#oggi signora
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primepaginequotidiani · 5 days ago
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PRIMA PAGINA La Stampa di Oggi venerdì, 03 gennaio 2025
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deathshallbenomore · 2 years ago
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sentimentalismi · 2 years ago
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messa prima crema contorno occhi della mia vita
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prossima-nebulosa · 1 year ago
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I am so fucking done with this job
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ilfildiarianna · 24 days ago
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12:12
Telefonata
La signora viene a pranzo il 26 ha deciso con me un menù :
Antipasti di mare / primi di mare /fritto.
La signora mi richiama per aggiungere due persone.
Oggi:
“ Buongiorno sono la signora D.mi chiedevo se voi fate anche piatti di pesce.”
Io:🙄cosa gli è sfuggito alla Signora?
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orotrasparente · 3 months ago
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oggi una signora che lavora qui mi guarda e fa “stai ancora andando dalla nutrizionista?” io le dico sisi ora settimana prossima ho una visita di controllo e lei fa “fatti guardare”, io faccio un giro su me stesso degno di una/un étoile della scala e lei mi guarda e fa “stai bene… stai molto bene”
grazie universo per mettere sulla mia via queste persone
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primepaginequotidiani · 1 month ago
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PRIMA PAGINA La Stampa di Oggi domenica, 08 dicembre 2024
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deathshallbenomore · 2 years ago
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incredibile come ogni volta che spero che mi stia per succedere qualcosa di lgbt la vita mi ponga davanti il mio grande punto debole: un uomo biondo
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ilcaoselastelladanzante · 7 months ago
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Indignatevi per i vivi.
Trent’anni senza vederli
di Fabrizio Tesseri
Facile indignarsi per i morti. Al massimo dura fino al funerale, poi tutto come prima.
Bisognerebbe indignarsi per i vivi.
Ma noi non li vediamo, i vivi. Letteralmente.
A volte non li vediamo al punto da travolgerli di notte sulle strade di campagna, scaraventandoli nelle scoline con le loro biciclette, quando va bene. Quando li vediamo è perché indossano quei gilet catarifrangenti che noi abbiamo in macchina in caso di incidente. Quando li vediamo è, appunto, un caso, un incidente.
Però non è che li abbiamo rimossi, propio non li abbiamo mai considerati.
Eppure sono decenni che sono qui, almeno tre decenni. Trent'anni fa, per esempio, alcuni singalesi e indiani, molto giovani, erano ospitati in un piccolo hotel fuori mano, trasformato da allora in una sorta di residenza per stranieri. È in campagna, ma era appiccicato ad un paio di grandi industrie, allora.
Da anni, al posto della più grande, la Goodyear, è rimasto un rudere e, con ogni probabilità, amianto e altri rifiuti sepolti sotto terra e sotto una memoria labile che ha cancellato i morti e i disoccupati.
È rimasta la fabbrica di alluminio, la sola piscina da 25 metri sul territorio e quel vecchio hotel malandato.
Beh, trent'anni fa, un misto di delinquenti e fascistelli (si lo so, è ridondante, sono sinonimi) andarono a picchiare i rifugiati in quel vecchio alberghetto. Per la verità, le presero per bene.
Ci fu tensione, venne organizzata una manifestazione di solidarietà, la polizia schierata in forze manco fosse un derby di quella che era la serie D del tempo, riuscì a picchiare chi manifestava solidarietà e il risultato fu che tutti ci distraemmo. Quasi tutti.
Alcuni da anni seguono e denunciano le condizioni dei migranti nella Pianura Pontina, su tutti Marco Omizzolo.
La maggior parte di noi però, semplicemente, non li ha mai visti.
Eppure sono tanti, lavorano nelle serre, nelle campagne, quasi tutti maschi, dormono in vecchie case o stalle, quando va bene. A decine, tutti insieme.
Qualcuno però ha fatto il salto sociale e ha aperto un negozietto oppure è stato fortunato e non solo è sopravvissuto, ma ha trovato anche un buon datore di lavoro, non un padrone, e ha messo su famiglia.
E allora vivono per lo più nei centri più o meno storici e ci sono i ragazzi nelle nostre scuole e per la quasi totalità dei nostri figli sono loro compagni, senza aggettivi o caratterizzazioni. Loro li vedono.
