#passeggiate boschive
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Ritrovata dai Carabinieri la coppia di anziani scomparsa nei boschi dell’acquese
Si erano persi cercando funghi: salvati grazie al pronto intervento dei Carabinieri
Si erano persi cercando funghi: salvati grazie al pronto intervento dei Carabinieri. Una tranquilla passeggiata alla ricerca di funghi e castagne si è trasformata in un momento di panico per una coppia di anziani, rispettivamente di 81 e 76 anni, nella zona boschiva vicino alla frazione Bandita, nel comune di Cassinelle, nell’acquese. La coppia, dopo essersi addentrata troppo nella vegetazione,…
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Rally Storico Campagnolo 2023
Con l’estate arriva la diciottesima edizione del Rally Campagnolo in programma ad Isola Vicentina venerdì 2 e sabato 3 giugno. Organizzato dal Rally Club Team con il patrocinio dell’Automobile Club Vicenza, il rally storico ritroverà i protagonisti del CIR Auto Storiche per il quarto di otto appuntamenti stagionali, completando il primo dei due gironi. Oltre al Tricolore, la gara ha validità per il quarto atto del Trofeo A112 Abarth Yokohama, il secondo del Trofeo Rally ACI Vicenza e il terzo sia per Memory Fornaca, sia per Trofeo Storico Michelin. Isola Vicentina sarà ancora il centro nevralgico della manifestazione che entrerà nel vivo dalle 9 di venerdì 2 giugno con l’inizio delle verifiche sportive nuovamente ospitate nel Palazzetto dello Sport, poi la prima tornata terminerà alle 13 e la seconda si svolgerà dalle 14 alle 18. Sarà nella giornata di sabato 3 giugno la sfida sulle otto prove speciali in programma con quattro da ripetere, tra le quali una inedita, per 95,520 chilometri cronometrati sui 423,150 del percorso totale. Nell’area della Zona Industriale Scovizze sarà localizzato il parco assistenza al quale si sommano quattro Zone remote di assistenza, mentre direzione gara, segreteria e sala stampa saranno ospitate dagli ambienti messi a disposizione dal Municipio di Isola Vicentina in Piazza Marconi. Isola Vicentina è un Comune della Provincia di Vicenza alle pendici delle propaggini occidentali dei monti Prelessini e la sua posizione la rende un luogo suggestivo e ricco di zone boschive. La prima parte del nome, deriva con probabilità da una caratteristica fisica che il territorio possedeva nell’antichità quando, bagnato dal Leogra, era soggetto a molte alluvioni che ricoprivano le campagne lasciando scoperte alcuni isolotti di terra e ghiaia. Nella seconda metà del Cinquecento Isola divenne di Malo dopo la fusione del Comune di Isola nel vicariato di Malo ad opera della Repubblica di Venezia. Dopo l’unificazione del Veneto all’Italia fu soppresso il Commissariato di Malo e Isola di Malo cominciò a dipendere solo dalla Provincia, cosi si inizio a discutere sul nuovo nome da attribuirsi. Solamente nel 1905 fu finalmente deciso che il nuovo nome sarebbe stato Isola Vicentina. Una delle caratteristiche del Comune è il ritrovamento di importanti resti delle popolazioni venetiche, tra cui la Stele Venetkens, o Stele di Isola Vicentina, esposta nel Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza, dove si legge, incisa in alfabeto venetico, la scritta “Iats, venetizzato straniero, e nativo Laions, mi fece”. Isola e le frazioni di Castelnovo, Ignago e Torreselle offrono ai visitatori ampi spazi verdi con numerose passeggiate che percorrono i sentieri tracciati del Cammina con noi, dalla campagna al Centro Naturalistico del Bosco della Guizza, con un’area verde attrezzata, alle zone collinari di Ignago e Torreselle. Punti di interesse per il visitatore sono, oltre all’area Naturalistica della Guizza, il Convento ed Eremo di Santa Maria del Cengio, luogo di meditazione, la chiesa di San Lorenzo, risalente all’anno Mille, Villa Cerchiari, sede della Biblioteca Comunale, oltre a numerose ville, edifici religiosi e capitelli situati sul territorio. Read the full article
