#ogni tanto dai
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frammenti--di--cuore · 1 year ago
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👽sure babe👽
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jabeur · 1 month ago
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necessito di sapere su chi è la tua fic non pubblicata (ma soprattutto pubblica!!!)
ciaooo beh fjfvjfch non so quanto possa essere di tuo interesse questa ma è su theo e brahim! la cosa divertente è che avevo tutte le intenzioni di pubblicarla subito. anche perché conoscendomi so che più tempo passa peggio è (e infatti) solo che l'ho finita di scrivere tipo all'1 di notte quindi sapevo ci sarebbero state cose senza senso.... e infatti l'ho riletta il giorno dopo e c'erano un po' di cose da aggiustare. e lì è iniziato il problema fjfvjgb ho continuato a rimandare il rimetterci mano ed è ancora lì a prendere metaforica polvere
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dallapartedegliultimi-last · 2 months ago
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Ho davvero ricevuto i complimenti da tutti per come ero vestito e il blue mi dona, è proprio il mio colore 🥺💙
Fortunata chi mi ha 👀
La classe non è acqua.
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deathshallbenomore · 2 years ago
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🤡
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omarfor-orchestra · 1 year ago
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Vi dovete curare l'ossessione e imparare a rispettare le persone io non ci credo che un giornale di questa portata faccia ste domande con un'insistenza del genere e mandando a puttane qualsiasi tentativo di nobiltà che pensano di avere
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la prima parte della puntata non l’avevo commentata ma quello che ho da dire è: carmine non parla abbastanza napoletano
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falcemartello · 4 months ago
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LA CENSURA AI TEMPI DEI REGIMI DEMOCRATICI
Di Ivan Surace
In perfetto stile orwelliano la neolingua ha coniato un nuovo termine per la censura tanto di moda nei secoli passati: standard della community.
Suona bene vero?
Un termine inc(u)l(o)sivo, comunitario, che ci fa sentire tutti membri dello stesso gregge in maniera allegra e positiva, contro un non meglio precisato nemico che non rispetta gli standard.
D’altronde un secolo di studi e applicazioni di public relations alla Bernays ha portato i suoi frutti, soprattutto da parte di chi ha capito come funziona la massa e che quindi, senza troppi scrupoli, utilizza tutti i mezzi che ha a disposizione per manipolarla a suo piacimento censurando, o meglio facendo scomparire, chiunque e qualunque cosa possa mettere In dubbio la propaganda di regime, la narrazione dominante.
Come ultimo esempio in questi giorni abbiamo la questione climatica.
Vi sarete resi conto di come la propaganda su questo argomento sia cresciuta in maniera esponenziale in questi ultimi anni, parallelamente alla cosiddetta transizione green, che porta con se il passaggio al “tutto elettrico” in ogni campo e alla sostituzione con l’IA, di gran parte della gestione sociale, politica economica e sanitaria della popolazione.
Stiamo assistendo alla conversione coatta della società in un grande allevamento intensivo di ultima generazione, in cui ogni singolo capo di bestiame, trasformato in un pezzo di carne senza personalità né anima, viene controllato in maniera totale e continuativa.
Comunque la si pensi, questo è il futuro che immaginano per l'umanità e che si sta progressivamente attuando in maniera totalitaria, a cominciare dai grandi centri urbani, trasmormati in vere e proprie aziende zootecniche per umani.
Ma torniamo alla questione climatica, l’intesificarsi della propaganda su questo argomento serve a giustificare e a far accettare all’opinione pubblica l’entrata in vigore di leggi e restrizioni normalmente inaccettabili in qualsiasi società democratica.
Quindi la questione climatica é il pretesto, lo storytelling, la fiction, su cui si basa la ricerca di consenso da parte del potere, per imporre il cambiamento antropologico necessario, per realizzare i loro piani di controllo totale della popolazione.
Affinché la fiction sia credibile e possa essere sostituita alla realtà, occorre eliminare tutte le eventuali prove, critiche, controversie, che contrastano, anche minimamente, con la narrazione dominante.
È in ossequio a questa logica che negli ultimi mesi su FB, in maniera discreta e disinvolta, con vera tecnica da desaparecidos, sono stati rimossi diverse pagine e profili che facevano informazione sul clima in maniera non allineata al pensiero unico e dove venivano condivisi studi, grafici e informazioni scientifiche di fondazioni come Clintel o di scienziati come Prestininzi, Scafetta, Prodi, Curry, Lindzen, Spencer, ecc.
