#palestra italia
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rodrigofut · 4 months ago
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O choro dura uma noite, mas a alegria
Ela vem pela manhã
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sharonfit · 3 months ago
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💪🏻trazioni🥲
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dueanime · 2 years ago
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No, non mi ero sbagliata
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Farsi male alla schiena in palestra spostando la panca da coglione mi mancava 😓
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im-tryingtoloveyou · 1 year ago
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https://twitter.com/mirkonicolino/status/1712081545622614398 “ha pochissimo” (parole di spalletti) però intanto sta ancora fuori. allora non è pochissimo
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Vediamo oggi pomeriggio che farà 🤔
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mezzopieno-news · 2 months ago
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NASCONO I CONDOMINI PER GLI ANZIANI: PER ESSERE FELICI INSIEME
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Sono due i condomini per anziani nati in Italia con l’obiettivo di offrire la possibilità di vivere la terza età in un ambiente indipendente ma all’interno di una comunità organizzata che favorisce il benessere fisico e sociale.
L’ultimo aperto è un elegante edificio di Torino con parquet e soffitti affrescati, con 40 appartamenti organizzati come una comunità e numerosi servizi inclusi e condivisi. La peculiarità del condominio risiede nel fatto che non si tratta di una casa di riposo o di una RSA ma di un luogo dove gli anziani possono vivere in modo autonomo ma protetto, con accesso a strutture comuni e assistenza condivisa. Qui si trova una palestra con sauna, una biblioteca, un bistrot e una sala per concerti da camera. Ogni giorno un ricco programma di attività come ginnastica, lezioni di musica, d’arte, visite ai musei o uscite nei mercati e concerti riempiono le giornate dei condòmini. L’edificio dispone inoltre di un sistema di telemedicina e sorveglianza attiva 24 ore su 24 che garantiscono sicurezza e assistenza continua ai suoi abitanti. Chi vuole può cucinare, invitare gli amici o organizzare incontri ma per chi non se la sente, tutte queste cose le organizza il condominio.
Una struttura simile è stata inaugurata anche a Siena nello scorso mese di ottobre 2023 dal gruppo Specht Italia con una piscina, bar, ristorante e cinema interni. Qui le persone con più di 65 anni si sentono a casa loro ma con tutti i vantaggi di una struttura residenziale assistita.
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Fonte: Torino News; Specht Group; Guild living; foto di Mart Production
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palmiz · 4 months ago
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Rumble Boxing Italia:
KELLY HARRINGTON fà l’addetta delle pulizie in Ospedale, questa notte è diventata leggenda nella boxe vincendo la sua seconda medaglia d’oro per l’Irlanda.
Non si è mai giustificata, non hai mai cercato scuse , non ha mai parlato più di tanto, ne si è mai piagnucolata addosso, nonostante a 34 anni per essere lì ha sacrificato parte del suo guadagno economico, parte della sua vita privata.
Ha raggiunto questo , senza nessuno stipendio statale, senza gruppi sportivi, senza nessun premio , senza avere delle corsie preferenziali .
Lavoro, sudore, sudore e lavoro!
Fù rifiutata all’età di 15 anni nella palestra St.Mary’s boxing club di Dublino , perché non allenavano ancora donne nei primi anni duemila . Insistette così tanto che alla fine il suo impegno costante la rapida crescita pugilistica , e la dedizione venne premiata dal maestro facendola entrare del club degli atleti agonisti.
Ad una intervista durante la partenza per Parigi ha dichiarato , che intende tornare al suo lavoro part-time di addetta alle pulizie presso l'ospedale psichiatrico St Vincent di Dublino, indipendentemente dal risultato che otterrà alle Olimpiadi.
KELLY HARRINGTON è oggi campionessa Nazionale ,Europea , campionessa del mondo, e due volte medaglia d’oro Olimpica dei pesi leggeri.
Questo è l’esempio che incarna lo sport!
Quello che non siamo in grado di fare noi , in Italia da anni ,per i troppi interessi e poltrone.
8 atleti 0 Tituli!