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Riparbella è un luogo magico e incantevole: è il cuore verde della Toscana, dove si possono ammirare ulivi e viti che si stendono a perdita d’occhio. Ma vi arriva l’odore del mare, che si trova a soli pochi chilometri dal borgo e che ne caratterizza l’atmosfera. Così, tra natura e panorami mozzafiato, il paese si è conquistato un posto d’onore nel cuore di tantissimi visitatori. Dove si trova Riparbella Siamo in provincia di Pisa, sulle colline toscane dove la natura regna ancora sovrana. Il piccolo borgo di Riparbella sorge alle pendici del Poggio di Nocola, su un crinale di tufo bianco dal quale deriva il suo nome – Ripa Albella, che significa “riva bianca”. Quella del paese è una posizione splendida: domina completamente il paesaggio circostante, ricco di verde e delle magnifiche sfumature della natura. A poca distanza dal paese troviamo Cecina, una rinomata località turistica che si affaccia sul mar Tirreno, lungo l’affascinante Costa degli Etruschi. Riparbella – Fonte: iStock Numerose sono le testimonianze etrusche proprio a Riparbella, che ci riportano indietro nel tempo fino al 600 a.C., periodo cui risalgono molte anfore vinarie che danno un’idea delle attività principali della popolazione della zona. Nei dintorni del paese, a dominare il paesaggio sono proprio le viti e gli ulivi, dai quali nascono alcuni dei prodotti più rinomati della regione. La storia del borgo risale a molti secoli fa: è attorno all’anno 1000 che ebbe origine il suo centro storico di stampo medievale, concentrato nella zona in cui un tempo sorgeva un pittoresco castello. Il borgo di Riparbella Viuzze dal sapore antico percorrono il centro storico del paese, tra chiesette graziose e affascinanti palazzi medievali. Uno degli edifici più belli è senza dubbio la Chiesa di San Giovanni Evangelista, eretta verso la metà del 1800 sulle rovine di una precedente chiesa di cui ancora oggi possiamo ammirare il campanile. Ancor più antico è l’Oratorio della Madonna delle Grazie, risalente alla prima metà del ‘500: i suoi interni conservano splendidi capolavori del passato. La Chiesa di San Giovanni Evangelista – Fonte: Wikimedia (ph. LigaDue) Altrettanto affascinanti sono alcuni edifici storici che si affacciano sulla Piazza del Comune, cuore pulsante del borgo. La casa padronale del Marchese Carlotti, ad esempio, è una bellissima testimonianza dell’architettura del XV secolo, così come molto pittoresco è il Palazzo Comunale. Di origine decisamente più recente è invece il Cimitero Monumentale, realizzato agli inizi del ‘900 dall’architetto Bellincioni. Riparbella, tra natura e trekking Come abbiamo detto, il paese si trova letteralmente immerso nel verde ed è punto di partenza perfetto per esplorare il territorio che lo circonda. Una delle aree boschive più belle della zona è il giardino Scornabecchi, che sorge a pochi chilometri dall’abitato di Riparbella. Caratterizzato dalla flora tipica della macchia mediterranea, il parco è ricco di sentieri ben tracciati che si dipanano tra le pianure dell’area meridionale e si inerpicano tra le colline che sorgono invece nella zona più settentrionale. Qui gli amanti del trekking possono concedersi lunghe scarpinate nel bel mezzo della natura. All’interno del giardino sorge anche un centro di educazione ambientale che offre numerose esperienze per grandi e piccini: laboratori tematici, percorsi nel bosco per i bambini, percorsi tematici faunistici e botanici, ma anche avventure di tiro con l’arco e di ponte tibetano. Tra il verde che circonda Riparbella potrete dedicarvi a splendide passeggiate a piedi, a cavallo o in mountain bike, per rigenerarvi e lasciarvi alle spalle lo stress della vita quotidiana. La natura a Riparbella – Fonte: 123rf https://ift.tt/38zwFV3 Riparbella, il borgo toscano tra le colline e il mare Riparbella è un luogo magico e incantevole: è il cuore verde della Toscana, dove si possono ammirare ulivi e viti che si stendono a perdita d’occhio. Ma vi arriva l’odore del mare, che si trova a soli pochi chilometri dal borgo e che ne caratterizza l’atmosfera. Così, tra natura e panorami mozzafiato, il paese si è conquistato un posto d’onore nel cuore di tantissimi visitatori. Dove si trova Riparbella Siamo in provincia di Pisa, sulle colline toscane dove la natura regna ancora sovrana. Il piccolo borgo di Riparbella sorge alle pendici del Poggio di Nocola, su un crinale di tufo bianco dal quale deriva il suo nome – Ripa Albella, che significa “riva bianca”. Quella del paese è una posizione splendida: domina completamente il paesaggio circostante, ricco di verde e delle magnifiche sfumature della natura. A poca distanza dal paese troviamo Cecina, una rinomata località turistica che si affaccia sul mar Tirreno, lungo l’affascinante Costa degli Etruschi. Riparbella – Fonte: iStock Numerose sono le testimonianze etrusche proprio a Riparbella, che ci riportano indietro nel tempo fino al 600 a.C., periodo cui risalgono molte anfore vinarie che danno un’idea delle attività principali della