#ogni istante
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“La meraviglia si trova ad ogni istante.
Cerca di sentire, di percepire,
invece di pensare.
Il senso profondo della vita si trova
al di là del pensiero.”
— Enrique Barrios
#meraviglia#ogni istante#sentire#percepire#pensare#senso#profondità#vita#frasi vita#frasi tumblr#frasi#frasi e citazioni#Enrique Barrios
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Raga basta non ce la faccio a rebloggare tutto
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I potenziali di questo meme
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Vi vedo, qui, così estremamente belle. E io mi sento così incompatibile che mi sembra di impazzire. È come se la vostra luce splendente fosse il riflesso di un mondo a cui non appartengo, un mondo fatto di bellezza intangibile, di armonia perfetta, di lineamenti che si intrecciano con la delicatezza di una melodia suonata dal vento. E io, in questa notte senza stelle, mi trovo a vagare nel buio della mia stessa esistenza, dove ogni pensiero si perde, si confonde, come un eco che svanisce nell’abisso dell’inquietudine.
Mi sembra che ogni vostro sguardo, ogni vostro sorriso, sia un universo a sé stante, un universo in cui non trovo il mio posto. Mi sembra di essere una nota stonata in una sinfonia sublime, una sfumatura di grigio in un quadro dove voi siete colori vibranti, vivi, pulsanti. Eppure, non posso distogliere lo sguardo. Non posso fare a meno di essere attratto da questa bellezza che mi consuma, da questa bellezza che mi sembra così irraggiungibile, eppure così vicina.
È un tormento dolce, questo. Un tormento che mi strappa via ogni certezza, che mi lascia nudo davanti all’immensità del vostro essere. E mentre vi osservo, mentre il mio cuore si perde nei vostri occhi, mi chiedo se mai ci sarà un momento, un singolo istante, in cui le nostre anime potranno sfiorarsi, in cui le mie insicurezze si dissolveranno come nebbia al sole, lasciando spazio solo alla pura essenza di ciò che siamo.
Forse, è proprio in questa distanza che risiede la nostra bellezza. Forse, è questo il segreto di ciò che ci rende umani: il desiderio incolmabile, l’attesa, la speranza che non muore mai, anche quando sembra destinata a non essere mai soddisfatta. Forse, è questo il modo in cui l’universo ci insegna a sentirci vivi: facendoci assaporare la bellezza dell’impossibile, facendoci desiderare ciò che non possiamo avere.
E mentre vi guardo ancora, in silenzio, sento che c’è qualcosa di sacro in tutto questo. Qualcosa che va oltre le parole, oltre i pensieri, oltre la ragione. C’è una verità nascosta nelle pieghe del tempo, una verità che solo i cuori più audaci possono comprendere: che è nell’incontro delle nostre fragilità, delle nostre paure, che si nasconde la vera forza. Che è nel riconoscere la nostra stessa vulnerabilità di fronte alla bellezza del mondo che diventiamo davvero umani, davvero vivi.
E allora, anche se mi sento così piccolo, così lontano, continuerò a cercare quel legame invisibile che ci unisce, quella scintilla che, anche solo per un attimo, farà brillare la mia oscurità. Perché in fondo, in questo grande teatro della vita, non è forse la bellezza di quel che sfugge, di ciò che non possiamo possedere, a renderci eterni sognatori?
#citazioni#compagnia#distanza#frasi famose#frasi pensieri#mancanza#nuove amicizie#pagine di libri#sentimenti#tristezza
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"Un giorno capirai che la vera vittoria non è riuscire a far ragionare le persone, non è neanche avere la loro comprensione.
Vincerai nel momento stesso in cui riuscirai a farti scivolare di dosso ogni differenza, ogni azione priva di rispetto, ogni dimostrazione di menefreghismo.
Lì, in quel preciso istante, capirai che tutto dipende da te.
E riuscirai finalmente a sorvolare su tutto quello che, un tempo, non faceva che avvelenarti il cuore".
- F. Zarbo
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immagini quella sensazione in cui ti senti viva.
quando trattenere le emozioni è impossibile o non vuoi.
