Tumgik
#paolo tonon
sedlex · 21 days
Text
Who jinxed the morning?
First this dude won a bronze
Tumblr media
but apparently forgot to take the phone out of his boat bag and bringing electronics is very much frowned upon so he got disqualified;
then in archery this happens:
and he lost his arrow, his aim, his concentration, his semi-final and to cap the day, his bronze final as well.
4 notes · View notes
s-memorando · 19 days
Text
Paralimpiadi: giorno 5
Oggi era difficile seguire tutte le gare perché erano moltissime e tutte interessavano degli o delle atleti/e italiani. Ma andiamo con ordine. Tre medaglie d’oro conquistate che fanno salire il medagliere italiano al settimo posto. Niente male per una – relativamente – piccola nazione come noi in confronto a colossi come la Cina o l’Australia, gli Stati Uniti o il Brasile. Simone Barlaam, 50…
0 notes
mchoyonee-d · 9 days
Text
Come realizzato per le Olimpiadi, arriva anche il riassuntone delle Paralimpiadi di Parigi, con tutte le medaglie conquistate dalle atlete e dagli atleti italiani... e senza prefissi "para" o classificazioni: sono sportivi, e soltanto dopo "disabili"!
Cominciamo anche stavolta con le "menzioni speciali", i quarti classificati:
4️⃣ Alessia Berra (100m rana)
4️⃣ Matteo Bonacina (arco compound a squadre)
4️⃣ Vincenzo Boni (50m dorso)
4️⃣ Claudia Cretti (inseguimento individuale 3km)
4️⃣ Federico Cristiani (100m stile)
4️⃣ Arjola Dedaj (salto in lungo)
4️⃣ Ndiaga Dieng (atletica 1500m)
4️⃣ Giorgio Farroni (triciclo cronometro individuale)
4️⃣ Emanuele Lambertini (fioretto a squadre maschile)
4️⃣ Michele Massa (fioretto a squadre maschile)
4️⃣ Domiziana Mecenate (50m dorso)
4️⃣4️⃣ Riccardo Menciotti (100m dorso, 200m misti)
4️⃣ Federico Morlacchi (100m farfalla)
4️⃣ Gianmarco Paolucci (fioretto a squadre maschile)
4️⃣ Eleonora Sarti (arco compound a squadre)
4️⃣ Arianna Talamona (100m rana)
E adesso, come da protocollo, tutte le medaglie (e altri quarti posti...) conquistate dagli azzurri:
🥇🥇🥉 Alberto Amodeo (400m stile, 100m farfalla, 100m stile)
🥇🥇🥇🥈 Simone Barlaam (50m stile, 100m farfalla, 4x100m stile, 400m stile)
🥉 Lorenzo Bernard (inseguimento individuale 4km)
🥈🥉 Francesco Bettella (50m dorso, 100m dorso)
🥈4️⃣ Matteo Betti (fioretto individuale, fioretto a squadre maschile)
🥉 Vittoria Bianco (400m stile)
🥇🥉 Federico Bicelli (400m stile, 100m dorso)
🥇4️⃣ Francesco Bocciardo (200m stile, 100m stile)
🥇🥉🥉4️⃣ Monica Boggioni (50m rana, 100m stile, 200m stile, 200m misti)
🥉 Manuel Mateo Bortuzzo (100m rana)
🥉 Antonino Bossolo (taekwondo -63kg)
🥇🥈 Martina Caironi (atletica 100m, salto in lungo)
🥉 Monica Graziana Contrafatto (atletica 100m)
🥇 Fabrizio Cornegliani (handbike cronometro individuale)
🥉 Daila Dameno (tiro con l'arco squadre miste)
🥉 Federico Falco (tennistavolo)
🥇🥈 Antonio Fantin (100m stile, 400m stile)
🥉 Davide Franceschetti (pistola 50m)
🥇 Rigivan Ganeshamoorty (lancio del disco)
🥇 Giulia Ghiretti (100m rana)
🥇🥇🥈🥉🥉 Carlotta Gilli (100m farfalla, 200m misti, 400m stile, 50m stile, 100m dorso)
🥉 Edoardo Giordan (sciabola individuale)
🥇🥈 Assunta Legnante (getto del peso, lancio del disco)
🥈 Maxcel Amo Manu (atletica 100m)
🥈🥈🥉 Luca Mazzone (handbike cronometro individuale, staffetta handbike, handbike su strada)
🥈 Federico Mestroni (staffetta handbike)
🥇🥉 Elisabetta Mijno (arco ricurvo a squadre miste, arco ricurvo individuale)
🥉 Ionela Andreea Mogos (fioretto a squadre femminile)
🥈 Efrem Morelli (50m rana)
🥈🥉 Sara Morganti (equitazione freestyle, equitazione)
🥇🥉 Xenia Francesca Palazzo (4x100m stile, 400m stile)
🥇 Matteo Parenzan (tennistavolo)
🥉 Rossana Pasquino (fioretto a squadre femminile)
🥈🥉 Martino Pini (staffetta handbike, handbike cronometro individuale)
🥈 Veronica Yoko Plebani (triathlon)
🥈4️⃣ Francesca Porcellato (staffetta handbike, handbike su strada)
🥉4️⃣ Angela Procida (100m dorso, 50m dorso)
🥉 Carlotta Ragazzini (tennistavolo)
🥇🥇🥇🥇🥇🥈4️⃣ Stefano Raimondi (100m rana, 100m stile, 100m farfalla, 200m misti, 4x100m stile, 100m dorso, 50m stile)
🥇 Giada Rossi (tennistavolo)
🥉4️⃣ Alessia Scortechini (100m stile, 50m stile)
🥇 Oney Tapia (lancio del disco)
🥈 Francesca Tarantello (triathlon)
🥉 Donato Telesca (sollevamento pesi -72kg)
🥇🥉🥉🥉 Giulia Terzi (4x100m stile, 50m farfalla, 100m stile, 400m stile)
🥈🥉 Mirko Testa (staffetta handbike, handbike su strada)
🥉4️⃣ Paolo Tonon (tiro con l'arco squadre miste, tiro con l'arco individuale)
🥇 Stefano Travisani (arco ricurvo a squadre miste)
🥉 Loredana Trigilia (fioretto a squadre femminile)
🥉🥉 Beatrice Vio Grandis (fioretto individuale, fioretto a squadre femminile)
🥉 Ana Maria Vitelaru (handbike su strada)
Anche di loro, di tutti loro, vi ricorderete a lungo... O state ancora imprecando per le penose telecronache di un penoso altro sport?
