#periferia di Genova
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Dove Crollano i Sogni": La Fuga e la Disperazione tra le Ombre di Genova. Recensione di Alessandria today
Bruno Morchio esplora le speranze infrante di una giovane in cerca di libertà nella periferia di Certosa
Bruno Morchio esplora le speranze infrante di una giovane in cerca di libertà nella periferia di Certosa. Recensione: In “Dove Crollano i Sogni”, pubblicato il 5 maggio 2020, Bruno Morchio porta i lettori nella periferia della Certosa, un quartiere disilluso di Genova. Qui la diciassettenne Blondi vive un’esistenza precaria e senza prospettive, tra una madre trasandata, lavori umili e un gruppo…
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chiamalegge · 9 months ago
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Animali di periferia: Le origini del terrorismo tra Golpe e Resistenza tradita. La storia della Banda XXII Ottobre
Genova, 22 ottobre 1969: Mario Rossi, giovane operaio genovese, torna al suo quartiere, in Val Bisagno, per organizzare insieme a un piccolo gruppo di altri sottoproletari e di ex partigiani delusi una formazione pronta anche alla clandestinità per contrastare i rischi di un eventuale golpe. Quella data – riportata su un biglietto ferroviario trovato nelle sue tasche – diventa per l’opinione…
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lamilanomagazine · 10 months ago
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Liguria, istruzione, al Cep di Genova il progetto della comunità di Sant'Egidio per salvare la scuola del quartiere
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Genova, istruzione, al Cep di Genova il progetto della comunità di Sant'Egidio per salvare la scuola del quartiere Una nuova scuola, aperta anche di pomeriggio e di estate, con corsi di teatro, musica e sport. Si aprono in questi giorni le iscrizioni per le sezioni sperimentali dell'Istituto Comprensivo "Voltri 2" che verranno attivate dall'anno scolastico 2024/25 per salvare dalla chiusura il plesso "Aldo Moro" del quartiere Cep e per dare ai ragazzi della zona una scuola di qualità, capace di attrarre anche famiglie dai quartieri limitrofi. Iniziano in queste settimane le attività di "Nuovo Orizzonte" un progetto selezionato dall'Impresa sociale "Con i Bambini" nell'ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile: Sant'Egidio ha riunito attorno a sé gli Istituti comprensivi e le scuole superiori del Ponente Genovese (IC Voltri 2, Voltri 1 e Pra', Bergese, Lanfranconi e Odero), il Comune e l'Università di Genova, l'Ufficio scolastico regionale per la Liguria, l'Istituto Italiano di Tecnologia, il Teatro della Tosse, e le associazioni artistiche Linkinart ed Esperanto per dotare il quartiere e la scuola delle risorse necessarie a contrastare il fenomeno della "segregazione scolastica" che ha già portato alla chiusura e al degrado un edificio scolastico nel quartiere. Da anni la Comunità – che a Genova anima tredici "Scuole della Pace" nei quartieri periferici del capoluogo ligure e nel Centro Storico – è presente nel quartiere Cep con attività di contrasto alla dispersione scolastica e di supporto alla scuola. "La Comunità di Sant'Egidio si conferma una realtà molto attenta alle esigenze del territorio e un valido alleato delle istituzioni per il contrasto alla dispersione scolastica, nell'ottica di una proficua collaborazione che ha come obiettivi imprescindibili la valorizzazione e la crescita dei nostri ragazzi – commenta l'assessore alla Scuola e Politiche Giovanili di Regione Liguria Simona Ferro. – Sono certa che la scuola che nascerà grazie a 'Nuovo Orizzonte' rappresenterà a tutti gli effetti un presidio educativo e sociale senza eguali all'interno del quartiere genovese del Cep. Ringrazio la Comunità di Sant'Egidio per aver elaborato un progetto di ampio respiro che non tiene conto soltanto delle ore da trascorrere tra i banchi di scuola, ma propone attività parallele e complementari di tipo didattico, sportivo e artistico che promuovono realmente l'apprendimento e la socialità della popolazione più giovane". "Si tratta di un impegno civile – spiega Sergio Casali, il responsabile del progetto – in cui vogliamo cercare di mettere tutte le energie migliori della nostra comunità cittadina al servizio dei bambini e dei ragazzi che vivono in condizioni di marginalità. Siamo convinti che sia necessario dare più scuola a chi ne ha più bisogno e che le scuole migliori di una città dovrebbero stare in periferia". Il sogno è quello di non limitarsi a frenare la fuga delle famiglie dalle scuole collinari, ma di invertire il trend attraendo bambini e ragazzi dei quartieri limitrofi. Per questo il progetto prevede l'attivazione di una nuova sezione di scuola primaria a tempo pieno a indirizzo Montessori (o ad ispirazione montessoriana), una sezione di secondaria di primo grado a tempo pieno a indirizzo delle arti, trasporto gratuito per l'entrata e l'uscita da scuola, mensa gratuita (colazione e pranzo), prescuola gratuito, ambienti di apprendimento innovativi, facilitatori scolastici che, a richiesta, seguiranno i bambini nelle attività doposcuola e in un centro estivo gratuito della durata di un mese. Al pomeriggio tutti i ragazzi potranno usufruire gratuitamente di attività educative, sportive ed artistiche gratuite a piccoli gruppi, inserite nell'offerta formativa: - lezioni di teatro svolte dagli insegnanti del Teatro della Tosse; - lezioni di musica svolte da musicisti professionisti dell'associazione Esperanto; - attività sportive in collaborazione con associazioni sportive del territorio; - supporto di facilitatori scolastici per il recupero delle insufficienze o il potenziamento in previsione della scuola superiore e per lo svolgimento dei compiti. Al potenziamento della didattica del plesso Moro sarà affiancato un sistema di servizi extra-scolastici gratuiti e doti educative finalizzati al potenziamento delle competenze e allo scambio tra famiglie e minori di contesti socio-culturali differenti, tra cui percorsi scrittura creativa, robotica, street-art, supporto scolastico pomeridiano, summer school e iniziative di civismo attivo. Si promuoveranno inoltre "affidi culturali" di minori e genitori fragili da parte di famiglie non in svantaggio dei quartieri limitrofi (es. visite a musei, mostre, teatri). Le sezioni saranno a numero chiuso: le iscrizioni sono aperte dal 18 gennaio al 18 febbraio. Per informazioni è possibile scrivere a [email protected]... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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micro961 · 1 year ago
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YA’NG, MOLI - “L’ultima notte al mondo RMX”
Il nuovo singolo di Ya’ng & Moli
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L’ultima notte al mondo RMX ha l’obbiettivo di trasportare l’ascoltatore nelle emozioni provate da lui stesso.