Noi queste famiglie, non gli altri, le vediamo solo perché vivono accanto a noi. Più colorati nei vestiti, odori diversi, magari più confusione, e in alcuni quartieri quelle donne e quegli uomini arrivati da lontano sono i soli a parlare con i "nostri" vecchi, soli dietro le persiane accostate al sole. Sono gli unici che si affacciano a vedere come mai la signora oggi non si è vista e magari sta male e ha bisogno.
Però, gli altri non li vediamo.
Ma vediamo il prodotto della loro esistenza.
Vediamo i prezzi della frutta e verdura in offerta sui banchi dei supermercati. Compriamo contenti il Sottocosto. Ammiriamo la villa e la fuoriserie dei loro Padroni.
Questi, spesso ma non sempre, hanno cognomi tronchi, che finiscono per enne, si tratta di famiglie che hanno avuto la terra nel ventennio, pezzi di famiglie del nord smembrate e portate a colonizzare la terra redenta. Coloni. Ma di cosa? Qui ci vivevano i Volsci, forse anche avanguardie di Etruschi e i Romani, di sicuro, che hanno lasciato il loro segno e la Regina Viarum. Coloni di cosa, dunque?
Gente che ha conosciuto la povertà, la fame, la guerra, la malaria, i lutti, la fatica indicibile.
Uno si aspetterebbe che se uno ha vissuto questo, mai farebbe vivere lo stesso o di peggio ad altri esseri umani e invece...ma allora, come è possibile? Perché?
Forse perché abbiamo dimenticato. Forse perché negli ultimi trent'anni abbiamo buttato nell'indifferenziato il concetto di comunità.
Abbiamo smesso di vedere l'altro ma solo quello che l'altro ha. E abbiamo voluto arricchirci o almeno illuderci di farlo. Abbiamo smesso di dare valore e iniziato a dare un prezzo, a tutto.
E quando dai un prezzo a qualsiasi cosa vuol dire che sei in competizione e la competizione porta a voler prevalere e finisce che bari pure con te stesso quando fai i solitari.
E tutti siamo contenti di comprare le zucchine a 0,99 euro al chilo e il Padrone compra un altro ettaro e abbassa la paga da 4,50 euro l'ora a 4 euro, preserva il margine di profitto, la grande distribuzione apre nuovi scintillanti ipermercati, noi oltre le zucchine compriamo i pomodori maturi, si fa per dire, a marzo.
È una magia!
Qualcosa di inspiegabile. Qualcosa di invisibile.
Tranne che ogni tanto.
Quando sotto una macchina non finisce una volpe ma un ventenne troppo stanco da scordare il gilet catarifrangente.
Tranne che ogni tanto, per un incidente sul lavoro o una rissa tra disperati.
Ma dura poco, meno della pubblicità tra il TG e i Talk Show della sera.
C'è il volantino delle offerte nella cassetta postale, sabato si fa spesa.
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chouncazzodicasino · 6 months ago
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Questa signora
Questa signora, da sei anni a questa parte, ogni volta che entra in negozio mi parla con questo tono. Una volta mi voleva insegnare che il solvente può andare sempre sopra l'acqua e non il contrario come dicevo io, una raffica di "Te lo spiego io" per ore.
Oggi:
Questasignorablabla: "Ciao Cara."
C'houncazzodicasino: "Buongiorno."
Questasignorablabla: "Senti mi serve la pittura effetto corten."
C'houncazzodicasino: "Eh, mi spiace. Non ho pittura effetto corten."
Questasignorablabla: "Ma sì che ce l'hai."
C'houncazzodicasino: "No, purtroppo non ho pittura effetto corten. Ho smalto per doratura: oro ricco pallido, oro scuro, platino, argento, ma non corten."
Questasignorablabla: "No, ma che mi stai dicendo?! No dai."
C'houncazzodicasino: "Mi spiace."
Questasignorablabla: ""No è impossibile. Ce l'hai."
C'houncazzodicasino: "Ok."
Questasignorablabla: "Allora ce l'hai!"
C'houncazzodicasino: "No."
Però torna sempre, forse le sono simpatica.
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raccontidialiantis · 1 month ago
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Dorme, il mio angelo
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Sembra una creatura fragile, delicata. Durante il giorno affronta la vita, il lavoro, le amicizie e tutto ciò che le capita con gentilezza, pazienza. Non farebbe del male a una mosca. Ma non fatevi ingannare. Questo è solo il quadretto apparentemente idilliaco di quando riposa, sazia d'amore mentre io me la guardo, rapito e istupidito dall'amore.