0 notes
rassegnanotizie · 18 days
Link
Daila Dameno e Paolo Tonon hanno conquistato la medaglia di bronzo nel tiro con l'arco mixed team W1 alle Paralimpiadi di Parigi 2024. Questo straordinario traguardo è stato raggiunto grazie a una gara appassionante, culminata nella finale per il terzo posto. La coppia italiana ha affrontato la formazione coreana, composta dagli atleti Kim e Park. La competizione è stata intensa e ha visto i due archi cori a dare il massimo, dimostrando grande abilità e determinazione. Alla fine, la squadra italiana ha vinto con un punteggio di 134 a 132, portando un'importante medaglia per l'Italia. Le Paralimpiadi di Parigi rappresentano un evento significativo per gli atleti disabili di tutto il mondo, offrendo una piattaforma per mostrare le proprie capacità e il proprio spirito di competizione. La medaglia di bronzo ottenuta da Dameno e Tonon non solo è un riconoscimento dei loro talenti individuali, ma sottolinea anche l'importanza del lavoro di squadra e della preparazione. Ogni freccia scoccata ha richiesto non solo abilità tecnica, ma anche una forte sinergia tra i due atleti. Il bronzeo rappresenta un simbolo di perseveranza e impegno, mostrando che, nonostante le sfide, gli atleti possono raggiungere traguardi significativi. Dameno e Tonon hanno dimostrato, attraverso la loro performance, che il tiro con l'arco è uno sport che richiede una grande concentrazione e precisione, qualità che i due hanno saputo esprimere in modo eccellente durante la competizione. Le reazioni alla loro vittoria sono state entusiastiche sia in Italia che a livello internazionale, con molti che hanno elogiato il loro talento e dedizione. Questa medaglia si unisce ad altri successi sportivi italiani, evidenziando così l'eccellenza e la competitività del nostro paese nel panorama internazionale. In conclusione, la medaglia di bronzo vinta da Daila Dameno e Paolo Tonon nel mixed team W1 alle Paralimpiadi di Parigi 2024 è un'importante conquista e un esempio di come la passione e il lavoro di squadra possano portare a risultati eccezionali. La loro storia stimola a continuare a sostenere e promuovere lo sport inclusivo e a celebrare gli atleti paralimpici.
0 notes
paoloferrario · 2 years
Text
Paolo Ferrario, SERVIZI SOCIALI, in NUOVO DIZIONARIO DI SERVIZIO SOCIALE, diretto da Annamaria Campanini, Carocci Faber, 2022, pagine 677-680
Paolo Ferrario, SERVIZI SOCIALI, in NUOVO DIZIONARIO DI SERVIZIO SOCIALE, diretto da Annamaria Campanini, Carocci Faber, 2022, pagine 677-680
VAI ALL’INDICE DEL LIBRO NUOVO DIZIONARIO DI SERVIZIO SOCIALE, diretto da Annamaria Campanini. Comitato scientifico: Elena Allegri, Maria Dal Pra Ponticelli, Milena Diomede Canevini, Luigi Gui, Raffaello Maggian, Elisabetta Neve, Aurelia Tassinari, Silvana Tonon Giraldo), Carocci Faber editore, 2022, p. 838. INDICE DELLE VOCI e INDICE DEGLI AUTORI
View On WordPress
0 notes
spinebookstore · 2 years
Photo
Tumblr media
#TAVOLAROTONDA "Dai generi al genere: la letteratura per l’infanzia e l'adolescenza nel dibattito sociale" L''ultima tappa dell'edizione 2022 di @educareallaletteratura sta per essere raggiunta con un importante panel conclusivo. Avremo la possibilità di tornare nel luogo in cui tutto è cominciato nel 2019 e di proseguire il dialogo sulla #letteratura per #ragazze e #ragazzi con nuovi spunti di riflessione, ricerca e approfondimento. Vi aspettiamo Venerdì 11 Novembre alle 17:30 presso il Centro Polifunzionale Studenti (Ex-Palazzo Poste) in Piazza Cesare Battisti 1, a Bari. Interverranno alla tavola rotonda: 🔸Paola Lupone @paola_lupone (@bibliotecaragazzi_bari) 🔸Lorenzo Ghetti @il.ghetti (@hamelinassociazioneculturale) 🔸Paolo Comentale (@casadipulcinella) 🔸Francesco Paolo De Ceglia (@unibaofficial) 🔸Gabriella Falcicchio (@unibaofficial) 🔸Emanuela Tonon (@caviosonomia) Moderano Mari Lacalamita @lalacalamita (@leggerecoccole) e Sara Mastrodomenico @mcallisterrrr (@spinebookstore) 👉La partecipazione è gratuita ma occorre prenotarsi inviando una mail a [email protected] o inviare un messaggio WhatsApp al 380 381 43 62 #educareallaletteratura22 #uniba #leggerecoccole #formazione #spinebookstore #bari #educazione #divulgazione #albiillustrati #letteraturaperlinfanzia #Puglia #Italia #libri (presso Centro Polifunzionale Studenti ("Ex-Palazzo delle Poste")) https://www.instagram.com/p/CknHDTbqG-n/?igshid=NGJjMDIxMWI=
0 notes
claudioparentela · 4 years
Photo
Tumblr media
GIANCARLO DA LIO E TIZIANA BARACCHI PRESENTANO ARTISTI IN CORNICEE' un progetto internazionale nato nel 2003 e scaduto il 30 luglio 2010, ideato da Giancarlo Da Lio e Tiziana Baracchi. La cornice in realtà è il telaio di una vecchia tela che racchiude nella sua semplicità un profondo significato da sempre sottolineato dall'ideologia del Movimento ITINERARI 80 e dal Manifesto dell'Iperspazialismo. Non è un incorniciare per rendere più gradevole ma è un atto più profondo. E' un riconoscere artisti che sono riusciti con il loro operare ad essere al di là di quei limiti che tanta sicurezza offre ai tradizionalisti. Artisti che fanno capo ad un network che poco ha a che vedere con il sistema dell'arte troppo limitante per chi ha ancora la forza di sognare e credere in sogni che spesso si trasformano in realtà.Giancarlo Da Lio Artisti in corniceAngela Netmail, Benjamin Böhm, Osvaldo Forno, Karl Hacker, Paolo Conti, Ruud Jansen, Peter Netmail, Piermario Ciani, Sergej Segay, Zita Noè, Henning Mittendorf, Micheal Fox, Ad Breedveld, Bernd Reichert, Buz Blurr, Frips, Guido Vermeulen, Jöel Thėpault, Josè Vendenbroucke, Luc Fierens, Reid Wood, Rémy Pénard, Gianni Donaudi, Valentino Montanari, Carmela Corsitto, Gianni Noli, Helmut King, Paolo Rosso, Elisabeth Zoe Zois, Lynn Palmiter, Claudio Grandinetti, Yolaine Carlier, Susanna Lakner, Singo, Mizoguchi, Roberto Scala, Fulgor Silvi, Ryosuke Cohen, Dino Sileoni, Dawn Redwood, Gunther Ruch.Madison Morrison, Marc de Hay, Pascal Lenoir, Johan Van Geluwe, Ko de Jonge, Miche Van Den Broeck, Mauro Gentile, Matteo Albertin, Laura Cristin, Marc Coene, Marco Pasian, Antonio Sassu, Patrick Anderson-McQuoid, Franco Piri Focardi, Maurizio Piccirillo, Eugenie Dubreuil, Georges Chatain, Isabelle Braud, Serge Vigne, Pierre Digan, Gianluca Scordo, Baudhuin Simon, Petra Weimar, Gunter Grundmann, Rüdiger Westphal, Reinhard Hammann, Leticia Tonon, Kurt Stiliachus, Christa Behmenburg, Bob Lens, Ilkka Juhani Takalo Eskola, Renata Galiazzo, Silvio De Campo, Matthew Rose, Maryse Foure, Sylvie Gallet, Paul Tiilila, Ed Varney, Marleen van Engelen, Pete Spence, Claudio Parentela, Miguel Jimenez.Mariano Bellarosa, Valentina Crivelli, Francesco Cucci, PLG, Paola Rivabene, Luigi Starace, Jürgen Olbrich, Vincenzo Montella, Setyo Mardiyantoro, Christian Alle, Daniel Daligand, Rafique Sulayman, Giosuè Marongiu, Lamberto Caravita, Alessandro Bertacchini, Fiorenzo Barindelli, Astrid Furnival, John Furnival, Bill Wilson, Pino Conestabile, Rod Summers, Christine Le Roy, Roswitha Guillemin, Renato Sclaunich, Dino Patroni, Maurizio Follin, Tito Truglia, Cesar Reglero, Isabel Jover, Bruno Cassaglia, Eligio Leschiutta, Pierpaolo Limongelli, Michi Dei Rossi, Roberto Keppler, Horst Baur.