 Ya’ng è un cantante nato a Palermo nel 2001 e cresciuto nella periferia di Genova. Ha fatto il suo debutto all’interno della scena rap Genovese nel 2017, con brani come Favola e Pioggia e Sole, che hanno raggiunto migliaia di visualizzazioni. Successivamente, ha ricercato nella sua musica uno stile più melodico, realizzando due album composti da brani di vario genere ma seguendo sempre gli stessi ideali. Lo stile di questo artista è malinconico e sentimentale, ed ha l’obbiettivo di trasportare l’ascoltatore nelle emozioni provate da lui stesso.
 Etichetta:
Orangle Srl - www.oranglerecords.com
 Ya’ng
Spotify: https://open.spotify.com/artist/2Z9sICAK8NOuDf2tkyn38i?si=b071qODPSFC9s-kyDGM-SQ
TikTok: http://www.tiktok.com/@yang4everrr
Instagram: https://instagram.com/yang4everr?igshid=YmMyMTA2M2Y=
 Moli
Spotify: https://open.spotify.com/artist/43ri3Sg88Uk5PcjmHelD8S?si=pC8x4uk&nd=1
Instagram: https://instagram.com/prodbymoli?igshid=YmMyMTA2M2Y=
 l’altoparlante - comunicazione musicale
www.laltoparlante.it
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aliciaandcompany · 2 years ago
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A proposito di… LUNEZIA
Ho appena letto (meglio tardi che mai) che la mia città natale, Parma, fa parte dei 343 comuni (2.500.000 abitanti circa), appartenenti alla ventunesima Regione italiana, chiamata "Lunezia", che copre un ampio territorio situato tra Liguria, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia (corrispondente alle attuali province di Spezia, Massa Carrara, Lucca, Parma, Reggio Emilia, Mantova, Cremona e Piacenza).
Lunezia sarebbe la regione "Emilia Lunense" istituita nel 1946 e rimasta poi incompiuta. I padri costituenti vollero ricalcare la suddivisione savoiarda istituendo 21 regioni con diverse peculiarità amministrative. Tra queste 21 regioni c’erano la regione Emilia Lunense e la regione Emilia Romagna.
Nell'articolo di Antonella Mangiaracina si legge che «la questione “Lunezia” è storicamente legata alla questione apuana, risalente all’espansione romana e alla Seconda Guerra Punica. Le peculiarità amministrative furono inizialmente riconosciute esclusivamente a quelle regioni che vennero definite “a statuto speciale” (come Val d’Aosta, Friuli, Sicilia, Trentino). Per le altre si dovette invece aspettare diversi anni prima di chiarire quale fosse la loro funzione.
A partire dal 1947, per volontà di Togliatti e Nilde Jotti, la regione Emilia Lunense fu “sospesa” nell’attesa di ulteriori studi e le province nonché i comuni di tale regione Emilia Lunense, furono attribuiti alle regioni limitrofe che sono Liguria, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia. Attribuzione che avrebbe dovuto essere temporanea come si evince dagli atti dell’appena nata Repubblica Italiana.
[...]
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Ingiustamente considerata come “periferia” o “Terra di Mezzo”, Lunezia è in realtà una regione al centro del quadrilatero metropolitano formato da Milano, Genova, Bologna e Firenze, centro geo comunitario con un potenziale enorme e un valore per tutto il territorio italiano ed europeo.»
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corallorosso · 3 years ago
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Ai fascisti di Casapound non è piaciuta la serie di Zerocalcare: un motivo in più per vederla Di ‘Strappare lungo i bordi’, la serie di Zerocalcare si è parlato tanto, tantissimo. E l’annuncio della seconda stagione, confermata dallo stesso Zero, promette che la discussione non si fermerà qui. (...) Insomma, chi Zero lo conosceva già non è stato stupito di trovare le storie di quando partecipò alle proteste per il G8 di Genova, il simbolo del Ypg curdo sulla porta della cameretta (la lettura a Kobane Calling sarebbe da mettere obbligatoria nelle scuole italiane), la poetica dichiaratamente schierata di Zero, la sua periferia antifascista e antirazzista. Tutti temi che in un paese che ha ancora difficoltà a rimuovere dalla sua Capitale gli obelischi con inciso ‘Dux’ sono ovviamente divisivi. E anche in questo caso, come si diceva all’inizio, sulla serie di Zero ci si è divisi. Se ha fatto da padrone la polemica sterile sul romanesco dei personaggi (che sono nati, sono cresciuti e vivono nella periferia romana, quindi non si capisce come avrebbero dovuto parlare secondo i puristi dell’italiano che non hanno ancora compreso il corretto uso di ‘piuttosto che’), c’è un’altra polemicuccia che ha provato a fare capolino, per fortuna senza successo. Ma vale la pena dargli un’occhiata, anche solo per riderci su. Le pagine del giornale da cui la feroce critica ha provato a mostrare i denti sono quelle del Primato Nazionale, punto di riferimento di Casapound. E già possiamo intuire il perché, come dice il poco esplicativo titolo, perché ai fascisti di Casapound non è piaciuta la serie di Zerocalcare. Oltre la solita retorica del ‘Zero è uno che canta la periferia ma in realtà ha fatto i soldi” e quindi non è più autorizzato a parlare, l’autore del pezzo – Adolfo Spezzaferro, che speriamo sia un nome inventato – indica come unico momento che ha gradito della serie quello dove un ragazzino, cui Zero dava ripetizioni da piccolo, è ‘diventato nazista’: “Ovviamente nel senso che almeno uno esce fuori dal coro della narrazione dominante. Dove è normale, pacifico vivere in mezzo a simboli antifa e frequentare palestre popolari e altri posti dei compagni. Come se non esistesse un altro mondo, l’alternativa” scrive Spezzaferro. L’alternativa sarebbe il nazismo. La via di fuga dalla ‘narrazione dominante’ (quando piace, ai fascisti, fare le vittime del sistema) sarebbe la violenza, il razzismo, il manganello, la dittatura, l’orrore. Sarebbe già questo sufficiente a compatire i poveretti che nel nazismo trovano un viatico ai loro fallimenti. Se poi aggiungiamo l’immagine dei vari Spezzaferro di tutto il mondo che davanti a una serie come quella di Zero ‘rosicano’ (se non lo capite, googlatelo. O azionate i sottotitoli) allora i motivi per apprezzare questa piccola perla di Netflix aumentano. globalist
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goodbearblind · 3 years ago
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"L'estate del nostro scontento-quello che rimane Genova 20 luglio 2001. Chissà chi è questo ragazzo che colsi con la coda dell'occhio mentre nel caos provocato dalla mattanza poliziesca alzava una bandiera arcobaleno in un gesto ostinato contrario e pacifico, persino ingenuo visto l'odio e la violenza di Stato. Cosa farà adesso? Si ricorderà di quel giorno? Sarà uno dei tanti ragazzi che hanno preso la via dell'estero per guadagnare il pane amaro dalle sette croste? O si arrabatta ancora in qualche periferia urbana con lavoretti precari, senza un vero futuro, quello che gli cominciarono a rubare in quei giorni a Genova? In quello sguardo per me c'è lo spirito del tempo, e un sogno brutalmente infranto. Del resto rimane la dichiarazione dell'attuale capo della polizia Gabbrielli: " a Genova fu tortura, io mi sarei dimesso". Sì, come vederti, come no. Infatti i funzionari condannati in via definitiva per quella" macelleria messicana" rientrano in servizio proprio in questi giorni. Nessun oblio, nessun perdono. Mai." (Stefano Erasmo Pacini, 20.7.2017) https://www.instagram.com/p/CRiaEatLDNS/?utm_medium=tumblr
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paoloxl · 3 years ago
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Morti in carcere: almeno tre decessi alla settimana - Osservatorio Repressione
Nelle statistiche pubblicate online dal ministero della Giustizia i dati ufficiali (e parziali) dell’ecatombe dietro le sbarre: 154 vittime nel 2020, contando solo suicidi e decessi per presunte cause naturali
Decessi per Covid e altre malattie, in cella, in infermeria e nei reparti detentivi ospedalieri. Suicidi. Overdosi da stupefacenti e psicofarmaci, inalazione del gas delle bombolette da campeggio usate per cucinare. Infortuni accidentali. Mancata liberazione di persone malate con pochi giorni da vivere. La fine per vecchiaia, dietro le sbarre. Un delitto, probabilmente.
