#personaggi profondi
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Quello che nascondono le acque: un thriller avvincente di Damien Boyd. Recensione di Alessandria today
Intrighi politici, bugie e segreti sommergono il lettore in un'indagine appassionante.
Intrighi politici, bugie e segreti sommergono il lettore in un’indagine appassionante. Damien Boyd torna con il quinto capitolo della serie dedicata all’ispettore Nick Dixon, portandoci nei paesaggi grigi e inquietanti dei Somerset Levels, dove le piogge incessanti si intrecciano con un caso oscuro e complesso. “Quello che nascondono le acque” è un thriller che combina abilmente suspense e…
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libriaco · 19 days ago
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Nemo
«Non vorrei sembrare cattivo profeta, ma già appaiono i sintomi di una prossima guerra: delitti orribili senza profondi motivi; arte senza senso; spettacoli infantili; progressiva perdita di quei piaceri che finora hanno aiutato l’uomo; desiderio di novità e incapacità a crearne; ammirazione per personaggi di nessun conto; culto della pubblicità e desiderio di pace» [1956]
L. Longanesi, La sua signora [1957], Milano, Longanesi, 2017
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fashionbooksmilano · 4 months ago
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Costume Balls
Dressing up history 1870-19927
Edited by Cynthia Cooper, Photographs by Laura Dumitriu
5Continents, Milano 2024, 288 pages, 246 colour and black-and-white illustrations, Hardback, 25,4x 34,3cm, ISBN: 979-12-5460-071-9
euro 50,00
email if you want to buy [email protected]
A century and a half ago, extravagant costume balls and skating carnivals were the pinnacle of society’s entertainment, bringing forth a kaleidoscopic array of characters, most drawn from history. The opportunity to reimagine oneself as a noble hero or heroine from the past was no less than the chance of a lifetime. Participants acquired extravagant costumes and flocked to the photographer’s studio, as attested by the sheer abundance of mementos of these occasions in the McCord Stewart Museum’s collections. The book is intended to accompany the exhibition “Costume Balls: Dressing Up History, 1870-1927” at the McCord Stewart Museum. Montreal. A lead essay presents an overall view of the fancy dress phenomenon, and the major events in Canada with their colonial underpinnings. Other essays look in turn at the commemoration of these balls in art, photography, and publications, a decolonizing perspective on the representation of Indigenous and other marginalized peoples in fancy dress, and the ephemeral nature of the extant objects. A section consists of detailed profiles of astounding garments, with several images to show views of each that cannot be seen in the exhibition: interior construction and labels, closeup views of textiles and materials, and comparisons of archival photographs of ball guests in costume. The book is the first historical fashion publication to explore fancy dress in such detail. Exhibition : McCord Stewart Museum, Montreal, November 14, 2024-August 17,2025
Un secolo e mezzo fa i balli in costume e i carnevali sui pattini erano l’apice dell’intrattenimento sociale. Erano un’occasione per trasformarsi in personaggi storici, nobili eroi o eroine del passato, e rappresentavano un’esperienza indimenticabile. I partecipanti sfoggiavano costumi stravaganti e immortalavano il loro splendore negli studi fotografici, lasciandoci un’abbondanza di ricordi conservati oggi nelle collezioni del McCord Stewart Museum. Dietro l’esuberanza di questi eventi si celavano però anche messaggi più profondi, legati al destino coloniale e al futuro imperiale dell’epoca. Il libro accompagna la mostra “Costume Balls. Dressing Up History, 1870-1927” al McCord Stewart Museum di Montreal e offre una panoramica completa del fenomeno dei balli in maschera, sintetizzando le ricerche più recenti e analizzando i principali eventi in Canada e le loro radici coloniali. Altri saggi esplorano la raffigurazione di questi balli nell’arte, nella fotografia e nei libri, offrendo una prospettiva decolonizzante sulla rappresentazione degli indigeni e di altre popolazioni emarginate, e sulla loro natura effimera. Una sezione presenta profili dettagliati di abiti straordinari, con immagini che ne mostrano aspetti non visibili in mostra: la costruzione interna, le etichette, dettagli ravvicinati di tessuti e materiali, e confronti con fotografie d’archivio degli invitati ai balli. Un libro unico nel suo genere, che offre una visione completa e affascinante di un periodo storico ricco di fantasia e teatralità.
02/11/24
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susieporta · 4 months ago
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L’ora di greco - di Han Kang, Adelphi
Premessa: sono tra coloro che ritengono che il Nobel per la letteratura ad Han Kang si assolutamente meritato. Inutile proseguire la lettura se si è già convinti del contrario.
Probabilmente per me questo è il romanzo più bello tra quelli fin qui tradotti in italiano (o inglese). Molto breve ma denso, esplora temi profondi come la perdita, la solitudine, e la ricerca dell’identità. È del 2011 anche se qui da noi è arrivato appena l’anno scorso. Un viaggio introspettivo in cui due persone, apparentemente molto diverse, si incontrano e si comprendono attraverso la condivisione di un dolore nascosto e silenzioso.
Lei, Hanja, dopo aver vissuto un periodo di intensa sofferenza, ha trovato il silenzio come rifugio: non parlare, più che una scelta volontaria, è una reazione istintiva e fisiologica alla sua sofferenza. Le parole per lei si sono trasformate in strumenti di dolore, tanto che la voce stessa le sembra ormai qualcosa di estraneo. Dopo in matrimonio fallito e la perdita di custodia del figlio, persa anche la madre le sembra di aver ormai perso qualsiasi contatto con la propria identità e il mondo che la circonda. Come via di fuga da questo dolore, inizia a seguire lezioni di greco antico, una lingua che per lei diventa una sorta di “nuovo inizio”, poiché le consente di esprimere e riscoprire sé stessa senza le ferite che l’uso della lingua madre le provoca.
