#palato...prima
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Padrone e Regina
Padrone
Sei una mia esclusiva proprietà. Faccio di te ciò che voglio, ricordatelo sempre. E non muoverti, mentre ti entrerò dentro: non devi farmi mai vedere che soffri. Impara a rilassarti e accogliermi. Soffri sempre in composto silenzio. Stringi i denti: è parte del contratto d'amore con me.
Morditi le labbra, se vuoi. Potrai solo mugolare di piacere. Perché proverai godimento, oh: te lo garantisco. Godrai anche tu. Trattasi di un gusto acquisito. Non dovrai mai piangere. Quando avrò finito, potrai alzarti e prepararmi il tuo ottimo caffè. Solo dopo che me l'avrai servito nuda, potrai andare a lavarti e a ricomporti. Perché dopo l'amore, per un po' mi piace sentire il tuo odore sudato di donna sporca di sesso e innamorata, attorno a me.
Schiava
Si. Sono tua. Mi predispongo naturalmente e spontaneamente sul letto come tu mi vuoi. Voglio che mi entri dentro e che non abbia riguardi: stai quanto vuoi, rilassati, muoviti dentro di me e fammi male, lascia che vibri di dolore sotto i tuoi colpi di bacino. Il mio unico interesse è che tu provi piacere assoluto. E allora tu godi e scaricati in me fino a che ti andrà. Io sarò il tuo utile giocattolo di piacere.
Poi, quando avrai finito, ti sarò grata se mi libererai dai lacci di seta e mi sentirò felice intimamente, se vorrai provare le buone cosine che avrò preparato per te: caffè e biscottini fatti in casa. Per ridarti energia e stimolare l'appetito per la cena. Mentre soddisferai il tuo palato, io starò in ginocchio al tuo fianco. Ti guarderò mentre sorbisci il caffè e raggiungerò la vetta del piacere se solo mi accarezzerai la testa e dirai che t'ho soddisfatto in tutto.
Padrone e Regina
Quando avrò finito di usarti e poi di rifocillarmi con i tuoi biscotti, ristabiliremo i giusti ruoli. Rivestirai i panni di ciò che veramente sei: la regina e l'unica ragione della mia vita. E io, orgoglioso di tanta gemma al mio fianco, ti porterò fuori a cena. Riempiendoti di cure e attenzioni, come ogni donna merita. È un gioco bellissimo e molto intimo tra noi, di cui io non mi stanco mai. Tu non stancarti mai di me, ti prego. Mai: ne morirei, mia regina di piacere. Ora, in questa pausa dopo l'amore e prima del caffè, lascia che mi disseti alla tua sacra fonte. Fatti leccare. Fatti adorare e in cambio regalami il tuo liquore. Inondami l'anima. D'amore puro.
RDA
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Sei pronta a giocare, piccola? Guarda che sei ancora in tempo per rivestirti e andartene... Sai cosa succederà, fra un po'! Sono orgoglioso di te, di come sei diventata. Ma il mio godere del tuo corpo segue strade tortuose, per arrivare al piacere.
Voglio tutto, di te. Mente e tutti i tuoi pensieri inclusi. Obbedienza assoluta e resistenza fisica al dolore. Non è un rapporto facile, il nostro. Hai provato il gusto forte della sottomissione e adesso non cerchi altro. Per tuo marito provi solo una gran pena. Lui e le sue sveltine di due minuti col pigiama.
Ormai inizi anche a chiedermi di partecipare attivamente: vuoi imparare a dominare, a essere tu a condurre il gioco. Verso la fine della sessione, quando mi voglio rilassare, ti concedo di essere la mia padroncina, ma non più di tanto. Perché poi ti devo mettere sotto. Tolti tutti gli orpelli di dosso, ti devo fottere come un uomo fotte una donna.
Nudi e a lungo. Pelle su pelle, a sfondarti ovunque e sentirti ripetere più e più volte: "siiii... sono tua, tua, usami. Vienimi dentro..." Poi è bellissimo vederti mentre ti rivesti. Rossa in viso, col peccato nell'anima e un desiderio urgente di rifarlo. Splendida puttana mia.
Non è che magari io mi stia innamorando? Porca miseria! Vieni qui subito e dammi un bacio, poi slinguami l'uccello e puliscilo per bene: ingoia e custodisci il mio sapore nel palato, prima di andartene.
Camminerai a gambe strette, con dentro il mio seme ovunque in corpo e il bisogno colpevole di dare un bacino sulla guancia al tuo legittimo coniuge. Quanto lo ami! Bacialo alla francese. Col mio seme ancora sulla lingua. È un ordine... 🙂
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Per palati poco esigenti
L'amico immaginario è uno che ti vuole bene. Ma pretende una devozione pressoché assoluta. E se lo abbandoni prima del tempo, gli girano alquanto le palle. Tanto che resta lì ad aspettarti. Fino a quando non abbia l'occasione di fartela pagare. E stai pur certo che l'avrà. L'idea di fondo del film horror Imaginary è questa. Non è che sia originalissima. Però c'è una buona tensione. In effetti, il regista sa il fatto suo. Per il resto, ci sono tutti gli ingredienti tipici dell'horror convenzionale: famiglia problematica, minaccia incombente, colpo di scena tutto sommato prevedibile, svolta inverosimile nella vicenda, spiegone da parte di uno dei personaggi. Tutto sommato è commestibile. Basta che abbiate un palato poco esigente.
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The Bear 3: un ottimo tris, ma meno sorprendente
La terza stagione di The Bear si mantiene su livelli altissimi ma, dopo le precedenti praticamente perfette, sorprende meno. Due episodi sono però memorabili.
Paragonare una serie ambientata nel mondo della cucina a un pranzo stellato è una cosa facile e anche un po' pigra, ma forse non c'è modo più immediato per far capire cosa rappresenti la terza stagione per il percorso evolutivo di The Bear. The Bear 3 vede Carmy (Jeremy Allen White) finalmente al timone del suo ristorante, tanto inseguito e voluto, il "The Bear" del titolo, insieme alla socia Sydney (Ayo Edebiri). Preso in eredità dal fratello Michael, che ne aveva fatto un locale alla buona, pronto a servire panini unti e abbondanti soprattutto agli operai in pausa pranzo di Chicago, Carmy lo ha trasformato in un posto elegante e ambizioso: il suo obbiettivo è infatti ottenere una stella Michelin.
Jeremy Allen White è Carmy Berzatto in The Bear
Per riuscirci lo chef è pronto a sacrificare tutto: il sonno, la salute, l'igiene personale. E, soprattutto, i rapporti umani: The Bear 2 si è chiusa proprio con il suo sfogo nella cella frigorifero, in cui, non sapendo che Claire fosse dall'altro lato della porta a sentirlo, ha tirato fuori tutta la propria frustrazione per un rapporto che gli dà sì felicità, ma che allo stesso tempo lo distrae da quello che lo fa alzare ogni mattina: essere un artista del cibo. La felicità convive male con la grandezza. E Carmy vuole essere il migliore.
I nuovi episodi di The Bear riprendono esattamente da qui: gli autori ci mostrano l'ossessione che ha portato il protagonista a diventare un nome ricercato, che combatte costantemente con i propri limiti, per superarli ed essere sempre più bravo. A Carmy l'eccellenza non basta: vuole stupire, farsi ricordare. E in nome di questo prende una decisione che lo porterà a creare più di qualche malumore: cambiare menù ogni giorno. E, in un certo senso, è quello che fa anche la serie stessa in questo terzo ciclo: cerca di offrirci qualcosa di unico e differente a ogni episodio. In parte ci riesce, ma, rispetto alle stagioni precedenti, praticamente perfette, è come se si fosse persa un po' di spontaneità: siamo sempre a livelli eccellenti, ma manca la scintilla, quel qualcosa che ti fa dire "mi trovo di fronte a qualcosa di speciale".
