#perché sono un po' di ore che mi sento tutto il naso e un po' la gola anche “chiusi”
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jabeur · 6 months ago
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Di solito per telefono dovrebbe andare bene, come col medico di base in teoria
Poi l'accuratezza della diagnosi al telefono è sicuro più bassa ma se non puoi andarci fosicamente non credo ci siano problemi
grazie anon, ho chiamato nonostante l'idea di spiegare al telefono ad uno sconosciuto mi facesse venire voglia di piangere lol però il medico ha detto che secondo lui non c'è motivo di preoccuparsi almeno per il momento. dovesse persistere il problema sì ma per ora no
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manu-per-te · 2 years ago
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È che sei te...
Chissà quante volte ti sarai sentita dire "Sei bellissima". Quante volte? No, te lo sto chiedendo.
E poi? È lo posso immaginare.
Forse è per questo che oggi sei così. Che oggi sei.. sei te.
Si perché te sei particolare. Se ti dico che sei stupenda, tu non ci credi; anche se infondo penso che un po' tu lo sappia, te non ci credi e ci scherzi sopra.
Te prendi quasi tutto alla leggera, perché sai che la vita è pesante di suo e quindi a che serve essere pesanti? Allora sdrammatizzi tutto.
Se ti dico che sei sexy tu mi guardi strano, storici il naso e fai un mezzo sogghigno.
E cambi discorso.
Ma te sei bella così; perché non te se po fa un complimento che tanto cade là, 'ndo l'ho fatto.
Che presti poca attenzione alle cose, non a tutte solo a quelle importanti, per me.
Ti piace il calore del corpo, ti piacciono i sentimenti e ti piace provarli sulla tua pelle.
Te fanno sta bene, però... Ad una certa distanza, che 'nse sa mai.
Però c'hai di bello che sei magnetica; che ti vorrei davvero ignorare e, per quanto ci provi, e me ce senta male, io te devo cercà; te devo scrivere...
Perché sei speciale.
Perché la tua pelle ricorda la neve in una giornata di sole.
Perché i tuoi occhi ricordano il mare o le vaste distese di prati verdeggianti.
Perché le tue labbra potrebbero fare peccare un santo.
Il tuo corpo, nudo, se lo immagino semplicemente mi sento mancare...
I tuoi capelli che sono neri come la notte e le tue mani... Che possono dare felicità con una carezza o dolore con la loro fuga.
Le tue gambe, lunghe e sode, quando si avvinghiano; quando le sfioro è come toccare le nuvole.
Baciarti è un viaggio andata e ritorno in paradiso passando per l'arcobaleno, fare l'amore con te... È la fine della vita e la rinascita dello spirito.
Con te, che non ho capito perché non ti senti così speciale, tutto diventa speciale.
Anche mangiare un gelato, fare un aperitivo, guardare un prato, tutto diventa magnifico... Me fa uscì pazzo sta cosa, c'ho perso il sonno e la fame... Poi ho capito, tutto quello che c'è c'è e basta il punto è che te sei te, semplicemente te.
Sei quel pensiero notturno che ti accompagna la notte, sei il raggio di sole che ti acceca la mattina prima di svegliarti.
Te sei il vicino, la domenica mattina, che appende i quadri.
Sei la pioggia d'estate, la neve d'inverno.
Se il sole delle 19 e la luna delle 11.
Sei venere vista dalla Terra, così luminosa e bella che si pensa possa essere catturata come una farfalla ma che, in realtà, è irraggiungibile.
Ecco, questo ti rende ciò che sei, essere al di sopra del mondo pur non volendo.
Tu sei irraggiungibile e per quanto mi sforzi, non potrò mai arrivare lì dove tu brilli e dovrò accontentarmi di vederti nelle ore notturne, mentre una stella ti passa accanto ed io, qui, muoio di invidia.
Perché è ciò che sei e, semplicemente, sei te...
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ilmerlomaschio · 3 years ago
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rossoscarlatto.net
Tatuata
"Allora hai deciso..."
"Sì".
"E se poi ti stancassi ? Volessi levarlo ? Non ti piacesse più..."
"Non credo...e in ogni modo, lo sai, non do peso al mio corpo, non mi guardo allo specchio..., non m'importa cosa ne penserò domani o fra vent'anni, ho solo bisogno di un segno..."
"Un segno...?"
"Devo segnare questo tempo...ricordarlo..."
"Ricordarlo ? Puoi farlo comunque...perché sulla pelle ?"
"Definitivo..., questa fuga non è con la testa nel sacco, so che sto fuggendo e da cosa..."
"Tu hai troppi uomini..."
"In questo periodo ? Sì...sempre... quando sono così..."
"Tu li usi..."
"E loro usano me...normale...".
"Non sei innamorata, è vero...?"
"Ho bisogno di sogni, lunghissimi, interminabili..."
.................
Ore 16.35. Sono in anticipo.
"Ciao..."
"Ho appuntamento alle 17.00..., posso aspettare ?"
"Accomodati, lui è di là...nel frattempo puoi guardare i cataloghi, hai già un'idea ?"
"No. Nessuna."
Il divanetto è molto piccolo, e davanti una tendina trasparente, nera su un vetro. Dietro intravedo un'ombra. E un rumore, quasi un ronzio. Forte, insistente. Che cosa succede di là ? Nessuno parla...solo il ronzio.
Sfoglio le pagine piene di simboli scuri, linee, curve, punte, e piccoli totem, simbologie di mondi passati, qualche animale, e piume, ali. Che fare ? Che tipo di segno sul mio povero polso ? Un sole ? Questo piccolo pesce ? Questa spirale appuntita ?
"Hai bisogno d'aiuto ?"
Lei è vestita di nero, come me. Al naso, sopracciglia, e labbro inferiore anelli e altri piccolissimi oggetti.
"Fra poco tocca a te... è quasi pronto..."
Arriva. E' qui vicino. Mi guarda. Lo guardo.
Alto. Magro abbastanza. Le maniche corte della maglietta blu, larga, scoprono ogni forma incisa, e incredibile, sulle sue braccia. E colori. Anelli ad ogni suo dito. E il viso. Rugoso, ma giovane, con occhi chiari e una bocca grande, non ben delineata. Senza barba.
"Ciao...che cosa posso fare per te...?"
Huuummm, che cosa puoi fare per me ?...devo dirtelo subito... o dopo?
"Credo che un occhio...forse...ma molto stilizzato...una forma semplice, pulita...non troppo grande..."
"Ok, vieni..."
Si muove piano e sparge in giro un po' del suo profumo di muschio. La sala degli orrori ora è davanti ai miei occhi. Arrivandoci senza sapere cos'è può essere scambiata per lo studio di un dentista. Ma la musica ovunque, e forte, i disegni alle pareti, le sue foto nudo con esibizione d'ogni piccola e grande opera d'arte, mi fanno sentire finalmente a casa.
"Siediti qui...vicino a me..."
Mi accomodo, un po' timorosa sulla poltroncina vicino al tavolo, dove lui sta disegnando il mio occhio. Con la matita su una velina trasparente.
"Così... ti piace ?"
"Sì.....va bene..."
Si alza. Più in là la poltrona da esecuzione, il patibolo, quasi un lettino, di pelle imbottita rossa. Mi allungo, e lui prende il mio polso. Non parla, e da un cassetto tira fuori un rasoio. In un attimo graffia via i pochi peli sul mio braccio fino alla mano. Io tremo, sono già spaventata.
"Posso... scappare... se...?"
"Scappare ? e dove...stai tranquilla... ci penso io... non sentirai male... non troppo...sopporterai...vedrai..."
La decalcomania ora è sul mio polso, bella disegnata, e blu.
"Ecco...questa è la giusta posizione... potranno vederlo bene, tutti..."
Comincio a sudare, la ghigliottina è lì davanti a me, e sta iniziando il suo ronzio terribile.
L'ago. Mio dio. L'ago.
Punge. Punge e colora la mia pelle. E lui preme, e striscia per seguire il tratto del suo disegno, il mio occhio.
Non voglio scappare. Sono immobile e senza respiro.
Il mio braccio sulla sua gamba, e lui curvato a tenerlo fermo. E incidere.
"Ti fa male...?"
La sua voce adesso è bassa, e lenta. Tutta la pelle del mio capo freme.
So che la mia spina dorsale sta iniziando a gioire. La sento.
Il piacere che sale dai miei fianchi sino alla nuca, e poi scende sino all'interno delle mie cosce.
Ancora immobile.
Ma con la mente sono già ad accarezzare la lampo dei suoi pantaloni, e tutta la meraviglia che gli sta sotto.
"Ti fa male...?"
Sì. Mi fa male. Tu sai che mi stai facendo male. E anche come.
Conosci il tipo di dolore che procuri alle tue vittime.
E sono certa che la tua erezione è già cominciata.
Non mi chiedi se voglio sospendere per un attimo. No. Non lo fai.
E io non vorrei. Non devi fermarti, ora. Non più.
Che bello. E' bellissimo. Non potevo immaginarlo, sai ? Proprio non ne avevo sospetto.
Il segno che lasci sulla mia pelle vergine, è il tuo segno.
Il passaggio di te, su di me.
Molto più di una prima penetrazione. Altro tipo di verginità persa.
Quella di un angolo della mia testa, che ti lascia entrare dentro di me, e modificare il mio corpo.
Perché ho sempre sfuggito ogni mostra di body art ?
Stupida. Molto stupida. Ora capisco il piacere infinito.
E ne sto vivendo solo una piccola goccia.
E il senso di potere. Gigantesco. Voglio coprire il mio corpo di segni. Non smettere mai.
Aaaahhh... il tuo ago...come spinge... e striscia....e colora...
Ancora. Non fermarti. Non smettere mai. Fammi bruciare, ancora.
E incidi. Segnami. E segnami ancora...
"Ancora... un po' di grigio...qui...è troppo vuota...questa forma..."
Sì...ancora. Grigio...azzurro...rosso...verde....Tutti i colori che vuoi. Riempi i miei pori. Senti che vuoti ? Senti che voglia di essere pieni... di te... e dei tuoi colori...?
Perché non mi tagli, ora ? Potresti...sai ? Non scapperei. No.
Qualsiasi lama nelle tue mani.
Oltre ogni pene, oltre ogni lingua e ogni mano.
Potresti farmi scoppiare, sai ? E sono già molto vicina. E la schiena mi trema.
E le gambe sono spalancate sai? Senti come sono bagnata ?
Allagata. Per te.
Potresti tirare fuori il tuo pene mentre continua il ronzio ?
Oppure allungare la tua terza mano, quella con le dita sensibili, e infilarmele tutte, una per una, e riempirmi ? Le sento già tutte dentro di me. Vuoi farmi venire ? Così ?
E allora anche la tua lingua. Ti prego. Non risparmiarti. Dammi tutto di te.
Lo prenderei, sai ? Il tuo tutto, e anche di più...
Ma...non hai ancora finito ? Allora anche tu non vuoi smettere. Ti piace.
Allora... sei sadico... è per questo che il tuo pantalone è così gonfio, qui proprio davanti a me ? E io sono masochista ? non so... Ma che piacere sottile... e inciso sulla mia pelle...
"Ti rifaccio questa riga... perché..."
Perché ? Hai capito quanto mi piace ? Grazie. Sei buono. Continua allora. Forse riesci a farmi venire. Mi piacerebbe sai ? Cosa direbbero quelli di là, che stanno aspettando, se ad un tratto oltre al ronzio del tuo ago, sentissero anche l'urlo ? Il mio urlo, quello più forte, e lungo. Quello che stai costruendo sulla pelle del mio povero polso. Lo vuoi ? Vuoi sentire il mio urlo ? E poi che faresti ? Lasceresti ogni cosa...? Smetteresti... per allargare le mie gambe ancora di più ? E affonderesti dentro di me ? Lo vorresti ? O forse è già troppo il piacere che senti nella tua mente mentre mi incidi... incidi il tuo segno su di me ?
"Ti piace ?"
"Sì...è bellissimo...sei stato bravo"
"Posso fotografarti ?"
Puoi fare quello che vuoi, lo sai.
Sei il mio cavaliere, ora... il cavaliere degli aghi.
E asciugami ora. Non posso uscire da qui, tutta bagnata.
"Torna, per ogni eventuale... io sono sempre qui...".
Sono troppo bagnata. Aspetta. Non mandarmi via, adesso, solo perché c'è qualcuno che deve entrare ora, e al mio posto.
"Ciao, ti aspetto allora..."
Esco. Ma piano. E i sogni sono ancora con me.
Sta piovendo una pioggia discreta, e non ho ombrelli da aprire.
Cosa faccio ? Vado subito in auto ? O forse è meglio camminare un po'. Sì magari sulla riva del mare. E' sempre bello in inverno, e con la pioggia tutto sembra più morbido.
La piccola ferita che brucia sotto la fasciatura... non stavo sognando, ora c'è un tatuaggio sul mio povero polso. Povero ? Superbo, come dice il mio amante migliore, "superba giornata amica mia".
E sono bagnata, è vero. E non solo di pioggia. Bagnata di me.
E ho voglia. La reprimo ? Perché...?
Ricordo una volta, da ragazzina...l'amore sulla spiaggia, sotto una barca capovolta. Era sera come ora. E le luci lontane da noi, passavano appena da sotto, giusto per farci vedere le nostre mani che si toccavano. E le risate. "Ci avrà visto qualcuno...? ...e se ci fosse qualcuno qui fuori...?" Nessuna paura allora. Ma adesso ? Mi infilerei sotto una barca capovolta per darmi piacere ? No. E non ci sono più le barche dei pescatori su questa spiaggia. Ora è un porto di lusso. Ma le panchine, quelle sì, ci sono.
Vado più in là, dopo l'ultimo lampione. Quella panchina isolata proprio vicino allo scoglio.
Eccola. Perfetta.
E la pioggia mi aiuta. Questa mano destra, così libera, che mi cerca. Se la lascio entrare sotto lo slip, potrà aiutarmi ? Sì. Penso di sì. Di solito è il mio letto il posto migliore, e meglio sotto il piumone d'inverno. Posso allargare le gambe nude e sentirmi tutta. Riconoscere ogni pelo, e bagnarmi le dita di miele. Ma ora arrivo subito e soltanto alla mia clito. E' qui, proprio qui sotto, e già mi fa male. La scopro, la apro, nel punto più impazzito di tutto il mio corpo. Da lì è impossibile tornare indietro. Quando arrivo su quella punta di piccolo cazzo infuocato, la testa mi scoppia.
E allora, sì. Mi lascio scoppiare.
E' stata una bella giornata.
E qui la pioggia è diversa dal solito. Calda, caldissima tra le mie cosce.
Dedicato ad Alex Tatu, tatuante in Sanremo.
FalcoSirene
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libero-de-mente · 3 years ago
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DIARIO DI UNA VACCINAZIONE
29.05.2021
Il giorno è arrivato, il momento è arrivato. Oggi mi vaccino contro il virus malvagio.
Arrivo al centro vaccinazioni allestito per l’occasione in un polo fieristico. Non c’è coda all’ingresso e percorro velocemente il percorso creato con le transenne per entrare, sono in anticipo di venti minuti sui dieci minuti richiesti come anticipo per la somministrazione del vaccino. Io ritardatario cronico mi stupisco di questo, va beh aspetterò.
All’ingresso un addetto mi chiede cortesemente di prendere una mascherina da un contenitore che mi porge, quella che indosso a quanto pare non serve a nulla. - Prenda una di queste per favore. - La mia non va bene? - Si sente figo con quella mascherina? - I-io, no, non credo. - Così nera intensa, che raccoglie la barba e le sta aderente sul naso seguendo il suo volto. - Beh si in effetti è comoda. - Si sente figo? - No, le dico di no. - Bene allora non avrà problemi a prendere una mascherina chirurgica. Prendo e indosso in un angolino, quasi a vergognarmi, la mascherina chirurgica.