È così che la sua vita incrocia il suo insegnante di greco, un uomo non vedente che vive anche lui un’esistenza profondamente segnata dalla perdita. Per lui la cecità ha rappresentato un graduale distacco dal mondo, ma nonostante le difficoltà quotidiane ha imparato a navigare attraverso questo vuoto grazie all’amore per le parole e per la letteratura. Egli usa il greco come strumento per mantenere un legame con il mondo esterno e per dare un senso al proprio passato.
Attraverso questo incontro tra la donna e il suo insegnante, Han Kang esplora l’intimità della comunicazione e del linguaggio come mezzo di guarigione. Entrambi i protagonisti sono segnati da ferite invisibili e trovano nella lingua greca un terreno neutrale in cui potersi esprimere senza il peso delle loro storie personali. Il greco antico diventa simbolo di un viaggio interiore, che permette loro di riconoscere il proprio dolore e, in qualche modo, di riappropriarsi delle proprie vite.
Han Kang utilizza una prosa poetica e riflessiva per approfondire i sentimenti complessi dei protagonisti. La narrazione alterna i punti di vista della donna e dell’insegnante, e attraverso le loro prospettive frammentate il lettore è invitato a riflettere sul significato dell’empatia, della perdita, e della redenzione. I dialoghi sono ridotti al minimo, quasi come se l’autrice volesse rispettare il silenzio che i due protagonisti sembrano cercare.
In sostanza, un romanzo che parla di sopravvivenza emotiva. Attraverso la storia dei protagonisti, Han Kang esplora la possibilità di trovare una via d’uscita dal dolore e dalla perdita senza negare le proprie ferite. La lingua greca diventa metafora del processo di auto-ricostruzione, una lingua che, con le sue radici antiche, permette ai personaggi di esprimere sentimenti che sembravano impossibili da comunicare.
Un delicatissimo racconto di Han Kang, che con la sua scrittura minimalista invita alla riflessione sulla complessità dell’animo umano, sul ruolo del linguaggio, e sulla possibilità di una rinascita anche nei momenti più bui. Leggetelo solo se questi temi vi appassionano. Diversamente state andando incontro a una delusione.
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sirkaj · 1 year ago
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Perfect Days....
Sono andato a vederlo, da solo.
Mi era chiaro che non avrei potuto vederlo con nessuna delle persone che attualmente mi sono intorno.
Ma ero preparato, io, che sono un razionale, ad affrontare un mondo di una poesia lontana dal mondo che mi circonda.
E alla fine questo è stato. Una trama minimalista dove c'è stato un momento in cui mi sono chiesto in che epoca fosse effettivamente ambientato. La vita del protagonista è talmente ancorata ad un passato che ricordo, ma che non esiste più, da avermi fatto venire un dubbio.
Non lo potrei consigliere a nessuno. E forse questo è il problema.
Non posso nemmeno dire bello, perché ci sarebbe un giudizio che non è del mio ruolo. Volevo vederlo, l'ho visto, lo sto continuando ad assaporare, e la vita di questo uomo semplice, con un lavoro apparentemente non invidiabile, con rapporti semplici e profondi con i personaggi che si muovono intorno a lui mi appare...perfetta.
Da consigliare solo a poeti disillusi. Ne conoscete? Perché, è strano, ma il film sta riscuotendo successo e allora, probabilmente, ognuno di noi è meno solo di quel che crede, o forse solo circondato da milioni di solitudini.
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diceriadelluntore · 2 years ago
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Puntatori
Nel 1891, Sir Arthur Conan Doyle pubblica il primo dei 56 racconti con protagonisti Sherlock Holmes e John H. Watson. Il titolo è Uno scandalo in Boemia ed è, non solo a mio parere, una delle avventure più belle del detective londinese e del suo amico medico reduce di guerra. In particolare, questo racconto ha tre particolarità: la prima è che fu il primo, sulle pagine del The Strand, illustrato dalla matita elegante di Sidney Paget; la seconda, è che uno dei personaggi centrali è Irene Adler, cantante d’opera, avventuriera e amante dell’uomo che si presenta nello studio di Baker Street per chiedere aiuto, Wilhelm Gottsreich Sigismond von Ormstein, erede al trono di Boemia. La Adler finirà per raggirare il nostro eroe, tanto che il Dottor Watson senza malcelare la sua soddisfazione dirà che Holmes è “fallace di fronte all’arguzia di una donna”. Ma il terzo punto è quello che è davvero interessante: Holmes chiede a Watson di prendere notizie su questa Adler dal suo schedario, “un sistema di catalogare ogni trafiletto riguardante nomi e fatti notevoli, cosicché era difficile che venisse nominato qualcosa o qualcuno su cui Holmes non avesse qualcosa da aggiungere. Nel caso specifico trovai la biografia della signora infilata tra quella di un rabbino ebreo e quella di un comandante di stato maggiore, autore di una monografia sui pesci di mari profondi” (Sherlock Holmes, Tutti I Racconti, a cura di Luca Lamberti, Einaudi, 2011).
Holmes aveva uno schedario, che usava come un database, una sorta di indice in versione libera, che è uno dei punti più eccentrici che Dennis Duncan, professore di Inglese all’University College di Londra, racconta in questo splendido saggio, che è stato il mio compagno di viaggio nelle gite della settimana scorsa
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Duncan racconta la storia di una delle più grandi invenzioni della conoscenza: l’indice analitico. Infatti, prima dell’indice a noi più comune, cioè “l’elenco dei titoli che distinguono le varie parti in cui l’opera è suddivisa o dei titoli dei brani, dei componimenti poetici che vi sono raccolti, talora soltanto della numerazione progressiva dei capitoli, disposti nell’ordine di successione con indicata a lato la pagina in cui si trovano; può essere posto prima o dopo il testo” (voce Indice, Enciclopedia Treccani)”, e che sembrerà strano è pratica comune solo da un 150 anni in editoria, l’umanità culturale si è interrogata spesso sulla costruzione di un indice analitico, o sommario, cioè un elenco strutturato di parole o locuzioni, le voci, trattate o citate all'interno di un testo e corredate da uno o più indicatori, i puntatori, che rimandano alle parti di testo dove è menzionata la voce relativa. 