popolazione della zona. Nei dintorni del paese, a dominare il paesaggio sono proprio le viti e gli ulivi, dai quali nascono alcuni dei prodotti più rinomati della regione. La storia del borgo risale a molti secoli fa: è attorno all’anno 1000 che ebbe origine il suo centro storico di stampo medievale, concentrato nella zona in cui un tempo sorgeva un pittoresco castello. Il borgo di Riparbella Viuzze dal sapore antico percorrono il centro storico del paese, tra chiesette graziose e affascinanti palazzi medievali. Uno degli edifici più belli è senza dubbio la Chiesa di San Giovanni Evangelista, eretta verso la metà del 1800 sulle rovine di una precedente chiesa di cui ancora oggi possiamo ammirare il campanile. Ancor più antico è l’Oratorio della Madonna delle Grazie, risalente alla prima metà del ‘500: i suoi interni conservano splendidi capolavori del passato. La Chiesa di San Giovanni Evangelista – Fonte: Wikimedia (ph. LigaDue) Altrettanto affascinanti sono alcuni edifici storici che si affacciano sulla Piazza del Comune, cuore pulsante del borgo. La casa padronale del Marchese Carlotti, ad esempio, è una bellissima testimonianza dell’architettura del XV secolo, così come molto pittoresco è il Palazzo Comunale. Di origine decisamente più recente è invece il Cimitero Monumentale, realizzato agli inizi del ‘900 dall’architetto Bellincioni. Riparbella, tra natura e trekking Come abbiamo detto, il paese si trova letteralmente immerso nel verde ed è punto di partenza perfetto per esplorare il territorio che lo circonda. Una delle aree boschive più belle della zona è il giardino Scornabecchi, che sorge a pochi chilometri dall’abitato di Riparbella. Caratterizzato dalla flora tipica della macchia mediterranea, il parco è ricco di sentieri ben tracciati che si dipanano tra le pianure dell’area meridionale e si inerpicano tra le colline che sorgono invece nella zona più settentrionale. Qui gli amanti del trekking possono concedersi lunghe scarpinate nel bel mezzo della natura. All’interno del giardino sorge anche un centro di educazione ambientale che offre numerose esperienze per grandi e piccini: laboratori tematici, percorsi nel bosco per i bambini, percorsi tematici faunistici e botanici, ma anche avventure di tiro con l’arco e di ponte tibetano. Tra il verde che circonda Riparbella potrete dedicarvi a splendide passeggiate a piedi, a cavallo o in mountain bike, per rigenerarvi e lasciarvi alle spalle lo stress della vita quotidiana. La natura a Riparbella – Fonte: 123rf Immerso nel verde dei vigneti e degli uliveti, ma a poca distanza dal mare, il piccolo borgo di Riparbella è una perla incastonata tra le colline della Toscana.
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Parco Naturale dell'Oasi di Tepilora 📸 @matteoleddaa_98; amici di Sardegna Punto Radio L’uomo l’ha protetto, rinverdito e reso fruibile. Una storia di grande rispetto verso la natura caratterizza il Parco regionale dell’Oasi di Tepilora, in realtà ‘giovanissimo’ (istituito nel 2014), ma con una lunga gestazione. E, soprattutto, con un alto valore naturalistico e storico-culturale: quasi ottomila ettari di foreste incontaminate, sentieri, sorgenti, fiumi e ‘dune’ nel territorio di Bitti, Lodè, Posada e Torpè. Le due aree principali, Tepilora e Crastazza, tra 1980 e 1986, vennero rimboschite, usando per l’impianto conifere. L’intero perimetro fu dotato di infrastrutture e servizi, così la nuova vegetazione andò a integrare quella spontanea mediterranea. In questo rifiorire hanno trovato rifugio numerose specie: cinghiale, lepre sarda, volpe, ed esemplari di daino e muflone. Il parco si estende dai boschi di Tepilora sino alla foce del Rio Posada, elemento di connessione tra montagna e mare. Il suo delta con meandri, anse e foci fossili, è il risultato di millenni di evoluzione. Canneti, tamerici e giunchi assicurano condizioni ottimali per la nidificazione di cormorani, garzette, aironi, fenicotteri, cavalieri d’Italia e anche il pollo sultano. Il Posada si biforca, uno dei rami si collega allo stagno Longu: è il contesto ideale per escursioni in kayak. Il monte Tepilora è l’elemento distintivo del parco: una punta rocciosa triangolare stagliata sullo sfondo delle aree boschive di Crastazza e della foresta di Sos Littos, protetta dal 1914. A caratterizzare la natura selvaggia è l’aquila reale. Le escursioni proseguono sul Montalbo, con una fitta rete di sentieri attraverso il verde, mentre in cima impera il deserto lunare; al lago artificiale Maccheronis, ideale per passeggiate in bici, assistite da moderne piste ciclabili; infine, alla foresta di Usinavà, caratterizzata da rocce che il tempo ha modellato in forme del mondo animale. #bitti #lodè #posada #torpè #tapilora #terrasarda #unparadisochiamatosardegna #sardegna #sardinia #sardegnapuntoradio (presso Bitti) https://www.instagram.com/p/Bwsbh0rjkvU/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=wh7gdpsb0q0z