Casi non chiari o non chiariti. Per il 2020, l’anno della pandemia fuori controllo e della strage post rivolte, il ministero della Giustizia conta e dichiara 154 decessi di persone sotto la custodia dello Stato: 61 detenuti si sono tolti la vita (stando alle apparenze iniziali) e altri 93 sono stati stroncati da «cause naturali» (voce che include i decessi per abuso di droghe).
Ragazzi e uomini, nella quasi totalità dei casi. Una media di tre morti la settimana, almeno. L’avverbio è d’obbligo. Dal prospetto degli «eventi critici» sul portale di via Arenula mancano gli omicidi, i decessiaccidentali e quelli per cause da accertare, pochi o tanti che siano.
Morti in carcere 2021: suicidi e casi da chiarire
Di carcere, in carcere, si continua a morire. Anche quest’anno le storie tragiche si contano già a decine. Per esempio. Yassine Missri stava alla Dozza, il penitenziario alla periferia di Bologna. Aveva 28 anni, faceva il barbiere. È stato trovato senza vita il 27 gennaio 2021.
Ambra Berti era della stessa età. Veniva da esperienze personali pesanti, soffriva la lontananza dai due figli piccoli e dagli altri affetti. È spirata nella casa circondariale Spini di Gardolo, a Trento, il 14 marzo 2021.
Alberto Pastore, rinchiuso a Novara, non è arrivato a 25 anni. Ha scelto di congedarsi dalla vita il 14 maggio 2021 con un gesto irreparabile, annunciato da tempo.
A  Genova-Marassi sembrava che Emanuele Polizzi, il 28 maggio 2021, si fosse suicidato. Poi due compagni di detenzione del 41enne sono stati indagati per omicidio volontario.
Detenuti morti: nomi e dati nel dossier 2021 di Ristretti Orizzonti
Per il 2021 il ministero di Giustizia per ora in rete non fornisce informazioni né sui singoli decessi né sulla conta parziale, lasciando fuori omicidi e eventi accidentali o da approfondire. Pubblicherà statistiche aggregate l’anno prossimo.
Numeri ufficiosi e provvisori e notizie arrivano dal prezioso dossier “Morire di carcere“. A curarlo sono i volontari di Ristretti orizzonti, il giornale fondato nella casa di reclusione Due Palazzi di Padova. Da gennaio a fine luglio di quest’anno, scandagliando pagine e siti di cronaca e vagliando denunce e segnalazioni, i redattori della rivista e del rapporto hanno individuato e censito 78 vittime, restituendo loro la dignità del nome (dove possibile). Per svariate vittime le cause di morte sono da ricostruire, per 28 è stato suicidio.
Situazione carceri italiane: sui decessi manca trasparenza
Di molti carcerati morti si conoscono i dati anagrafici minimi, di alcuni nemmeno quelli. Via Arenula, il dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, i provveditorati regionali, i singoli istituti, le procure e le regioni (con la competenza sulla medicina penitenziaria e sulla medicina d’urgenza) non rendono noti i singoli decessi in tempo reale (se non in casi eccezionali), né informazioni di base sulle vite perse e sulle circostanze.
A far filtrare all’esterno le notizie delle morti in cella in genere sono fonti sindacali, avvocati e associazioni, familiari, operatori. Il dovere di informazione dello Stato, dicono dall’ufficio stampa di via Arenula, è ritenuto assolto con la pubblicazione dei riepiloghi annuali degli «eventi critici segnalati alla sala situazioni del Dap», cioè notificati dai singoli istituti ai referenti romani.
Suidici nelle carceri italiane e morti per cause naturali
Nel  2019 i suicidi “ufficiali” sono stati 53 e i decessi per cause naturali 90, con un solo omicidio dichiarato ad integrazione delle tabelle online. Per il  2018  i funzionari  ministeriali censiscono 61 suicidi, 100 morti naturali, nessun omicidio,
Dal 1992 al 2020 il totale dei decessi in carcere per cause note (o presunte tali) supera abbondantemente quota 4.000 e senza contare poliziotti penitenziari e altri operatori : 1.514 i ristretti suicidi e 2.623 i reclusi stroncati da malanni e problemi di salute, più un numero imprecisato di vittime di uccisioni o omissioni.
Morti in carcere Modena: Antigone, la strage del Sant’Anna e altri casi
Antigone sta seguendo una serie di storie al vaglio alla magistratura e la strage del Sant’Anna di Modena (cinque vittime nella struttura emiliana e quattro durante e dopo i trasferimenti in altri penitenziari).
Per quest’ultimo procedimento, archiviato dal giudice, l’associazione ha presentato reclamo contro l’estromissione dal ruolo di persona offesa. E sta studiando possibili contromosse.
Omicidio colposo, ma c’è rischio prescrizione
Alfredo Liotta morì il 26 luglio 2012 in una cella del carcere di Siracusa. Aveva 41 anni e l’ergastolo da scontare. Una vicenda di «abbandono terapeutico», a detta di Antigone.
«ll personale medico e infermieristico non ha saputo individuare e comprendere i sintomi né il decorso clinico dell’uomo e le carenze conoscitive hanno portato al decesso Gli operatori succedutisi nella cella di Liotta, negli ultimi 20 giorni di vita, sono rimasti completamente passivi davanti alle sue patologie. Alfredo soffriva di epilessia, anoressia e depressione. Aveva smesso di bere e di mangiare».