Tutto nasce, tra Storia e Leggenda, ad Alessandria, presso la maestosa Biblioteca del Mouseion, quando Callimaco di Cirene, che erroneamente ne è considerato bibliotecario (la storia è particolare, è probabile che non lo fu mai, si sa che fu Zenodoto di Efeso il bibliotecario storicamente attestato nel III secolo a.C.) si pose una domanda di fronte alla leggendaria ricchezza dei testi di quella biblioteca: tra quelle centinaia di opere, come era possibile trarre velocemente un’informazione? La sua soluzione furono i Pinakes, una sorta di prima opera bibliografica: pinax vuol dire tavola, in senso stretto le tavolette dove si scriveva, e l’opera di Callimaco, di cui non ci sono arrivati che frammenti da altre opere che la citano, doveva essere organizzata per genere di opere (retorica, legge, epica e tra cui il miscellaneo, dove si parla di plaukuntopoiika, che è l'arte di cucinare le focacce), disponendo gli autori in ordine alfabetico, da Alfa a Omega, aggiungendo piccole informazioni: il patronimico, il luogo di nascita, l’epiteto, la professione, dati biografici, spesso un elenco delle opere o un incipit. Questo fu il primo passo di una storia che passa per le corrispondenze medioevali, che aiutavano a cercare nella Bibbia i riferimenti per i sermoni e le prediche, ai numeri di pagina (la cui prima apparizione avviene solo nel 1470), alle dispute sull’uso dell’indice, visto come un’escamotage per non leggere davvero i libri, fino a cose sorprendenti, come l’uso satirico degli indici analitici, nel’700, per attaccare avversari accademici, politici e che fanno scoprire personaggi sconosciuti adesso come William King, che scriverà cose meravigliose attraverso indici satirici di altre opere di suoi contemporanei. E se la cosa può sembrare antica e melanconica, vi scrivo come inizia la pagina di Google che si intitola “In che modo la Ricerca Google organizza le informazioni”: È come l’indice alla fine del libro, con una voce per ogni parola visualizzata su ciascuna pagina web che indicizziamo. Quando indicizziamo una pagina web, la aggiungiamo alle voci per tutte le parole che contiene. Il mega indice del mondo moderno insomma. O di tutto quello che il mondo mette nel web.
Tra romanzi tutti giocati sull’indice (uno su tutti, il magnifico Fuoco Pallido di Nabokov), passando per monasteri innovativi del XIII secolo, fino a politici conservatori, scrittori narcisi e gli ebook, un viaggio straordinario su come, dice Duncan, “abbiamo imparato con fatica e ostinazione a rendere leggibile il grande e vitale caos di conoscenza che ogni giorno produciamo”.
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montagne-paesi-news · 10 hours ago
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scienza-magia · 6 days ago
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Influenza culturale storica di Nostradamus
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L’influenza culturale storica di Nostradamus è vasta e complessa toccando molteplici aspetti della società, dalla letteratura all’arte dal cinema alla musica le sue profezie hanno lasciato una impronta indelebile sulla cultura mondiale. Comprendere questa influenza ci permette di apprezzare pienamente la figura di Nostradamus e di riconoscere il suo contributo molto importante alla storia e alla cultura. Per quel che riguarda l’influenza di Nostradamus sulle arti cominceremo a prendere in considerazione la sua influenza sulla letteratura. Nostradamus ha ispirato numerosi autori nel corso dei secoli. Le sue profezie con il loro linguaggio enigmatico e il loro contenuto simbolico hanno fornito materiale ricco per scrittori di generi diversi. Uno degli esempi più noti è quello di Giulio Verne il padre della fantascienza moderna che cita Nostradamus nei suoi romanzi utilizzando le sue visioni per arricchire le trame avventurose. Anche Umberto Eco famoso per il suo approccio esoterico alla narrativa Ha fatto riferimento a Nostradamus nelle sue opere. Eco ha esplorato nelle sue opere temi di mistero e conoscenza nascosta. Per fare un esempio concreto Umberto Eco nel suo romanzo "Il pendolo di Foucauld” ha integrato elementi della tradizione profetica costruendo un intricato labirinto di cospirazioni e segreti. Nel mondo della poesia Nostradamus è stato una ispirazione per poeti che cercavano di catturare il senso del mistero e della predestinazione. Yeats conosciuto per il suo interesse per la dimensione dell’occulto ha tratto ispirazione dalle profezie di Nostradamus per i suoi lavori. Anche nel teatro figure come Cristopher Marlowe e Ben Yonson hanno creato personaggi ispirati a veggenti come Nostradamus. In tal modo essi hanno arricchito le loro opere con elementi di profezia e premonizione. La rappresentazione del veggente come un personaggio enigmatico e ambiguo ha permesso ai drammaturghi di esplorare temi collegati al destino e al libero arbitrio. L’influenza di N si estende anche alle arti visive dove il simbolismo nelle sue profezie è stato rappresentato in vari modi. Salvator Dalì il maestro del surrealismo ha creato opere ispirate ai temi profetici di Nostradamus. Le sue opere caratterizzate da immagini oniriche e simboli criptici riflettono la complessità e l’enigmaticità delle profezie dell’autore francese. Per fare une esempio l’opera “il volto di Nostradamus” di Dalì rappresenta il veggente con un volto deformato circondato da simboli astrali a sottolineare l’interconnessione tra il tempo il destino e la psiche umana. Il pentagramma la clessidra e altre icone esoteriche sono state ampiamente utilizzati dagli artisti per rappresentare le visioni di Nostradamus. Questi simboli intrisi di significati profondi hanno contribuito a creare un immagine visiva forte e duratura del veggente. Altri artisti hanno utilizzato simboli astrologici e iconografie rinascimentali per rappresentare il mistero e la profezia nelle loro opere. Le profezie di Nostradamus hanno esercitato una forte influenza anche sui mass media. Le profezie di Nostradamus hanno affascinato non solo scrittori e artisti ma anche i creatori di film serie televisive. Numerosi film e documentarli hanno esplorato la vita e le profezie varie del veggente francese. Tra questi "Nostradamus” un film che traccia la vita del veggente e vari documentari che analizzano l’accuratezza delle sue profezie. Queste rappresentazioni hanno contribuito a formare l’immagine popolare di Nostradamus come profeta misterioso e lungimirante. Alcuni documentari come quelli prodotti da History Chanel hanno cercato di decodificare le sue quartine collegandole a eventi storici contemporanei. La serie tv "Reign” ha incluso Nostradamus come personaggio utilizzando le sue profezie per