https://www.youtube.com/watch?reload=9&v=QPDDTDlKScA
0 notes
sandlerseating · 7 years
Photo
Tumblr media
Designed by Paolo Nava, the classic Jonathan chair incorporates a solid wood frame with a mesh or leather seat and stylistic mesh back. #hospitality #hospitalitydesign #interior #interiors #design #designer #interiordecor #interiordesign #decor #style #classic #italy #tonon #jonathan #instastyle #instadaily #instadesign #luxurystyle #sandlerseating
1 note · View note
michaelfallcon · 5 years
Text
The Sprudge Guide To Oporto, Portugal
Portuguese people are known for being heavy coffee drinkers—which explains the pastelarias (pastry shops), cafes, and coffee shops always crowded by locals in search of another caffeine fix. But for a long time, this has not always been the pursuit of quality—the coffees are usually over-roasted, with little concern for the origin (or the quality) of the beans.
But this scenario has changed in recent years, with specialty coffee shops popping up around the country. In Oporto, the second-largest city in Portugal after Lisbon, the coffee scene has developed a lot: it’s getting easier to take a galão (milk with coffee), with good—if not great—coffee. Well-prepared espressos, lattes, cappuccinos, and many other coffee options are beginning to be more frequent on menu slates and beverage lists.
Thanks mainly to consumption that has grown considerably among the Portuenses (local residents), specialty coffee has gained prominence in Oporto. From small roasters to charming coffee shops, the city now boasts a coffee scene that can be favorably compared to many other major European cities. You can find below our list of the best places to have a good cup in town.
Bird of Passage
Paolo Guffens is Belgian, but after working as a barista in many parts of the world (from Australia to Uruguay), he decided to build his “nest” at Oporto, by opening one of the best coffee shops in the city. Bird of Passage, as he called it, is a cozy space with good food options (from brunch to a snack in the afternoon), but most notably, with great cups of coffee. Served in many methods (from espresso to brewed options), the guest beans come from different roasting companies, mainly European ones, such as Nomad (from Barcelona), Man Vs. Machine (Munich) and MOK (from Brussels). The origins change weekly depending on Guffens’ findings, but are always a guarantee of great cups. They have just launched their own brand/roasting company, Senzu, to offer in-house roasted beans for its clients.
Bird of Passage is located at R. do Duque de Loulé 185-187, 4000-325 Porto. Visit their official website and follow them on Facebook and Instagram.
  7GRoaster
On a street parallel to the main road of the tourist area of Vila Nova de Gaia, this coffee shop is an oasis for coffee lovers. In an airy space with tables outside, it is a great place to recharge your batteries after a tour to the Port wineries that have made the region famous. Coffees are roasted in-house and come from countries like Guatemala, Ethiopia, and Peru—which is always a guarantee of fresh coffee. They offer a variety of brew methods, from v60 to AeroPress, and boast a large list for dairy-based drinks as well. The food options are also worth visiting: from toasts and well-prepared sandwiches to cakes and other conventional sweets that put the Portuguese pastry scene on the map. Attached to the coffee shop, the owners also offer cozy hotel rooms for those interested in staying.
7GRoaster is located at R. Franca 52, 4400-174 Vila Nova de Gaia. Visit their official website and follow them on Facebook and Instagram.
  C’Alma Specialty Coffee Room
Installed in the historical building of the Coliseum of Oporto, C’Alma is a very charming coffee shop decorated with original Portuguese tiles. The name is a reference both to alma (soul) and to calma (calm), which means it is a good place to sit, order a cup of coffee and relax—even if it is located just a few meters away from one of the most touristic streets in town, Santa Catarina. They also have an exclusive menu for brewed options (with details from origin and sensory notes of each bean served). The home blend comes from local roaster Vernazza (also from Oporto), but there are always specials from all over the world.
C’Alma Specialty Coffee Room is located at R. de Passos Manuel 44, 4000-381 Porto. Follow them on Facebook and Instagram.
  Booínga Oporto Coffee Roasters
Booínga is an e-commerce and coffee shop located in Matosinhos, just a few blocks from the beach, which means that it may be a good option to sip the single-origin cold brews produced in-house. The African origins of the owner (a coffee and surf aficionado), alongside the connection to coffee plantation and cultivation, made him select this African name to baptize their business. But more than a coffee shop, with a variety of methods, from brewed to espresso, Booínga is also a roaster and buys green beans not only from African countries, but also from Brazil, Peru, and other regions.
Booínga Oporto Coffee Roasters is located at R. Mouzinho de Albuquerque 449, 4450-206 Matosinhos. Visit their official website and follow them on Facebook and Instagram.
  SO Coffee Roasters
Located in the second floor of a fashion and design store in the iconic Largo dos Lóis, this coffee shop (also present in Lisbon) serves great coffee from all around the world, from Guatemala to Kenya, always endeavoring to purchase fair and sustainably traded beans, which are then roasted in-house. The espresso bar offers good flat whites, cappuccinos, and mochas—beverages not so easy to find in good quality around the city—in a very intimate atmosphere (there is only a communal table and some stools with the view to the charming old town). To pair well with a caffeine hit, they serve cakes, cookies, and croissants—and for the hot days, there are also locally produced beers. The SO coffee shop is set to open later this year a new branch some blocks away, in Carlos Alberto Square, with much more space and even a room for cuppings.
SO Coffee Roasters is located at Largo dos Lóios 89, 4050-338 Porto. Visit their official website and follow them on Facebook and Instagram.
Rafael Tonon is a freelance journalist based in Brazil. Read more Rafael Tonon on Sprudge.
Top image via Adobe Stock/ppohudka
The post The Sprudge Guide To Oporto, Portugal appeared first on Sprudge.
The Sprudge Guide To Oporto, Portugal published first on https://medium.com/@LinLinCoffee
0 notes
shebreathesslowly · 5 years
Text
The Sprudge Guide To Oporto, Portugal
Portuguese people are known for being heavy coffee drinkers—which explains the pastelarias (pastry shops), cafes, and coffee shops always crowded by locals in search of another caffeine fix. But for a long time, this has not always been the pursuit of quality—the coffees are usually over-roasted, with little concern for the origin (or the quality) of the beans.
