#ottieni
Explore tagged Tumblr posts
loredanamerighii · 9 months ago
Text
Tumblr media
1 note · View note
deathshallbenomore · 2 months ago
Text
Tumblr media Tumblr media
sono già affaticata ma confido nella mia pluriennale esperienza con la palestra sanremo
15 notes · View notes
anitalianfrie · 8 months ago
Text
BEZ PODCAST EPISODE!!!!!!
3 notes · View notes
montag28 · 2 years ago
Text
È giugno da due giorni e mezzo. Dopo un maggio passato ad annaspare, tra diluvi veri e metaforici che portano le cose sott’acqua, ecco che giugno mi riporta le emozioni - o com’è che si chiamano, queste cose - a galla, alla luce. A qualunque cosa servano, queste cose. Anche e soprattutto se non servono a niente: se non a ricordarmi che le possiedo, che loro ci sono, che ci sono io.
4 notes · View notes
zibaldone-di-pensieri · 1 month ago
Text
Voglio essere un villain ❤️‍🔥
1 note · View note
mineestellepolari · 3 months ago
Text
Più pretendi, più ottieni..
83 notes · View notes
eropaola · 9 months ago
Text
La chiamano Sehnsucht e dicono che ogni uomo ne sia affetto. E’ un sentimento simile allo struggimento, un desiderio dolente per qualcosa che non avrai mai. E anche quando ottieni qualcosa e sali di un gradino più in alto, non ti basta comunque, desideri di poter salire sempre più in alto, ancora e ancora. Non sei mai felice.
111 notes · View notes
mccek · 1 year ago
Text
Molti dei Millennial sono cresciuti sotto l’effetto di strategie fallimentari di educazione famigliare.
Per esempio, è sempre stato detto loro che erano speciali, che potevano avere tutto quello che volevano dalla vita solo perché lo volevano.
Quindi qualcuno ha avuto un posto nella squadra dei pulcini non perché fosse un talento, ma solo perché i genitori hanno insistito con l’allenatore.
Oppure sono entrati in classi avanzate non perché se lo meritassero ma perché i genitori si erano lamentati con la scuola, per non parlare di coloro che hanno passato gli esami non perché se lo meritassero ma perché gli insegnanti erano stanchi di avere rogne dai genitori.
Ad alcuni hanno dato medaglie di partecipazione per essere arrivati ultimi, una bella medaglia affinché nessuno si dispiaccia.
La scienza comportamentale non ha dubbi: è una svalutazione della medaglia e dei riconoscimenti di chi lavora duramente per ottenere un buon risultato, inoltre fa sentire anche in imbarazzo chi arriva ultimo perché, se ha un minimo di dignità, sa che non se l’è davvero meritata quella medaglia.
Così queste persone sono cresciute con l’illusione che, anche senza sforzarsi troppo, è possibile farcela in qualunque settore.
Allora finiscono l’università, magari a pieni voti e pretendono immediatamente che un tappeto rosso si srotoli sotto i loro piedi, invece sono gettati nel mondo reale e in un istante scoprono che non sono per niente speciali voto o non voto, che i genitori non gli possono fare avere un buon posto di lavoro e figuriamoci una promozione, che se arrivi ultimo non ti danno niente, anzi rischi il licenziamento e, guarda un po’, non ottieni qualcosa solo perché semplicemente lo vuoi.
Non voglio fare ironia, credetemi, né tanto meno sorridere, la faccenda è davvero delicata poiché quando questa persona prende coscienza reale dalla situazione in cui si trova è un momento cruciale perché in un attimo, nell’istante preciso in cui concepisce la verità, l’idea che ha di se stessa va letteralmente in frantumi.
È questo anche il momento in cui si attacca alla sua fonte primaria di dopamina: i social network.
Ciò ci porta ad un altro problema : la tecnologia.
I Millennial sono cresciuti in un mondo fatto di Tik Tok, di Instagram ed altri social, dove siamo bravi a mettere filtri alle cose.
In cui siamo un po’ tutti fuoriclasse a mostrare alla gente che la nostra vita è magnifica: tutti in viaggio ad Ibiza, tutti al ristorante stellato, tutti felici e pimpanti anche se invece siamo tristi e depressi.
Ho letto un’interessante ricerca scientifica, che in sintesi dice che ogni qual volta che riceviamo una notifica sullo smartphone, un messaggio o quant’altro, nel nostro cervello viene rilasciata una bella scarica di dopamina (una sostanza che dà piacere).
