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PRIMA PAGINA Il Dubbio di Oggi martedì, 26 novembre 2024
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Da oggi, via l'abuso d'ufficio. Cosi' ha voluto il Governo Meloni.
Da domani i sindaci potranno firmare tranquillamente le assunzioni di figli, mogli, amanti e parenti o dare appalti ad amici e conoscenti senza che nessuno possa metter becco. Nuovi marchesi del grillo, nascono, tra gli applausi della maggioranza degli italiani.
@ilpianistasultetto
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Tre mesi
Oggi son già tre mesi esatti che papà è morto. Succede, in questi casi, di fermarsi un attimo e vedere quanto tempo sia passato. Non è molto, ma è tanto allo stesso tempo. A livello mentale, intendo, non temporale. Non dico che la sua assenza sia un fatto normale. Ma è un evento ormai accettato. La mamma passa giornate buone e altre meno buone. Però sta meglio. Io non piango più, se non di rado. Ma sono stato facilitato perché sebbene gli volessi bene avevo un rapporto decisamente conflittuale, con lui. Mi chiamava "grillo parlante", perché quando non mi stava bene qualcosa, non mi facevo problemi e glielo dicevo chiaro e tondo. Può darsi che le nostre discussioni animate mi mancheranno. Adesso, però, la vernice è troppo fresca. Più avanti, magari.
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Pinocchio: «Cos'è la coscienza?»
Grillo Parlante: «Cos'è la coscienza? Ora ti spiego. La coscienza è quella vocettina interna che la gente ascolta cosi di rado. Per questo il mondo va così male oggi.»
|| Pinocchio - Carlo Collodi
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Ch-ch-changes
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Una volta tanto sono parzialmente d'accordo con Grillo.
Il Movimento 5 Neuroni è già morto. Solo che, a differenza sua, ritengo che sia NATO MORTO. Il M5S nasce sull'onda dell'antipolitica sobillata anche dal libro più nefasto della storia dopo "Il Capitale" di Marx : "La Casta" , scritto da quei due emeriti COGLIONI di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che ha dipinto la classe politica come un cancro. Tra i suoi scopi fondativi c'era infatti l' abolizione dei cosiddetti "privilegi" della "Ca$ta" (lo scrivevano così , agli albori), tra cui il finanziamento pubblico ai partiti. Bersaglio principale di quel ributtante tomo. Un'onda (quella dell'antipolitica, scaturita in origine dalla NEFASTA "Mani Pulite" e ancora prima dal CONCETTO FASCISTA della "questione morale" enunciato da Berlinguer) che il Movimento ha cavalcato con successo diventando uno dei principali partiti italiani per più di un decennio. Che risultati ha raggiunto il Movimento sulla base di quei successi elettorali?
I principali : -Scandalo dei Banchini a rotelle durante il COVID -Introduzione incentivi ai monopattini elettrici -Reddito di cittadinanza -Introduzione del SuperBonus 110 % Piccolo particolare: il finanziamento pubblico ai partiti e i cosiddetti vitalizi agli Ex Parlamentari NON SONO STATI ABOLITI DA GOVERNI CON DENTRO IL M5S! Il Finanziamento pubblico ai partiti è stato abolito dal Governo Letta nel 2013, secondo una pessima tradizione seguita dal PD volta a togliere l' "acqua del consenso" al mulino degli avversari. Nel 2000 la applicarono contro la Lega varando le SCIAGURATISSIME norme costituzionali sulle Autonomie regionali (il PEGGIOR danno fatto alla Costituzione dal 1948 ad oggi) , nel 2013 la applicarono contro il M5S con l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. (Atti che, a mio avviso, fanno del PD il partito più nefasto della storia repubblicana, immediatamente prima del suo antenato PCI) Quindi, l'abolizione dei cosiddetti "privilegi della Ca$ta" non possono nemmeno essere annoverati tra i "successi" del M5S. Tra i danni causati, d'altra parte, spiccano il Reddito di cittadinanza, costato 35 miliardi di euro in 5 anni e, ancor di più, il Superbonus costato (insieme ai bonus fratelli Ecobonus e Sismabonus) la cifra MONSTRE di 170 miliardi di euro in 3 anni e mezzo. Combinati, i due provvedimenti bandiera del M5S hanno prodotto il PEGGIOR DANNO MAI REGISTRATO alla finanza pubblica: un buco da oltre 200 miliardi di euro che ha avuto insignificanti effetti sulla produzione di Ricchezza del paese. Immaginatevi cosa avremmo potuto fare con tutti quei soldi. Altro che PNRR (che è DEBITO, quindi MALE). IMMAGINATE! Quanti ospedali, scuole, equipaggiamenti per FFOO e FFAA, quante strade, quante centrali elettriche SERIE (Nucleari), quanto decoro urbano avremmo potuto realizzare con quei soldi? A titolo di raffronto, il finanziamento pubblico ai partiti non è mai andato oltre ai 500-600 milioni di euro l'anno. Se contiamo 600 milioni di euro come spesa media dal 1976 (anno di istituzione) al 2012 (ultimo anno di erogazione), abbiamo una cifra di circa 20-22 miliardi di euro in TRENTASEI ANNI. Ossia : Anche volendo attribuire al M5S la spinta ideale per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti , occorreranno 342 ANNI per ammortizzare il danno da essi fatto con Superbonus e Reddito di cittadinanza.
