#paesaggi nordici
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Ghiaccio e Argento: Un viaggio nelle ombre del nord nel romanzo di Stina Jackson. Recensione di Alessandria today
Un thriller che attraversa paesaggi freddi e misteriosi, alla ricerca della verità nascosta nella natura selvaggia svedese
Un thriller che attraversa paesaggi freddi e misteriosi, alla ricerca della verità nascosta nella natura selvaggia svedese. Ghiaccio e Argento di Stina Jackson è un thriller avvincente che trasporta il lettore nei paesaggi freddi e desolati del nord della Svezia, dove il silenzio della neve e l’oscurità dell’inverno amplificano l’intensità della trama. La storia si concentra su Liv, una giovane…
#atmosfere scandinave#battaglia interiore#complessità psicologica#fredde terre del nord#freddo e suspense#Ghiaccio e Argento#introspezione psicologica#lettura avvincente#Longanesi#misteri del nord#misteri della Svezia#narrativa svedese#natura selvaggia#oscurità interiore#paesaggi gelidi#paesaggi nordici#personaggi complessi#protagonista femminile#Ritorno al passato#Ritorno alle origini#romanzi di Stina Jackson#romanzi di suspense#romanzi nordici#Romanzi scandinavi#romanzo di mistero#Romanzo di tensione#Romanzo thriller#Segreti di famiglia#segreti nascosti#stile narrativo evocativo
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L’incontro tra Dürer e i nordici con l’arte veneta e italiana a Trento
Sarà Albrecht Dürer il protagonista indiscusso della mostra che celebrerà il centenario del Museo del Castello del Buonconsiglio, a Trento. Dürer ebbe modo di arrivare a Trento negli anni 1494-95, e rimase affascinato dalle sue atmosfere incantevoli e dai paesaggi mozzafiato. Riportò le sue sensazioni di allora in una serie di acquerelli divenuti poi celebri. A catturare l’attenzione…
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Milano, inaugurato Senstation on Ice, il più grande percorso ghiacciato in Lombardia
Milano, inaugurato Senstation on Ice, il più grande percorso ghiacciato in Lombardia. Inaugurato ieri, mercoledì 7 dicembre, con la classica accensione dell’albero, il più grande Ice Rink mai allestito a Milano. Un abete di 18 metri, con luci al led a basso consumo, un percorso ghiacciato di 1.300 metri quadri e una scenografia grandiosa e spettacolare, in piazza Duca D’Aosta, hanno accolto il numeroso pubblico accorso a Senstation On Ice, progetto voluto da Grandi Stazioni Retail e che si avvale della partecipazione di Regione Calabria nella veste di main sponsor. "Questo progetto incarna lo spirito festivo collegato ai paesaggi nordici tipici del Natale - ha affermato Erica Iop, CEO di AADV Entertainment che ha ideato il villaggio -. La pista di pattinaggio più grande della Lombardia e, grazie al suo percorso, anche la più estesa d’Italia, oltre la casetta di Babbo Natale e ovviamente l’albero, simbolo del Natale per eccellenza". "Senstation On Ice vuole essere anche un progetto di riqualificazione urbana e sociale del territorio per favorire la fruizione dei cittadini, delle famiglie, dei giovani di luoghi di cui oggi possono riappropriarsi in sicurezza e con divertimento - ha dichiarato Cesare Salvini, Chief Marketing & Media Officer di Grandi Stazioni Retail -. La partecipazione, in qualità di main sponsor della Regione Calabria con il claim Straordinaria Calabria, sottolinea la trasversalità del progetto anche per la promozione turistica italiana che, proprio grazie alle stazioni ed ai treni, giunge in tutte le città del nostro Paese". L’illuminazione dell’intera facciata della stazione di Milano centrale, riportando il claim Calabria Straordinaria, ha certamente contribuito a rendere evidente il grande impegno di promozione e riqualificazione della piazza voluto da Grandi Stazioni Retail. Un progetto reso possibile grazie all’intervento di Regione Calabria come ha sottolineato il senatore calabrese Fausto Orsomarso. "È stata una scelta positiva aver sposato il progetto di questo evento, la Calabria sta costruendo questa sua nuova reputazione per realizzare l’idea di una regione che può vendersi tutto l’anno - ha poi concluso il senatore Orsomarso - e Milano, capitale finanziaria ed economica italiana, in questo periodo di Natale ci ha offerto l’opportunità, in qualità di main partner, di rappresentare questa Calabria straordinaria che vogliamo portare in tutto il mondo". Il villaggio Senstation On Ice, ideato e realizzato da AADV Entertainment, sarà aperto tutti i giorni sino all’8 gennaio 2023 con accesso gratuito, ma con la possibilità di poter noleggiare i pattini (a pagamento) per chi ne fosse sprovvisto. Per tutti coloro che usufruiranno delle attrazioni del Senstation On Ice sono previste anche attività di degustazione gratuite, fino ad esaurimento posti, alle quali potranno accedere attraverso la consegna di una fiche speciale a forma di soldanella. Le date delle degustazioni dei prodotti tipici della Calabria, a cura di Unione regionale cuochi Calabria, sono: 7/8/9/10/17/18/19 e 20 dicembre e 6 e 7 gennaio nel pomeriggio. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Di mattine silenziose, caffè fumanti e una storia che fa compagnia, sembra un film, ma oggi è realtà. Non ricordo quando sia stata l’ultima volta che mi sia concessa un lusso di questo genere. Nel silenzio della casa tutti sonnecchiano amorevolmente, una pace rotta dal rintocco delle campane, che ti catapultano in paesaggi lontani, nordici direi, visto il grigiore fuori dalla finestra. Eppure,…
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Thank you @esskuesli for tagging me! As one that love sky, starts and space in general, I'm jumping immediately into this
Sun:
Na Soncu by Siddharta
Brothers Under The Sun by Bryan Adams
Пьяное Солнце (P'yanoe Solntse) by Alekseev
Moon:
Under The Moon by Sergey Lazarev
Soarele Şi Luna by Pasha Parfeni
Talking To The Moon by Bruno Mars
Stars:
Starlight by Starset
Counting Stars by One Republic
Made of Stars by Hovi Star
Sky wildcard:
L'immagine by Sonohra
Chiusi in una scatola - ricordi come lettere - le tue mani semplici - spesso inconsapevoli - scrivono di te - di quei paesaggi nordici - di quelle strane favole - che ritornano a me - riportandomi a te
(Closed in a box - memories are like letters - your ordinary hands - often unaware - write about you - about those nordic landscapes - about those weird fairytales - which often talk about me - and they bring me back to you)
The lyrics don't have much sense, but together with the music make me fly to an idilliac and magical place, like those you can easily find in fairytales. I loved this song when I was a teenager, and I still love it nowadays. The band re-recorded it recently and the newer version is what I associate to inner peace mixed with emotional turmoil
Tagging (no pressure) @lahobbitdiazeroth @anxious-witch @merlilica @nyx-aira
Sky notes
I´m starting another music tag game.
Look through your music collection and name your Top 3 song titles mentioning sun, moon and stars (in any language).
If you can´t find any song titles, try the album or EP name or band name instead.
To round it up to 10 songs, add a wildcard that is sky related and quote your favourite line. Alternatively, tell me about any sky related tradtitionals or native songs you know about too.
Then tag the people you think would have the most interesting music collection.
I start.
Sun:
Ode to the sun by Dredg
Solstice by Matt Berry
Die Sonne scheint by Die Apokalyptischen Reiter
Moon:
Vollmond by In Extremo
Brother Moon by Amorphis
The Moon by The Swell Season
Stars:
Hang me in the Tulsa county stars by John Moreland
Highway Star by Deep Purple
The light of a fading star by Flogging Molly
Sky wildcard:
Sky by The Rasmus
„I never thought I would get it together but finally now as I´m leaving, life has a meaning. I just wanted to see the sky open the one last time.“
I´m tagging @hotcat37 @morbid-things @bisonaari @smimon @teal-skull @katinkulta @zomb1edude @omppupiiras
If you haven´t been tagged and see this, you´re welcome to play along.