Ecco perché quando riceviamo un messaggio è una bella sensazione oppure se da qualche ora non si illumina il cellulare, alcuna notifica, né un messaggio, iniziamo a vedere se per caso non è accaduto qualcosa di catastrofico.
Allo stesso modo andiamo tutti in stress se sentiamo il suono di una notifica e passano più di tre minuti senza che riusciamo a vedere di cosa si tratta.
È successo a tutti, ti senti un po’ giù, un po’ solo, e allora mandi messaggi a gente che forse nemmeno sapevi di avere in rubrica.
Perché è una bella sensazione quando ti rispondono, vero?
È per questo che amiamo così tanto i like, i fan, i follower.
Ho conosciuto un ragazzo che aveva sui 15 anni che mi spiegava quanto tra loro si discriminassero le persone in base ai follower su Instagram!
Così se il tuo Instagram cresce poco vai nel panico e ti chiedi: “Cosa è successo, ho fatto qualcosa di sbagliato?
Non piaccio più?”
Pensa che trauma per questi ragazzi quando qualcuno gli toglie l’amicizia o smette di seguirli!
La verità, e questa cosa riguarda tutti noi, è che quando arriva un messaggio/notifica riceviamo una bella botta di dopamina.
Ecco perché, come dicono le statistiche, ognuno di noi consulta più di 200 volte al giorno il proprio cellulare.
La dopamina è la stessa identica sostanza che ci fa stare bene e crea dipendenza quando si fuma, quando si beve o quando si scommette.
Il paradosso è che abbiamo veri limiti di età per fumare, per scommettere e per bere alcolici, ma niente limiti di età per i cellulari che regaliamo a ragazzini di pochi anni di età (già a 7 o 8 anni se non a meno).
È come aprire lo scaffale dei liquori e dire ai nostri figli adolescenti: “Ehi, se ti senti giù per questo tuo essere adolescente, fatti un bel sorso di vodka!
In sostanza, se ci pensate, è proprio questo che succede: un’intera generazione che ha accesso, durante un periodo di alto stress come l’adolescenza, ad un intorpidimento che crea dipendenza da sostanze chimiche attraverso i cellulari.
I cellulari, da cosa utile, diventano facilmente, con i social network, una vera e propria dipendenza, così forte che non riguarda solo i Millennials ma ormai tutti noi.
Quando si è molto giovani l’unica approvazione che serve è quella dei genitori, ma durante l’adolescenza passiamo ad aver bisogno dell’approvazione dei nostri pari.
Molto frustrante per i nostri genitori, molto importante per noi, perché ci permette di acculturarci fuori dal circolo famigliare e in un contesto più ampio.
È un periodo molto stressante e ansioso e dovremmo imparare a fidarci dei nostri amici.
È proprio in questo delicato periodo che alcuni scoprono l’alcol o il fumo o peggio le droghe, e sono queste botte di dopamina che li aiutano ad affrontare lo stress e l’ansia dell’adolescenza.
Purtroppo questo crea un condizionamento nel loro cervello e per il resto della loro vita quando saranno sottoposti a stress, non si rivolgeranno ad una persona, ma alla bottiglia, alla sigaretta o peggio, alle droghe.
Ciò che sta succedendo è che lasciando ai ragazzi, anche più piccoli, accesso incontrollato a smartphone e social network, spacciatori tecnologici di dopamina, il loro cervello rimane condizionato, ed invecchiando troppi di essi non sanno come creare relazioni profonde e significative.
In diverse interviste questi ragazzi hanno apertamente dichiarato che molte delle loro amicizie sono solo superficiali, ammettendo di non fidarsi abbastanza dei loro amici.
Ci si divertono, ma sanno che i loro amici spariranno se arriva qualcosa di meglio.
Per questo non ci sono vere e proprie relazioni profonde poiché queste persone non allenano le capacità necessarie, e ancora peggio, non hanno i meccanismi di difesa dallo stress.
Questo è il problema più grave perché quando nelle loro vite sono sottoposti a stress non si rivolgono a delle persone ma ad un dispositivo.
Ora, attenzione, non voglio minimamente demonizzare né gli smartphone né tantomeno i social network, che ritengo essere una grande opportunità, ma queste cose vanno bilanciate.
D’altro canto un bicchiere di vino non fa male a nessuno, troppo alcol invece sì.
Anche scommettere è divertente, ma scommettere troppo è pericoloso.
Allo stesso modo non c’è niente di male nei social media e nei cellulari, il problema è sempre nello squilibrio.
