici, inclusa la sensazione di piedi pesanti. L'approccio terapeutico basato sull'ipnosi offre un'alternativa valida e sicura, confermando il suo ruolo cruciale nella medicina moderna.
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Il Mondo Oscuro e Emozionante di "Neon Genesis Evangelion": Un'Analisi del Manga
Benvenuti nel mio blog dedicato al complesso e affascinante universo di "Neon Genesis Evangelion", un manga e serie animata che ha rivoluzionato il panorama dei media giapponesi negli anni '90. Questo lavoro di Yoshiyuki Sadamoto, basato sull'opera originale di Hideaki Anno, è una profonda riflessione sulla psiche umana, la religione, e la relazione tra umani e macchine.
Il Contesto e la Nascita di Evangelion
"Neon Genesis Evangelion" è ambientato in un futuro post-apocalittico dove l'umanità è costantemente minacciata dagli "Angeli", giganteschi esseri extraterrestri che fanno irruzione sulla Terra. Per difendersi, l'umanità ha sviluppato i mecha chiamati Evangelion, pilotati solo dai giovani selezionati. Il manga, così come la serie animata, esplora le dinamiche tra questi giovani piloti, i loro traumi, e la loro lotta contro i poteri soprannaturali.
Guarda il collegamento:https://www.mangaconigli.com/
Il Protagonista: Shinji Ikari
Al centro della storia c'è Shinji Ikari, un ragazzo introverso e indeciso che viene forzato a diventare il pilota dell'Evangelion Unit-01. La sua relazione con l'Evangelion, così come con i suoi compagni piloti, diventa il fulcro di molte delle tematiche esplorate nella storia: la sofferenza, la responsabilità, e la ricerca di un senso nella vita.
I Temi Profondi
"Neon Genesis Evangelion" è molto più di un semplice manga di mecha. Esso affronta temi complessi come la depressione, l'angoscia esistenziale, e la ricerca di un'identità personale. Il manga esamina la relazione tra umani e macchine, chiedendosi se l'umanità può trovare redenzione attraverso la tecnologia o se, al contrario, questa la condanna all'alienazione.
Gli Angeli e la Battaglia Cosmica
Gli Angeli, oltre a essere un minaccia fisica, rappresentano anche simboli di difficoltà interiori che gli umani devono affrontare. Ogni battaglia contro un Angelo è un'opportunità per i personaggi di esplorare e risolvere i loro problemi psicologici. Questo aspetto rende il manga profondo e riflessivo, oltre che azionato.
L'Arte e la Stile del Manga
Yoshiyuki Sadamoto ha creato un mondo visivamente suggestivo e ricco di dettagli. Il manga è caratterizzato da linee fluide e dinamiche, che rendono ogni scena un'esperienza visiva unica. Inoltre, l'uso del colori e delle sfumature contribuisce a creare un'atmosfera oppressa e intensa, perfetta per la narrativa.
L'Impatto e la Ricezione
"Neon Genesis Evangelion" ha avuto un enorme impatto sulla cultura pop giapponese e internazionale. Il manga e la serie animata sono stati oggetto di studio accademico, hanno ispirato numerosi spin-off, e hanno influenzato generazioni di creatori nel campo dell'animazione e del manga.
Conclusioni
"Neon Genesis Evangelion" è un manga che non si può dimenticare facilmente. Oltre ad essere un'esperienza visiva e narrativa straordinaria, esso offre una profonda riflessione sulla vita, la morte, e la nostra relazione con il mondo. Se siete ancora in dubbio, vi consiglio vivamente di immergervi in questo universo oscuro ed emozionante. L'avventura vi aspetta!
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Petit e People Lines
PETIT
Mostra collettiva degli allievi della Scuola Primaria Galimberti e Radice dell’Istituto Comprensivo Saba di Torino.
A cura di Martina Di Trapani
Servono davvero le parole per comunicare?
Attraverso l’arte possiamo comunicare le nostre emozioni, i nostri pensieri, le nostre visioni del mondo e della realtà. L’arte è una forma espressiva che va oltre le parole, trasmettendo messaggi profondi e universali. Un linguaggio in grado di superare le barriere linguistiche e culturali, creando un ponte tra le persone stimolando la loro curiosità, la loro empatia e la loro apertura mentale.
Fin dalla più tenera età, l’educazione artistica assume un’importanza fondamentale: benefici per lo sviluppo emotivo, sociale, il potenziamento delle capacità creative, critiche e comunicative che risultano essenziali per il confrontarsi con il mondo contemporaneo.
Questa mostra racconta un viaggio, narra di immagini, forme, colori, di incontri e storie, di suoni e movimenti per rappresentare concetti astratti o concreti.
Un legame unico che i bambini sono riusciti a stringere come canale per manifestare il loro stato d’animo e le loro motivazioni. Libertà, interpretazione, creatività sono le parole chiave.
La mostra Petit presenta lavori unici di questi giovani artisti, il loro coraggio alla ricerca di se stessi, la loro semplicità e dolcezza. Tra arte classica, moderna e contemporanea hanno percorso un viaggio pieno di curiosità e punti di vista, fatto di pianeti e personaggi bizzarri, stupiti dalla meraviglia e dalla stranezza dei “grandi’
Tutti i grandi sono stati piccoli, ma pochi di essi se ne ricordano.
L’arte è un dono prezioso, una fonte inesauribile di bellezza, di emozione e conoscenza, testimonianza della nostra umanità e diversità; Petit parla con il cuore e alla mente di tutti noi!