ORE 17:40 Entro nell’edificio, mi accoglie un altro addetto che mi punta un specie di macchina fotografica mista a un binocolo con parti assemblate di teodolite. Come quelli usati dai geometri per i rilievi topografici.- Nelle foto non esco bene. - Come scusi? - Dico che nelle foto non esco mai bene, se vuole entro e mi riprende mentre non guardo… con espressione naturale. Se mi metto in posa esco male. - Guardi che le devo solo controllare la temperatura. - Ah. Mi scusi.
ORE 17:41 Secondo passaggio, un’addetta mi preleva il numerino per l’attesa:- Lei è il numero 230. - Quando l’estrazione? - L’estrazione? Guardi vada a sinistra c’è una sala d’attesa grande e aspetti che la chiam – la frase viene interrotta da una voce all’altoparlante “Numero 230, cabina 17!” – l’hanno chiamata ora! - Ho vinto qualcosa? - Ma… vada, vada che tocca a lei.
ORE 17:43 Arrivo alla cabina 17, mi accoglie un medico.
- Lei è Libero De Mente? - Si, ecco il documento e la prenotazione. - Bene. - Però manco l’attesa, eh? - Cioè? - L’attesa dico, stare in sala a friggere un po’. Leggere i commenti dei complottisti novax per sentirmi in affanno. Cioè così diretto appena entrato. - Perché tutto questo, mi scusi? - Ma scusi, l’attesa della vaccinazione non è essa la vaccinazione? Mi guarda fisso il dottore – Lei è sicuro di stare bene? - Sissì. Che vaccino posso scegliere. - Nein nein! Qui faccino zegliere noi, kaiaro? - Ja! - Però lei mi è simpatico, guardi abbiamo una vasta scelta di vaccini – e comincia a illustrarmeli cortesemente – Abbiamo l’AstraSeneca a base di cultura, istruisce il vaccino e gli chiede gentilmente d'istruirsi e non fare il barbaro. Consigliato da Alberto Angela.Poi abbiamo il Pfeiffer, le verrà inoculato direttamente da Michelle Pfeiffer. Se sarà fortunato le apparirà anche l’attore Al Vaccino che le reciterà il monologo tratto da “Ogni maledetta domenica”. Figata.Come terza scelta le offriamo “Classica”, il vaccino somministrato con in sottofondo l’Aria sulla quarta corda di Bach” e la presenza di Piero Angela che racconta di come si stiano estinguendo gli uomini che “sanno quello che vogliono”.Ultimo vaccino, ma non meno importante, Gionson & Gioansen. Lascia la pelle liscia e lubrificata. Oliosa e profumata, ottimo per combattimenti da wrestler o per coppie nei Motel. Lussurioso.Cosa fa il prossimo giovedì sera - Guardo Ulisse con Alberto Angela. - Bene, esca da qui e segua il corridoio e vada nel settore di somministrazione di AstraSeneca.
ORE 17:53 Seguo il corridoio con le indicazioni, arrivo nel settore AstraSeneca, mi viene indicato di mettermi in fila a un’altra cabina, la numero 17 (ancora!)
ORE 17:57 Il mio turno è arrivato, un medico mi si avvicina e dandomi del voi mi chiede: - Voi mi potete dare i documenti? - Noi glieli diamo, eccoli. - Voi chi? - Noi, le ci ha dato del voi. - Lei sente delle vocine? - Si, spesso. - Ok, allora tutto a posto.
ORE 17:55 Si avvicina l’infermiere con la siringa.- Quale braccio preferisce? - Oh guardi per me è lo stesso. - Lei ha una proficua attività sessuale? - Io? Cos’è il sesso? - Lei è mancino? - No. - Ok, allora braccio sinistro.
ORE 17:58 L’ago entra, il liquido entra in me. Ora il bastardo che ha ucciso decine e decine di persone che conoscevo è dentro di me. Anche se istruito e non più barbaro. Mi si avvicina i dottore – Voi, cioè lei e le sue vocine, quando arrivate a casa prendetevi una Taichipirinha 1000 con lime o dell’Oki con ghiaccio, agitato e non mescolato. Attenda quindici minuti nella prossima sala prima di andare a casa.
ORE 18:00 Raggiungo la sala di attesa post vaccino.Tutto bene, credo che le sensazioni che sento dentro di me siano più dovuti alla mente e a tutto quello che ho letto, che altro. Dopo cinque minuti una mano si posa sulla mia spalla.- Tutto bene? - Tutto bene graz… ooh, ma lei è Alberto Angela! - Si sono io – sento in sottofondo la musica di Heart of Courage dei Two Steps From Hell – ora sei divulgato mio caro. - Mi sento un po’ strano Alberto. - Sono le legioni degli anticorpi che stanno marciando in te. - Davvero? - Si delimiteranno i confini dell’impero appena sotto la tua pelle. - Ma tu non porti la mascherina. - Io alito cultura, che annienta ogni virus. Compreso quello del “ho sentito dire”. Passo i restanti minuti ascoltando Alberto che mi spiega come sebbene indossi spesso un completo blu con la camicia nera, risulti comunque un euro manzo di eleganza. Di come studi scientifici dimostrano che, tra i vaccinati, si sia abbassata la percentuale di quelli che usavano dire “se avrei”; che una delle prossime puntate di Ulisse sarà dedicata alla ricerca, si alla ricerca di tutte quelle persone che hanno seguito le mie indicazioni stradali, si proprio le mie, io che mi perdo anche con il navigatore inserito.
ORE 18:15 Alberto Angela si congeda – Ora è tempo che io vada – allargando le braccia e cominciando a levitare si dissolve in una nuvola di fumo, con i titoli di coda.
ORE 18:17 Esco dal centro di vaccinazione. Lei è li che mi aspetta, Scarlett Johansson intendo, mi aspetta a bordo di una Bugatti Veyron. Insieme rientriamo nella dimora che ci ha donato Tony Stark.
ORE 18:45 Il Wi-Fi a casa mia non ha mai funzionato così da dio. Sono arrivato a otto tacche e vedo DAZN, senza aver sottoscritto l’abbonamento. Per telefonare mi basta allungare pollice e mignolo di una mano e portare la mano all’orecchio, come se fosse una cornetta del telefono. Mi siedo sul divano e chiamo il centro vaccinale:- Pronto? - Pronto buonasera, sono appena stato da voi a fare il vaccino. - Mi dica tutto bene? - Guardi mea culpa, mi sono dimenticato di chiedere una cosa importante! - Mi dica – la centralinista è allarmata. - Posso mangiare la pizza questa sera? - Tu-tu-tu-tu-tu Chi tace acconsente, giusto? Che pizza sia.
Scrivo queste righe il giorno dopo, in pieno stato da farneticazione. Credo che mi sdraierò per un po’. La botta è arrivata, le legioni stanno avanzando dentro di me.
Vi ho sempre amato “sapevatelo”, non a tutti, ma qualcuno si. Dai. Pensate positivo, magari siete tra quelli.Magari no. Volete saperlo?
Sono un uomo a dieta e ho fatto il vaccino, mi sento come una donna in pre ciclo… no niente, non ho niente. Arrivateci da soli.
Quando passerà tutto tornerò alla mia grama vita. Sicuro.
Per ora godiamocela, mi chiama Scarlett, devo andare. Ciao.
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musicosolitario · 3 years ago
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11 agosto 2021
Ho parecchie sensazioni che si accavallano all’interno di me. Nel lasso di una settimana ho parlato con una psicologa e due psichiatri diversi, rimanendo in contatto con una seconda psicologa più giovane attraverso mia madre.
Durante le innumerevoli giornate che scorrono, e che sento scivolare su me stesso come sabbia sottilissima all’interno della grande clessidra della mia vita, provo diverse sensazioni dentro me stesso. Per la maggior parte del tempo mi sento completamente vuoto, da qui la diagnosi di deflessione timica che mi è stata fatta, derivante dalla mia depressione. Per chi non la conoscesse: “La deflessione timica è un disturbo del tono dell’umore associato ad una mancanza totale di sentimenti e indifferenza nei rapporti affettivi. Si tratta di un sintomo depressivo che azzera gli stimoli legati alla sfera emotiva e causa umore deflesso. Essa è un’alterazione dell’equilibrio timico”. Si sa che il mondo, come le persone, non funzionano solo ad estremi, solo a bianchi e neri. In qualche piccolo momento della mia giornata riesco a sentire un leggero retrogusto di una desolante tristezza all’interno di questo vuoto.
La notte non riesco a dormire per niente. È da quattro settimane che continuo a fare sogni vividi (quella categoria di sogno dove, al risveglio, non si riesce a distinguere tra onirico e realtà) e la maggior parte di essi non sono altro che incubi su qualsiasi cosa circondi la mia sfera personale. Ho trascorso settimane a lasciare che il mio corpo crollasse da solo per il sonno, cosa che, solitamente, accadeva tra le 6 e le 8 del mattino. Ogni risveglio è terribile. Trascorrere la prima ora di veglia a letto a cercare di scoprire che cosa sia stato sogno e che cosa sia stato realtà, per poi arrivare alla conclusione del fatto che nulla sia stato reale.
Finora ho parlato di come mi sento emotivamente e di quello che è il mio disturbo del sonno ma c’è dell’altro. Ogni giorno, per un numero variabile di volte, inizio ad avere delle crisi mentali incontrollabili. Vorrei dire che siano incontrollabili semplicemente perché sono pigro, non ho abbastanza forza di volontà o sono debole; ma non è questo il caso. Tutti gli specialisti che ho visto mi hanno detto e fatto intendere che siano crisi incontrollabili (a differenza di quelli che erano i miei attacchi d’ansia e di panico degli ultimi tre anni).
Non ho idea di come descrivere al meglio ciò che mi succede durante queste crisi. Sento la testa implodere, sento tanti rumori, tanti brani che si accavallano tra di loro. Sembra di essere in mezzo ad una folla rumorosissima ma che è solo dentro la mia testa. Nessuno fa silenzio. Durante queste crisi ogni suono esterno viene amplificato e si aggiunge a tutto quel rumore dentro di me. Inizio a dondolarmi, comincio a tremare, imploro ripetendo ad alta voce di smettere di fare tutto quel baccano. Ma è tutto inutile. Quando ci sono i miei genitori intorno mi fanno domande, mi parlano, cercano di toccarmi. Ogni loro parola e ogni loro contatto fisico (come una mano sulla spalla) sembrano frecce che entrano nelle parti del corpo interessate o nelle orecchie. Ad ogni domanda che mi fanno mi sento sempre più implodere. Ed è in quei momenti che mi sento di impazzire. Terminata la crisi, quella tempesta, quel pianto disperato che chiede a quelle voci dentro la mia testa di smettere, il vuoto. Mi sento completamente vuoto. Spesso mi capita di non rispondere nemmeno più agli stimoli che ricevo dall’esterno come mi è capitato con gli operatori dell’ambulanza o con i medici e lo psichiatra del pronto soccorso il giorno dopo. Molte volte dopo le crisi sono completamente confuso, a volte non so neanche dove mi trovi, a volte mi guardo le mani e non le sento più mie, preso dalla derealizzazione.
Nessun specialista ha paura che io mi faccia del male o che sia dannoso per le persone che mi circondano. Le mie crisi non sono violente, mi spengo ed entro dentro me stesso.
Il mio psichiatra, quello che mi conosce da anni, dice che io debba stare a riposo senza fare nulla che non mi vada davvero di fare ma che, al contempo, io debba sforzarmi di tenere il “naso fuori” nelle relazioni affettive che ho sempre avuto per non perdere il contatto con la realtà. Ha detto che è fondamentale dal momento che il mio cervello sta cercando di scappare dal mondo che mi circonda.
Ha voluto farmi una diagnosi molto breve, forse per non spaventarmi. Al momento attuale, quello che so di avere è: depressione, deflessione timica, angoscia psicotica e qualche breve episodio di derealizzazione. Sarebbe superfluo aggiungere che tutti gli specialisti mi hanno detto che questa è stata la riacutizzazione di depressione più grave che io abbia mai avuto e che ora mi vogliano tenere strettamente sotto controllo.
Per diversi giorni hanno parlato seriamente di ricoverarmi in reparto psichiatrico ma non l’hanno ancora fatto perché confidano molto nella nuova terapia che mi è stata prescritta: ansiolitico al bisogno, antidepressivo dopo cena, due sonniferi prima di coricarmi la sera e due antipsicotici al giorno. L’antipsicotico si chiama “risperidone” e ho scoperto che viene usato nel trattamento di schizofrenia, manie e nei comportamenti aggressivi di bambini mentalmente disabili, adolescenti con problemi comportamentali e malati di Alzheimer (questi ultimi tre casi non mi riguardano). Il dottore sostiene che il risperidone dovrebbe placare un po’ il sentire di quelle voci, quella musica, quei rumori e quei pensieri ossessivi ricorrenti per tutte quelle ore delle mie giornate. Infine, ho scoperto che mi è stato prescritto perché in questo periodo ho una sintomatologia molto simile alla schizofrenia. Tra quindici giorni lo psichiatra mi ha detto che dobbiamo assolutamente rivederci per vedere se la terapia sta sortendo un qualche tipo di effetto ma che non l’ho ancora scampata per quanto riguarda un ricovero in ospedale.
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shade-ici · 3 years ago
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Domenica 1 agosto 2021, Mulino, 22:22
Sono seduta in sala da sola al buio davanti al computer mentre piango silenziosamente. Ad e Am sono in sala che giocano alla Play, IL è di sopra in camera, non so cosa stia facendo, Mc non so dove sia, mentre i miei genitori sono in sala da pranzo a guardare qualcosa alla tv probabilmente stanno già dormendo. Vorrei stare vicino a loro, vorrei guardarli giocare alla play, vorrei essere in camera di sopra a chiacchierare e ridere, vorrei stare nel divano coi miei a guardare un film insieme e commentarlo facendo battute. Lo vorrei tantissimo. Ma non riesco a fare nessuna di queste cose.
Non riesco a parlare, a fatica respiro mentre le lacrime continuano a scorrermi nelle guance. Sento delle fitte violente all'addome che mi tengono mezza paralizzata perché se mi muovo il dolore peggiora. Mi colano le lacrime dagli occhi e dal naso e mi sto bagnando il collo e i capelli e non riesco ad asciugarmi. Mi sento come se fossi fatta di pietra invisibile. Non riesco a raggiungere nessuna delle persone che amo, non riesco a stare in loro compagnia, ho paura di scoppiare a piangere, preferisco farlo piano qui in un angolo al buio senza che nessuno mi senta. Sono brava in questo, riesco a piangere molto silenziosamente se mi impegno. Non è vittimismo, spero che nessuno delle persone che conosco mi veda mai in questo stato pietoso, mi ODIEREI ancora di più se sentissi che provano pena per me, se pensassero che io stia solo cercando attenzioni. Non vorrei mai essere vista in queste condizioni. Mi sento come se mi fossi cagata addosso e avessi dei pantaloni bianchi al matrimonio di qualcuno in mezzo ad un parco in cui tutti mi vedono perché attirati dalla puzza. Questo è come mi sento ora, non vorrei essere guardata da nessuno mentre sto qui sopra a vomitare parole e a pulirmi la merda dai pantaloni. Ho passato uno dei weekend più belli dell'anno, ero al raduno di PL in una casa in collina nella valle affianco alla nostra. Sono felicissima, niente è andato storto, sono state ore bellissime una dopo l'altra. Eppure eccomi qui che piango in preda ad un attacco di panico che a malapena mi lascia scrivere e vomitare parole qui sopra. Mi scoppia la testa, ho abbassato al minimo la luminosità dello schermo perché ogni fotone mi trafigge il cervello come uno spillo, vorrei urlare e gridare aiuto, ma non posso farlo. Non posso cambiare così tanto la vita della mia famiglia, devo tenere duro e continuare a comportarmi a modo, senza nulla di strano. Non voglio dargli preoccupazioni. Voglio che siano fieri di me, voglio che mi vedano forte e capace di farcela da sola. Non voglio che pensino MAI che io possa farmi del male. Io voglio vivere, non voglio ammazzarmi. Non lo farei mai. Proprio perché non voglio essere un peso per nessuno di loro voglio tenere duro per più tempo che posso. Posso farcela, ho una vita bellissima. Un ragazzo meraviglioso, due gatti stupendi che amo come due figli e anche di più. Un sacco di amici VERI, belli, che mi amano così come sono, e so che sanno che non sono del tutto sana in testa, ma mi accettano così, ci giocano anche ci scherzano a volte, e questo mi fa sentire normale e accettata. Mi fa sentire amata e quando riesco a bere alla fonte del loro affetto per me è una delle cose più belle del mondo. Purtroppo ci riesco molto raramente perché è come se avessi una costante patina intorno al cuore che lo rende impermeabile alle robe belle che gli altri hanno per me. Razionalmente le vedo e le apprezzo, ma le emozioni positive, non arrivano sempre. Devo immaginarmele e ricrearle nella mia mente, non arrivano spesso al cuore e allo stomaco, non le sento sulla pelle. Non le vivo, le immagino cercando di capirlo dai loro gesti e dalle loro espressioni facciali. Le immagino e quindi immagino anche come dovrei reagire se stessi davvero provando e sentendo quelle emozioni.