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messaggioinbottiglia · 2 years ago
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La doccia
Questa mia nuova sistemazione torinese, situata in prossimità del centro cittadino e separata dal livello stradale da quattro cospicui piani di scale, è dotata di un locale bagno che oserei definire a dir poco striminzito. In un tale spazio trova ubicazione tutto quello che dovrebbe stare canonicamente in un gabinetto: water, lavandino e ovviamente (perché in Italia si è persone civili) bidet. Un incasellamento simile, degno dei più complessi stage del tetris, costringe a dei movimenti sottili e assolutamente ben pensati. Mosse dalla natura danzante che, attraverso arrotamenti e flesso-estensioni, riescano a salvaguardare la testa dalle asperità del basso soffitto e a far in modo che i piedi non si incartino in maniera irreversibile sopra le mattonelle. In tutto questo spumeggiante affollamento di ceramica, specchi e mobiletti trova posto anche una rocambolesca e quantomai improbabile cabina doccia. Essa, sui due lati lontani dalla porta di ingresso, si presenta costituita da pareti di pietra che, con il loro aspetto smusso, rapidamente si raccordano alla volta. Un altro lato è dominato da un lastrone in plastica rigida satinata, mentre l'ultima faccia di questo ipotetico parallelepipedo, nonché punto attraverso il quale si accede a suddetto cubicolo, è sede di una comoda tendina dal fondo giallognolo. All'interno di quello che sembra essere a tutti gli effetti il cilindro che porta i pazienti dentro la macchina della risonanzna magnetica, si staglia sovrana la testa della doccia. Il getto che ne scaturisce non è certo potente né uniforme ma, in compenso, necessitando di una discreta quantità di tempo per raggiungere temperature tiepide, permette di sistemare dei tappetini intorno al perimetro della cabina al fine di evitare di rendere il piccolo bagno un piccolo laghetto. Per cui la strategia di lavaggio si architetta sistematicamente così: apertura dell'acqua, chiusura della tendina (portando in cuore la consapevolezza che ci sarà sempre e comunque uno spiraglio destinato a rimanere incontinente), sistemazione dei tappetini a terra, denudazione, esecuzione di una bella piroetta per entrare nel silo, e, con attenzione millimetrica ai propri movimenti, compimento dell'autodetersione. Una volta concluso il rituale avviene l'asciugatura delle lacrime che una tale esperienza le prime volte immancabilmente genera e si vola via in camera da letto. Con il telefono già su internet alla ricerca di una palestra o piscina che sia; non tanto per l'attività fisica in sé quanto per la possibilità sfavillante di fare una doccia semi-decente senza sforzo.
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rodrigofut · 5 months ago
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lilsadcactus · 2 years ago
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Una birra è sufficiente ormai per tornare in quello stato di osservazione e pensiero che mi porta a chiedermi: fra qualche decennio torneremo in questo pub noi ragazzi coi figli (come questi 40enni) a ridere e scaricare la tensione del lavoro -i figli mangiano patatine e ridono, salutano gli zii acquisiti- amici di lunga data che semplicemente condividono quattro chiacchiere con qualche birra alla mano, un calice di vino ogni 20 minuti al tavolo di 8.
Sto aspettando Ste che convive col fidanzato da qualche anno, hanno un cane, hanno problemi ma hanno un cane; a volte sembra felice, comunque sa essere felice anche senza di lui. Con lei viene Matilde, ragazza indipendente “la mangia uomini” disse ste, poi arriveranno quei ragazzi che conosco da quando avevamo 14 anni e che oggi sembrano essere presi dal proprio lavoro e dalla palestra, lavoro palestra e sporadiche scopate senza sentimenti di mezzo; se decido di rimanere in Italia il mio futuro sarà come quello di coloro che sono qui al barley stasera? Probabilmente. Abbastanza simile… solo che io sarò lo zio acquisito che non porta con se un bimbo, così come oggi sono l’unico che è qui in bicicletta invece che in macchina, quello che sta finendo le superiori invece che al 5anno di università
Per certi versi mi sento indietro rispetto a loro, in altre cose… come il riconoscere il brutto della vita, il marcio delle persone, il poco sano nelle relazioni… mi sento lontano da loro. Comunque ringrazio l’universo per avermi permesso di tornare in Europa a godermi questo caotico pub incredibilmente sicuro in cui posso addirittura sedermi e comprare due rose da annusare mentre leggo un manga e trovo la forza di aspettare le mie amiche prima di ordinare un’altra birra. Perché non voglio più bere fino a vomitare, quindi non è una ricaduta, vero? Vero?