#annies rambles#it took me so much time to find the right songs and then i had so many songs for the sky section#it was hard to choose a song for the last part. really hard#i unlocked memories from 14 years ago listening to sonohra again
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A Nord di tutto
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Davanti a questa citazione di Pessoa, mi sento "nudo". Qualcuno sta parlando di me - penso in un lampo.
"Colpito e affondato" insomma!
Qualcuno prima di me, deve aver provato esattamente ciò che sento da settimane, da mesi, se non da anni.
Un desiderio di "Altrove", che continuo ad avvertire a tratti, anche se in modo sotterraneo e confuso.
È la spinta ad andare verso "il lontano", verso "il partire" - che non è un fuggire - ma mettersi in viaggio in cerca di qualcosa che ci manca.
Avverto, cioè, l'esigenza di uscire dai paesaggi e dai territori abituali, quelli che mi vedono immerso nel mio quotidiano "essere indaffarato".
Perchè non ammetterlo?
C'è in me, una curiosità esistenziale che mi spinge verso l'oltre, verso l'ignoto, verso l'altrove.
E questa sete e fame di ciò che lontano e insolito, credo faccia parte di me, fin da piccolo, quando alle elementari ero preso dalla geografia.
Ricordo che mi piaceva fermarmi sulle carte geografiche finchè trovavo i nomi di citta sconosciute, Murmansk, Krasnogorsk, Uppsala, Tallin e tante altre, e fantasticavo di abitare nelle loro periferie, dove il centro abitato lascia poi spazio ai boschi, ai prati e alla campagna
Come se la mia immaginazione mi facesse già allora, partire per viaggi che appagavano la mia curiosità e anche una "fame" di luoghi fuori dal mio orizzonte ordinario.
Come se appartenessi a molto di più che a una sola patria, regione o città, in cui poi, sono cresciuto in concreto.
E oggi? Oggi che ho una possibilità pratica di viaggiare, la sento con ancora maggiore forza questa spinta.
Qualcosa, va colmato. Quasi un'attrazione ancestrale .
Ma nel mio caso, più che da " le grandi isole a Sud di Tutto", sento di appartenere al Nord, al grande Nord: Norvegia, Svezia, Russia, Finlandia, Canada...
È come, se tutto ciò che sa di "nordico" venisse a placare il mio bisogno di Assoluto, di purezza, di selvaggio, di incontaminato.
Da grande, scopro che mi attira "una luce" che è molto più del bianco e del ghiaccio dei paesi nordici
C'è altro: quei paesaggi credo siano come metafore della mia attrazione personale per esplorare i bordi ed i confini del "conosciuto".
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Salvo da mesi, foto, immagini, perfino quadri, di paesaggi, che mi parlano, in modo pacato, di un altro mondo. Qualcosa mi chiama dal futuro.
Altri paesaggi, altri territori, altri silenzi, laghi, boschi da costeggiare.
E allora penso a Edward Munch, alle sue opere, alla allucinata luciditá di certe sue tele. Così come vengo risucchiato dalle atmosfere di Dostoievski, dalle sue "Notti bianche", così come sono catturato dalla natura selvaggia dell'Islanda.
Sogno, in futuro, grandi viaggi, il Baltico, Oslo, i fiordi, le foreste di abeti a perdita d'occhio.
Quel mondo intatto e quasi disabitato, fino al circolo polare e oltre. È come se dovessi placare una sete che ho negli occhi da sempre.
Per ora raccolgo immagini. E scopro una parte di me, ogni volta che mi fermo a fissare certi paesaggi. Forse perchè in fin dei conti, in ognuno di noi, c'è un "luogo dell'anima" che ci chiama ad andare, ad uscire dalle abitudini e dal "consueto".
A metterci in viaggio per conoscere questo "centro di gravità" che agisce con la forza di una vera attrazione magnetica.
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Anna Gardell‐Ericson 1853‐1939
Marina
Pittrice, Maestra Acqurellista svedese
di marine e paesaggi nordici
Acquerello
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Siamo tempesta infinita, siamo lampi, tuoni e fulmini, saette che distruggono tutto. Ma siamo anche cieli sereni, puri, stelle nelle galassie, aurore boreali, oasi nel deserto. Siamo la monetina nella fontana di Trevi, il profumo della pizza, delle sfogliatelle appena mattina. Siamo tramonti che incantano città, che bloccano il tempo e che tutti si fermano a guardare. Siamo le lettere nei cassetti, quelle mai lette, siamo libri, cartoline spedite da chissà dove. Siamo la bellezza dei paesaggi nordici, coi colori di Lisbona, Barcellona, Rio. Siamo le verità che tutti han paura di affrontare e quei sogni nei cassetti ormai chiusi da fin troppo tempo. Siamo l'aroma del caffè che si sprigiona per tutta casa, siamo agrumi, mandarini che appena sbucci, tutto il mondo sa di noi. Siamo un fiume in piena e il mare che oscilla tra l'alta e la bassa marea. Siamo i piatti tipici di ogni paese, siamo fiori, girasoli di Van Gogh, rose rosse e rose blu. Siamo la grandezza del San Siro, le lacrime di gioia di un bimbo che per la prima volta vede i colori. Siamo scogli, abissi, meduse elettrizzanti. Siamo le piramidi di Giza, l'immensità del Monte Bianco. Siamo raggi di sole, dolci al cocco e crema pasticcera. Siamo macchine da corsa, pozioni pericolose. Siamo complici. Siamo io e te, e questo basta a rendere il disastro che sono, uno splendido noi.
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Speciale Scotland: tra fantasmi, scogliere, highland e whiskey
E cosi le foto alla fine le abbiamo quasi tutte riordinate...e ne abbiamo scelte alcune da portare qui, a corredo di un viaggio che rimarrà a lungo a ronzarci in testa. Insomma il viaggio che non si poteva fare, perchè il tempo e perchè i soldi e perchè perchè perchè...alla fine lo abbiamo fatto! Ed e stata una figata! La Scozia ha molto da dire, e, non me ne voglia nessuno, gli scozzesi definitivamente, incredibilmente NON sono inglesi (per la loro gioia dovevo dirlo). Abbiamo trovato sempre persone mediamente aperte e decisamente non c'è mai stato il problema di mangiare,di cosa mangiare, di dove mangiare, di quando mangiare. Il che toglie molto dell'avventura, ma rende molto piacevole la permanenza. Ecco sull'inglese degli scozzesi, come è noto, bisonga chiedere quasi sempre la cortesia del "repeat please", ma non troverete mai nessuno poco disposto a spiegarsi in modalità più semplici.