But this scenario has changed in recent years, with specialty coffee shops popping up around the country. In Oporto, the second-largest city in Portugal after Lisbon, the coffee scene has developed a lot: it’s getting easier to take a galão (milk with coffee), with good—if not great—coffee. Well-prepared espressos, lattes, cappuccinos, and many other coffee options are beginning to be more frequent on menu slates and beverage lists.
Thanks mainly to consumption that has grown considerably among the Portuenses (local residents), specialty coffee has gained prominence in Oporto. From small roasters to charming coffee shops, the city now boasts a coffee scene that can be favorably compared to many other major European cities. You can find below our list of the best places to have a good cup in town.
Bird of Passage
Paolo Guffens is Belgian, but after working as a barista in many parts of the world (from Australia to Uruguay), he decided to build his “nest” at Oporto, by opening one of the best coffee shops in the city. Bird of Passage, as he called it, is a cozy space with good food options (from brunch to a snack in the afternoon), but most notably, with great cups of coffee. Served in many methods (from espresso to brewed options), the guest beans come from different roasting companies, mainly European ones, such as Nomad (from Barcelona), Man Vs. Machine (Munich) and MOK (from Brussels). The origins change weekly depending on Guffens’ findings, but are always a guarantee of great cups. They have just launched their own brand/roasting company, Senzu, to offer in-house roasted beans for its clients.
Bird of Passage is located at R. do Duque de Loulé 185-187, 4000-325 Porto. Visit their official website and follow them on Facebook and Instagram.
  7GRoaster
On a street parallel to the main road of the tourist area of Vila Nova de Gaia, this coffee shop is an oasis for coffee lovers. In an airy space with tables outside, it is a great place to recharge your batteries after a tour to the Port wineries that have made the region famous. Coffees are roasted in-house and come from countries like Guatemala, Ethiopia, and Peru—which is always a guarantee of fresh coffee. They offer a variety of brew methods, from v60 to AeroPress, and boast a large list for dairy-based drinks as well. The food options are also worth visiting: from toasts and well-prepared sandwiches to cakes and other conventional sweets that put the Portuguese pastry scene on the map. Attached to the coffee shop, the owners also offer cozy hotel rooms for those interested in staying.
7GRoaster is located at R. Franca 52, 4400-174 Vila Nova de Gaia. Visit their official website and follow them on Facebook and Instagram.
  C’Alma Specialty Coffee Room
Installed in the historical building of the Coliseum of Oporto, C’Alma is a very charming coffee shop decorated with original Portuguese tiles. The name is a reference both to alma (soul) and to calma (calm), which means it is a good place to sit, order a cup of coffee and relax—even if it is located just a few meters away from one of the most touristic streets in town, Santa Catarina. They also have an exclusive menu for brewed options (with details from origin and sensory notes of each bean served). The home blend comes from local roaster Vernazza (also from Oporto), but there are always specials from all over the world.
C’Alma Specialty Coffee Room is located at R. de Passos Manuel 44, 4000-381 Porto. Follow them on Facebook and Instagram.
  Booínga Oporto Coffee Roasters
Booínga is an e-commerce and coffee shop located in Matosinhos, just a few blocks from the beach, which means that it may be a good option to sip the single-origin cold brews produced in-house. The African origins of the owner (a coffee and surf aficionado), alongside the connection to coffee plantation and cultivation, made him select this African name to baptize their business. But more than a coffee shop, with a variety of methods, from brewed to espresso, Booínga is also a roaster and buys green beans not only from African countries, but also from Brazil, Peru, and other regions.
Booínga Oporto Coffee Roasters is located at R. Mouzinho de Albuquerque 449, 4450-206 Matosinhos. Visit their official website and follow them on Facebook and Instagram.
  SO Coffee Roasters
Located in the second floor of a fashion and design store in the iconic Largo dos Lóis, this coffee shop (also present in Lisbon) serves great coffee from all around the world, from Guatemala to Kenya, always endeavoring to purchase fair and sustainably traded beans, which are then roasted in-house. The espresso bar offers good flat whites, cappuccinos, and mochas—beverages not so easy to find in good quality around the city—in a very intimate atmosphere (there is only a communal table and some stools with the view to the charming old town). To pair well with a caffeine hit, they serve cakes, cookies, and croissants—and for the hot days, there are also locally produced beers. The SO coffee shop is set to open later this year a new branch some blocks away, in Carlos Alberto Square, with much more space and even a room for cuppings.
SO Coffee Roasters is located at Largo dos Lóios 89, 4050-338 Porto. Visit their official website and follow them on Facebook and Instagram.
Rafael Tonon is a freelance journalist based in Brazil. Read more Rafael Tonon on Sprudge.
Top image via Adobe Stock/ppohudka
The post The Sprudge Guide To Oporto, Portugal appeared first on Sprudge.
from Sprudge https://ift.tt/2NVJykG
0 notes
colospaola · 5 years
Text
Giovedì 25 luglio alle 17 si terrà presso l’Antica Latteria, recuperata a cura del Comune di Mergozzo, l’inaugurazione della mostra diffusa Percorsi trasversali, che quest’anno arriva alla terza edizione e che, per sottolineare l’importante recupero dell’antica Latteria come sede culturale ed ecomuseale, sarà dedicata al tema del riciclo creativo sotto il titolo di Ricicleria.
La Latteria, fin dal 1868, era il cuore del consorzio degli allevatori per la lavorazione del latte e la produzione di burro e formaggi, poi cessò le sue funzioni nel 1971 e oggi, con la determinazione dell’Amministrazione comunale che ha curato l’acquisizione al proprio patrimonio, seguendo la volontà degli eredi degli ex soci, è stata restituita a una funzione pubblica e comunitaria, dopo un accurato restauro dalle risorse dedicate dal Comune e dal finanziamento di Fondazione Cariplo, che ha scelto il progetto con il tramite della Fondazione Comunitaria del VCO, come un emblematico minore.
Nell’edificio al primo piano c’è un’ampia sala conferenze, al piano terra uno spazio polivalente attrezzato per attività laboratoriali e mostre temporanee.
Il percorso espositivo si snoderà, come nelle precedenti edizioni, in diversi spazi del paese tra il lungolago, il museo e la via del Sasso nel centro storico, coinvolgendo quest’anno anche l’Antica Latteria, luoghi che si trasformano per il periodo dal 25 luglio al 31 agosto in una galleria d’arte diffusa.
Accompagneranno il percorso anche una selezione di citazioni poetiche o letterarie dedicate al tema del rispetto dell’ambiente e del riciclo, che coinvolgerà ventitre artisti, Enzo Angiuoni.  Giuliana Bellini, Paolo Bellon, Ruben Bertoldo, Anna Bianchi La Stria, Tiziana Capelli, Margherita Cavallo, Margherita Fergnachino, Wolfgang Gerstner, Fiorenza Giuliani, Jean Ivaldi, Le Cicale, Paolo Lo Giudice, Margot Paris, Materiali di ScarTO, Jorgelina Melis, Riccardo Monte, Piero Motta, Anna Maria Scocozza, Roberto Sironi, Daniela Spagnoli, Rosa Spina e Vittorio Tonon, che realizzeranno le loro opere con i più disparati materiali di recupero.