La pagina 'Klima e scienza', solo per fare un esempio recente, é stata fatta evaporare non appena raggiunti i 10mila iscritti.
Stessa sorte a profili di privati cittadini e di gestori dei profili sopra menzionati, anch’essi fatti sparire da un giorno all’altro con estrema discrezione, al punto che se uno non ci fa caso, neanche se ne rende conto e tutto continua come se niente fosse accaduto.
La situazione é estremamente pericolosa perche da un lato si procede con le epurazioni senza sosta e dall’altro non vi è nessuna presa di coscienza di quanto stia succedendo.
Se e quando la massa si renderà conto di tutto ciò, sarà già troppo tardi.
Al limite avverrà quando l’identità digitale, il portafoglio digitale e tutte le restrizioni ad essi legate, saranno già legge e routine quotidiana e non penso si dovrà attendere molto.
Se non ci sarà un totale cambio di passo da parte della minoranza non allineata nel lottare contro questo regime, tra i più subdoli e raffinati della storia, la fine della società e dell’umanità per come l’abbiamo sempre vissuta percepita e immaginata sarà certa come la morte.
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yomersapiens · 1 month ago
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tutto sta diventando molto bianco, sono uscito per andare al supermercato vicino casa, quello dove si paga poco ma poco poco, là ci vado non solo per risparmiare ma pure perché ci lavora un cassiere gentilissimo che ha sempre voglia di parlare ed è sempre di buon umore, una cosa rarissima qua a Vienna, che un estraneo abbia voglia di fare conversazione e ti sorrida, così mi metto in fila alla sua cassa pronto a farmi una bella dose di cordialità, lo saluto, mi chiede come sto, gli dico dai potrebbe andare meglio, mi chiede cosa mi faccio per cena, gli dico che non lo so ma che ho fame, gli chiedo se lui mangia mentre lavora e là sotto alla cassa nasconde qualche snack, mi dice che lui non mangia, lui beve solo redbull, mi dice di provare a indovinare quante redbull si beve in un giorno, io sparo e dico boh tre? lui ride e tutto orgoglioso mi fa: quindici! ma come cazzo fai a bere quindici redbull in un giorno ma tu stai male, mi dice che anche il dottore gli ha detto di stare attento e di bere acqua, cioè questo non è umano, questo qua è praticamente una particella di uranio impazzita seduta in un discount, aggiunge che lui berrebbe anche un po' di acqua ma solo se fosse acqua alla redbull, boh questo mi sa che se lo sfioro esplode, oppure decolla tipo razzo e raggiunge un altro pianeta, vedendo che ero piuttosto frastornato dalla sua risposta decide di rassicurarmi dicendo che ogni tanto, per allegerire tutte le redbull, beve anche una cocacola, io lo saluto per l'ultima volta perché mi sa che se torno tra una settimana trovo solo un mucchio di polvere molliccia, peccato mi stava simpatico, ma che cazzo hanno di sbagliato i viennesi, ah, per scrupolo, ovviamente gli ho chiesto se almeno bevesse redbull senza zucchero, ovvio che no mi ha risposto, cioè stupido io che vado anche a chiedere, questo vuole morire, probabilmente detonare e portarsi dietro tutti i clienti del supermercato e poi toccherà a me andare al tg e parlare e dire che era un tizio tanto in gamba, cordiale, salutava sempre, boh ma datti alla coca come tutti, giuro sono messo così male da capire più quella che la redbull.
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papesatan · 3 months ago
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Giunti puntualmente a metà agosto, sento l'aria rarefarsi, serrandomi la gola. Scrivere, leggere, dedicarmi tempo e amore, lasciando tutto il resto fuori: a nulla valgono i miei buoni propositi di fine giugno. La realtà trova sempre il modo di scovarmi e legarmi a sé. Sembra anzi che quanto più remi in direzione ostinata e contraria, tanto più la corrente mi richiami indietro. Tra due settimane dovrò riaprire il doposcuola e ho la sensazione di non aver staccato un attimo. I clienti invidiosi mi pensano davvero capace di far un mese e mezzo di ferie, ma non sanno realmente cosa significa gestire un'attività, quando ogni settimana ti scrivono genitori in cerca di santi stregoni capaci di salvare i figli dai pluridebiti, mamme ansiose d'iniziare il nuovo anno e il diabolico duo Comune&commercialista cui anche quest'anno abbiamo lasciato oltre cinquemila cocozze di tasse e imposte d'ogni tipo. Chi vorrei mi scrivesse (i clienti morosi), ovvio, non scrive mai. E l'estate passa pensando agli altri, quando dovrebbe essere l'unico periodo in cui potrei (dovrei) pensare soltanto a me stesso. Mi chiedo, con queste premesse, come ci arriveremo a settembre. Staremo a vedere.