Edimburgo
Due giorni ad Edimburgo li consiglio a tutti. Specialmente se come noi arrivate nel periodo del Fringe, un festival di teatro e spettacolo che letteralmente riempie la città. Per gli standard italiani non c'era tanta confusione, ma per gli scozzesi abbiamo capito che era un dramma. L' apertura degli scozzesi ci e stata subito esplicita quando il nostro tassista, con un taxi dal colore improbabilmente rosa (altro che black cabs!) ci offre dalla vaschetta una fragola. Si perché i berryes, tutti i berryes (fragole, mirtilli, more, etc.), saranno presenti sempre e devo dire che sono decisamente buoni! Vale la pena di girare abbastanza per Edimburgo, vi do alcuni spunti che sono stati per me una scoperta: - i cimiteri, aperti anche di notte, da vedere Calton Hill by night - fish and cips di livello bestiale (consiglio Bertie's sul Royal mile) - il castello, sarà il primo di una luuuunga serie - i Princess Street Gardens
Il Fife e Stonehaven
Usciti da Edinburgo...via verso le Higlands! Il primo impatto con le strade scozzesi con quida a sinistra e ricche di "passing place" è interessante... quante figure di m... Piccolo tutorial per l'uso dei passing place per italiani: Le strade scozzesi sono per larga parte monocorsia, ma ogni 500 m circa, c'è una piazzola, il "passing place", funziona così: ogni volta che siete vicini a una piazzola guardate avanti e vedete se c'è un altra macchina, se c'è, buttatevi nella piazzola, ha lei la precedenza..mi raccomando QUELLA DI DESTRA! Fermate obbligatorie: Sant Andrews
Moray Firth
Se volete una strada mortale...andate a Pennan!Ne vale comunque la pena. E magari un giro a gustarvi la prima camminata verso le scogliere: Troup Head (non facile da trovare!) se trovate una fattoria, dovete passarci attraverso. Interessante quanta camomilla ci sia sul sentiero, ma consiglio di usare le mappe free opencyclemaps per orientarsi. Interessante anche un giro a Cullen, ma fermatevi a mangiare in un posto che da fuori non direste ma dentro è veramente molto carino e buono: The Fly Cup. A Elgin, troviamo un nubifragio...peccato la cattedrale sarebbe stata interessante, ma è flooded (allagata).
Da Nairn a Golspie
Tappa molto più densa, la Scozia diventa un pizzico più cruda e più...nordica! Noi abbiamo alloggiato al Beech Tree Lodge, sembra caro per essere fuori mano, ma vale decisamente la spesa e Mark saprà conquistarvi! Da vedere: - Fort George - Culloden battlefield - Clava Cairns - Castello di Urqhart
Da Golspie a Tongue
Tempo molto scozzese ci costringe a fare dribbling sulle fermate, ma comunque riusciamo a vedere Dunrobin Castle con i suoi fantasmi, i suoi rapaci e gufi!.. e poi il mitico Sinclair Castle, che in mezzo a un diluvio, dopo 20 min di cammino, appare su una scogliera. Una vista che non dimenticherò facilmente. Infine il John o' Groats, il punto più a nord del Regno Unito, fa respirare aria di mari del nord (umida).
Da Tongue a Ullapool
I paesaggi sono decisamente più estremi, anche se la solitudine totale non è una prerogativa della Scozia di agosto, ma alcuni punti in cui spingere lo sguardo molto lontano riusciamo a trovarli. Tappa allo Smoo Cave, dove piove che dio la manda e soprattutto dove il fiume sembra fatto di birra! E all' Ardvreck Castle, come sempre sembra di essere in un film.
Da Ullapool ad Applecross
Da giorni sognavo un caffè corto...e attratto dal nome mi sono fermato qui: al The Mountain Coffee Co . Il caffè ristretto era discreto, visto dove eravamo, ma il posto da il senso della frontiera: torte, libri, caffè, mix di tutto un po'...
Forse i due momenti epici sono l'arrivo alla spiaggia di Red Point (vale il viaggio) e la salita e discesa per l'arrivo ad Applecross lungo la famigerata Bealach na Ba Road, che, viste le nostre Alpi non fa tanta tanta paura, ma devo dire che l'incompetenza generale dei guidatori, la guida a sinistra e il sistema dei passing place, qualche ansia la mettono. Applecross è un posto da vedere, e penso che il turismo non lo farà rimanere così a lungo. Consiglio l'Applecross Garden per la sera...atmosfera unica e all'uscita all'imbrunire troverete forse come noi un branco di cervi che indisturbati si avvicinano alla strada.
Da Applecross all’isola di Skie
La vista di Applecross la mattina è spettacolare. Ho seriamente pensato di abbandonare i miei problemi in Italia e starmene li. Serio. Ho titubato quando mi han chiamato dalla macchina. I panorami sono da urlo, e ci trasferiamo all'isola di Skye, la più famosa. Tappa al castello di Dornie.
Skye e la Trotternish Peninsula
Skye non mi sta simpatica. Lo ammetto ha paesaggi incredibili, ma i turisti sono decisamente troppi e qui abbiamo grosse difficoltà a mangiare la sera, bisogna mettersi in coda 2 ore prima a Portree! Consiglio fuori città verso Uig, The Galley, cucina di pesce decisamente abbordabile. Nella giornata conto 11, e dico 11, cambi meteorologici, dall'acquazzone al sole caldo. Visto che abbiamo fortuna affrontiamo la salita all'Old Man of Storr sotto il più forte diluvio da quando siamo in Scozia. I miei compagni di viaggio hanno ovviamente il morale alle stelle.
Skye parte ovest
La parte più a ovest riserva una sorpresa per me che vale il giro: Coral Beach e il faro di Neist Point. Sull'ultimo dovete mettere in conto una certa fatica, discesa e risalita al faro fanno sudare. Panorami incredibili. Infine arriviamo a fine giornata a fare una capatina alla whiskeria più famosa di queste terre "Tallisker": non vale la pena, a meno che non siate degli appassionati. Dico una cosa su tutte: il costo della bottiglia comprato in distilleria è più alto che comprato su Amazon. Questo per me è già indicativo. Detto questo, il whisky assaggiato li ha un fortissimo sapore di affumicato, molto molto particolare.
Road of the isles e Glencoe
Usciamo da Skye, in traghetto, per dirigerci sulle tracce del binario 7 3/4 di Harry Potter: Glenfinnan. Si non ve l'ho detto, ma lo saprete anche voi, Harry Potter da queste parti è un motivo molto molto ricorrente. Dormiamo alla Craiglinnhe House, e devo dire servizio altissima qualità per quanto pagato. Arredamento assolutamente scozzese, molto antico, e colazione spaziale.
Loch Lomond e il Trossachs National Park
Rientriamo verso Edimburgo e i panorami "nordici" lasciano il posto a più civiltà. Ci fermiamo a vedere: il castello di Kilchurn, la St. Conan’s Kirk che sembra un set cinematografico da quanto è particolare e il castello di Doune (set cinematografico della serie "Trono di spade"). Infine arrivo a Stirling, prima città vera dopo giorni, con architetture e ingegnerie moderne e che talvolta non ti aspetti.
da Stirling a Edimburgo
Mattinata al castello di Stirling, che le guide non cag***no molto, ma che invece è un signor castello! Vale la pena anche di attraversare il cimitero, molto suggestivo. E poi ci muoviamo verso Edimburgo, allungando un po' l'itinerario per vedere la Rosslyn Chapel e il Blackness Castle. La cappella di Rosslyn, al di la di tutti i significati massoni, e i riferimenti letterari, è effettivamente affascinante, e il Blackness Castle, proprio perchè non molto affollato, vale la pena anche solo per la vista che ha sulla baia di Edimburgo.
E alla fine...
Dopo 3 mesi riesco finalmente a riordinare le idee e a ricordarmi tutte le emozioni che le coste del nord sempre mi lasciano... Un grande grazie anche ai nostri compagni di viaggio, che ci hanno convinto a "spendere sti quattro schei" e ci hanno fatto da guida, sul serio! Stavolta siamo arrivati quasi ignoranti del luogo!
