#orbace
Explore tagged Tumblr posts
Text
Nazionale senza filtro
L’Inter? Corre e picchia. Il calcio è un altro sport.Vince? Sì. E un’orba miez’e cecate e tene pure qualcuno con l’orbace.Che schifezza! Nazionale (senza filtro) della Padania!
View On WordPress
0 notes
Text
i'm not very active on tumblr anymore obviously. but i just want everyone to know some random beast in the area just Gave Birth in the cardboard scrap corner of the porch. and we love her
#keeping her wethinks. still gotta work it out. she literally just birthed yesterday so we've got time#yes her 4 babies were born on 42024. yes i keep calling them her weed babies. her weedlets. her weedlings.#i think her name is orbweaver. we were calling her ms orb when we saw her in the neighbourhood bc she was so fat from pregnancy#she looked like a sphere. ''orbaceous'' i called her. it's bc she's just a baby herself as it turns out#she's so tiny. i couldn't tell from afar but she really is. she can't be more than a year old
10 notes
·
View notes
Text
feeling positively orbaceous in the office
12 notes
·
View notes
Photo
Costumi e gioielli della Sardegna
testi di Ambra Pintore in collaborazione con Carlo Porcedda , fotografie di Adriano Mauri e Max Solinas
L’Unione Sarda, Cagliari 2009, 16 volumi, ISBN 9771128685653
euro 160,00
email if you want to buy :[email protected]
Orbace e broccati, gabbani e filigrane, i volti e gli sguardi di uomini e donne di Sardegna fieri di indossare gli abiti della tradizione: quelli di tutti giorni o della festa, del lutto o delle nozze. Il costume sardo, nelle sue infinite e specifiche varietà, è il protagonista della nuova iniziativa editoriale de L'Unione Sarda. L’enciclopedia dei costumi e gioielli della Sardegna è un’opera edita da La biblioteca dell’identità in cui, per la prima volta, sono stati censiti e fotografati tutti i costumi, gli accessori e i gioielli della Sardegna, paese per paese. Costumi e gioielli della Sardegna illustra un patrimonio straordinario, unico in Italia e nel mondo, descritto nei minimi particolari da Ambra Pintore. La parte iconografica è affidata a due fotografi, Adriano Mauri e Max Solinas, di alta professionalità ed esperienza che li hanno ritratti soddisfacendo non solo le esigenze della catalogazione (degli abiti sono presenti sia immagini integrali che scatti ravvicinati dei dettagli più significativi) ma anche quelle della creatività, con un profondo rinnovamento iconografico. A indossare gli abiti non sono dei modelli professionisti ma uomini e donne (soprattutto giovani, ma non solo) dei gruppi folk che quotidianamente, nelle città principali dell'Isola come nelle frazioni minime, si impegnano per conservare e valorizzare le tradizioni locali .L’opera si compone di 16 volumi, e i paesi sono elencati in ordine alfabetico.
18/02/21
orders to: [email protected]
ordini a: [email protected]
twitter:@fashionbooksmi
instagram: fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr: fashionbooksmilano, designbooksmilano
#Sardegna#costume sardo#gioielli sardi#costumi e gioielli#broccati#gabbani#filigrane#orbace#abiti tradizione#ethnic costumes#fashion books#fashionbooksmilano
17 notes
·
View notes
Text
Cantina Su Cuppoi, tre nuove meraviglie "sartoriali": Obrake, Abisso e Lionzu
Cantina Su Cuppoi, tre nuove meraviglie “sartoriali”: Obrake, Abisso e Lionzu
[et_pb_section bb_built=”1″ fullwidth=”off” specialty=”off” transparent_background=”off” background_color=”rgba(124,218,36,0.15)” allow_player_pause=”off” inner_shadow=”off” parallax=”off” parallax_method=”off” padding_mobile=”off” make_fullwidth=”off” use_custom_width=”off” width_unit=”on” make_equal=”off” use_custom_gutter=”off” custom_padding=”0px|||” custom_padding_tablet=”50px|0|50px|0″…
View On WordPress
#Abisso#aroma#bisso#bovale#Cantina Su cuppoi#Criomacerazione#eccellenze sarde#liondzu#Lionzu#nacchere#nasco#Obrake#orbace#Semidano#seta#tappo cristallo#tessuti#vermentino#vini di alta qualità#vitigni bordolesi
1 note
·
View note
Photo
lady (in three) 2019 digital collage A3 format
1 note
·
View note
Text
Sindrome di Stoccolma
di Andrea Zhok
“Vota il lavoro, scegli il PD!”
“Vota la scienza, scegli il PD!”