è da un po’ che sento questo, come se stessi vivendo tutto per l’ultima volta e assaporo ogni singolo istante con le persone che amo circondarmi.
ma non sarei io se la malinconia non mi raggiungesse quando penso vorrei vivere le prime volte “infinite frequenze”, le emozioni di una sera, i sorrisi e gli abbracci “dei miei” per la vita.
fino a quando la luna ci sorriderà penserò a quel paradiso che ci aspetta quando siamo tutti assieme a passarci le sigarette e a bere fino a ridere per nulla.
e stiamo bene.
-hsox
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Ogni giorno
Ogni istante
Sei dentro ogni cosa che faccio
E so che io ,sono dentro te
Chiamatelo come volete
Per me è magia🫰
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Nel film “Profumo di donna” c’è una scena indimenticabile: quella in cui il protagonista, interpretato da Al Pacino, invita una giovane donna a ballare. Lei risponde:
“Non posso, il mio fidanzato sta per arrivare.”
“In un istante, si vive una vita!” risponde lui, conducendola a ballare un tango.
Questa breve ma memorabile scena racchiude uno dei messaggi più belli del film:
Alcune persone passano la vita correndo dietro al tempo, senza mai riuscire a raggiungerlo, anche quando corrono in fretta. Altri, invece, guardano solo al futuro, dimenticandosi di vivere il presente, l’unico momento che esiste davvero.
Tutti abbiamo lo stesso tempo a disposizione, nessuno ha più o meno di 24 ore al giorno.
La differenza sta in come scegliamo di vivere queste ore.
Dobbiamo imparare a godere di ogni istante, perché, come diceva John Lennon:
“La vita è ciò che accade mentre siamo impegnati a fare altri piani.”
Godiamoci questa meravigliosa vita! 🌟💃🌸
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Io ti bacerei per la strada, tra passanti curiosi, seduta al tavolino di un bar.
Ti bacerei lungo giorni rubati ad altre vite, su ponti, palazzi, maree.
Ti bacerei ancora e ancora, al limitare della notte, su sentieri impervi, in ogni dove, in ogni quando.
Ti bacerei fino a dimenticare chi siamo, rimanendo sospesi in quell’ istante di noi, ed in quel bacio porterei l’infinito.
- Carla Casolari
Val Escoubet art - "Pour le meilleur de nous deux"
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Ci amavamo nelle parole e tra le righe, nei silenzi e negli sguardi, in tutti i gesti più comuni. Ci amavamo nel piacere prezioso di ritrovarci tutti i giorni. Ci amavamo camminando (…) con il medesimo passo, guardando le stesse bellissime cose. Ci amavamo in ogni istante, senza cercare di prolungarlo, senza domandargli altro che quel momento di eternità.
Grégoire Delacourt
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“a silent story” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Il bosco di betulle, ai piedi della montagna, si ergeva come un santuario silenzioso, un luogo dove il freddo inverno si abbandonava alla grazia candida della neve. Alle dieci di quel mattino, il sole cercava di penetrare tra i rami spogli delle betulle, gettando un bagliore argenteo sui sentieri di neve intonsa. Non c'era un suono tranne il leggero fruscio delle foglie secche cullate dalla brezza.
Guido, un uomo di mezza età con una cicatrice profonda sul viso e gli occhi che portavano il peso di troppi inverni, camminava solitario tra gli alberi. Il suo respiro si trasformava in nuvole vaporose nell'aria gelida. Vestito con un cappotto logoro, con lo sguardo assorto, era un intruso in quel regno di pace e silenzio.
Le betulle si stagliavano come figure spettrali e la loro corteccia bianca risplendeva sotto il tocco del sole invernale. I rami sottili si intrecciavano come dita ossute, protese verso il cielo. La neve, immacolata e incontaminata, scricchiolava sotto i passi di Guido, un suono delicato che sussurrava i segreti di una terra dimenticata.
Nel cuore del bosco si fermò. Poco distante notò uno spazio aperto dove la neve si adagiava come un manto soffice. Si avvicinò e si sedette su un tronco caduto, osservando la vastità del paesaggio innevato. Il silenzio del bosco era sospeso nel tempo, un'armonia serena che avvolgeva ogni pensiero.