arricchire la trama storica e drammatica. Questo approccio ha permesso di introdurre elementi di mistero e tensione rendendo la narrazione più avvincente. Anche la musica è stata influenzata dalle profezie di Nostradamus con artisti che hanno incluso riferimenti alle sue visioni nelle loro opere. Il gruppo heavy metal Judas Priest ha pubblicato un album intitolato “Nostradamus” in cui le canzoni esplorano temi di profezia e destino. Altri artisti hanno scritto canzoni ispirate alle visioni di Nostradamus utilizzando la sua figura per esplorare temi di mistero e premonizioni. prenderemo ora in considerazione l’influenza storica di Nostradamus. Le profezie del veggente francese sono state interpretate come predizioni di vari eventi storici influenzando la percezione pubblica e politica di tali eventi. Alcune delle quartine di Nostradamus sono state interpretate come profezie della rivoluzione francese. Inoltre la figura di Napoleone Bonaparte è spesso collegata alle sue quartine considerate come premonizioni dell’ascesa di un grande leader militare. Durante la II guerra mondiale le profezie di Nostradamus sono state utilizzate sia dagli alleati che dai nazisti per la propaganda. Entrambe le parti cercavano di trovare nelle sue quartine previsioni che potessero giustificare le loro azioni e motivare le truppe. Per fare un esempio il ministro della propaganda nazista utilizzò le quartine per far credere che il nazismo era destinato a durare mille anni basandosi su presunte previsioni di Nostradamus. Dobbiamo mettere in evidenza che l’impatto delle profezie del veggente francese non si è limitato solo agli eventi storici ma ha avuto una influenza significativa anche sulla società e la cultura. Per quel che riguarda la percezione pubblica della figura di Nostradamus dobbiamo dire che egli è stato percepito in modi diversi nel corso dei secoli passando dall’essere venerato come un veggente profetico a essere criticato come un impostore. Tale cambiamento di percezione riflette le fluttuazioni nei valori culturali e degli atteggiamenti nei riguardi della profezia e dell’occulto. Durante il Rinascimento la sua figura era messa in relazione con la saggezza esoterica mentre nei secoli successivi è stato visto con scetticismo da parte di una società sempre più scientifica e razionale. Per quanto riguarda l’eredità di Nostradamus della cultura popolare dobbiamo dire che essa è evidente in numerosi riferimenti a lui in libri , film e programmi televisivi e altre forme di intrattenimento. La sua figura è diventata sinonimo di profezia e mistero perpetuando il suo fascino nel tempo. A loro volta gli studiosi hanno continuato a esplorare ed analizzare le opere di Nostradamus fornendo nuove interpretazioni e elaborando nuove prospettive sul suo lavoro. La ricerca accademica su Nostradamus ha messo in luce la complessità delle sue opere e ha esplorato le influenze culturali storiche e personali che hanno condizionato le sue profezie. Alcuni studiosi hanno cercato di decodificare le quartine offrendo interpretazioni che collegano le profezie a eventi specifici. Altri ricercatori hanno esaminato le fonti storiche letterarie utilizzate da Nostradamus rivelando come abbia combinato influenze diverse per creare le sue visioni profetiche. Le opere di Nostradamus hanno ricevuto sia critiche che sostegno in ambiente accademico. Alcuni studiosi criticano l’ambiguità delle sue profezie mentre altri riconoscono il valore storico e culturale delle sue opere. In definitiva dobbiamo dire che la questione della interpretazione delle quartine continua a essere un argomento di dibattito nell’ambiente accademico con alcune teorie che sostengono che Nostradamus abbia voluto scrivere in maniera oscura per proteggere le sue conoscenze. Per quanto riguarda le interpretazioni moderne delle profezie di Nostradamus esse continuano a evolversi riflettendo i cambiamenti nelle credenze e nelle aspettative culturali. Per fare un esempio le profezie di Nostradamus sono state spesso utilizzate nelle teorie del complotto che le interpretano come messaggi nascosti destinati a guidare e condizionare l’umanità. Alcuni teorici del complotto sostengono che Nostradamus avesse accesso a conoscenze esoteriche o a informazioni segrete che gli permisero di prevedere eventi futuri con una precisione sorprendente. Tuttavia queste interpretazioni sono spesso basate su interpretazioni vaghe ed ambigue nelle sue profezie. Le profezie di Nostradamus continuano a essere rilevanti nel contesto contemporaneo influenzando la cultura nella società moderna. La loro capacità di adattarsi a vari contesti storici e culturali contribuisce a mantenere vivo l’interesse per Nostradamus. Per quanto riguarda l’impatto delle profezie nella psicologia gli studi psicologici hanno analizzato l’impatto delle profezie sulla psiche umana e sulla paura del futuro. Il concetto di predestinazione e la ricerca di significati nascosti possono influenzare il modo in cui le persone percepiscono e reagiscono agli eventi futuri. La figura di Nostradamus è stata utilizzata per studiare come le credenze nelle profezie possano influenzare il comportamento e le decisioni degli individui. Molto importante in psicologia è il cosiddetto "Effetto Nostradamus” che si riferisce al fenomeno per cui le persone cercano di adattare i riti attuali alle profezie di Nostradamus. Questo effetto è spesso alimentato dalla ricerca di conferme e dal desiderio di trovare un senso negli eventi caotici. Gli studi psicologici hanno esplorato come l’effetto Nostradamus possa influenzare la percezione del futuro e la credenza nelle profezie. Concludiamo il nostro discorso prendendo in considerazione l’influenza delle profezie di Nostradamus nelle religioni e nella spiritualità. Le profezie di Nostradamus sono state interpretate integrate in diverse tradizioni religiose spirituali. Alcuni gruppi religiosi vedono nelle sue quartine delle premonizioni divine utilizzandole come parte delle loro credenze e pratiche spirituali. Ad esempio alcuni gruppi cristiani tradizionalisti hanno interpretato le sue profezie come previsioni della fine dei tempi e del ritorno di Cristo. Infine i movimenti spirituali moderni come il New Age hanno adottato le profezie di Nostradamus considerandole fonti di saggezza e di guida spirituale tanto che le sue visioni sono state spesso utilizzate per esplorare i concetti di energia cosmica ed evoluzione spirituale. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Luce dei miei occhi di Giulia Beyman: un giallo intenso tra disperazione e speranza. Recensione di Alessandria today
Un mistero emozionante e ricco di suspense che coinvolge Nora Cooper in una corsa contro il tempo.