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sara-saragej · 11 months ago
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Al nuovo anno
vorrei chiedere
gentilezza.
Gentilezza per chi è nel buio
per chi si è perso
per chi ha una parte di se
che non mostra mai a nessuno.
Per tutte le persone
che si sentono speciali
diverse
sbagliate
e che molto spesso
curano gli altri
dimenticando se stesse.
Al nuovo anno
vorrei chiedere salvezza
per chi è rimasto indietro
per chi ha perso il lavoro
per chi è arrivato tardi
all’appuntamento con la felicità
ed ha saltato un turno.
Per chi abita le periferie dell’anima
ed è sconfitto
da un dolore che non passa.
Perché ogni giorno è fatica
e c’è bisogno di forza.
Al nuovo anno
Vorrei chiedere speranza
di avere sogni a sufficenza
per vivere un passo oltre la vita
perché ogni sogno
contiene musica e colori
e un cielo
che ogni tanto
si lascia toccare.
Al nuovo anno chiedo
di consegnarci un po’ di coraggio.
Ognuno col suo meraviglioso caos
con la propria verità
ognuno con il suo viaggio.
[ Andrew Faber ]
Auguri Buon 2024
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Here's to the new year
I would ask
kindness.
Kindness to those in the dark
for those who are lost
for those who have a part of themselves
which he never shows to anyone.
For all the people
who feel special
different
wrong
and that very often
they care for others
forgetting themselves.
Here's to the new year
I would like to ask for salvation
for those left behind
for those who have lost their jobs
for those who arrived late
to the appointment with happiness
and missed a shift.
For those who live on the outskirts of the soul
and he is defeated
from a pain that doesn't go away.
Because every day is hard
and strength is needed.
Here's to the new year
I would like to ask for hope
to have enough dreams
to live one step beyond life
because every dream
Contains music and colors
and a sky
that every now and then
it lets itself be touched.
In the new year I ask
to give us a little courage.
Each with its wonderful chaos
with its own truth
each with his own journey.
[ Andrew Faber ]
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dallapartedegliultimi-last · 2 months ago
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Wedding day
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der-papero · 3 months ago
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Come primo mese da padre, al di là delle battute che ogni tanto pubblico qui, è stato abbastanza duro.
Non che io le rimproveri nulla, ci mancherebbe. Come biasimare una persona che, dalla sera alla mattina, si ritrova un povero stronzo nella propria vita, senza aver avuto la possibilità di poter dire la sua, ed essere anche costretta suo malgrado a doverla accettare, quando nulla era dovuto a nessuno, solo perché le è andata di sfiga (certo, c'è di peggio, ma sempre di sfiga si tratta, è andata molto meglio al gatto di Ilaria, per capirci). Razionalmente l'ho sempre accettato, ma una cosa è dirla, una cosa è viverla, e io l'ho vissuta male, molto male, il suo tenermi a distanza, il suo volermi evitare a tutti i costi, quasi come a dire "so che devi essere il mio papà perché l'ha detto un burocrate qualsiasi, ma almeno non mi rompere il cazzo", e diciamo che così ho fatto, pieno di rabbia e delusione ci siam divisi, vivevamo come due studenti universitari che condividono una casa, ognuno per conto suo, e così è stato per giorni, non ci ho dormito per diverse notti, e non riuscivo a trovare una soluzione, nonostante ci provassi in tutti i modi, una via per comunicare, un modo per trovarsi, quelle robe di cui tutti sembrano capire tanto qui sopra e poi a nessuno funziona. Esausto e avvilito, mi sono arreso e ho fatto finta come se non esistesse più, se non nei miei stretti doveri, perché rompere le scatole mai, a nessuno.
Poi, non so bene cosa sia successo, un giorno si è svegliata e mi ha detto ti voglio bene, così, di botto, lasciandomi come un cretino. E non perché le servisse qualcosa o avesse un po' di melassa da smaltire, era sincera, si sentiva dal suo abbraccio. E da allora sembra come se stessimo insieme da sempre, la mia scrivania è piena di disegni che mi dedica, mi tira via dai meeting, ci tiene a dire davanti a tutti che passare il tempo con me è tutta un'altra cosa, e che vi devo dire, io ho ritrovato il sorriso, il sonno e la gioia di vivere. Non saprò mai perché, e non lo voglio manco sapere.