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Pomponesco è un piccolo borgo lombardo situato nel basso mantovano che è riuscito a conquistarsi un posto nel club dei Borghi Più Belli d’Italia per la sua bellezza ed il suo passato intrigante. Il paese di Pomponesco sorge sulla riva sinistra del Po e la sua storia è stata da sempre legata a doppio filo al fiume ed ai commerci che qui si intrattenevano: il borgo dispone infatti di un suo porticciolo e conserva ancora l’aria e le atmosfere di paese di fiume. Il territorio di Pomponesco passò di mano in mano tra Etruschi e Galli ma il suo nome deriva però dal periodo in cui la famiglia romana Pompea si stabilì in queste zone: questa stirpe non fu l’unica ad apprezzare l’area mantovana ed il paese finì tra i possedimenti di diversi potenti proprietari, come gli Este, il vescovato di Cremona, ed i Gonzaga di Mantova. Fu proprio un Gonzaga che segnò per sempre il destino di Pomponesco, trasformando il piccolo villaggio in un sogno idealistico e glorioso: Giulio Cesare Gonzaga, uomo dalla mente fervida, decise di plasmare Pomponesco per renderlo la rappresentazione perfetta della “città ideale”. Il disegno urbanistico studiato a tavolino stravolse la struttura del tranquillo borgo fluviale e qui Giulio Cesare stabilì la sua residenza e portò la sua corte, dotando Pomponesco di enorme prestigio. Nonostante il destino volle far calare sul paese un lento ma inesorabile declino, dopo la fine della dinastia Gonzaga e la perdita di importanza dei commerci sul fiume, Pomponesco resta ancora oggi un gioiello di inestimabile valore, sospeso nella quiete della campagna di Mantova. Cosa vedere a Pomponesco La pianta urbana di Pomponesco è rimasta praticamente immutata fin dal tempi di Giulio Cesare Gonzaga, che sul finire del XVI secolo dal suo centralissimo castello fece dipartire due direttrici che divisero l’abitato in quattro aree distinte e simmetriche, ancora oggi visibili. Oggi però al posto dell’antico castello del marchese, abbattuto dai francesi nel XVIII secolo, sorge la splendida Piazza XXIII Aprile, racchiusa da palazzi dotati di porticati nei quali un tempo dimoravano i cortigiani del Gonzaga. Quasi tutti gli edifici che fanno da contorno allo spiazzo sono databili tra il 1590 ed il 1630 e molti conservano ancora gli originali soffitti in legno ed in rari casi anche gli affreschi dell’epoca. Sulla piazza si trovano, uno di fronte all’altro, il Palazzo Comunale e la chiesa trecentesca di Santa Felicita e dei Sette Fratelli Martiri, che delineare il profilo dello slargo con le loro alte torri. Altro punto di grande interesse del borgo è l’elegante Palazzo Cantoni, proprietà un tempo di una facoltosa famiglia ebrea trasferitasi a Pomponesco per svolgere attività commerciali. Illustre discendente proprio di questa famiglia è Alberto Cantori, celebre scrittore che riposa oggi nel cimitero ebraico, proprio nei pressi del Palazzo. Il Teatro 1900 completa l’offerta culturale del piccolo Pomponesco: uno dei teatri di paese, molto diffusi nella pianura padana nel secolo scorso.Tra gli eventi e le vicende che rendono Pomponesco fulcro di storia e cultura, c’è il fatto che la città ha dato i natali oltre che al già menzionato Cantori, anche a Gerolamo Trenti, tra i più noti esponenti del paesaggismo lombardo dell’Ottocento e che il paese è stato a più riprese scelto da grandi registi come location per i loro film: Zavattini, Soldati, Bertolucci e persino Brass e Terence Hill, hanno colto la suggestione scenica del paese facendone il set per le loro scene. Cosa vedere nei dintorni di Pomponesco I dintorni di Pomponesco non sono meno suggestivi del centro ed alternano armoniosamente campagne punteggiate da fienili a pioppeti tipici della flora di queste zone. A pochi chilometri dal borgo, la riserva regionale naturale lombarda della Garzaia di Pomponesco è una superficie di ben 23 ettari fatta di aree boschive sulle quali hanno trovato fertile terreno numerosi salici bianchi, culla di specie volatili come le nitticore, garzette, cavalieri d’italia e gufi. Sul grazioso porto