#pensieri randagi
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C’è il peso delle nuvole
e il peso del vuoto
che pesa sul cuore,
i pensieri randagi
come il dubbio,
sono schegge di vetro
invisibili
che sanno tagliare.
©b.b.s
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…E’ che il nostro è un patto silenzioso tra anima e pelle! Due pensieri randagi che si sfiorano in lontananza.
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E che il nostro è un patto silenzioso
tra anima e pelle
Due pensieri randagi che si sfiorano in lontananza
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Il cannocchiale
[...]
Eppure guardalo, com'è grande, questo mare. Sembra infinito, sembra un cielo in versione liquida, solo senza le stelle e senza la luna, ma in compenso il cielo non lo puoi toccare, e il mare sì, e questo in qualche modo te lo rende più vicino, un infinito a portata di mano, mi segui? Forse Dio ci ha messo il mare sulla Terra per darci un'idea di cos'è l'infinito, perché una cosa finché non la tocchi non sai benissimo cos'è. È come con i bambini, finché non si bruciano non sanno cos'è il fuoco, e finché non si innamorano non sanno cosa sono i sentimenti. Però il fuoco ci scalda le case e l'amore il cuore, ma l'infinito? L'infinito a cosa ci serve, se non a farci sentire ancora più piccoli e miserabili di quello che già siamo?
“Ehi!”
Mi girai: nonostante la distanza e la foschia che lo accerchiava, era impossibile non riconoscere Lou Wilson. Mi fermai per aspettarlo; in pochi istanti mi raggiunse e continuammo a camminare insieme. Aveva le gambe lunghe, Lou. Come al solito, era seguito da un piccolo branco di randagi che lui andava raccattando ovunque; con una mano si trascinava dietro una bicicletta, nell'altra teneva una sigaretta accesa.
[...]
Ne avevamo passate di tutti i colori, con Lou. Insieme abbiamo attraversato tutte le tappe più strane e sconvolgenti che la natura ci obbliga ad attraversare, insieme avevamo osservato i nostri corpi crescere e mutare, avevamo vissuto uno i cambiamenti dell'altro, insieme avevamo imparato a convivere con queste trasformazioni, insieme avevamo superato anche i momenti più imbarazzanti dei quali non si può assolutamente parlare con nessuno. Con lui mi sentivo libero di parlare di cose delle quali avevo difficoltà a parlare persino con me stesso, con lui i miei pensieri fluivano lisci e non ostacolati da niente. Eravamo come fratelli, io e Lou.
Ci fu un periodo, durante la nostra pubertà, che ogni estate la signora Yolanda prendeva la piccola barchetta del marito, remava fino a diventare un piccolo puntino al largo della costa, si spogliava fino a rimanere solo in mutandine e si sdraiava sul fondo della barca a prendere il sole. Era una di quelle cose che tutti sapevano in paese, ma della quale nessuno parlava. Un giorno, Lou venne da me con un cannocchiale che aveva recuperato chissà dove, e mi disse Vieni con me. Salimmo sul tetto della Conchiglia – da lì si riusciva a vedere fin anche casa mia – lui accostò il cannocchiale all'occhio, ridacchiò per un po', dopo di che lo passò a me. Non si vedeva granché, i bordi della barca nascondevano ai nostri occhi ciò che stavamo cercando di spiare, ma sapevamo entrambi che non appena la signora Yolanda si sarebbe alzata per rivestirsi, avremmo goduto di uno spettacolo mai visto prima. Rimanevamo lì appollaiati sotto il sole ore intere, passandoci il cannocchiale a vicenda e attendendo pazientemente come un cacciatore che attende la propria preda. Poi, finalmente, o uno o l'altro scattava in piedi, esclamando Oh! Oh!, ridendo come un matto, e allora l'altro non poteva far altro che saltare su anche lui e gridare Fammi vedere! Eddai, fammi vedere!, e se era abbastanza fortunato riusciva a strappare dalle mani del fortunato il prezioso strumento e rubare un'ultima occhiata furtiva al corpo mezzo nudo della signora Yolanda prima ch'essa si avvolgesse nella sua veste di cotone.