Vero?
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tempi-moderni · 2 years ago
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“Se avete uomini che escluderanno una qualsiasi delle creature di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrete uomini che trattano nello stesso modo i simili”-Francesco d’Assisi-Ma davvero lei crede che la fame nel mondo sia dovuta allo spreco di risorse per acquistare le crocchette?ma non è che forse dovrebbe preoccuparsi della ristrutturazioni degli immobili da 700 mq del cardinale Bertone finanziate coi soldi delle elemosine?non dovrebbe preoccuparsi degli spot a pioggia per l’8 per mille? (nel 2004 sono costati 4.650.000,00 euro, non oso pensare adesso)
Ma lo sa quanti bambini avreste saziato coi 4 milioni dati a Mediaset e Rai?
Il vangelo lo citate solo quando vi conviene?
Per giudicare bisogna conoscere la gente, non il lusso. Lei non ha la minima idea di quante vite hanno salvato gli animali, di quanto un gatto possa curare la depressione di un anziana vedova e col nido svuotato, di quanto un cane possa essere di aiuto all’autostima di un ragazzo disabile, di quanto un cagnolino possa attenuare il dolore di una coppia di anziani che hanno perso il loro unico figlio, tutte storie di vita che non potrebbero sfociare nell’adozione di un bambino, tutte storie di vita che lei dal suo trono dorato non vede.
Le persone, caro Papa, non fanno più figli perché non se lo possono permettere, perché in Italia un fitto costa quanto uno stipendio e quindi si deve lavorare fulltime in due, perché ti offrono solo lavoro precario ed orari impossibili… con quale presupposto una persona coscienziosa e non ricca può fare un figlio?Vuole più accudimento per i bambini? Faccia la guerra al precariato, al lavoro nero, allo sfruttamento e si troverà circondato da persone felici di fare figli ma, la prego, la smetta di far guerra agli animali, sono creature di Dio, sono un dono per l’anima, sono una palestra per imparare la tolleranza, il rispetto, sono una manna dal cielo.
L’amore, quello vero, non divide ma aggrega, in ogni cuore ogni sentimento crea lo spazio per uno nuovo.L’amore per la vita, qualunque vita, è un valore totalizzante e mai riduttivo.Amare insegna ad amare.
Dal web
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ross-nekochan · 7 months ago
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Oggi la mia collega giapponese ha detto una cosa che ovviamente già sapevo, ma che sentirsela dire, mi ha lasciato molto perplessa.
Praticamente ieri io e il mio collega spagnolo siamo arrivati in ufficio 30min prima e oggi il leader ci ha chiesto se avevamo recuperato, altrimenti saremmo dovuti andare via 30min prima.
In Italia questa cosa si rispetta perché pensiamo: non è giusto far fare lo straordinario, bisogna fare in modo che si rispettino le 8h lavorative perché sono quelle che vengono pagate nello stipendio e basta.
Cosa ha detto la mia collega? "Dobbiamo rispettare le 8h perché altrimenti gli altri pensano di dover imitare e doversi impegnare di più" (come abbiamo fatto noi in questo caso lavorando 30min in più).
In questo paese infatti ogni cosa che fai in più ci si complimenta con 偉い erai.
Io faccio palestra dopo lavoro? Mi si dice: erai ne (=sei proprio brava/da ammirare)
Mi cucino tutti i pasti da sola? Erai ne
In Italia nessuno mi direbbe una cosa del genere, al massimo un "ma come fai, ma chi te lo fa fare ecc ecc".
I giapponesi vogliono essere complimentati per ogni cosa che fanno e sono disposti ad impegnarsi come i pazzi per questo perché come vieni visto è più importante di qualsiasi cosa.
A noi semplicemente ce ne sbatte il cazzo di quello che la gente pensa di noi e vogliamo che le 8h di lavoro vengano rispettate perché non vogliamo vendere nessun minuto in più sotto tortura.
Ed è per questo che questo paese è così tristemente malato...
