#paiettes
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fashionluxuryinfo · 3 months ago
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Sogno di una notte di mezza estate: Miriam Tirinzoni incanta Comacchio con la sua moda da sogno
La magia della moda ha avvolto Trepponti di Comacchio il 6 luglio scorso, con la sfilata evento “Sogno di una notte di mezza estate” ideata da CNA Ferrara con la Direzione Artistica di Rocco Cagnè con la partecipazione di Miriam Tirinzoni.
Il brand di moda di Miriam Tirinzoni ha mandato in scena la capsule collection estate con costumi in paiettes con fluidi parei in seta, incantando il pubblico anche con abiti eleganti e raffinati, frutto di un connubio perfetto tra estro e tecnica sartoriale, anch’essi realizzati in seta. https://www.fashionluxury.info/it/
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purplemiraclecollective · 7 years ago
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...le sfumature... #StaKursKa #gioielli #handmade #jewelry #sfumature #spazio #paiettes #italyjewellery #biżuteria #bijouxhandmade #Udine #fvg #moda #fashioshow #d #donna #fashionworld #fashionwoman #glamour (presso Udine, Italy)
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azzurraneroni-blog · 7 years ago
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Da tenda a gonna... è un attimo! #instahair #instahairstyle #braid #braids #instabraid #longhair #naturallonghair #redhair #hairstyle #fashion #acconciatura #capelli #fashion #fashionblogger #capellipantene #blog #blogger #hair #paiettes #paiette #falconeri #intimissimi #redhaired_beauties #pixie #preraphaelite #naturalredhead #pelo #pelorojo #gingergirl #curly #naturalcurlyhair
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ilmiobimbosora · 5 years ago
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...Avrei voluto nascere negli anni 20, nell'era del charleston con tutti quei balli meravigliosi, piume, paiettes e sigarette lunghissime… ❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤ #carnevalepegasus #carnevale2020 #charleston #paiettes @carnevalepegasus (presso IL MIO BIMBO SORA) https://www.instagram.com/p/B7ipTWlIspH/?igshid=1b5q1klducsv9
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desiderio66-blog · 5 years ago
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@desiderionails #unghie #unghiegel #nails #rosa #rosanails #glittering #glittermania #paiettes #luccichio #decoro #semplice (presso DesiderioNails - Nail Art e Ricostruzione Unghie a Trieste) https://www.instagram.com/p/B5zoZPFCjwu/?igshid=5dadx6ilwjf4
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slnnohan · 3 years ago
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gonna have to hit ouc w this again so everyone know what im abt : niche bullshit
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corsatoemanuele · 6 years ago
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ecstylecreator · 7 years ago
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✂️Lavorando... ⬛️➕⬜️🔜 #new #work #details #luce #colore #eleganza #classe #leggerezza #personalità #dettagli #tasche #paiettes #giacca #donna #seta #nera #moodoftheday #blackandwhite #sceltedistile #trattidimoda #style #details #designer #emanuelacalandrino #etichetta #ecstylecreator
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replikavintage · 8 years ago
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#martinmargiela #2000 #paiettes #design #inspiration #antwerp #margiela #minamalist #deconstructed #archives (at Replika Vintage)
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fashionluxuryinfo · 4 months ago
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Sogno di una notte di mezza estate: Miriam Tirinzoni incanta Comacchio con la sua moda da sogno
La magia della moda ha avvolto Trepponti di Comacchio il 6 luglio scorso, con la sfilata evento “Sogno di una notte di mezza estate” ideata da CNA Ferrara con la Direzione Artistica di Rocco Cagnè con la partecipazione di Miriam Tirinzoni.
Il brand di moda di Miriam Tirinzoni ha mandato in scena la capsule collection estate con costumi in paiettes con fluidi parei in seta, incantando il pubblico anche con abiti eleganti e raffinati.
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m41410 · 7 years ago
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Only As Good As My God
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-saveyourworld- · 4 years ago
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Miss Madame ha le t*tte disegnate sulle paiettes io non ho altra scelta che to stan
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umi-no-onnanoko · 4 years ago
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E se il mondo fosse cieco?