Un mistero emozionante e ricco di suspense che coinvolge Nora Cooper in una corsa contro il tempo. Recensione:“Luce dei miei occhi” è il secondo volume della serie dedicata a Nora Cooper, un personaggio che si distingue per la sua profonda empatia e il dono unico di comunicare con l’aldilà. La trama si sviluppa attorno alla chef stellata Susan Bley, che, dopo aver perso la vista in un incidente…
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zefiroshop · 13 days ago
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IL GRANDE GATSBY.
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Il fascino dei Gioielli non ha lasciato insensibile neppure il mondo del Cinema. Una delle protagoniste del film "Il Grande Gatsby", tratto dall'omonimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald (grande estimatore di gioielli) può essere considerata, senza ombra di dubbio, la massiccia presenza di gioielli, indossati dai protagonisti, che mettono in evidenza lo sfarzo e l'opulenza degli anni '20: gioielli creati da una nota Casa, tutt'ora ai vertici del settore, che, per questo film, ha realizzato un'infinità di monili, prevalentemente con diamanti e perle... collane, anelli, bracciali Art Decò che riflettono il lusso sfrenato dell'epoca. Come dimenticare l'anello con la margherita commissionato da Gatsby e portato sempre con sè come segno del suo amore per Daisy che, in Inglese, significa proprio "margherita"? Qui, nel film, come già detto, i gioielli perdono la loro veste di accessori per divenire essi stessi protagonisti della storia; possono aggiungere profondità ai personaggi e alle trame, creando un legame emotivo e visivo con il pubblico. Attraverso di essi emergono lo status sociale dei personaggi, le loro aspirazioni, i loro drammi. Non sono solo accessori ma diventano, di diritto, personaggi con storie e significati profondi legati alla trama del film.
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dilebe06 · 21 days ago
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Umi No Hajimari
Sono confusa. Quindi, solo due parole veloci.
Se c'è una cosa che mi irrita quando guardo una serie, è rendermi conto che la storia che pensavo di seguire non è esattamente quella che mi viene raccontata.
Sulla carta, Umi No Hajimari dovrebbe parlare di Natsu, un ragazzo che, dopo la morte della sua ex fidanzata, si ritrova improvvisamente genitore di una bambina di sette anni. Ma, nella pratica, le 12 puntate ruotano attorno a temi come l’aborto, il lutto, la perdita di una persona cara e la genitorialità—soprattutto quella femminile. E per quanto questi argomenti siano importanti e profondi, non è esattamente quello per cui avevo firmato.
Ma va bene. Posso accettarlo se la storia è ben scritta. E innegabilmente, Umi No Hajimari è un drama curato, riflessivo e ricco di sfumature. I personaggi sono complessi e umani, le tematiche intime e difficili. Tuttavia, ho diversi problemi con questa serie.
1) Una visione unilaterale su un tema complesso
Uno dei miei maggiori problemi è il modo in cui viene affrontato il tema dell’aborto. Indipendentemente da come si possa pensarla, da una serie così sfaccettata mi sarei aspettata un’esplorazione più ampia del tema, un dibattito più equilibrato. Invece, la narrazione prende una posizione netta, mostrando esclusivamente le conseguenze della decisione di Mizuki di tenere la bambina, senza dare spazio ad altre prospettive o alternative.
2) Mizuki: una figura ambigua elevata a eroina
Mizuki è presentata come una madre devota, una donna che ha sacrificato tutto per sua figlia. Ma, nei fatti, il suo comportamento è profondamente egoista. Decide per gli altri senza consultarli, impone la sua volontà e lascia che siano gli altri a gestire le conseguenze delle sue scelte.
Decide di portare avanti la gravidanza senza dirlo a Natsu, privandolo della possibilità di essere padre.
Decide di lasciarlo senza dargli voce in capitolo.
Dopo sette anni, la sua scelta ricade di nuovo su di lui, che si ritrova improvvisamente genitore senza preavviso.
Eppure, la serie celebra il suo comportamento come un atto di grande sacrificio e valore. Ma fino a che punto il sacrificio di una persona giustifica il sottrarre agli altri la possibilità di scegliere?