Però, quando ho quei giorni fortunati in cui sento tutto, lì è l'apoteosi. Quando provo delle emozioni mi scuotono fino alle ossa, mi fanno venire i brividi e sono bellissime, sono potentissime, mi stancano da morire, ma dio dio dio se ne vale la pena. Anche solo il pensiero mi ha fatto andare con la mente a ricordi belli in cui le ho provate fortissimo e già questo mi sta facendo bene, non sto piangendo più, mi sta facendo respirare. Mi sento come se stessi bevendo un bicchiere d'acqua freschissima, quel tipo di sollievo lì. Forse, forse (forse), sta servendo a qualcosa scrivere qui sopra.
Se è bastato questo per bloccare l'attacco di panico, proverò anche le prossime volte. Vado a sciacquarmi la faccia e cerco di stare un po meglio per andare dalle mie sorelle, che domani riparto e voglio godermi a pieno la loro compagnia.
Qua è molto fresco, si sta benissimo. Il caldo delle ultime settimane mi stava uccidendo. Finalmente si respira. Sta cambiando il vento. Spero di portare un po' di questo fresco anche a casa mia.
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feedeeriicaaaa · 4 years ago
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Sono sempre stata una piuttosto timida, ma d'una timidezza non sfacciata, mai troppo palese,
di una timidezza piuttosto
ben nascosta sotto la corazza
tanto che tante volte mi son sentita dire -timida tu? E quando mai?- Forse la mia è una timidezza diversa...
un'emotività fortissima che mi fa sentire sempre comunque un po' a disagio,
un'insicurezza latente che si vede solamente molto da vicino, forse solo da dentro.
È una timidezza che semplicemente certe volte -quasi sempre-
mi impedisce di fare quel che veramente vorrei,
a volte mi trattiene un bacio piccolo sul naso,
a volte una frase di consolazione,
a volte un discorso lungo ore.
Ci sono gesti che avrei voluto fare
che non ho fatto mai, ma perché
perché poi?
Come regalare il mio profumo
a chi lo voleva tanto respirare
perché gli piaceva da morire
come dire scusa a mio padre
quando non vedevo l'ora di farlo
e magari dargli un abbraccio
ma mi si creava un vero tappo dentro.
Come far leggere le parole che ho dentro a chi ci tiene tanto,
come aprirmi in tutto e per tutto
dire la verità sul mio conto:
aprire il cuore, spalancarlo
a chi non ha saputo vedere.
Che ho capito, solamente adesso,
che non è detto che la gente non ti capisce perché non vuole, perché fa schifo, perché non lo sa fare,
magari certe volte sei tu che non ti sai spiegare.
Io mi sono persa un sacco di gesti belli
e a volte sento che in pochi mi conoscono davvero:
perché ho evitato le colazioni in giardino,
i complimenti stupidi che mi sembravano troppo stupidi per essere detti,
gli sguardi di approvazione,
certi abbracci quando proprio ci volevano,
ho evitato anche le parole che avrei voluto dire.
Allora fate uscire fuori il bene,
non vergognatevi di cantare forte una canzone d'amore
di aspettare qualcuno alla stazione,
di offrire una cosa da bere a chi ha solo banconote
di aspettare una telefonata ore,
e nemmeno di chiamare,
di dare la buonanotte a voce alta sotto a un portone,
di dire sei proprio bellissima stamattina, lo sapevi?
Noi siamo
i gesti belli che facciamo,
credetemi:
non risparmiateli mai.
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olstansoul · 4 years ago
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Sacrifice, Chapter 31
Pairing: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
Quando James Barnes doveva fare qualsiasi cosa gli passasse per la testa era vero, c'era chi non ci credeva oppure chi pensava che fosse ottuso, piuttosto che testardo. Fatto sta che appena ricevuto l'esorto da parte dei suoi migliori amici per andare a trovare la ragazza che ama, subito tornò a casa. Sua madre fu sorpresa di vederlo tornare, perché, appunto, non sapeva neanche che fosse uscito e non ebbe neanche il tempo di salutarla che subito corse in camera.
Aprì il suo armadio di fretta e furia e tirò fuori un jeans, con un maglia e una felpa, sopra quest'ultima avrebbe messo sicuramente il suo giubbotto di pelle. Andò a farsi una doccia e poi sì vestì subito, ma si fermò sul posto. Stava andando così di fretta che non sapeva neanche cosa dire appena arrivava, sempre se la trovava sveglia oppure in pieno sonno.
Si fermò un attimo sedendosi sulla sedia della sua scrivania e prese un foglio, iniziò a scrivere qualcosa ma poi ci pensò su e in fondo era stata una cattiva idea quella di poterle scrivere qualcosa, oltre al resto dei messaggi che già le aveva mandato e che lei non aveva letto. Forse portarle qualcosa, ma non sapeva che cosa. Un mazzo di fiori sarebbe stato troppo esagerato, una scatola di cioccolatini...no, nessuna delle due cose era adatta e poi non avrebbe potuto comprarle. Allontanò da sé il foglio e rifletté un secondo, per un attimo nella sua testa pensava di portare solo se stesso da lei. Il che era già una cosa, ma presentarsi a mani vuote non era da James.
Ma i suoi mille dubbi furono interrotti dalla porta di camera sua che si aprì e, ancora una volta, la figura della piccola Rebecca compariva dinanzi a lui.
"Ha chiesto la mamma se ci sei per cena"
"No, dille che dovrò uscire"
"Con i tuoi amici?"
"Beh...no"
James si alzò dalla sedia e si diresse verso il suo zaino, era praticamente vuoto ma era l'unica cosa che portava con sé da qualsiasi parte. E sperava di poterlo riempire di buone speranze in questo "incontro" con Wanda.
"Vai a trovare Wanda?"
Alla domanda della piccola, James le rispose con uno sguardo interrogativo come per chiederle che cosa ne se sapeva lei di tutta questa faccenda. Ma lei sul suo viso aveva una faccia quasi soddisfatta, come per dire che aveva tirato la verità fuori dalla bocca di suo fratello.
"E tu come fai a saperlo?"
"Perché torni a casa felice solo se si parla di lei e poi non vi vedete da giorni, da quanto?"
"E tu da quanto tempo sei diventata così astuta e intelligente?"
"Intelligente lo sono sempre stata...e poi sono diventata solo astuta per un semplice motivo"
"Che sarebbe?"
"Sarebbe quello che Wanda è la ragazza adatta a te..."
James a sentire l'affermazione di sua sorella più piccola si mise a ridere e si sedette sul suo letto con lei sulle gambe.
"Lo sai che ho ragione ed è stata la stessa cosa che ho detto anche a lei"
"Quando anche a lei hai detto una cosa del genere?"
"Quando l'hai portata qui...quella sera lei mi ha aiutato ad addormentarmi. Il signor koala non era molto servizievole quella sera"
"Servizievole? Hai messo la lingua nel vocabolario Rebecca?"
"Smettila e muoviti, sennò farai tardi al tuo appuntamento..."
"Non è un'appuntamento il mio!"disse lui alzandosi.
"Ah sì? E allora perché sei così agitato?"
James si mise una mano sulla fronte per l'imbarazzo, come era possibile che una bambina di soli nove anni aveva appena messo in imbarazzo sia suo fratello che la sua presunta ragazza?
"Va bene Rebecca, hai ragione ma non è un'appuntamento. Sono agitato perché non la vedo da un sacco di tempo..."
"Bene, se ti può aiutare ho il modo per alleggerire la tensione"scese dalle ginocchia del fratello e aprì la porta.
Lui uscì, e si piantò in mezzo al corridoio aspettando sua sorella che pochi minuti dopo uscì con un orsacchiotto e altro che aveva dietro la sua piccola schiena.
"Le darai questo da parte mia e..."disse lei porgendogli il peluche e poi tirò da dietro la sua schiena quella che era una rosa, finta però.
"...questa da parte tua" continuò lei.
"È finta Reb"
"Beh, avrai il modo di regalarle quelle vere quando il fioraio sarà aperto! Ora va da lei e non rompermi più le scatole..."disse lei andandosene nella sua stanza.
"Io? Romperti le scatole? Assurdo...sono finito ad ascoltare i consigli di una bambina di nove anni"disse lui prima che lei chiudesse la porta.
"Guarda che ti sento!"disse lei urlando e lui rise.
Fu abbastanza facile dover raggiungere quel posto, l'indirizzo della clinica dove c'era Wanda. Entrò dalle porte principali non destando nessun sospetto e arrivò fino al quarto piano al corridoio di destra. Era abbastanza strano considerando il fatto che non era più l'orario di visite e che nessuno dei dottori che lavoravano lì dentro erano in mezzo ai corridoi dei reparti. James sembrava come quegli agenti in missione, in pieno completo nero, silenziosi e con un solo obbiettivo.
In quel caso, l'obbiettivo doveva essere mirare e sparare a qualcuno ma stavolta era solamente qualcosa che non avrebbe comportato nulla di tutto questo. La sua missione era solo di poter dare speranza al suo cuore rivedendo la donna della sua vita, o almeno come pensava che fosse, dopo tanto tempo.
"Parli di Wanda come se fosse già la donna della tua vita quando non le hai ancora detto ciò che provi...sai che sei un'imbecille?"gli ricordò la sua testa e lui sorrise dentro di sé.
La stanza di Wanda era l'ultima sulla sinistra e la porta era chiusa, era segnato sopra, con dei numeri argentati, 107. Si fermò per alcuni minuti di fronte a quella porta e fece un respiro profondo, era abbastanza facile se vista e vissuta da qualcuno al di fuori. Doveva solo entrare e sedersi ma per James non era così. Per James vedere Wanda dopo tanto tempo, in fondo erano solo dieci giorni, provocava in lui solo ansia e preoccupazione. Era come se tutti i pensieri negativi di poche ore prima prendessero il sopravvento su di lui una seconda volta. Doveva starle lontano, credere che lei sarebbe stata capace di affrontare tutto questo da sola senza il suo aiuto. Affidarsi al suo buonsenso e non metterla nei guai...
"Al diavolo..."disse lui e aprì la porta della camera di Wanda.
La chiuse cautamente dietro alle sue spalle e proseguì lentamente. Sulla sua destra c'era un'altra porta che doveva essere quella del bagno e di fronte a lui un armadio abbastanza grande.
Riusciva a vedere anche la fine del letto, le coperte ed una sedia di fianco ad esso. Mosse i primi passi dentro la stanza e senza fare nessun rumore arrivò di fronte a lei. Si abbassò il cappuccio della sua felpa nera e poté vedere la ragazza di fronte a sé che dormiva o era quello che pensava visto che era collegata ad un respiratore. Non aveva la maschera, aveva solo il sondino messo in entrambe le narici del naso. La sua pelle era più bianca del solito, i capelli erano legati in una treccia lunga messa sulla spalla. Oltre a quello che doveva essere il pigiama bianco aveva uno dei tanti maglioncini che indossava, questo era nero e le copriva le spalle.
Sulle normali coperte dell'ospedale c'era in più un plaid marrone chiaro che le copriva le gambe e le teneva ancora più calde. Poteva vedere già che il colore dello smalto sulle sue unghie se ne era quasi andato del tutto e le sue palpebre erano chiuse. L'occasione di poter vedere di nuovo, dopo tanto tempo, le sue iridi verdi, si era sfumata.
Prese la sedia e la mise più avanti, si sarebbe seduto su di essa e forse avrebbe fatto qualcosa...sicuramente l'avrebbe guardata, ma chissà se gli sarebbe uscita fuori qualche parola dalla bocca. Si sedette e poggiò i gomiti sulle sue gambe tenendo le mani giunte e la guardò come aveva previsto, se solo gli sguardi potessero esprimere le parole...
"Non dovrei essere qui, lo so..."disse lui prendendo coraggio e facendo un respiro profondo dopo molto tempo.
"...non vorresti vedermi, non vorresti dirmi che cosa ti è successo, forse non avresti mai voluto conoscermi. Me lo ripeto anche io, forse dovrei starti lontano, cercare di farti risolvere questa situazione da sola ma...non so se posso riuscirci...io non lo so che cosa è successo, okay? Io non me lo spiego, sei...sei piombata nella mia vita, neanche sapevo che tu fossi lì con me, nella stessa scuola. Lo so, è brutto pensare che io non ti abbia mai notata o vista da qualche parte ma da quando ho avuto il piacere di incontrarti non sei più uscita dalla mia testa. Dal primo istante, dalla prima volta che ci siamo parlati. Eri un po' acida ai tempi, lasciatelo dire..."disse lui.
"La verità è che...ogni giorno, ogni volta che ci incontravamo dentro di me non smetteva di crescere qualcosa. E delle volte provavo a nasconderlo, a fare finta di niente persino di fronte a Sam e Steve ma dentro di me questa cosa cresceva senza smettere mai ed è strano, forse pazzo, da dire...ma si, mi sono innamorato. E non di chiunque, ma di te Wanda...e si forse sono pazzo. Approfitto del fatto che sei qui su un letto di una clinica, solo per dirti ora che sono innamorato di te, però anche se non ci credi, darei tutto quello che ho di più caro al mondo per poter passare un solo giorno in più con te. A me non importa di...di tutto quello che potrà succedere, dei migliaia e migliaia di tentativi che farai per mandarmi via, delle tue mille preoccupazioni se forse andrai via per sempre...non mi importa del tempo Wanda, se può essere tanto o poco, a me basta passarlo con te..."
"...io poi parlo pensando che tu possa ascoltarmi...ma in fondo ci spero lo stesso"
James si avvicinò di poco e prese la mano di Wanda, quella che era stesa. Era fredda nonostante la manica del suo maglioncino le copriva metà palmo.
"Prima che me ne dimentichi...questo è da parte di Reb, sapeva che non ti vedevo da molto tempo ed ha deciso di regalarti uno dei suoi tanti pupazzi e...giusto perché deve sempre mettermi in imbarazzo...mi ha detto di regalarti questa"disse lui poggiando sullo scaffale di fianco al letto sia il peluche che la rosa.
"Non so se è del tuo colore preferito ma...spero che almeno il fiore sia azzeccato"
Fece un secondo respiro profondo e prese di nuovo la sua mano, stavolta con tutte e due le sue mani. Voleva portarla alle labbra ma non avrebbe voluto fare qualcosa di cui si sarebbe pentito poi.
"Discorso abbastanza convincente..."disse una voce alle sue spalle che riconobbe poi come quella della mamma di Wanda.