“Vota i diritti, scegli il PD!”
“Contro i finti stage, scegli il PD!”
“Un mese di stipendio in più, scegli il PD!”
Ecco, capita che tutte le persone normodotate e non affette da amnesie degenerative di mia conoscenza di fronte a questo exploit di marketing elettorale manifestino una significativa sintomatologia intestinale.
E tuttavia, con tutta evidenza, sondaggi alla mano, c’è una fetta del paese che legge o ascolta quelle frasi, digerisce benissimo e riesce persino a crederci.
C’è di che restare annichiliti.
Il punto, lo voglio dire subito, non è il PD. Il PD è solo una pars pro toto, una sineddoche, un rappresentante esemplare del blocco dirigente dei liberali di destra e di sinistra che hanno guidato il paese negli ultimi trent’anni. Questo blocco ha fatto politiche perfettamente interscambiabili, e spesso le hanno fatte proprio insieme, salvo dichiarare regolarmente un po’ prima delle elezioni la necessità di “fare fronte”, contro le sinistre a destra, e contro le destre a sinistra.
Incredibilmente questo giochino da scuola d'infanzia funziona sempre (sono celebri le improvvisate “antifasciste” dei progressisti, che tirano fuori i pupazzi con orbace e fez per spaventare i bambini prima delle urne).
Guardando agli slogan di cui sopra, non vorrei offendere l’intelligenza dei lettori ricordando che il PD e l’allegra compagnia di gemelli diversi con cui ha condiviso il potere, sono proprio quelli che hanno, nell’ordine: alimentato orgogliosamente ogni forma di precariato, chiuso entrambi gli occhi di fronte al proliferare delle false partite IVA e dei finti stage, fatto strame dei diritti del lavoro e di quelli di cittadinanza, sostenuto tutti i governi dell’austerity, ridotto la pubblica istruzione ad addestramento alla flessibilità e alla genuflessione, ecc. Non solo, lo hanno fatto nel nome del rilancio economico e sociale del paese. E più il paese andava a picco, più questa promessa di rilancio suonava vibrante. Lo hanno fatto nel nome di una razionalizzazione del sistema pubblico mentre lo faceva collassare in un caos di formalismi, misurazioni farlocche di prestazione, e annunci preregistrati di quanto sono dispiaciuti per il disservizio.
Ma ricordare queste ed altre cose è inutile, oltre che frustrante, perché chi ha mantenuto lucidità lo sa, e chi ha bisogno che glielo si ricordi nuota in una boccia di pesci rossi, pronto a dimenticarlo tra cinque minuti.
Chi dopo tutti questi anni ci ricasca, merita di essere rappresentato da Pregliasco come scienziato e da Fassino come profeta.
Eppure non può non colpire la completa mancanza di consapevolezza di fatti semplici.
Chi ha un briciolo di memoria ricorderà come per anni ci abbiano decantato le lodi del consumismo, dell’edonismo reaganiano, della mobilità sfrenata e obbligatoria, dell’usa e getta, della crescita economica infinita come unico dio, e a chi criticava quel costante eccesso, quella mancanza di misura si ribatteva sprezzantemente che era un attardato, un nostalgico contrario alla modernità, un arretrato.
Ed ora, con la stessa ferma arroganza, gli stessi che predicavano l’accelerazionismo liberista, dopo averci costretto tutti quanti a giocare con le loro carte fasulle, ci spiegano che dobbiamo contrarre i consumi, smettere di spostarci (mentre a metà popolazione sono stati imposti lavori lontano da casa, nel nome della flessibilità), spegnere i barbecue che inquinano, adottare protempore una francescana povertà.
Per anni l’unico naturale ed inevitabile destino era la differenziazione globale della produzione, la delocalizzazione, la rincorsa alla manodopera cinese, ai microchip di Taiwan, al cibo in container dal Sud America, e a chi criticava gli eccessi di queste dipendenze globali si replicava di nuovo che era un bamba conservatore, magari un po’ fascista, e lo si ridicolizzava come “autarchico”.
Ed ora, proprio gli stessi che fino a un momento fa ti raccontavano la fiaba dell’allegra globalizzazione che avrebbe portato pace e prosperità, e in cui nessuno doveva temere l’iperspecializzazione e la divisione del lavoro, ora questi stessi promuovono una nuova guerra fredda, dove decidono di ritirare la produzione da tutti i paesi autoritari – cioè non occidentali - gli stessi dove fino a ieri delocalizzavamo come se non ci fosse un domani.