Fu un rituale che andò avanti per diversi anni; persino quando iniziammo ad avere le prime storielle con le ragazze, persino quando non c'era più bisogno di spiare la povera signora Yolanda per riuscire a vedere un paio di gambe femminili, o la curva del seno, o una natica mezza scoperta dalla mutandina leggermente spostata, persino allora continuammo a salire per almeno un paio d'ore durante i pomeriggi estivi sul tetto della Conchiglia per dare una sbirciatina nel cannocchiale. Forse ci emozionava la sensazione di proibito, forse era un pretesto per avere un piccolo segreto che fosse solo nostro, forse ci eravamo semplicemente abituati; comunque sia, per anni nessuno dei due accennò a voler smettere. Poi, un anno, tutto finì così improvvisamente come era iniziato: era il primo pomeriggio veramente caldo di maggio, abbastanza caldo da far aprire i primi ombrelloni sulla spiaggia e far entrare i primi temerari nelle acque ancora fredde dall'inverno appena passato. Incrociammo la signora Yolanda per strada, e sentimmo per caso uno stralcio di discorso tra lei e la signora O'Brein: quest'ultima stava cercando di dissuaderla dal fare qualcosa, dicendo che non era il caso, che doveva pensarci bene, avrebbe potuto avere un malessere, non si sa mai, meglio aspettare ancora un po'. La signora Yolanda, che ultimamente si faceva vedere raramente in giro, e quando lo faceva aveva sempre un fazzoletto verde con dei fiori fucsia in testa, sembrava molto sicura di se stessa, nonostante il pallore malaticcio e una inusuale magrezza, e in tutta risposta girò la testa dall'altra parte e disse È da così tanto tempo che non vedo un po' di sole. Io e Lou ci guardammo, ci capimmo all'istante, sorridemmo, e subito corremmo a casa sua a prendere il cannocchiale. Dopo neanche un quarto d'ora, eravamo già appostati sul solito tetto della Conchiglia, ed effettivamente poco dopo scorgemmo la signora Yolanda che si faceva aiutare da un ragazzo a trascinare la barchetta in acqua. Il primo a spiare nel cannocchiale fu Lou; ma quando la barchetta si allontanò abbastanza e si fermò e la signora Yolanda si tolse la veste di cotone, vidi l’espressione del mio amico diventare di pietra. Abbassò il cannocchiale, rosso in faccia, e, senza dare ulteriori spiegazioni, mormorò Forse è meglio se non lo facciamo più.
Da quel giorno il cannocchiale rimase nascosto in uno scatolone uguale a dozzine di altri scatoloni nella cantina di casa Wilson.
[...]
(Da "Rinascere ancora", in via di scrittura)
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CUORE ANIMALISTA. MA A QUALE PREZZO?
CUORE ANIMALISTA. MA A QUALE PREZZO?
Sono consapevole che il particolare momento storico impone riflessioni su ben altri temi ma so anche di aver bisogno di pensare ad altro. Sin da bambina mi era evidente l’amore e l’attrazione verso il mondo animale (serpenti esclusi, mio animale del PANICO ASSOLUTO). Con mio padre abbiamo in tutti i modi cercato di convincere la mia giovane mamma a prendere un cane. Opposizione assoluta fino a…
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I miei pensieri sono gatti randagi che di notte vanno a caccia
- Lucrezia Beha
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«Cantami o musa
L'ira funesta del Pelide Achille,
rovinosa, che infiniti mali inflisse agli Achei»
sussurrava la voce del vento, recitava il rombo del mare, mentre una mano di dea scioglieva dolce i nodi dei biondi capelli nel suo grembo. Lì giaceva il più grande dei greci, l'Aristos Achaion, abbandonato, nella sua disperazione. Come una madre consola il bambino, che singhiozza dopo aver perduto un giocattolo, con parole e gesti fino a che le lacrime non si secchino sul viso, così la ninfa leniva il dolore del figlio. Ella temeva il momento in cui ciò che aveva di più caro le sarebbe stato sottratto, ma nonostante la sua immensa potenza non poteva impedire l'avanzata del fato. Teti aveva paura; e mentre il terrore, tanto umano e sconosciuto, le attanagliava le membra, la dea narrò all’eroe il suo ultimo dono per lui.
"Queste saranno le parole di grandi poeti, questi versi da dolci voci verranno portati in dimore di re. Essi canteranno la tua ira e il tuo dolore, canteranno la tua forza e l'implacabilità della tua vendetta. Canteranno la rapidità del tuo piede ed il vigore del tuo braccio, ma dimenticheranno la tua paura. Questo posso prometterti, Achille figlio di Peleo."
"Non ricorderanno, dunque, ciò che provai quel giorno?"