"Da quanto tempo è qui?"chiese lui.
"Abbastanza da sentire tutto il discorso che le hai fatto..."
Smise un'attimo di guardarla e deglutì un secondo aspettando che sua madre continuasse con ciò che aveva iniziato.
"Se vuole che me ne vada, può dirmelo..."
"Ed io quante altre volte dovrò dirti di non chiamarmi signora?"
"Spero che stia scherzando..."
"Perché? Perché per un'attimo ho pensato che avevi messo in repentaglio la vita di mia figlia...a volte anche i genitori sbagliano con i figli, la gente sbaglia con altra gente ed io volevo chiederti scusa"
"L'ha fatto per pietà?"
"Perché dovrei farlo per quello se so che hai le più buone intenzioni con lei?"
"Allora non dipende da me..."
"Wanda è difficile da capire, persino da gestire. È cambiata molto da quando ha scoperto questo, si è chiusa in se stessa, non provava a fare nulla di nuovo. Ma quando la vedevo tornare a casa ogni volta che sapevo che era con te, lei era diversa...aveva un sorriso che le arrivava da un orecchio all'altro e se devi essere tu la ragione per cui mia figlia è felice, allora che sia tu a farlo..."
"E se...lei?"
"Hai detto tutto stesso che non ti importa del tempo ma solo di stare con lei, giusto?"
Il castano sorrise leggermente e dopo pochi minuti, si alzò da quella sedia.
"Credo che sia arrivata l'ora che io vada a casa"disse James e si alzò dalla sedia.
Sistemò il suo zaino, da dove aveva i preso i regali, sulle sue spalle e prima ancora di incamminarsi verso la porta fece un'altra cosa. Si abbassò di poco e fece sfiorare, per la prima volta da quando la conosceva, le sue labbra sulla sua pelle baciandole la fronte. A quel gesto sua madre sorrise sapendo che James era davvero il ragazzo adatto per Wanda e lui se ne andò da lì col cuore più leggero perché sapeva che quest'ultimo, d'ora in poi sarebbe appartenuto solo ad una, a Wanda Maximoff.
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edsitalia · 4 years ago
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Soluzione d'amore By @giada_occhiverdi
Ma come? Viene a trovarmi la prossima settimana dopo tre mesi che ci sentiamo solo in chat? E come faccio ora? Devo trovare una soluzione. E anche alla svelta! Mi volto e dò un’occhiata al buco dove vivo: ultimamente a causa del lavoro ho  trascurato un po’ le pulizie e… beh diciamocelo chiaro e tondo,  sembra che qui sia scoppiata una bomba! Abiti, piatti e posate, avanzi di cibo si fondono in un unico quadro astratto; la sera sono così stanca che mi spoglio sulla soglia di casa e butto tutto dove capita, non ho voglia di cucinare e mangio solo cose che posso infilare direttamente dal freezer al microonde, per addormentarmi infine esausta davanti alla tv. Non è un quadro molto invitante, lo ammetto, ma non è di questo che stiamo parlando, bensì di Matteo! Il mio dolcissimo Matteo,  conosciuto su instagram dopo che entrambi abbiamo commentato un post che parlava di terrapiattismo: dopo due commenti un po’ sarcastici ci siamo spostati nei messaggi direct e lì abbiamo chattato tutta la notte. Ci siamo scambiati il follow e ho subito sbirciato tra le sue foto: è un figo da paura,  lavora  per una società di comunicazione e marketing a Milano  ed è single. Inoltre è dolcissimo e sensibile���morale della favola: alla seconda chiacchierata in chat il mio cuore aveva già la consistenza di un budino al crème caramel,  soprattutto perché abbiamo cominciato a flirtare  scambiandoci messaggi sempre più piccanti, e abbiamo un’intesa da paura! Solo pensare a lui mi fa venire gli occhi a cuore e scaldare il sangue, erano settimane in effetti che parlavamo di vederci, ma pensavo che avrei avuto più tempo per organizzarmi. Sarà qui il 9 alle tre, e io sono nel panico totale! “Cosa vuoi che sia" penserete voi “un paio di giorni di pulizie e tutto tornerà in ordine”. Certo, l’appartamento si, ma a me ci vorranno molto più di due giorni! Mi prende lo sconforto e mi accascio sul pavimento,  con le mani tra i capelli.  Il fatto è che…che…beh che a Matteo ho detto qualche piccolissima bugia, ho nascosto qualche dettaglio, tipo quanto sono alta e soprattutto quanto peso. Faccio un rapido calcolo di quanto dovrei mangiare per dimagrire dieci chili in tre settimane e già comincio a sudare freddo al solo pensiero di non fare colazione con le gocciole, per non parlare della merenda con i grisbí,  e lo spuntino pre-nanna con gli smarties davanti alla tv. Basta, da oggi si cambia, dieta ferrea! Ah poi ci sarebbe il dettaglio dell’intimo:  lui crede che io indossi sempre intimo di pizzo, ma la verità è che le uniche foto in lingerie che gli ho mandato sono quelle che mi sono scattata nel camerino di Intimissimi con tre reggiseni super sexy e una sottoveste tutta pizzo;  devo dire che ho un bel seno, e in quelle foto con le tette in bella vista ho fatto la mia porca figura. Per non parlare delle scarpe con il tacco dieci che mi sono fatta prestare da Lucia per fare delle foto un po’ fetish: solo per averle indossate un’ora mi hanno gonfiato il piede al punto che quando le ho tolte hanno fatto il botto, come quando stappi le bottiglie di spumante. Ok lo so che queste cose - il peso, le scarpe, la lingerie -  sono solo dettagli, quello che conta è come sono io intimamente, lui è cotto di me, non delle mie scarpe ecc., si però ci sono io in questa situazione, sarà comunque un primo incontro e ho tutto il  diritto di essere nel panico. Stasera farò l’ultimo festino a base di popcorn e, da domani, il mondo cambia! E’ sabato sera, ieri ho preso un giorno di ferie e sono da 48 ore tappata in casa a fare Cenerentola senza nemmeno l’aiuto dei topini. Indosso la mia salopette jeans  oversize da battaglia e sono alle prese con il riordino della camera: guardo sconsolata il disordine che impera,  e mi convinco che l’unica soluzione sia il napalm. Mi lascio cadere esausta, sono stanca, ho fame, non ho avuto tempo di pensare alla dieta – anche se a dire la verità quasi non tocco cibo da ieri. Improvvisamente un pensiero mi balena in testa: mi darò malata! Non ce la farò mai a rendermi presentabile in tempo, e i sensi di colpa non mi stanno facendo dormire la notte, ho bisogno di calma e pensare a come rimediare alla situazione. Ok, facile, qualche giorno prima lo chiamo e gli dico che ho l’influenza. No, no ci vuole qualcosa di più raccapricciante, che lo distolga dall’idea di venire lo stesso a farmi da infermiere: un virus gastrointestinale potrebbe andar bene! Abbastanza disgustoso direi, forse ho trovato la soluzione. Però poi Matteo potrebbe intuire che si tratti di una banale scusa per non vedersi, e comincerebbe a pensare che non ne vale più la pena, e magari non prenoterebbe il treno un’altra volta, pensando che gli darò di nuovo buca. Sto per piangere, ho la testa che mi scoppia quando, a un tratto, suona il campanello. Non aspetto nessuno, ma chiunque sia sarà la mia salvezza da questo stato di disperazione acuta in cui mi trovo, magari è Lucia che si è preoccupa per me e mi ha portato qualche dolcetto per tirarmi su. Mi precipito verso la porta, spalanco di botto e…davanti a me c’è Matteo! Ho le visioni, di sicuro ho le visioni, sento le gambe molli, cosa ci fa lui qui? E’ impossibile! Resto a bocca spalancata e non riesco neanche a pronunciare una sillaba, mentre i miei occhi lo percorrono da capo a piedi e, cazzo vorrei saltargli addosso qui, subito, sulla soglia di casa. Ci pensa lui a togliermi da questo stato catatonico: butta a terra il borsone, sorride emozionato, si avvicina di slancio, mi afferra per la vita con una mano e con l’altra mi sfiora la guancia, incendiandomi con i suoi occhioni “Oddio quanto sognavo questo momento”    mi dice con semplicità, per poi tuffarsi sulle mie labbra ancora incredule, ma più pronte di me, perché rispondo immediatamente al bacio, gustandomi per la prima volta  il morbido calore  delle sue labbra, mentre il suo profumo mi stordisce il cervello. Le nostre bocche hanno già sancito l’accordo perfetto, e ora Matteo insinua la lingua a cercare la mia. E d’improvviso lo circondo con le braccia, gli offro la mia lingua e tutta me stessa, e in quel momento spariscono le preoccupazioni, spariscono il disordine dalla mia testa, svaniscono le paure  e tutte le seghe mentali. Rimaniamo noi, un tutt’uno fatto di passione e di tanta attesa finalmente azzerata, così come la distanza fisica. Matteo si stacca dalle mie labbra, mi sorride e, mentre mi guarda, esplora divertito e curioso il mio corpo con le mani. “Sei stupenda Iris, non mi avevi detto di avere tutta questa bontà addosso” mi dice un po’ scherzando ma con la voce piena di desiderio. Avvampo all’istante ma gli rispondo sinceramente  “In effetti, non ti ho detto ancora tutto tutto di me ma…a proposito, cosa ci fai qui? Non saresti dovuto arrivare il 9 alle tre?”                                    Matteo fa un’espressione stupita ma poi sorride ancora di più “Ecco perché non sei venuta alla stazione! Piccola, non il 9 alle tre, ma il 3 alle nove” e mi dà un bacio sul naso. Io sgrano gli occhi incredula, ma rido a mia volta, imbarazzata per questo assurdo malinteso            “Mi fai entrare?” domanda Matteo “Si, certo, però…l’appartamento non è esattamente come te l’ho descritto” “Iris”, mi guarda serio negli occhi, continuando a tenermi stretta “facciamo così: ora tu mi fai entrare, e mentre faremo l’amore mi sussurrerai all’orecchio tutte le piccole bugie che mi hai raccontato, ok?”.        E a questa dichiarazione io mi sento sciogliere definitivamente, lo stringo ancora di più, spicco un salto, mi aggrappo con le gambe al suo corpo e questa volta sono io che cerco la sua bocca, affermando senza ombra di dubbio che sono felice che sia qui.  Ho trovato la soluzione: semplice, no?
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scrivimiquandoarrivi · 4 years ago
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Aria grecanica
Un urlo lancinante attraversa l’ampia distesa di ghiaia. Nel silenzio e nella pace delle 8 di una domenica mattina, quel grido di dolore mi blocca in gola l’ennesimo pezzo di pane e marmellata che stavo golosamente buttando giù e manda in miseria l’ultima parte di quel momento sacro che è la colazione. “È appena iniziato ottobre, un po’ presto per ammazzare il maiale” mi dice il proprietario dell’agriturismo che mi ha ospitato la notte precedente, vedendomi turbato per quanto stava accadendo nelle vicinanze. Intanto i lamenti del povero animale continuano a risuonare. “Forse lo stanno castrando” si corregge. Butto giù un po’ di succo di bergamotto, mi alzo e cerco con lo sguardo di localizzare nella scarpata di fronte la provenienza esatta di quel guaito. “Forse era meglio se l’ammazzavano” conclude Ugo.
Inizia così la mia seconda giornata sulla fiumara Amendolea. L’appuntamento è alle 8:30 proprio qui all’agriturismo. Approfitto del ritardo degli altri per contemplare la Rocca del Lupo e la distesa di bergamotto che ho proprio sotto il naso. Sono arrivati. Siamo una “murra” (tanti). Briefing iniziale e si parte. “Quello di oggi è detto anche informalmente sentiero dei cancelli” dice Andrea. E capisco subito il perché: non facciamo altro che aprire e richiudere cancelli che servono evidentemente a contenere gli animali. Seguo Aria in testa al gruppo che mi porta proprio sui ciottoli dell’Amendolea. Scodinzola felice. Capisco che quello è il modo giusto con cui affrontare la giornata. La imito.
Si sale per un paio di ore lungo mulattiere. La fame mi porta a scuoiare fichi d’India, qui abbondantissimi. Incontriamo un pastore sulla sua vespa stargata. Gli chiedo una foto. Si concede. Gli dico di fare attenzione perché è sul ciglio del dirupo. Con un sorriso mi fa capire che non è il caso di preoccuparsi. Ci saluta e scompare dietro la curva sterrata. Ci siamo quasi. Ecco la strada asfaltata adesso. A lato una serie di casupole. Frigoriferi coricati e vasche da bagno fungono da abbeveratoi per gli animali. Capiamo che siamo arrivati davvero vedendo alcune bandiere: so’ greche.
Sono le 13 in punto. Aria arriva in città. Una lontana, piccola sagoma nera la mette all’erta. Si immobilizza per alcuni secondi. Parte il flauto de “Il buono, il brutto, il cattivo”. In breve decide di sferrare l’attacco. Il primo gatto se la svigna se la svigna arrampicandosi su un muro. Aria annusa per terra come fosse un segugio, sente altre prede nelle vicinanze. Si intrufola per le viuzze. La perdo di vista. Sento che sta seminando il panico. Dopo pochi secondi un gatto ci taglia la strada alla velocità della luce con Aria al seguito. I gatti più piccoli, i più indifesi, si sono rintanati su un balcone davanti ad un uscio di una casa, proprio nella piazza centrale. Aria abbaia. Ha vinto. Ha espugnato Gallicianò.
È l’ora del panino. Mi piazzo davanti al bar, sotto ad una piccola vecchia insegna del telefono. Roba vintage per davvero. Mi sdraio. Prego affinché il balcone malconcio sopra di me non renda eterno questo mio momentaneo riposo.Il bar così come anche la trattoria del paese sono aperti su richiesta. Chiedi e dopo un po’ arriva qualcuno ad alzare la serranda. Pochi minuti dopo l’apertura ecco anche il ragazzo in vespa di prima. Si gode una Peroni insieme ai viandanti forestieri.
Io mi perdo in cronache di maiali castrati ed inseguimenti canino-felini, ma se fossi una persona seria dovrei raccontare un’altra storia, dopo quelle di Roghudi e di Africo, a dir poco interessante.
Gallicianò è la vera roccaforte della grecità aspromontana. È un posto prezioso perché qui resistono le ultime tracce della cultura e tradizione grecanica. Infatti si parla ancora il greco di Calabria. Forse perché è stato uno degli ultimi posti ad essere raggiunto dall’asfalto. L’isolamento quasi totale ha avuto il risvolto positivo di proteggere nei secoli questa lingua antica risalente alla dominazione greca, non so quanti secoli prima di Cristo. Adesso qui il telefono mi segna tre tacche su quattro e una stradina, anche se malmessa, c’è. Quel poco di progresso ha messo a repentaglio le antiche tradizioni elleniche del posto. Il greco lo parlano principalmente gli anziani e morirà se i suoi 35 abitanti, prevalentemente pastori, non riusciranno a tramandarlo.
Mimmo, un gallicianoto DOC dalla grande cultura, nonché Cicerone del paese che meriterebbe un articolo a sé, ci conduce prima nel museo etnografico, poi alla chiesetta ortodossa. È tardi e dobbiamo iniziare a scendere. Mimmo ci saluta con un rincuorante “kalispéra”.
Passiamo dalla piazza dove un gruppetto di persone gioca a carte. Per fotografarli perdo di vista quasi il gruppo. Appena lasciato il paese una tarantella in lontananza pare volerci salutare. Si torna alla base ma da un percorso diverso dall’andata. Sempre aprendo e chiudendo inferriate, di tutti i tipi. Alcune staccionate fatte con le reti del materasso, risultano essere quasi delle opere di arte povera inconsapevoli che esprimono tutto il senso di precarietà, ma anche la capacità di arrangiarsi di queste persone. Ci imbattiamo in un Pandino 4x4, l’unico mezzo ammesso da queste parti. Dentro ci sta riposando qualcuno. Una carovana di trenta persone gli passa accanto senza svegliarlo.