Cosa vuol dire squilibrio?
Ecco un esempio: se sei a cena con i tuoi amici e stai inviando messaggi a qualcuno, stai controllando le notifiche Instagram, hai un problema, questo è un palese sintomo di una dipendenza, e come tutte le dipendenze col tempo può farti male peggiorare la tua vita.
Il problema è che lotti contro l’impazienza di sapere se là fuori è successo qualcosa e questa cosa ci porta inevitabilmente ad un altro problema.
Siamo cresciuti in un mondo di gratificazioni istantanee.
Vuoi comprare qualcosa?
Vai su Amazon e il giorno dopo arriva.
Vuoi vedere un film?
Ti logghi e lo guardi, non devi aspettare la sera o un giorno preciso.
Tutto ciò che vuoi lo puoi avere subito, ma di certo non puoi avere subito cose come le gratificazioni sul lavoro o la stabilità di una relazione, per queste non c’è una bella App, anche se alcune delle più gettonate te lo fanno pensare!
Sono invece processi lenti, a volte oscuri ed incasinati.
Anche io ho spesso a che fare con questi coetanei idealisti, volenterosi ed intelligenti, magari da poco laureati, sono al lavoro, mi avvicino e chiedo:
“Come va?”
e loro: “Credo che mi licenzierò!”
ed io: “E perché mai?”
e loro: “Non sto lasciando un segno…”
ed io: “Ma sei qui da soli otto mesi!”
È come se fossero ai piedi di una montagna, concentrati così tanto sulla cima da non vedere la montagna stessa!
Quello che questa generazione deve imparare è la pazienza, che le cose che sono davvero importanti come l’amore, la gratificazione sul lavoro, la felicità, le relazioni, la sicurezza in se stessi, per tutte queste cose ci vuole tempo, il percorso completo è arduo e lungo.
Qualche volta devi imparare a chiedere aiuto per poi imparare quelle abilità fondamentali affinché tu possa farcela, altrimenti inevitabilmente cadrai dalla montagna.
Per questo sempre più ragazzi lasciano la scuola o la abbandonano per depressione, oppure, come vedo spesso accadere, si accontenteranno di una mediocre sufficienza.
Come va il tuo lavoro? Abbastanza bene…
Come va con la ragazza? Abbastanza bene.
Ad aggravare tutto questo ci si mette anche l’ambiente, di cui tutti noi ne facciamo parte.
Prendiamo questo gruppo di giovani ragazzi i cui genitori, la tecnologia e l’impazienza li hanno illusi che la vita fosse banalmente semplice e di conseguenza gliel’hanno resa inutilmente difficile!
Prendiamoli e mettiamoli in un ambiente di lavoro nel quale si dà più importanza ai numeri che alle persone, alle performance invece che alle relazioni interpersonali.
Ambienti aziendali che non aiutano questi ragazzi a sviluppare e migliorare la fiducia in se stessi e la capacità di cooperazione, che non li aiuta a superare le sfide.
Un ambiente che non li aiuta neanche a superare il bisogno di gratificazione immediata poiché, spesso, sono proprio i datori di lavoro a volere risultati immediati da chi ha appena iniziato.
Nessuno insegna loro la gioia per la soddisfazione che ottieni quando lavori duramente e non per un mese o due, ma per un lungo periodo di tempo per raggiungere il tuo obiettivo.
Questi ragazzi hanno avuto sfortuna ad avere genitori troppo accondiscendenti, la sfortuna di non capire che c’è il tempo della semina e poi quello del raccolto.
Ragazzi che sono cresciuti con l’aberrazione delle gratificazioni immediate, e quando vanno all’università e si laureano continuano a pensare che tutto gli sia loro dovuto solo perché si sono laureati a pieni voti.
Cosicché quando entrano nel mondo del lavoro dopo poco dobbiamo raccoglierne i cocci.
In tutta questa storia, sono convinto che tutti abbiamo una colpa, ma che soprattutto tutti noi possiamo fare qualcosa di più impegnandoci a capire come aiutare queste persone a costruire oggi la loro sicurezza e le loro abilità sociali, la cui mancanza rende la vita di questi giovani inutilmente infelice e inutilmente complicata.
339 notes · View notes
iviaggisulcomo · 2 months ago
Text
Se eviti il vuoto che senti in te, e lo riempi di ruoli fittizi e di attività sostitutive, non ottieni nulla. Ma se riesci veramente a entrare in contatto col vuoto, comincia a succedere qualcosa - il deserto comincia a fiorire. Ecco la differenza tra vuoto sterile e vuoto fertile.
