#paura e incubi
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La casa senza ricordi – Il thriller psicologico di Donato Carrisi che scava nella mente umana. Recensione di Alessandria today
Un viaggio inquietante tra ipnosi, memoria e illusioni
Un viaggio inquietante tra ipnosi, memoria e illusioni Donato Carrisi, maestro del thriller psicologico, torna con La casa senza ricordi, il secondo libro della serie dedicata a Pietro Gerber, l’ipnotista noto come “l’addormentatore di bambini”. Un romanzo che esplora il confine tra coscienza e inconscio, tra realtà e suggestione, in una storia che tiene il lettore sospeso fino all’ultima…
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Che non è il tempo a farci dimenticare degli incubi
ma è la nostra insistenza a sognare,
che un terrore non si sconfigge non pensandoci
che bisogna avere il coraggio di chiedere alla paura cosa possiamo fare per lei
-Gio Evan, Non perdermi sul serio
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"Premonizioni, presentimenti, previsioni"
La nostra mente elabora continuamente tutte le informazioni, tutti i particolari, tutte le piccole cose che accadono intorno a noi, particolari apparentemente insignificanti che al momento ci sfuggono ma che rimangono impressi nel nostro "hard disk" soprattutto quando riguardano persone a noi vicine e a cui siamo legati.
Personalmente mi è successo, e mi succede ancora, a volte come un flash improvviso altre nei momenti di profonda riflessione, che tutti questi particolari iniziano a prendere un senso, tutte queste tessere vengono allineate ed elaborate nel mio cervello, proiettate come filamenti di dna, e iniziano a formare un pensiero, un algoritmo, che mi porta a schematizzare i possibili avvenimenti futuri con tutte le varianti, paragonabili a una partita a scacchi.
È così che ho iniziato a "prevedere il futuro" per così dire, a creare con la mente situazioni, sogni (oppure incubi) ad occhi aperti, è così che riesco a vedere in anticipo tutto quello che può succedere.
Questo mi aiuta molto nella vita quotidiana, in famiglia con gli amici e anche nel lavoro perché riesco a capire in pochi istanti chi ho davanti, conosco già le risposte prevedo quasi sempre qualsiasi reazione ed evoluzione futura in un qualsiasi rapporto umano.
Molti la chiamano empatia, sensibilità, profondità; niente di tutto questo, si tratta solamente di un'ottima memoria di una spiccata intelligenza e velocità di elaborazione del pensiero.
Naturalmente spesso tutto ciò è anche causa di problemi, soprattutto con quelle persone riservate a cui non piace essere "lette dentro", per non parlare poi di tutti quelli (tanti) che indossano una maschera, poiché riesco a penetrarla con estrema facilità.
Molti attribuiscono queste premonizioni alla chiaroveggenza, a qualcosa di non scientifico, sovrannaturale e sensoriale, soprattutto quando questi scenari si concretizzano nella realtà.
Succede che una di queste previsioni non mi esce più dalla mente, un presagio particolarmente vivido e terribile, non mi fa più dormire, per settimane, un incubo ricorrente che mi sveglia ogni notte e mi terrorizza, riguarda una persona a me molto vicina, perché percepisco quasi con sicurezza che è in grave pericolo.
Quando quest' incubo si realizza quasi alla perfezione nella vita reale di questa persona, tranne per l'epilogo drammatico della morte, il mondo mi crolla addosso, è successo tutto come avevo previsto, non so più a cosa credere, non riesco a darmi una spiegazione razionale, il senso di colpa mi attanaglia perché avrei potuto fare qualcosa prima, nonostante avessi rivelato in parte il mio incubo a questa persona.
Da allora questi scenari e visioni che la mia mente costruisce sono sempre più frequenti, mi spaventano terribilmente, cerco di evitarli, provo a non pensare, di giorno ci riesco, ma il problema è la notte quando riesco a vedere in profondità il male che mi circonda. Ed ho paura.
Smokingago
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La Pedagogia Nera è quella che giustifica il genitore quando intimorisce i figli.
L'adulto lo fa per ottenere ciò che vuole da loro, vuoi con le botte vuoi con le minacce : "Se ti comporti così non ti voglio più bene" , "Ti manderò in collegio ed allora avrai finito di darmi dei problemi","Finché non chiederai scusa non ti parlo "...