3) Una narrazione ingiusta nei confronti della figura paterna
Un altro punto problematico è il modo in cui la serie tratta Natsu. La sua figura viene quasi marginalizzata: non solo gli viene negata la possibilità di essere padre fin dall'inizio, ma anche quando la verità viene a galla, sembra che debba semplicemente accettare il ruolo che Mizuki gli ha imposto.
La serie cerca di giustificare Mizuki dicendo che non voleva "mettere pesi addosso" a Natsu, ma la realtà è che gli ha tolto una scelta fondamentale, privando anche Umi della possibilità di avere un padre. E il fatto che tutto questo venga raccontato come una scelta positiva e altruista è qualcosa che fatico ad accettare.
Conclusione
In definitiva, Umi No Hajimari è un drama intenso e ben realizzato, con una storia capace di toccare corde profonde. Ma ha problemi evidenti di scrittura, soprattutto nel modo in cui manipola la percezione dei personaggi e delle loro scelte. È una storia che lascia il segno, ma non sempre per le giuste ragioni.
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livrebelgirl · 22 days ago
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ㅤㅤ ㅤㅤ         ⟡  ────  ғʀᴀɢᴍᴇɴᴛs            new update  ⌵   livtorgersen ㅤㅤ ㅤㅤ ㅤ     Femminea era la sua figura, rannicchiata come se avesse dovuto custodire tutti i quei pensieri che vorticavan nella di lei mente come un uragano impazzito. Sbattevan contro l'anima norvegese in cerca di una via d'uscita, in cerca di quella luce che avrebbe donato loro la libertà. Correvan lungo il corpo, lo abbracciavano prima di ritornare ancora più prepotenti come se quegli stessi segreti, quelle fantasie potessero diventare realtà. Idee torbide, sensuali, pragmatiche, indicibili come i peccati più profondi, eppure ancora lì ogni volta che chiudeva gli occhi. Vivi come i personaggi di cui amava scrivere. ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ     𝑇𝑒𝑙𝑙 𝑚𝑒 𝑤𝘩𝑎𝑡 𝑦𝑜𝑢 𝑤𝑎𝑛𝑡 𝑡𝑜 𝘩𝑒𝑎𝑟     𝑆𝑜𝑚𝑒𝑡𝘩𝑖𝑛𝑔 𝑡𝘩𝑎𝑡 𝑤𝑒𝑟𝑒 𝑙𝑖𝑘𝑒 𝑡𝘩𝑜𝑠𝑒 𝑦𝑒𝑎𝑟𝑠     𝑆𝑖𝑐𝑘 𝑜𝑓 𝑎𝑙𝑙 𝑡𝘩𝑒 𝑖𝑛𝑠𝑖𝑛𝑐𝑒𝑟𝑒     𝑆𝑜 𝐼’𝑚 𝑔𝑜𝑛𝑛𝑎 𝑔𝑖𝑣𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑦 𝑠𝑒𝑐𝑟𝑒𝑡𝑠 𝑎𝑤𝑎𝑦     𝑇𝘩𝑖𝑠 𝑡𝑖𝑚𝑒, 𝑑𝑜𝑛’𝑡 𝑛𝑒𝑒𝑑 𝑎𝑛𝑜𝑡𝘩𝑒𝑟 𝑝𝑒𝑟𝑓𝑒𝑐𝑡 𝑙𝑖𝑛𝑒     𝐷𝑜𝑛’𝑡 𝑐𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑓 𝑐𝑟𝑖𝑡𝑖𝑐𝑠 𝑛𝑒𝑣𝑒𝑟 𝑗𝑢𝑚𝑝 𝑖𝑛 𝑙𝑖𝑛𝑒     𝐼’𝑚 𝑔𝑜𝑛𝑛𝑎 𝑔𝑖𝑣𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑦 𝑠𝑒𝑐𝑟𝑒𝑡𝑠 𝑎𝑤𝑎𝑦 ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ Costretta a indossare una maschera di falsità, costretta a ricoprire un ruolo che non le si addiceva, costretta a ricercare semplicemente la perfezione. Perfetta nei comportamenti, perfetta nelle relazioni, perfetta nei suoi sentimenti, quando l'unico desiderio era quello di essere slegata da quelle convinzioni la trattenevano, ribelle fino all'ultimo dei suoi giorni. Semplicemente libera dei suoi segreti che custodiva come le fantasie di cui raccontava. ㅤㅤ ㅤ
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susieporta · 1 year ago
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Per chi mi ha chiesto delle mie sensazioni sul film “Perfect Days”.
La solitudine è un fardello che pochi possono permettersi di sopportare. C’è chi, come Hirayama, la fa accomodare in casa e le offre la poltrona migliore. Hirayama è un uomo all’apparenza semplice, se usiamo il metro di misura del ruolo che rappresenta in società. Pulisce i bagni pubblici. Ma lo fa con una grazia e una dedizione tali da portarci - arrivati già a metà film - a volergli dire grazie. Indugia sui rubinetti, strofina e lucida, usa pure uno specchietto modello dentista, per controllare i bordi interni dei water che non riesce a vedere. Tutto è armonia in lui, gentilezza, cura. Osserva il mondo in silenzio. E parla poco, Hirayama, non spreca parole. Sa quanto possano rivelarsi inutili quando al loro posto gli occhi riescono a esprimere i pensieri più profondi. Per rendere leggere le sue traversate metropolitane ascolta musica. Superba musica, a dire il vero. Non mancano Nina Simone, Van Morrison, Lou Reed, Patty Smith... Gli altri personaggi nello sfondo, ovattato e quasi onirico, sembrano a servizio di un unico obiettivo, esaltare la bellezza dell’abitudinarietà, abiurata invece dagli assetati di emozioni sempre più estreme. Ma Hirayama non ha paura di misurarsi con i soliti rituali giornalieri: sveglia all’alba, igiene personale, infilarsi la tuta da lavoro, caffè al distributore (un’unica volta ne prenderà due insieme), salire sul furgone carico dei prodotti per pulire i bagni e via al lavoro. Ritorno a casa, bicicletta, bagni pubblici per una pausa relax, doccia, pub e ritorno a casa. I ritmi sono gli stessi in un’armonica sequenza che allo spettatore all’inizio potrebbe apparire asfittica. È solo a fine pellicola che messi tutti insieme i momenti di Hirayama si riveleranno nello stupore della loro profondità, compresi gli alberi che fotografa quando è in pausa, gli occhi di una ragazza timida che pranza su una panchina vicino alla sua, i “da uno a dieci” del giovane collega Takashi, le frasi della libraia che accompagnano le vendite, dando valore a ogni libro che cede ai clienti (e sempre acquisti in offerta per Hirayama, seppure siano capolavori senza tempo. Ah, quanto ci piace incontrare librai così appassionati), la lampada che non illumina mai abbastanza, ma serve…
Nel silenzio che accompagna la pellicola per buona parte dello svolgimento, ognuno avrà modo di ripensare alle “cose della propria vita”. Compresi certi flashback che non vorremmo riportare a galla. Tuttavia, anche questi, in Perfect Days, ci riconciliano con la parte di noi destinata a restare in bianco e nero (tale e quale al film).