The Bear 3: Una stagione di raccordo
Il pranzo stellato, dicevo: chiunque ne abbia mai provato uno sa che è fatto di tante portate, che nella mente dello chef rappresentano un vero e proprio viaggio. Non soltanto sensoriale: come si vede nel film Ratatouille, un piatto può diventare anche un tuffo nei ricordi e trasformarsi in un concerto di emozioni, oltre che di sapori e profumi. Di solito si comincia con gli amuse-bouche, poi gli antipasti, le portate principali e poi via, fino ai dolci. Tra un piatto importante e l'altro spesso arrivano dei piccoli assaggi, che spezzano la pesantezza se si è mangiato qualcosa di particolarmente ricco. Ecco: The Bear 3 è esattamente questo.
La prima stagione è stata folgorante: una novità, che ci ha colpito come un fulmine. La seconda, se possibile, è stata ancora migliore: forte dell'averci già fatto conoscere i personaggi, li ha portati a un'evoluzione che ci ha commosso e stupito per la bellezza della scrittura. Questa terza è leggermente in calo, ma un calo fisiologico. È come se ci preparasse al gran finale, pulendoci la bocca da quanto assaggiato all'inizio, per essere definitivamente stupiti e deliziati. Una stagione di raccordo insomma. Ma, sia chiaro, in un pranzo stellato anche qualcosa che resetta il palato ha un sapore eccellente.
Due episodi bellissimi
Ayo Edebiri è Sydney in The Bear
Sarebbe quindi davvero ingeneroso parlare di delusione per The Bear 3: la serie è quanto di meglio si possa vedere in televisione negli ultimi anni. E se è vero che questa stagione espone il fianco a qualche critica, ci sono almeno due episodi bellissimi, che da soli valgono la visione di tutto: si tratta di Ice Chips, in cui Natalie (Abby Elliott), sorella di Carmy, va in travaglio, e Napkins, che ci fa scoprire come Tina (Liza Colón-Zayas) sia arrivata nella cucina del The Bear. La prima è una lezione di regia: tutta primi e primissimi piani, interpreti in stato di grazia. Una perla. La seconda, diretta da Ayo Edebiri, è meno prorompente dal punto di vista stilistico, ma è permeata da una sensibilità rara. Non soltanto entriamo finalmente in connessione con Tina, ma abbiamo anche la possibilità di scoprire l'essere umano Michael. Il duetto tra Liza Colón-Zayas e Jon Bernthal è da applausi. Anche l'episodio finale, di cui non vi dico nulla, è eccellente. Insomma, è proprio vero che in questa serie "ogni secondo conta". E, per la terza volta, a visione finita, non possiamo che dire: sì, chef!
Conclusioni
In conclusione la terza stagione di The Bear è di raccordo tra il folgorante inizio e quella che sarà la fine. Gli attori sono sempre al massimo, così come la scrittura dei personaggi, ma si è persa un po' di sorpresa. Si tratta comunque di una stagione ottima, che può contare su almeno due episodi bellissimi: il 6 e l'8.
👍🏻
La bravura di tutti i protagonisti.
La scrittura dei personaggi.
Gli episodi 6 e 8.
Le guest star di lusso.
👎🏻
Forte della propria brillantezza, pur essendo ottima, questa stagione di The Bear è meno sorprendente delle precedenti.
#the bear#the bear 3#the bear season 3#the bear fx#carmy berzatto#sydney adamu#jeremy allen white#ayo edebiri
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Parasceve. Questo è il giorno, questa è l'ora...
Pasqua significa "Pass-over", cioè passare oltre, risparmiare, salvare. La Pasqua, fu istituita per commemorare la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana. In essa si ricordava e si celebrava la memoria della notte in cui l'angelo sterminatore passò nelle case per uccidere tutti i primogeniti d'Egitto, risparmiando quei figli di Israele. L'ordine era: "Uccidete un agnello senza macchia per ogni famiglia e ogni casa, spargete il suo sangue sugli stipidi e sulle architravi degli ingressi. Quando l'angelo passerà non toccherà nessuna delle persone che si troveranno dentro le case segnate con il sangue, sugli stipidi delle porte chiuse. Cosi il sangue di quell'agnello sarà la salvezza di tutte le suddette persone, perchè l'angelo passerà oltre".
=🤍=
📖 Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: "Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo!". (Gv. 1:29)
==Gesù è la nostra Pasqua==
Senza difetto e senza macchia e il suo sangue è il suo segno di giustizia, davanti al Padre, per la nostra giustificazione, e per la nostra salvezza. Mentre lui versava il suo sangue prima e dopo la croce, chi ha creduto è stato risparmiato perchè il giudizio �� "passato oltre", e per questo è stato salvato, ma chi non ha creduto o non crede sarà condannato. La Pasqua, è la commemorazione del suo trionfo e non della sua morte, ma della sua vita. La Pasqua, è il ricordo del sacrificio più grande che si sia mai fatto al mondo, a favore di tutta l'umanità. Gloria, lode a te Signore. Amen!
(3)Disprezzato e rigettato dagli uomini, uomo dei dolori conoscitore della sofferenza, simile a uno davanti al quale ci si nasconde la faccia era disprezzato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Eppure egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori; noi però lo ritenevamo colpito percosso da Dio, umiliato. (5) Ma egli è stato trafitto per tutte le nostre trasgressioni, schiacciato per tutte le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace, è caduto su di lui e per le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti, come pecore eravamo erranti, ognuno di noi seguiva la propria via e l'Eterno ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato ed umiliato, non aperse bocca. Come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aperse bocca. (Isaia 53:3-7 📖)
=❤️=
Sono versato come acqua e tutte le mie ossa sono slogate. Il mio cuore è come cera che si scioglie in mezzo alle mie viscere. Il mio vigore, si è inaridito come un coccio d'argilla la mia lingua attaccata al mio palato tu m'hai posto nella polvere della morte. Poichè cani mi hanno circondato, ed uno stuolo di malfattori mi ha attorniato, mi hanno forato le mani e i piedi. Ora io posso contare tutte le mie ossa, ed essi mi guardano, e mi osservano. Spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica.
(Sl. 22:14-18)
=🙏=
A te la lode, la gloria, l'onore e la magnificenza, la maestà, e la potenza, nei secoli dei secoli. Grazie Signore!
lan ✍️
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Hannibal Lecter: «La carne ha un sapore interessante. E' brasato, con note acidule». Will Graham: «Il mio palato non è raffinato come il tuo». Hannibal Lecter: «Oltre a evitare un atto crudele, il sapore è migliore se l'animale non è in tensione prima della macellazione. Questo animale sembra terrorizzato». Will Graham: «Che sapore ha il terrore?». Hannibal Lecter: «E' acido». Will Graham: «La carne è amara perché è morta con l'amaro in bocca». Hannibal Lecter: «Questa non è carne di maiale». Will Graham: «Non quel genere di maiale. Non puoi ridurmi a una serie di influenze. Non sono il prodotto di nulla. Ho rinunciato al bene e al male per la scienza del comportamento». Hannibal Lecter: «Allora non puoi dire che io sia il male». Will Graham: «Sei distruttivo. E' la stessa cosa». Hannibal Lecter: «Il male è solo distruttivo? Allora i temporali sono malvagi, se è tanto semplice. E abbiamo gli incendi, e la grandine. Nelle polizze d'assicurazione, tutti questi eventi sono sotto la dicitura "Atti di Dio". Questa cena è un atto di Dio, Will?».