Tutti modi per far sentire in colpa il bambino.
Se si avesse la forza di rivivere in sé lo stato emotivo che si provava sentendo queste cose non si riprodurrebbero più, l’abreazione è necessaria, diversamente l'angoscia rimane inconscia, negli incubi, o pronta a trasferirsi su altri.
In natura, solo l'uomo può mantenere paura verso i genitori per tutta la vita.
La loro presenza viene idealizzata, ad essi si chiedeva protezione, sicurezza ma la paura della punizione e di essere abbandonati rimane un problema anche dopo la loro morte, in quanto la società stessa si serve degli stessi meccanismi di condanne ed emarginazioni.
Il bisogno di protezione è impellente in ogni piccolo di ogni specie.
Alice Miller
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T. non si fida di nessuno.
Ha deciso di indossare una corazza che lo tiene al sicuro dal male che c'è fuori ma anche intrappolato nel male che ha dentro. È pieno di rabbia e aggressività passiva, ti guarda negli occhi come per metterti alla prova, ha la cocciutaggine e l'inflessibilita di un qualsiasi diciottenne, con l'aggravante che quello che ha vissuto lui, gli altri diciottenni nemmeno negli incubi.
Parla veloce e in ottimo italiano, l'ha imparato in fretta per non dover dipendere da nessun interprete. È come un fiume in piena e ogni tanto inciampa e si ritrova a raccontare dei giorni nel deserto, della gamba maciullata, di quei sei compagni di viaggio morti nel naufragio, quando la barca si è ribaltata. Uno di questi era suo cugino, lo ha visto andare giù senza poter fare niente, si è tenuto a galla per 45 minuti prima di essere soccorso.
SONO DISPERATO, dice di sé stesso. E intende dire che non ha speranza, nessuna aspettativa e nessuna paura, perché l'inferno l'ha già visto.
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C'è la vita che viviamo, e poi ai lati ci sono spazi immensi, nei quali non mettiamo mai piede.
Perché?
Perché ci costringiamo a rinchiuderci nello spazio angusto e breve delle nostre abitudini mentali e della nostra pigrizia intellettiva?
Perché non preferiamo fare un passo da parte, rompere il sentiero battuto, cambiare direzione e prospettiva? Perché non vogliamo mai lasciare il gregge?
Io lo faccio fin da bambino, allenato e spronato dai nonni materni che ho avuto.
Uscire sotto la luna, nel giardino-cortile dei nonni. È così che ho sfidato fantasmi e incubi notturni. Quelli stessi che si affollavano nei miei sogni inquieti. E così ho iniziato a farlo nonostante la paura del buio, per sfidare il mio stesso panico, il disorientamento che ti da l'oscurità, il cuore in gola per i rumori sospetti al di lá della siepe.
E crescendo mi sono ritrovato sul terreno dei margini, dei bordi, con l'intenzione di sfidare i limiti, con pensieri insoliti e ribelli.
Il mio approccio alla poesia ha sempre avuto questa qualità rischiosa. Il rischio di non essere compresi.
Perchè dentro di me, abitava il desiderio di un’esperienza diretta, personale, tattile, quotidiana e travolgente.
Perché mi importava cosa arrivava e di come si sentiva la mia pelle. Di persona.
Era il desiderio di scoprire terre incolte, angoli sparsi, limiti e contorni, come se stessi accarezzando il mondo e, attraverso questo atto, ricrearlo daccapo!
Mi ha sempre attanagliato la curiosità, il bisogno di stare attento e di sperimentare in prima persona, evitando nozioni teoriche e astratte. Mi sono concesso il privilegio di scoprire l'universo come lo guardassi per la prima volta.
Occhi innocenti e mente da esploratore!