In primo grado, il 13 ottobre 2020, cinque dei nove camici bianchi alla sbarra sono stati condannati per omicidio colposo. La sentenza è stata impugnata in appello. Sulla vicenda però incombe la prescrizione del reato, l’esito di svariate inchieste simili.
Morti sospette in carcere: mancano diagnosi e cure
Stefano Borriello, 29 anni, il 7 agosto 2015 venne stroncato da una infezione polmonare durante il tardivo trasporto dal carcere di Pordenone all’ospedale. Secondo la madre, stava male da giorni ma non era stato curato. Antigone, opponendosi alle richiesta di archiviazione, è riuscita a far portare in aula la vicenda. A giudizio è stato mandato il medico curante del carcere.
«Gli viene contestato  di non aver diagnosticato l’infezione polmonare letale. Non fece alcun rilevamento dei parametri vitali, non dispose un esame clinico-toracico». La mancata diagnosi portò a non «somministrare  antibiotici, quelli  che avrebbe evitato il peggiorare delle condizioni di salute e portato alla guarigione». Il processo è in corso, prossima udienza a settembre 2021.
Il ragazzo che non doveva essere in prigione
Valerio Guerrieri aveva 21  anni e problemi conclamati. Il 24 febbraio 2017 si tolse la vita a Regina Coeli. Non avrebbe dovuto essere in carcere. Un giudice, 10 giorni prima, aveva revocato la custodia cautelare in cella e disposto il ricovero in Rems, una delle strutture che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari.
Dopo un doppio giro di richieste di archiviazione, e di opposizione, è stata disposta l’imputazione coatta per l’allora direttrice del penitenziario romano e un’altra dipendente ministeriale. Si ipotizzano i reati di rifiuto di atti di ufficio, indebita limitazione della libertà personale e morte o lesioni come conseguenza di un altro reato.
Jhonny il rapper, impiccato nel carcere di Salerno
Il 26 luglio 2020, a 23 anni, il giovane rapper Jhonny Cirillo si è tolto la vita impiccandosi con un lenzuolo alla finestra del bagno di una cella della casa circondariale di Salerno. Avrebbe dovuto esser sottoposto ad un livello di sorveglianza elevatissimo, perché si era fatto dei tagli a un braccio.
Non solo. Era in condizioni mentali preoccupanti, manifestava scoramento, minacciava lo sciopero della fame e della sete, aveva chiesto il trasferimento in una struttura esterna specializzata. Il 22 aprile 2021 Antigone ha depositato un esposto-denuncia, chiedendo verità e giustizia anche per lui.
Torture, percosse, abusi e altri decessi da chiarire
Video, esposti e denunce di torture e pestaggi hanno riportato l’attenzione investigativa, e ministeriale, su altri casi che interrogano e inquietano: un detenuto morto nel carcere della mattanza di Santa Maria Capua Vetere (Lamine Hakimi di 27 anni, inizialmente considerato un sucida ) e i tre trovati senza vita a Rieti, dopo la sommossa di marzo 2020 (Marco Boattini di 40 anni, Carlo Samir Perez Alvarez di 28 e Ante Culic di 41, per cui si ipotizzò l’overdose).
«Ad oggi – asserisce l’ufficio stampa di via Arenula – non risultano episodi di decessi di detenuti all’interno degli istituti riconducibili a personale penitenziario».
Lorenza Pleuteri
da Osservatorio Diritti
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orianagportfolio · 4 years ago
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Gaber: canterei Cattiva Lugano che non hai salvato gli ebrei che venivano da te / Il Bullone - OrianaG
Pubblicato su Il Bullone nº 21, gennaio 2018.
A Giorgio piace chiacchierare. Gli piace ascoltare le chiacchiere dei Gino che incontra, magari al bar. E gli piace raccontare le storie nascoste dietro quelle chiacchiere. Magari con una ballata. In realtà è Alberto Ferrari, giornalista, che si presta al gioco di trasformarsi nel suo grande amico, il signor G. Lo incontro in un bar, io chiedo un caffè, lui sta facendo aperitivo, mangiucchia patatine con la goduria di un bambino. Inizia a raccontare a ruota libera. Lo assecondo.
«Sono friulano e c’ho il nasone. Il mio cognome sarebbe Gaberscic, ma era troppo lungo e l’ho accorciato, il cognome. Il nasone è lì. Mi hanno definito un “poeta sociale", io non so cosa voglia dire. Roba strana. Strana come quell’altra volta che ho chiamato un mio amico di Genova, giornalista per Il Secolo XIX. Gli dico che voglio partecipare a Canzonissima. “Bell’idea”, mi dice, “e cosa vorresti portare?”, “Canzone di un suicida” rispondo io. Mi dà dello scemo, ma io insisto. Vado, canto. Subito è shock, perché gli italiani sono un po’ strani. Ma la giuria dei giornalisti mi dà un bel punteggio. A Milano ho scritto “Illogica allegria”. Mi sono trovato in mezzo al traffico, in macchina, e tutti intorno a me erano furibondi, incazzati. E io godevo, mi dispiace dirlo, ma godevo. Ho sposato Ombretta, una gran donna. Stava con Berlusconi, ma nessuno è perfetto. Era sensibile, mi sapeva prendere e con lei mi sentivo davvero libero, felice. “Quando sarò capace di amare” l’ho scritta per lei. Poi mi sono ammalato, penso che forse è una cosa che mi porto dietro da quando ero bambino. Penso a quello che insegniamo ai bambini. Il ballo? Il bel canto? Pirlate! Perché non gli insegniamo l’amore? È per questo che quando sono stato male sono tornato al bar, coi miei amici. Se proprio dovevo morire, volevo morire in mezzo a loro, tra il fumo delle sigarette, il Barbera e i nomignoli di periferia. Una volta incontro quel mio amico giornalista in via Montenapoleone, mi chiede cosa ci faccio lì. “Respiro l’aria dei pirla”, gli rispondo. Quelli che corrono dietro al comprare. Mi divertiva anche quella, di gente. E adesso non sono mica morto, sono vivissimo. E continuo a guardarla, la gente, come facevo al bar!»
È forte la concentrazione di menti nella tua generazione. Tu, Mina, Paoli, De André, Tenco, Celentano... Era più facile fare musica? «Sì, hai ragione. Perché l’Italia usciva dalla guerra. C’è stato il boom, e si stava bene. Ci accontentavamo di poco, e negli anni 70 era tutto in crescita. Anche l’arte. Non considerarmi “artista”, quella è roba seria, io sono uno del popolo. Ma talenti ce n’erano. Mina, messa in croce perché innamorata ma non sposata. Tenco, gli volevo bene, quando a Sanremo ho sentito “Ciao amore ciao” pensavo vincesse. E sì, ci credo che si è sparato. È vizio degli italiani quello di immaginare ci sia qualcosa dietro, come con Pasolini. Poi Paoli, che stava con la Sandrelli, che lo lascia per Tenco, ma diceva di non voler dimenticare Gino. Forse un amore solo per un cuore solo non è abbastanza. Poi Celentano, una voce straordinaria. Come politico lo discuterei un po’, ma è simpatico, e resiste, mi han detto che continua a far concerti!»