Riecco l’Amendolea, questa volta da un punto di vista inedito. Da qui la fiumara è davvero suggestiva. È ampia, serpeggia tra le montagne in maniera sinuosa, la sua forma zigzagante mi fa intendere che la sua poca acqua non ha fretta di tornare al mare.
Arriviamo giù. Ci togliamo le scarpe e ci bagniamo i piedi nell’Amendolea per poi asciugarli con l’ultimo sole che queste montagne ci concedono. Io e Aria camminiamo da ore, la stanchezza si fa sentire e il cielo si è improvvisamente coperto. Meglio andare. Perché a breve, come diceva una canzone, “potrei evaporare e diventare nuvola, magari un temporale”.
(presso Fiumara Amendolea)
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stellinaaaa · 4 years ago
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Sono sempre stata una piuttosto timida, ma d'una timidezza non sfacciata, mai troppo palese,
di una timidezza piuttosto
ben nascosta sotto la corazza
tanto che tante volte mi son sentita dire -timida tu? E quando mai?- Forse la mia è una timidezza diversa
un'emotività fortissima che mi fa sentire sempre comunque un po' a disagio,
un'insicurezza latente che si vede solamente molto da vicino, forse solo da dentro.
È una timidezza che semplicemente certe volte -quasi sempre-
mi impedisce di fare quel che veramente vorrei,
a volte mi trattiene un bacio piccolo sul naso,
a volte una frase di consolazione,
a volte un discorso lungo ore.
Ci sono gesti che avrei voluto fare
che non ho fatto mai, ma perché
perché poi?
Come regalare il mio profumo
a chi lo voleva tanto respirare
perché gli piaceva da morire
come dire scusa a mio padre
quando non vedevo l'ora di farlo
e magari dargli un abbraccio
ma mi si creava un vero tappo dentro.
Come far leggere le parole che ho dentro a chi ci tiene tanto,
come aprirmi in tutto e per tutto
dire la verità sul mio conto:
aprire il cuore, spalancarlo
a chi non ha saputo vedere.
Che ho capito, solamente adesso,
che non è detto che la gente non ti capisce perché non vuole, perché fa schifo, perché non lo sa fare,
magari certe volte sei tu che non ti sai spiegare.
Io mi sono persa un sacco di gesti belli
e a volte sento che in pochi mi conoscono davvero:
perché ho evitato i complimenti stupidi che mi sembravano troppo stupidi per essere detti,
gli sguardi di approvazione,
certi abbracci quando proprio ci volevano,
ho evitato anche le parole che avrei voluto dire -certe volte erano poesie-.
Allora fate uscire fuori il bene,
non vergognatevi di cantare forte una canzone d'amore
di aspettare qualcuno alla stazione,
di aspettare una telefonata ore,
e nemmeno di chiamare,
di dare la buonanotte a voce alta sotto a un portone,
di dire sei proprio bellissima stamattina, lo sapevi?
Noi siamo
i gesti belli che facciamo,
credetemi:
non risparmiateli!🥀
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ilmerlomaschio · 4 years ago
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acquari72
E ARRIVA LUI!
Il primo messaggio mi ha spaventata ma è la confusione nella mia testa a vincere su tutto.
Quando l'ho visto nudo, tutto il mio corpo ha preso fuoco, ero già attratta da lui. Molte volte mi sono toccata nel mio letto e non, sognando lui.. le sue mani e la sua bocca. Ma adesso è anche peggio, perché  non  riesco a togliermi dalla mente quel suo corpo statuario, con il cazzo duro pronto per far godere anche la più frigida delle donne.
E sicuramente io non lo sono, al contrario.
Mi faccio coraggio, pago e torno su in  ufficio per affrontarlo.
Non c'è nessuno, ed è strano.
Ma poi mi ricordo che oggi ci sarebbe stata una riunione con il direttore del personale, dove avrebbero spiegato alcuni spostamenti interni alla ditta, che però non concerne la mia posizione.
Mi fermo davanti la sua porta, un respiro profondo, ed avanzo.
Si sta vestendo.
É  davanti a me con indosso camicia e pantaloni sbottonati, e a piedi nudi.
E mi soffermo su questi.
Non avevo mai fatto caso ai piedi di un uomo!
Ma questi mi affascinano, dita lunghe,regolari, ben fatti, unghie tagliate e ben curate, bellissimi affascinanti... anche in questo non mi delude, anche lì è  perfetto!
Li vedo dirigersi verso di me, ma alzo la mano per fermarlo.
E stranamente lui lo fa, mi asseconda.
Alzo il viso per guardarlo e affogo in quella pozza nera che sono i suoi occhi!
Mi guarda negli occhi e con un sorriso infido, e compiaciuto in faccia mi chiede -Piaciuto lo spettacolo?... A me si!.. tanto... avere i tuoi occhi addosso mi ha fatto godere molto... sai immaginarli e averli veramente è tutta un altra sensazione.- ha concluso mettendosi in posa, con le mani sui fianchi.
- Guarda anche adesso- e mi indica la patta dei pantaloni. - Solo il tuo profumo e la tua vicinaza, me lo sta facendo diventare duro.-
Il mio sguardo vola lì, sulla chiusura  slacciata e vedo la stoffa  che si gonfia tirando, e la punta rosa, far capolino dalla cerniera.
" Oh... porca zozza non indossa le mutande!"
- Che c'è .. sei sconvolta?  Da quando sei venuta a lavorare qui non indosso mai biacheria intima. E sai perché?-
Ma la sua è una domanda retorica perché riprende subito.
- Quando sento il tuo profumo, o la tua voce, sono sempre così!.... vivo con una perenne erezione tra le gambe.- continua strafottente.
Mi lecco le labbra, diventate improvvisamente secche, e faccio due...  tre passi avanti, per fermarmi difronte a lui.
Ci fissiamo e le mie mani di volonta propria volano sui miei vestiti.
Giacca... camicia ... gonna ... tutto via!
Rimango con i tacchi e intimo brasiliana e reggiseno a balconcino,
di pizzo bianco con reggicalze e calze a rete, coordinate.
- Adoro la tua predilezione per l'ultimo.- dice bisbigliando e allungando la mano.
Con un dito  segue il profilo del reggiseno.
È come una penna di fuoco  che mi marchia, sulla parte alta del seno, per scivolare in mezzo alle due colline, e sfiorare i capezzoli che fremono. Ovunque passa, brividi di piacere si accendono nel mio ventre, mentre io continuo a leccarmi le labbra e abbassare gli occhi su ciò che più desidero.
Arrivato alla spalla me la afferra  e mi spinge in basso.
- In ginocchio!- Mi intima con voce cupa. - Avanti fallo ... lo leggo nei tuoi occhi che lo vuoi! - mi dice dopo avermi accarezzato la guancia.
Ed io non me lo faccio ripetere.
Svelta, con entrambe le mani, allargò di più la patta dei pantaloni e lo tiro fuori. Non è ancora del tutto rigido, ma anche così è un bel vedere, liscio, pulito,  grosso...
Rimango a bocca aperta.
" É depilato!!!" 
Inghiotto il groppo di saliva che ho in bocca, al solo pensiero di poterlo leccare tutto facilmente, senza peli che ti finiscono in bocca rischiando di rovinare tutto sul piu bello!
Piena di aspettative, mi do da fare.
Lo afferro con la mano alla base, ci sputo sopra per bagnarlo, e inizio a muoverlo su e giù per farlo indurire bene.
Bagno a modo le labbra, trattengo un po' di saliva sulla lingua,  e partendo dalla cappella inizio la mia lenta discesa.
- Uhmmm... liscio come seta.- mugugno, contentissima.
Mentre lui emette un rantolo di soddisfazione.
Lo lecco con la lingua piatta.
Dall'alto al basso, per poi arrivare in mezzo ai testicoli, afferrarne prima uno, e poi l'altro.
Si ritirano e sobbalzano, ma io succhio e ne traccio il contorno con la lingua per farli indurire.
Il sapore muschiato e leggermente salato della sua pelle, mi fa impazzire, ed inizio a lavararlo con più foga, succhio così forte da farmi male le guance.
Lui artiglia le sue mani tirando i miei capelli, per cercare di mantenere il controllo.
Contenta della sua risposta, riprendo a leccare per tornare sulla punta  dove adesso mi fermo a torturare il prepuzio scoperto, facendo ruotare la lingua e succhiando leggermente con le labbra socchiuse, e bevendo il suo liquido trasparente.
Un sapore delizioso mi esplode in bocca e apro di più le labbra per poi affondare la bocca su di esso e prenderlo quasi tutto, fino alla gola.
Un ruggito di piacere esce dalla sua bocca, ed io mi bagno sempre di più tra le gambe, sono un lago!
Con la mano sul suo membro tengo la pelle tirata in giù, in modo da avere il prepuzio fuori e lo lecco cpme un "chupa chups".
Ci gioco, infilo dentro al buchino la punta della lingua, per poi tornare a succhiare quella pelle rosa che si scurisce sempre piu per via del sangue che scorre.
Lo riprendo dentro alla gola.
Allontano la mano e afferro anche la pelle,  che ricopre il suo membro, tra le labbra e succhio, muovendo la testa su e giù. La saliva  che mi riempie la bocca e cola sul seno, mi aiuta nel movimento che diventa sempre piu fluido e piacevole.
Anche lui apprezza,  perché inizia a spinge il bacino, in modo da andare più a fondo.
È  bellissimo.
Accucciata ai suoi piedi, con le scarpe coi tacchi e in lingerie sexy, mi sento bella e potente.
Gli artiglio le cosce con le dita, affondando le unghie per non cadere nella foga del movimento e sollevo gli occhi per guardarlo in faccia.
Anche lui mi fissa e le fiamme di desiderio che si vedono in quegli occhi neri, mi provocano spasmi, al centro del mio sesso, tanto da farmi quasi venire.
Apro di più la bocca, cresce, é piu grosso, più duro.
Adesso è lui che mi tiene ferma.  Una mano che stringe i capelli e una ferma sul mento, in modo che possa muovermi come più gli piace.
E lo fa!
Me lo sbatte dentro, e sento che arriva fino a toccare la gola.
Dei conati mi fanno tremare, protesto e cerco di spostarlo con le mani.
Ma lui insiste.
Non molla.
Lo tira fuori un attimo, mi alza il viso, tirandomi per i capelli e mi da uno schiaffetto in faccia.
- Stai buona.. respira con il naso! ...So che puoi farcela....  Adesso ti scopo la bocca e poi la figa!-
Mi minaccia, con il respiro affannato, ritornando a riempirmi la bocca.
Ed io lo lascio fare, seguo il suo consiglio e mi rilasso.
Lecco, succhio, lo bagno... cresce, mi tortura... e io chiudo gli occhi per godermi il momento, la tensione che cresce nel mio ventre.
Mi scopa la bocca per minuti, o ore, il tempo si è fermato, e non ha più importanza.
So solo che mi fanno male le gambe per la posizione scomoda, ma non oso protestare per paura che smetta.
Ed io non voglio.
Mi piace, mi fa sentire desiderata e sexy.
Nella stanza si sentono solo i nostri gemiti.
Ha aumentato le spinte, adesso va più veloce e mi fa male, ma anche bene. Penso ormai che sia quasi alla fine e con una mano  gli accarezzo le palle, in modo viscido. Le coccolo e le strizzo leggermente.
E loro sembrano gradire, perché sobbalzano e la pelle si raggrinza.
Con una spinta mi fa cadere per terra, sfilandosi dalla bocca.
Lo guardo esterrefatta, mentre lui si spoglia del tutto, togliendosi i pantaloni e la camicia. Nudo davanti a me con il cazzo in piena erezione é  un dio greco.  Il Dio del sesso in tutto il suo splendore, con la pelle che luccica per il sudore.
E finalmente lo vedo!
Adesso ne sono sicura ha un tatuaggio sul pettorale sinistro. Un bellissimo gufo stilizzato con due grandi occhi che ti fissano.
Con sguardo quasi cattivo, mi afferra per le braccia, mi alza, strappa lo slip, ormai completamente zuppo, il reggiseno e mi fa sedere sulla scrivania.
La mia carne a contatto con il freddo del ripiano, mi provoca un brivido.
Rimango solo con autoreggenti e giarrettieta.
Afferra le caviglie e mi obbliga ad appoggiare i piedi sui bordi di essa.
Per non cadere, appoggio le braccia indietro con i palmi, ben fermi sul ripiano. Infine, tira il sedere più avanti possibile.
Mi sento esposta, aperta, alla mercé dei suoi occhi veraci e pieni di cupidigia.
Ed inizia mangiarmi!