Personalmente sono contrario a mostrare foto che non sono mie, quindi qui non ci sarà mai, e pur se volessi legalmente parlando non potrei. Questi racconti sono le mie foto con lei, perché chissà, se non schiattiamo tutti forse riuscirà a leggerle queste parole un domani, e ci faremo insieme una bella risata e un bel pianto su.
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deathshallbenomore · 2 years ago
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lavo stiro cucio, ho un incredibile senso dell’umorismo e scrivo articoli accademici. onestamente continuo a domandarmi come mai non sia ancora coniugata
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omarfor-orchestra · 2 years ago
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Grazie Lea, una certezza come sempre
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lady--vixen · 5 months ago
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Finestre aperte. Adoro sentire il respiro di quelli che guardano la partita. Trattengono il fiato o esultano. Tutti insieme. Tutti nelle loro case separate. E mi viene da pensare che sarebbe bello se questo rito collettivo toccasse altri campi, ogni tanto. Magari una sera tutti a sentire Puccini. Migliaia di televisori accesi sulla Tosca. Radioline, cellulari, streaming. Tutti a trattenere il fiato. Tutti ad applaudire. E il giorno dopo a commentare nei bar le parole di Cavaradossi. "Hai sentito che tiro Recondita armonia?" "E quel bastardo di Scarpìa? Ne vogliamo parlare?" E via così, passando dalla lirica ai concerti, dai concerti a libri. Qualcosa da vivere col fiato sospeso e le lacrime in tasca. Tutti insieme. Schermi giganti nelle piazze, sulle spiagge. Qualcosa che ci faccia sentire la Passione, l'essere vivi. Qualcosa capace di trafiggerti l'anima e poterne parlare tra di noi, coi bambini. Tutti insieme verso qualcosa, non contro un avversario.
E invece.
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mccek · 1 year ago
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Molti dei Millennial sono cresciuti sotto l’effetto di strategie fallimentari di educazione famigliare.
Per esempio, è sempre stato detto loro che erano speciali, che potevano avere tutto quello che volevano dalla vita solo perché lo volevano.
Quindi qualcuno ha avuto un posto nella squadra dei pulcini non perché fosse un talento, ma solo perché i genitori hanno insistito con l’allenatore.
Oppure sono entrati in classi avanzate non perché se lo meritassero ma perché i genitori si erano lamentati con la scuola, per non parlare di coloro che hanno passato gli esami non perché se lo meritassero ma perché gli insegnanti erano stanchi di avere rogne dai genitori.
Ad alcuni hanno dato medaglie di partecipazione per essere arrivati ultimi, una bella medaglia affinché nessuno si dispiaccia.
La scienza comportamentale non ha dubbi: è una svalutazione della medaglia e dei riconoscimenti di chi lavora duramente per ottenere un buon risultato, inoltre fa sentire anche in imbarazzo chi arriva ultimo perché, se ha un minimo di dignità, sa che non se l’è davvero meritata quella medaglia.
Così queste persone sono cresciute con l’illusione che, anche senza sforzarsi troppo, è possibile farcela in qualunque settore.
Allora finiscono l’università, magari a pieni voti e pretendono immediatamente che un tappeto rosso si srotoli sotto i loro piedi, invece sono gettati nel mondo reale e in un istante scoprono che non sono per niente speciali voto o non voto, che i genitori non gli possono fare avere un buon posto di lavoro e figuriamoci una promozione, che se arrivi ultimo non ti danno niente, anzi rischi il licenziamento e, guarda un po’, non ottieni qualcosa solo perché semplicemente lo vuoi.
Non voglio fare ironia, credetemi, né tanto meno sorridere, la faccenda è davvero delicata poiché quando questa persona prende coscienza reale dalla situazione in cui si trova è un momento cruciale perché in un attimo, nell’istante preciso in cui concepisce la verità, l’idea che ha di se stessa va letteralmente in frantumi.
È questo anche il momento in cui si attacca alla sua fonte primaria di dopamina: i social network.
Ciò ci porta ad un altro problema : la tecnologia.
I Millennial sono cresciuti in un mondo fatto di Tik Tok, di Instagram ed altri social, dove siamo bravi a mettere filtri alle cose.
In cui siamo un po’ tutti fuoriclasse a mostrare alla gente che la nostra vita è magnifica: tutti in viaggio ad Ibiza, tutti al ristorante stellato, tutti felici e pimpanti anche se invece siamo tristi e depressi.