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dopo un risveglio traumatico all'insegna della tachicardia e della paura (data dagli incubi fatti), dopo aver voluto fare colazione al bar e non averlo trovato aperto, questo pomeriggio DOVREI passarlo in relax in piscina ma ho dei dubbi visto l'inizio di questa giornata 🤡
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ho dovuto eliminare da ig il video dove cantavo in quattro lingue perchè son stonata, anche se il senso del video era fare pratica con quattro lingue diverse in una sola canzone, e sembravo davvero un mostro dopo sette ore di studio ( non ancora terminato ) quindi insomma, inizia l'ora della depressione e dovrei anche recuperare matematica che me la sono ignorata finora quasi per paura, iniziamo la notte degli incubi in cui lo stress sfiora lo svenimento
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La casa dei silenzi – Il thriller psicologico di Donato Carrisi che indaga l’oscurità della mente. Recensione di Alessandria today
Un viaggio tra ipnosi, traumi e il confine sottile tra realtà e sogno
Un viaggio tra ipnosi, traumi e il confine sottile tra realtà e sogno Donato Carrisi, maestro del thriller italiano, torna con La casa dei silenzi, il nuovo capitolo della serie dedicata a Pietro Gerber, l’ipnotista noto come “l’addormentatore di bambini”. Un romanzo che mescola mistero, tensione psicologica e inquietanti presenze, confermando l’abilità dell’autore nel costruire trame avvolgenti…
#Alessandria today#ambientazione gotica#analisi psicologica#Colpi di scena#Donato Carrisi#fenomeni inspiegabili#giallo psicologico#Google News#investigazione#ipnosi e mistero#italianewsmedia.com#La Casa dei Silenzi#Letture consigliate#libri da leggere#libri più venduti#Longanesi#manipolazione mentale#narrativa ad alta tensione#narrativa dark#paranormale e scienza#paura e incubi#Pier Carlo Lava#protagonisti tormentati#psicologia criminale#recensione Carrisi#recensione thriller#romanzi imperdibili#romanzi investigativi#romanzi misteriosi#romanzo da brividi
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C'è un mostro dentro di noi, un'ombra che ci insegue sin dall'infanzia, forse anche prima. Così radicata che spesso non la vediamo nemmeno. A volte, questo mostro è il riflesso di un'esperienza traumatica: un incidente stradale che ci ha fatto toccare con mano la nostra fragilità, una malattia che ci ha costretto a confrontarci con la morte, un familiare che ci ha aggredito anziché proteggerci, una fiducia tradita, l'incontro con qualcuno che ha riversato su di noi i suoi stessi mostri, un'umiliazione subita in pubblico.
Altre volte, è un'angoscia diffusa e senza un’origine specifica, un vuoto che non sappiamo definire e tantomeno colmare. Ma qualunque forma assuma, quest’ombra ha il potere di plasmare ogni aspetto della nostra vita, di dettare le nostre scelte, di condizionare ogni relazione.
È come se un giorno, in un istante, la nostra esistenza si fosse divisa in due. Prima di quell'evento traumatico, e dopo. E da quel giorno in poi, tutto ciò che facciamo, tutto ciò che siamo, è un'eco di quel trauma. Siamo marionette, e l'ombra ne tira i fili, senza che noi ce ne accorgiamo.
Crediamo di essere liberi, di costruire la nostra vita. In realtà stiamo solo reagendo a quella ferita, a quel dolore indicibile. Stiamo cercando di scappare da quell'incidente che continua a ripresentarsi nei nostri incubi, da quella voce che ci ricorda l'umiliazione subita, da quella fiducia tradita che ci rende diffidenti verso gli altri. Stiamo cercando di scappare da qualcosa che non comprendiamo, da un buio che ci inghiotte.
La paura è il nostro carcere. Paura di affrontare il dolore, di ammettere la nostra vulnerabilità. Perciò costruiamo muri impenetrabili, ci rifugiamo in un mondo di illusioni, negando l'evidenza. Ci raccontiamo storie, bugie per sopravvivere. Ci illudiamo di aver superato tutto, di essere forti, di andare avanti. Ma, dentro di noi, l'ombra resiste, serpeggia. Mina le nostre certezze, sabota i nostri progetti.
Ci convinciamo che sia stato un episodio, che tutti soffrono, che non dobbiamo farci ossessionare dal passato. Qualsiasi cosa pur di non affrontare la verità: quel trauma ci ha segnati, ci ha cambiati, e continuerà a influenzare la nostra vita finché non lo affronteremo davvero.