#citazione#citazioni#hannibal#hannibal nbc#hannibal lecter#citazioni serie tv#serie tv#pensieri#riflessioni#male
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La vasca…
Mi piace il vino rosso anche se non sono un esperto. Tuttavia l'idea di una visita enologica non mi dispiaceva.
In città vi era uno dei più importanti eventi, e lì incrocio da subito Martines.
Una hostess sommelier dai capelli scuri ondulati, e rossetto messo con maniacale cura che contornava le sue già carnose labbra.
La prima impressione è di una donna molto passionale, in quel suo abito elegante e sexy, camicetta bianca, gonna sopra le ginocchia, calze a rete e scarpe rosse tacco 11.
Con il suo sguardo penetrante, il timbro di voce suadente, mi chiese
«Posso farle degustare a mio giudizio uno dei migliori vini? Barolo Riserva Monfortino 2013, adoro le sue fragranze, al palato è ricco e avvolgente il mio preferito».
Ovvio non potevo in nessun modo rifiutare l'invito
«ok grazie volentieri».
Cosicché degustai fidandomi della sua esperienza, e le confermai
«Ha ragione ottimo rosso».
Con tutta onestà trovai Martines più interessante del vino, specialmente dopo aver fatto alcuni altri assaggi e belle chiacchierate con risate, forse complice del vino, ma di certo trovammo una bella intesa, che non ci lasciò indifferenti.
Lei l'indomani doveva partire per Bruxelles, in quanto l'evento durava solo un giorno, mi disse l'hotel dove alloggiava, e in quell' istante decisi di rivederla prima della partenza.
Dovevo in qualche modo trovare una scusante, per tanto mi procuro il suo vino preferito,
"Barolo Riserva Monfortino 2013 "
In tarda serata, mi reco al suo hotel, e gentilmente mi feci dare il numero della camera.
Non sono mai stato così sfacciato, ma quella donna mi aveva colpito ed ero deciso alle mie intenzioni.
Due colpi di nocche sulla porta e lei aprì, le mostrai il suo vino preferito
«Visto che domani parti che ne dici se facciamo un brindisi al nostro incontro?»
«Sei tremendo un angelo vestito da diavolo accomodati».
Dalla camera si sentiva lo scroscio dell'acqua che riempiva la vasca in bagno
«scusa ti ho disturbata sento che stai preparando la vasca»
Martines mi lanciò uno sguardo sorniona
«Non disturbi affatto, nella Jacuzzi ci stiamo anche in due»
Quel suo modo di dire e quel sorriso lo presi come un invito eloquente.
Tra sorseggi e dialoghi con i bicchieri in mano ci avviamo nel bagno
La vasca piena non attendeva altro che noi.
Posiamo i bicchieri sui bordi, Martines con le spalle verso di me, si fece spogliare in un silenzio surreale dove solo i respiri potevano romperlo, non indossava nulla, sotto al vestito, era terribilmente stupenda nella sua nudità.
Si piegò per sentire la temperatura dell'acqua, chiuse il rubinetto, alzò un piede e si immerse nella vasca.
La osservai, completamente ricoperta di bagnoschiuma, soltanto i turgidi capezzoli fuoriuscivano insieme al suo viso, che con gli occhi maliziosi, mi invitavano ad entrare.
Mi posizionai di fronte a lei, dagli sguardi intrecciati trapelava la voglia, mentre i piedi presero a giocare stuzzicando i nostri sessi, continuammo a provocarci ancora un po', fino a ché avviciniamo le bocche trepidanti ed eccitate, le lingue intrecciate sembravano impazzite.
Improvvisamente mi allontana, si girò, posò le mani ai bordi della vasca, mostrando quel bellissimo culo e le spalle che emergevano fuori.
A quel punto presi quel po' di vino rimasto nel mio bicchiere e lo versai dal collo alle spalle.
Cominciai a stringere i seni bagnati, strizzando con le dita i capezzoli irti, mentre la sua pelle rabbrividì al tocco della lingua che lentamente seguiva la scia del vino che attraversava la sua schiena fino al culo.
Il suo respiro sempre forte non faceva altro che alimentare la mia eccitazione, sentivo il mio sesso sempre più duro con le vene quasi volessero scoppiare.
Così mi avvicinai sfregandoglielo tra il culo e la fica leggermente sommersa, lei mi afferrò per la testa affinché potessi spingerlo dentro.
Senza alcuna resistenza l'acqua fece scivolare il mio cazzo duro dentro la sua intimità come fosse lama nel burro.
In quel momento,Martinez apri le gambe in direzione del bocchettone dell'idromassaggio evocando gemiti di piacere
«mmmmm siiiii »
il massaggio del getto dell’acqua e il cazzo dentro che pompava, la mandarono in estasi fino a farla esplodere in un intenso orgasmo.
Non ebbi il tempo di gustarmi il suo orgasmo, quando
con scatto felino si girò e afferrò il mio membro durissimo e ancora caldo, sentii le gambe vibrare sotto il suo tocco.
Lo insaponò e lo massaggiò delicatamente, sfiorando il glande con la punta delle dita.
La mano si muoveva sempre più velocemente, vidi la sua bocca schiudersi e gemere eccitata al piacere che mi stava dando.
Si chinò e cominciò a leccare prima la punta, scendendo poi molto lentamente su tutta l'asta arrivando ai testicoli.
La osservavo tra gemiti e respiri intenta a gustarsi con la lingua il mio cazzo duro, che da lì a poco lo ingoiò quasi interamente, e iniziò a muoversi su e giù su e giù aiutandosi con la mano.
Le presi la testa accompagnando il ritmo
chiusi gli occhi indietreggiando il capo e mi lasciai andare ad un
« mmmm si brava così» .
Si impegnò ancora più a fondo, ogni volta che lo usciva dalla sua bocca calda, lo leccava con ingordigia.
In quel rituale lento, erotico, impudico mi sentivo morire dal piacere, cercando di resistere a non venire.
Così, le spostai la testa e le ordinai
«siediti sul bordo».
Le gambe completamente aperte e la fica bagnata, mi fecero andare su di giri.
La penetrai con un colpo secco fino in fondo, perfettamente incastrati l’uno nell’altra, le sue mani andarono dietro la mia schiena, mentre con il bacino cominciavo a muovermi prima lentamente poi sempre più forte.
Ci guardammo negli occhi, mentre si mordeva le labbra, emanando gemiti e respiri soffocati dall' intenso piacere.
Mi avvicinai e la baciai con intensità, le lingue si intrecciavano e danzavano, scambiando le nostre salive, mentre affondavo dentro di lei a ritmo serrato
Colpi decisi, irruenti, fino a che uscii quasi interamente dalle fica, per poi affondare nuovamente lento e inesorabile tutta l'asta, Martines a quel punto esclamò
«Spingi di più’ ti supplico».
Mise le mani sotto i miei glutei per sostenersi e cominciai nuovamente ad andare più forte, fino in fondo, fino alle viscere.
