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PRIMA PAGINA Corriere Umbria di Oggi martedì, 17 settembre 2024
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Indignatevi per i vivi.
Trent’anni senza vederli
di Fabrizio Tesseri
Facile indignarsi per i morti. Al massimo dura fino al funerale, poi tutto come prima.
Bisognerebbe indignarsi per i vivi.
Ma noi non li vediamo, i vivi. Letteralmente.
A volte non li vediamo al punto da travolgerli di notte sulle strade di campagna, scaraventandoli nelle scoline con le loro biciclette, quando va bene. Quando li vediamo è perché indossano quei gilet catarifrangenti che noi abbiamo in macchina in caso di incidente. Quando li vediamo è, appunto, un caso, un incidente.
Però non è che li abbiamo rimossi, propio non li abbiamo mai considerati.
Eppure sono decenni che sono qui, almeno tre decenni. Trent'anni fa, per esempio, alcuni singalesi e indiani, molto giovani, erano ospitati in un piccolo hotel fuori mano, trasformato da allora in una sorta di residenza per stranieri. È in campagna, ma era appiccicato ad un paio di grandi industrie, allora.
Da anni, al posto della più grande, la Goodyear, è rimasto un rudere e, con ogni probabilità, amianto e altri rifiuti sepolti sotto terra e sotto una memoria labile che ha cancellato i morti e i disoccupati.
È rimasta la fabbrica di alluminio, la sola piscina da 25 metri sul territorio e quel vecchio hotel malandato.
Beh, trent'anni fa, un misto di delinquenti e fascistelli (si lo so, è ridondante, sono sinonimi) andarono a picchiare i rifugiati in quel vecchio alberghetto. Per la verità, le presero per bene.
Ci fu tensione, venne organizzata una manifestazione di solidarietà, la polizia schierata in forze manco fosse un derby di quella che era la serie D del tempo, riuscì a picchiare chi manifestava solidarietà e il risultato fu che tutti ci distraemmo. Quasi tutti.
Alcuni da anni seguono e denunciano le condizioni dei migranti nella Pianura Pontina, su tutti Marco Omizzolo.
La maggior parte di noi però, semplicemente, non li ha mai visti.
Eppure sono tanti, lavorano nelle serre, nelle campagne, quasi tutti maschi, dormono in vecchie case o stalle, quando va bene. A decine, tutti insieme.
Qualcuno però ha fatto il salto sociale e ha aperto un negozietto oppure è stato fortunato e non solo è sopravvissuto, ma ha trovato anche un buon datore di lavoro, non un padrone, e ha messo su famiglia.
E allora vivono per lo più nei centri più o meno storici e ci sono i ragazzi nelle nostre scuole e per la quasi totalità dei nostri figli sono loro compagni, senza aggettivi o caratterizzazioni. Loro li vedono.
Noi queste famiglie, non gli altri, le vediamo solo perché vivono accanto a noi. Più colorati nei vestiti, odori diversi, magari più confusione, e in alcuni quartieri quelle donne e quegli uomini arrivati da lontano sono i soli a parlare con i "nostri" vecchi, soli dietro le persiane accostate al sole. Sono gli unici che si affacciano a vedere come mai la signora oggi non si è vista e magari sta male e ha bisogno.
Però, gli altri non li vediamo.
Ma vediamo il prodotto della loro esistenza.
Vediamo i prezzi della frutta e verdura in offerta sui banchi dei supermercati. Compriamo contenti il Sottocosto. Ammiriamo la villa e la fuoriserie dei loro Padroni.
Questi, spesso ma non sempre, hanno cognomi tronchi, che finiscono per enne, si tratta di famiglie che hanno avuto la terra nel ventennio, pezzi di famiglie del nord smembrate e portate a colonizzare la terra redenta. Coloni. Ma di cosa? Qui ci vivevano i Volsci, forse anche avanguardie di Etruschi e i Romani, di sicuro, che hanno lasciato il loro segno e la Regina Viarum. Coloni di cosa, dunque?
Gente che ha conosciuto la povertà, la fame, la guerra, la malaria, i lutti, la fatica indicibile.
Uno si aspetterebbe che se uno ha vissuto questo, mai farebbe vivere lo stesso o di peggio ad altri esseri umani e invece...ma allora, come è possibile? Perché?
Forse perché abbiamo dimenticato. Forse perché negli ultimi trent'anni abbiamo buttato nell'indifferenziato il concetto di comunità.
Abbiamo smesso di vedere l'altro ma solo quello che l'altro ha. E abbiamo voluto arricchirci o almeno illuderci di farlo. Abbiamo smesso di dare valore e iniziato a dare un prezzo, a tutto.
E quando dai un prezzo a qualsiasi cosa vuol dire che sei in competizione e la competizione porta a voler prevalere e finisce che bari pure con te stesso quando fai i solitari.
E tutti siamo contenti di comprare le zucchine a 0,99 euro al chilo e il Padrone compra un altro ettaro e abbassa la paga da 4,50 euro l'ora a 4 euro, preserva il margine di profitto, la grande distribuzione apre nuovi scintillanti ipermercati, noi oltre le zucchine compriamo i pomodori maturi, si fa per dire, a marzo.
È una magia!
Qualcosa di inspiegabile. Qualcosa di invisibile.
Tranne che ogni tanto.
Quando sotto una macchina non finisce una volpe ma un ventenne troppo stanco da scordare il gilet catarifrangente.
Tranne che ogni tanto, per un incidente sul lavoro o una rissa tra disperati.
Ma dura poco, meno della pubblicità tra il TG e i Talk Show della sera.