Ossia altri 330 anni.
Con un'altra piccola nota negativa: l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ha fatto PRECIPITARE la qualità media del personale politico (allineandola alla pessima qualità media proprio del M5S, composto da illustri signori Nessuno diventati politici con qualche click raccattato sulla piattaforma online del Movimento). È un meccanismo facile da capire: se io dirigente di partito dispongo di un Budget, dato che quel budget garantisce lustro e importanza alla figura di partito che poi lo impiegherà, avrò diversi pretendenti a quella carica e potrò operare una SELEZIONE AL MEGLIO per competenze. Se invece posso offrire a chi deve ricoprire cariche di partito solo sacrifici, zero budget (il che significa che CHIEDERÒ a quelle cariche di spendere del LORO) e un' importanza solo di simbolo, mi troverò a dover cercare di CONVINCERE gente ad accettare quella carica , sorvolando DEL TUTTO su competenze, abilità, inclinazione, capacità. Di più: se posso garantire un budget , ho anche poteri EFFETTIVI di controllo "qualità" dell' operato della persona in carica, e posso rimuoverla senza troppi problemi (avendo altri pretendenti al ruolo). Se non posso farlo, pur di non avere vuoti organici sarò costretto a sopportare e ignorare qualsiasi scemenza la carica commetta.
È ESATTAMENTE PER QUESTO che (ormai anche in ruoli apicali nazionali) vedete alcuni personaggi del tutto IMBARAZZANTI e TOTALMENTE INADATTI alle cariche politiche che ricoprono. I Bonafede, i Toninelli, le Azzolina, i Sangiuliano, le Moretti, le Fedeli li avete avuti ESATTAMENTE per questo motivo. Concludendo, il M5S non è morto perché " ha perso la sua natura " come sottintende Grillo.
No!
È morto per il motivo diametralmente opposto : perché ha RISPETTATO LA SUA NATURA! Perché è di SINISTRA. Perché è stato, e lo certificano i NUMERI (che rappresentano quattrini di debito pubblico che dovremo pagare tutti noi), una cura PEGGIORE del male contro cui era nato . Una caratteristica INTRINSECA di quasi ogni tipologia di sinistra esistente : sono una proposta di risposta (sbagliata) a un problema di cui sono contemporaneamente LA CAUSA. Perché non sono il rimedio, MAI. Sono IL PROBLEMA, IL GUAIO. Un guaio che ci riguarda, purtroppo, tutti. Per questo dico, con estremo livore: Sei morto M5S ? EVVIVA! E VA ALL'INFERNO, di tutto cuore. Non ti rimpiangeremo MAI. Confidando che tu sia presto raggiunto dai tuoi simili nel cimitero virtuale della politica .
Con astio.
Davide Galeotti.