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frammenti-amorosi · 2 years ago
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è da più di un anno che non scrivo, nè per me, nè per gli altri. Non ne trovavo più il senso, il bisogno, lo scopo. Ciclicamente però l'esigenza di mettere le cose nero su bianco, di fare il punto della situazione, torna a farsi sentire in un modo insidioso, come un malessere che arriva in sordina e cerca di attirare l'attenzione su di sè. Indubbiamente è stato un anno ricco. Mi sono laureata, ho cambiato città, ho lavorato in quattro reparti completamente diversi, ho passato due mesi stupendi con neonati e famiglie, ho seguito un master e conosciuto persone bellissime provenienti un po' da tutta Italia, ho mantenuto la mia relazione a distanza, ho preso innumerevoli treni in smonto notte per stare vicini il più possibile, ho pianto tanto, ho abbracciato altrettanto, ho scoperto di avere un tumore e mi sono operata, sono andata sulle altalene di ogni parco in cui sono stata, mi sono impegnata nell'essere gentile con ogni persona nuova che ho conosciuto, ho dipinto per la prima volta, mi sono iscritta in palestra con la mia coinquilina, sono diventata più brava a parlare con i bimbi grandi, ho guidato quotidianamente in mezzo al traffico fiorentino e le sue stradine strette, ho trovato un bello spunto di ricerca per la tesi di master, ho imparato ad apprezzare molto di più il mio corpo, ho mangiato dolcetti di Halloween in un bar di Roma, ho visto tanti film al cinema, ho pagato la tari (notoriamente una cosa da grandi), ho raccolto come ogni anno la mia castagna portafortuna, ho litigato tante volte con la solitudine che provo spesso in questo posto, ho passeggiato mano nella mano commentando l'architettura e la bellezza di attici, palazzi e balconcini, ho preso una piantina grassa e l'ho chiamata Mafalda (per ora sta bene), ho amato in modo sincero. Questo elenco lunghissimo e incompleto per ricordarmi che ho fatto tante cose, ho vissuto momenti davvero felici e altri di un dolore che non so descrivere a parole, ma non mi sono fermata.
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Sto avendo un periodo davvero pesante: da settimane la mia insonnia ha ripreso a galoppare, cosicché ho ricominciato ad andare a dormire alle cinque del mattino, svegliandomi ogni mattina più stanca e con la voglia di restare a letto. Mi sono obbligata a mangiare bene, ad andare in palestra, ma il risultato sono stati due giorni di burnout; chiaramente non è colpa del cibo e della palestra, ma è chiaro che non bastano per equilibrare tutta la pressione, lo stress e la paura di questi ultimi mesi.
Tre giorni fa sono tornata in Italia per la laurea di uno dei miei più cari amici ed è stato come riemergere in superficie dopo essere annegati. C’è stato un momento in cui il mio cuore era completamente in pace, a pensarci mi vien quasi da piangere; la più totale semplicità: noi che prendiamo il caffè e chiacchieriamo nella cucina dell’amico laureato, come se ci fossimo visti ieri mattina, e invece non ci vediamo da mesi. Ero a casa, capite? Non letteralmente, nessuno dei tre era a casa, siamo tutti fuorisede o espatriati da sei anni ormai. Ma quella per me è casa: un caffè e le persone che ho nel cuore da circa metà della mia vita, nonostante la distanza, le rotture, l’assenza. A volte mi chiedo se, venendo tutti da una piccola città, il nostro legame non sia solo necessità trasformata in abitudine, ma l’abitudine non sorride così. Ci ho messo un po’, ma ora posso chiamare le cose con il loro nome: famiglia.
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patemi-pk · 2 years ago
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Aspettando Pk
Post in italiano, mi spiace per i lettori internazionali, ma mi trovo più comodo a parlare nel mio idioma natio per questa piccola digressione.
Davide Cesarello
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Ho ordinato su Panini.it il nuovo volume di Pk, assieme ad altre cose, perciò avrò modo di leggerlo dopo la data di uscita. Intanto, mi fa piacere che per le matite sia stato scelto stavolta Davide Cesarello.
Potrà apparire forse strano, ma faccio moderatamente il tifo per Cesarello da tempi non sospetti. Allievo della defunta Accademia Disney, ha collaborato con Disney Italia dalla seconda metà degli anni 90, fino agli anni 00. In quegli anni disegnò un pugno di storie, in due delle quali si cimentò anche da autore completo. Ben presto, però la sua carriera prese una strada che definirei più corporate, ovvero da copertinista per varie serie, come Minni & co., Mega 2000, X-Mickey (di cui si occupò anche di parte del processo creativo alle spalle), i Gialli di Topolino e iniziative editoriali come i Classici della Letteratura (la serie edita in collaborazione col Corriere della Sera ebbe in Italia come copertinista principalmente Fabio Pochet, ma in altri Paesi continuò con copertine di Cesarello).