Il percorso inaugurale sarò condotto della curatrice, Marisa Cortese dell’Associazione Siviera, e da Elena Poletti, organizzatrice e coordinatrice del Civico Museo e dell’Ecomuseo del Granito.
L’evento sarà organizzato in collaborazione con il Comune, il Gruppo Archeologico di Mergozzo e la Pro Loco ed è collocato nel contesto della rassegna di rete La pietra racconta sviluppata con il Museo Granum e il Comune di Baveno, che ha avuto il contributo della Fondazione Comunitaria del VCO.
Percorsi trasversali 2019 sotto il segno della Ricicleria Giovedì 25 luglio alle 17 si terrà presso l’Antica Latteria, recuperata a cura del…
0 notes
pangeanews · 6 years
Text
“Sono ossessionato dalle donne disinibite e autoritarie. E comunque, chi parla di libri è il sacerdote di una religione morente”: dialogo con Fabio Orrico
Una leggenda racconta che Dio non annienta la letteratura per merito di un manipolo di giusti dei libri, che si adopera, infaticabile, per divulgare, recensire, ma soprattutto leggere e segnalare le opere che meritano di sopravvivere. Si tratta di oscuri insegnanti, magazzinieri, infermieri, banconisti di macelleria, cui raramente viene data voce nei grandi palcoscenici. Fabio Orrico è un giusto dei libri: un grande lettore. È promotore culturale, creatore di riviste on line, blogger e vlogger, recensore vigoroso di libri e film. Uomo appassionato, cultore della parola e delle immagini, affascinato dai segni e dalle icone, non smette di cercarne. Si sa per certo che Fabio è un famelico cultore di letteratura e cinema, ne appare come drogato. Non è raro assistere a questa scena: Fabio, alla luce di un faretto, legge le ultime pagine di un libro. Lo richiude. Ci pensa un po’ su, ma proprio poco. Qualche secondo. Se ne esce con un commento fulminante regalato al soffitto. Lo ripone su un ripiano. Ne piglia un altro, da una fila proprio accanto. Lo apre. Si abbandona nuovamente alla sua estasi mistica, senza soluzione di continuità, impossibile distrarlo. Un libro via l’altro. Di lui si dice che legga al posto di respirare.
Qualcuno dice che per saper scrivere bene è necessario leggere molto. Beh, in Fabio la condizione essenziale è rispettata. Poeta (Strategia di contenimento, Della violenza), si è cimentato con il thriller (Giostra di Sangue ed Estate nera, scritti a quattro mani con Germano Tarricone), con il romanzo erotico (Il Bunker). Sta per uscire per Italic Pequod il suo ultimo romanzo: Giorni feriali è un nuovo inizio. Un esordio.
Nel tuo immaginario mi sembra di vedere immagini e scene di film, come se tu costruissi la tua prosa e la tua poesia attraverso quadri, come scene ancor più che come sequenze.
Dopo anni di militanza cinefila penso di aver la testa piena di immagini di film e ti confesso che mi viene la voglia di guardare direttamente a scene che mi sono piaciute e scriverle, magari incastonandole dentro alla storia. Si potrebbe parlare di citazioni in maniera giusta, però trasferendosi da un medium a un altro cambiano natura. Se io cito una scena aumentandola diventa altra cosa, non un vezzo. Probabilmente tutto quello che ho scritto ha dentro di sé tante immagini cinematografiche che mi hanno colonizzato.
Qualcuno potrebbe dire che sei un uomo film.
Sì esatto come gli uomini libro di Fahrenheit 451. Però non mi prendo un film solo da testimoniare, me ne prendo tanti. È una cosa di tutti i cinefili, non soltanto mia.
Nonostante nel tuo immaginario ci siano storie e immagine raccontate, pensate e costruite da altri in tutto quello che scrivi c’è questo senso di autenticità, di onestà. Senza voler per forza usare parole abusate, sei spietato con i tuoi personaggi, che non nascondono difetti e limiti, ma tirano fuori le debolezze con spontaneità.
Secondo me ci sono autori che hanno una distanza considerevole ed evidente dai personaggi e sembrano quasi incombere su di loro. Parlando di cinema il regista che più risponde a questo modo di concepire l’invenzione è Kubrick. Nei suoi film si sente sempre la sua intelligenza cupa che si affaccia sui personaggi, come se fossero osservati dall’esterno, giudicati. Un atteggiamento rispettabile, che però non sento mio. Non mi arriva. C’è una frase di De André che dice “quando si racconta il porcile è bene farlo sposando il punto di vista del maiale”. A me piace moltissimo questa frase e cerco di muovermi in quella direzione: l’essere spietati con i propri personaggi non significa non amarli.
Hai un modo di osservare che passa attraverso le persone che incontri, le storie che raccontano, l’affetto che nutri per loro che diventa immedesimazione nelle vicende.
Negli ultimi dieci anni ho scritto cose anche molto autobiografiche e la cosa curiosa è che rileggendole dopo molto tempo non le riconoscevo, mi sembravano finte. Allo stesso tempo ho raccontato cose successe ad altri e paradossalmente quando le rileggevo mi sembravano vere. Questo è curioso, forse possiamo formulare un teorema, non valido in senso assoluto, ma valido per me. Mettermi in scena comporta fatalmente una quota piuttosto rilevante di parzialità. Alla fine sono sempre io quello che ha ragione. Per forza! Lo voglia o no io sono il protagonista della mia vita, ma se provo a modificare la prospettiva, le cose cambiano e si fanno più interessanti.
Nelle nostre esperienze di lettura, di visione di film, di ascolto di testi di canzoni, c’è sempre un punto: qualcosa deve arrivare. Ami ripetere che in un libro cerchi qualcosa che ti tocchi, indipendentemente dal fatto che sia un libro essenziale, popolare, con una ricerca linguistica, con una scrittura difficile o piana.
Ognuno di noi ha un nostro canone, è naturale. Si può preferire Hemingway a Foster Wallace o viceversa. Per quanto mi riguarda ho delle predilezioni, ma amo con la stessa intensità Paolo Volponi e Romano Bilenchi, che sono due scrittori opposti: Bilenchi funziona sulla forma breve, Volponi ha bisogno di almeno duecento pagine per dire quel che deve dire. Bilenchi ha una lingua semplice, Volponi carnosa ma l’emozione che io ho provato leggendoli è stata intensa con entrambi.
Bilenchi e Volponi hanno però molto in comune. Sono riferimenti importanti nella letteratura sul lavoro, anche se in momenti storici diversi. Il lavoro è tornato ad essere presente con insistenza nella letteratura del nuovo millennio. Esiste ormai una corrente che si è concentrata, in modo che a me inizia a sembrare fastidiosa, sul tema della precarietà vissuta da finti precari. Ragazzi con due lauree che vivono il lavoro come intermezzo o un fastidio necessario per raggiungere altri obiettivi. In Bilenchi e Volponi ma anche nelle tue opere, si parla del lavoro in maniera molto più vera: da dentro, da chi il lavoro lo conosce e lo vive, dalla mattina alla sera e ne percepisce le contraddizioni e l’importanza, nell’averlo e dunque anche nel perderlo. Il significato di quell’esperienza è completamente diverso da una ricerca un po’ finta e spocchiosa che ha piacere nel non trovare e nel piangersi addosso.