L’ultimo disco con Mina è stato primo in classifica tutta l’estate. «Io non so se sono mai stato primo in classifica, ma non importa. Però ieri era il Giorno della Memoria e una volta con Jannacci abbiamo cantato “Addio Lugano bella”. Gli svizzeri, che accoglievano i resistenti italiani, hanno rifiutato la Segre, condannandola ad Auschwitz, e pensavo che la mia Milano ha fatto qualcosa di terribile come il binario 21. Ricanterei, cambiando le parole, “Cattiva Lugano che non hai salvato tutti gli ebrei che venivano da te”.»
Mi racconti di Giorgio Strehler e Paolo Grassi? E di Jannacci? «Tanti dicono che le cose più grandi le ho fatte con loro due. Non ne sono convinto. Ma mi hanno trattato molto bene, e mi hanno fatto fare un sacco di spettacoli perché parlavo al cuore della gente. Dicono facessi poesia, ma non mi sento poeta. De André era poeta, lo amavo tanto. A me piaceva andare in mezzo alla gente che puzzava di gente. Jannacci era un grande. Faceva il medico. Mi voleva bene, e anch’io a lui. “Aspettando Godot” me l’ha fatto leggere lui. Una volta eravamo con Dario Fo, ci siamo divertiti. Fo l’era matt. Parlava di “Mistero Buffo”, e io gli dicevo: “Ma tutta l’Italia è buffa”. Avrei voluto fare qualcosa sulla Storia, se avessi avuto un po’ più tempo, tornare al bar in Toscana, dove son morto, raccontare la Storia di questi anni: la Lega, il Movimento 5 Stelle gestito da un burlone come Grillo. E poi l’altro, che a 82 anni... ma chi glielo fa fare? Me l’ha fatto conoscere Ombretta. Ma non mi far dire quello che penso. Ma anche gli altri, Renzi... Non voglio dire altro, che mi prendo una querela. Possono querelarmi anche da morto?»
Cosa diresti alla mia generazione sul sentirsi italiano? «Vi direi di crederci. Continuare a crederci. Voi siete il futuro e il presente. Non abbiate paura, anche se non prenderete la pensione. Avere coraggio e crederci. Avete la fortuna di avere una guida forte: sai cosa penso della Chiesa, ma sto Francesco mi piace. Dice le robe che pensiamo tutti, senza paura, anche se deve ammettere un errore. E poi, è un po’ noioso, ma anche Mattarella è una brava persona. Avete bisogno di gente credibile, che vi dica cose vere. Non certi giornalistucoli che leggo da quassù. La stampa deve essere credibile, e voi dovete denunciarla quando non lo è.»
Chi ascolteresti adesso? «Mi piace molto Ligabue. E anche se matto e strano, mi piace Vasco. Son diversi da me, ma è cambiato il mondo. Mi piace ancora la Patty, e poi Shakira. Mi piacerebbe partecipare a un suo concerto, con la canzone dell’Unicef, bella. Anzi, dedico l’intervista alla bambina siriana del video, perché le voglio bene.»
Grazie.
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crisfromtheblock · 4 years ago
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CRISPONDO🗣
1. Nome e cognome?
Cristina C.
2. Soprannomi?
Cricri, Cris o Chicchi (solo in famiglia)
3. Colore dei capelli?
Castani ma li tingo spesso di nero
4. Occhi?
Castani/ambrati
5. Altezza?
1.63 ottimisticamente
6. Vorresti cambiare il tuo nome?
Mai
7. Hai animali domestici?
Al momento no, ma vorrei un pittbull
8. Animale preferito?
Pantera
9. Libro preferito?
The hate u give, Angie Thomas
10. Film preferito?
Non ne ho uno solo, comunque direi: Titanic, Pearl Harbor, Leon, Sleepers e codice d’onore
11. Cartone animato preferito?
Di quelli che guardavo in tv da piccola: Rossana, Sailor Moon, Doremi e Picchiarello
12. Film d’animazione preferito?
Disney: Mulan, Hercules, T come Tigro
Non Disney: Anastasia, Bartok il magnifico
13. Serie tv preferita?
Scelta difficilissima: Grey’s Anatomy, Peaky Blinders, Game of Thrones
14. Saga preferita?
Star Wars, Il Signore degli Anelli
15. Canzone preferita?
Keep ya head up (Tupac)
16. Colore preferito?
Viola
17. Dove sei nata?
Genova
18.Dove vivi?
Vivo a Cornigliano, quartiere della periferia Genovese
19. Che origini hai?
Ho origini sarde da parte di mio padre e origini Toscane/Emiliane da parte di mia madre. Mia mamma è nata a Pistoia, mio padre a Cagliari. Sono molto legata alle mie radici sarde.
20. Hai cicatrici?
Si, una sulla parte bassa della fronte dovuta alla varicella e una sul ginocchio destro a causa di una caduta in moto con un amico da pivella.
21. Hai mai perso qualcuno di speciale?
Marius🖤 uno degli amici migliori di sempre, una delle persone più belle dell’universo. Ci ha lasciati la mattina del 14 Agosto 2018, a soli 22 anni. Si trovava sul ponte Morandi al momento del crollo. Non mi sono mai più sentita completa da quel giorno. Marius si è portato via una parte di tutti noi.
22. Sei mai stato depresso?
Ho iniziato a soffrire di depressione a 16 anni circa, sono anche arrivata al punto di tagliarmi. Dopo aver trascorso due anni chiusa in casa per la depressione, sono “uscita” da quel tunnel per ritrovarmici dentro 3 anni dopo per la scomparsa di Marius. A 21 anni, qualche mese dopo la sua morte, sono andata in terapia per un breve periodo. Penso che questo lutto sia la cosa che più mi ha segnata, non ho mai sentito così tanto dolore, non mi sono mai sentita così vuota e fragile come allora. Ho capito negli anni che la depressione è qualcosa che non se ne va mai via veramente, puoi combatterla e tenerla persino a bada per brevi periodi, ma è un mostro che non ti abbandona, la sua ombra ti segue sempre. L’unica cosa che puoi fare è decidere di correre più di lei e di non farti prendere.
23. Incontrato qualcuno che ti ha cambiato la vita?
Credo che ogni incontro ti cambi un po’ la vita, ma sicuramente gli incontri più significativi sono stati con i miei migliori amici, Dalila e Michael, rispettivamente alle medie e all’asilo.