Un cervo, timido e maestoso, fece la sua comparsa ai margini del bosco, i suoi occhi si fissarono su Guido. I loro sguardi si incrociarono per un istante, un legame silenzioso tra l'uomo e la creatura selvaggia. Poi il cervo si allontanò, scomparendo tra gli alberi come un fantasma della foresta.
Guido si alzò lentamente, sentendo la solitudine del bosco penetrare nelle pieghe della sua anima. Era come se il silenzio avesse rivelato la fragilità della vita, la bellezza effimera di un momento invernale. Con un'ultima occhiata alle betulle, al loro bianco splendore, si diresse lentamente verso il sentiero di neve, lasciando il bosco alle sue spalle.
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Molti dei Millennial sono cresciuti sotto l’effetto di strategie fallimentari di educazione famigliare.
Per esempio, è sempre stato detto loro che erano speciali, che potevano avere tutto quello che volevano dalla vita solo perché lo volevano.
Quindi qualcuno ha avuto un posto nella squadra dei pulcini non perché fosse un talento, ma solo perché i genitori hanno insistito con l’allenatore.
Oppure sono entrati in classi avanzate non perché se lo meritassero ma perché i genitori si erano lamentati con la scuola, per non parlare di coloro che hanno passato gli esami non perché se lo meritassero ma perché gli insegnanti erano stanchi di avere rogne dai genitori.
Ad alcuni hanno dato medaglie di partecipazione per essere arrivati ultimi, una bella medaglia affinché nessuno si dispiaccia.
La scienza comportamentale non ha dubbi: è una svalutazione della medaglia e dei riconoscimenti di chi lavora duramente per ottenere un buon risultato, inoltre fa sentire anche in imbarazzo chi arriva ultimo perché, se ha un minimo di dignità, sa che non se l’è davvero meritata quella medaglia.
Così queste persone sono cresciute con l’illusione che, anche senza sforzarsi troppo, è possibile farcela in qualunque settore.
Allora finiscono l’università, magari a pieni voti e pretendono immediatamente che un tappeto rosso si srotoli sotto i loro piedi, invece sono gettati nel mondo reale e in un istante scoprono che non sono per niente speciali voto o non voto, che i genitori non gli possono fare avere un buon posto di lavoro e figuriamoci una promozione, che se arrivi ultimo non ti danno niente, anzi rischi il licenziamento e, guarda un po’, non ottieni qualcosa solo perché semplicemente lo vuoi.
Non voglio fare ironia, credetemi, né tanto meno sorridere, la faccenda è davvero delicata poiché quando questa persona prende coscienza reale dalla situazione in cui si trova è un momento cruciale perché in un attimo, nell’istante preciso in cui concepisce la verità, l’idea che ha di se stessa va letteralmente in frantumi.
È questo anche il momento in cui si attacca alla sua fonte primaria di dopamina: i social network.
Ciò ci porta ad un altro problema : la tecnologia.
I Millennial sono cresciuti in un mondo fatto di Tik Tok, di Instagram ed altri social, dove siamo bravi a mettere filtri alle cose.
In cui siamo un po’ tutti fuoriclasse a mostrare alla gente che la nostra vita è magnifica: tutti in viaggio ad Ibiza, tutti al ristorante stellato, tutti felici e pimpanti anche se invece siamo tristi e depressi.
Ho letto un’interessante ricerca scientifica, che in sintesi dice che ogni qual volta che riceviamo una notifica sullo smartphone, un messaggio o quant’altro, nel nostro cervello viene rilasciata una bella scarica di dopamina (una sostanza che dà piacere).
Ecco perché quando riceviamo un messaggio è una bella sensazione oppure se da qualche ora non si illumina il cellulare, alcuna notifica, né un messaggio, iniziamo a vedere se per caso non è accaduto qualcosa di catastrofico.
Allo stesso modo andiamo tutti in stress se sentiamo il suono di una notifica e passano più di tre minuti senza che riusciamo a vedere di cosa si tratta.
È successo a tutti, ti senti un po’ giù, un po’ solo, e allora mandi messaggi a gente che forse nemmeno sapevi di avere in rubrica.