Fritz Perls, la terapia gestaltica parola per parola
25 notes · View notes
fuoridalcloro · 5 months ago
Text
“Sei morto quando il piacere smette di attrarti, quando ormai pensi solo a evitare la noia e non ti importa se la tua vita è più assenza – di dolore, di passione, di entusiasmo – che contenuto. La peggior nemica della felicità non è il dolore, è la paura. Per essere veramente vivo devi essere disposto a pagare un prezzo per ciò che ottieni. Ed è lì che vacillo.”
José Ovejero - L’invenzione dell’amore
35 notes · View notes
mucillo · 5 months ago
Text
Tumblr media
( by Paz)
"Un amico è qualcuno che ti lascia totalmente libero di essere te stesso, e in particolare di sentire o di non sentire. È in questo che consiste il vero amore: lasciare che una persona sia ciò che davvero è. La maggior parte delle persone ti amano per quello che pretendono tu sia. Per ottenere il loro amore devi fingere, esibirti. Ottieni amore per la tua finzione".
"Jim Morrison"
23 notes · View notes
ma-pi-ma · 1 year ago
Text
Tumblr media
Sono un disobbediente cronico. A dirmi cosa fare ottieni il contrario.
justhewayouare
67 notes · View notes
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Non è che a far finta ottieni quello che vuoi.
27 agosto, Bologna
15 notes · View notes
occhietti · 3 months ago
Text
La vita è un’eco.
Quello che invii, torna indietro.
Quello che semini raccogli.
Quello che dai ottieni.
Quello che vedi negli altri esiste in te.
- Zig Zigler
12 notes · View notes
diceriadelluntore · 5 months ago
Text
Tumblr media
Storia Di Musica #337 - The Fixx, Reach The Beach, 1983
La spiaggia del secondo disco di questa serie agostana di copertina che ritraggono un tratto di spiaggia è piuttosto particolare: un uomo, sembra faticosamente, cerca di raggiungere la corata spiaggia quando ancora è semi immerso nelle acque. Il disegno è opera di uno dei più grandi designer di cover inglese, George Underwood, famoso per i suoi lavori con i T.Rex, per David Bowie (di cui era grandissimo amico, e fu lui a ritrarlo nella posa leggendaria di Ziggy Stardust) e della band di oggi, i The Fixx.
La band nacque con il nome The Portraits nel 1979 quando il cantante Cy Curnin e il batterista Adam Woods formarono la band mentre erano al college a Londra. Insieme al tastierista Rupert Greenall, i Portraits ebbero un piccolo successo, pubblicando un paio di singoli prima di sciogliersi alla fine del 1980 e presto riformarsi come The Fix con il chitarrista Jamie West-Oram e il bassista Charlie Barrett. Il gruppo pubblicò in modo indipendente il singolo Lost Planes nel febbraio 1981, che attirò l'attenzione della MCA Records che offrì un contratto al gruppo. Tuttavia, preoccupata per le allusioni e le implicazioni alle droghe del nome, impone di cambiarlo, e la band decide di aggiungere un’altra x, The Fixx. Il loro album di debutto di successo del 1982, Shuttered Room, conteneva due brani che ottennero un notevole successo nelle classifiche, e che qualche volta capita anche di risentire in qualche emittente radio più attenta e curata nelle scelte musicali, Stand Or Fall e Red Skies.