La letteratura non è molto democratica: anche un finto precario può tirar fuori un libro pazzesco. Certo è diverso trattare il lavoro da posizioni di privilegio e dalla morchia della fabbrica. Durante la presentazione di un suo libro Emanuele Tonon parlava di Paolo Volponi, peraltro indicato come uno dei suoi punti di riferimento, e diceva che un libro come Memoriale era comunque un libro scritto da un dirigente mentre lui aveva lavorato in fabbrica alla catena di montaggio e la sua esperienza comprendeva anche i calci in culo del capo reparto. Attenzione, non era critico nei confronti dei risultati: Volponi aveva raccontato il lavoro in fabbrica con grande verità ma sempre forzatamente dal punto di vista di un responsabile che vede la produzione da un ufficio separato da vetri insonorizzati e questa cosa la senti e non è detto che sia per forza qualcosa di negativo. L’analisi di Volponi, quindi di un intellettuale, poteva essere ancor più pregnante perché nasceva da fuori ed era meno viziata emotivamente. In ogni caso Tonon rivendicava questa peculiarità: lui la fabbrica l’ha raccontata dal punto più basso. Sono punti di vista la cui differenza si avverte. Tutto questo per dire che l’aureo motto di Tolstoj “parla del tuo cortile e parlerai del mondo” è sicuramente giusto ma non va a detrimento di chi non parla di ciò che conosce.
Quando si è affacciata al pubblico la generazione degli scrittori nati tra i settanta e gli ottanta è arrivata questa ondata di call center, precariato, lavoretti che a mio avviso non rispecchia per niente il nostro tempo. Un esercito di radical chic che intende il lavoro come una scocciatura strumentale per potere scrivere il grande romanzo, oppure per girare il grande film, per cogliere l’immagine fotografica perfetta, o per dipingere il capolavoro immortale. Ne viene fuori molto più il prolasso di una generazione illusa e presuntuosa, che una denuncia sociale.
Se uno vuole intendere il lavoro come una scocciatura strumentale per poter scrivere il grande romanzo sono affari suoi, poi leggiamo il romanzo e vediamo se è effettivamente grande. Resta il fatto che il lavoro è un problema nevralgico del nostro tempo, specie per gente come me che non ha voglia di lavorare, ma nemmeno di morire di fame quindi lavora. Diciamo che se in passato è stato prezioso capire quanto il lavoro fosse determinante nelle nostre vite adesso è altrettanto importante raccontare quanto pesi l’assenza del lavoro o l’assenza del lavoro come lo abbiamo conosciuto fino all’altro ieri. Poi bisogna aggiungere che io scrivo di gente poco scolarizzata, senza grandi ambizioni o prospettive. Forse è per questo che, nelle mie storie, se uno lavora in un magazzino non percepisce questa situazione come un abuso o un’ingiustizia della sorte. Voglio comunque rivelarti una mia bassezza: tendo al vittimismo. Anche per questo, perché conosco la noia che il vittimismo provoca, l’insofferenza che il lamento scatena, i miei personaggi non lo possono essere, vittimisti.
I tuoi personaggi non lasciano che la vita accada, nella vita in fabbrica, nel tentativo di sbarcare il lunario, nelle relazioni umane, negli incontri e nell’erotismo, ma seppur nell’attesa, nella riflessione e nell’autoanalisi sono proattivi, a un certo punto di muovono, possono ribollire poi esplodono.
Parliamo di narrativa: nel primo libro che ho scritto con Germano Tarricone, Giostra di sangue, che rivendica orgogliosamente il suo essere un thriller al grado zero, una pulp fiction da edicola, avevamo una protagonista troppo passiva e le successive stesure sono servite a correggere questo suo difetto. Il lettore non perdona la passività dei personaggi, a meno che non sia un elemento essenziale dell’identità e dell’intreccio, un carattere fondamentale e riconoscibile. Un personaggio passivo è l’anticamera di un romanzo sbagliato e lo dico con tutto il fastidio che provo per gli accorgimenti e le regole della buona scrittura. Neanche i personaggi monologanti e arresi alla vita di Thomas Bernard sono passivi. Se pure si arrendono, il loro cedere le armi prevede comunque uno scontro frontale.
L’assenza di azione può essere uno strumento vigile per conoscere e capire il mondo, per accoglierlo, come nei poeti, penso a Paterson. Quando ho visto il film mi sono detto: sai che questo personaggio assomiglia tantissimo a Fabio Orrico?
Questo film di Jarmush che hai citato l’ho amato davvero molto. Se fossi un regista (che poi è il sogno proibito della mia vita) vorrei fare un film così, con lo stesso sguardo fenomenologico su ciò che accade, nitido e dettagliato. In più Paterson ha il pregio di riuscire a parlare di poesia senza cadere nel ridicolo. Cosa rara al cinema. Mi viene in mente Il mistero dell’acqua della Bigelow, dove il protagonista, interpretato da Sean Penn, è un poeta e a mio avviso dà un’idea molto falsa della poesia, come pura contemplazione, come tiramento di culo inessenziale. In una scena Sean Penn davanti al tramonto dice: chiunque può tirare fuori qualcosa di bello da questo tramonto, una stronzata, battuta sciocca, ingenua. Addirittura in quel film Sean Penn è descritto come una rockstar: viene riconosciuto per strada, il che è ridicolo. Le persone non riconoscono per strada Stephen King, figurati se riconoscono un poeta.
La poesia in Italia è maltrattata. Non se ne conosce né la potenza né il ruolo. I poeti sono misconosciuti.
Riesumare e resuscitare i poeti dimenticati sarà il lavoro di molti per molto tempo. La mia impressione è quella di un terreno dove, specie nei momenti di analisi, vige la soggettività più estrema alternata in modo schizofrenico a una pigra conferma dei canoni. La critica agisce ai margini e spesso non sa essere incisiva, rinunciando alla chiarezza e perdendosi in astruserie e, soprattutto, commettendo il grande errore di separare la poesia dal resto della letteratura. C’è differenza tra poesia e romanzo, ma parliamo comunque di due ragazze sedute allo stesso tavolo che si frequentano e si influenzano a vicenda, traendone beneficio. La mia impressione è che sia stato emesso un verdetto nei confronti della poesia, parte di un verdetto più generale nei confronti della letteratura, che la relega fuori dai giochi. Mi spiego con un esempio: in un racconto di Moravia di cui non ricordo il titolo c’è un personaggio spregevole e meschino e per farci capire quanto è ignorante, di lui Moravia dice che legge al massimo quatto o cinque libri all’anno, tutti gialli. Capisci bene che uno così nell’Italia del 2018 è un raffinato intellettuale! D’altra parte Moravia si sposa la Morante e va a cena con Pasolini: evidentemente è abituato a conversazioni altissime. Io che sono un uomo della strada mi rendo conto che la letteratura sembra essere morta anche come semplice evasione. Adesso l’oggetto libro è remoto alla maggior parte delle persone, qualcosa che non si sa bene come maneggiare. Non voglio essere spocchioso, ma credo sia indiscutibile. Questo relativizza le polemiche che leggiamo ovunque, sul web e sui giornali, anche se in misura molto minore rispetto a un tempo. È un dialogo tra morti. Siamo come i sacerdoti degli antichi dei quando si stava affermando il cristianesimo. Non ci rendiamo conto, non capiamo cosa porterà questa nuova religione. Chi parla di libri sembra non capire che è accaduto qualcosa che ha condotto il libro fuori dai giochi dell’umanità. La poesia vive al cubo questa situazione, forse perché non si possono trarre film o serie TV dai sonetti.