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thebigbrohill · 4 years ago
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[Shoto's moment - Tattoo's Land]31.10.2020 - 7.00#SpookyRevenfire #Ravenfirerpg 
*non ha quasi chiuso occhio quella notte Shoto, troppo nervoso per ciò che aveva deciso di fare e nel preparare quella sorpresa per Blake. Quell'ultimo tentativo di fargli capire che separati sono vulnerabili ed insieme sono forti. Si è recato presto al Tattoo Land, chiedendo a Jaxon il favore di fargli lasciare un cd e una lettera nello studio di Blake. Fortunatamente il fratello minore del dood sembra averlo in simpatia e l'ha lasciato fare.Non è stato difficile scegliere le canzoni da incidere sul cd, dopotutto le ascolta di continuo pensando a lui a loro due e piangendo, ormai da giorni. Il problema è stato sceglierne solo 13, perché tutto gli fa pensare a Blake, anche il proprio riflesso*"Caro Blake, Non sapevo più in che modo dirti ti amo, spero che questo cd ti aiuti a capirlo. Non sono debole, non sono Joanna. Non sei tu a rendermi vulnerabile, ma lo è vivere senza di te...questo mi fa star male. Pensaci ancora una volta, un'ultima volta. Ti aspetto alla festa di Halloween di stasera, se mi ami e mi vuoi ancora....se non verrai da me capirò che hai preso lantua decisione e la rispetterò. Spero tu ci sia. Ti amo da morire, Il tuo Luccichio"*poggia la lettera sul cd, senza riuscire a trattenere le lacrime e poo esce dallo studio, chiudendolo a chiave e passandole a Jax che ringrazia con un piccolo sorriso e un abbraccio prima di andarsene. Ha un terrore tremendo che, nonostante ciò, Blake non si presenti stasera...e anche se si è promesso di rispettare la sua decisione e lasciarlo in pace, non riesce a pensare di vivere senza di lui*
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/ Penso di dover spendere 4 parole a proposito di questo post, di quest’idea, di questo tutto così straziante eppur meraviglioso.È speciale ricevere qualcosa, così di punto in bianco.Ho provato sensazioni intense, è stato come essere Blake, nessun muro ci ha separati all’ascolto di questa musica e alla lettura di queste parole. È un’esperienza di profondissimo legame con ciò che si scrive e con ciò che si sente e con ciò che si riceve come un dono. Perché Al, questo post, è un regalo, un regalo non solo per Blake, ma anche per me che, nonostante i tentativi di questo pg, avevo addirittura pensato di chiudere. Invece, ci sei stata tu come un raggio di luce e Blake è sbocciato così com’è, grazie a te.È stato preziosissimo, è stato qualcosa che a parole non si identifica e l’ho apprezzato così tanto da stare qui a scrivere e cercare di dire qualcosa anche in off (perché sì, in on posterò), ma non riuscirò mai a trasmettere tutto.Grazie Al, grazie dell’intensità di ore passate a piangere, a vivere una vita diversa, ad essere più sensibile, ad essere ad un passo quasi da una letteratura più che di un roleplay. Grazie. Grazie per ogni minuto che spendi a scrivere, a ideare, a sopportarmi, grazie per essere la mia forza, la forza di Blake, per esserci.Io sono devastata, ma ti voglio veramente bene. Se potessi, ti abbraccerei.Sei una bella anima.Ti amo
//grazie a te, perché oltre ad avermi dato una delle storie più belle che si possano desiderare, mi hai anche donato la tua amicizia, il tuo cuore e il tuo aprirti con me...perché so che non è una cosa che fai spesso. Sopporti la mia creepy cuteness, il mio essere needy of love h24 ed è tanto per me, perché so di essere pesante. Per questo ti ringrazio, di essere una persona speciale per me e che io lo sia per te. Ti amo tantissimo
/Senza di te io non avrei potuto mai fare nulla di questo personaggio, sei tu la parte più bella di questa storia a 4 mani. No, non lo faccio spesso, ma donarti il mio cuore e aprirmi con te è parte di una decisione a monte: cercare di essere più prossima a te possibile, volerti bene, imparare anche ad essere parte di tutto questo needy of love che io, forse non te l’ho mai detto, ma adoro, perché so che sei tu. Sei semplicemente tu. Vorrei accorciare le distanze, vorrei farti capire che non sei per niente pesante, sei... soltanto speciale, hai solo bisogno di tanto amore, di una spalla. Io voglio essere quella spalla, appoggiati pure con tutti i pesi, li portiamo insieme, farà meno male la schiena. Sei una persona speciale, sei diventata importante, non dimenticarlo mai. Ti amo tantissimo anch’io ❤️
//SKDJSJSJDBHDUSUZUSJNSBEBESJJD IO UN GIORNO DI QUESTI TI STROPICCIO DI COCCOLE E POI NE RIPARLIAMOOOOO AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH 😭😭😭😭💕💕💕💕💕💕💕💕💕💕💕💕💕💕💕💕
Blake Edward Hill
31.10.20 08.00 a.m. #SpookyRavenfire #Ravenfirerpg *L’ennesimo Halloween, l’ennesima festa schifosa anti-clericale dell’anno. Ha l’umore a terra. È andato in chiesa questa mattina proprio per pregare che nessuno compiesse peccati o subisca peccati, soprattutto Shoto che potrebbe cadere fra le mani di chissà chi, perché, si sa, le feste fanno impazzire la gente. Eppure Blake si sente un po’ Halloween, l’antivigilia di tutti i morti, compresa Johanna, ma tranne Shoto. È la sua natura orrenda che glielo detta, quella stessa che vorrebbe lacerare e strappare da se stesso. Ha ricevuto un messaggio da Jaxon, qualcosa di strano che deve dire a Shoto, ma lui alla festa non ci andrà. Non ha voglia, non è un bel periodo, seppur abbia scelto lui stesso molte delle conseguenze che ora si susseguono come tanti pezzi di un puzzle, o forse meglio di un cuore, infranto in mille pezzi. Estrae dalla tasca la chiave del suo ufficio nel Tattoo Land, ma un profumo familiare gli chiude lo stomaco. Sa di rose nere, è un aroma di persona, è un’essenza che gli risveglia perfino le budella. ”È stato Shoto qui dentro“, pensa prima ancora di vedere un piccolo cd con una lettera. È una cosa estranea alla sua postazione quindi non può non notarlo, ma ha paura. È il terrore delle emozioni. Chiude gli occhi, non riesce ad avvicinarsi, si sente... minato. Forse è la porta aperta. È così allora che con un “elegante” calcetto la chiude. Respira, una mano va a controllare la sua borsa e la presenza della morfina in essa. Fa un passo, il cuore gli batte forte, l’odore di Shoto aumenta. È sicuro che quella /cosa/ l’abbia toccata lui.* « Cazzo, Blake eh.. » *Mormora e alla fine una mano si allunga e prende la lettera. Aveva ragione, è Shoto. È inconfondibile l’essenza della sua pelle per i sensi di Blake. I suoi sensi ora tendono a lui. Il corpo di Blake non esiste più e nemmeno il suo narratore. Scorreranno, di conseguenza, soltanto i suoi pensieri, quelli confusi, quelli che caratterizzano la sua esistenza. È tutto un universo che si regge da solo, o forse non regge affatto. * “ Ciao anche a te, Shoto. Mhh.. quindi hai deciso tu le track del cd. Jaxon lo sapeva.. Quindi dovrei andarci? Tu sarai di nuovo ubriaco? Ah... allora no, già tutte quelle persone mi irriteranno. Il /mio/ Luccichio... “ *Golpe al cuore. * « Dio, quante canzoni... » ___________ Thoughts __________ Chapter I : I’ve a voice in my mind which talks about you. And this Voice seems to be immortal. { BORN THIS WAY - LADY GAGA “ È difficile mettersi ad ascoltare voci che parlano di te, che prestano le loro voci a te... Poi, Lady Gaga... Mi fa pensare al ballo, ma è diverso, il sound è trasgressivo, ma che dico, è aggressivo. Eppure.... I was born This Way... Dio, mi ha fatto mostro, Shoto.. Sono un mostro e ne sono consapevole, ma...Dovrei accettarmi? Dovrei fare cosa? Io non so vivere e neppure sopravvivere, io forse non mi amo...Quel Love yourself mi fa sentire un cretino...come faccio ad amarmi se non posso amarti? Perché mi fai questo? Non abbiamo lo stesso DNA... perché non capisci? “ { CAN’T HELP IN LOVE - ELVIS PRESLEY “ Ok... Questa canzone non la conosco, ma mi fa pensare a quei film vecchi che mi piacciono tanto. Non l’ho mai visto Hitchcock con Shoto... Ci rifar-no, Blake, no. Sto zitto, va. Shall I stay would it be a sin... Ma se pecco e ti perdo? Se... Ho paura e sono un imbecille. Mi manchi... ma queste canzoni sono devastanti... io l’altro ieri ti volevo scrivere, se lo avessi fatto mi sarei risparmiato queste lacrime? Ti amo già, non ho mai smesso di farlo, ma dovevi solo aiutarmi a farmi fuggire da te, non a perdermi ancora nel tuo... amore. “ { I GOT YOU - SONNY AND CHER “ Questa canzone è proprio il tuo sorriso. Il sound mi fa pensare a quando faceva freddo, a quando pranzavamo all’obitorio e avevi visibilmente freddo... Ah, i fiori! Quella rosa... Wear my ring. Sono andato a vedere un anello, Shoto. Ero convinto di poterci davvero provare, no, non era l’anello della promessa, era uno diverso, uno da... m-mar-Oddio, mi sto affogando.... Ho fallito e poi quei tuoi lividi.... Quanto ti faccio male... “ { TURNING PAGE - SLEEPING AT LAST “ Questo piano... è da brividi. Mi hai già fatto ascoltare questa canzone e poi siamo caduti uno sull’altro. L’hai messa di proposito?... Sono fragile, mi serve un fazzoletto. Cazzo, dov’è? Ah, in borsa. Voglio sorridere di nuovo quando arrossisci, mi piace questa frase, ma devi permettermi di insegnarti a difenderti da me... Shoto, fino a stasera, io... non ce la faccio. Sto piangendo, merda. Sei davvero quella turning page. Io volevo che durasse per sempre.. io... “ { DUST TILL DAWN - ZAYN & SIA “ Dove va il vento? Conosco un solo un vento nella mia vita, è quello che mi ha sempre portato a te Shoto.... Non respiro. Anch’io vorrei stare per sempre con te, toccarti... Tu nemmeno sei solo. Tu non sei solo, Shoto, io ti amo, io devo imparare ad amarti e a non farti del male e a non avere paura.... io.... Non lo so, vorrei non pensare, non piangere, non... “ [... continua ... ] · Rispondi · 3 g Blake Edward Hill [... continua... ] { THE TRUTH UNTOLD - BTS “......... La so a memoria, posso farcela. Posso ascoltarla... Salti tu, salto io... Dio, quanti ricordi di te. Sento il profumo ovunque sotto il naso come se la mia pelle avesse ormai il tuo profumo. Forse è la stanza.... Non respiro più, sto piangendo come un coglione io, dooddrear, una bestia che piange, ci credi? Ha mai pianto una bestia che tu sappia? Mi manchi. Io sono quel giardino secco e vuoto, solo, brutto, schifoso, bestiale... senza te. I still want you.... Dio, se potessi.... Shoto... Se fossi umano, se fossi qualsiasi cosa... se avessi te... “ { OTHER SIDE - RUELLE “Incomincio ad avere la gola chiusa, penso di non riuscire ad andare avanti. Adesso chiudo tutto.... però volevo ascoltarle....Blake, devi infliggerti dolore, l’hai voluto tu. Ok. Avvio. Ho i brividi. Ho freddo. I dooddrear possono sentire freddo mentre concepiscono di aver fallito? Possono sentire freddo mentre scavano la fossa a quei broken dreams? Io sì, lo sento, sento il freddo della tua mancanza, sono anch’io dall’altro lato, Shoto. E non vivo... Forse ho sbagliato. “ { I HAVE NOTHING - WHITNEY HOUSTON “ Whitney, sei arrivato al lastrico. Non stai mantenendo la promessa per mettermi questa canzone... Non ti ho mai detto di no all’amore che provi... Sono senz’armi, senza aghi, senza niente... Non ho più nulla anch’io, non ho mai avuto niente se non te... E non ti ho abbandonato, avrei voluto dirti che non ti amo, che... Shoto, quella porta è aperta. Non ti ho chiuso niente... Se lo avessi fatto avrei fatto davvero tutto quello al ballo? Per Dio.... E chi ha qualcosa tra di noi se anche tu non hai più nulla? Almeno la voglia di rivederci è lì sepolta e non si... muove. “ { I’LL NEVER LOVE AGAIN - LADY GAGA “ Questa te l’ho messa nella lettera anch’io.... non so se l’hai capito, forse no, vedendo ciò che hai detto quando eri ubriaco... Io non toccherò mai nessuno, non proverò più alcun amore, non mi interessano altri baci ed altre labbra se non le tue... Te l’avevo scritto... Shoto.... ho paura, la verità è che ho paura di vederti anche con un altro. Voglio abbracciarti, raffreddarti, voglio imparare... Non dobbiamo dare i cuori a nessuno... Se questa canzone me l’hai ricambiata è perché.... Dio, Shoto... Hai sorriso fino alla fine mentre io ti stavo distruggendo il cuore. Dove sei?“ { TWO MEN IN LOVE - THE IRREPRESSIBLES “Non ho mai amato un principe, ma se fosse uno saresti tu. Non penso di aver provato qualcosa come con te. Penso di.... amarti, sul serio, ma chi mi insegna cosa sia davvero l’amore? Forse pensi che il problema sia.. l’omosessualità? Hai pensato questo? Se hai pensato questo sei... uno scemo. Voglio solo vederti vivo, di questo essere strano non mi preoccupo. Non riuscirei a nasconderlo. Dio, quant’è forte questo I’m in love... mi sembra addirittura urlato... e.. Shoto, Shoto, Shoto... “ ................. Broken Thoughts and a Lost Heart ................................... { AS LONG AS YOU LOVE ME - SLEEPING AT LAST “ Who I’m am, What I did... Quindi Johanna non ti fa paura davvero? Quindi che io abbia ucciso una persona non ti fa sentire pronto a scappare?... Io... Shoto come fai? Shoto... Ahi! Cazzo... sono caduto. Ma forse è meglio qui, sul pavimento... sono una nullità... perfino le sedie mi disprezzano mentre tu.... “ { LIGHT - SLEEPING AT LAST “ Che intro lunga.... Light. Light... Conosco soltanto una luce e quella sei tu... perciò, cosa vuoi dirmi? Hai perso la luce, Shoto? Cosa vuoi dirmi? Perché non parla?... Ah ecco. La luce sei tu... C’era luce intorno a me solo perché c’eri tu. Ora tutto è più buio, penso... pensavo di meritarmi questo buio, ma non riesco.... Mi sento amato, mi sono sentito amato dall’inizio, da quando ti sei preoccupato di me. Non devi fare.... promettere niente, hai fatto il meglio, fai sempre il meglio. Sei tu il meglio. Sono io che sono un coglione... Io dovrei prometterti di fare del mio meglio, io lo farò...Shoto... “ { FIRE ON FIRE - SAM SMITH “ Sono straziato. Come ho fatto a salvarti dal freddo se sono così ghiacciato? Ho anche gli occhi di ghiaccio... Shoto, io non sono perfetto per niente, sei tu quello perfetto... Siamo peccatori, ma tu che peccato hai fatto? Shoto... Già ho rovinato tutto... Dio... che devastazione. “ *Resta lì, le canzoni terminano, il narratore ritorna e anche il corpo. La sensazione di riavere un corpo, quel corpo, la sensazione di sentirlo, di sentirsi dopo essersi concentrato solo sull’astratto lo devasta maggiormente e lo immobilizza. Perfino i pensieri si immobilizzano, quegli stessi che prima vorticosamente si rincorrevano. Chiude gli occhi, alza il ginocchio, appoggiando la pianta del piede a terra. * « Voglio sognarti. Ora. »
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microletteratura · 5 years ago
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Ossitocina
Confondere l’ossitocina con la citrosodina è un attimo, persino il compilatore automatico ha le sue difficoltà a riconoscere i termini. Voi sapete di che si parla, sì? La citrosodina non è altro che idrogenocarbonato di sodio, il caro vecchio bicarbonato che le mamme accorte usano per pulire la frutta e la verdura; l’ossitocina, invece, è quell’ormone che, tra le altre cose, aumenta durante quello che delle mamme vieppiú accorte tendono a definire un amplesso coi fiocchi.
Mi capita sempre, alzarmi dopo un lungo sonno ristoratore e avere in mente questo tipo di idiozie. Ristoratore si fa per dire visto che lavoro quaranta ore la settimana, al mattino mi sveglio all’alba per preparare i miei due figli per la scuola materna, convincendoli con trucchetti e mezzucci a fare colazione, indossare abiti decorosi e non costumi di Halloween, ingannarli circa il malfunzionamento del televisore ed uscire comunque in ritardo accumulandone di ulteriore una volta arrivati e trovando all’ingresso la più cattiva delle spose di dio che mi scocca occhiate furenti, biasimandomi come madre per non essere in grado, nemmeno una volta, di consegnarle i miei figli in orario.
Il più piccolo dei miei figli ha 4 anni, credo che sia più o meno quella del suo concepimento l’ultima volta che ho fatto l’amore con qualcuno. Sembra una cosa da sfigati, e probabilmente lo è, ma trovo sia poetico che quel momento così lontano nella memoria sia stato celebrato dalla nascita di un bambino. Oddio, non per la nascita del bambino in sé, quanto, piuttosto, per il fatto che sia stato procreato con amore. Ok, divago è probabile e non sono nemmeno riuscita a spiegarmi tanto bene.
Ogni volta che mi fermo al semaforo vicino al cinema, relativamente vicino al posto dove lavoro, mi si avvicina il solito zingaro che chiede a tutti se vogliono una lavatina al vetro in cambio di qualche spicciolo. A me non lo chiede più, infatti una volta che mi riconosce passa oltre. Viviamo in una sorta di limbo di imbarazzo perché una volta che ero ferma lì, nonostante mi sbracciassi per manifestargli il diniego di pulire il mio parabrezza, lui lo fece comunque facendomi arrabbiare parecchio, poi però se ne andò senza chiedermi nemmeno una monetina, solo guardandomi come fossi pazza. Io, da allora, vorrei evitarlo perché sento, come con la suora, il suo sguardo di biasimo che mi penetra fin dentro le ossa, ma per arrivare all’ufficio non c’è nessun’altra cazzo di strada.