Il mio petto sbatteva contro i sui capezzoli durissimi, mi abbassai e cominciai a leccarli e succhiarli con forza, mandandola letteralmente in estasi.
Vidi il nostro riflesso nello specchio del lavandino, i nostri corpi bagnati, incastrati, il cazzo turgido che entrava ed usciva, veloce, l’eccitazione ai limiti, stavo per godere.
Mi dimenai dentro a ritmo serrato, mentre Martinez sgrilletta il clitoride lasciandosi andare in un'altro orgasmo
In quella intensa esplosione di ormoni impazziti mi lasciai andare, riempiendola della mia sborra calda e fluida.
Stremati, scivolammo nell’acqua ormai fredda gustandoci i getti dell'idromassaggio sui nostri sessi ancora intorpiditi del piacere.
Ci guardammo con occhi pieni di piacere, in un lungo interminabile silenzio, dal suo bicchiere bevemmo l'ultimo vino rimasto regalandoci baci dal sapore indimenticabile.
Fine
#erotico #raccontierotici #eros #sensualità #sesso #passione#orgasmi#erotic#lingeriesexy# erotismo#scritturaerotica#poesiaerotica
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(Un compagno)
Se dovrai scrivere alla mia casa,
Dio salvi mia madre e mio padre,
la tua lettera sarà creduta
mia e sarà benvenuta.
Così la morte entrerà
e il fratellino la festeggerà.
Non dire alla povera mamma
che io sia morto solo.
Dille che il suo figliolo
più grande, è morto con tanta
carne cristiana intorno.
Se dovrai scrivere alla mia casa,
Dio salvi mia madre e mio padre,
non vorranno sapere
se sono morto da forte.
Vorranno sapere se la morte
sia scesa improvvisamente.
Dì loro che la mia fronte
è stata bruciata là dove
mi baciavano, e che fu lieve
il colpo, che mi parve fosse
il bacio di tutte le sere.
Dì loro che avevo goduto
tanto prima di partire,
che non c'era segreto sconosciuto
che mi restasse a scoprire;
che avevo bevuto, bevuto
tanta acqua limpida, tanta,
e che avevo mangiato con letizia,
che andavo incontro al mio fato
quasi a cogliere una primizia
per addolcire il palato.
Dì loro che c'era gran sole
pel campo, e tanto grano
che mi pareva il mio piano;
che c'era tante cicale
che cantavano; e a mezzo giorno
pareva che noi stessimo a falciare,
con gioia, gli uomini intorno.
Dì loro che dopo la morte
è passato un gran carro
tutto quanto per me;
che un uomo, alzando il mio forte
petto, avea detto: Non c'è
uomo più bello preso dalla morte.
Che mi seppellirono con tanta
tanta carne di madri in compagnia
sotto un bosco d'ulivi
che non intristiscono mai;
che c'è vicina una via
ove passano i vivi
cantando con allegria.
Se dovrai scrivere alla mia casa,
Dio salvi mia madre e mio padre,
la tua lettera sarà creduta
mia e sarà benvenuta.
Così la morte entrerà
e il fratellino la festeggerà.
(Corrado Alvaro)
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Oggi sono stato a pranzo con i compagni del corso di giapponese. Finalmente ho mangiato in questo benedetto ristorante, dove sono andati un sacco di volte senza di me. Ho provato per la prima volta dei takoyaki vegetariani, buonissimi. Mi sono stati portati divisi in due, per un disguido, la prima mandata non era bollente. Arrivata la seconda pensavo fosse uguale e invece no. Immaginate la scena: siete a tavola con persone con cui non avete tutta questa confidenza e vi mettete in bocca un pallina di cibo rovente, non potete sputarla, non potete ingoiarla subito. (;ŏ﹏ŏ) Pregate di poter sopportare tutto ciò e di non lasciarlo trasparire perché non volete fare una figuraccia (la solita figura se siete me). Insomma mi sono bruciato la bocca, una parte del palato più che la lingua.
A parte la mancanza di confidenza, è andata bene. Makoto ci ha fatto recapitare un pensierino da parte sua, carina. Forse martedì sera vado anch'io a salutarla prima che torni in Giappone.
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Peccati molto veniali
La voglia di sesso è più forte di me e non avrei mai immaginato prima quello che mi sta succedendo. Dio perdonami per ciò che faccio a mio marito, ma non posso farne a meno. Da qualche mese a casa nostra dal Canada ospitiamo Lorenzo, il figlio di sua sorella maggiore. È un ragazzone di ventitré anni, robusto e sensibile, che è qui in Italia per fare una ricerca per la sua tesi di laurea finale di Storia dell'arte. Circa tre settimane fa però mio marito Marcello ha avuto un brutto incidente, per cui è stato ricoverato in ospedale. Tuttora è bloccato su un letto di Ortopedia con una gamba ingessata e sotto trazione, il torace e il braccio destro completamente ingabbiati in una struttura che gli lascia libero solo il braccio sinistro e ha bisogno di continua assistenza, per cui deve stare lì ancora per un mese e più. Senza contare poi la riabilitazione.
Tornata a casa dopo il ricovero a seguito dell’incidente, crollata sul divano sono scoppiata in lacrime per la tensione. Lorenzo mi ha letteralmente presa in braccio: lui è un omone, io sono minuta e peso meno di cinquanta chili. Non sapendo come consolarmi, si è limitato a dirmi che c’era lui, con me. Poi ha preso ad accarezzarmi di continuo e dappertutto. Io a quel contatto forte e sicuro mi sono calmata e gli ho detto che apprezzavo la sensazione di grande sicurezza che mi stava trasmettendo. Mi ha sorriso e guardata intensamente negli occhi. Non avevo cattive intenzioni, però l’ho accarezzato anche io perché volevo ringraziarlo, dapprima timidamente e poi gli ho preso il viso tra le mani. Mi è venuto naturale baciarlo. Dapprima come una normale zia, sulle guance. Al contatto con una donna matura, che in quel frangente era anche molto sensuale ma fragile nelle sue braccia, fremeva di passione. Anche se ero la moglie di suo zio. Mi era evidente. M’ha confessato poi che il mio profumo e il mio odore naturale lo avevano fatto innamorare all’istante già dalla prima volta che era arrivato a casa tempo addietro. E che avrebbe desiderato scoparmi da subito.
Devo dire che in quel frangente anche io ho iniziato a sentirmi strana, eccitata… Il suo sguardo andava direttamente ad aprirmi la passera. Poi improvvisamente ho avuto un irresistibile trasporto di libidine e l’ho baciato in bocca, in modo decisamente torrido. Mi spiace ancora oggi, ma a mio marito proprio non pensavo più. Anche lui non s’è fatto scrupolo e ha iniziato subito a palparmi il seno da sotto la camicetta. Poi ha succhiato a lungo le mie piccolissime tette e m’ha fatta andare completamente su di giri. I miei capezzoli erano drittissimi e lui li succhiava avido. Non ragionavo più. Completamente. Da lì è stata una valanga di sensazioni: non capivo più nulla! Gli ho slacciato i pantaloni mentre lui si toglieva il maglioncino e l’ho visto finalmente tutto nudo. Era bellissimo e aveva un uccello enorme! Gliel’ho maneggiato, poi ne ho preso in bocca solo il glande, che a stento entrava nel mio palato e sentivo che iniziava a muovere i fianchi perché mi voleva: aveva un assoluto bisogno di svuotarsi fino a farmi male.