di Pomponesco è poi possibile ammirare tipici casoni sul fiume e percorrendo gli argini del Po si riescono ad intravedere anse e spiaggette sabbiose, un tempo usate come colonie estive dei bambini ed oggi luogo di escursioni, passeggiate ed incredibile relax. Eventi a Pomponesco Tra i più importanti eventi di Pomponesco sono da segnalare La Festa del Ringraziamento Pomponesco, in scena a novembre ed organizzata dall’Associazione Giovani Agricoltori di Pomponesco in onore della ricorrenza durante la quale gli agricoltori ringraziavano il Signore per il raccolto ottenuto durante l’anno. A fine agosto invece si svolgono due feste paesane davvero curiose. La prima è dedicata al lùadèl, ovvero ad un tipo di pane decisamente gustoso e famoso in queste zone che già ai tempi dei Gonzaga serviva ad attestare il raggiungimento della giusta temperatura dei forni delle case. Il secondo festival di fine estate è invece quello del pulàc. Il termine deriva questa volta da da pulàca che in dialetto mantovano significava pigrizia e svogliatezza: il festival della pulàca elegge simpaticamente il piu fannullone tra i candidati del paese, in un clima goliardico e festoso. A Pasqua invece prende vita tra le strade del paese una scenografica Via Crucis, durante la quale decine di comparse rievocano la scena biblica con sentita partecipazione e profondo spirito cristiano, dando vita ad una manifestazione davvero da non perdere. Cosa mangiare a Pomponesco Piazza XXIII Aprile oltre che splendida architettonicamente è anche sede di ben 11 tra ristoranti, botteghe osterie ed enoteche tipiche. Si evince quindi come Pomponesco sia in grado di soddisfare anche le papille gustative oltre che vista e voglia di scoperta. Tra le specialità locali più amate si trovano lumache fritte e tortelli di zucca a forma di caramella, vera icona della cucina locale, oltre che vellutate di zucca e porri e gnocchi alla mulinera. Per chi ama i secondi, imperdibili sono il luccio in salsa Gonzaga, le trippe ed i guanciali di maiale, ed anche le costine al rosmarino con mostarda di mele mantovana. Il tutto ovviamente accompagnato dal tipico pane lüadel, magari farcito con salumi locali e servito con i vini di alta qualità del territorio mantovano. Per chiudere il pasto in bellezza, il sugo d’uva alla Zavattini e la celeberrima torta sbrisolona, emblema di Mantova ma conosciuta in tutta Italia. https://ift.tt/2tsGxRq Cosa vedere a Pomponesco, splendido borgo mantovano Pomponesco è un piccolo borgo lombardo situato nel basso mantovano che è riuscito a conquistarsi un posto nel club dei Borghi Più Belli d’Italia per la sua bellezza ed il suo passato intrigante. Il paese di Pomponesco sorge sulla riva sinistra del Po e la sua storia è stata da sempre legata a doppio filo al fiume ed ai commerci che qui si intrattenevano: il borgo dispone infatti di un suo porticciolo e conserva ancora l’aria e le atmosfere di paese di fiume. Il territorio di Pomponesco passò di mano in mano tra Etruschi e Galli ma il suo nome deriva però dal periodo in cui la famiglia romana Pompea si stabilì in queste zone: questa stirpe non fu l’unica ad apprezzare l’area mantovana ed il paese finì tra i possedimenti di diversi potenti proprietari, come gli Este, il vescovato di Cremona, ed i Gonzaga di Mantova. Fu proprio un Gonzaga che segnò per sempre il destino di Pomponesco, trasformando il piccolo villaggio in un sogno idealistico e glorioso: Giulio Cesare Gonzaga, uomo dalla mente fervida, decise di plasmare Pomponesco per renderlo la rappresentazione perfetta della “città ideale”. Il disegno urbanistico studiato a tavolino stravolse la struttura del tranquillo borgo fluviale e qui Giulio Cesare stabilì la sua residenza e portò la sua corte, dotando Pomponesco di enorme prestigio. Nonostante il destino volle far calare sul paese un lento ma inesorabile declino, dopo la fine della dinastia Gonzaga e la perdita di importanza dei commerci sul fiume, Pomponesco resta ancora oggi un gioiello di inestimabile valore, sospeso nella quiete della campagna di Mantova. Cosa vedere a Pomponesco La pianta urbana di Pomponesco è rimasta praticamente immutata fin dal tempi di Giulio Cesare Gonzaga, che sul finire del XVI secolo dal suo centralissimo castello fece dipartire due direttrici che divisero l’abitato in quattro aree distinte e simmetriche, ancora oggi visibili. Oggi però al posto dell’antico castello del marchese, abbattuto dai francesi nel XVIII secolo, sorge la splendida Piazza XXIII Aprile, racchiusa da