Consigli di valigia e di abbigliamento
Dipende da che tipo di viaggiatore siete, ma il mio consiglio per la Scozia è di viaggiare con poco, purchè che sia polifunzionale: giacca impermeabile, con interno staccabile in pile che diventa felpa, scarpe impermeabili con suola in vibram (ottime quelle di decathlon!). Ottimo anche un piumino 100 g che si compatta bene in valigia. Come pantaloni, buoni i jeans, tenendo conto che li avrete bagnatini addosso qualche volta, in ogni caso purchè siano qualcosa che si asciuga velocemente al sole o alle bocchette della macchina. In agosto non abbiamo mai avuto problemi di temperatura, ma sono ottime le magliette da escursionismo a mezza manica: occupano poco, si lavano velocemente e si asciugano subito su un termosifone. Read the full article
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MEMO PARIS - RUSSIAN LEATHER - Collezione CUIRS NOMADES - Eau de Parfum -
Frozen cuir. Majesty of Nature. Memories as consolation and soul nourishment. Fragrance is a compass, paves the way, path within the paths, device for wanderers with pockets full of hopes and dreams. •••••
Luoghi Memoria Natura. La fragranza come avventura umana tra esplorazione e scoperta. Nomadi nel mondo, erranti dell’universo anche da fermi, stanziali osservatori dediti al vagabondaggio della mente. Siamo in viaggio, da sempre, la fragranza è una bussola che spinge in ogni direzione, medium e interprete di fughe ed eclissi. Nel viaggio scopri il vero senso della vita, apertura, conoscenza, consapevolezza, senza limite e conclusione. La meta non conta, non è che il riverbero di un’illusione. Trovata. Scompare.
CUIRS | CAPITOLO VI
Dove cercare e comprendere la nota cuoio nella sua più ampia e coinvolgente declinazione se non da Memo Paris? Essenza di riferimento nelle composizioni della collezione Cuirs Nomades, le dieci fragranze sono affreschi olfattivi che intrecciano territori, esperienze, ricordo vivido del viaggio.
L'accordo cuoio diventa così sostegno per una descrizione più profonda e variegata del luogo, un percorso che spazia in differenti latitudini del globo, ne attraversa l'essenza catturandone la complessa fisionomia, per restituire e replicare all'infinito il suo carattere odoroso.
Il cuoio nomade di Memo Paris è vissuto, è una vecchia valigia compagna da sempre del tuo peregrinare, è un cuoio trasformista, velo o scudo, che racconta lealmente ciò che ha incontrato. Mettersi in cammino con Russian Leather è come inoltrarsi in un orizzonte onirico, un'avventura nella tundra piana e innevata, attraversare le foreste di conifere della taiga siberiana dove gelo e silenzio mordono l'aria. Alienor Massenet ha concertato un fougère sferzante di balsamico appeal, verde boschivo dei paesaggi nordici e spezie corroboranti, basilico, rosmarino, salvia sclarea, coriandolo, lavandino, noce moscata, menta, infondono energia e coraggio per affrontare temperature rigidissime. La nuance cuoio è appena percettibile, come di stivali affondati nella coltre nevosa, accentata dalla sfumatura resinosa degli aghi di pino e sospesa tra acuti sentori legnosi di cedro e guaiaco. Infine patchouli e tonka affiorano, come luce calda e improvvisa oltre la cortina gelida, forse la pace nella dacia di Pasternak, il suo samovar e fuori i lupi, ad ululare alla luna. Un cuoio selvatico e silvestre. Unico. Creata da Alienor Massenet. Splendidi come sempre i flaconi laccati con illustrazioni dedicate e finiture dorate. Eau de Parfum nel formato 75 ml. In profumerie selezionate e nelle boutique Campomarzio70 anche online
©thebeautycove
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Dalle calde isole del Mediterraneo alle uggiose brughiere dei paesi nordici l'erica fiorisce in ben 500 modi diversi, donando ad ogni luogo paesaggi suggestivi e leggende incantate.
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Un grembiule fiorito
Da Marimekko la natura è sempre protagonista assoluta. Fonte d’ispirazione principale anche per le stampe apparentemente più astratte, declina la bellezza dei paesaggi nordici in irresistibili esplosioni di colore. Con la solita abbondanza di vocali e consonanti, Ruukku di Maija Isola propone un movimentato mare di fiori dallo stile istintivo e festoso. Il grembiule Ruukku riprende questo…
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Azienda Agricola Bisceglia
Su un piccolo apprezzamento, in uno degli scorci più suggestivi del Gargano, Giovanni Bisceglia ha deciso di dedicarsi al mantenimento degli antichi uliveti e raccogliere l’eredità della sua famiglia per meglio valorizzare la produzione dell’ “oro verde” del Mediterraneo, uno dei frutti più importanti per l’alimentazione. Il nostro Olio Olio extravergine di oliva 100% Italiano, ottenuto esclusivamente dalla varietà di Ogliarola Garganica. Realizzato tramite un metodo di esclusione del nocciolo dalla frangitura, è il prodotto estratto dalla sola polpa di oliva, ottimo per chi cerca un sapore più puro, genuino e di alta qualità. All'olfatto si presenta fruttato/medio contraddistinto da profumi verdi che rimandano alla mandorla e all'erba falciata. Al palato dà un sapore delicato ed equilibrato con lievissime sensazioni di piccante. Il legame con la propria terra, la tradizione, il rispetto della natura: sono queste le motivazioni che hanno spinto il figlio Pasquale a prendere in mano le redini dell’attività. Con dedizione e passione, segue personalmente tutte le fasi di lavorazione: dalla potatura alla raccolta, dalla macinatura al consumo. Un sogno nato in una masseria costruita agli inizi del 1900, e che si è tramandata per generazioni, quando l’intera famiglia si riuniva per la raccolta delle olive, in una festa animata da canti popolari per condividere uno dei momenti più belli dell’anno, la raccolta delle olive. Ogni goccia d’olio racchiude in sé una vera e propria sfida tesa a dimostrare come la terra sia espressione tangibile di un territorio e della sua storia. Da allora ad oggi nell’ottica del rispetto del territorio e nell’ambiente abbiamo portato avanti un processo di innovazione e da qualche anno possiamo pregiarci del riconoscimento come azienda Biologica. Le nostre terre si trovano nella Valle Vignanotica, direttamente orientati verso il sole del mezzogiorno, tra Mattinata e Vieste nel Parco del Gargano in Puglia. Non c’è un giorno all’anno che la flora non mostri colori di una qualche fioritura. Il Gargano, un percorso attraverso paesaggi strani, a volte fuori posto, dai boschi nordici con tutte le tonalità del verde, passando per pianure estese con belle coltivazioni che pare siano disegnate col righello. Poi spiagge di sabbia fine o sassi tondi cosi levigati dal tempo che sembrano morbidi, fino alla cruda e arida roccia grigia che si riversa nei fondali di un mare in mille colori.