Non si annuncia nessun Dio all’orizzonte?
È un fatto economico. Una volta era un affare pubblicare una collana di gialli o di letteratura rosa, adesso semplicemente non lo è più. Chi cercava nei libri solo un’occasione per svagarsi, ora fa altro. Questo è centrale, perché toglie di mezzo il grasso della letteratura, quella riserva che permetteva l’emergere di qualche raro grande capolavoro. La letteratura non segna più la società, diventa astratta. Un editore vuole vendere, anche se poi misteriosamente non è che si sbatta più di tanto a promuovere i propri libri. Pubblica a grappolo poi qualcosa venderà da sé.
Come mi diceva Alberto Gaffi in Italia esistono duecentomila lettori dal dopoguerra, e quelli sono rimasti. Non sono affatto diminuiti, sono sempre i soliti. Si è ingrossata invece la schiera degli scrittori.
Questa cosa non mi indigna. Mi sento un lettore infaticabile. È anche vero che spesso intellettuali di vaglia ostentano un cinismo verso chi scrive che non è onorevole. Quando ho fondato la rivista on line “scrittinediti”, nei suoi primi anni di vita, ricevevo carrettate di materiale, che adesso non ricevo più perché la gente si fa il blog da solo, o si autopubblica. C’è una tendenza cristallizzata dal non mettersi più in gioco. Non rischiare nemmeno il verdetto di una redazione, il giudizio di terzi, di chi la letteratura la conosce perché ci lavora. È anche un fatto statistico, è ovvio che quest’oceano di materiale è costituito per lo più da cose mediocri. Scrivere deve essere un fatto consapevole, molto spesso non lo è, ma una volta che depuriamo il nostro giudizio da questa constatazione, il gesto di scrivere merita rispetto. Meno cinismo aiuta, anche a scegliere, anche a scovare frammenti lucenti nella porcilaia. Leggo molte recensioni poco argomentate. Le poco volte che si stronca lo si fa in modo offensivo. Si insulta l’autore. L’autore a sua volta si offende, inspiegabilmente, anche di fronte a perplessità legittime ed espresse in modo civile. La recensione che amo scrivere o amo leggere è fatta di argomentazioni. La stroncatura ha una sua onestà, certo, se fondata su fatti e analisi accurate. Un critico non è un oracolo che sputa parole d’oro, è uno che prima di tutto argomenta il suo gusto. Per questa ragione la recensione orienta la scelta: scelgo libri da leggere e film da vedere fidandomi della parola di un critico che mi piace. Bada bene: non tutti, ma quello con cui sento un’affinità, quando lo conosco abbastanza da capire che abbiamo giudizi comuni.
Il destino della letteratura c’entra con la morte ed è forse la ragione per cui la amo. La letteratura muore e parla della morte. Nei libri vediamo la morte al lavoro.
Cocteau diceva: “il cinema è la morte al lavoro”, perché vedi il tempo che agisce sui personaggi, sui paesaggi, sulle città. Adesso accade in modo evidente con le serie TV. Un adolescente cresce durante le stagioni e si fa uomo o donna. Ma anche in certi film. Penso a Sorelle mai di Bellocchio, un film straordinario, o a Boyhood di Linklater, la cui lavorazione è spalmata nel corso di anni, documentando la crescita di un attore. La letteratura ha filtri diversi. Un libro è un universo controllato. Su altra scala rispetto ad altre arti, il cinema, ma anche il teatro e la musica. La possibilità di controllo, rifinitura e cesello che ha la letteratura non esiste altrove. Anche se si parte con tutte le possibilità di averlo, il controllo. Ne hai gli strumenti: collaboratori, troupe, tecnologia. Eppure il controllo totale non potrai mai averlo. D’altra parte, e adesso mi contraddico, Tondelli amava le pagine che arrivavano in libreria ancora acerbe, dove sentivi la pennellata grumosa, dove percepivi l’intervento della realtà fuori controllo. In effetti la letteratura non si lascia catalogare in schemi certi.
Infatti sei un fanatico apostolo di autori anche molto diversi tra loro. Penso ad Antonio Moresco, che per te è un totem. Ma anche Emanuele Tonon. Ami gli scrittori che hanno una passione sensuale, carnale con la lingua: Amelia Rosselli, Dino Campana, Gianni Celati.
Sì, ma tieni presente che amo Moresco ma anche Stephen King. Se metto l’accento sugli scrittori che citi è perché spesso vengono definiti difficili e questa cosa mi manda fuori di testa. Non mi piace questa categoria, questa storia del libro difficile. In realtà le cose difficili non esistono, piuttosto ci sono testi che ci parlano immediatamente, ci raggiungono e ci ammaliano e altri che non ci dicono niente e spesso per ragioni che fatichiamo a definire. Posso innamorarmi di Sotto il vulcano e annoiarmi con l’Ulisse o viceversa ma credo che questo riguardi la mia sensibilità e disponibilità di lettore. Poi nutro forse un po’ di insofferenza per la struttura in tre atti, per una forma di romanzo che non si concede mai digressioni, perché sostanzialmente trovo puerile titillare il lettore con il solito bric a brac di colpi di scena e caratterizzazioni insistite. Detto questo, i miei romanzi penso si basino su una struttura solida e insieme testimoniano con una certa evidenza il mio amore per la narrativa di genere. Come lettore di narrativa, banalmente, cerco un testo che mi conquisti e io sono incline a lasciarmi conquistare da scrittori diversissimi fra loro: Volponi ma anche Carver, Tanizaki ma anche David Goodis, Willa Cather ma anche Renato Olivieri.
Sembra che tu abbia un’ossessione per la guerra. Usi metafore guerresche, nei titoli delle tue opere. Strategia di contenimento, Il bunker, Una guerra di nervi. Metafore cruente per parlare di sentimenti, pudori, ritrosie, consapevolezze amare. Eppure gli esempi di guerra guerreggiata del nostro tempo non ci mancano. C’è un dislocamento quasi fastidioso tra le gole sgozzate nei deserti, i bombardamenti governativi o alleati e il tuo canto: cupo, grigio e accorato. Come se le nostre civiltà acquisissero significato nel confronto con la barbarie. Nei tuoi versi c’è sempre questo iato. La voce di un’umanità che assiste alla storia e fatica a rendersi conto che ne è soverchiata e annichilita.
Sì, sono un uomo ossessivo e sono ossessionato dalla guerra. L’essere umano è naturalmente incline alla violenza e alla sopraffazione, siano esse espresse con forme attive o passive. Credo sia un po’ il sottofondo morale di tutto quello che ho scritto e, immagino, scriverò.