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Doveroso aggiungere che sono stati l'anti-scienza per eccellenza, lo stesso per le opere pubbliche strategiche (cancellare la costruzione di opere pubbliche, ovvero investimenti, quindi salari, tasse, PIL che alimenta uno Stato) per finanziare la contraddizione del reddito di cittadinanza. Anziché sbloccare i concorsi ove fondamentale, come nei comparti della Sanità, della Pubblica Istruzione, della Sicurezza. Sarebbero stati stipendi, quindi persone che producevano e pagavano le tasse, che avrebbero alimentato le loro spese con redditi sicuri e contribuito al benessere di tutti. Vorrei ricordare che la famosa "borsa della spesa che cammina" derisa da grillo a più riprese, fu invece osannata quando resa popolare da obama (il minuscolo è voluto per entrambi...). Il Movimento a 5 Decrescite è venuto al mondo per fare danni e danni ci ha lasciato.
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Diceva Ennio Flaiano che, se il “medium è il messaggio” (copyright di Marshall McLuhan), è il postino che dobbiamo leggere, non le sue lettere. Fuor di battuta, basta possedere il medium, ossia avere buone risorse comunicative, per disporre del messaggio -e dunque manipolare e ingannare a proprio comodo. Dopo la Brexit e la vittoria di Donald Trump nel 2016, l’Oxford Dictionary scelse “post-truth”, post-verità, come parola internazionale dell’anno. Ma almeno da un quindicennio c’è un vero boom degli studi “sull’èra dell’impostura”.
Ora, che l’esplosione del Web sia coeva all’ascesa di movimenti e partiti populisti in tutto l’occidente non può essere una pura coincidenza. Secondo il politologo inglese Paul Taggart il pupulismo ha avuto molti padroni, perché è stato uno strumento dei progressisti, dei reazionari, degli autocrati, della sinistra e della destra. In ogni caso, resta una “ideologia debole”, nelle cui manifestazioni storiche sono tuttavia ricorrenti alcuni elementi distintivi: primo tra tutti l’appello diretto al popolo, senza mediazioni istituzionali, contro le élite dominanti.
Per rispondere alla domanda se i social network amplifichino semplicemente o favoriscano il populismo, bisogna tenere presente che le bugie su Internet sono avvantaggiate da tre fattori: la possibilità dell’anonimato; la possibilità di raggiungere rapidamente un vastissimo numero di persone: il fenomeno delle “cascate” informative (la bufala virale). Siamo quindi ben lontani da quella “cyberdemocracy”, contraria a ogni oligarchia intellettuale e politica, immaginata da Nicholas Negroponte e da altri profeti del Web come Gianroberto Casaleggio.
Non voglio dire che Internet ci renda ineluttabilmente stupidi o più bugiardi, come sosteneva Umberto Eco. Riflettiamo però su un punto. Come osserva la filosofa Franca D’Agostini in un aureo volumetto, mentre agli albori della cultura digitale si pensava che la nuova “trasparenza” e le nuove opportunità di partecipazione avrebbero dato un colpo decisivo alle concentrazioni di potere e ai vertici di gestione delle conoscenze, oggi tutti sanno che la massa delle informazioni è governata da quattro o cinque gruppi, i quali possono decidere la sistematica violazione della verità fattuale, rendendo difficile lo smascheramento del falso (“Menzogna”, Bollati Boringhieri, 2012).
In questo senso, non c’è da stupirsi se il “chiunque” trionfatore della Rete si trasforma in un professionista della provocazione. Complottismo e odio per l’establishment: non sono forse i grandi protagonisti della sindrome populista? Quest’ultima si basa su due radicate convinzioni: che il popolo sia depositario della verità e che sia, insieme, vittima dei raggiri della casta dei politicanti. Sul fuoco del populismo soffia poi la Rete, con le crociate contro le potenze mondialiste che tessono incessantemente le loro trame per meglio sottomettere i perdenti della globalizzazione. Mancano le prove, ma che importa? La loro assenza è la migliore conferma che il Male agisce di nascosto.
Così il Web, simbolo della modernità, diventa paradossalmente strumento di resistenza alla modernità, alle innovazioni tecnologiche, alle scoperte scientifiche, ai progressi della medicina. In altre parole, l’essenza del “grillismo” (che sopravvive a Beppe Grillo). C’è soprattutto un modo per contrastare questi bias cognitivi, come li chiamerebbero i neuroscienziati: più cultura, più istruzione, più formazione continua per i giovani e i meno giovani, per chi studia e chi lavora.