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Non fatevi fuorviare dalla sua apparenza innocua, dai tratti delicati del suo volto e dalla sua magrezza: sotto il cofano invece lei ha un motore truccato, comandato da una sua mente sensualmente dittatoriale. Me n'ero innamorato per la delicatezza dei suoi modi. M'ha stregato con ciò che sa fare col suo corpo. Infine mi ha legato a sé col sapore della sua pelle, con l'expertise della sua lingua, con i suoi odori personali meravigliosi.
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Mi comanda. E io in compenso me la lecco tutta con estremo gusto. Ovunque: non tralascio nulla. Nuda è bellissima: è veramente un capolavoro della natura. È una creatura nata per farsi adorare. Nell'intimità non mi fa sconti: pretende obbedienza assoluta. Non ho margini di manovra, con lei. Né li desidero più. Eseguo alla lettera i suoi ordini e godo nell'esserle sottomesso, amo essere un valido aiuto perché lei possa godere.
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Durante il giorno, lavoro, discuto, guadagno denaro, organizzo il lavoro di centinaia di uomini e donne. In pratica sono una persona risoluta, equilibrata e generosa, che quando occorre sa farsi rispettare. Ma, come sottofondo alle mie azioni, c'è sempre il costante pensiero di lei, la voglia di sentirne sulla mia lingua il sudore intimo, dopo la sua giornata d'impegno. E a seguire, sempre lei: nel mio palato e in gola, quando ingoio i suoi umori. Dio, se è una “croce e delizia”, questa donna per me!
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La sera ceniamo, rigoverniamo chiacchierando allegramente, diamo una ripulita in giro e organizziamo la colazione e i vestiti per l'indomani. D'un tratto, lei si fa estremamente seria. È sparita ogni traccia di dolcezza dal suo comportamento. Io non vedo l'ora che ciò accada. Mi ordina di “saggiarla”, di prepararla e io eseguo, fingendo di volerla domare. La frugo nell'intimità, la faccio eccitare.
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Ma d'un tratto la sua recita nella parte dell'agnello finisce, s'è stufata ed esce fuori la leonessa ruggente. Mi dà ordine di portarla in camera. Capisco che ora ha voglia, poi mi comanda di leccarla e farla godere. So che devo essere scrupoloso, se voglio guadagnarmi l'accesso del mio uccello dentro di lei. Che comunque non è mai scontato.
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Il gusto delle sue intimità mi è entrato nell'anima. Mi possiede, è una vera droga. L'unica, per me che non fumo e non m'ubriaco. Quando per qualche ragione mi si nega, perché è incazzata per fatti suoi o mi vuole punire, io letteralmente non ragiono più. Voglio lei, desidero solo lei. Il profumo della sua pelle, la morbida consistenza e la dolcezza dei suoi seni mi urgono in ogni momento.
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Mi occorre, per vivere, il sapore dei suoi umori e del suo sudore mentre è impegnata a godere sotto i colpi della mia lingua che le si intrufola nell'ano o nella fica a lungo. Ne ho bisogno. Come l'aria. Più dell'aria che respiro. Ecco: la sento che rientra. Voglio che mi dia degli ordini. Desidero essere dominato da lei. Non esiste altra donna che lei. È la mia musa, la mia Dea, l'unica padrona. La vedo direttamente aggressiva, oggi. Nessuna transizione graduale da donna dolce a fiera ribelle, stasera tra noi.
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-Ciao, nullità: stasera cambio di programma. Non ho fame. Vai subito in camera e spogliati. -Subito, mia signora. Posso chiederti perché? Avevo preparato una cenetta succulenta, per ritemprarti prima dell'amore… -Certo che puoi chiedere: perché ho avuto una cazzo di giornataccia e quindi ho solo una gran voglia di farmela leccare per bene. A lungo e con tanta passione. Sai, stronzetto incapace, ho comperato un giocattolino per iniziare a farti definitivamente mio schiavo, a sentirti soffrire e godere prendendolo nel culo. Quindi non voglio perdere altro tempo! Sono curiosa e poi mi devo sfogare. Voglio vederti completamente sottomesso lacrimare di dolore sotto i miei colpi. E dei tuoi esperimenti fallimentari in cucina non mi frega un cazzo. Chiaro? -Oh, si: vado subito cara, angelo mio! Tu mi sei padrona adorata e devi essere obbedita in tutto! Non vedo l'ora di leccarti a lungo e poi di soffrire per darti tutto il piacere che vuoi. Usami come e quanto vorrai.