Spesso quando arrivo a lavoro mi sento felice, non che ci sia niente che possa rendermi tale lá dentro, ma l’idea di essere per qualche ora libera dell’impegno di dover crescere da sola i miei due marmocchi, mi alleggerisce la giornata. Purtroppo non la pensano alla stessa maniera le mie colleghe che anziché parlarmi di dio solo sa cosa, hanno come argomento principe, ogni singolo giorno che dio le mette in terra, i figli. Non che sia una cosa totalmente negativa, ogni tanto salta fuori qualche dritta utile, tipo un rimedio efficace contro la diarrea che esclude i farmaci o altre delizie del genere, però, insomma, qualche volta parlare di un libro che si è letto o del culo del tipo che ci consegna il caffè non sarebbe male.
Il padre dei bambini mi ha lasciata quando il più grande aveva un anno ed in minore era, in sintesi, appena nato o giù di lì, non che questi siano i pensieri nei quali mi crogiolo quando sono a lavoro, tutt’altro, non ci pensò quasi mai, lo raccontavo a voi solo per completezza di informazioni, tipo quando vi chiederete “com’è che non c’è un cazzo di uomo nella sua vita?” avrete già la risposta bella che pronta. Non ho ben chiaro il motivo della fine della nostra relazione, penso che fosse perché ormai si sentiva pronto per un rapporto più serio e maturo con una che ha vent’anni meno di lui, e così una sera, dopo che me li sono ritrovata avvinghiati come serpi in calore in uno dei lettini dei bambini, ha preso il coraggio a due mani e mi ha confessato di voler esplorare nuovi orizzonti, aprire un chiringuito su di una spiaggia e fare tutte quelle cose che uno di cinquant’anni è propenso a fare.
Da allora i nostri amici, per lo più miei, la mia famiglia, persino la sua, sono molto gentili e disponibili con me, probabilmente temono che possa avere un crollo per come sono andate le cose, ma obiettivamente, chi potrebbe avere un crollo per essersi levata di torno un coglione di siffatta mole?
E no, non è il risentimento che parla, io in certe cose sono piuttosto obiettiva, sono in grado di capire la differenza tra bar e chiringuito, così come tra una persona a modo è uno stronzo, è di certo una capacità che si affina con gli anni, ma l’importante è arrivarci.
Nella fretta dell’attività mattutina ho scordato, come spesso accade, il pranzo sul tavolo della cucina, il gatto ci avrà probabilmente già rovistato e, altrettanto probabilmente, avrà gettato per terra tutto perché lo urta aprire i sacchetti e trovarci dentro becchime, biologico e altre stronzate salutiste che mi sono convinta ad ingerire da un bel po’ di tempo a questa parte.
Avete notato? Sì, ora vi dico cosa avreste dovuto notare. Negli ultimi anni nel nostro paese il numero di nuovi individui vegetariani è cresciuto in maniera esponenziale ma tant’è, appena ti ritrovi con amici e parenti e li metti a parte della tua nuova scelta in termini di alimentazione saltano tutti sulla sedia e si mettono a farti le domande più disparate. Una volta mia madre mi ha chiesto se non mi sentissi in colpa nei confronti delle lumache, che quelle sí mangiano solo lattuga e io gli sto sensibilmente riducendo la materia prima del loro sostentamento a disposizione. Non sono sicura scherzasse, ma è probabile, lei è un po’ una che scherza. Quando ha saputo della storiaccia con il mio ex, mi ha chiesto se poi, andando via, s’è portato dietro anche qualche giochino per la nuova fiamma o se quantomeno i lego sono rimasti a me. Bella solidarietà da parte di una madre, prendermi per il culo così, poi si preoccupano del crollo. Ah!
Sono scesa a prendere un tramezzino al bar qui sotto, il solito che frequento da che lavoro qui, vale a dire almeno dieci anni, è da altrettanto tempo il barista, che si crede un figo e, probabilmente, in un altro pianeta lo è, mi propina complimenti stucchevoli e battute da macho con un’alternanza encomiabile e al contempo distopica. Oltretutto, voglio dire, ci vuoi provare seriamente, anche solo nell’eventualità di un frettoloso amplesso consumato nel retrobottega? Offrimi quanto meno un caffè di quando in quando, invece niente, sia mai si vedesse fallito. Cosa che, tra l’altro e per ben altri motivi, già è.
Nel pomeriggio mi ritrovo nell’area comune per un caffè con le colleghe più giovani, un po’ per sfuggire ai discorsi da nursery delle mie coetanee, un po’ per tenermi aggiornata su quello che propone la società contemporanea. Vi sto mentendo, in realtà frequento i caffè delle colleghe più giovani solo per una sorta di immaginifico vouyerismo circa le loro relazioni mordi e fuggi. Questa, se l’avete notato, e se non l’avete notato ve lo dico io, è una cosa che di solito tendono a fare le persone sposate da tempo. Amano frequentare persone più giovani e preferibilmente single per vivere, attraverso i loro racconti, quelle scappatelle che bramano ma che non si sognano di realizzare perché, poveri loro, capiscono che la famiglia che hanno costituito è più importante di una botta e via. Ogni tanto, mentre sono lì che ascolto e, nel frattempo, penso a come mi sarei comportata io nella medesima situazione, qualcuna delle young tenta di propinarmi qualche suo amico veramente brillante per un aperitivo casual e da cosa nasce cosa. Io faccio gentilmente notare che da cosa sono già nate altre due cose, ovvero i miei figli, e che non mi sento tanto propensa a frequentare baldi giovani che, questi sì, hanno il legittimo diritto di sognare di aprire un chiringuito dio solo sa dove.
È raro, nel mio lavoro, che non insorga qualche problema dell’ultimo minuto che implichi dover vedere agitarsi sotto il mio naso l’indice della suora che mi rimbrotta per essere arrivata nuovamente in ritardo a recuperare i bambini e che minacci, dovesse accadere ancora, di chiuderli fuori dal cancello come sacchi della spazzatura in attesa che un netturbino, ops, operatore ecologico pedofilo se li porti via entrambi. Alla fine è una brava donna anche se non sembra, è che sta cosa della puntualità la fa svalvolare. La capisco, anche io prima di avere una famiglia, o almeno tre quarti di essa, ero una ragazza puntuale, anzi, peggio, ero una di quelle che arrivano sempre cinque o dieci minuti prima perché “non si sa mai”, salvo sapere sempre che poi avrei dovuto attendere quaranta minuti per gli imprevisti altrui. Essere puntuali equivale alla dannazione eterna, vorrei lo capisse anche la suora, sarebbe senz’altro dalla mia con ste argomentazioni, ma chissà perché non abbiamo mai il tempo di parlarne.
Prima di tornare a casa, se i marmocchi non hanno da svolgere qualcuna delle loro duecento attività che li tengono impegnati tanto quanto il presidente degli Stati Uniti durante una crisi internazionale con tanto di ostaggi, ci fermiamo a fare un po’ di spesa. La maggior parte delle volte lascio i bambini in auto, con un baffo di finestrino aperto così che quelli della Peta non avanzino denunce, lo so che non è un comportamento da brava mamma, ma se me li portassi dietro avanzerebbero pretese sul cibo che manco Mick Jagger prima di un concerto a central park, solo che, al contrario di Jagger, anziché cocaina, mi chiederebbero tonnellate di cioccolata e merendine che una come me fa persino fatica a pronunciare tanto sono chimiche e sofisticate. Oltretutto, diciamocelo, una donna da sola in dieci minuti è in grado di acquistare, senza margine di errore alcuno, la spesa per una settimana intera mettendo in preventivo anche qualche eventuale ospite o colpo di scena tipo serata estrema con teletubbies e pop corn. Una donna che fa la spesa con due maschi, beh, le cose cambiano parecchio, vi basti sapere di quella volta che chiesi al mio ex di fermarsi al market di rientro da lavoro e di comprarmi degli assorbenti con le ali, inviandogli tanto di foto esplicativa sul cellulare. Lo vidi rientrare a casa con una confezione di quella specie di guaine che negli anni novanta, quando c’erano ancora le giacche con le spalline, giusto per fornirvi una collocazione temporale, mettevi sotto le ascelle per evitare che le camicie bianche si pezzassero con il sudore. Ragazzi io, dopo anni, sono ancora qui che mi interrogo quale buco spazio temporale abbia imboccato per riuscire a trovare in vendita quei cosi!
Quando rientro a casa dopo la spesa e con i bambini al seguito sembra sempre di vedere una di quelle scene in cui ai terremotati viene concesso di rientrare nelle loro case messe in sicurezza.
Una delle cose più divertenti da fare in casa quando hai due figli piccoli e sei l’unica adulta che può badarvi è lavarsi. Noi abbiamo ovviato al problema di chiamare un parente o una baby sitter per tenerli d’occhio mentre io, dopo anni, mi faccio una lunga, calda e rilassante doccia in solitaria, facendo un bel bagnetto insieme tutti e tre.
Altra cosa che fa di me una mamma approssimativa, forse, ma loro si divertono, mi chiedono conto ogni volta di tutti i miei ciuffetti caduti in disuso, e sono puliti, mentre io ho quello che da anni si avvicina di più ad un momento di intimità con un uomo, ovvero giocare con la loro papera galleggiante. Non siate maliziosi, non c’è alcuna volontarietà nel sedervicisi sopra, vorrei vedere voi in tre in una vasca da bagno.
Ve la ricordate la serata estrema tutta teletubbies e pop corn? È una di quelle. Ci sta, l’inizio della settimana è in salita per tutti, specie se sei un quattrenne con zero aspettative di sbocchi professionali nel tuo paese e la prospettiva di finire all’estero a campare di fagioli in scatola e lenticchie, almeno i primi mesi. Peggio per il cinquenne la cui medesima prospettiva è più prossima di almeno un annetto.
Durante uno degli avvincenti episodi di sti stura lavandini iper colorati mi messaggia mia madre, una delle poche donne della sua età coscientemente iper connesse, per chiedermi come è andata la mia giornata, se ho trovato l’uomo della mia vita e se lo zingaro del semaforo continua ad odiarmi e evitarmi. Ve l’ho detto che ha una notevole vena ironica. Le racconto a grandi linee di come sono sopravvissuta a questa jungla metropolitana senza beccarmi nemmeno una denuncia per abbandono di minore e le auguro la buonanotte. Non so cosa facciano fare a sti ragazzini alla materna, probabilmente cucire palloni per paesi più evoluti del nostro a cinquanta centesimi l’ora, il che giustificherebbe ampiamente la stanchezza che manifestano, deo gratias, la sera.
Loro sono a letto che aspettano la favola della buonanotte, solitamente un breve estratto da un libro di Raymond Queneau perché non voglio che abbiano una vita facile e, se proprio ci tengono, l’ignoranza è una cosa che si conquisteranno da soli o con l’aiuto del padre se proprio un giorno decidesse di tornare a farsi vivo, io vorrei raccontarvi ancora qualcosa e voi, certamente, bramate di sapere qualcos’altro della mia giornata, insomma, uno stallo alla messicana in piena regola. Ovviamente non occorre che vi dica chi vincerà.
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Sogno o realtà? - un racconto submit
Ci siamo, si fa. Sono un po’ teso ma non voglio tirarmi indietro, dove trovo un’altra occasione così? Sono in autostrada, ad ogni chilometro il cuore batte sempre di più, al cartello dell’uscita di Verona credo si fermi del tutto per tipo 3 secondi. Abbiamo appuntamento in un locale carino, ora aperitivo, uno spritz aiuta di sicuro, magari due. Vi vedo e mi accogliete come se ci conoscessimo da anni, mi rilasso subito, le sensazioni durate le chat sono vere, sapete proprio mettermi a mio agio. Dopo un’oretta di chiacchiere è ora di andare, vi seguo in auto verso un motel, terreno neutrale per tutti è la scelta più saggia. La camera è bella, un po’ anonima ma chissà come mai piena di specchi! Andiamo a darci una rinfrescata a turno e il momento è giunto. Gilda, ultima ad andare in bagno, esce in intimo con solo un asciugamano per coprirsi, noi siamo seduti sulle poltroncine, chissà perché il letto ancora nessuno l’ha toccato. Gilda improvvisa delle mosse sexy usando l’asciugamano, serie ma fino a un certo punto. Gilda sei stupenda, che non vedo l’ora di soddisfarti assieme a Mirko come meriti. Noi siamo ancora vestiti, ti avvicini come a prendere il controllo della situazione, ammicchi e ci fai sentire il tuo profumo sul collo. Per poco svengo ma mi do un contegno. Per un po’ ti lasciamo condurre ma i nostri piani sono altri. Quando ci inviti a spogliarci ti facciamo stendere sul letto e Mirko tira fuori una benda. Il mio piano è non farti vedere la parte di me che aspetti da giorni, non subito almeno. Ci stendiamo accanto a te ma senza dirti chi è da che parte. Cominciamo ad accarezzarti, prima le braccia, poi il collo, i seni e la pancia, 4 mani che stimolano senza una logica comprensibile per te. Solletico, carezze e grattini, la benda sugli occhi e il nostro silenzio fanno il resto. Poi cominciamo a baciarti, lievemente, sul collo appena sotto l’orecchio, sui capezzoli e sulla pancia scendendo verso il pizzo delle mutande, tutto volutamente molto lento mentre il tuo respiro si fa già corto. Finalmente anche noi ci spogliamo senza dartelo a vedere. Mirko spoglia anche te completamente. Io sto giocando col tuo ombelico con la punta della lingua e do uno sguardo a Mirko quasi a chiedergli il permesso, con suo un cenno impercettibile capisco che posso scendere. Mi posiziono tra le tue gambe e mi fermo un momento ad ammirarti, perfetta, depilata e profumata. Un Sogno. Comincio a baciarti l’interno coscia, avvicinandomi con una lentezza volutamente esasperata. Quando finalmente appoggio la punta della lingua sul tuo clitoride inarchi la schiena e spalanchi la bocca. Ignara che Mirko era durissimo a pochi millimetri da te aspettando proprio questo, affonda quasi con prepotenza e tu immediatamente identifichi il suo cazzo, lo avvolgi con le labbra, come se ti ci aggrappassi, come se ti desse sicurezza ormai capire chi è dove. Io gioco con te, mi diverto a stuzzicarti e farti vibrare, sei già bagnata e assaporo ogni istante senza fretta esplorandoti più che posso mentre, sempre bendata, succhi Mirko con avidità. Sei già eccitatissima e ancora non sai cosa ti aspetta. Ci scambiamo, Mirko scende su di te e con l’esperienza ti stimola i punti giusti per portarti ancora più in alto nel piacere. Per me è ora di fare le presentazioni ufficiali, ma prima di lasciarmi assaggiare ti bacio per condividere con te il tuo sapore che ho in bocca di cui purtroppo sono già dipendente. Tu per contro non lesini di assaporare e mi restituisci sapore di cazzo, che sorprendentemente non mi schifa ma mi eccita ancora di più. Appena percepisci la vicinanza del mio uccello lo prendi in bocca, molto più profondamente di quanto mi aspettassi, come a prenderne le misure con le labbra e finalmente scoprire l’unica parte di me che ancora non hai visto. È divino e non posso trattenere qualche mugolio… Mirko nel frattempo si sdraia accanto a te e baciandoti il collo ti gira su un fianco e ti penetra da dietro. Finalmente piena, la dolce tortura è finita. Ti distrai e ormai mi stringi in mano senza tanto badare al movimento. Anche io sono incantato dal vedervi scopare, mi abbasso per baciarti il seno e stuzzicare un po' di punti caldi, mi avvicino al tuo orecchio e ti chiedo il permesso di contribuire. “TI PREGO SI!” Scendo baciandoti lungo la pancia, non so bene cosa sto facendo, fino a mezz’ora fa non avevo mai visto un uomo nudo in erezione dal vivo e in due secondi mi ritrovo a leccarti il clitoride col naso a due centimetri dal vostro sesso. Grondi