Andatelo a vedere, con la stessa voglia di scartare un cioccolatino al rum: dolce, breve, ma potrebbe dare alla testa, e solo nel bene.
P. S.
Gli autori citati nel film sono: William Faulkner, Aya Kōda, Patricia Highsmith.
Catena Fiorello Galeano
#perfectdays #wimwenders #film #kôjiyakusho
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antennaweb · 1 month ago
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AUGUSTO BOERI –L’ERA DELLA NIENTOCRAZIA- Quello di Augusto Boeri ,”L’era della Nientocrazia”, è un romanzo grottesco pieno di significati profondi. La storia narrata ci porta, attraverso le avventure assurde e visionarie di un gruppo di stravaganti personaggi, mossi da idee ritenute vincenti e dalla bramosia del potere, in un mondo parallelo. Qui il partito nientocratico promette di liberare l’umanità dai vincoli della mente , aperto ad un futuro unico e meraviglioso. Ma qui i politici non si limitano ad avere il semplice consenso umano, ma anche quello dei caproni, dei cani dei gatti, della natura e per rendere il tutto ancora più paradossale, anche degli scheletri che, insieme ad altri defunti, compongono la lista elettorale. Giusy Strudel è alla guida della rivoluzione, che propone l’abolizione delle tasse, delle leggi, delle guerre e persino del lavoro. Promette il ritorno delle leggi della natura. Per compiere le sue scelte e prendere le opportune decisioni, è aiutata dal fedele caprone Boni Pix. La morte di quest’ultimo porterà Giusy in uno stato depressivo tale da correre subito a trovare un caprone identico per poter continuare a portare avanti il progetto. Al suo fianco troviamo anche il rivale presidente del partito “Italia morta”, convinto che il futuro appartenga a chi è passato a miglior vita creando così una lunghissima lista di appartenenti al partito in quanto tutti in futuro ne faranno parte. Tra i personaggi surreali troviamo anche Fonfi Fazzoletto che porta alle estreme conseguenze quella che è la nostra ossessione per le apparenze. Due scheletri, uno umano e uno felino, diventano i suoi fidati assistenti. Il tutto crea un viaggio paradossale dove il sogno di una società perfetta si trasforma in anarchia. Augusto Boeri tra umorismo e trama avvincente, porta il lettore a fare profonde riflessioni. In un mondo apparentemente inverosimile e surreale, crea una critica sociale e politica, accompagnando il lettore in un turbine di riflessioni come ad esempio quali sono i valori su cui fondare la società in cui viviamo, sul pericolo di vivere in un mondo senza regole e punti di riferimento e sul significato del potere e dellalibertà. Situazioni paradossali e grottesche, ma sono poi davvero così assurde? Ascolta la recensione play_arrow Augusto Boeri – L’era della Nientocrazia Sandro Ascolta l'intervista all'Autore play_arrow Augusto Boeri – L’era della Nientocrazia Sandro Read the full article
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ginogirolimoni · 3 months ago
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Il film Partenope di Sorrentino è paraculetto!
I dialoghi vorrebbero essere brillanti, come quelli hollywoodiani, ma non riescono ad essere né concreti, né profondi, raramente toccano qualcosa di autentico e in quanto ad impatto sullo spettatore, potrebbero essere sostituiti da brani della Fenomenologia dello spirito di Hegel senza che qualcuno noti la differenza.
Effetti speciali completamente senza senso, slegati dalla trama del film, dalle situazioni e dai personaggi.
Continuo ricorso al grottesco e al mostruoso che pesca a piene mani dal libro di Curzio Malaparte, La pelle, ambientato a Napoli, che ti da un senso di irreale o irrealistico e ti distacca da ogni situazione rappresentata, come se fosse completamente altro da te e non ti appartenesse (il contrario dell’immedesimazione e dell’empatia).
Se intende raccontare simbolicamente la storia di una città attraverso quella di una ragazza, ci presenta qualcosa di moderno che non ha storia e non ha radici (contrariamente a Napoli), che è solo benessere, ricchezza, lusso o estrema povertà, opportunità molteplici o arte di arrangiarsi, ville adiacenti al mare o bassi fatiscenti e degradati, tesori sgargianti o povertà estrema, credulità popolare ai limiti della disperazione più nera.
Tutto è esasperato, tutto polarizzato, non sembra esistere un medium, uno status intermedio dove poter vivere e respirare, anzi, sembra che se ami davvero qualcuno o ami Napoli, devi allontanartene, andare a vivere altrove e non tornare, perché li non puoi amare, non puoi vivere non puoi essere felice.