Perché è una bella sensazione quando ti rispondono, vero?
È per questo che amiamo così tanto i like, i fan, i follower.
Ho conosciuto un ragazzo che aveva sui 15 anni che mi spiegava quanto tra loro si discriminassero le persone in base ai follower su Instagram!
Così se il tuo Instagram cresce poco vai nel panico e ti chiedi: “Cosa è successo, ho fatto qualcosa di sbagliato?
Non piaccio più?”
Pensa che trauma per questi ragazzi quando qualcuno gli toglie l’amicizia o smette di seguirli!
La verità, e questa cosa riguarda tutti noi, è che quando arriva un messaggio/notifica riceviamo una bella botta di dopamina.
Ecco perché, come dicono le statistiche, ognuno di noi consulta più di 200 volte al giorno il proprio cellulare.
La dopamina è la stessa identica sostanza che ci fa stare bene e crea dipendenza quando si fuma, quando si beve o quando si scommette.
Il paradosso è che abbiamo veri limiti di età per fumare, per scommettere e per bere alcolici, ma niente limiti di età per i cellulari che regaliamo a ragazzini di pochi anni di età (già a 7 o 8 anni se non a meno).
È come aprire lo scaffale dei liquori e dire ai nostri figli adolescenti: “Ehi, se ti senti giù per questo tuo essere adolescente, fatti un bel sorso di vodka!
In sostanza, se ci pensate, è proprio questo che succede: un’intera generazione che ha accesso, durante un periodo di alto stress come l’adolescenza, ad un intorpidimento che crea dipendenza da sostanze chimiche attraverso i cellulari.
I cellulari, da cosa utile, diventano facilmente, con i social network, una vera e propria dipendenza, così forte che non riguarda solo i Millennials ma ormai tutti noi.
Quando si è molto giovani l’unica approvazione che serve è quella dei genitori, ma durante l’adolescenza passiamo ad aver bisogno dell’approvazione dei nostri pari.
Molto frustrante per i nostri genitori, molto importante per noi, perché ci permette di acculturarci fuori dal circolo famigliare e in un contesto più ampio.
È un periodo molto stressante e ansioso e dovremmo imparare a fidarci dei nostri amici.
È proprio in questo delicato periodo che alcuni scoprono l’alcol o il fumo o peggio le droghe, e sono queste botte di dopamina che li aiutano ad affrontare lo stress e l’ansia dell’adolescenza.
Purtroppo questo crea un condizionamento nel loro cervello e per il resto della loro vita quando saranno sottoposti a stress, non si rivolgeranno ad una persona, ma alla bottiglia, alla sigaretta o peggio, alle droghe.
Ciò che sta succedendo è che lasciando ai ragazzi, anche più piccoli, accesso incontrollato a smartphone e social network, spacciatori tecnologici di dopamina, il loro cervello rimane condizionato, ed invecchiando troppi di essi non sanno come creare relazioni profonde e significative.
In diverse interviste questi ragazzi hanno apertamente dichiarato che molte delle loro amicizie sono solo superficiali, ammettendo di non fidarsi abbastanza dei loro amici.
Ci si divertono, ma sanno che i loro amici spariranno se arriva qualcosa di meglio.
Per questo non ci sono vere e proprie relazioni profonde poiché queste persone non allenano le capacità necessarie, e ancora peggio, non hanno i meccanismi di difesa dallo stress.
Questo è il problema più grave perché quando nelle loro vite sono sottoposti a stress non si rivolgono a delle persone ma ad un dispositivo.
Ora, attenzione, non voglio minimamente demonizzare né gli smartphone né tantomeno i social network, che ritengo essere una grande opportunità, ma queste cose vanno bilanciate.
D’altro canto un bicchiere di vino non fa male a nessuno, troppo alcol invece sì.
Anche scommettere è divertente, ma scommettere troppo è pericoloso.
Allo stesso modo non c’è niente di male nei social media e nei cellulari, il problema è sempre nello squilibrio.
Cosa vuol dire squilibrio?