Per anni ci hanno spiegato con malcelato disprezzo che gli stati non contavano più nulla, che c’erano solo i mercati e che inoltre eravamo tutti gioiosi cittadini del mondo; e quando gli dicevamo che non esistono mercati senza cornici legali, né cornici legali senza la forza, anche militare, degli stati, e senza confini nazionali, questi ci davano di nuovo degli sciocchi nostalgici, dei “sovranisti” che non avevano capito dove stava andando la storia.
E ora, in tempo reale, quando uno Stato superpotenza di cui siamo protettorato ci mette giù la lista dei paesi con cui possiamo commerciare e dei cittadini stranieri che dobbiamo mettere al bando, immediatamente battiamo i tacchi con tanti saluti ai cittadini del mondo no border.
Per anni ci hanno spiegato che avevamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, che i debiti pubblici erano il frutto della nostra sconsideratezza, e che i mercati erano giudici infallibili, contro cui nessuno poteva nulla - e che giustamente ci condannavano ad un’esistenza di stenti. E quando obiettavamo che c’erano margini per poter ristrutturare investendo, e per rinforzare il tessuto formativo e produttivo, e per arginare le scorribande dei mercati finanziari ci spiegavano che no, non era possibile, che il sistema nella sua infinita saggezza possedeva una razionalità superiore, e che da noi tutti si richiedeva soltanto di saldare i debiti, giunti oramai a soglie assolutamente insuperabili.
E poi, quando gli speculatori americani hanno fatto saltare il sistema nel 2008, quell’infinita saggezza si è trasformata in sciagurata dabbenaggine che richiedeva l’aiuto degli stati e dell’erario pubblico e di spregiudicate operazioni monetarie, immettendo nel sistema quantità pazzesche di liquidità dove prima non c’era una lira per tenere aperto un ospedale.
E una volta messo in sicurezza l’infinitamente saggio sistema finanziario, d’un tratto di nuovo non c’era più un penny per nessuno, ed eravamo tutti chiamati a ripianare con l’austerity per i nostri peccati.
Questo fino alla successiva “distruzione creativa”, dove, dopo aver distrutto una volta di più l’economia reale con decisioni dogmatiche ed arbitrarie (questa volta per ragioni di “salute pubblica”), hanno ripreso a stringere il cappio del debito, generando magicamente enormi capitali che saremo tenuti a ripianare.
E non avevamo finito di leccarci le ferite per i lockdown e i blocchi selettivi che subito la giostra è ripartita, cercando in tutti i modi la lite con il nostro principale fornitore di materie prime, mentre buttiamo paccate di soldi rifornendo di tecnologia militare a perdere il dark web.
In attesa di essere richiamati al nostro destino eterno e irredimibile di debitori sempre quasi insolventi.
E si potrebbe continuare a lungo di contraddizione in contraddizione, di naufragio in naufragio.
La verità è che la lettura del mondo, della storia, della politica, dell’economia, della cultura, dei rapporti nazionali e militari, che ci ha imposto con immensa spocchia e illimitata arroganza il ceto unico liberale al comando è stata una lettura falsa come Giuda, una sconfinata serie di menzogne e contraddizioni, con esiti sistematicamente fallimentari.
E questa gente, proprio loro, oggi, una volta ancora, ci verrà a dire che dobbiamo fidarci di loro, della loro “moderatezza” estremista, della loro lungimirante miopia, del loro talento di curatori fallimentari di una bancarotta cui ci hanno condotto con mano ferma e paternalistico rimprovero.
Certo il potere ha sempre i mezzi per indurre obbedienza, ma che ci sia gente che continua ad attribuire credibilità a questa omogenea genia neoliberale mi sembra spiegabile solo come una forma estrema di sindrome di Stoccolma.
15 notes
·
View notes
Photo
Qiu Zhijie: Journey without arrivals at Van Abbe Museum
1 note
·
View note
Video
#Sostieni chi sostiene l'Arte from vittorio e.pisu on Vimeo.
Sostieni chi sostiene l'Arte Asta di opere d'arte a sostegno della cadidatura di Fracesca Ghirra a Sindaco di Cagliari Quaranta artisti e creativi, ancora una volta, si mettono a disposizione per ciò in cui credono. E questa volta, credono sia giunto il momento di eleggere una Sindaca!