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In pratica si potrebbe dire che sviluppò una carriera simile a Marco Ghiglione, ma, parlando da lettore, nelle poche cose disegnate da lui, vedevo una maggiore capacità narrativa e recitativa, che superava la capacità di mettere in posa dei personaggi per un'illustrazione statica.
Una storia in particolare, mi permise di mettere a fuoco il suo talento: Topolino e il diamante rosa, che ritrovai su un Topolino di quelli venduti nelle buste delle edicole.
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La cosa che mi colpì maggiormente, fu, nello stile, la volontà di eludere dal manierismo un po' provinciale che spesso insidia varie storie italiane, per mettere in scena un Topolino molto reale e allo stesso tempo fedele alla lezione d'oltreoceano. Questa commistione fra look corporate e taglio rampante dei personaggi, più che a Ghiglione, finiva per farmelo accostare a Sciarrone o Barbucci. Insomma, mi sembrava arrivare da quella scuola (o meglio, come avrei scoperto dopo, da quell'Accademia).
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Guizzi così me li potevo immaginare animati dagli studi di Burbank. Non era un qualcosa che sembrava troppo alieno da un Runaway Brain. Tutto questo portava a crederci un po' di più in quello che si leggeva. E la trama, poi, non era neanche banale, ma aveva delle sequenze, inquadrature, tagli, che la facevano risaltare. Anche la scelta di alcune vignette monocromatiche dava un appeal moderno, simile a quello che Monteduro aveva inaugurato su Pk (sui colori, però, suppongo indicazioni dell'autore, data la valenza narrativa degli stessi, ma non ho elementi per identificare autori).
Se ciò sembra poco, questa storia segna anche il suo esordio sul settimanale, come rivela lo stesso autore nella sua scheda su Topolino.it:
Di saper disegnare lo dimostrai molto presto, all’asilo delle suore di Sesto S. Giovanni, dove i classici omini stilizzati prendevano forme e dinamismi unici per un bimbo di quell’età. L’asilo fu in effetti una buona palestra, si passava molto tempo a fare “scarabocchi” che tra l’altro conservo ancora gelosamente (oltre che a giocare a Zorro e D'Artagnan, gli eroi dell’epoca). Ad ogni modo, fu subito chiaro che il disegno sarebbe stato una componente molto importante nella mia vita e irrinunciabile. Seguirono poi gli anni delle elementari, tra cartoni animati giapponesi, che copiavo senza fermo immagine (ahimè all’epoca non ce l'avevamo) e caricature di compagni e maestre, naturalmente a loro insaputa, con una vena sempre umoristica. Crescendo diventai un divoratore di fumetti e col tempo mi appassionai soprattutto allo stile umoristico, imparando a riconoscere gli autori e l loro segno grafico. Da adolescente non ebbi troppi problemi a scegliere la mia strada. Passai diversi anni a studiare grafica e illustrazione, finendo poi all’Accademia di Belle Arti di Brera dove mi diplomai in scenografia. Fu proprio a Brera che venni a sapere della scuola Disney e così convinto da una amica, mi presentai con un book di disegnetti molto naif alla selezione per entrare ai corsi tenuti dal grande Giovan Battista Carpi. Passò un lungo periodo di prove infinite ma alla fine riuscii ad entrare all’Accademia Disney, un luogo di incontro e scambio culturale che mi rimarrà sempre nel cuore. La prima storia uscii nell’ottobre 98: "Topolino e il diamante rosa”, scritta e disegnata da me e in seguito ne uscirono altre, mentre collaboravo saltuariamente anche con il dipartimento Licensing della Disney per la creazione di prodotti per il consumer product. Dopo qualche anno da freelance mi venne offerto di entrare alla Walt Disney Company come senior artist, dove ebbi modo di conoscere tantissimi artisti provenienti da tutto il mondo e crescere artisticamente, ispirato dal loro talento e i loro insegnamenti. Nonostante fossi ormai lontano dalla testata di Topolino ebbi modo comunque di ispirare la redazione con alcune serie di grande successo: X-Mickey e le Storie della Baia. Il fumetto come mezzo per raccontare storie continuava ad avere un certo fascino su di me. Nel 2018 tornai a fare il freelance, riallacciando i rapporti con la rivista di Topolino.