Un giorno la ragazza più popolare della scuola,quella più bella e con il massimo dei voti, non trovando altro posto sullo scuolabus che l'avrebbe ricondotta presso la sua abitazione lussuosa fuori città,dovette sedersi di fianco alla sfigata.
"Che situazione imbarazzante" pensò la ragazza,ma fortunatamente per lei quel giorno sul mezzo non era presente nessun altro loro compagno di corso che potesse notare quella scena.
La ragazza seduta al suo fianco la salutó con un sorriso timido ed un cenno del capo ritornando a fissarsi la punta delle scarpe.
A guardarle le due facevano proprio una strana coppia: la prima dai capelli ramati perfettamente lisci ed ordinati dietro le spalle, occhiali da sole abbaglianti come fari, vestita da capo a piedi di lustrini e paiettes guardava con strafottenza la sua compagna di viaggio ondulando il capo in cerca di qualcosa di meglio su cui posare lo sguardo; la seconda dai capelli corti e corvini, un nido di ricci aggrovigliati ai due lati del viso, occhi celesti e una spruzzata di lentiggini teneva le mani lungo il grembo tamburellando con le unghie tutte mangiucchiate sul sedile.
"Che sciatteria" pensò la ragazza popolare scostandosi quanto più le era possibile e notando in quel momento un ragazzo alquanto attraente che era appena salito sullo scuolabus e si era sistemato sul lato opposto a quello in cui era seduta.
La sfigata estresse dal suo zainetto un libro d'arte e si immerse nella lettura,mentre la prima cercava il suo specchietto per sistemarsi il trucco già piuttosto marcato sul volto e sbracciandosi per attirare un altro pesce nella sua rete.
Il ragazzo, tuttavia, non sembrava mostrare alcun interesse per le avances ed anzi infilò le auricolari nelle orecchie.
"Credo che i tuoi soliti modi di fare non attacchino questa volta Luna" la ragazza popolare si voltò verso la sfigata che aveva alzato gli occhi dal libro per parlarle.
Luna,stizzita lanciò uno sguardo indignato al ragazzo ruotando leggermente il busto per rivolgere la sua collera verso la seconda ragazza.
"E cosa vuoi saperne tu sfigata?!"
"So che puoi essere bella quanto vuoi, però dimmi se il mondo fosse cieco quanta gente riusciresti ad impressionare?"
Luna non rispose si alzò dal suo posto inviperita sfoggiando una camminata da modella e scese dallo scuolabus in una nuvola di profumo speziato.
Quella notte fece un sogno strano,agitato, era nuovamente seduta sullo scuolabus, ma nessuno la guardava,eppure il conducente parlava con un ragazzo seduto nei primi posti e le altre conversazioni intorno a lei procedevano.
Nessuno osava degnarla di un solo sguardo, neanche quando al colmo dell'esasperazione si mise in piedi sul seggiolino in plastica dello scuolabus urlando e pretendendo attenzione.
Decise quindi di tornare a sedersi ed allora vide lo stesso ragazzo della giornata, che aveva provato a conquistare:gli si avvicinò, appoggiò la mano dalle lunghe dita affusolate e le unghie smaltate di rosa sulla sua spalla per chiamarlo, ma quando si girò verso di lei…
Si svegliò nel suo letto avvolta da lenzuola di seta grondante sudore e scossa da tremiti, quel ragazzo nel suo sogno non aveva occhi,ma solo due sfere irridescenti che le restituivano uno sguardo vacuo e nella sua testa rimbombavano le parole della sfigata:"puoi essere bella quanto vuoi, però dimmi se il mondo fosse cieco quanta gente riusciresti ad impressionare?"
"Basta" si disse rimettendosi a dormire.
L'indomani all'uscita da scuola,dopo aver salutato le sue fedeli seguaci si diresse verso la fermata dello scuolabus e salì andando a raggiungere il suo solito posto, depositando sul sedile adiacente lo zaino. Tra i sedili davanti intravide la sfigata nuovamente col naso sprofondato nella lettura di quel suo noioso libro sull'arte.