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RDA
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susieporta · 5 days ago
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Lei è Kuttiyamma. Vive nel Kerala, in India. Abita in una casa fatta di paglia e di fango, condivide due stanze con genitori e undici fratelli. Mamma e papà lavorano nei campi, Kuttiyamma cucina, lava e bada ai più piccoli. Nel pomeriggio i fratelli maggiori tornano da scuola e tracciano con il dito degli strani segni sulla terra. Lo chiamano alfabeto. Kuttiyamma è incantata. Insegnatelo anche a me! I genitori scuotono la testa. L’istruzione non è per le femmine. Kuttiyamma ingoia il rospo. Cresce, ha 16 anni. Conosce un ragazzo, si chiama Konthi e ha un piccolo negozio di medicinali. Kuttiyamma lo sposa, mette al mondo cinque figli, vive di cucina e lavori domestici. Gli anni passano. I suoi ragazzi lasciano il nido, la casa si riempie di nipoti. Kuttiyamma li osserva mentre fanno i compiti. Nonnina come si scrive questo? Mi leggi questa storia? Kuttiyamma si fa piccina, inventa scuse per allontanarsi. Si vergogna da morire. Quando nessuno la vede, prende i libri, e accarezza con le dita quei segni misteriosi. È il 2020, Kuttiyamma ha 103 anni. Una vicina bussa alla porta, la trova china sui quaderni, intenta ad annusare e toccare le pagine. Kuttiyamma arrossisce. Perdonatemi, non so scrivere neanche il mio nome, ma sono molto curiosa. La vicina sorride. Signora, non c’è da scusarsi, se vuole posso aiutarla, sono un’insegnante. Kuttiyamma si illumina. La sera si fa trovare con quaderni, matite temperate, e un sorriso infinito. Si esercita per ore con l’alfabeto. Alla luce dell’alba sul foglio brillano le lettere del suo nome. Kuttiyamma piange di gioia. Mese dopo mese, compone le prime frasi, scrive i numeri, studia, si diverte, a fine anno passa l’esame di alfabetizzazione con ottimi voti. Kuttiyamma chiama a raccolta i nipoti, si schiarisce la voce piena di orgoglio. Bambini, ora la nonna vi legge una bella storia. Oggi Kuttiyamma ha 104 anni, lava, cucina, studia inglese, punta al diploma. La vista è calata, l’udito fa le bizze, ma in quanto a volontà non la batte nessuno.
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seduction-fatale78 · 7 days ago
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Caro anno, è tempo di andare.
Non ti preoccupare: dirò a quello venturo di essere meno arrogante.
Di lasciare, per esempio, il posto a sedere a quella signora con i segni della vita che le incorniciano gli occhi creando una ragnatela di ricordi, con sempre più passato e sempre meno futuro.
Gli dirò di non spingere, di dire grazie, prego e sorridere.
Non temere: proverò a fargli capire che continuare ad erigere muri, costruendo difese e fossati rischia solo di far perdere la bellezza di un'emozione.
Potrà abbassare la guardia, sì, lasciare respirare il cuore.
Gli dirò poi che ci ha provato a crescere col dolore, non lo nego. Non voglio togliere il ricordo di esso. Proverò, però, a dirgli di vedere che succede con l'amore.
Di trovare il tempo per lui, per sé stesso e per le cose preziose.
Di costruire e non demolire.
Di lasciare andare anziché stringere.
Di ascoltare invece di parlare.
E se proprio vogliamo fare uscire la voce, che sia per una parola che scalda o che abbraccia, per una risata o per difendere un nostro pensiero senza calpestare il giardino dell'altro.
Insomma, caro anno, dirò a quello venturo cosa ho imparato da te e cosa vorrei cambiare.
Ti lascio scivolare nelle pagine dell'esperienza cercando di rendere il domani un posto migliore di oggi.
Buon anno nuovo ♥️
dal web
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mandorloinfiore · 8 months ago
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in questi giorni sto facendo proprio delle cose da rinco.
ieri sera ho preparato il pranzo da portare a lavoro perché credevo che oggi fosse lunedì.
poco fa rientrando, ho condiviso l'ascensore con una signora che al "a che piano scende?" io ho risposto "al 2" quando invece sono al 6.
è vero che l'ufficio è al piano 2 e quindi mi sono confusa, però così mi sento proprio rincooo
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primepaginequotidiani · 5 days ago
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PRIMA PAGINA Il Gazzettino di Oggi venerdì, 03 gennaio 2025
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deathshallbenomore · 2 years ago
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