Indirizzo: Via G. Tancredi, 1 71030 Mattinata (FG) Telefono: Tel. +39 0884559332 +39 3494170073 Email: [email protected] Social: https://www.facebook.com/aziendabiobisceglia.giovanni Website: https://www.oliobisceglia.com/ SCHEDA TECNICA DETTAGLI OLIO 2020 Nome olio Olio Bisceglia Cultivar Ogliarola Garganica Località provenienza olive Mattinata, Vieste Tipo di Frangitura Ciclo continuo Acidità 0.21 Perossidi 9 Polifenoli 84 Litri di olio prodotto 30.000 Sistema di qualità Bio Read the full article
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C’è una nuova meta in Scozia, che sta rubando la scena ai posti classici come Edimburgo o l’Isola di Skye, entrambi da sempre molto popolari tra i turisti internazionali: Assynt, per il suo fascino escursionista, sta attirando l’attenzione a aumentando i visitatori in modo esponenziale. Assynt, Assynt, Ph. 1111IESPDJ (iStock) Un luogo tra montagne e costa lasciato ancora incontaminato, con una popolazione di circa 1000 abitanti, dove potrete incontrare anche qualche cervo lungo il vostro cammino. Uno dei punti focali è il percorso della North Coast 500: nulla è paragonabile alla libertà che si prova qui. Strade secondarie senza fine, ampi tracciati tortuosi e percorsi misteriosi attraverso alcuni dei più splendidi paesaggi costieri della Scozia. Un tragitto panoramico lungo circa 830 chilometri che inizia nella città settentrionale di Inverness estendendosi lungo la costa occidentale fino a Applecross e poi a nord, verso le animate cittadine di Torridon e Ullapool. Da qui esplorerete alcuni dei punti più nordici della Scozia continentale, passando da Caithness e John o’ Groats, per poi dirigervi nuovamente verso sud, attraversando Dingwall e tornando infine a Inverness. Sul sito web vi sono numerosi esempi di itinerari da percorrere, insieme a luoghi da visitare, ristoranti e consigli per dormire, oltre alla sua storia raccontata da Tom Campbell, il suo creatore. Sebbene Assynt sia una piccola parte dello splendore della Scozia, l’impatto che ha avuto è stato davvero notevole e si è dovuta adeguare a proporre alternative interessanti. North Coast 500, Ph. 1111IESPDJ (iStock) Hige Life Highland, un’associazione benefica che gestisce il turismo, offre passeggiate guidate: i trek gratuiti sono proposti due volte alla settimana e durano da poche ore a un’intera giornata. Nonostante siano sempre stati parte integrante della storia di questo paese, hanno avuto un’impennata solo dopo che è stata ri-lanciata la North Coast 500: ora per prenotare bisogna arrivare con qualche settimana di anticipo. Tra le camminate più belle, si segnala quella vetta velata dalle nuvole di Suilven, alta poco più di 700 metri, ma anche la più impegnativa: il viaggio dura più di sette ore, inizia a Lochinver e porta gli escursionisti lungo strade rocciosi e laghi inespugnati tra gabbiani e orchidee viola e rosa; ci vuole un po’ di adrenalina per arrampicarsi sulle rocce, ma lo sforzo sarà ripagato dalla meravigliosa vista su tutta la costa. “Non c’è modo migliore per apprezzare la bellezza di Assynt che a piedi”, racconta Ken Keith, guida escursionistica che vive nelle Highlands settentrionali sulla costa occidentale del paese: se volete arrivare già pronti, lui è il guru dei tour targati Wilderness Scotland. Non vi resta che organizzare! Suilven Ph. lucentius (iStock) https://ift.tt/32fGzs0 La costa di Assynt è la nuova destinazione cool della Scozia C’è una nuova meta in Scozia, che sta rubando la scena ai posti classici come Edimburgo o l’Isola di Skye, entrambi da sempre molto popolari tra i turisti internazionali: Assynt, per il suo fascino escursionista, sta attirando l’attenzione a aumentando i visitatori in modo esponenziale. Assynt, Assynt, Ph. 1111IESPDJ (iStock) Un luogo tra montagne e costa lasciato ancora incontaminato, con una popolazione di circa 1000 abitanti, dove potrete incontrare anche qualche cervo lungo il vostro cammino. Uno dei punti focali è il percorso della North Coast 500: nulla è paragonabile alla libertà che si prova qui. Strade secondarie senza fine, ampi tracciati tortuosi e percorsi misteriosi attraverso alcuni dei più splendidi paesaggi costieri della Scozia. Un tragitto panoramico lungo circa 830 chilometri che inizia nella città settentrionale di Inverness estendendosi lungo la costa occidentale fino a Applecross e poi a nord, verso le animate cittadine di Torridon e Ullapool. Da qui esplorerete alcuni dei punti più nordici della Scozia continentale, passando da Caithness e John o’ Groats, per poi dirigervi nuovamente verso sud, attraversando Dingwall e tornando infine a Inverness. Sul sito web vi sono numerosi esempi di itinerari da percorrere, insieme a luoghi da visitare, ristoranti e consigli per dormire, oltre alla sua storia raccontata da Tom Campbell, il suo creatore. Sebbene Assynt sia una piccola parte dello splendore della Scozia, l’impatto che ha avuto è stato davvero notevole e si è dovuta adeguare a proporre alternative interessanti. North Coast 500, Ph. 1111IESPDJ (iStock) Hige Life Highland, un’associazione benefica che gestisce il turismo, offre passeggiate guidate: i trek gratuiti sono proposti due volte alla settimana e durano da poche ore a un’intera giornata. Nonostante siano sempre stati parte integrante della storia di questo paese, hanno avuto un’impennata solo dopo che è stata ri-lanciata la North Coast 500: ora per prenotare bisogna arrivare con qualche settimana di anticipo. Tra le camminate più belle, si segnala quella vetta velata dalle nuvole di Suilven, alta poco più di 700 metri, ma anche la più impegnativa: il viaggio dura più di sette ore, inizia a Lochinver e porta gli escursionisti lungo strade rocciosi e laghi inespugnati tra gabbiani e orchidee viola e rosa; ci vuole un po’ di adrenalina per arrampicarsi sulle rocce, ma lo sforzo sarà ripagato dalla meravigliosa vista su tutta la costa. “Non c’è modo migliore per apprezzare la bellezza di Assynt che a piedi”, racconta Ken Keith, guida escursionistica che vive nelle Highlands settentrionali sulla costa occidentale del paese: se volete arrivare già pronti, lui è il guru dei tour targati Wilderness Scotland. Non vi resta che organizzare! Suilven Ph. lucentius (iStock) C’è una nuova meta in Scozia, che sta rubando la scena ai posti classici come Edimburgo o l’Isola di Skye: Assynt e il suo fascino escursionista.
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Alla base dei Ringarë c’è prima di tutto una maturità di formazione in decine e decine di band, il ché significa implicitamente una maturità anagrafica. Una maturità tale che ad un certo punto della propria vita vuole togliere dal proprio songwriting tutti quegli orpelli, influenze e dettagli che hanno proprio ampliato e diversificato i propri ascolti nel tempo.
Con Under a Pale Moon si torna agli esordi di qualsiasi ascoltatore di black metal. Ci si dirige verso gli album di debutto di chi debuttò in quella scena nei primi anni ’90 e, soprattutto, in Norvegia. Riff semplici, accompagnati da sintetizzatori analoghi, composizioni basate esclusivamente sulla creazione di un’atmosfera ormai persa nel tempo. Il processo evocativo è simile a quello che abbiamo recentemente visto in Vargrav, mettendo in scena il primo blackmetal melodico, a tratti sinfonico ma sempre contestualizzato all’essenzialità degli hardware; nessuna orchestra né tantomeno le derivazioni gothic della seconda metà degli anni ’90 troverete. Tutte le tracce raccontano storie senza eroi e senza epica, descrivono la natura fredda e brulla di paesaggi notturni e nordici. Ci sono echi di Frost degli Enslaved (soprattutto nell’uso delle tastiere) ma anche degli Ancient di Trolltaar; le citazioni e i ricordi più vividi sono orientati verso i primi due capolavori dei Dimmu Borgir e i demo degli Emperor. Rimangono fuori, grosso modo, i grandi pionieri come Darkthrone, Burzum, Immortal, Gorgoroth per via delle rispettive sonorità ben connotate; ma questo ci fa anche capire che il perimetro ben delineato all’interno del quale si muove questa ricerca è proprio un altro.