In un paese che vanta uno dei più alti tassi di analfabetismo funzionale in Europa (dati Ocse), non dovrebbe essere questa una delle principali missioni delle forze riformiste?
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Mia madre a quarant'anni era vedova, io a meno di sette ero già orfano di padre. Io il quinto di sei fratelli e mia madre mi ha viziato. Mi ha trattato subito da grande e mi ha insegnato l'educazione più con i proverbi e con i detti in romanesco che con la teoria o le parole. Da piccolo lei, invece di raccontarmi le favole di cappuccetto rosso o dei sette nani che non mi piacevano, mi raccontava le storie e le imprese del Marchese del Grillo. Io infatti ne conosco qualcuna più del famoso film.
Senti questa!
Dunque c'era una volta er Marchese der Grillo...
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Ecco una delle tante storie che mi raccontava mia madre. Non la cercate nel film capolavoro del grande Alberto Sordi perchè no, là non c'è.
Una notte raccolse sulla sua carrozza, uno dei tanti ubriaconi, che all'epoca era facile trovare sparsi quà e là per tutta Roma fuori da bettole cantine e osterie varie. E come sempre aiutato dal suo fedele servitore Riccio' (che tra le altre cose era ed è di Fiumicino) lo condussero nella sua enorme sala giochi dove tra tutte le cose vi era posta un grande botte alla cui apertura ci si arrivava salendo la scaletta posta alla base. Lui fece salire prima ed entrarvi poi l'ubriacone che non si rese subito conto, che la botte era colma non di acqua, e neanche di vino, bensì di cacca. Quando realizzò dove si era immerso era troppo tardi, davanti a lui si trovò il Marchese, che, con una sciabola in mano iniziò a tirare dei fendenti in orizzontale che per la paura, costringevano il malcapitato ubriacone, ad immergersi del tutto. Beh, proprio malcapitato alla fine non era stato perchè come riconosciuto da tutti e per la fama di cui godeva il suo divertimento lo pagava caro e come a tutti quelli che lo avevano preceduto il Marchese faceva fare una doccia purificatrice e profumata, gli faceva preparare e servire poi un pasto da Re e infine liquidarlo non prima di aver elargito lui una grande ricompensa in danaro.
=marchesedelgrilloproverbiedettiromaneschi=
Lo scherzo al Papa per esempio ed il confronto con lui, insegna che sono tutti corruttibili e tutti peccatori clero e Papa compresi. Ci aggiungeva sempre la frase: fa quello che dicono non quello che fanno. E quanti proverbi! Chi va co' lo zoppo impara a zoppica'. Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quello che lascia ma nun sa quello che trova. Ma vabbè mi fermo qui, potrei scriverne a non finire. A dieci anni poi, per diplomarmi io ho dovuto lasciarla e ho vissuto con una sorella e la sua famiglia lontano da Fiumicino. Io, l'ho amata molto mia madre e ancora oggi la ringrazio.
#artrochelefavoledecappuccettorosso!🤍
lan ✍️
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Pinocchio: “Che cos'è la coscienza?”
Grillo Parlante: “Cos'è la coscienza? Ora ti spiego... è una piccola voce interiore che la gente ascolta raramente. Per questo oggi il mondo va così male!”.