Un tema forte nelle tue opere è il sesso. O meglio la perversione. L’incontro carnale, sempre intrinsecamente allacciato alla partecipazione emotiva, mai gratuito, trova la sua forza fuori da sé. Nella violenza, negli oggetti, nel travestimento. Penso al ruolo che hanno le armi da fuoco o da taglio, nell’amore. Il gusto per il feticismo. La curiosità e l’attrazione per il mercimonio dei corpi. È una smania a volte divertita più spesso struggente, un’indagine, l’atto di un desiderio inesauribile di esplorazione.
Vado matto per i travestimenti. Una cosa che mi diverte molto è andare alle fiere del fumetto e guardare sfilare i cosplayer. Ho una mia personale classifica delle varie Wonder Woman che ho visto nel corso degli anni ma per delicatezza resterà segreta. Le serate fetish dei club privée e le riunioni di cosplayer si assomigliano tantissimo, pratiche erotiche a parte (nelle prime più o meno esplicite, più o meno mediate, nelle seconde sarei tentato di dire surrettizie). La tua domanda mi sembra faccia balenare un immaginario torrido e cupo e magari in parte è così ma credo che ne Il bunker come nel romanzo che sta per uscire questo aspetto, molto presente, è raccontato sotto una luce positiva, nel senso che i protagonisti sanno cosa gli piace fare in camera da letto, lo fanno e si divertono.
Leggendo le tue storie e le tue riflessioni sembra che il vero amore possa nascere solo con le puttane, in senso ampio. Come se con loro ci fosse una vicinanza, una similarità, che permette di essere pienamente se stessi. E sei convincente. Sgradevole e illuminante. Leggendoti ci riconosciamo tutti compromessi.
Ti confesso che non ho mai pensato un solo secondo in vita mia che il vero amore possa nascere con le puttane ma se questa è la lettura che emerge vorrà dire che dovrò essere più bravo in futuro. Sono ossessionato dalle donne disinibite e autoritarie, questo è vero. Ciò che mi attrae è il senso di completa libertà nell’intendere il piacere e il proprio corpo, come se fosse un segnale, rivelatore di una libertà più ampia del pensiero e dell’intelligenza. Riflettendo sulla tua domanda in modo più didascalico: essere se stessi in un rapporto mercenario non è una nota di merito. È la disinvoltura del cliente, il tipo più diffuso di italiano, arrogante e indisciplinato, incapace di stare un solo secondo in coda alla cassa del supermercato o alle poste senza scatenare un putiferio e di minacciare di adire alle vie legali con chiunque gli capiti a tiro. Se ci sentiamo noi stessi, liberi e in pace è perché mettiamo mano al portafoglio quindi possiamo pretendere pretendere pretendere, serenamente e senza nessun bisogno di mettersi in gioco. Allo stesso tempo la prostituzione, come la guerra, è una metafora facile e perfetta, anzi, è più che una metafora: io per esempio mi prostituisco e su questo non ho dubbi. Faccio un lavoro che mi piace ma se non avessi bisogno di soldi per mangiare, vestirmi e scaldare il mio appartamento sono quasi sicuro che farei altro. Anzi, ti dirò che quando rido con eccessivo trasporto alle battute del mio capo mi sembra di mimare certi manierismi da prostituta (“amore, tesoro, mi hai fatta venire, etc etc”).
Quale disincanto dobbiamo aspettarci da Giorni feriali? Quale ferita stai per infliggerci? O stai per darci una speranza?
Non lo so, sinceramente. È un librino piuttosto agile, spero divertente e sicuramente digressivo. Parla di un ragazzo che perde il lavoro e si mette nei casini, un tipo molto ordinario con una manifesta difficoltà nel dominare i propri sentimenti. Diciamo che dentro ci ho messo tutte le cose che amo di più e che più temo. In ordine sparso: la campagna ravennate, donne disinibite e autoritarie, i due Michael (Mann e Cimino), l’abbandono, la solitudine.
Simone Cerlini
L'articolo “Sono ossessionato dalle donne disinibite e autoritarie. E comunque, chi parla di libri è il sacerdote di una religione morente”: dialogo con Fabio Orrico proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2ugfvt4
0 notes
steadyconscious · 7 years
Photo
Tumblr media
Liked this pin by Paolo Tonon at http://ift.tt/1ZUpnRy: 025 No Entiendo Magdiel Lopez http://ift.tt/2pGwdPp
0 notes
paoloferrario · 2 years
Text
Paolo Ferrario, PROGRAMMAZIONE, in NUOVO DIZIONARIO DI SERVIZIO SOCIALE, diretto da Annamaria Campanini, Carocci Faber, 2022, pagine 498-501
Paolo Ferrario, PROGRAMMAZIONE, in NUOVO DIZIONARIO DI SERVIZIO SOCIALE, diretto da Annamaria Campanini, Carocci Faber, 2022, pagine 498-501
vai all’indice del libro: NUOVO DIZIONARIO DI SERVIZIO SOCIALE, diretto da Annamaria Campanini. Comitato scientifico: Elena Allegri, Maria Dal Pra Ponticelli, Milena Diomede Canevini, Luigi Gui, Raffaello Maggian, Elisabetta Neve, Aurelia Tassinari, Silvana Tonon Giraldo), Carocci Faber editore, 2022, p. 838. INDICE DELLE VOCI e INDICE DEGLI AUTORI
View On WordPress
0 notes
spinebookstore · 2 years
Photo
Tumblr media
#TAVOLAROTONDA "Dai generi al genere: la letteratura per l’infanzia e l'adolescenza nel dibattito sociale" Eccoci: l'ultima tappa dell'edizione 2022 di @educareallaletteratura sta per essere raggiunta. Avremo la possibilità di tornare nel luogo in cui tutto è cominciato nel 2019 e di proseguire il dialogo sulla letteratura per ragazze e ragazzi con nuovi spunti di riflessione, ricerca e approfondimento. Vi aspettiamo venerdì 11 novembre alle 17:30 presso il Centro Polifunzionale Studenti Ex-Palazzo Poste in Piazza Cesare Battisti, 1 a Bari. Con Paola Lupone, Lorenzo Ghetti, Paolo Comentale, Francesco Paolo De Ceglia, Gabriella Falcicchio, Emanuela Tonon. Moderano Mari Lacalamita (Leggere Coccole) e Sara Mastrodomenico (Spine Bookstore) La partecipazione è gratuita ma occorre prenotarsi inviando una mail a [email protected] o inviare un messaggio WhatsApp al 380 381 43 62 (presso Bari, Puglia, Italy) https://www.instagram.com/p/Cki4BfVqqxc/?igshid=NGJjMDIxMWI=
0 notes
sandlerseating · 7 years
Photo
Tumblr media
Designed by Paolo Nava, Jonathan blends classic deco style with a modern twist. The chair's solid wood frame is complemented by a mesh detailed back and mesh or leather seat. #hospitality #hospitalitydesign #interior #design #designer #jonathan #tonon #chair #wood #seating #furniture #deco #mesh #modern #instastyle #instadaily #instadesign #sandlerseating
0 notes