(08-03-2019) 01. Under a Pale Moon 02. Sorrow Under Starry Sky 03. In Nocturnal Agony 04. Through Forest And Fog
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Lo specchio della natura. L'Olanda del Seicento
Lo specchio della natura. L'Olanda del Seicento La scissione dell'Europa in protestante e cattolica influì anche sull'arte di una piccola regione come i Paesi Bassi. Le province settenrionali dei Paesi Bassi erano insorte contro i dominatori cattolici spagnoli, e la maggior parte degli abitanti delle ricche città mercantili aveva aderito alla fede protestante. Questi mercanti protestanti, erano più vicini nel loro atteggiamento, ai puritani inglesi, devoti, laboriosi, parsimoniosi e, perlopiù, avversi al fasto dell'arte meridionale. I borghesi olandesi del Seicento non accettarono maii il barocco schietto che dominava nell'Europa cattolica. In architettura preferivano una maggiore sobrietà. Quando verso la metà del XVII secolo, i cittadini di Amsterdam decisero di erigere un grande municipio che riflettesse l'orgoglio e le conquiste della loro nazione appena sorta scelsero un modello che, è semplice di linea e quanto mai parco nelle decorazioni.
Jacob Van Campen. Il Palazzo Reale di Amsterdam. 1648
In pittura l'effetto della vittoria protestante fu ancora più profondo e gravido di conseguenze. Tanto in Inghilterra, quanto in Germania, la professione di pittore cessò addirittura di attirare gli uomini di talento. Del resto nei Paesi Bassi, essi avevano dovuto limitarsi a lavori privi di riferimenti religiosi. In una comunità protestante poteva sussistere quasi soltanto la ritrattistica. Molti mercanti facoltosi volevano tramandare le loro sembianze ai posteri, molti degni borghesi, eletti borgomastri o consiglieri, volevano venir rappresentati con le insegne del loro grado. Nella vita delle città olandesi esistevano molti comitati locali e consigli di amministrazione di notevole importanza, che seguivano il lodevole costume di farsi fare il ritratto di gruppo da appendere nelle sale in cui l'eletta compagnia si riuniva.Il primo eminente maestro della libera Olanda, Frans Hals (1580-1666), fu così costretto a condurre una precaria esistenza. Apparteneva alla stessa generazione di Rubens; i suoi genitori avevano abbbandonato le Fiandre perché protestanti, stabilendosi nella propria città olandese di Haarlem. In vecchiaia (superò l'ottantina), gli venne accordato un misero sussidio dall'ospizio municipale, al cui consiglio d'amministrazione fece un ritratto collettivo.
Frans Hals. Banchetto degli ufficiali della Compagnia militare di San Giorgio. 1616
La figura, che rappresenta un'opera che si situa press'a poco all'inizio della carriera artistica di Frans Hals, mostra il piglio e l'originalità con cui egli intraprendeva questo tipo di lavori. I cittadini delle orgogliose e indipendenti città dei Paesi Bassi dovevano prestare un servizio militare solitamente al comando dei borghesi più abbienti. Era tradizione, onorare gl ufficiali di tali milizie, una volta che questi avessero adempiuto il loro dovere, con un sontuoso banchetto, e divenne costume immortalere queste feste in grandi quadri. Hals, fin dalle sue prime opere, seppe rendere lo spirito della festosa occasione e fu in grado di conferire vivacità a un gruppo così cerimoniale pur senza trascurare l'obiettivo di raffigurare ognuno dei dodici membri presenti, e lo fece in modo così convincente che ci sembra di averli conosciuti di persona: dall'imponente colonnello che siede a capotavola alzando il suo bicchiere fino al givane portainsegne sul lato opposto. Possiamo apprezzare ancora di più la sua maestria quando osserviamo uno dei magnifici ritratti che peraltro fruttarono così poco a Hals e alla sua famiglia.
Frans Hals. Pieter van der Broecke. 1633
A paragone dei ritratti anteriori sembra quasi un'istantanea. A paragone dei ritratti anteriori sembra quasi un'istantanea, Ci par di conoscere questo Pieter van den Broecke, un vero capitano d'industria secentesco. fissandolo per sempre sulla tela. Il modo stesso in cui Hals maneggia il pennello e tratta i colori ci fa capire come egli abbia còlto al volo un momento fuggevole. I ritratti anteriori sono dipinnti con visibile pazienza e, a volte, sentiamo che il modello deve aver posato a più riprese mentre il pittore aggiungeva un particolare all'altro. Ma Hals non voleva che il modello fosse stanco o annoiato. Ci par di vedere la sua pennellata rapida e abile evocare un'immagine di capelli arruffati o una manica spiegazzata, con ppochi tocchi di colore scuro o chiaro. Certo l'impressione di Hals ci dà (uno sguardo di sfuggita capace di cogliere uno stato d'animo o un movimento caaratteristico) non avrebbe mai potuto essere raggiunta senza uno sforzo ben calcolato. Il ritratto, per quanto non sia simmetrico come spesso lo erano quelli anteriori, non è affatto sbilenco. Hals sapeva ottenere un effetto equilibrato senza seguire apparentemente alcuna regola. I pittori dell'Olanda protrestante, per il ritratto, a differenza dei maestri medievalie rinascimentali, dovevano prima dipingere i loro quadri e poi tentare di trovare il compratore. Ma era una libertà conquistata a caro prezzo. Infatti, l'artista doveva affrontare un padrone ancora più tinnico: il pubblico degli acquirenti. O andava a vendere i suuoi lavori nei mercati e nelle fiere, o doveva affidarsi a intermediari, a mercanti di quadri che lo esoneravano da quel fastidio ma volevano comprare a prezzi bassissimi per poter rivendere con profitto. Inoltre la concorrenza si faceva serrata, e l'unica opportunità che i maestri monori avessero di farsi un nome consisteva nella specializzazione in un certo ramo o genere di pittura. Allora, come oggi, il pubblico voleva rendersi conto di ciò che comprava. Così avvenne che le tendenze alla specializzazione, cominciata nei paesi nordici del Cinqueccento, giunse a estreme conseguenze nel Seicento. Alcuni dei pittori più mediocri si accontentarono di sfornare l'uno dopo l'altro quadri dello stesso genere. Ed è vero che, così facendo, portarono talvolta il loro mestiere a un punto di perfezione che non si può non ammirare, diventando veri e propri specialisti. I pittori di pesci sapevano rendere il guizzo argentato delle scaglie umide con un virtuosismo che molti maestri di fama universale potrebbero individuare; e i pittori di marine divennero non solo abilissimi nel dipingere nuvole e onde, ma così esperti nella descrizione delle navi con tutte le loro attrezzature particolari che certi quadri sono considerati oggi documenti di valore storico sul periodo dell'espansione anglo-olandese sui mari.
Simon de Vlieger. Nave da guerra olandese e altri vascelli nella brezza. 1640-1645
Alla figura, il quadro di uno dei più vecchi specialisti di marine, Simon de Vlìeger (1601-1653), ci mostra come questi artisti olandesi riuscissero a esprimere l'atmosfera del mare con mezzi mirabilmente semplici e modesti. Furono i primi nella storia dell'arte a scoprire la bellezza del cielo. Bastava un frammento della realtà così come essa appariva ai loro occhi, e ne traevano un quadro non meno interessante dell'illustrazione di un racconto eroico o di un soggetto comico. Uno dei primi fra questi scopritori fu Jan van Goyen (1596-1656) dell'Aja, press'a poco della stessa generazione del paesaggista Claude Lorrain. E' interessane paragonare uno dei famosi paesaggi di Lorrain, la visione nostalgica di una terra di serena bellezza, con la semplice e schietta pittura di Van Goyen.