Mio marito e la sua condizione erano solo un rimorso lontano. Ma per il momento avevo accantonato il pensiero: ci avrei fatto i conti all’indomani. Avrei voluto farlo entrare di più nella mia gola, era l’unica cosa che desideravo, ma avevo paura che mi soffocasse! E per colmo avevo le mie cose. Ero nel panico. Comunque volevo con tutta l’anima sentirlo sborrare a fiotti caldi dentro di me. Lo desideravo intensamente. Lui allora mi ha sollevata dal divano, m’ha messa in spalla come fossi una bambolina e infine mi ha sbattuta sul letto matrimoniale a ventre sotto. Quanto m’è piaciuto sentirmi trattare come una troia! Ero completamente in balia di un uomo forte, arrapato e il cui unico obiettivo era sfondarmi e sborrare dentro di me! Che sensazione inebriante: mi sentivo femmina e molto desiderata da lui. Con un cuscino alto messo sotto i fianchi, ha iniziato a sputare abbondantemente tra le mie chiappe e a leccarmi il buco del culo, intensamente. Mi sentivo umiliata ma padrona del suo desiderio allo stesso tempo. Non esisteva null’altro per lui: voleva solo venirmi dentro.
A lavorarmi l’ano c’è stato buoni dieci minuti; quasi venivo, dal piacere di sentirmi leccata in culo. Mio marito non me l'aveva mai fatto. M'aveva sfondato il culo una sola volta ed era stato brutale. Un'esperienza che comunque avevo sempre voluto provare, ma che non ho mai più avuto il coraggio di concedergli, troppo avevo timore del dolore. Lorenzo adesso mi teneva le gambe ben allargate: ero soltanto una cosa sua, senza più dignità o pudore. Una moglie fedifraga e una vera puttana, ecco cosa ero. Che alla fine poi per me era la cosa più sporca ed eccitante: il senso di colpa, del peccato, del non si fa assolutamente. Non avevo mai tradito mio marito, che era sempre stato l’unico uomo, fino ad allora. L’uomo più dolce, innamorato e premuroso del mondo. Ma troppo dolce era la sua lingua, nel lubrificarmi e guizzare impazzita tra la mia fregna e l'ano.
A Lorenzo ho solo potuto dire: “fai piano, per favore!” ma ero comunque disposta a sacrificarmi, perché lo volevo da morire. Però ero anche terrorizzata, ricordando appunto quell’unica volta in cui ero stata inculata da mio marito e in cui avevo sofferto tantissimo. Dopo infatti a lui dissi che non avrei più voluto ripetere l’esperienza. Ma avere a disposizione tutto per me un gigante di ventitré anni enormemente dotato, infoiato, chiaramente pazzo di me e molto attraente non capita tutti i giorni. Quindi ho stretto i denti, preparandomi al peggio. Invece lui è stato dolcissimo; è entrato pian piano, un centimetro alla volta, chiedendomi a ogni spintarella: “come va? Senti male?” e così dopo circa dieci minuti, senza che me ne accorgessi troppo… era entrato completamente!!! Chiedevo mentalmente a Dio che mi perdonasse: avevo un vero missile Cruise nel culo e non sentivo né dolore né rimorso per il tradimento. Provavo invece semplicemente un godimento assoluto! C’era in me solo una sensazione di totale ed enorme piacere, nell’essere posseduta da un maschio giovane, così grosso, forte ed eccitato. Arrapato... proprio a causa mia! Non ci potevo credere!
Era duro e desideroso di sborrare a causa di una donnina piccola, un po’ miope e quasi insignificante; una che al supermercato forse noteresti appena, solo perché ti urta col carrello. Quello è stato il momento in cui, immersa nel peccato, completamente rilassata, vogliosa del suo seme e languida d’amore, ho provato vergogna e imbarazzo per ciò che stavo facendo a Marcello. Per cui, per finirla presto, venire e al tempo stesso farlo godere dentro di me, ho iniziato a muovere i fianchi, alzando il culo verso di lui. Lorenzo ha preso a pomparmi senza farsi pregare: dapprima con gentilezza, lentamente. Pian piano però è diventato una locomotiva, potentissima e inarrestabile! Mi stava sopra e mi avvolgeva tutta con la sua prestanza fisica. Sentivo il suo odore meraviglioso. Era un misto di dopobarba, deodorante e sudore del maschio che è in azione dentro una donna perché la vuole fare sua e desidera soltanto sborrarle dentro o ovunque desideri: l’aroma migliore del mondo. Ero comunque sua, sua, sua. Glielo dicevo in continuazione, mentre mi massacrava il culo e allora lui intensificava lo sfondamento, grugnendo come un animale e mi piaceva da morire. Mi ha allargato e slabbrato l’ano totalmente, tanto che ormai preferisco prenderlo nel culo, da quanto mi piace il suo cazzo quando mi entra nel corpo!
Quando ho capito che stava per venire, mi sono girata verso di lui e gli ho ordinato di baciarmi in bocca: subito mi ha infilato la lingua tra le labbra con prepotenza e ha iniziato a giocare con la mia. In quel momento esatto ha iniziato a riempirmi di crema, sentivo chiaramente le pulsazioni del suo cazzo e i getti regolari con cui sborrava dentro le mie viscere. Sono venuta anche io, allargandomi al massimo e cercando con entrambe le mie mani in qualche modo di far entrare anche le sue palle nel mio culo. Forse è stata la cosa più bella e coinvolgente della mia intera vita. Sentire quelle pulsazioni, con il mio ano allargato al massimo e poi quei getti potenti dentro di me! Che sensazione meravigliosa. Quella prima volta secondo me Lorenzo è venuto come un cavallo: quando sono andata in bagno infatti, sul bidè ho colato pian piano sborra di continuo per tre minuti buoni! Di giorno cerchiamo di comportarci normalmente: io vado a lavorare, il pomeriggio appena staccato passo in ospedale da Marcello e lo accudisco, vedo se gli serve qualcosa, lo faccio ridere, gli racconto di me, degli studi di Lorenzo, pettegolezzi sui vicini e tutto ciò che può farlo star meglio per un’oretta; poi corro subito a casa. Lo stallone canadese ha studiato diligentemente, con impegno e fatto le sue ricerche tutto il giorno. Va ricompensato e accudito.
Gli preparo delle pietanze succulente, per farlo stare bene in salute e mantenerlo desideroso delle mie cure, non solo gastronomiche. Ceniamo, due coccole molto discrete e poi: “buonanotte” ognuno in camera sua. Ma dura dieci minuti, al massimo venti. In genere sono io che vado da lui e mi metto sul suo letto, direttamente a culo aperto e ben alzato. Devo provocarlo. Non resisto. Scelga lui, se vuole la mia fregna di donna sposata o il culo che di fatto è una cosa sua, un condotto per il suo puro piacere nel mio corpo, che ha plasmato e allargato al massimo proprio per goderne quando vuole. Non può resistere neanche lui. Lascia all’istante i suoi libri o il tablet ed entra in me immediatamente. Il più delle volte in culo, appunto, perché gli piace sentire la moglie di un altro uomo umiliata ma totalmente sottomessa al suo uccello. Adesso impiega tre secondi al massimo a farlo entrare tutto. Io infatti mi lubrifico preventivamente e sento che mi riempie tutta. Mi si gonfia il viso, dalla enorme e improvvisa pressione interna nelle viscere. Lo sento tantissimo e mi piace da morireeeeeee.