Carlo Collodi
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Della mia infanzia ricordo le audio e le videocassette, che ogni tanto si attorcigliavano e se eri fortunato te la cavavi con una penna biro e sistemavi tutto, altrimenti "il mangianastri s'è mangiato tutta la cassetta!!!". Ricordo un piccolo mangiadischi portatile, rosso - che oggi sarebbe un oggetto vintage e di design - dove si mettevano le fiabe sonore che vendevano in edicola, insieme a dei giornaletti dalle pagine grandi con sopra le illustrazioni o il disco della Carrà che mi aveva comprato la mamma. Ricordo il grillo parlante e il Simon che sembravano delle meraviglie tecnologiche, le diapositive con il proiettore e il caricatore dove si mettevano tutte in fila e si usava anche a scuola. Ricordo le cartoline e le lettere scritte a mano, con la grafia ordinata e dalle lettere allungate della nonna. Ricordo le vecchie, bellissime bambole di panno Lenci della zia, ricordo il telefono a disco che ogni tanto ti mangiava le dita. Ricordo che potevi telefonare per sapere l'ora esatta e che tutti avevamo una rubrica in testa e una in tasca, con tutti i numeri degli amici e dei parenti segnati su. Ricordo l'enciclopedia e le fotocopie delle immagini delle varie voci, che poi ritagliavamo e incollavamo sul quaderno di scuola quando per compito ci davano la famosa "ricerca", copiando le didascalie accanto. Ricordo la carta velina per copiare le immagini e la carta carbone da mettere nella macchina da scrivere. Ricordo la macchina da scrivere, dove ogni tanto s'inceppavano i tasti e che arrivava il momento di cambiare la margherita quando le lettere erano diventate ormai solo spettri pallidi ed esangui. Ricordo le macchine fotografiche e i rullini, che dovevi stare attento a non fargli prendere la luce altrimenti bruciavi tutto e i rullini in bianco e nero quando volevi sperimentare. Ricordo le polaroid, che da un certo libro in poi ("Quattro dopo mezzanotte") mi facevano sempre pensare ad un racconto inquietante di Stephen King. Ricordo che in tutti i bagni trovavi praticamente sempre una radio e delle riviste, perché il cellulare non esisteva. Ricordo la cinquecento di mamma, che dovevi fare la famosa "doppia" per cambiare marcia e che dovevi aprire l'aria in inverno. Ricordo tutto questo mondo di cose che si riparavano, si rammendavano, si incollavano, dove esisteva ancora "l'aggiustatutto", quell' omino che non si sapeva esattamente che lavoro facesse, ma sapeva riparare qualunque cosa. Il soprannome del nostro omino era "Ops" e quando la mamma diceva "Chiamo Ops perché sicuramente lui lo sistema subito" io ero contentissima, perché mi mettevo lì a guardare mentre lui lavorava e cercavo di capire cosa stesse facendo. E lui mi sorrideva e mi spiegava a modo suo. Ricordo un mondo che è sparito, che i ragazzi di oggi non saprebbero nemmeno immaginare e credo che, come a volte noi "anziani" sembriamo degli analfabeti nel loro mondo digitale, loro lo sarebbero nel nostro mondo analogico. Ricordo un mondo di scoperte incredibili e soluzioni improvvisate, un mondo più piccolo e lento, ma pieno di meraviglie. Lo so, forse sono io che sono soltanto un'inguaribile romantica, ma ho spesso l'impressione che, per divorare tutto con l'ansia di progredire ogni istante di più, forse abbiamo perso tanti piccoli tesori.
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Tira una brutta aria dalle Alpi al Canale di Sicilia. Si moltiplicano le aggressioni fasciste, alle tombe e ai monumenti commemorativi ma anche alle persone che riportano lesioni più o meno gravi, come nelle strade di Roma o, fatto gravissimo e inedito, perfino nelle sorde e grigie aule parlamentari. È evidente a mio avviso il legame tra queste intimidazioni e il fatto che i picchiatorelli in doppiopetto o in maglietta siano fortemente ringalluzziti dall’apparente successo di Giorgia & C. alle recenti elezioni europee Questa esibizione di fascismo muscolare e tendenzialmente terroristico non è tuttavia fine a se stessa. Essa infatti va inquadrata in un più ampio progetto politico ed istituzionale.
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Fratelli d’Italia vuole il premeriato per rinverdire i tragici fasti dell’uomo (o donna) solo al comando, la Lega vuole la cosiddetta autonomia differenziata per sfasciare il principio della solidarietà nazionale e soddisfare le bramosie delle Regioni più ricche, Forza Italia vuole carriere separate per magistrati inquirenti e giudicanti, come primo passo per trasformare i giudici in scodinzolanti e obbedienti cagnolini del Potere, politico of economico. Il tutto nel contesto di un’ideologia di fondo favorevole a guerre e genocidi, in ossequio a sudditanze atlantiche e profitti militari-industriali, e contraria al ruolo dello Stato come regolatore dell’economia e garante del principio costituzionalmente garantito dell’ eguaglianza sostanziale, inseguendo la demenziale dottrina oggi esemplarmente applicata da Milei in Argentina.