"Non ricorderanno, se questo è ciò che desideri. Ma prima che ciò avvenga io stessa ho una richiesta da farti: tu narrami, adesso, queste memorie che andranno perse, ricordale ancora per me prima che scompaiano per sempre dal mondo dei vivi."
"Rassicurami allora un'ultima volta di quel che avverrà, mostrami il futuro, che è precluso ai mortali ma chiaro agli occhi degli dei. Nei poemi non sarà dunque narrata l'angoscia che riempì il mio cuore quando Patroclo corse da me, singhiozzando, alla luce delle bianche stelle? Non si saprà delle dolci parole con cui lo pregai di cambiare idea, per quanto egli fosse irremovibile, e quanto io stesso fossi prossimo al pianto, mosso dalle sue lacrime e dal presentimento di un crudele destino?"
"Dimenticheranno, Achille."
"Mi si sciolsero le ginocchia ed il cuore, madre, quando lo vidi indossare la bella armatura, vidi l'ombra di Ares ammantargli le spalle, lui che tanto era amato da tutti tra gli Argivi per la sua dolcezza senza pari. Innalzai le mie preghiere al signore degli dei perché il figlio di Menezio potesse scacciare i nemici e tornare intatto, lo supplicai di non lasciare che alcun danno gli venisse arrecato, ma il crudele figlio di Crono prestò ascolto solo in parte, e non accolse la richiesta che più mi era cara."
"Gli aedi narreranno, invece, di come tu l'avessi sollecitato ad andare, come tu l'avessi spinto a rivestirsi della tua armatura pur di assicurarti gloria ed onore."
"E parleranno forse di come le membra mi si fecero di pietra guardandolo incitare i potenti Mirmidoni, di come io rimasi fermo ad osservarlo muoversi nel mondo dei vivi per l'ultima volta mentre saliva sulla biga, rivolgendomi un saluto con gli occhi? Temo che terrore pari a quello che mi attanagliò le viscere allora mai sia stato conosciuto ad eroe di stirpe divina, poiché è sentimento proprio dei mortali, sebbene essi lo provino spesso quando temono per la loro vita, mentre il mio sconvolgimento era causato dall'idea di vedermi privato di un'altra - la quale credevo fosse destinata a più lunga durata della mia, che già sapevo dover finire sotto le bianche mura di Ilio."
"Di questi avvenimenti non una parola tesseranno le dolci voci dei cantori, poiché saranno le imprese di Patroclo e la sua gloriosa fine ad occupare i pensieri loro e del loro pubblico. Sul racconto della morte di Sarpedonte verranno composti versi, mentre le tue tristi ore di attesa non raggiungeranno mai orecchio teso all'ascolto. Ma ti prego, continua, narrami ancora, cosicché questi ultimi momenti passati insieme possano essere allietati dalla memoria di ciò che è stato."
"Ti obbedisco, per quanto ciò che ti racconterò rechi con sé poca gioia, per me. Oh, come fui preso da grande paura, allora! Il mio animo era scosso da violente passioni, ed io mi ritrovai incapace di fare alcunché, bloccato tra una battaglia a cui non potevo prender parte, nonostante quello fosse il mio desiderio, ed un'attesa che non era possibile per me sopportare. In pochi rimasero all'accampamento, quella volta, potendo scendere di nuovo in battaglia guidati dal potente figlio di Peleo dopo lungo tempo: per un’intera notte attesi, vicino alle nere navi, con la sola compagnia di schiave e cani randagi, mentre il pensiero che un fato avverso potesse cogliere Patroclo, mentre respingeva Ettore dentro le mura della sua città, mi stringeva il cuore. Tanto gli avevo ripetuto di limitarsi a fare ciò, e non altro, che rifiutavo l'idea che potesse non avermi dato ascolto, o che, peggio, si stesse compiendo il desiderio degli immortali, e speravo ardentemente che il motivo del suo tardare fosse la resistenza offerta dai Troiani.
Venne poi l'alba, madre, ed i morti iniziarono a giungere, portati dai compagni insieme ad infauste notizie. Gli Achei avanzavano nella piana, mi dissero, attaccavano le alte mura di Troia. Fui allora travolto da paura infinita, maggiore del rabbioso mare e della placida terra, maggiore delle distese del cielo percorso dagli immortali. Ciò che fino ad allora mi era parso sentimento insopportabile era niente in confronto a quello che mi scorreva nelle vene, di un gelo ardente pari solo alle acque del rapido Stige, al pensiero che avrei perduto il mio diletto Patroclo. Fu la disperazione a seguire, mentre sotto i raggi del luminoso sole aspettavo una notizia che sapevo sarebbe giunta.”