"Pua" pensó "ho di meglio da fare io che riempirmi la testa di queste stupidaggini"
Come il giorno precedente anche il ragazzo che aveva adocchiato si presentò sullo scuolabus..,prontamente Luna tolse lo zaino dal sedile facendo cenno con la mano al ragazzo che il posto era libero e poteva sedersi vicino a lei,ma con sua grande sorpresa…
"È libero questo posto?" chiese alla sfigata che arrossendo sollevò il capo dal libro rispondendo di sì.
"CHE COSA?!" la popolare era scattata in piedi e come un uragano si era scagliata sul povero malcapitato che aveva osato non sceglierla.
"Chiedo scusa non capisco quale sia il problema"
"Il problema è" e dicendo così Luna era a un centimetro dal volto del ragazzo e lo tirava per il colletto della camicia" che come puoi scegliere lei e sederti vicino a lei quando io,la ragazza più bella e popolare della scuola ti offro la possibilità di sedere al mio fianco?"
Il ragazzo sorrise la guardò, solo allora Luna si rese conto che gli occhi neri del ragazzo non si muovevano ma rimanevano fissi in un punto.
Con dolcezza le rispose: " mi dispiace tu arresti il tuo pensiero solo sulla tua bellezza. Io non potrò vedere quanto sei bella è vero, ma so vedere quanta aridità ti porti dentro. Mi dispiace" e così dicendo tornò a rivolgersi alla sfigata
"Potresti continuare a parlarmi del libro di arte che stai leggendo? Ieri eri arrivata ad un punto interessante"
La sfigata annuì e prese a raccontare di cattedrali gotiche, di monumenti romani e dipinti medievali, mentre la popolare punta sul vivo tornava a sedersi.
Quando raggiunse la fermata la sfigata si alzò e la raggiunse.
"Luna tu sei bellissima è vero, ma puoi essere bella quanto vuoi, però dimmi se il mondo fosse cieco come è cieco lui, la tua bellezza non servirebbe,e allora come faresti? ricorda che l'essenziale è invisibile agli occhi e che la bellezza, quella vera è fatta di piccole cose."
Luna sbuffò e scese dal pullman con una lacrima che le rigava il volto,aveva capito.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
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desiderio66-blog · 5 years ago
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#estate #ali #naturale #con #glitter #e #paiettes (presso Triest, Friuli-Venezia Giulia, Italy) https://www.instagram.com/p/B0p6XLSC32a/?igshid=1onis64rcav50
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raffaelealbo · 4 years ago
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Patel et al., "Beauty and the Mask"
Capita spesso che in coda alle casse ci si perda un po' via. La musichetta indistinta che fa da sottofondo alla ricerca degli sconti, le liste semi-infinite da cui scappano sempre beni fondamentali, il tripudio di prodotti di pulizia che mi lasciano sempre perplesso. Se poi, come spesso capita, la lista è fatta da altri familiari, Google deve correre in aiuto. Per capire cosa fossero "le svizzere", o strane marche che hanno smesso di essere prodotte nel '95, spesso nemmeno Google basta, e la solenne massima "chiedi e ti sarà dato" diventa la maledizione dei commessi e delle commesse. Così, alla fine delle capitalistiche fatiche di destreggiarsi tra sconti-non-così-sconti e la tentazione di nascondere un amaro per le lunghe sere d'inverno nelle altrettanto lunghe pieghe dello scontrino, la mente placidamente vaga nei pensieri più stupidi, e capita di soffermarsi ad ascoltare le conversazioni tra chi sta in cassa e i clienti. La cosa bella di un piccolo paese è che, conoscendosi un po' tutti, si può tranquillamente indugiare in chiacchere e racconti anche imbustando con cura le uova. Di solito si parlava del più o del meno, del tempo, delle offerte a punti, della presunta bontà della zucca in offerta. Da marzo scorso, vuoi perché l'unico luogo di socialità a lungo concesso è stato appunto la corsia del supermercato, vuoi perché dopo quaranta anni che fai la spesa nello stesso posto di che cazzo vuoi parlare ancora e la zucca ti fa pure un po' cagare, la pandemia è entrata di rigore nelle brevi ciacole tra le zucchine pesate male e i surgelati di cui non si legge il codice a barre. Una volta, mentre vagavo pensando alla situazione geopolitica della mensole (o meglio, il livello di entropia che potevo permettermi prima che "Una democrazia possibile" mi cadesse in testa), la discussione cominciò a vertere sui "vantaggi delle mascherine". 