palazzi dotati di porticati nei quali un tempo dimoravano i cortigiani del Gonzaga. Quasi tutti gli edifici che fanno da contorno allo spiazzo sono databili tra il 1590 ed il 1630 e molti conservano ancora gli originali soffitti in legno ed in rari casi anche gli affreschi dell’epoca. Sulla piazza si trovano, uno di fronte all’altro, il Palazzo Comunale e la chiesa trecentesca di Santa Felicita e dei Sette Fratelli Martiri, che delineare il profilo dello slargo con le loro alte torri. Altro punto di grande interesse del borgo è l’elegante Palazzo Cantoni, proprietà un tempo di una facoltosa famiglia ebrea trasferitasi a Pomponesco per svolgere attività commerciali. Illustre discendente proprio di questa famiglia è Alberto Cantori, celebre scrittore che riposa oggi nel cimitero ebraico, proprio nei pressi del Palazzo. Il Teatro 1900 completa l’offerta culturale del piccolo Pomponesco: uno dei teatri di paese, molto diffusi nella pianura padana nel secolo scorso.Tra gli eventi e le vicende che rendono Pomponesco fulcro di storia e cultura, c’è il fatto che la città ha dato i natali oltre che al già menzionato Cantori, anche a Gerolamo Trenti, tra i più noti esponenti del paesaggismo lombardo dell’Ottocento e che il paese è stato a più riprese scelto da grandi registi come location per i loro film: Zavattini, Soldati, Bertolucci e persino Brass e Terence Hill, hanno colto la suggestione scenica del paese facendone il set per le loro scene. Cosa vedere nei dintorni di Pomponesco I dintorni di Pomponesco non sono meno suggestivi del centro ed alternano armoniosamente campagne punteggiate da fienili a pioppeti tipici della flora di queste zone. A pochi chilometri dal borgo, la riserva regionale naturale lombarda della Garzaia di Pomponesco è una superficie di ben 23 ettari fatta di aree boschive sulle quali hanno trovato fertile terreno numerosi salici bianchi, culla di specie volatili come le nitticore, garzette, cavalieri d’italia e gufi. Sul grazioso porto di Pomponesco è poi possibile ammirare tipici casoni sul fiume e percorrendo gli argini del Po si riescono ad intravedere anse e spiaggette sabbiose, un tempo usate come colonie estive dei bambini ed oggi luogo di escursioni, passeggiate ed incredibile relax. Eventi a Pomponesco Tra i più importanti eventi di Pomponesco sono da segnalare La Festa del Ringraziamento Pomponesco, in scena a novembre ed organizzata dall’Associazione Giovani Agricoltori di Pomponesco in onore della ricorrenza durante la quale gli agricoltori ringraziavano il Signore per il raccolto ottenuto durante l’anno. A fine agosto invece si svolgono due feste paesane davvero curiose. La prima è dedicata al lùadèl, ovvero ad un tipo di pane decisamente gustoso e famoso in queste zone che già ai tempi dei Gonzaga serviva ad attestare il raggiungimento della giusta temperatura dei forni delle case. Il secondo festival di fine estate è invece quello del pulàc. Il termine deriva questa volta da da pulàca che in dialetto mantovano significava pigrizia e svogliatezza: il festival della pulàca elegge simpaticamente il piu fannullone tra i candidati del paese, in un clima goliardico e festoso. A Pasqua invece prende vita tra le strade del paese una scenografica Via Crucis, durante la quale decine di comparse rievocano la scena biblica con sentita partecipazione e profondo spirito cristiano, dando vita ad una manifestazione davvero da non perdere. Cosa mangiare a Pomponesco Piazza XXIII Aprile oltre che splendida architettonicamente è anche sede di ben 11 tra ristoranti, botteghe osterie ed enoteche tipiche. Si evince quindi come Pomponesco sia in grado di soddisfare anche le papille gustative oltre che vista e voglia di scoperta. Tra le specialità locali più amate si trovano lumache fritte e tortelli di zucca a forma di caramella, vera icona della cucina locale, oltre che vellutate di zucca e porri e gnocchi alla mulinera. Per chi ama i secondi, imperdibili sono il luccio in salsa Gonzaga, le trippe ed i guanciali di maiale, ed anche le costine al rosmarino con mostarda di mele mantovana. Il tutto ovviamente accompagnato dal tipico pane lüadel, magari farcito con salumi locali e servito con i vini di alta qualità del territorio mantovano. Per chiudere il pasto in bellezza, il sugo d’uva alla Zavattini e la celeberrima torta sbrisolona, emblema di Mantova ma conosciuta in tutta Italia. Il borgo di Pomponesco offre molte bellezze da scoprire, volute fortemente dalla famiglia Gonzaga che regnava sul territorio di Mantova.