La potenza e fattibilità di questo disegno non deve essere sottovalutata, ma purtroppo l’opposizione che dovrebbe dovrebbe batterlo appare del tutto fragile, improvvisata e impreparata. Non basta qualche richiamo emozionale all’antifascismo e alla Costituzione che fa fremere i sopravvissuti iscritti di questo o quel partito. È certamente positivo che si parli di unità, ma occorre anche puntualizzare i motivi per i quali lo schieramento avverso alle destre si presentò disunito alle scorse elezioni politiche e fu pertanto facilmente infilzato dalle destre. Dobbiamo quindi parlare della perniciosa fascinazione per l’agenda Draghi da cui furono colpiti all’epoca due “leader” diversamente intelligenti come Beppe Grillo ed Enrico Letta.
Dobbiamo parlare del fatto che l’autonomia differenziata ha avuto ed ha tuttora uno dei suoi massimi propugnatori nel numero due del Pd nonché presidente della Regione Emilia-Romagna Bonaccini. Dobbiamo parlare dell’esasperato atlantismo e del sionismo più o meno strisciante di buona parte dello stesso Pd, che continuano a tradursi nell’appoggio a guerre e genocidi. Dobbiamo parlare del razzismo istituzionale imperante che non è solo responsabilità della destra propriamente detta (Minniti docet) e che vede ogni giorno il compimento di nuovi crimini ai danni dei migranti, in mare o sul lavoro, nonostante sia su di essi che grava in misura crescente il peso della fatiscente economia italiana, più che mai basata sullo sfruttamento bestiale della forza-lavoro e l’appropriazione privata delle risorse e dei beni pubblici.Senza affrontare e risolvere questi nodi fondamentali non sarà possibile dare vita a un’alternativa strategica alle destre, destinate a prosperare come vermi o acari malefici nel disfacimento purulento della cosiddetta civiltà occidentale e di quella europea in particolare.
Non basta quindi sventolare il vessillo tricolore o quello dell’antifascismo se non si danno risposte precise e soddisfacenti ai concreti bisogni della cittadinanza su tutti i terreni concreti che la riguardano, dalla pace, all’ uguaglianza, al rispetto dei diritti fondamentali a partire da quelli del lavoro, su cui deve poggiare la Repubblica a norma dell’art. 1 della Costituzione. Quella materiale purtroppo vigente si basa invece sul profitto, la speculazione, il razzismo e la guerra e ciò costituisce al tempo stesso il fondamento del potere delle destre. È quindi necessario tornare alla Costituzione repubblicana per salvaguardarla e promuoverne l’attuazione richiamando a combattere nell’agone politico coloro che sempre più numerosi se ne allontanano scoraggiati per ingrossare le file dei depressi, degli alienati e degli astenuti.
[...]
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PRIMA PAGINA Il Dubbio di Oggi mercoledì, 21 agosto 2024
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Il grillo disse un giorno alla formica
"Il pane per l'inverno tu ce l'hai
Perché protesti sempre per il vino?
Aspetta la vendemmia e ce l'avrai"
Mi sembra di sentire mio fratello
Che aveva un grattacielo nel Perù
Voleva arrivare fino in cielo
E il grattacielo adesso non l'ha più
*******
Era avanti Orietta Berti.
Tanta gente oggi ha il pane ma cerca il vino....
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Teatro e politica
È quanto meno singolare che non ci si interroghi sul fatto, non meno imprevisto che inquietante, che il ruolo di leader politico sia nel nostro tempo sempre più spesso assunto da attori: è il caso di Zelensky in Ucraina, ma lo stesso era avvenuto in Italia con Grillo (eminenza grigia del Movimento 5 stelle) e ancor prima negli Stati Uniti con Reagan. È certo possibile vedere in questo fenomeno una prova del tramonto della figura del politico di professione e dell’influsso crescente dei media e della propaganda su ogni aspetto della vita sociale; è però evidente in ogni caso che quanto sta avvenendo implica una trasformazione del rapporto fra politica e verità su cui occorre riflettere. Che la politica avesse a che fare con la menzogna è, infatti, scontato; ma questo significava semplicemente che il politico, per raggiungere degli scopi che riteneva dal suo punto di vista veri, poteva senza troppi scrupoli dire il falso.