A volte invece viene lui nella camera matrimoniale e come lo vedo voglio subito succhiargli l’uccello: ho imparato progressivamente a rilassare i muscoli della gola e a farlo entrare fino in fondo, mentre gestisco le spinte potenti del suo bacino sul mio viso e mi inebrio dell’odore del suo inguine sudato. Aspiro e mi stordisco di lui. Regolo il ritmo delle mie respirazioni con le sue mosse. Quando infine mi viene dentro, ho ancora qualche problema a inghiottire tutto in tempo reale, man mano che i fiotti caldi escono nella sequenza inarrestabile e adorata dal suo membro, ma ci sto lavorando. Siamo entrambi preda di forti rimorsi, nei confronti di mio marito. Non se ne parla mai esplicitamente. Ma soli, in casa, di notte non riusciamo a fare a meno di scopare. Praticamente ogni sera diciamo che: “basta: è l’ultima volta! Non possiamo continuare, ok? Si, basta!” In fondo però, io ho trentacinque anni e sono una donna sana, che ha le sue esigenze. Non facciamo nulla di male, no? Lui è un ventitreenne con gli ormoni che girano a mille e sa bene che a poca distanza dal suo cazzo c’è una donna completamente a sua disposizione.
Non c’è nessun altro in casa a rompere i coglioni, non lo saprà mai anima viva e poi c’è questa femmina calda che non vede l’ora di cedere al suo desiderio di maschio in calore, magari dopo una resistenza formale di tre secondi, tipica di una donna sposata che abbia ancora qualche scrupolo, ma che voglia assolutamente farsi scopare e che per giunta lui sa essere molto golosa, avida della sua sborra… Con questo ragazzo sono diventata una vera puttana, lo ammetto. Ma non mi dispiace per niente. Tra una decina di giorni Lorenzo partirà per tornare definitivamente in Canada e io avrò tutto il tempo di riflettere, da sola in casa ancora per un mesetto, prima di tornare a fare la mogliettina fedele e devota. Devo confessare però che ho già visto alcuni siti di appuntamenti segreti…
RDA
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inoltre, si dovrebbe pensare agli artisti come ad un lignaggio specifico e ridotto. la faccio molto semplice, ma è così che la penso anche se non è una cosa accettabile fuori da qui. ogni artista è come se avesse un potere magico: c'è chi usa il fuoco, che avvelena, chi costruisce giocattoli. sono figure in cui si sommano saperi diversi, anche noti, ma questi saperi vengono riformulati e trasformati in qualcosa di inutile. inutile nel senso di qualcosa che non ha un risultato pratico, spendibile all'interno della vita. gli artisti possono essere intrattenitori, e quindi costruire cose inutili che fanno rimanere a occhi aperti perché difficilissime e spettacolari; oppure criptici, e quindi costruire cose inutili incomprensibili al grande pubblico. in entrambi i casi però, quello che fanno parlerà soprattutto ad altri artisti, tanto di ieri quanto di domani. chi non è artista perderà il vero messaggio dietro l'opera o lo assorbirà superficialmente. e comunque va benissimo. gli oggetti d'arte però, e quindi il loro apprezzamento, solidificano un sodalizio eterno tra artisti che sono essenzialmente esseri umani devoti al superfluo. sono testimonianze che rafforzano l'idea che la propria esistenza di artista non sia solitaria e inutile: se qualcuno prima di noi l'ha fatto possiamo farlo anche noi. l'artista, spesso, quasi sempre, non può fare a meno di fare quello che fa. non può esimersi dal fare cose inutili.
per tutte le altre persone, l'opera d'arte è l'esempio di una deviazione dal rettilineo della vita. dimostra una dissipazione di quel che si sa. e soprattutto che, se anche si spreca o non si produce non succede nulla di male, ma solo qualcosa di diverso. per le altre persone le opere d'arte sono incredibili nel senso che non si può credere che qualcuno abbia fatto quel che ha fatto, abbia agito senza produrre o prodotto senza guadagnare o prodotto senza un perché (un perché non per forza capitalistico, ma anche pratico).
nella vita di tutti i giorni si incontrano molti atti artistici. vengono soprattutto da artigiani e dai vecchi. li si riconosce perché sono gesti, come per esempio ricette di cucina, dove l'inutile ha un ruolo fondamentale. la nonna di sofia toglieva i semini dalle fragole per fare una marmellata prelibatissima proprio a lei, la nipote preferita. questo gesto è evidentemente artistico, perché tende inutilmente ad una perfezione immaginata per l'occasione e in questo sforzo genera una cosa che non è il soddisfacimento del palato, ma un'emozione (diciamo così ma è più complesso di così, perché diventa anche ricordo, diventa un gesto di cura che però vuole accarezzare una cosa più profonda di una ferita o di una insicurezza; vuole dimostrare l'amore e consolare e dire che ci si sarà sempre e per sempre - e questo è impossibile, ma non importa. nel futuro, poi, sofia si ricorderà di questa cosa assurda e impossibile e ci legherà attorno l'amore per sua nonna).
l'opera d'arte è questo ma all'ennesimo livello. perché perde tutti i collegamenti con la realtà e l'utilità delle cose. non c'è nessuna marmellata, nessuna fragola nessun semino da togliere. o se ci sono, manca il contesto in cui questi dovrebbero avere senso. l'opera è difficile perché noi non siamo i nipoti, ma non per questo è impossibile. non sempre le opere d'arte sono destinate ad una persona specificatamente. a volte sono gesti così, come quella marmellata, ma fatti per sé. e se non sono per nessuno allora sono per tutti, anche perché tutti gli artisti vogliono essere guardati e, in fondo, capiti.
io ho cominciato a capire questo guardando agli impressionisti. non avevo mai misurato il loro potere eversivo fino a quando non ho letto un po' di cronache e ho capito che non erano mai stati i soggetti il punto. il soggetto era quel che c'era fuori sotto gli occhi, ma il punto era trasformare quel fuori. una trasformazione inutile, ma portata allo sfinimento, prendendo i soggetti e trasformandoli in macchie di colore che però fossero anche, insieme, riconoscibili.
serve stare continuamente su questa soglia quando si guarda l'opera d'arte. il problema però, materia di un altro post, è dov'è che guardiamo l'opera. perché l'esperienza al museo o alla mostra è una cosa sbagliatissima. è una cosa che si può fare solo se prima hai capito che ogni opera parla di libertà in un modo molto più concreto, ma anche meno idealistico, di qualsiasi testo filosofico. è una libertà pratica che, di volta in volta, da contesto in contesto, ci si può trovare a misurare. libertà di agire per il nulla, di sprecare fiato, senza però scomparire. l'arte, per i non artisti, serve proprio a questo. per loro invece, lo abbiamo già detto, ha un'altra funzione.
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5.
Ho le gambe magre. La pancia in dentro. Le guance scavate. Ho gli occhi scuri. Le ciglia lunghe. Il viso pallido. Respiro il fumo da una sigaretta che non finisce mai e tingo l'aria di grigio scuro. Il vento scompiglia i miei capelli ed il sole riscalda le mie mani. Aspetto, sempre in attesa di niente. Ho promesso di scriverti, di aggiornarti su quel che sto diventando, ma non posso. Rovino il tuo lavoro, la tua opera d'arte. Mi hai creata modificando ogni parte di me a tuo piacimento, ma non sono io e tu non capiresti. Sarà passato un anno o forse due e continuo a piedi la via verso me stessa che ho smarrito.
Amore, caro amore mio.