Eppure, non siamo soli. Milioni di persone portano lo stesso peso. La violenza, il trauma, sono ferite universali sebbene ognuno reagisca a modo suo. Tuttavia, qualunque sia la nostra strategia, l'obiettivo è sempre lo stesso: evitare il dolore. C’è chi continua a rivivere ogni giorno lo stesso evento, costringendosi in uno scenario che, sebbene traumatizzante, gli permette di sentirsi un sopravvissuto, un combattente. O chi, invece, se ne distacca a tal punto da illudersi di non averlo vissuto mai e da nascondersi per il pericolo di riviverlo ancora.
Però, il dolore, come un fiume in piena, non si ferma. Anzi, se lo ignoriamo, erode tutto ciò che incontra: i nostri sogni, le nostre relazioni, la nostra stessa identità.
Allora, cosa possiamo fare? Come liberarci da questo fardello? Dobbiamo affrontare il mostro. Guardarlo negli occhi. Ammettere che ci ha ferito, che ci ha cambiato. Soprattutto dobbiamo riconoscere che, se è vissuto così a lungo, è perché noi lo abbiamo nutrito. Con la nostra stessa paura, con quelle convinzioni che abbiamo coltivato avvolti dalla sua ombra. Assumerci la responsabilità delle nostre reazioni è il primo passo per compiere azioni diverse.
È vero, lo abbiamo nutrito per anni e il mostro è cresciuto nell’ombra, acquisendo sempre maggiore potere su noi e sulla nostra vita. Ma questo potere è nostro, non suo. E possiamo invertire la rotta in qualsiasi momento, smettendo di nutrirlo. Proprio adesso. Proprio qui. Smettiamo di scappare, di nasconderci dietro le nostre difese. Lasciamo entrare il dolore, accettiamolo e, poi, trasformiamolo.
Perché la vita è più forte di qualsiasi trauma. E noi, con tutta la nostra fragilità e la nostra forza, possiamo risorgere dalle ceneri. Possiamo ricostruire noi stessi, pezzo per pezzo. Possiamo imparare a vivere con il dolore, senza che esso ci definisca. Solo allora potremo finalmente essere liberi.
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare.
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🔥– Stanotte, potrei giurarlo. T’ho incontrata.
– Ero bella ?
– Eri bella. Eri sogno. Eri notte. Eri ovunque.
– E cosa facevamo ?
– Prima o dopo ?
– Prima o dopo cosa ?
– Prima o dopo aver fatto tutti quegli strani silenzi ?
– Prima.
– Prima si pigliava per il culo gli incubi, leggendo poesie da un libro blu. Tu me le indicavi col dito, io te le leggevo dalle mani.
– Ti piaceva ?
– Mi piaceva come piegavi la testa per guardare meglio.
– Lo sto facendo anche adesso.
– E perché non ti vedo ?
– Non lo so. Ma io ci sono.
– Forse dovrei chiudere gli occhi.
– Forse.
– Mi vedi ora ?
– Non so spiegarti. Ma è come quando ti trovi in una stanza buia, buia che ogni tanto ti inventi un piccolo sorso di luce per non affogare. Come in una stanza dipinta di buio, hai due occhi che non puoi vedere ma sai, lo sai più di te, che in quell’istante sono aperti. E sono lì che ti guardano.
– Dopo che facevamo ?
– Dopo, avevo freddo. E tu dicevi una cosa buffa tipo: sai che il rovescio della paura è il bacio ? E io rispondevo: allora rovesciami di baci. E i minuti passavano in fretta che si dice i sogni siano una tasca rigirata del tempo e noi ci siamo infilati in quella tasca. E ti stringevo, Dio quanto ti stringevo. Poi ballavamo io avevo la bocca vicino al tuo collo con una mano reggevo il libro blu e ti leggevo per la quarta volta la tua poesia preferita. E tu mi dicevi: mi sa che il sogno sta per finire. Ti si vede attraverso. E l’ultima cosa che ho visto era l’infinito dei tuoi occhi.
– Sono qui.
– Ho gli occhi chiusi. Ma ancora non ti vedo.
– Esco. Vado a cercarti.
– Vengo con te ?
– Sono uno che si perde spesso.