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Il meraviglioso dedalo di viuzze di Canterano sorge su uno sperone di roccia dei Monti Ruffi, in provincia di Roma ed a soli 60 chilometri dalla capitale. Il borgo di Canterano conta meno di 400 abitanti ed è una tappa imperdibile per chi si dedica alla scoperta delle bellezze naturalistiche e culturali della Valle dell’Aniene. Nonostante il terremoto che lo ha colpito nel 2000, distruggendo parte delle sue bellezze, Canterano si è risollevata con fierezza e si offre ai visitatori come un accogliente luogo fiabesco, tra le colline e i boschi laziali. Le origini di Canterano sono molto antiche, come testimoniano numerosi ritrovamenti archeologici e tra i suoi fondatori ci sono i Pelasgi, leggendario popolo di navigatori del Peloponneso che dopo essere sbarcati sulle coste del Tirreno nel XIII secolo a.C. si stabilirono proprio sulle vette dell’Aniene. In seguito i romani presero possesso di questi territori e Canterano divenne poi un castellum con funzioni difensive nel XI secolo, sotto il dominio dell’abbazia di Subiaco. Divenne infine un libero comune nel momento dell’annessione al Regno d’Italia nel XIX secolo. Canterano mostra i resti tangibili delle avvincenti vicende storiche che lo hanno visto protagonista, e che si possono ritrovare nelle sua mura, nelle architetture e nelle sue chiese. Il centro storico del piccolo villaggio è talmente suggestivo da essere stato definito con l’appellativo di “salotto a cielo aperto” dai responsabili del Club I Borghi più belli d’Italia, che lo hanno accolto senza incertezze tra i suoi membri. Cosa fare nel borgo di Canterano Nonostante l’urbanizzazione in chiave moderna abbia in parte influenzato l’aspetto del paese, Canterano riesce a mantenere il suo assetto architettonico medievale, con le abitazioni strette attorno alla struttura difensiva principale. Il suo nucleo storico nasconde intrecci di stretti vicoli e scorci mozzafiato, piazzette e angoli idilliaci, tra cui ci si può divertire a perdersi, come in un piccolo labirinto. Il paese si inerpica verso l’altro ed è caratterizzato dalla presenza di numerose gradinate che ne collegano i diversi livelli. Dal perimetro del paese si possono scorgere invece viste meravigliose sulle vallate circostanti. Meritano una visita il Municipio, custode di epigrafi romane e la Chiesa di San Mauro, patrono del paese, dove vengono conservati gelosamente antichi manoscritti e preziosi dipinti. E se il centro di Canterano è a dir poco splendido, la natura che circonda il borgo riesce a rapire il cuore in un istante. Boschi di lecci e castagni sono l’ambientazione ideale per bucoliche passeggiate nel verde, a piedi o in sella ad un destriero. I vicini centri di Rocca Canterano e Rocca di Mezzo sono altrettanto suggestivi e pittoreschi e meritano certamente una visita: aggrappati alle rocce dei monti Ruffi sono uno spettacolo imperdibile. Una chicca che caratterizza il territorio di Canterano sono le sue profonde e misteriose grotte sotterranee che si incontrano passeggiando nelle aree boschive limitrofe al centro del paese. I sentieri per trovare queste spettacolari formazioni vengono indicati da muretti a secco, probabilmente antico luogo di sepoltura. Gli appassionati si speleologia o i semplici amanti dell’avventura si possono spingere all’interno di queste gole rocciose, per itinerari originali e davvero insoliti. Le cavità sotterranee di Canterano furono utilizzate fin da tempi passati come rifugio in tempi di guerra, per sfuggire ad attacchi nemici o a bombardamenti, e restano oggi silenziosi testimoni di infinita bellezza. Eventi nel borgo di Canterano Canterano si illumina di fiaccole e candele ogni anno ad agosto in occasione della Festa della Madonna degli Angeli, al cui culto gli abitanti del paese sono particolarmente devoti. Diverse confraternite sfilano per le vie del borgo, ognuna portando i propri colori e vessilli, accompagnati dalla grande statua lignea della Vergine, ricoperta d’oro. Un’atmosfera mistica e davvero affascinante. A celebrazione invece di una tradizione popolare del centro sud che ritiene San Martino il santo protettore dei mariti traditi dalle mogli, nella vicina Rocca Canterano si celebra l’11 novembre la Festa del Cornuto. Una goliardica celebrazione in cui si ride con i giusti toni su vicende non troppo felici, accompagnando le risate con del buon vino e con le role, ovvero le castagne: la Sagra delle Role fa infatti da sfondo alla Festa del Cortuno ed aggiunge gusto ai festeggiamenti. Imperdibile anche la Sagra degli Gnocchi, il 16 agosto, gustabili davvero in ogni salsa, con sugo di porcini ed olio di tartufo o con tradizionale sugo semplice o di castrato. Da non perdere se si passa da queste parti anche gli strozzapreti, le ciambelle al vino, i salumi locali, gli asparagi selvatici ed i funghi. Canterano è insomma un tripudio di sapori e rara bellezza da visitare almeno una volta nella vita. https://ift.tt/2O6JfTT Cosa vedere nel bellissimo borgo di Canterano Il meraviglioso dedalo di viuzze di