“Mi addolora, figlio mio, udire delle tue angosce. Spero, almeno, di poterti assicurare nel ricordo ciò di cui fosti troppo spesso privato in vita.”
"Avrò dunque la gloria immortale che mi spetta, madre? Almeno in questo posso gioire, ora che mi è stato strappato colui che amavo quanto me stesso, sapendo che l'oscuro Ade mi attende?"
"L'avrai."
#l'ho scritto 5 anni fa quindi perdonatemi se fa un po' schifo#ma ho realizzato di non averlo mai postato da nessuna parte#e boh all'epoca ne ero andato fiero#iliade#the iliad#achille#patroclo#achilles#patroclus#patrochilles#the song of achilles#achilles x patroclus#tsoa#tagamemnon
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È che il nostro,
è un patto silenzioso
tra anima e pelle!
Due pensieri randagi
che si sfiorano in lontananza.
(Isabel De Santis)
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I MIEI PENSIERI SONO GATTI RANDAGI CHE DI NOTTE VANNO A CACCIA.
Lucrezia Beha®
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UOMINI SOLI
Se questa vita è un’immensa spiaggia dove tutti arrivano per essere, perché molti nel vento e sotto il sole restano li sdraiati da soli? Tutti zitti ad osservare o a guardare lontano, i giorni senza tempo, quelli già nati e finiti, quelli non nati, quelli che verranno ma che loro non sono sicuri di poter apprezzare. Perché restano li da soli, come cani randagi senza nessuno da amare, come se i colori dell’anima non parlassero d’amore, ma fossero colmi della nebbia della malinconia, del vento freddo della tristezza. O forse la solitudine non è ne triste ne amara, ma è solo l’attimo eterno in cui l’anima nuda guarda se stessa come in uno specchio vedendo le sue rughe e le sue ferite e tutte quelle conseguenze importanti, forse necessarie ma inevitabili, che il tempo ci impone. Come gabbiani nel cielo, gli uomini soli volano bassi, nelle grigie nubi dei loro pensieri, senza trovare uno scoglio, un sorriso un’isola su cui posarsi per avere conforto.
If this life is an immense beach where everyone comes to be, why do many in the wind and under the sun lie there alone? All silent to observe or to look into the distance, the timeless days, those already born and over, those not born, those that will come but that they are not sure they can appreciate. Because they remain there alone, like stray dogs with no one to love, as if the colors of the soul did not speak of love, but were filled with the fog of melancholy, the cold wind of sadness. Or maybe loneliness is neither sad nor bitter, but it is only the eternal moment in which the naked soul looks at itself as in a mirror seeing its wrinkles and wounds and all those important consequences, perhaps necessary but inevitable, that time dictates. Like seagulls in the sky, lonely men fly low, in the gray clouds of their thoughts, without finding a rock, a smile, an island on which to rest for comfort.
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In me pensieri selvatici, randagi, imbizzarriti, che pascolano tra le mie ossessioni, affrancati dal tempo.
Liberi di essere, ma schiavi della transumanza dal desiderio alla realtà.