24. Capito chi sono i tuoi veri amici?
Credo di aver sempre saputo che non avrei mai avuto amici più veri di quelli con cui ho stretto legami in prima media. Io nella mia testa ci chiamo “gli originali” o “i magnifici 7”: Michael, Dalila, Marius, Toni, Mauri, Jo ed io. Saremo per sempre una famiglia.
25. Qual è la cosa che ti auguri di cambiare nella tua vita?
So solo che non cambierei mai la mia storia.
26. Che cosa ti da sui nervi in questo momento?
L’insonnia a cui sono condannata e gli stronzi che mi circondano.
27. Hai tatuaggi?
Si, 3. Una luna sulla schiena, Nefertiti sul fianco destro e due ali d’angelo dietro la caviglia.
28. Piercings?
Si, naso.
29. Hai una cotta per qualcuno?
È raro che io provi interesse per qualcuno ma si, purtroppo al momento sono una sottona di merda e non mi sopporto. Odio vedermi così. Odio non poterlo combattere. Al momento sto facendo finta che non esista per cercare di ripigliarmi.
30. Cosa ti piace di te?
Il cervello, il mio modo di pensare, la mia profondità di pensiero.
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sara-why-not · 5 years ago
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LANONNA.
É conosciuta così dalle mie amiche, da quando andavo all’università e vivevo con lei a Torino, in una casa popolare della FIAT davanti a lingotto fiere. Piazza Fabio Filzi 2 interno 9. Terzo piano senza ascensore. Terrazza verandata come quasi tutto il palazzo, il rumore delle macchine che sfrecciano nel sottopasso lingotto, le luci che entrano anche la notte attraverso le tende bianche della camera da letto, in cui dividevamo 2 letti singoli che mia nonna rifaceva tutte le mattine, anche se io lo avevo già fatto.
Parlavamo poco in realtà, io andavo a scuola 8 ore al giorno e tornavo stravolta il più delle volte, nel weekend tornavo a casa. Le sere in settimana mi addormentavo sul divano, andavo alle serate cutre o salivo al quinto piano dal mio vicino di casa. Lei guardava la Rai e faceva parole crociate.
Ma non il lunedì, il lunedì era la serata pizza, a volte lo proponeva lei, a volte glielo ricordavo io. Mi ricordo la prima volta, siamo andate al Vico Equense, in via Genova, 5 minuti a piedi. Abbiamo chiesto un tavolo per due e ci siamo sedute in attesa del cameriere. Quando é arrivato mia nonna ha ordinato una pizza con le acciughe, io una patatine e una coca, lei una birra piccola. Mi sono messa a ridere. “Allora prendo una birra anch’io”.
In quelle sere ho scoperto una marea di cose su mia nonna, di quelle confidenze che si possono fare solo in cene intime in una pizzeria semivuota nella periferia torinese di lunedì sera. I ricordi della guerra, i viaggi con gli anziani Fiat, la Feder casalinghe, il rapporto con mio nonno, l’amante che ha avuto dopo la sua morte e che il buon Dio ha chiamato a se, e da allora non ha voluto più nessuno. Mi diceva sempre che é stata felice della sua vita, che ha visto tante cose e che ringraziando il buon Dio stava bene.
Ci siamo andate per tutti gli anni dell’università, a volte mi chiedo se quando abbiamo smesso si sono chiesti di noi, e mi viene un po’ di tristezza, un po’ perché penso che possano credere che mia nonna sia morta, un po’ perché alla fine non li abbiamo mai salutati.
Adesso invece la guardo, vive a casa con i miei, nella mia vecchia camera da letto, e ogni tanto cerco ancora di carpire qualche informazione del suo passato, oggi ho scoperto che preferiva Morandi a Celentano. Per il resto non si ricorda più molto, ci vede poco e pensa di avere ancora 82 anni anche se tra poco ne fa 87. Per ridere la chiamiamo Signora Giovanna e lei ci sorride, tutti i giorni le spieghiamo che c’è una pandemia e lei esclama “Oh Signur!”, se le chiediamo a tavola se vuole qualcosa le risposte sono “fa istes” e “poco poco” a seconda dei casi. A volte con queste frasi ci prendiamo in giro anche tra di noi.
Per il resto continua a fare parole crociate, ma adesso se non la guardi sbircia le risposte sul fondo.
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retegenova · 6 years ago
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GLI ESERCENTI DEI LUNA PARK AL MIBAC: “NON CONFINATECI NELLE PERIFERIE”
Il ministro dei Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli ha ricevuto i rappresentanti di categoria dell’ANESV, associazione di categoria che rappresenta lo spettacolo viaggiante e i parchi divertimento, aprendo al dialogo e comprendendo le criticità del settore.
Roma – I rappresentanti di categoria dello spettacolo viaggiante ANESV AGIS, pezzo di storia della cultura e dello spettacolo popolare italiano hanno organizzato un tavolo di confronto alla presenza del ministro dei Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli, che ha aperto un dialogo e ascoltato le richieste degli esercenti.
«Tra difficoltà nell’esercizio dell’attività e un rapporto distante con le istituzioni – racconta Ferdinando Uga, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Esercenti Spettacoli Viaggianti – lo spettacolo viaggiante è finito ai margini delle città, con luna park storici costretti a spostarsi in periferia. Questo confinamento dai cuori pulsanti degli agglomerati cittadini non giova al settore e ai cittadini, e dopo il dialogo col ministro Alberto Bonisoli siamo più fiduciosi: ha compreso le criticità, dimostrandosi disponibile a collaborare per trovare soluzioni». Durante l’incontro col ministro, svolto nella sede del Ministero dei Beni e le Attività Culturali, i rappresentanti dell’ANESV hanno illustrato le problematiche di settore che da secoli porta spettacolo e divertimento in ogni angolo d’Italia, rivestendo un importante ruolo sociale e culturale. «Fin da subito – aggiunge Maurizio Crisanti, segretario nazionale Anesv – il ministro si è impegnato perché lo spettacolo viaggiante resti competenza del Mibac, e già questo è un ottimo segnale. Chiediamo che le istituzioni siano nostri partner nell’innovazione del settore, con una normativa al passo con i tempi: solo così possiamo garantire un futuro alle oltre cinquemila imprese e famiglie che quotidianamente regalano momenti di spensieratezza a grandi e piccini».
LE RICHIESTE DELLO SPETTACOLO VIAGGIANTE AL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI
La legge 18 marzo 1968, n. 337, che da oltre 50 anni regola l’esercizio dell’attività, è stata aggiornata negli anni solo per abrogare alcuni articoli, rendendo il testo piuttosto incompleto e inadeguato a dar seguito all’impegno dello Stato a sostenere il “consolidamento e lo sviluppo del settore”, secondo il dettato dell’articolo 1. “Consolidamento e sviluppo” due termini che necessitano di un’aggiornata interpretazione. Cosa si intende nel 2019 per consolidamento sviluppo di un settore culturale? Non solo sostegno economico, peraltro non più così efficace come fino al 2013, ma orientato a favorire i seguenti punti.