Ti penso. Ogni tanto i tuoi tratti nella mia mente prendono forma, ma poi li scordo. I tuoi capelli ribelli. Gli occhi stanchi. I sbadigli mentre mi perdevo nei miei lunghi monologhi, prima parlando del mio passato per perdermi in qualche futuro non mio.
Aiutami. Davanti a me una folla inesistente, ma esistente solo in testa mia. Mi inumidisco le labbra screpolate e mi smarrisco in sguardi estranei.
Cerco. Cerco fino a vomitare sangue. Ho il collo pieno di lividi lasciati da qualche carnefice a me ignoto. Non mi ricordo mai, l'unica cosa che memorizzo è l'intensità dei loro respiri che vorrei smorzare. Un colpo netto al petto, il cuore strappato dal petto poi mordo. Il sapore del sangue riscalda il mio palato e come al solito mi sono morsa le guance. Disastro, ma tu ammiravi il disastro che sono. Ogni volta che aprivo la porta blu in fondo al corridoio tu mi aspettavi, ma ti trovavi davanti qualcosa di impreciso, indefinito, sconosciuto al tuo sguardo.
Poi capivi, ma solo poi.
Ero io.
Ogni volta la stessa creatura, ma in vesti diverse dall'ultima volta. Mi nascondevo sotto maschere diverse. Oggi labbra dipinte di rosso e abiti neri e dopo una settimana ti trovavi davanti una bambina con i fiocchi tra i capelli ricci e con un vestito verde smeraldo. Ho buttato quel vestito come ho tentato di buttare me stessa e quel che finalmente ero diventata. Mi spaventava. Capisci? Certo che non capisci. Tu non mi hai mai capita come d'altronde non mi sono mai capita nemmeno io. Il mio marchio erano le scarpe alte e gli occhi rossi. Non sono mai stata lucida o sincera con te. Ho preferito le bugie.
Tu mi chiedevi come stavo ed io dicevo bene. Tu mi chiedevi di raccontarti di me, di dirti come era andata la mia settimana ed io ti raccontavo di qualcuno che non ero io, che non mi toccava in nessuna maniera.
L'ultima volta mi hai fatta piangere. Le lacrime scorrevano e la mia voce tremava, però ero tranquilla. Era una cosa fuori di me, estranea a ciò che ero io. Lasciavo le lacrime bagnarmi il viso con un sorriso stampato in faccia come se fosse una cosa divertente. Tu mi guardavi impaurita, spaventata.
A volte per strada, a testa alta incontro gente felice, ci parlo, tocco tutto ciò di buono in loro e lo trasformo in odio, attendo il loro macabro, penoso suicidio in una stazione di servizio alle 3 del mattino o nella propria camera un giorno qualunque.
Attendo.
Tu sai fermarmi.
Tu sai porre fine a tutto ciò di male c'è in me, ma non farlo, non togliere la mia unica arma, il mio unico scudo contro questo mondo mio strano e confuso.
Amore, caro amore mio.
Parlo con loro.
Ancora.
Ascolto le loro voci che rimbombano nella mia testa come colpi di campana, ed anche oggi ho fatto le 4 del mattino. Mi strappo gli occhi e il dolce buio è la mia casa. Io so muovermi, io so distruggerti.
Ed ora svegliami che sto sognando che è un altro incubo che solo tu puoi fermare.
Fammi male e fammi aprire gli occhi.
Spezza tutto.
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E' possibile che queste fitte al fianco sinistro non abbiano tanto a che vedere con l'intestino infiammato, ma con una specie di strappo muscolare o indolenzimento dovuto al fatto che ero convinto di poter fare workout così, dal nulla, esagerando un po'. Se così fosse, bene. Ma allora perché tutto questo sonno, questo gonfiore? Perché quando dormo (e dormo un sacco) almeno una volta per sonno soffro di paralisi ipnagogica? Che è, peraltro, un fenomeno che odio con tutto me stesso, e che ho imparato a riconoscere immediatamente quando mi accade.
La prima volta, in questi giorni, è avvenuta lunedì mattina: a letto, mentre dormivo di un sonno sopraggiunto all'improvviso, mi sono svegliato (nel sogno) con un oggetto sul ventre, come una grossa impalcatura di una casa di bambole, o carillon. Una voce di ragazza mi aveva rivolto la parola. Ho capito subito che non poteva essere: non ero nel mio letto, ma in un sogno. Ho ricordato, nel sogno, che avrei dovuto toccare la lingua col palato, ma nulla: pur facendolo, non riuscivo a venire fuori dall'illusione. La mia testa sprofondava sempre più tra i cuscini, che arrivavano a chiudermi la visuale. Non so con quale sforzo di volontà ho pensato di darmi uno schiaffo in testa, e mi sono svegliato, col respiro accelerato e la testa che girava.
La seconda volta è avvenuta la scorsa notte. D'improvviso, ero nel mio salotto, ed era buio. Chiedevo all'assistente vocale di accendere la luce, ma non funzionava, ed il buio era nero come l'inchiostro, e si espandeva ai confini del mio campo visivo. Alzandomi dal divano, mi dicevo: rieccomi, sono di nuovo in un sogno da paralisi ipnagogica. E ricominciavo a leccarmi il palato, a mordermi le labbra, ma nulla. Mi ha assalito un gran senso di disperazione: e se restassi così, bloccato all'interno del mio cervello, per sempre? Insopportabile, opprimente senso di oscurità, assenza di suoni - non puoi gridare, non puoi parlare, la luce stessa ha una qualità diversa dal mondo reale, tutto è ovatta. Ho iniziato a saltare sul posto, nel sogno, e ad agitarmi le mani davanti agli occhi. Non le vedevo. Chi ha letto Castaneda (e non solo) sa che vedersi le mani in sogno è difficilissimo, se non impossibile; e questa consapevolezza mi ha dissociato mentalmente: so che sto agitando le mani, ma non le vedo, quindi sono al di fuori di questa situazione. Quindi possono colpirmi. E così, mi sono svegliato di nuovo.
Chissà se ricapiterà stanotte, chissà se le mie scappatoie funzioneranno ancora.
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Con granella di nocciole, o senza?
Facebook mi spara davanti i festeggiamenti per l'apertura dell'ennesimo franchisee del focacciaro fiorentino, e non posso fare a meno di accorgermi che la sede è praticamente di fronte alla facoltà che frequentavo, in un'altra epoca della mia vita.
Confronto quindi istintivamente i prezzi della focaccia limited edition di ottobre, pancetta, crema al tartufo, taleggio e granella di nocciole, chissà perchè bisogna ingolfarsi il palato con tutti questi sapori forti che si ammazzano a vicenda fino a produrre un melmoso umami persistente, ben 11 euro e so' finiti i soldi, quindi l'acqua la beviamo a canna dal rubinetto del cesso zozzo della facoltà (mi ricordo che c'ho anche scopato, qualche volta, in quel cesso; ma senza la focaccia limited edition sullo stomaco), con qualche ricordo confuso di come mangiavo, quando rimanevo per studiare o per qualche seminario pomeridiano (quelli in cui trovavi la tizia per scopare).
Mi ricordo cioè del salumaio che stava nel vicolo, ma giusto a 20 metri dal focacciaro fiorentino. Con quel negozio incasinato che sembrava solo una copertura per chissà che altro. Più o meno prendevo sempre gli stessi panini, anche perchè senza formaggi, che non mangio, la scelta era piuttosto limitata, e del resto così si faceva prima, e perlomeno in bocca ti restava il sapore del salume, bello nitido, che quando baciavi la tipa le facevi venire pure fame se non aveva ancora mangiato.