Ecco un esempio: se sei a cena con i tuoi amici e stai inviando messaggi a qualcuno, stai controllando le notifiche Instagram, hai un problema, questo è un palese sintomo di una dipendenza, e come tutte le dipendenze col tempo può farti male peggiorare la tua vita.
Il problema è che lotti contro l’impazienza di sapere se là fuori è successo qualcosa e questa cosa ci porta inevitabilmente ad un altro problema.
Siamo cresciuti in un mondo di gratificazioni istantanee.
Vuoi comprare qualcosa?
Vai su Amazon e il giorno dopo arriva.
Vuoi vedere un film?
Ti logghi e lo guardi, non devi aspettare la sera o un giorno preciso.
Tutto ciò che vuoi lo puoi avere subito, ma di certo non puoi avere subito cose come le gratificazioni sul lavoro o la stabilità di una relazione, per queste non c’è una bella App, anche se alcune delle più gettonate te lo fanno pensare!
Sono invece processi lenti, a volte oscuri ed incasinati.
Anche io ho spesso a che fare con questi coetanei idealisti, volenterosi ed intelligenti, magari da poco laureati, sono al lavoro, mi avvicino e chiedo:
“Come va?”
e loro: “Credo che mi licenzierò!”
ed io: “E perché mai?”
e loro: “Non sto lasciando un segno…”
ed io: “Ma sei qui da soli otto mesi!”
È come se fossero ai piedi di una montagna, concentrati così tanto sulla cima da non vedere la montagna stessa!
Quello che questa generazione deve imparare è la pazienza, che le cose che sono davvero importanti come l’amore, la gratificazione sul lavoro, la felicità, le relazioni, la sicurezza in se stessi, per tutte queste cose ci vuole tempo, il percorso completo è arduo e lungo.
Qualche volta devi imparare a chiedere aiuto per poi imparare quelle abilità fondamentali affinché tu possa farcela, altrimenti inevitabilmente cadrai dalla montagna.
Per questo sempre più ragazzi lasciano la scuola o la abbandonano per depressione, oppure, come vedo spesso accadere, si accontenteranno di una mediocre sufficienza.
Come va il tuo lavoro? Abbastanza bene…
Come va con la ragazza? Abbastanza bene.
Ad aggravare tutto questo ci si mette anche l’ambiente, di cui tutti noi ne facciamo parte.
Prendiamo questo gruppo di giovani ragazzi i cui genitori, la tecnologia e l’impazienza li hanno illusi che la vita fosse banalmente semplice e di conseguenza gliel’hanno resa inutilmente difficile!
Prendiamoli e mettiamoli in un ambiente di lavoro nel quale si dà più importanza ai numeri che alle persone, alle performance invece che alle relazioni interpersonali.
Ambienti aziendali che non aiutano questi ragazzi a sviluppare e migliorare la fiducia in se stessi e la capacità di cooperazione, che non li aiuta a superare le sfide.
Un ambiente che non li aiuta neanche a superare il bisogno di gratificazione immediata poiché, spesso, sono proprio i datori di lavoro a volere risultati immediati da chi ha appena iniziato.
Nessuno insegna loro la gioia per la soddisfazione che ottieni quando lavori duramente e non per un mese o due, ma per un lungo periodo di tempo per raggiungere il tuo obiettivo.
Questi ragazzi hanno avuto sfortuna ad avere genitori troppo accondiscendenti, la sfortuna di non capire che c’è il tempo della semina e poi quello del raccolto.
Ragazzi che sono cresciuti con l’aberrazione delle gratificazioni immediate, e quando vanno all’università e si laureano continuano a pensare che tutto gli sia loro dovuto solo perché si sono laureati a pieni voti.
Cosicché quando entrano nel mondo del lavoro dopo poco dobbiamo raccoglierne i cocci.
In tutta questa storia, sono convinto che tutti abbiamo una colpa, ma che soprattutto tutti noi possiamo fare qualcosa di più impegnandoci a capire come aiutare queste persone a costruire oggi la loro sicurezza e le loro abilità sociali, la cui mancanza rende la vita di questi giovani inutilmente infelice e inutilmente complicata.
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Le donne vanno bene solo per essere portate a letto.