Le opportunità di lavoro e l’esercizio
La legge 337 prevede all’articolo 9 che le amministrazioni comunali individuino un elenco di aree disponibili ed emanino un regolamento di concessione, per garantire la massima trasparenza. Attualmente solo alcune centinaia di comuni italiani (su oltre ottomila), ha rispettato la norma, nonostante alcuni richiami con circolari del Ministero dell’interno. Senza un nuovo impulso normativo, i luna park sono sempre più decentrati in aree difficilmente raggiungibili senza mezzi propri. Si propone quindi una nuova stesura dell’articolo 9 con la previsione che la Prefettura possa esercitare i poteri sostitutivi previsti dalla legge 241/90 affinché i comuni deliberino l’elenco delle aree e il regolamento di concessione e le aree siano concesse direttamente ai richiedenti, evitando l’emanazione di bandi, che la legge 337 proibisce dal 1968. Il tutto nel rispetto del protocollo d’intesa tra l’ANCI, associazione dei Comuni italiani e l’ANESV.
La qualificazione professionale
Sulla professionalizzazione degli esercenti il problema è evidente. Attualmente chiunque voglia gestire un ottovolante alto 30 metri, che porta gli utenti ad oltre 100 km/h in pochi secondi, può richiedere in Comune la licenza di esercizio e ottenerla in pochi giorni, senza dover documentare il possesso di requisiti di professionalità, come invece avviene per chi si occupa di somministrazione, il commercio alimentare, installazione di impianti elettrici o caldaie. È tempo di introdurre requisiti tecnico professionali per la gestione delle attrazioni: la sicurezza è un elemento fondamentale, il più importante, nella gestione delle attrazioni. La crescita della sicurezza dei cittadini e dei lavoratori del settore deve concretizzarsi anche in forme di tirocinio e formazione, necessarie per poter gestire un’attrazione.
L’innovazione che rende sempre nuova una forma di spettacolo
Che si tratti di luna park o di parchi di divertimento, le attrazioni dello spettacolo viaggiante sono inserite in un elenco emanato con decreto di concerto tra due Ministeri, quello dei Beni e Attività Culturali e dell’Interno. La ratio dell’articolo 4 della legge 337 era quella di valutare elementi oggettivi, legati alle attività di spettacolo – come teatro di burattini, o l’arte di strada – e alle attrezzature per spettacolo e divertimento, e a un aspetto tecnico, relativo agli aspetti di sicurezza, attraverso il parere delle commissioni di vigilanza sui luoghi di spettacolo. La legge 337 aveva quindi rimesso l’approvazione definitiva delle integrazioni all’elenco delle attrazioni ad una commissione ministeriale composta dai rappresentanti di vari dicasteri, competenti sui vari aspetti dell’innovazione, alla sicurezza, alla fiscalità. L’elenco delle attrazioni non è legato soltanto alla concessione dei contributi FUS, ma è uno strumento essenziale per la gestione delle attrazioni. Esso regola gli organici dei luna park, le licenze di esercizio, il rilascio dei codici identificativi comunali e gli aspetti di sicurezza delle attrazioni.
Si tratta quindi di un vero strumento di lavoro per i comuni italiani e gli esercenti dello spettacolo viaggiante. Attualmente è poco frequente che la commissione ministeriale, che solo in questa funzione non è “consultiva”, accolga l’inserimento di nuove attrazioni esprimendo un parere che può discostarsi da quello, allegato alla istanza, espresso dalle Commissioni provinciali di vigilanza che hanno visionato e testato l’attrazione. I dinieghi incidono negativamente sul mercato e sulla possibilità per gli esercenti di presentare nei parchi attrazioni di ultima generazione o orientarsi verso forme innovative di divertimento per i cittadini. È necessario pertanto snellire le modalità di aggiornamento dell’elenco delle attrazioni e prendere atto favorevolmente dell’esistenza di nuove attività di divertimento, apprezzate dal medesimo pubblico, come ad esempio i percorsi avventura, oltre 250 le installazioni in Italia, o altre giostre e attività che presentano elementi di innovazione ma vengono semplicemente assimilate ad attrazioni inserite molti anni prima, come accaduto recentemente.
Scolarizzazione
Il documento presenta anche altre proposte di adeguamento della legge 337 del 1968, per renderla più funzionale alle esigenze attuali e garantire che l’impegno dello Stato a garantire il consolidamento e lo sviluppo del settore trovi ancora una concreta applicazione. Una riguarda la scolarizzazione dei ragazzi di famiglie con attività itineranti, ai quali la normativa scolastica impedisce di fatto di concludere gli studi o rispettare, quanto meno, i termini dell’obbligo scolastico.
Su queste tre finalità Anesv e altre associazioni categoria hanno elaborato le proposte esposte al ministro Alberto Bonisoli, riguardanti i decreti attuativi previsti dal Codice dello spettacolo. Per Anesv è necessario introdurre alcune integrazioni alla legge 337, raccolte in un documento consegnato al ministro Bonisoli.
Ufficio Stampa Anesv
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GLI ESERCENTI DEI LUNA PARK AL MIBAC: “NON CONFINATECI NELLE PERIFERIE” GLI ESERCENTI DEI LUNA PARK AL MIBAC: “NON CONFINATECI NELLE PERIFERIE” Il ministro dei Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli ha ricevuto i rappresentanti di categoria dell’ANESV, associazione di categoria che rappresenta lo spettacolo viaggiante e i parchi divertimento, aprendo al dialogo e comprendendo le criticità del settore.
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ame-r-chaucer · 6 years ago
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Poteri!Au Perché noi con i nomi delle Au siamo brave!xD
-in combutta con @generaleferri - Questa la scriveremo sicuro, è già interamente -o quasi- plottata, dobbiamo solo trovare il tempo di darle vita! C:
Forse dovrei scrivere un minimo di trama -anche se sono impedita a raccontare le cose x"“-.
Au dove alcuni esseri umani subiscono delle mutazioni e sviluppano dei poteri sovrannaturali, poteri che li rendono immediatamente pericolosi verso il resto del mondo. Il governo li dichiara “illegali” e inizia una caccia alle streghe per prenderli e rinchiuderli in centri di cura/ricerca con la promessa di essere salvati. Nessuno ne è mai uscito. Ermal eredita il potere dalla madre la quale gli impone di tenerlo nascosto a tutti i costi e gli insegna a contenerlo, ma un giorno gli sfugge di mano, frigge il padre -o quasi- e per questo sono costretti a scappare.