Jan van Goyen. Mulino sul fiume. 1642
Invece di templi solenni, l'olandese dipinge un familiare mulino a vento; invece di seducenti radure, un monotono tratto della sua terra. Ma Van Goyen sa trasformare questa scena banale in una visione di riposante bellezza. Trasfigura i motivi più noti e spinge il nostro sguardo in una loontananza nebulosa, dandoci l'impressione di essere nel luogo ideale per godere la luce vespertina. Sappiamo come le invenzioni di Claude affascinassero la fantasia degli ammiratori inglesi. Un paesaggio o un giardino che richiamassero alla loro menta Claude, lo definivano "pittoresco", simile cioè a una pittura. Ci siamo in seguito abituati a usare questa parola per designare non solo castelli in rovina e tramonti ma anche semplici cose come barche a vela e mulini a vento e, lo facciamo perché questi motivi ci ricordano non le pitture di Claude, bensì quelle di maestri come Vlieger e Van Goyen. Sono stati loro a vedere il "pittoresco" in una semplice scena. Il più grande pittore d'Olanda, fu Rembrandt Rijn (1606-1669), appartenente alla generzione successiva di Frans Hals e Rubens, di sette anni più giovane di Van Dyck e di Velàzquez. Sentiamo di conoscere Rembrabdt più intimamente degli altri grandi maestri poiché egli ci ha lasciato una mirabile testimonianza della sua vita: una serie di autoritratti che vanno dai tempi della giovinezza, quando era un maestro alla moda, coronato dal successo, fino alla vecchiaia solitaria che il volto che traduce il dramma del fallimento ed esprime la volontà indomta di un uomo veramente grande. Sono autoritratti che compongono un'incomparabile autobiografia, Rembrandt nacque nel 1606, figlio di un facoltoso mugnaio della città unversitaria di Leida. Si iscrisse all'univeristà, ma presto abbandonò gli studi per diventare pittore.Alcuni dei suoi primi lavori vennero grandemente lodati dai dotti contemporanei, e a venticinque anni egli lasciò Leida per il popoloso centro commerciale di Amsterdam. Fece una rapida carriera come ritrattista, sposò una ragazza ricca, comprò una casa, collezionò opere d'arte e rarità lavorando senza posa. Quando, nel 1642, morì la prima moglie, egli ne ereditò il conssiderevole patrimonio, ma la sua popolarità andò declinando, si indebitò e quattordici anni dopo i creditori vendettero la sua casa e misero all'asta la sua collezione. Solo l'aiuto della seconda moglie e del figlio lo salvò dalla completa rovina. D'accordo con essi egli entrò ufficialmente come impiegato nella loro ditta per il commercio degli oggetti d'arte, e così creò gli ultimi capolavori. Ma i suoi due fedeli compagni gli premorirono e quando anch'egli si spense nel 1669 non lasciò altre eredità che qualche vecchio vestito e gli strumenti del mestiere.
Rembrandt. Autoritratto 1655-1658
La figura mostra il volto di Rembrandt negli ultimi anni. Si osservava allo specchio con assoluta sincerità. ed è per tale sncerità che tralasciamo di portare in causa la sua bellezza o il suoo aspetto. E' il volto di un vero essere umano. Non v'è traccia di posa o vanità: c'è solo lo sguardo penetrante del pittore che scruta le proprie fattezze, pronto sempre a imparare qualcosa di nuovo intorno ai segreti del volto umano. Senza questa profonda comprensione Rembrandt non avrebbe potuto creare i suoi grandi ritratti, come per esempio quello del suo protettore e amico Jan Six, che divenne in seguito borgomastro di Amsterdam.
Rembrandt. Jan Six. 1654
Rembrandt pare sempre che ci mostri la persona nel suo complesso. Come Hals, egli simcompiaceva del proprio virtuosismo, dell'abilità con cui riusciva a rendere il luccichio dell'oro e il gioco della luce sul colletto. Rivendicava il diritto dell'artista di dichiarare che un quadro era finito "quando aveva raggiuntto lo scopo" e così lasciò la mano nel guanto appena abozzata. Ci pare di conoscere quest'uomo. Abbiamo visto altri ritratti di grandi maestri, memorabili per il modo in cui esprimono il carattere di una persona e la sua carica. Ci convincono ci restano impressi, ma sentiamo che rappresentano solo un aspetto del complesso essere umano. Nei ritratti di Rembrandt, ci sentiamo di fronte a veri e propri esseri umani, ne percepiamo il calore, il bisogno di affetto e anche la soiltudine e le sofferenze. Quegli occhi sagaci, attenti dei suoi autoritratti sembrano mettere il cuore a nudo. Rembrandt pareva possedere ciò che i greci chiamavano il "lavorio dell'anima". Come Shakespeare, sembra essere penetrato nella più segreta intimità di ogni tipo umano, arrivando a intuire il comportamento di ognuno nelle più diverse situazioni. E' questo dono che rende le sue illustraziioni bibliche così diverse da tutto quuanto era stato fatto prima di lui. Protestante devoto, Rembrandt dovette leggere e rileggere la Bibbia. Penetrò nello spirito degli episodi e tentò di immaginarseli come dovevano essere apparsi e come i personaggi dovevano essersi mossi e atteggiati. In un disegno in cui Rembrandt illustrò la parabola del servo malvagio, vediamo il padrone il giorno del rendiconto, e vicino a lui il contabile intento a controllare i debiti su un grosso libro mastro. Dal contegno del servitore comprendiamo che non può pagare: ha la testa bassa e la mano che fruga disperatamente in fondo alla tasca. Per esprimere il rapporto che legs fra loro questi tre personaggi, l'indaffarato contabile, il padrone dignitoso, il servo colpevole, bastano pochi tratti di penna.
Rembrandt. Riconciliazione di Davide e Assalonne. 1642
Non è mai retorico, la figura mostra uno dei suoi quadri di argomento biblico, un episodio che in precedenza non era stato quasi mai rappresentato: la riconciliazione fra re Davide e il figlio malvagio, Assalonne. Leggendo l'Antico Testamento e tentando di raffigurarsi re e patriarchi di Terra Santa, Rembrandt pensava agli orientali che aveva avuto occasione di vedere nel ricco porto di Amsterdam. Ecco perché vestì Davide come un indiano o un turco, con un gran turbante, e diede ad Assalonne una ricurva spada orientale. Il suo occhio di pittore fu attratto dallo splendore di quei costumi e dall'opportunità che essi gli offrivano di mostrare il gioco della luce sul tessuto prezioso, e lo scintillio dell'oro e dei gioielli. Rembrandt fu maestro quanto Rubens o Velàzquez nel rendere la brillante preziosità delle superfici. A una prima occhiata molte sue pitture sembrano tutte di una tonalità marrone cupo, sono proprio i toni scuri a far risaltare con maggior forza, per contrasto, alcuni colori accesi e splendenti. Però Rembrandt non usò mai cime fine a sé stessi questi affascinanti effetti di luce e ombra, ma se ne servì sempre per accentuare la drammaticità della scena. Cosa poteva riuscire più commovente del gesto del giovanne principe, nel suo superbo abbigliamento, che affonda il viso nel petto del padre, o di re Davide che accetta con tranquilla mestizia la sottomissione del figlio? Anche senza vedere il volto di Assalonne sentiamo ciò che egli deve provare. Rembrandt non fu solo grande pittore ma anche incisore. La sua tecnica era l'acquaforte, che gli consentiva un lavoro più sciolto e rapido di quello a bulino. Invece di scalfire faticosamente la superficie della lastra di rame, l'artista la ricopre con cera e disegnandovi sopra con un ago, apporta la cera e mette a nudo il rame. Basterà poi chhe immerga la lastra in un acido che corroda il rame là dove è stata tolta la cera e il disegno si trasferirà sulla lastra, che potrà venire usata per la stampa come un'incisione. L'unico modo per distinguere un'acquaforte da un'incisione sta nell'esame delle linee.