umori e tremi mentre Mirko aumenta il ritmo afferrandoti da dietro il bacino per spingere meglio. L’odore del vostro scopare è inebriante e faccio schizzare la lingua su di te più forte che posso. Bastano pochi minuti per il tuo primo, e molto più rumoroso del previsto, orgasmo che ti lascia per qualche istante col fiato corto stesa nel letto, con Mirko ancora dentro di te e io che ti ammiro incantato mentre decidiamo che è giunto il momento di giocare alla pari e toglierti la benda. Non mi guardi subito, guardi lui in uno sguardo di intesa che per un secondo invidio da morire. Poi finalmente volgi lo sguardo a me, al mio cazzo in verità, con un espressione un po’ del “te la farò pagare cara” quasi ridendo. Ci fai mettere uno accanato all’altro e ci afferri insieme, alternando uno di migliori pompini della mai vita tra me e lui, scambiando gli sguardi con, a turno, l’altro. Dopo un po’ mi divincolo e ti lascio continuare con lui mentre ti facciamo mettere a 4 zampe. Giro dietro di te, all’inizio ti ammiro per qualche secondo di troppo, devo avere una faccia tipo, detto alla romana “mmecojoni!” mi verrebbe da farti un applauso per tanto sei perfetta se solo non rischiassi di rendermi ridicolo. Ancora una volta mi avvento su di te, ho questa dannata fissazione per dover assaggiare tutto. Questa volta le mie attenzioni sono per il tuo culo, tanto qualcuno doveva pur cominciare. Ci passo la lingua prima larga ad accarezzare, poi ci giro intorno con la punta, mi fermo per darti un leggero morso su una chiappa per poi tuffarmi di nuovo con foga, cerco di esplorarti più che posso e vedo che apprezzi, la curva della schiena non mente e la tua mano che senza nemmeno accorgerti ti è scivolata tra le gambe sono segni inequivocabili. Un po’ a malincuore, che potrei starci delle ore, mi tiro su, ti bacio ancora la schiena e finalmente ti penetro. Sento il mio cazzo farsi strada dentro di te, percepisco ogni contrazione ogni vibrazione, è così caldo e gronda umori da tutte le parti. Ti prendo sempre più forte, quasi a spingerti contro il cazzo di Mirko che nel frattempo ha iniziato a fare altrettanto con la tua bocca, sei oscenamente aperta e piena di noi, l’hai voluto tu. Mi lecco il pollice e lo appoggio sul culo, non opponi resistenza, il lavoro di prima aveva già ampiamente rilassato la muscolatura ed entro con facilità. Sento il mio cazzo da dentro, che si indurisce ancora di più, e col dito cerco di spingerlo in punti che prima non poteva raggiungere per stimolarti meglio. Smetti di succhiare il tuo amante per riprendere fiato, probabilmente è merito suo che non ti ha dato tregua per diversi minuti ma mi piace pensare che sia anche un po’ colpa dei miei colpi sempre più profondi. È ora di darsi il cambio, stessa formazione a ruoli invertiti ma Mirko che aspettava il momento da un po’ approfitta delle mie precedenti attenzioni per prenderti il culo. Lo fa con l’esperienza di chi va sul sicuro, forte, deciso e senza esitazioni. Certo tu sbarri gli occhi e ti si strozza un gemito di piacere misto a dolore in gola, ma dura poco. Si vede l’affiatamento tra di voi e Mirko non accenna a rallentare, sa che non è quello che vuoi. Ti prende sempre più forte mentre tu, ti occupi ancora di me ripulendomi l’uccello dai tuoi umori. Il momento per me più atteso sta arrivando, quella famosa DP che per anni ho solo digitato nella barra di ricerca dei siti porno. Ricordo ancora la prima volta che Mirko me lo ha scritto in chat, per poco svengo. Scivolo sotto di te e con lui ancora dentro ti penetro. Non è affatto facile entrare e soprattutto muoversi. Per comodità e per la mia eccitazione che mi sta portando velocemente al punto di non ritorno decido di lasciarvi fare. Tu muovi il bacino in modo divino e Mirko continua come una macchina a prenderti da dietro afferrandoti i fianchi e dando colpi come se dovesse spingertelo in gola partendo dalla parte “lontana”. Io sento il suo cazzo muoversi contro il mio dentro di te, sento la sua durezza contro la mia e la frizione contro le tue pareti, questo basta a farmi toccare vette mai raggiunte prima! Mirko mi propone ancora una volta di scambiarci i ruoli. Non posso certo rifiutare anche se trattenere l’orgasmo è ormai un’impresa titanica. Ti facciamo girare restando noi nella posizione. In un attimo ti impali su di me, sfruttando la gravità per scendere, ormai oscenamente aperta, fino alle palle facendo letteralmente sparire il mio cazzo nelle tue viscere. Io non capisco più niente, faccio solo in tempo ad afferrarti il seno da dietro che Mirko si rifà strada in te da sopra. Le sensazioni sono diverse, probabilmente ancora migliori che prima. Sei ovviamente più stretta ma sento meno le tue contrazioni, percepisco però ancora di più per la diversa inclinazione il cazzo di Mirko che non ti da tregua. Anche per te questa angolazione è più consona, Mirko ti solleva le gambe per stimolare più punti e tu fai roteare il bacino sui nostri cazzi come a volerne sempre di più. Se talmente bagnata che sento i tuoi umori uscire dalla figa, colare lungo il tuo culo su di me e arrivare al letto tra le mie cosce. Animali, nulla di diverso, sudati, ansimanti e assolutamente senza più un briciolo di razionalità. In pochi minuti esplodi in un orgasmo che ti lascia riversa a tremare in un modo che quasi ci preoccupa. Giunti a questo punto noi due non possiamo reggere oltre, siamo ben oltre il limite. Visto come sono andate le cose vi chiedo un’ultima assurdità: mettermi a sessantanove sotto di te mentre Mirko ti finisce a pecora. Voglio vedere da vicino il vostro ultimo orgasmo, costi quel che costi. In pochi secondi mi ritrovo nuovamente a pochi centimetri dal vostro sesso. Mirko, giuro non so come faccia, non molla un secondo e ricomincia a penetrarti la figa con una forza che raramente ho visto nei film. Io mi godo la scena dal palco d’onore, e cerco i stimolarti il clitoride senza affogare nel bagno di liquidi che ormai non provi nemmeno più a trattenere. Pochi colpi, poi l’ultimo affondo. Forte deciso e liberatorio. Vedo distintamente le sue contrazioni 5, 6, 7 spasmi per altrettanti fiotti che ti riempiono come per farcirti. La scena mi eccita come mai nella vita, mentre Mirko esce esausto da te e si accascia dietro di noi sul letto io faccio l’impensabile: ti afferro da sotto per le chiappe e ti tiro a me, mi ritrovo con la faccia che affonda nella tua figa ormai stanca e fradicia mentre con una mano ti spingo la testa sul mio cazzo, per qualche frazione di secondo senza alcun rispetto né reverenza e ti scarico in gola il miglior orgasmo della mia vita, rischiando di affogarti per altro, mentre i tuoi ultimi spasmi spingono la sborra di Mirko nella mia bocca… Ormai esausto non posso però evitare di venire a baciarti condividendo con la star della serata il sapore di tre orgasmi indimenticabili.
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Quando non trovi le parole ma  in realtà non servono.
Il servizio fotografico per un nuovo progetto pubblicitario è appena terminato per Namjoon, il quale decide di aspettare che anche il resto del gruppo concluda con i propri scatti singoli nel cortile dell’edificio. Normalmente impiegherebbe quei minuti di buco per controllare le mail e fare un giro sui vari social media ma dal momento che anche tu sei lì, straordinariamente nello stesso luogo e continente, la sua scaletta cambia automaticamente. Siete quindi entrambi seduti su una panca in granito, lui più in alto, sulla spalliera, e tu appena accanto ai suoi piedi, che di tanto in tanto posi la testa sulla sua gamba quando il calore dei raggi del sole ti contagia con una punta di sonnolenza.  Non avete il bisogno di distrarvi con vaghe conversazioni o vuote chiacchiere per godere della reciproca compagnia; a volte vi basta semplicemente stare insieme e… nient’altro. Solo Dio sa quante ore avete trascorso così, in silenzio, a leggere dei libri nella calma solenne di un salotto o di un aereo. Entrambi ricaricate le vostre batterie così. Lasci dunque che la quiete vi culli e porti la vostra mente in posti più lontani e sereni. Ma per te pensare ad un luogo del genere è troppo difficile perché quelle sensazioni non riesce a trasmettertele uno spazio fisico quanto accuratamente riesca a fare una certa persona. Quando alzi la testa per entrare in quello stato di totale pace, il tuo sguardo incontra una visione angelica; con il volto rivolto verso il cielo e gli occhi chiusi, Namjoon risplende di un bagliore caldo e puro. La luce si fa spazio tra ogni singolo capello che gli cade sulla fronte, delinea il profilo del naso e fa scintillare il resto del gloss sulle labbra facendole apparire ancora più piene e soffici. L’ombreggiatura del trucco contrasta il riflesso del sole sugli zigomi lineari, l'undercut nel suo taglio di capelli che noti risalire dalla nuca ispida fino alla basetta, quella così vicina ad uno dei due piccoli nei gemelli che gli decorano il profilo destro come fossero impercettibili macchie d’inchiostro sulla tela liscia della sua pelle color miele in stagioni soleggiate come quelle. Ed intanto che il viaggio visivo prosegue, scendendo verso una valle fatta da vene giugulari e stessa incisura, qualcosa cambia: le guance si riempiono e colorano di rosa mentre il loro volume va a mutare la forma degli occhi, ora più sottile. Un’ adorabile fossetta fa capolino due centimetri più in là dall’angolo interno delle labbra; ed anche se sai che quella più marcata si trova sul lato sinistro, quello che ti è nascosto dalla prospettiva, è come se la vedessi comunque.  Perché, proprio come accade per i vostri momenti di totale armonia, non occorre che facciano rumore.  Perché come tu sei riuscita a percepirla sul suo viso senza vederla, lui ha sentito la tua attenzione ad occhi chiusi.  “Io… vorrei ci fosse una parola in grado di descrivere appieno quello che provo per te.” tiri fuori in un sospiro, incantata. A volte i sentimenti che nutri per lui sono così improvvisi ed intensi da lasciarti senza fiato, in un limbo di assente adorazione e gratitudine, quindi non poterli manifestare o descrivere in maniera tale da fargli giustizia ti sfibra. Stai ancora riflettendo in una serie infinita di pensieri su quanto ti accade dentro quando prende parola. “ ‘Kilig’.” dice tornando serio e facendoti l’immenso regalo di ricercare e concatenare la tua mano alla sua, costringendoti a manifestare una maggiore presenza mentale dopo il viaggio sulle rosee nuvole dell’amore. Ma per quanto ti sforzi, non riesci proprio a coglierne il significato. “È una parola in tagalog, una delle lingue principali delle Filippine” risponde ai tuoi muti dubbi portando le vostre mani vicino alle labbra per baciare il dorso della tua, accarezzandola subito dopo con il pollice.  Il fatto che non si sia ancora sbilanciato nel guardarti solitamente presagisce un certo imbarazzo da parte sua. Oppure, come in quel caso, un restio aprirsi e permetterti di andare oltre la sua comfort-zone.  Ami la rarità di quei momenti perché è proprio questa a renderli speciali.  “È l'eccitante e sublime trasporto che provi quando ti accade qualcosa di bello, come baciare qualcuno per la prima volta” rivela tentando d’improvvisarsi stoico con quella definizione degna di un dizionario. Peccato che tu percepisca la sua agitazione nella voce e nella stretta che tiene ancora vicino al viso.  Lo ascolti in religioso silenzio, un po’ perché senti sia la cosa giusta da fare ad un po’ perché il tuo respiro è bloccato nei polmoni e si rifiuta di uscire fuori. “Magari non descriverà appieno tutto quello che provo ma… è ciò che ci va più vicino.” Lo palesa mentre con sguardo nel vuoto annuisce con il capo, gesto che compie quando è davvero convinto che quanto affermato sia una verità assoluta. “Joonie…” è tutto ciò che riesci a replicare mentre ruoti il tuo corpo nella sua direzione, rimpiangendo di non esserti seduta sulla spalliera alla sua stessa altezza. “Non lo dico tanto per dire” mette in chiaro, incosciente di darti il colpo di grazia decidendo di guardarti negli occhi una volta per tutte. Una scossa che ti fa tremare le gambe. “Lo dico perché è quello che sento.” E le sue iridi brillanti sono solo una tra i milioni di conferme che hai a riguardo. “E mi dispiace se non sono il tipo di fidanzato che lo dimostra dandoti il bacio del buongiorno ogni mattina o sbandierandolo ai quattro venti con continue effusioni d’affetto.” “Non dirlo nemmeno per scherzo” lo fermi prima che possa esordire con altre stupide scuse senza senso. Abbandoni la tua posizione per sopraelevarti, mettendoti a sedere al suo fianco, spalla contro spalla. In canale visivo non viene interrotto nemmeno per un secondo, come se fosse proprio quello a mantenere viva l’intera conversazione. E forse lo è davvero. “Non hai niente di cui scusarti. Se sono innamorata di te è perché amo il modo in cui mi ami” prosegui portando la mano destra, quella libera, sulla sua guancia calda. “Dio, Namjoon, tutte le volte che parlo con te è come se facessimo l’amore! Non so neanch’io come diamine faccia a sopravvivere a tutte le nostre chiacchierate!” E capisci dalla sua espressione sorpresa di aver deragliato il dialogo verso binari pericolosi, a volte anche sconnessi. Quindi ti impegni al massimo per poter tornare sulla pista principale. “Il punto è… che amo questa testolina e tutto quello che c’è dentro, che siano idee brillanti o dubbi esistenziali.” Le mani compattano ulteriormente la morsa e durante il vostro ennesimo silenzio Namjoon avvicina la propria fronte alla tua, facendole incontrare in una tenera e profonda connessione. E ti va benissimo così, anche se non c’è nessun bacio o abbraccio. Rimanete in quella posizione per i cinque secondi più eterni che tu abbia mai sperimentato peró poi, a malincuore, sei costretta a privartene, avendo udito un applauso provenire dall’interno dell’edificio: il photoshoot era terminato. “Dovremmo rientrare” mormori sommessa sorridendo prima di interrompere il contatto ed alzarti dalla panca per dirigerti verso la porta.  Avanzate non più di tre passi prima che lui possa bloccare bruscamente i suoi piedi e tirare la tua mano all’indietro, costringendoti a voltarti di scatto nella sua direzione.  Accade in un lampo. Il tuo viso è incorniciato dai suoi grandi palmi, i corpi sono compressi l’uno contro l’altro e le lingue si muovo libere ad all’unisono in una danza che ti sta lentamente uccidendo pur facendoti sentire ogni secondo più viva.  Frenare quell’impulso è impossibile. “Kilig” ripeti contro le sue labbra da attenta studentessa quale sei. “Assolutamente” ti spalleggia orgoglioso. “PICCIONCINI, È ORA DI ANDARE!” Urla Jin facendo capolino dallo stabile seguito dal resto del gruppo, battendo le mani come se stesse davvero cercando di scacciarne uno stormo dal proprio giardino. “La gente qui ha fame, cerchiamo di darci una mossa, su, su! Voglio tutti sulle auto entro due minuti, l’ultimo che arriva paga per tutti.” Ed a quelle parole Jimin supera tutti come una cometa, sapendo di essere lui quello sempre in ritardo per qualsiasi cosa. L’intera scena vi fa scoppiare a ridere, riportandovi con i piedi per terra nella maniera meno brusca possibile. O almeno così credevi. Il rapper a quanto pare non ha la stessa fretta: infatti non si smuove di un millimetro se non per scuotere la testa e sorriderti furbo. “Ha detto due minuti, no? Saranno soldi spesi bene. Benissimo.”
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