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Nonostante il Diamante Rosa fu a lungo l'unico ricordo connesso a Cesarello, il suo nome mi rimase impresso, tanto da essere stupito, nel tempo, di non trovare più un così fulgido talento speso fra le pagine del topo. Fui perciò molto felice di rivederlo, prima di nuovo sulle cover e dopo sulle storie, a collaborare col settimanale, dopo una decennale assenza (ultradecennale, se poniamo l'attenzione sulle storie lunghe più di una tavola).
Menzione obbligatoria di congratulazioni con la direzione Bertani per il fiuto nel recuperare autori.
Il nuovo Cesarello appare certamente più maturo di come fosse negli anni 90. Mantiene una regia interessante e una buona capacità di far recitare i personaggi. Con le nuove storie di Top de Tops riesce egregiamente a sostituire Massimo De Vita, riuscendo a porsi in continuità con lui, pur avendo infuso una riconoscibilità ai personaggi mutuato, evidentemente, dagli anni nel licensing.
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Se in passato sembrava pendere verso l'animazione in determinate scelte e lo stile corporate, qui pare tornare ad adattarsi al mezzo fumetto, pur mantenendo quella particolare affinità per il dinamismo. Insomma, appare in evoluzione, capace di rinnovarsi e di applicarsi a studiare per adattarsi a ciò che gli viene chiesto, dandone un'interpretazione comunque personale.
Ora ha ricevuto il pesante incarico di occuparsi di Pk, in un periodo in cui alla serie vengono affidate matite inedite. Sono molto curioso della prova che potrà dare in questo contesto.
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identikitdellecose · 4 months ago
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Professional Blog La liposuzione. #liposuzione #medicinaesteticamilano #chirurgoplastico #mare #tuttialmare #aabranzatissima #bellisinasce #bellisidiventa #bisturi #dieta #dietachetogenica #fosfatidilcolina #criolipolisi #lipovaser #ultrasuoni #collageneviso #adipositalocalizzata #bellezza #bellezzanaturale #milano #chirurgiaestetica #chiappe #provacostume #abbronzatura #sottoilsole #palestra #palestraitalia #dietologo #nutrizionista #iniezioni #dottori #identikit #blogger #blog #notizie #notiziedelgiorno #divertimentoo #aspettofisico #grasso #professionalblog #marcopedulla #marcov+ #marcoveeplus Ciao a tutti, oggi parliamo di Liposuzione. Tutti al mare...tutti al mare a mostrare le chiappe chiare o qualcosa di meglio? Diciamo la verità in Italia se sei bravo va bene, ma se sei anche bello è una marcia in più. Adesso, che è arrivata l'estate c'e chi ricorre alla dieta chetogenica per perdere peso e provare a vincere la prova costume, chi alle iniezioni di fosfotaldicolina, o chi alla criolipolisi. La mia attenzione va alla liposuzione, avendo visto un video sul web di un medico chirurgo turco che sostiene che la liposuzione rimuova tutto il grasso. Forse ha avuto un problema di traduzione con l'italiano dal turco (:-) o dall'italiano), ma la liposuzione in realtà rimuove solo degli accumuli adiposi resistenti alla dieta e alla attività fisica. Se per esempio hai un peso di 90 kg ricorrere all'intervento comporterebbe l'asportazione di circa 2 litri o kg di adiposità, se invece pesi 80 kg significherebbe eliminarne circa 1 litro/kilo. Nessun medico o quasi nessuno rischierebbe di spingersi ed eliminare oltre i 3 kg in rapporto a questi pesi.A questo punto mi chiedo, considerando il costo che in Italia per una liposuzione a 360 gradi su tutto il corpo è  dai 10 mila euro in su. Considerando anche che il post intervento significa avere ematomi, gonfiori per almeno 2/3 mesi. Ne vale veramente la pena? E il fattore rischio di complicazioni anche se piccolissimo sussiste. Non conviene mettersi a dieta o iscriversi semplicemente in palestra? Fammi sapere tu cosa ne pensi? E se hai mai ricorso a questo intervento. A presto da Professional Blog, l'identikit delle cose.
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