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Posted @withregram • @agripunkonlus Grazie infinite davvero col cuore chi ha donato ed a chi donerà ❤ Ringraziamo con il cuore anche chi sta aderendo alla campagna ed a chi la sta diffondendo!! Lo facciamo con l'omaggio a Scilla di Torce nella notte. Orsù diamo l'aggiornamento delle adesioni includendo alla post il meraviglioso omaggio a Scilla donatoci da Torce nella notte! ADESIONI PRIVATE 130 ASSOCIAZIONI, GRUPPI, RIFUGI, ATTIVITA': Espacio Común 15M, Campamento Climático - Pueblos Contra el Terricidio Dolce & Vegana Mi Cabra Vegana Asociacion La scarolas Alma Vegana Campeggia ecotransfemminista multispecie 2021 Associazione culturale I Goonies Grugno Clandestino CORPI e TERRA Non unə di meno - Ecotransfemminismo multispecie Parte in Causa - Associazione Radicale Antispecista Collettivo Antispecista "L'Anello Debole" Santuario Capra Libera Tutti Animal Save Italia Rifugio Il Bosco di Morgana / le erbe di Morgana Animal Rebellion Italia Transelvatike - Collettivo antispecista Scrofeinrivolta Fight for your nature Rifugio Hope Lilimpo's Vegan Bakery Non Una Di Meno Firenze Intersexioni Mala Strella L'Altra Scuderia Comunitatea Veganilor Queer din Romania Laboratoria TransFemmQueer Udine CSA Terrestra La Magnifica Occupata casa delle Donne tfq Assemblea Antispecista La Fattoria di nonno Peppino Aps Armata dei randagi Canile Monte Contessa, UNA ODV Ippoasi Bio Violenza - al mattatoio sani e felici BANDS, ETICHETTE, CREW: The Ammonoids Dinomite Records MIND / KNOT Collettivo Till Death Twister Pensieri Oltre Sixtyone-Hundred Traiettoria Muffa Traiettoria Passione Nera Records ESLEGE Distruggi La Bassa Festival Scrap Mentality #agripunkbenecomune Per aderire [email protected] https://www.instagram.com/p/CTooFSJr8BI/?utm_medium=tumblr
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Questa sera: mal di schiena, tristezza, mancanza di energie mentali, mancanza di concentrazione. A tal proposito conduciamo delle ricerche in internet, siamo partiti dal "disprezzo": siamo arrivati a due articoli quasi del tutto inutili che però, almeno, ci hanno fatto arrivare ad una certa Valentina D'Urso e al libro che ha scritto assieme ad una certa Trentin che si intitola "Sillabario delle emozioni"; cerchiamo su ibs che poi ci suggerisce molti testi che sembrano interessanti e allora diventa acutissima la voglia di spendere soldi - che non abbiamo - in letture - che mai faremo. Facciamo allora ricerche su libgen per vedere se si trova qualche testo di quelli che ci interessavano: alcuni sì altri no; ci suggeriscono di cercare la casa editrice laterza e allora: introduzioni a parecchi filosofi, tanti testi dai titoli interessanti, tutti però in pdf e a noi i pdf scocciano. Però queste ricerche sono belle, ci piacciono: ci fanno sentire curiosi, che la cultura è a nostra portata, che ci è accessibile. La cultura, sentirci acculturati, per noi è importantissimo. Arriviamo anche ad Huxley e "La filosofia perenne", ne apriamo l'estratto disponibile per leggerlo: "Ma se vogliamo trovare una testimonianza autentica di tale filosofia non dobbiamo rivolgerci ai filosofi e ai letterati di professione, i quali per lo più ne posseggono una conoscenza solo di seconda mano, bensì a quegli "individui eccezionali" che hanno "deciso di adempiere a certe condizioni, rendendosi pieni di amore, puri di cuore e poveri di spirito" [...]" e la cosa ci commuove che vorremmo leggerlo e vorremmo leggere di qualcosa di puro, perfetto, ordinato, salvato, redento. Usiamo come chiave di ricerca la parola "disprezzo", arriviamo a Moravia "Il disprezzo", epub disponibile. Vorremmo leggere qualcosa sul disprezzo che al solito vada dal filosofico allo psicologico.
Al momento, comunque, tutto ci sembra dannato, rovinato: non c'è pace, non troviamo pace. Non abbiamo più una casa, non abbiamo più una famiglia d'appartenenza, ma solo una necessità di prendere le distanze da tutti o quasi. Ci sentiamo dei cani randagi: un po' qua, un po' là, raccattano qualche carezza ma non si avvicinano più di tanto ché in fondo disprezzano l'essere umano. Così noi: niente e quasi nessuno che ci è affine, tutti o quasi del tutto distanti e la necessità di averli comunque distanti dati i loro modi di fare ed essere insopportabili, e allora ci torna in mente la cosa che pensiamo da giorni - dato che sono tornati i pensieri ossessivi - e cioè: l'unico amico che ci serve è a pagamento, ovvero uno psicologo. Questa ci sembra l'unica forma di "amicizia" possibile e almeno teoricamente possibile, che poi non sia fattibile perché siamo poveri è un altro discorso.
In tutto questo ci è pure arrivato il set bondage e l'amichetto sventrapassere di silicone che abbiamo scroccato, ma la nostra vitalità in questi giorni è pari a quella del cucciolo di merlo caduto dal nido che abbiamo visto oggi su un aiuola della piazza del paese dopo pranzo: fermo immobile a fissare il vuoto; di tanto in tanto scuoteva le ali o guardava a destra o a sinistra, poi di nuovo dritto davanti a sé in attesa della morte.
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I miei pensieri sono gatti randagi che di notte vanno a caccia.
Lucrezia Beha
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