Canterano sorge su uno sperone di roccia dei Monti Ruffi, in provincia di Roma ed a soli 60 chilometri dalla capitale. Il borgo di Canterano conta meno di 400 abitanti ed è una tappa imperdibile per chi si dedica alla scoperta delle bellezze naturalistiche e culturali della Valle dell’Aniene. Nonostante il terremoto che lo ha colpito nel 2000, distruggendo parte delle sue bellezze, Canterano si è risollevata con fierezza e si offre ai visitatori come un accogliente luogo fiabesco, tra le colline e i boschi laziali. Le origini di Canterano sono molto antiche, come testimoniano numerosi ritrovamenti archeologici e tra i suoi fondatori ci sono i Pelasgi, leggendario popolo di navigatori del Peloponneso che dopo essere sbarcati sulle coste del Tirreno nel XIII secolo a.C. si stabilirono proprio sulle vette dell’Aniene. In seguito i romani presero possesso di questi territori e Canterano divenne poi un castellum con funzioni difensive nel XI secolo, sotto il dominio dell’abbazia di Subiaco. Divenne infine un libero comune nel momento dell’annessione al Regno d’Italia nel XIX secolo. Canterano mostra i resti tangibili delle avvincenti vicende storiche che lo hanno visto protagonista, e che si possono ritrovare nelle sua mura, nelle architetture e nelle sue chiese. Il centro storico del piccolo villaggio è talmente suggestivo da essere stato definito con l’appellativo di “salotto a cielo aperto” dai responsabili del Club I Borghi più belli d’Italia, che lo hanno accolto senza incertezze tra i suoi membri. Cosa fare nel borgo di Canterano Nonostante l’urbanizzazione in chiave moderna abbia in parte influenzato l’aspetto del paese, Canterano riesce a mantenere il suo assetto architettonico medievale, con le abitazioni strette attorno alla struttura difensiva principale. Il suo nucleo storico nasconde intrecci di stretti vicoli e scorci mozzafiato, piazzette e angoli idilliaci, tra cui ci si può divertire a perdersi, come in un piccolo labirinto. Il paese si inerpica verso l’altro ed è caratterizzato dalla presenza di numerose gradinate che ne collegano i diversi livelli. Dal perimetro del paese si possono scorgere invece viste meravigliose sulle vallate circostanti. Meritano una visita il Municipio, custode di epigrafi romane e la Chiesa di San Mauro, patrono del paese, dove vengono conservati gelosamente antichi manoscritti e preziosi dipinti. E se il centro di Canterano è a dir poco splendido, la natura che circonda il borgo riesce a rapire il cuore in un istante. Boschi di lecci e castagni sono l’ambientazione ideale per bucoliche passeggiate nel verde, a piedi o in sella ad un destriero. I vicini centri di Rocca Canterano e Rocca di Mezzo sono altrettanto suggestivi e pittoreschi e meritano certamente una visita: aggrappati alle rocce dei monti Ruffi sono uno spettacolo imperdibile. Una chicca che caratterizza il territorio di Canterano sono le sue profonde e misteriose grotte sotterranee che si incontrano passeggiando nelle aree boschive limitrofe al centro del paese. I sentieri per trovare queste spettacolari formazioni vengono indicati da muretti a secco, probabilmente antico luogo di sepoltura. Gli appassionati si speleologia o i semplici amanti dell’avventura si possono spingere all’interno di queste gole rocciose, per itinerari originali e davvero insoliti. Le cavità sotterranee di Canterano furono utilizzate fin da tempi passati come rifugio in tempi di guerra, per sfuggire ad attacchi nemici o a bombardamenti, e restano oggi silenziosi testimoni di infinita bellezza. Eventi nel borgo di Canterano Canterano si illumina di fiaccole e candele ogni anno ad agosto in occasione della Festa della Madonna degli Angeli, al cui culto gli abitanti del paese sono particolarmente devoti. Diverse confraternite sfilano per le vie del borgo, ognuna portando i propri colori e vessilli, accompagnati dalla grande statua lignea della Vergine, ricoperta d’oro. Un’atmosfera mistica e davvero affascinante. A celebrazione invece di una tradizione popolare del centro sud che ritiene San Martino il santo protettore dei mariti traditi dalle mogli, nella vicina Rocca Canterano si celebra l’11 novembre la Festa del Cornuto. Una goliardica celebrazione in cui si ride con i giusti toni su vicende non troppo felici, accompagnando le risate con del buon vino e con le role, ovvero le castagne: la Sagra delle Role fa infatti da sfondo alla Festa del Cortuno ed aggiunge gusto ai festeggiamenti. Imperdibile anche la Sagra degli Gnocchi, il 16 agosto, gustabili davvero in ogni salsa, con sugo di porcini ed olio di tartufo o con tradizionale sugo semplice o di castrato. Da non perdere se si passa da queste parti anche gli strozzapreti, le ciambelle al vino, i salumi locali, gli asparagi selvatici ed i funghi. Canterano è insomma un tripudio di sapori e rara bellezza da visitare almeno una volta nella vita. Il borgo di Canterano offre un’atmosfera unica e meravigliosa da godersi girando a piedi tra i vicoli e le gallerie sotterranee di epoca medievale.
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