Poter sbadigliare in pubblico, facile, veloce, senza l'imbarazzo di mostrare le vergogne che solo un gastroenterologo o un dentista dovrebbero vedere. Poter combattere la brevità della pausa pranzo continuando a masticare con lieve pudore mentre si rientra a lavoro. Un buon modo per proteggersi dal freddo senza sembrare un ladro in passamontagna o un motocilista fallito. Un notevole risparmio in rossetto, lucidalabbra e burro cacao. Mentre tornavo a casa, carico di borse e già pentendomi dell'amaro alla liquirizia in offerta, ci riflettei meglio. Da marzo, tra social distancing e mascherine, addio all'alito cattivo altrui e all'ansia repressa del "forse ho sbagliato a mangiare aglio olio e peperoncino prima di uscire". O arrivederci alla fatica di dover decifrare i segni imbarazzati che altri ti fanno per segnalare la scomoda presenza di un pezzettino di prezzemolo tra i tuoi denti. Ma soprattutto, addio alla fatica di perfezionare i sorrisi finti incontrando persone. Basta un ghigno alla Joker che in qualche modo arrivi fino agli occhi e hai vinto. Tu gli auguri la morte e lui non se ne accorgerà nemmeno. Oppure il poter, con un labiale degno dei migliori film muti, insultare Sant'Ableberto, vescovo di Cambrai e Arras, senza che l'eventuale interlocutore se ne accorga, soprattutto se ti sta chiedendo per la decima volta "Scusami, sai per caso dov'è il LavaInCera leggero al Cedro?". O il poter canticchiare per strada senza che un seriamente preoccupato automobilista si fermi ad accertare le tue condizioni psicofisiche, soprattutto dal momento in cui l'ala di psichiatria fa da sfondo alle tue perfomance canore. Poi, sì, sono scomode come la merda e chi porta gli occhiali credo passi metà del suo tempo a insultare lo sventurato che, mangiando un pangolino, ci ha condannati a tutto questo. Però dai, alle volte sono anche belline. Da quelle un po' imbarazzanti col Leone di San Marco (di cui una è da me gelosamente conservata come prova del nazional-provincialismo veneto) ci siamo evoluti. Paiette e macchie di leopardo per le signore che non temono la propria età, squadre del cuore per vecchi aficionados, loghi aziendali per i dipendenti modello, personaggi dei cartoni animati per i bambini. Ogni tanto capita che ti dimentichi pure di averla addosso, e finisci a tentare di riscaldarti le mani con il fiato, ritrovandoti pieno di vergogna e ringraziando il cielo che solo la tua mascherina e le brutte azalee che ci sono ritratte sopra ti hanno visto. E ha pure reso felici i chirurghi estetici. Uno potrebbe pensare che le operazioni alla parte bassa del volto siano aumentate. Nelle settimane dopo un'iniezione di botox, di solito, le labbra non sembrano belle e levigate canoe venezuelane, ma petroliere texane che si sono un po' lasciate andare. Prima, indossare una mascherina così a caso per strada ti faceva sembrare un igienista dentale uscito di fretta da lavoro. Ora, con il botox ben nascosto dal Leone di San Marco, sei solo un bravo cittadino che rispetta i DPCM. E dopo la pandemia potrai dare il merito a impacchi di zenzero o ad altre cure naturali miracolose. E invece no. Essendo gli occhi l'unica parte visibile agli estranei, è proprio lì che si stanno concentrando le operazioni. C'è un altro vantaggio mascherato. Molto tempo fa, nel breve periodo in cui le biblioteche sono tornate aperte, stavo facendo pausa con un altro studente, in un momento di comune disperazione. Commentando la nuova bibliotecaria, se da parte mia il "è un sacco carina" stava a significare, da bravo omosessuale che alle volte si dimentica che per un etero le parole hanno altri significati, la sua disponibilità, la gentilezza, la simpatia, per l'altro "carina" era nel suo vero significato etimologico. "Si ma no". Nel senso, con la mascherina, era figa, senza, no. E mi raccontò di quante altre volte questa stessa situazione si era presentata. E a quanto pare, è vero. Accompagnato dal liquore alla liquirizia (fa schifo, ma piace), ho scovato questa ricerca in cui dimostrano che, con mezza faccia coperta, siamo tutti più fighi.