Durante il vernissage della mostra, l’artista Francesca Casale realizzerà una performance interattiva e olfattiva insieme ai bambini.
Con il Patrocinio del Comune di Torino e della Circoscrizione 5
PETIT
Inaugurazione mercoledi 8 maggio dalle ore 17.30 alle 19.30
Visitabile fino al 15 maggio 2024
MAU – Galleria del Museo d’Arte Urbana, via Rocciamelone 7, Torino
Allestimento: Giulia Fanelli
Performance: Francesca Casale
People Lines
L’arte può essere colta attraverso il naso? L’artista può esprimersi con l’odore? People lines è un progetto di street art olfattiva ideato, curato e performato da Francesca Casale che ha come scopo quello di realizzare dei murales a partire dall’interazione che gli individui hanno con l’ambiente urbano, passaggio che lascia una traccia odorosa sulle pareti delle città. Il materiale utilizzato per creare queste opere è un particolare gel olfattivo e colorato che, nel tempo, si disidrata e scompare, rendendo l’intervento artistico fuori dal comune ma anche a basso impatto e sostenibile.
Mercoledi 8 maggio ore 17.30 – Galleria del MAU + Spazio Garino | via Rocciamelone 1 e 7 – Torino
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AUGUSTO BOERI –L’ERA DELLA NIENTOCRAZIA- Quello di Augusto Boeri ,”L’era della Nientocrazia”, è un romanzo grottesco pieno di significati profondi. La storia narrata ci porta, attraverso le avventure assurde e visionarie di un gruppo di stravaganti personaggi, mossi da idee ritenute vincenti e dalla bramosia del potere, in un mondo parallelo. Qui il partito nientocratico promette di liberare l’umanità dai vincoli della mente , aperto ad un futuro unico e meraviglioso. Ma qui i politici non si limitano ad avere il semplice consenso umano, ma anche quello dei caproni, dei cani dei gatti, della natura e per rendere il tutto ancora più paradossale, anche degli scheletri che, insieme ad altri defunti, compongono la lista elettorale. Giusy Strudel è alla guida della rivoluzione, che propone l’abolizione delle tasse, delle leggi, delle guerre e persino del lavoro. Promette il ritorno delle leggi della natura. Per compiere le sue scelte e prendere le opportune decisioni, è aiutata dal fedele caprone Boni Pix. La morte di quest’ultimo porterà Giusy in uno stato depressivo tale da correre subito a trovare un caprone identico per poter continuare a portare avanti il progetto. Al suo fianco troviamo anche il rivale presidente del partito “Italia morta”, convinto che il futuro appartenga a chi è passato a miglior vita creando così una lunghissima lista di appartenenti al partito in quanto tutti in futuro ne faranno parte. Tra i personaggi surreali troviamo anche Fonfi Fazzoletto che porta alle estreme conseguenze quella che è la nostra ossessione per le apparenze. Due scheletri, uno umano e uno felino, diventano i suoi fidati assistenti. Il tutto crea un viaggio paradossale dove il sogno di una società perfetta si trasforma in anarchia. Augusto Boeri tra umorismo e trama avvincente, porta il lettore a fare profonde riflessioni. In un mondo apparentemente inverosimile e surreale, crea una critica sociale e politica, accompagnando il lettore in un turbine di riflessioni come ad esempio quali sono i valori su cui fondare la società in cui viviamo, sul pericolo di vivere in un mondo senza regole e punti di riferimento e sul significato del potere e dellalibertà. Situazioni paradossali e grottesche, ma sono poi davvero così assurde? Ascolta la recensione play_arrow Augusto Boeri – L’era della Nientocrazia Sandro Ascolta l'intervista all'Autore play_arrow Augusto Boeri – L’era della Nientocrazia Sandro Read the full article
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"Clerks" del 1994 è un gioiello dell'indie cinema che cattura perfettamente l'essenza della vita quotidiana attraverso i suoi protagonisti, Dante e Randal. Diretto da Kevin Smith con uno stile audace e dialoghi taglienti, il film offre una visione cruda ma autentica della monotonia lavorativa e delle stranezze dell'esistenza umana.
Smith usa il suo budget limitato a suo vantaggio, trasformando luoghi comuni come un negozio di alimentari e un videonoleggio in scenari vividi e ricchi di significato. La fotografia in bianco e nero aggiunge un'atmosfera nostalgica e una sensazione di intimità, mentre la colonna sonora punk-rock accompagna perfettamente il ritmo veloce della narrazione.
Ma è nei personaggi che "Clerks" brilla davvero. Dante e Randal sono due anti-eroi imperfetti, ma irresistibilmente realistici, con i loro difetti e le loro nevrosi che li rendono incredibilmente umani. Le loro conversazioni esilaranti e spesso scomode sono il cuore pulsante del film, offrendo una panoramica affilata sulla cultura pop e sulla filosofia della vita.
Nonostante il suo tono sarcastico e le situazioni spesso assurde, "Clerks" affronta anche temi profondi come il senso di frustrazione e l'incertezza del futuro. È un film che riesce a far ridere e a far riflettere allo stesso tempo, lasciando un'impronta duratura nella mente dello spettatore.
In conclusione, "Clerks" è un capolavoro di umorismo dark e osservazione sociale, un film che continua a resistere alla prova del tempo grazie alla sua sincerità e al suo spirito ribelle.
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