La registrazione per Reach the Beach iniziò più tardi nel 1982 con il produttore Rupert Hine. Barrett era stato sostituito nel tour precedente da Alfie Agius, che iniziò le sessioni di registrazione come bassista del gruppo ma lasciò il gruppo prima che l'album fosse completato. Il disco è il picco musicale di un gruppo che parte con l’intento di inserirsi nel predominante filone post punk del periodo, ma lo fa con idee molti interessanti e un uso direi innovativo e singolare dei campionamenti e dell’elettronica. L’album inizia con il loro più grande successo più grande successo, il riff funky di chitarra e basso, di One Thing Leads To Another, una delle Hit dei primi anni ’80: accompagnato da un video di successo di MTV, One Thing Leads To Another ha raggiunto il quarto posto nelle classifiche pop statunitensi e la vetta delle classifiche in Canada. The Sign Of Fire segue sulla scia di questo interessante funk/dance, dai toni nient’affatto cupi come il nascente e contemporaneo Synth-Pop, brano caratterizzato da un movimento ascendente/discendente tra i suoi due accordi predominanti per un piacevole effetto ipnotico. Ci sono alcuni passaggi creativi mentre attraversiamo la sezione centrale della canzone, che è l'unica con la partecipazione del futuro membro della band Dan K. Brown al basso. Segue la spastica e sconnessa Running, tra new wave e alcuni passaggi più melodici. La futuristica Saved By Zero ha ambizioni più grandi e profonde sia dal punto di vista sonoro che dei testi: effetti di synth strategici che si fondono con gli abbellimenti vocali di Curnin insieme ai nervosi riff di chitarra di West-Oram. Dal punto di vista dei testi, la canzone parla della ricerca della semplicità con la perdita delle cose materiali "della liberazione che ottieni quando non hai più nulla da perdere". Opinions chiude il bel primo lato del disco, costruito sulla voce quasi a cappella di Curnin nella strofa introduttiva e su un arrangiamento musicale che emerge lentamente fino a quando la canzone finalmente si materializza completamente. Il secondo lato originale dell'album contiene brani più cupi e malinconici. La title track Reach The Beach è una canzone synth/pop guidata dal semplice riff di tastiera e basso synth di Greenall insieme a diverse sezioni sonore elettroniche. Liner funziona come una rappresentazione elettronica di funk e soul con Agius che aggiunge qualche abile basso slap e Greenall che replica una sezione di fiati sul synth. Privilege si ispira chiaramente al rock elettronico tedesco di qualche anno prima, Outside è guidata dal ritmo costante alla batteria di Woods. Questo funge da spina dorsale per il riff di chitarra lento di Jamie West-Oram e la voce solista piena di sentimento di Curnin.
Reach the Beach ha raggiunto il picco nella Top 10 delle classifiche degli album di Billboard e alla fine è stato certificato multi-platino con vendite milionarie. Il gruppo continuò con un modesto successo fino alla fine degli anni '80 e fino agli anni '90, ma non raggiunse mai più le vette commerciali di questo album. Curnin e West-Oram suoneranno nelle canzoni I Might Have Been Queen e Better Be Good To Me nel disco di Tina Turner del 1984 Private Dancer. Nello stesso anno nel videoclip di una loro canzone, Are We Ourselves?, dal disco Phantoms, apparirà per la prima volta in assoluto un telefono cellulare (una versione modificata di un Motorola KR999). Un loro brano, Deeper And Deeper, farà parte della colonna sonora del film Streets Of Fire del 1985. Sono stati un interessante gruppo, di quelli poco conosciuti ma musicalmente molto stimolanti (che è categoria tra le mie preferite, ormai lo sapete) e che in questo disco hanno dato prova eccellente delle caratteristiche di un genere musicale.
12 notes · View notes
canesenzafissadimora · 10 days ago
Text
(...)
C’è un’altra cosa che bisognerebbe copiare dagli stupidi: lasciar perdere le argomentazioni razionali. Basta. Quest’idea che per sconfiggere un’idea sbagliata serva la razionalità è un retaggio del liberalismo ottocentesco. La razionalità funziona solo con le persone razionali, non con gli stupidi. Se con gli stupidi cerchi di confutare una stupidaggine ottieni solo l’effetto di rafforzarla, perché più una stupidaggine viene ripetuta più circola, e più circola più si sedimenta. L’autorevolezza di una stupidaggine non sta nella sua fondatezza (non ha nessuna fondatezza), ma nel numero di volte che è stata ripetuta, per questo motivo quando una persona intelligente si trova di fronte a una stupidaggine, non deve confutarla, deve solo boicottarla, far finta che non esista. Qualche volta bisogna imparare a rinunciare alla propria libertà di parola.
Terza cosa fondamentale: sfruttare il punto debole degli stupidi, che, forse vale la pena ricordarlo, è la stupidità. Gli stupidi si interessano alle elezioni solo perché sentono parlare di questioni generiche in modo approssimativo: “la vostra crisi non la paghiamo”, “aiutiamoli a casa loro”, “così tenero che si taglia con un grissino” e così via, ma se tutte le persone intelligenti che lavorano nei media, che sono la maggior parte, parlassero solo di questioni precise in modo dettagliato, gli stupidi si annoierebbero. Nessuno stupido riuscirebbe mai ad appassionarsi alla relazione inversa fra tasso di inflazione e tasso di disoccupazione o alla differenza fra sunniti e sciiti, e il giorno delle elezioni se ne resterebbe a casa a giocare a tennis col gatto. La politica deve essere una cosa noiosa.
4 notes · View notes