Ho letto un’interessante ricerca scientifica, che in sintesi dice che ogni qual volta che riceviamo una notifica sullo smartphone, un messaggio o quant’altro, nel nostro cervello viene rilasciata una bella scarica di dopamina (una sostanza che dà piacere).
Ecco perché quando riceviamo un messaggio è una bella sensazione oppure se da qualche ora non si illumina il cellulare, alcuna notifica, né un messaggio, iniziamo a vedere se per caso non è accaduto qualcosa di catastrofico.
Allo stesso modo andiamo tutti in stress se sentiamo il suono di una notifica e passano più di tre minuti senza che riusciamo a vedere di cosa si tratta.
È successo a tutti, ti senti un po’ giù, un po’ solo, e allora mandi messaggi a gente che forse nemmeno sapevi di avere in rubrica.
Perché è una bella sensazione quando ti rispondono, vero?
È per questo che amiamo così tanto i like, i fan, i follower.
Ho conosciuto un ragazzo che aveva sui 15 anni che mi spiegava quanto tra loro si discriminassero le persone in base ai follower su Instagram!
Così se il tuo Instagram cresce poco vai nel panico e ti chiedi: “Cosa è successo, ho fatto qualcosa di sbagliato?
Non piaccio più?”
Pensa che trauma per questi ragazzi quando qualcuno gli toglie l’amicizia o smette di seguirli!
La verità, e questa cosa riguarda tutti noi, è che quando arriva un messaggio/notifica riceviamo una bella botta di dopamina.
Ecco perché, come dicono le statistiche, ognuno di noi consulta più di 200 volte al giorno il proprio cellulare.
La dopamina è la stessa identica sostanza che ci fa stare bene e crea dipendenza quando si fuma, quando si beve o quando si scommette.
Il paradosso è che abbiamo veri limiti di età per fumare, per scommettere e per bere alcolici, ma niente limiti di età per i cellulari che regaliamo a ragazzini di pochi anni di età (già a 7 o 8 anni se non a meno).
È come aprire lo scaffale dei liquori e dire ai nostri figli adolescenti: “Ehi, se ti senti giù per questo tuo essere adolescente, fatti un bel sorso di vodka!
In sostanza, se ci pensate, è proprio questo che succede: un’intera generazione che ha accesso, durante un periodo di alto stress come l’adolescenza, ad un intorpidimento che crea dipendenza da sostanze chimiche attraverso i cellulari.
I cellulari, da cosa utile, diventano facilmente, con i social network, una vera e propria dipendenza, così forte che non riguarda solo i Millennials ma ormai tutti noi.
Quando si è molto giovani l’unica approvazione che serve è quella dei genitori, ma durante l’adolescenza passiamo ad aver bisogno dell’approvazione dei nostri pari.
Molto frustrante per i nostri genitori, molto importante per noi, perché ci permette di acculturarci fuori dal circolo famigliare e in un contesto più ampio.
È un periodo molto stressante e ansioso e dovremmo imparare a fidarci dei nostri amici.
È proprio in questo delicato periodo che alcuni scoprono l’alcol o il fumo o peggio le droghe, e sono queste botte di dopamina che li aiutano ad affrontare lo stress e l’ansia dell’adolescenza.
Purtroppo questo crea un condizionamento nel loro cervello e per il resto della loro vita quando saranno sottoposti a stress, non si rivolgeranno ad una persona, ma alla bottiglia, alla sigaretta o peggio, alle droghe.
Ciò che sta succedendo è che lasciando ai ragazzi, anche più piccoli, accesso incontrollato a smartphone e social network, spacciatori tecnologici di dopamina, il loro cervello rimane condizionato, ed invecchiando troppi di essi non sanno come creare relazioni profonde e significative.
In diverse interviste questi ragazzi hanno apertamente dichiarato che molte delle loro amicizie sono solo superficiali, ammettendo di non fidarsi abbastanza dei loro amici.
Ci si divertono, ma sanno che i loro amici spariranno se arriva qualcosa di meglio.
Per questo non ci sono vere e proprie relazioni profonde poiché queste persone non allenano le capacità necessarie, e ancora peggio, non hanno i meccanismi di difesa dallo stress.
Questo è il problema più grave perché quando nelle loro vite sono sottoposti a stress non si rivolgono a delle persone ma ad un dispositivo.
Ora, attenzione, non voglio minimamente demonizzare né gli smartphone né tantomeno i social network, che ritengo essere una grande opportunità, ma queste cose vanno bilanciate.