Il tizio non si sognava nemmeno di chiederti se lo volevi mollicato o smollicato, il panino, non eravamo mica in un video su tiktok e tenevamo fame e l'incombente pensiero degli esami, mica voglia di cazzeggiare.
Facevano 4000 lire, più o meno, 2 euro e qualche spicciolo, e lo stomaco taceva fino a mezzo pomeriggio.
Ma siamo diventati tutti ricchi, nel frattempo, grazie a quelle nostre lauree, non è vero?
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@filippos.enotavola il neo locale di pesce aperto dai proprietari del #simposio , ha ospitato un bel percorso dedicato alla #franciacorta di @castellobonomi . 🥂 #cuvée22 #chardonnay in purezza, proveniente da 22 particelle selezionate e vinificate singolarmente. Un’espressione fresca, con note di frutta gialla e fiori bianchi e piacevolezza di beva. 🥂 #satèn 2018 Altro #blancdeblanc di Chardonnay, che punta proprio su una maggiore setosità al palato, accompagnata da sapidità e freschezza. Ha un affinamento di circa 40 mesi sui lieviti. 🥂 #cruperdu 2018 Una cuvée che per me rappresenta l’emblema della Maison, fatta con Chardonnay al 70%, e 30% di Pinot Nero con un affinamento in bottiglia di oltre 60 mesi. Con il suo naso complesso dove spiccano la frutta tropicale, gli agrumi e le note di pan brioche. Al palato è fresco, sapido e accattivante. 🥂 #rosé Da Pinot Nero al 100%, nasce questa cuvée dai toni rosa buccia di cipolla , note di pompelmo, fragoline di bosco e fiori freschi. Pulito, fresco e avvolgente al palato. ➡️ Questa cantina viene gestita dal 2008 dalla famiglia veneta Paladin produttrice di vino da oltre 60 anni. Si trova nel comune di Coccaglio, nel #monteorfano che è stato il primo sollevamento tettonico che è emerso in pianura padana, ed è nato 5 milioni di anni prima del resto della zona della Franciacorta. Ha un clima particolarmente mediterraneo, con di media circa 2 gradi in più rispetto al resto della regione, tanto da essere una delle poche zone lombarde dove crescono anche i capperi. A Raccontarcelo durante questa bella serata è stato @paladin_roberto in rappresentanza della famiglia veneta che con passione e amore ha deciso di investire nella Franciacorta. Con noi anche l’eclettica è adorabile @stefaniadefranceschi che con @roseaboutwine la sua agenzia di distribuzione su Roma ci permette di trovare questi ottimi vini nei migliori ristoranti della Capitale , Carmen e Anna Maria le due sorelle che gestiscono l’omonima pasticceria romana @barpasticceriadamore e, in via del tutto eccezionale e a sorpresa il tenore #francescogrollo considerato ormai voce ufficiale delle istituzioni Italiane. (presso Filippo's) https://www.instagram.com/p/Co2traMNSax/?igshid=NGJjMDIxMWI=
#simposio#franciacorta#cuvée22#chardonnay#satèn#blancdeblanc#cruperdu#rosé#monteorfano#francescogrollo
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Fatima: un viaggio tra storia, fede e mistero
Nel cuore del Portogallo, Fatima si posiziona come un luogo intriso di storia, fede e mistero. La sua notorietà globale attira migliaia di pellegrini e turisti ogni anno, sottolineando non solo la sua importanza religiosa ma anche culturale e storica. Ma cos'è che rende Fatima una destinazione così straordinaria?
La città deve il suo nome alla principessa musulmana Fatima, catturata dai cristiani durante la Reconquista e successivamente sposata con un conte portoghese. Questa miscela di influenze musulmane e cristiane si riverbera ancora oggi tra le sue strade e monumenti, offrendo un affascinante mosaico culturale. Tuttavia, è stata la serie di apparizioni mariane del 1917 a catapultare Fatima al centro dell'attenzione mondiale. Le apparizioni di Fatima La fama di Fatima si deve principalmente alle apparizioni mariane avvenute tra maggio e ottobre del 1917. Secondo i resoconti, la Madonna apparve a tre giovani pastorelli - Lucia dos Santos, Francesco e Giacinta Marto - trasmettendo una serie di messaggi profetici. Questi messaggi, conosciuti come i "Segreti di Fatima", hanno una rilevanza religiosa immensa e hanno influenzato molteplici eventi storici nel corso del XX secolo.
Il Sesto di Ottobre del 1917, conosciuto come il "Miracolo del Sole", rimane uno degli eventi più iconici. Una moltitudine di persone, tra cui scettici e credenti, ha assistito a un evento celeste straordinario, confermando la realtà delle apparizioni agli occhi di molti. Oltre alle apparizioni, è la capacità di Fatima di ispirare fede e devozione che la rende un luogo di pellegrinaggio importantissimo. Il Santuario di Fatima
Oggi, il Santuario di Nostra Signora di Fatima è tra i luoghi di culto più visitati al mondo. Si estende su una vasta area comprendente la Basilica di Nostra Signora del Rosario, la Cappella delle Apparizioni, e la moderna Basilica della Santissima Trinità. La Cappella delle Apparizioni, costruita subito dopo le apparizioni, segna il punto esatto dove la Madonna apparve ai pastorelli.
L'architettura neoclassica della Basilica di Nostra Signora del Rosario è imponente ma accogliente. Le statue e i mosaici all'interno raccontano storie di fede e miracoli, mentre la tomba dei piccoli pastorelli attira migliaia di fedeli ogni anno. Di recente, la Basilica della Santissima Trinità, dalle linee moderne e minimaliste, offre uno spazio più ampio per accogliere i pellegrini, mantenendo un'atmosfera di sacralità.
Tradizioni e manifestazioni Durante l’anno, Fatima ospita un calendario ricco di eventi religiosi, manifestazioni e processioni. Tra le più importanti, la Peregrinazione dei Ceri, che si tiene il tredici di ogni mese da maggio a ottobre, ripercorre i passi dei pastorelli. Le strade si colmano di luci e preghiere, creando un’atmosfera di riflessione e devozione.
La notte del tredici maggio, anniversario della prima apparizione, la processione delle candele trasforma il santuario in un mare di luci. È un momento di silenzio profondamente commovente, in cui i pellegrini, stringendo ceri accesi, camminano in preghiera, rinnovando il loro legame con il divino. Quest'atmosfera solenne e al contempo magica rende ogni visita a Fatima un’esperienza memorabile. L'estensione della cultura locale Nonostante la sua fama religiosa, Fatima offre anche una ricca eredità culturale. La cucina locale, con i suoi piatti tipici come il baccalà e i dolci a base di mandorle, è un vero piacere per il palato. Inoltre, i mercati locali, pieni di artigianato e prodotti tipici, offrono uno spaccato della vita quotidiana e delle tradizioni locali.
Un’escursione nella campagna circostante, con i suoi vigneti e oliveti, permette di scoprire un lato più tranquillo e pittoresco del Portogallo. I visitatori possono partecipare a degustazioni di vino e assaporare l’autentica ospitalità portoghese. Questo aspetto complementare rende Fatima non solo un luogo di pellegrinaggio religioso ma anche una destinazione turistica completa. Da non perdere poi il pellegrinaggio alla Via Sacra di Fatima (leggi l'articolo qui qui) Read the full article
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