Arrivano in Italia, prima a Bari, poi si spostano verso nord, Roma e infine Genova.
Le città sono divise in “Centro” e “Periferia” ed è chiaro che chi vive nella seconda sono reietti, poveri e poco di buono. Il Centro è altamente controllato. Ermal cresce, il suo segreto rimane nascosto nella parte più profonda del suo essere, una vita normale per una persona -all'apparenza- normale.
Ma il Governo, dopo l'ennesimo “incidente” con un mutato, decide di sottoporre l'intera popolazione ad un esame dal quale sarà possibile evincere chi possiede il gene mutante. Esiste una droga, spacciata nei bassifondi della città, capace di inibire il gene e farlo sparire per qualche ora, e quando arriva la lettera nella quale, nel prossimo giro di analisi, figura il nome di sua madre, Ermal si ritrova a vagare per l'entroterra Ligure alla ricerca di un certo “Moro”, colui che può procurargliela.
E tra case popolari suggestive, pub gestiti da persone poco raccomandabili a cui stanno bene i baffi, artisti di strada con licenze false, poliziotti che non sanno sorridere e dolci fanciulle con i controcoglioni riuscirà Ermal a salvare la vita di sua madre -e la sua-?
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne: inaugurata una panchina rossa nel Distretto Casilino, donata da Tor Vergata
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Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne: inaugurata una panchina rossa nel Distretto Casilino, donata da Tor Vergata. Roma. Innumerevoli le iniziative a cui partecipa la Questura di Roma nella giornata dedicata ad eliminare la violenza sulle donne e a sensibilizzare tutti sul tema. Questa mattina, in via delle Cincie, proprio all'interno del Distretto Casilino, ovvero uno dei più grandi uffici territoriali della Polizia di Stato che opera nella periferia est della Capitale, è stata inaugurata una panchina rossa, donata da Roma Tor Vergata, a simboleggiare l'impegno contro la violenza e la vicinanza di tutti alle donne del quartiere e non solo. Lo scoprimento è avvenuto alla presenza del Prefetto di Roma Lamberto Giannini, del Questore Carmine Belfiore, di Rosaria Alvaro, prorettrice all'Innovazione Sociale di "Tor Vergata", di Antonella Canini, prorettrice all'Ambiente e Sostenibilità Transizione Energetica, di Nicola Franco, presidente del VI Municipio, del Direttore Sanitario del Policlino Casilino, della Segretaria dell'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma Natascia Mazzittelli, di Don Coluccia, delle responsabili di "Differenza Donna" centro anti violenza di Torre Spaccata e dei dirigenti scolastici dell'Istituto Alzavole e del Liceo Pio Albertelli nonchè delle rappresentanze delle relative scolaresche. A supporto della stessa iniziativa anche il camper del progetto "...Questo non è amore" con a bordo l'equipe specializzata nella trattazione delle denunce e delle segnalazioni di violenze e di altri reati commessi soprattutto a danno delle donne. Molti giovani studenti hanno partecipato all'iniziativa con grande entusiasmo e attenzione. Il camper rosa, protagonista di questa settimana, nel pomeriggio si sposterà in piazza del Popolo. Molteplici i convegni e gli incontri sul tema a cui hanno partecipato gli specialisti della Squadra Mobile capitolina: alla Camera dei Deputati, negli ospedali San Camillo e Umberto I, al teatro Torlonia, nel comune di Castel Gandolfo, nelle scuole ed in alcuni store. Anche la Questura di Roma ha aderito all'iniziativa della Soroptimist International Italia illuminando di arancione l'ingresso principale e l'angolo di via Genova dell'edificio, oltre alla facciata di vari Distretti e Commissariati.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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sinapsimagazine · 2 years ago
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PELLEGRINAGGI METROPOLITANI  Passi, parole e musica per rammendare i margini 
PELLEGRINAGGI METROPOLITANI  Passi, parole e musica per rammendare i margini
Un progetto ideato e diretto da Sergio Maifredi Produzione Teatro Pubblico Ligure  A Genova, dal 5 al 21 ottobre 2022  Dodici date per nove spettacoli e un concerto, in quattro luoghi della periferia genovese simboli di comunità e di accoglienza fin dal Medioevo: la Chiesa di San Bartolomeo della Certosa, l’Abbazia di San Nicolò del Boschetto a Cornigliano, le Serre di Pra’ e il complesso di San…
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corallorosso · 5 years ago
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Agli abitanti della Val Polcevera hanno restituito il cielo Gli hanno restituito il cielo. Ma solo per otto mesi. Della mattina del 14 agosto 2018 ricordo l’odore delle macerie, il colore violetto dei lampeggianti, i tuoni, le voci che arrivavano da chissà dove, forse da sotto le macerie. Un uomo che mi venne incontro coperto di polvere e cemento. E ricordo quando alzando lo sguardo all’improvviso trovai sopra di me il vuoto. Proprio lì dove per decenni tutti noi genovesi avevamo visto il ponte. Un vuoto che ti pareva di caderci dentro. Erano così via Fillak e via Porro; anche nei giorni più luminosi d’estate arrivavi nel viale ed era come se qualcuno avesse spento il sole. Piombavi in un’ombra densa che ricopriva come polvere le foglie dei tigli. Sopra la testa sentivi quel rumore continuo di auto e camion che passavano e passavano. Senza tregua, di giorno e di notte, con il sole e la pioggia. Sempre, perfino quando giocava l’Italia e ogni strada si svuotava. Il ponte no. Non hanno mai avuto silenzio gli abitanti della Val Polcevera. Non avevano un orizzonte da guardare. Ma in alcune strade non avevano nemmeno il cielo. Dovrebbe essere sancito dalla Costituzione: ogni italiano ha diritto a un cielo. Perché sono così diversi i luoghi dove viviamo, ma questo almeno dovrebbe essere garantito a tutti: poter alzare la testa e vedere un po’ di blu. Invece no, in Val Polcevera non si poteva. Poi sono arrivati il dolore e la morte (soltanto loro si sono ricordati di questa periferia dimenticata da tanti) e come unica consolazione alla gente di via Fillak hanno lasciato il cielo. Ma sarà soltanto per pochi mesi. Ad aprile arriverà un altro ponte, torneranno quelle centomila auto al giorno che portano rumore e malattie (il record di mortalità della Liguria, il 50 per cento in più dei quartieri borghesi di Genova). L’Italia guarderà i nuovi piloni, le auto dei presidenti ci scorreranno sopra tra bandiere e fanfare. Tutti ci dimenticheremo di nuovo di chi vive là sotto. E forse la gente di Certosa, di Rivarolo ricorderà questi mesi come uno di quei miraggi che non sai più se erano realtà o sogno: i pochi mesi in cui hanno visto il cielo.
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