Maria Francesca Angius - Nuvole 40x50 - base d'asta 200 AriuCeramiche - Nilde - altezza 30 cm - base d'asta 150 euro Stefania Ariu - Rosso - base d'asta 100 euro @Emanuela Asquer - Totem "pesci" 15 x 30 - base d'asta 100 euro Gianni Atzeni - Carta Love - base d'asta 190 euro Giorgia Atzeni - Mister Ombrina - base d'asta 100 euro Jenny Atzeni - Pink, acquarello 30x30 - base d'asta 100 euro Giulia Capsula Casula - Autoritratto - base d'asta 120 euro Franco Casu - 4 SuperHeroes - base d'asta 200 euro Mariano Chelo - Centro di gravità precaria 25x25 - base d'asta 200 euro Paola Corrias - L'urbanista - base d'asta 300 euro Marina Cuccus - Stolen-Stones - base d'asta 50 euro Attilio Della Maria Antonello Dessì - Olio su tela - base d'asta 600 euro Pierluigi Dessì - Prova01 40x26 - base d'asta 200 euro Simone Dulcis - "Portico celeste" Frammento n.3 - base d'asta 350 euro Lea Gramsdorff - Spazio verde 2 - base d'asta 200 euro Randi Melis Hansen - Scatola e bambole di lana - base d'asta 50 euro Paulina Herrera Letelier - Pesci2016 30x42 - base d'asta 200 euro Angelo Liberati - Una donna tutta sola - base d'asta 450 euro Monica Lugas - Bamchetto di matrimonio - 50 euro Lalla Lussu - Ramadura - base d'asta 600 euro Alberto Marci - Senza titolo - base d'asta 250 euro Italo Medda - Senza titolo - base d'asta 150 euro Maria Grazia Medda - Stratificiazioni - base d'asta 250 euro Carolina Melis - Albero - 50x70 - base d'asta 100 euro Michela Mereu - Senza titolo 50x70 (foto) - base d'asta 150 euro Simone Mereu Canepa - Pesce 40x40 - base d'asta 200 euro Francesca Mu - Foto b7n 65x45 - base d'asta 100 euro Sabina Murru - "Storie" Fine art 1 di 3 - base d'asta 100 euro Daniela Nobile - Aquarello 70x50 - base d'asta 400 euro Marco Pili Arte - Pesce blu 40x40 - base d'asta 400 euro Marilena Pitturru - Dove la cultura - base d'asta 350 euro Francesca Randi - Foto 30x40 - base d'asta 300 euro Rosanna Rossi - Senza titolo - base d'asta 3500 euro Anna Saba - "Ala" scultura - base d'asta 750 euro Josephine Sassu - Manse, il diavolo che fa la cacca, 4pezzi 12x12 - base d'asta 250 euro Marcello Simeone - Orbace di Nule e mosaici veneziani 80x80 - base d'asta 250 euro Rosaria Straffalaci - Bee (spr) 30x30 - base d'asta 200 euro Giuseppe Ungari - Lampu - base d'asta 100 euro Beppe Vargiu - Res14 Angelo Zedda - My Clouds - base d'asta 300 euro Giorgio Favarolo - Liquefied flamingoes 131x98 - base d'asta 200 euro Roberto Salgo - Only Child - base d'asta 120 Anna Marceddu lunedì 3 giugno, alle 18,30 a Sa Trachixedda in via Coco Battono l'asta Efisio Carbone, Maria Pina Caicca Doi e Paolo Frau. Ua trasmissioe SARDONIA Un film di Vittorio E. Pisu
#ScegliLei #francescaghirrasindaca
1 note
·
View note
Text
just threw the most ORBACEOUS spider out my window (he was probably preggers or something) and he literally bounced like a baseball along the balcony
10 notes
·
View notes
Photo
Conquistata dalle Midori (agende di viaggio) realizzate in orbace di 150 anni con un ex-voto al centro. La creativa è Patrizia Antonella Pigò in arte Papizia. Molto bella anche l'agenda creata con le stoffe di Fornasetti. Papizia resterà fino a stasera al CreativArt by Daniela Selis a Olbia in via Gabriele D'Annunzio (StageOne sopra Alcatraz). https://www.instagram.com/p/BrctWlansOG/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=15re45kiojvc5
1 note
·
View note
Text
Rigorosamente in orbace
Lana rchia
È già pronto il primo provvedimento dell'imminente Governo Meloni per contrastare il caro bollette: il "bonus maglione".