– Lo so. Non farmi aspettare.♠️
(A. Faber)
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Tra i temi più comuni troviamo l'infestazione, come ad esempio sognare di avere la casa invasa da insetti o roditori, capace di rappresentare una paura simbolica legata a malattie o insicurezze. Poi ci sono gli incubi legati alla presenza del male, come sospettare che ci sia un demone o un fantasma nelle vicinanze, spesso associati a disturbi del sonno come la paralisi del sonno. Altri temi includono catastrofi come incendi o inondazioni; un segno di preoccupazione per il futuro o di elaborazione di un trauma passato. Il tema più comune di tutti è quello della fallibilità e dell'impotenza, che appare nel 18% dei casi. Questi sogni possono variare dal fallimento nel raggiungere un obiettivo, all'essere in ritardo, persi, incapaci di parlare, o di aver perso o dimenticato qualcosa di importante.
Dall'articolo "Sono questi gli incubi più comuni al mondo, secondo la scienza" di Salvo Privitera
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2.
Usciamo da questo dannato quadro prima pieno ed ora privo di vita. Tu sei in piedi davanti alla porta spalancata, io ai piedi del tavolo di un marrone quasi rossiccio. Cerco di alzarmi, di ricomporre le parti di me che tanto brutalmente hai spezzato, vivisezionato a forza di colpi alla rinfusa per la tua rabbia, il tuo odio e forse un po' d'amore.
Non vedo, mi strappo gli occhi alla ricerca del buio completo, alla ricerca di qualcosa che mi protegga da te. Forse le tenebre. Forse l'inconscio. Forse il nulla.
Mi strappo i capelli. È questa la disperazione o la pazzia? È forse la fine di tutto?
Per terra una pozza di sangue e grido amore con le mani ricoperte del mio stesso scuro e denso sangue. Mi avvento su di te, belva assettata di morte, è una supplica. Uccidimi, non sono ancora morta e sento l'aria riempirmi i polmoni in fiamme, stanchi. Il petto mi esplode, i muscoli riprendono a funzionare fin troppo bene. Sono incontrollabile. Sono qualcosa di mai visto e ho paura di me stessa mentre cerco di strapparti il viso, il cranio ricoperto di muscoli minuscoli, carne, vene, nervi e null'altro. Sei nella mia testa, mi controlli, mi manipoli i pensieri. È successo o è stata un'altra illusione.
Un colpo fisso al petto e due nella schiena. Ti chini e mi baci sulle labbra secche, assettate, sporche ma calde. Siamo una guerra. Io che mi aggrappo con le unghie alla tua schiena. Al mio tocco la carne si scioglie, si strappa in maniera perfetta, gocce di vivo sangue caldo ricoprono le mie dita fredde.
Corro.
Scappo da te.
Il buio della notte mi culla.
Chiudo gli occhi grandi.
Ti sembro una bambina persa e disperata, una tua creatura progettata per la sofferenza e la distruzione pura.
Ti sento piangere, o forse stai ridendo, chi lo sa, le mie spalle sono l'unica cosa che vedi di me ed io una distesa di scuro, buio, inferno.
Guardaci.
Amore, caro amore mio.
Noi siamo morti.
Tu prima ed io dopo.
Ricado sul riccone cazzuto e svanisco.
Sono io ad avermi ammazzata e sono io che la vita l'ho poi continuata.
Tu muori sul pavimento freddo e guardami con gli occhi che supplicano amore.
Io non ti vedo.
Non ho più gli occhi e strappami dai miei incubi e paure.
Portami all'inferno che la mia anima come la tua sia dannata in eterno.
Amore, caro amore mio.
Porta i miei occhi con te nel più profondo buio che io non possa mai più guardare nessuno, che l'ultimo a vedere, guardare, amare, sia stato tu.
Amore, dannato amore mio.
Esco dalla casa buia a piedi scalzi, calpesto i frammenti di vetro sparsi sul pavimento sporco. I piedi mi si attaccano al suolo ed ogni passo è una doppia fatica.
Il quadro resta sul muro in attesa di essere accolto o distrutto. Nel cammino il fuoco è alto. Potrei prendere una matita, disegnare su un foglio bianco il calore che sento sul corpo nudo. Stringo le mani a pugni e conficco le unghie nella tenera carne, poi mischio, il tuo sangue con il mio e siamo un tutt'uno che vivi in me e vivo in te. Avvolgo le braccia intorno al corpo e il mio sguardo si perde. Ti sento freddo alle mie spalle, un tocco leggero sulla mia pelle fredda. Mi abbracci da dietro, le braccia sotto le mie, è una promessa di protezione e ci siamo uccisi, distrutti, massacrati.