D’altro canto un bicchiere di vino non fa male a nessuno, troppo alcol invece sì.
Anche scommettere è divertente, ma scommettere troppo è pericoloso.
Allo stesso modo non c’è niente di male nei social media e nei cellulari, il problema è sempre nello squilibrio.
Cosa vuol dire squilibrio?
Ecco un esempio: se sei a cena con i tuoi amici e stai inviando messaggi a qualcuno, stai controllando le notifiche Instagram, hai un problema, questo è un palese sintomo di una dipendenza, e come tutte le dipendenze col tempo può farti male peggiorare la tua vita.
Il problema è che lotti contro l’impazienza di sapere se là fuori è successo qualcosa e questa cosa ci porta inevitabilmente ad un altro problema.
Siamo cresciuti in un mondo di gratificazioni istantanee.
Vuoi comprare qualcosa?
Vai su Amazon e il giorno dopo arriva.
Vuoi vedere un film?
Ti logghi e lo guardi, non devi aspettare la sera o un giorno preciso.
Tutto ciò che vuoi lo puoi avere subito, ma di certo non puoi avere subito cose come le gratificazioni sul lavoro o la stabilità di una relazione, per queste non c’è una bella App, anche se alcune delle più gettonate te lo fanno pensare!
Sono invece processi lenti, a volte oscuri ed incasinati.
Anche io ho spesso a che fare con questi coetanei idealisti, volenterosi ed intelligenti, magari da poco laureati, sono al lavoro, mi avvicino e chiedo:
“Come va?”
e loro: “Credo che mi licenzierò!”
ed io: “E perché mai?”
e loro: “Non sto lasciando un segno…”
ed io: “Ma sei qui da soli otto mesi!”
È come se fossero ai piedi di una montagna, concentrati così tanto sulla cima da non vedere la montagna stessa!
Quello che questa generazione deve imparare è la pazienza, che le cose che sono davvero importanti come l’amore, la gratificazione sul lavoro, la felicità, le relazioni, la sicurezza in se stessi, per tutte queste cose ci vuole tempo, il percorso completo è arduo e lungo.
Qualche volta devi imparare a chiedere aiuto per poi imparare quelle abilità fondamentali affinché tu possa farcela, altrimenti inevitabilmente cadrai dalla montagna.
Per questo sempre più ragazzi lasciano la scuola o la abbandonano per depressione, oppure, come vedo spesso accadere, si accontenteranno di una mediocre sufficienza.
Come va il tuo lavoro? Abbastanza bene…
Come va con la ragazza? Abbastanza bene.
Ad aggravare tutto questo ci si mette anche l’ambiente, di cui tutti noi ne facciamo parte.
Prendiamo questo gruppo di giovani ragazzi i cui genitori, la tecnologia e l’impazienza li hanno illusi che la vita fosse banalmente semplice e di conseguenza gliel’hanno resa inutilmente difficile!
Prendiamoli e mettiamoli in un ambiente di lavoro nel quale si dà più importanza ai numeri che alle persone, alle performance invece che alle relazioni interpersonali.
Ambienti aziendali che non aiutano questi ragazzi a sviluppare e migliorare la fiducia in se stessi e la capacità di cooperazione, che non li aiuta a superare le sfide.
Un ambiente che non li aiuta neanche a superare il bisogno di gratificazione immediata poiché, spesso, sono proprio i datori di lavoro a volere risultati immediati da chi ha appena iniziato.
Nessuno insegna loro la gioia per la soddisfazione che ottieni quando lavori duramente e non per un mese o due, ma per un lungo periodo di tempo per raggiungere il tuo obiettivo.
Questi ragazzi hanno avuto sfortuna ad avere genitori troppo accondiscendenti, la sfortuna di non capire che c’è il tempo della semina e poi quello del raccolto.
Ragazzi che sono cresciuti con l’aberrazione delle gratificazioni immediate, e quando vanno all’università e si laureano continuano a pensare che tutto gli sia loro dovuto solo perché si sono laureati a pieni voti.
Cosicché quando entrano nel mondo del lavoro dopo poco dobbiamo raccoglierne i cocci.
In tutta questa storia, sono convinto che tutti abbiamo una colpa, ma che soprattutto tutti noi possiamo fare qualcosa di più impegnandoci a capire come aiutare queste persone a costruire oggi la loro sicurezza e le loro abilità sociali, la cui mancanza rende la vita di questi giovani inutilmente infelice e inutilmente complicata.
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