Ogni momento trascorso con loro è un viaggio verso un mondo di passione e bellezza. Immagina, se puoi, il dolce abbandono di una notte condivisa, dove ogni sussurro è un segreto rivelato, ogni tocco una promessa di piacere.
In quel sacro letto, le donne diventano dee della notte, incarnazioni viventi del desiderio e dell'amore. I loro corpi, come morbidi paesaggi di seta, invitano a perdersi, a esplorare ogni valle e ogni collina, a scoprire i misteri nascosti sotto la superficie. Ogni curva è una poesia, ogni respiro un canto che risuona nell'anima.
Portarle a letto non è solo un atto fisico, ma un rito di connessione profonda, un incontro di anime che si cercano e si trovano nella calda intimità della notte. Le loro risate, i loro sospiri, i loro gemiti sono le note di una sinfonia che risveglia i sensi, che incendia il cuore e l'anima.
Il letto è un altare sacro, dove ogni donna si trasforma in un'opera d'arte vivente, un capolavoro di emozioni e sensazioni. E io, umilmente, mi inchinerei davanti alla sua bellezza, adorando ogni istante trascorso insieme, ogni attimo di intimità che ci unisce in un abbraccio senza fine.
E in questo dolce pellegrinaggio, ogni notte sarebbe un viaggio verso l'eternità, dove il tempo si ferma e l'universo intero si riduce alla magia di due corpi che si cercano, si trovano, si amano. La mia donna sarebbe il mio paradiso terrestre, il mio rifugio perfetto, il mio sogno che diventa realtà.
#citazioni#compagnia#distanza#frasi famose#frasi pensieri#mancanza#nuove amicizie#pagine di libri#sentimenti#tristezza
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Giorni leggeri, pochi, ma preziosi. Giorni in cui la serenità si adagia tutta intorno e dentro, tra i capelli. Per tutto un istante la felicità passa, e si ferma negli occhi. E tu devi solo respirare lentamente, sorridere e dire grazie, sempre. Per ogni singolo giorno.
Per ogni sorriso.
Per ogni attimo.
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Nella Divina commedia c’è una frase che pochi conoscono ma è la più bella definizione di amore mai data in tutta la storia della letteratura!
«intuarsi»
Dante mentre parla con lo spirito di un beato, usa questa parola
«s’io m’intuassi, come tu t’inmii».
Intuarsi significa entrare nel cuore e nella mente dell’altra persona. Da due diventare uno. Intuarsi non significa annullarsi nell’altra persona, ma indossare, anche per un istante, la sua pelle, la sua anima. E permettere all’altro di fare lo stesso con noi.
Perché l’amore è questo: reciprocità. Tendere la mano verso l’altro. Entrare dentro l’altro. Solo chi ama conosce e solo chi conosce ama. Intuarsi esprime qualcosa che noi abbiamo perduto, il senso delle relazioni tra le persone. La forza del «noi». In una società che sa dire soltanto «io», abbiamo bisogno di tornare a «intuarci» l’uno nell’altro.
Ma questa parola racchiude anche un altro segreto, come «Inforsarsi». O «il bellissimo «insemprarsi», star dentro l’eternità, o ancora «incielarsi» diventare tutt’uno con il cielo.
Quando Dante usa la parola «inforsarsi» non dice soltanto sono in forse ma sono «dentro» il forse. Perché l’unico modo per capire e amare è essere «dentro» le cose.
Come quando fai l’amore. Essere dentro una sensazione, uno stato d’animo, un’emozione con tutto te stesso, fino a diventare quell’emozione. Fino a sentirla con ogni fibra del tuo essere, della tua mente e del tuo cuore.
In un’epoca di superficialità estrema, di relazioni poco profonde, di sentimenti vuoti, in un’epoca in cui ci teniamo sempre a distanza e siamo lontani dal cuore delle cose, Dante ci ricorda l’importanza di sentire intensamente. Di amare fortissimamente.
Professor X (Guendalina Middei)
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I battiti scandiscono il tempo che ci separa...
L' attesa di averti addosso sublima ogni istante del tempo in cui non sei con me...
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