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Monologhi
Racconto drammatico
Parte 1
Lucy si diresse verso la parte destra della stanza.
Appena sentì le maniglie dell'armadio sotto le sue dita, le afferrò e aprì il mobile con decisione.
"La stanza è spaziosa e il soffitto è alto. L'armadio è grande e sull'anta sinistra c'era uno specchio a grandezza naturale, ma io l'ho rotto. Le ante sono decorate da dei disegni astratti. Alla sua sinistra c'è una scarpiera laccata. Nel centro della stanza c'è un tappeto con delle strisce scure... ehm... grigie, mi pare. Nella parte frontale c'è una libreria in legno scuro e nella parete opposta il letto in ferro perennemente disordinato"
Passò la mano sui vestiti: lana, seta, cotone, perline, paiettes, un tripudio di tessuti, materiali e sensazioni diverse.
Rovistò alla cieca tra le grucce e prese dei vestiti qualsiasi.
"Spero di non sembrare trasandata come al solito…"
Camminò con delicatezza, in modo da non svegliare Zack, e con disinvoltura si diresse verso l'uscita.
"Per fortuna mi sono decisa a sistemare tutte le scarpe al loro posto: almeno così non devo fare più lo slalom per spostarmi e non rischio di cadere a ogni passo"
Lucy entrò dritta nella doccia senza voltarsi verso lo specchio.
"Non capisco perchè tutti preferiscono l'acqua calda. È così piacevole sentire delle gocce fredde che ti rigano la pelle…"
"L'acqua fredda annulla le mie preoccupazioni e mi ristora facendomi quasi rinascere, anche se sono ancora molto lontana dalla mia rinascita…"
Stette in silenzio sotto l'acqua fino a quando le unghie delle dita dei piedi non divennero cianotiche.
Si vestì con curiosità e, dopo essersi asciugata i capelli, si allacciò le scarpe.
"Accanto alla porta c'è la doccia e accanto alla doccia i lavandino. Sopra di esso c'è un bicchiere con dei disegni in rilievo che contiene il mio spazzolino e il dentifricio e vicino al bicchiere c'è lo spazzolino elettrico di Zack. Sopra il lavandino c'è anche lo specchio in stile vittoriano, con accanto delle lampade a forma di narciso. Sotto il lavandino ci sono tre cassetti rotti (infatti, faccio sempre un po' di fatica ad aprirli) e nella parte opposta del bagno ci sono la lavatrice e il gabinetto"
Uscì e si fermò davanti alla finestra più grande di tutta la casa.
Appoggiò la mano sul vetro, prima il palmo e poi i polpastrelli. Percepì che era gelido, bagnato, sembrava che ci fosse della condensa.
"Sicuramente stanotte ha piovuto. Strano che non abbia sentito niente, dovevo dormire proprio profondamente…"
Sfiorò il vetro con il naso. Rimase così per alcuni secondi, poi appoggiò la schiena al muro più vicino.
"Ho fatto bene a togliere i panni stesi. Sentivo addosso un'aria pesante…"
Si staccò dalla parete e attraversò il piccolo corridoio con passi sicuri.
L'aveva percorso così tante volte che poteva farlo benissimo ad occhi chiusi. Sapeva, infatti, che dopo quattro passi avrebbe calpestato il tappeto a macchie colorate e che dopo sette sarebbe incappata sul paravento contro cui le prime volte sbatteva sempre.
"...cinque, sei, sette"
Alzò il braccio destro per accarezzare quell'insidia, ma non incontrò nessun mobile.
Al contrario, incontrò qualcosa alla sua sinistra e per poco non cadde.
Sospirò.
O quel paravento camminava o si era confusa.
"Non importa. Mi hai ingannata una volta, ma sai che sono una tenace"
Abbandonò il tappeto a fiori e il mobile insidioso per dirigersi in cucina.
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