Mi marchi il corpo con il tuo calore e ricomponi parte dopo parte di me con le tue lacrime, vedo di nuovo ed il calore delle fiamme non è calore, è il nostro Inferno.
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Genere: Darkromance, Thriller, mistery.
Autore: Penelope Douglas.
Spicy: 5/5.
Titolo: Corrupt.
Anno edizione:2023
Pagine: 448.
Note: Il libro in se mi è piaciuto molto, lo spicy è descritto alla perfezione; Devo ammettere che non sono i miei personaggi preferiti della devil's night, però questo è uno dei miglior libri in base alla scrittura.
Voto: 4/5.
Personaggi: Erika Fane, Michael Crist. Secondari: Damon Torrance, Kai Mori, Will Grayson.
Trama: “Si chiama Michael Crist. È il fratello maggiore del mio ragazzo ed è come quei film dell'orrore che guardi coprendoti gli occhi. È bellissimo, forte, e assolutamente terrificante. Non mi vede neppure. Ma io l'ho notato. L'ho visto, l'ho sentito. Le cose che ha fatto, i misfatti che ha nascosto. E non so quanto ancora riuscirò a tenere segrete le cose che gli ho visto fare.
Si chiama Erika Fané, ma tutti la chiamano Rika. È la ragazza di mio fratello ed è sempre in giro per casa nostra, sempre a cena con noi. Riesco sempre a percepire la sua paura, e anche se non possiedo il suo corpo, so di avere la sua mente. È l'unica cosa che voglio. Almeno finché non andrà da sola al college. Nella mia città. Indifesa. L'occasione è incredibilmente allettante. Perché tre anni fa per colpa sua alcuni miei amici sono finiti in prigione, e ora sono usciti. Abbiamo aspettato. Siamo stati pazienti. E ora tutti i suoi incubi stanno per avverarsi.”
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(Piccolo sfogo per me stessa)
Un anno che non esco di casa..
Un anno che ho il cervello che pensa troppo..
Un anno che vivo con la paura..
Un anno che lotto con me stessa..
Un anno che non riesco a stare tranquilla..
Un anno che il mio corpo trema anche solo per una sciocchezza..
Un anno che non respiro più..
Un anno che non vedo più il mondo come la cosa più bella che c'è..
Un anno che soffro..
Un anno che sono sola perché nessuno mi viene a trovare..
Un anno che mi faccio del male..
Un anno che mi guardo allo specchio schifata..
Un anno che non trovo più la forza ma la pigrizia..
Un anno che dico "sto bene" ma è una bugia..
Un anno che vorrei divertirmi..
Un anno che aspetto qualcuno che mi aiuti..
Un anno che sento battere troppo velocemente il cuore..
Un anno che non faccio altro che girare tra ospedali..
Un anno tra psicologi e psichiatri..
Un anno che possiedo solo un viso pallido e occhaie..
Un anno che ho solo pensieri brutti e mai belli..
Un anno che non faccio altro di correre al bagno mettendomi in ginocchio al gabinetto..
Un anno che mi sembra d'impazzire..
Un anno di attacchi di panico..
Un anno di ansia, troppa ansia..
Un anno che piango..
Un anno che mi affaccio alla finestra e urlo "mondo di merda"..
Un anno che riesco a vedere solo la parte cattiva delle persone..
Un anno mangio troppo..
Un anno che smetto di mangiare..
Un anno che dormo tanto per non pensare..
Un anno che ho paura del dolore..
Un anno che ho paura delle persone..
Un anno che faccio solo incubi e mai bei sogni..
Un anno che non credo più a niente..
Un anno che quando sono a letto ,fisso il soffitto in silenzio e penso "sono sola"..
Un anno che vorrei tutto questo finisse..
Un anno..
Dio mio vi prego non ne posso più...
-pensieribastardi
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Questa notte ho fatto degli incubi terribili, tanto da avere un attacco di panico ed il silenzio, il buio che c'erano mi facevano solo aumentare la paura e la sensazione di non potercela fare. La fortuna è che poi passano, ma era da tanto che non ne avevo uno così forte e mi spaventa.
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