Quel che sta avvenendo sotto i nostri occhi è qualcosa di diverso: non vi è più un uso della menzogna per i propri fini politici, ma, al contrario, la menzogna è diventata in se stessa il fine della politica. La politica è, cioè, puramente e semplicemente l’articolazione sociale del falso. Si capisce allora perché l’attore sia oggi necessariamente il paradigma del leader politico. Secondo un paradosso che da Diderot a Brecht ci è diventato familiare, II buon attore non è, infatti, quello che si identifica appassionatamente nella sua parte, ma colui che, conservando il suo sangue freddo, la tiene per così dire a distanza. Egli sembrerà tanto più vero, quanto meno nasconderà la sua menzogna. La scena teatrale è, cioè, il luogo di un’operazione sulla verità e sulla menzogna, in cui si produce il vero esibendo il falso. Il sipario si solleva e si chiude proprio per ricordare agli spettatori l’irrealtà di quanto stanno vedendo.
Quel che definisce oggi la politica – divenuta, com’è stato efficacemente detto, la forma estrema dello spettacolo – è un inedito capovolgimento del rapporto teatrale fra verità e menzogna, che mira a produrre la menzogna attraverso una particolare operazione sulla verità. La verità, come abbiamo potuto vedere in questi ultimi tre anni, non viene, infatti, occultata e resta anzi facilmente accessibile a chiunque abbia voglia di conoscerla; ma se prima – e non soltanto a teatro – si raggiungeva la verità mostrando e smascherando la falsità (veritas patefacit se ipsam et falsum), ora si produce invece la menzogna per così dire esibendo e smascherando la verità (di qui l’importanza decisiva del discorso sulle fake news). Se il falso era un tempo un momento nel movimento della verità, ora la verità vale soltanto come un momento nel movimento del falso.
In questa situazione l’attore è per così dire di casa, anche se, rispetto al paradosso di Diderot, deve in qualche modo raddoppiarsi. Nessun sipario separa più la scena dalla realtà, che – secondo un espediente che i registi moderni ci hanno reso familiare, obbligando gli spettatori a partecipare alla recita. – diventa essa stessa teatro. Se l’attore Zelensky risulta così convincente come leader politico è proprio perché egli riesce a proferire sempre e dovunque menzogne senza mai nascondere la verità, come se questa non fosse che una parte inaggirabile della sua recita. Egli –come del resto la maggioranza dei leader dei paesi della Nato – non nega il fatto che i russi abbiano conquistato e annesso il 20 % per cento del territorio ucraino (che del resto è stato abbandonato da più di dodici milioni dei suoi abitanti) né che la sua controffensiva sia completamente fallita; nemmeno che, in una situazione in cui la sopravvivenza del suo paese dipende in tutto e per tutto da finanziamenti stranieri che possono cessare da un momento all’altro, né lui né l’Ucraina hanno davanti a sé alcuna reale possibilità. Decisivo è per questo che, come attore, Zelensky provenga dalla commedia. A differenza dell’eroe tragico, che deve soccombere alla realtà di fatti che non conosceva o che credeva non reali , il personaggio comico fa ridere perché non cessa di esibire l’irrealtà e l’assurdità delle sue stesse azioni. L’Ucraina, un tempo chiamata la Piccola Russia, non è però una scena comica e la commedia di Zelensky non potrà in ultimo che convertirsi in un amara, realissima tragedia.
19 gennaio 2024
Giorgio Agamben
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Pinocchio: «Cos'è la coscienza?»
Grillo Parlante: «Cos'è la coscienza? Ora ti spiego. La coscienza è quella vocettina interna che la gente ascolta cosi di rado. Per questo il mondo va così male oggi. »
|| Pinocchio - Carlo Collodi
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Oggi il mio desiderio di andare in chiesa è stato esaudito. La chiesa sconsacrata di Don Bastiano, dal film "Il Marchese del Grillo"
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