Le motivazioni personali, la comprensione psicologica di eventi e delle persone stesse è inesistente, superficiale o irreale: perché il fratello di Parthenope vuole fare il marinaio altrove quando potrebbe prendere il posto molto ambito di suo padre? Perché la protagonista vuole fare l’attrice prima o l’antropologa poi? Perché accetta l’invito del boss del quartiere e assiste a quello squallido rituale, la grande fusione e ha un rapporto sessuale col boss, da cui rimarrà incinta di un figlio che lei non desidera e che abortirà? Perché va a letto col cardinale? La trama è tutta un perché senza alcuna risposta, come se le cose succedessero per caso.
Sorrentino vuole solo stupire, dare illusione di profondità inesistenti, vuole colpire fondamentalmente l’immaginario dell’americano medio più di quello di chiunque altro, vuole vincere un altro oscar e più che fondare la sua creatività sulla sua napoletanità o italianità, sta  diventando sempre di più hollywoodiano. 
Alla fine ciò che ti rimane è solo questo: ma quanto fumano tutti quanti?
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Se volete un film che valga davvero i soldi del biglietto e il tempo che impiegherete nel vederlo, un film che vi emozioni, ben recitato e che vi faccia riflettere su cose che sembrerebbero appartenere al passato in cui è ambientato, ma che sono attuali ancora oggi, un film che vi mostri con crudezza l’insensatezza del dolore, della crudeltà, della disperazione, della povertà estrema, dell’umiliazione che sembra accanirsi contro alcuni, nell’indifferenza di altri che appaiono inspiegabilmente toccati dal benessere, dalla spensieratezza, dalla felicità, andate a vedere NAPOLI - NEW YORK, il film di GABRIELE SALVATORES.
Solo la musica nel film già vale la visione!
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lalacrimafacile · 5 months ago
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Godless: Il Western Epico di Netflix che Ridefinisce un Genere
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Un Racconto di Intensa Drammaticità e Dialoghi Profondi
“Godless” è una serie che affascina fin dal primo episodio, trascinando lo spettatore in un mondo di intensità drammatica.
Ammetto di averla cominciata solo per la presenza di un particolare attore come co-protagonista. Ma dopo pochi minuti dalla opening scene ho compreso quanto questa serie mi avrebbe coinvolto.
I dialoghi, scritti con maestria, risuonano come eco nei deserti del selvaggio West, rivelando l’umanità e la fragilità dei personaggi.
Ogni scambio di battute è carico di significato, ogni silenzio è eloquente. La serie non ha paura di affrontare temi difficili, e lo fa con una profondità che raramente si trova in televisione.
Recitazione Naturale e Coinvolgente: Il Cast Straordinario di Godless
L’interpretazione degli attori in “Godless” è semplicemente straordinaria.
Jeff Daniels, nel ruolo del crudele Frank Griffin, offre una performance che è al contempo terrificante e affascinante. La sua capacità di infondere vita a un personaggio così complesso è ammirevole.
Michelle Dockery, conosciuta per il suo ruolo in “Downton Abbey”, dimostra una versatilità incredibile interpretando Alice Fletcher, una donna forte e indipendente.
Meritato Riconoscimento per le Interpretazioni di Jack O’Connell e Scoot McNairy
Jack O’Connell, nei panni del tormentato Roy Goode, trasmette una vulnerabilità che colpisce al cuore. La sua chimica con Merritt Wever, che interpreta la risoluta Mary Agnes, è palpabile, creando alcune delle scene più memorabili della serie.
Scoot McNairy, come lo sceriffo Bill McNue, offre una performance che bilancia fragilità e determinazione, rendendo il suo personaggio uno dei più amati dagli spettatori.
Una Storia di Redenzione e Resilienza: Il Messaggio di “Godless”
Oltre alla sua spettacolare narrazione e alle interpretazioni indimenticabili, “Godless” trasmette un messaggio profondo e significativo.
La serie esplora temi di redenzione, resilienza e comunità in un’epoca in cui la legge era dettata dalla forza.
I personaggi, nonostante le difficoltà e le ingiustizie, lottano per un futuro migliore, mostrando che anche nei momenti più bui, la speranza e la determinazione possono prevalere.
L’Empowerment Femminile nel Selvaggio West
Un aspetto particolarmente rilevante di “Godless” è la rappresentazione delle donne.
In un genere tradizionalmente dominato da figure maschili, la serie pone al centro donne forti e determinate, che guidano la comunità di La Belle.
La loro lotta per la sopravvivenza e l’indipendenza è un tema potente e attuale, che risuona profondamente con il pubblico moderno.
Questo show riesce in qualcosa che, personalmente, pochi prodotti audiovisivi sono riusciti a fare. Hanno mostrato la forza delle donne e la loro capacità di perseveranza senza dipingerle come delle s*****e senza sentimenti.
Esse sono donne sensibili che amano e piangono, soffrono e gioiscono. Sono semplicemente anche forti, non solo donne forti. Non so se sono riuscita a trasmettere il concetto.
Conclusione Godless: Un Capolavoro Moderno del Western
“Godless” non è solo una serie western; è un’esperienza cinematografica che ridefinisce il genere. Con la sua storia avvincente, dialoghi intensi, recitazione naturale e un cast eccezionale, riesce a toccare corde emotive profonde. È una serie che rimane nel cuore e nella mente degli spettatori, lasciando un’impronta indelebile.
Scoprite “Godless” su Netflix e lasciatevi trasportare in un viaggio emozionante nel selvaggio West, dove ogni episodio è una lezione di vita e ogni personaggio un simbolo di coraggio e speranza.
Consiglio vivamente questa serie per chi ha voglia di una storia coinvolgente, forti colpi di scena e di protagonisti dal carattere forte. Una miniserie che colpisce dritta al cuore, con una pallottola piena di pathos e emozioni. Parola di EasyTears.
Se volete altri consigli su cosa vedere in queste sere di Ottobre cercate il vostro prossimo titolo negli ultimi post o nelle mie liste. Al prossimo episodio!
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