14 notes
·
View notes
Photo
⛔ [[[ pippone is in the air ]]] ⛔ Il Mercato di San Pantaleo. C'è chi lo ama e c'è chi non capisce perché c'è chi lo ama. La spiegazione è semplice ma non è scontata, me ne rendo conto. . Ci sono orecchini di pietre colorate, ciliegie di Bonnannaro, pellicce colorate, quadri in sughero,in legno,in stoffa, patate di Gavoi, il Torrone di Tonara, l'artigianato egiziano, abiti di lino, sculture in legno e il miele delle api sarde. Ci sono ottomila persone che impazziscono per cappellini di paglia, il caffè in piazzetta, tessuti indiani e il pecorino di Orgosolo, che parcheggiano lungo la strada che porta a San Pantaleo e che non hanno paura di rimanere in mezzo al traffico puntualmente congestionato. . Ma perché tutta questa follia? . Perché San Pantaleo è un paese bello. E non lo dico perché ci sono nata e ci vivo. . San Pantaleo ospita il mercato tra le sue casette di granito, sotto le sue alte montagne di granito, fra le sue porte di legno antico, fra il profumo degli oleandri e quello delle bouganville che si aggrappano alle pareti di pietra. Dove bere un caffè 114 anni dopo che è nata la sua Chiesa e con essa la sua comunità, quel caffè che profuma di storia di stazzi galluresi, di velluto e di orbace degli abiti di allora, di pane bagnato nel brodo di carne condito con la peretta. Dove si abbina alla perfezione l'estro artistico e il passato povero ed umile, dove il vecchio si sposa con il nuovo nel rispetto delle tradizioni, degli usi e dei costumi. Dove si respira un'atmosfera per certi versi ferma nel tempo, quasi di un'altra epoca, dal sapore tipico di quella dolce vita raccontata dal Fellini, un ambiente easy-chic che è ormai diventato moda. . Non è il mercato ad essere bello ma il paese che lo ospita, tutto qui ❤ . #erykainviaggio #sanpantaleo #gallura #instagallura #olbiait #olbia #lanuovasardegna #igersardegna (presso Mercatino di SAN Pantaleo)
21 notes
·
View notes
Photo
Mussolini sottosopra e in orbace fucsia. Il poster del Banksy di Torino: «Non fare il salame, no al fascismo» questo è quello che è comparso all'alba del 25 Aprile 2019 in alcune zone di Torino, una festa, la liberazione a mio parere carnevalizzata da cartelloni di poco gusto. Un conto è raccontare la storia per non commettere gli stessi errori, un conto è farsi pubblicità con queste "cose", (che di fondo ne apprezzo il significato)ma che banalizzano la ricorrenza. (presso Torino Centro) https://www.instagram.com/p/BwzN7LZFazF/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=hyq28j3pfbdc
0 notes
Photo
Abito femminile di Bitti 📸 @marianoaresuphotography L’abito tradizionale femminile del costume sardo di Bitti si riconosce per la ricchezza e la varietà delle sue stoffe multicolori. È costituito da una camicia bianca di cotone ricamata sulla scollatura e sui polsi ripiegati all’esterno (sa camisa); un giustacuore smanicato, composto da diversi tessuti e aperto sul davanti (su saloppatu); un corpetto di panno scarlatto a maniche lunghe (su curitu) e una gonna in orbace nero pieghettata nella parte posteriore, con balza inferiore di panno rosso e balza superiore decorata e variopinta (s’uresi). Completa il costume tradizionale della donna di Bitti uno scialle di lana tibet color vinaccia ricamato a fiori. #terrasarda #sardinia #unparadisochiamatosardegna #sardegna #sardegnapuntoradio #sagradegliagrumimuravera #bitti #sarrabus (presso Muravera) https://www.instagram.com/p/Bv6QK5pjSpl/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1v7dgb74hq4cf
#terrasarda#sardinia#unparadisochiamatosardegna#sardegna#sardegnapuntoradio#sagradegliagrumimuravera#bitti#sarrabus
0 notes
Text
Lucy slipped out of her bed, fully revealing her outfit. Unlike the normal orbace prison clothes, hers were a bright crimson red, and extremely skimpy. The pants were a pair of booty shorts that practically disappeared between her thick ass cheeks, and her top was little more than a bikini that barely covered her breasts, leaving part of her areolas exposed through the open buttons on the front.
"One of them was the Warden, " she said. "She runs the place, and the other was her chief guard, Astrid."
The Warden's Girl (Open Starter, Futa Hicca)
Hicca, Warden of the Berk Women’s Prison, peered from behind her mirrored aviator shades at the latest bus to arrive with the prisoners. She was clad in a sinfully tight warden’s outfit with a microscopic skirt that came down to just below her ass. Her upped uniform consisted of a tight-fitting white shirt and a jacket the same brown color as her miniskirt that was fitted around her breasts, making them seem even bigger than they already were.
Then she saw her. A girl with the biggest hips and bust she had ever seen. Even through her clothes, she had a beautifully soft breeding body. She turned to her second in command, Astrid, and asked what that prisoner’s name was.
624 notes
·
View notes