Rembrandt. Predica di Cristo. 1652
La figura mostra una delle acqueforti di Rembrandt, un'altra scena biblica. Cristo sta predicando, i poveri e gli umili si sono raccolti attorno a lui per ascoltare. Questa volta Rembrandt ha cercato i modelli nella sua città. Aveva vissuto a lungo nel quartiere ebraico di Amsterdam, studiando l'aspetto e i vestiti degli ebrei per poterli introdurre nelle storie sacre. Eccoli seduti o in piedi, accalcandosi, intenti gli uni a raccogliere, rapiti, la parola divina, che gli altri a meditarne il significato, mentre altri ancora, come l'uomo grasso dietro Gesù, sono scandalizzati dai suoi attacchi contro i farisei. Come altri artisti del suo tempo, Rembrandt aveva assimilato il messaggio di Caravaggio, di cui aveva consciuto l'opera tramite gli imitatori olandesi. Come Caravaggio, più della bellezza e dell'armonia egli apprezzava la verità e la sincerità. Cristo aveva predicato ai poveri; agli affamti e agli afflitti: la povertà, la fame e le lacrime non sono belle. Certo tutto dipende da ciò che si intende per bello. Un bambino spesso trova più bello delle fattezze di una diva dello schermo il volto buono e rugoso della nonna. Il macilento vecchio nell'angolo destro dell'acquaforte, accosciato, che tenendo una mano davanti al volto guarda in alto con espressione assorta, è una delle figure più belle che mai siano state disegnate. L'atteggiameno anticonformista di Rembrandt ci fa dimenticare, con quale sapienza e abilità artistica egli disponga i suoi gruppi. Nella potrebbe essere meglio equilibrato della folla che fa cerchio intorno a Gesù pur stando a rispettosa distanza. In questa sua arte di distribuire una folla in gruppi apparentemente casuali eppure perfettamente armoniosi, Rembrandt deve assai alla tradizione dell'arte italiana che egli non sottovalutava affatto. La figura di Renbrandt è tanto importante in tutti i rami dell'arte olandese che nessun altro pittore del'epoca può stargli a confronto. Parecchi seguirono la tradizione dell'arte nordica, riproducendo la vita del popolo in gaie e schiette pitture. Ricordiamo che tale tradizione risale a certe miniature medievali, che venne ripresa da Bruegel, la cui abilità pittorica e la cui conoscenza della natura umana si dispiegano nelle scene vivaci tratte dalla vita rustica. Nel Seicento l'artista che portò alla perfezzione questo filone fu Jan Steen (1626-1679), genero di Jan van Goyen. Steen non riusciva a vivere con i suoi proventi di pittore, e per guadagnare faceva l'oste. Avendo l'opportunità di osservare la gente in baldoria, arricchiva la sua riserva di tipi comici.
Jan Steen. Festa per un battesimo. 1664
La figura mostra una gaia scena di vita popolare: un battesimo. Si vede una stanza accogliente: un'alcova con il letto dove è stesa la madre e amici congiunti che si affollano attorno al padre con in braccio il bambino. Vale la pena di osservare i vari tipi e il loro modo di fare festa; ma, una volta esaminati tutti i particolari, non dimentichiamo di ammirare l'abilità con cui l'artista ha fuso nel quadro i vari episodi. Una mirabile creaione pittorica è la figura in primo piano, vista di shiena, i cui allegri coloro hanno un calore e una pastosità difficili da dimenticare se si sono visti nell'originale. Spesso si associa l'arte secentesca olandese all'umore gaio e al gusto di vivere che troviamo nei quadri di Jan Steen. Esistono però in Olanda altri artisti il cui stato d'animo è assai diverso, più vicino a quello di Rembrandt. Il rappresentante più illustre è un altro "specialista", il paesaggista Jacob van Ruisdael (1628-1682). Van Ruisdael aveva circa la stessa età di Jan Steen. Quando divenne adulto erano già famose le opere di Jan van Goyen e anche quelle di Rembrandt, che fatalmente avrebbero influenzato il suo gusto e la scelta dei suoi temi. Durante la prima metà della vita dimorò nella bella città di Haarlem, separata dal mare da una distesa di dune boscose. Egli amò approfondire l'effetto del chiaroscuro sugli alberi di quelle regioni, contorti e flagellati dalle intemperie, e si andò sempre più specializzando in pittoresche scene di bosco.
Jacob van Ruisdael. Stagno circondato da alberi. 1665-1670
Diventò un maestro nel dipingere nuvole fosche, la luce vespertina sommersa dalle ombre, castelli siruti e impetuosi ruscelli, fù lui a scoprire la poesia del paesaggio nordico su per giù come Claude Lorrain aveva scoperto la poesia della natura italiana. Forse nessun artista, prima, si era sforzato come lui di esprimere i propri sentimenti e gli stati d'animo attraverso le immagini di natura. Riflettendosi nell'arte, la natura riflette sempre la mente dell'artista, la sua predilezione; i sui gusti e, quindi, il suo stato d'animo. Questo, rende tanto interessante il ramo più "specializzato" dell'arte olandese, il ramo della natura morta. Le nature morte mostrano in genere belle caraffe piene di vino, e frutta appetitosa, o altre leccornie piacevolmente disposte su bella porcellana. Ma sono qualcosa di più semplici evocazioni delle gioie della tavola: gli artisti erano liberi di scegliere gli oggetti che preferivano dipingere, disponendoli sul desco secondo la loro fantasia: ed ecco che quegli oggetti si tramutavano in un mirabile campo sperimentale per i problemi specifici della pittura. Willem Kalf (1619-1693), amava studiare il modo con cui la luce viene riflessa e rifratta dal vetro colorato. Studiò armonie e contrasti di colori e orditi, tentando di ottenere sempre nuovi accordi fra sontuosi tappeti persiani, splendente porcellana, frutta dall'accesa policromia e metallo lucente
Willem Kalf. Natura morta con corno per bere della gilda degli arcieri di San Sebastiano, aragosta e bicchieri. 1653
Questi specialisti cominciavano a dimostrare che il soggetto nel quadro è molto meno importante di quanto non sembri. Il pittore di una scena biblica vuole che si capisca la scena perché si apprezzi l'immagine che egli ne ha tratto. Ma come esiste grande musica senza parole, così esiste grande pittura senza un soggetto importante. A questa scoperta si erano inconsciamente avviati gli artisti del Seicento, che avevano intuito la pura bellezza del mondo visibile, gli specialisti olandesi che, passando la vita a dipingere lo stesso genere di soggetto, avevano finito col dimostrare che il soggetto è di secondaria importanza. Il più importante di questi maestri appartenne alla generazione successiva a Rembrandt. Fu Jan Vermeer van Delft (1632-1675), Non fece molti quadri in vita sua, e pochi di essi rappresentano scene importanti. Si tratta di figure semplici nella stanza di una tipica casa olandese. Altri quadri mostrano una figura soltanto, intenta a una semplice occupazione, una donna che versa il latte
Jan Vermeer. La lattaia. 1660
La pittura "di genere" ha ormai perso con Vermeer l'ultima traccia di bizzarria; le pitture di Vermeer sono vere pitture morte con esseri umani. Ma pochi tra coloro che hanno avuto la fortuna di vedere l'originale potranno negare chhe esso abbia del miracoloso. Uno di questi tratti miracolosi si può, se non spiegare, forse descrivere. E' il modo con cui Vermeer raggiunge una completa e faticosa esattezza nella rappresentazione dei tessuti, dei colori e delle forme senza che il quadro appaia mai travagliato o duro. Come un fotografo che si sforzi dii ottenere i forti contrasti degli oggetti senza offuscarne le forme, così Vermeer ammorbidì i contorni pur mantenendo l'effetto di solidità e fermezza. I suoi quadri, ci fanno vedere con occhi nuovi la bellezza tranquilla di una scena consueta, comunicandoc l'emozione che l'artista provò mentre osservava come i fotti di luce, entrado dalla finestra, ravvivassero il colore di un panno.
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