C'è il volantino delle offerte nella cassetta postale, sabato si fa spesa.
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abr · 1 year
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Si sentivano culturalmente egemoni - le retroguardie e i provinciali ne sono ancora convinti - così che le avanguardie intellettuali guidassero le masse alle Magnifiche Sorti e Progressive.
Oggi tutto quello che gli rimane è la flebile speranza che enne minoranze eterogenee arrivino mai a costituire una maggioranza.
Modello Brics.
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lamargi · 8 months
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Avvocato!
Finalmente, dopo tanti studi, realizzo il mio obiettivo. Non in uno studio legale tutto mio. Non ancora per lo meno.
Nello studio di un amico di mio padre. Mi ha accolto volentieri, con molto affetto. Lo credo: mi conosce da sempre, da bambina praticamente, è un vecchio micio di famiglia.
Vecchio per la durata della amicizia. Lui è un 55 enne niente male. Bel fisico, ancora senza pancia per fortuna. Bel sedere. Ha una bella moglie, e pare che le sia fedele.
Non mi preoccupa. So come far girare la testa a un maschio.
Con lui non è difficile. All’inizio i suoi sguardi le mie gambe duravano un battito di ciglia e più rari. Poi forse si è sentito più sicuro, o gli è diventato più difficile resistere alle mie pose provocanti, e allora gli sguardi sono diventati più frequenti. Ma sempre timidi.
Chissà quanto lo imbarazzo venendo in studio con vestiti aderenti, gonne corte, calze velate, tacchi a spillo. Ha anche provato, un giorno, a dirmi d8 essere più castigata. Tutto un giro di parole, ho fatto finta con tutto il finto candore di cui sono capace di non capire. H cambiato discorso.
Il mio gioco si è fatto più audace ogni giorno di più. Entrare nella sua stanza, con una scusa qualsiasi. Sedermi accavallando le gambe. Sfiorarlo quando siamo vicini. Sono arrivata a sfiorargli la gamba con il piede durante una riunione, facendogli perdere il filo del discorso, con mio grande divertimento.
Ma non mi dice nulla.
Quando ho capito di averlo cotto a puntino ho messo in atto il mio piano.
Quel giorno, nella sala riunioni, eravamo rimasti soli io e lui. Mi seggo sul tavolo. Accavallo le gambe. Vedo il suo pomo d’Adamo agitarsi. Una goccia di sudore scivolargli sulla guancia. Un tonfo sulla moquette, prima una scarpa, poi l’altra.
Oh, fingo che tutto sia involontario. Con un sorriso gli chiedo se me le raccoglie e mi aiuta.
Trema, ma obbedisce. Ha un piedino tra le sue mani, e sembra ipnotizzato.
Quando gli metto la mano tra i capelli, poi dietro la nuca, e spingo, si fa docilmente guidare tra le mie cosce.
Non devo dirgli nulla. Chissà quanto aveva sognato quel momento. Le sue labbra premono sul nylon dei collant, indossati per questa occasione senza mutandine.
Non devo dirgli niente, comincia a leccare, come il cucciolotto docile che è. Le mie cosce si serrano intorno al suo viso.
- Da oggi metti il mio nome prima del tuo nella targa dello studio legale, vero?
Il suo viso fa su e giù. Forse è solo per leccarmi meglio, ma penso che abbia voluto dire di sì.
Bene. Farà comunque quello che gli dirò di fare.
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idettaglihere · 4 months
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sono in pienissimo pre ciclo e oggi si è presentato il 40 enne pelato (tengo a precisarlo perché credo di avere una particolare attrazione per i pelati) vestito con pantaloni neri eleganti e camicia bianca con le maniche tirate su a ¾; spero abbia capito dal mio sguardo che scenari stavo creando nella mia mente mentre parlavamo
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A volte quando sono in strada mi soffermo apposta a offervare certe scene e quasi mai mi sbaglio. Così osservo la fauna umana e le loro abitudini selvagge e istintive, e sono tutti come un libro aperto, come certe donne che si mettono in mostra toccando lo squallido e la maggior parte degli uomini che animalescamente e viscidamente squadrano ogni riferimento sessuale dell'altro sesso. Come oggi l'autista 50 enne che guardava il culo alla ragazzina. C'è poco da dire, tante scrofe e maiali che poi magari a casa sono santarellini di fronte a genitori e mogliettine convinte di avere un matrimonio perfetto. Non per fare la morale, anche a me piace il sesso ma non senza sentimento. Ecco perché scegliendo solo in base al cuore ho tralasciato sempre vari fattori, anche il fatto che alcuni erano pessimi amanti e compagni. Ma soprattutto non squadro ogni esemplare di sesso maschile sessulizzandolo e oggettificandolo anche se di bell'aspetto. Forse è questo che ci distingue dalle bestie e distingue la ragione dall'istinto..
-laragazzadagliocchitristi
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hungrynight · 8 months
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Comunque oggi è il compleanno di zayn, e là me 12 enne gli avrebbe fatto gli auguri su Instagram
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xnnee · 13 days
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3/7
mi guardo allo specchio
fisso quegli occhi di un rosso che mi acceca
passo senza alcuna delicatezza le dita
nella rima cigliare
con la speranza
che la matita della sera prima venga via
mi sciacquo la faccia
mi lavo i denti
mi spazzolo i capelli
che restano impigliati in quei mille nodi
a cui ormai neanche faccio più caso
mi vesto
passo una mano sui vestiti sporchi
di lacrime, di nostalgia
sporchi di ricordi che mi fanno sanguinare le ginocchia
metto le scarpe velocemente
oggi non ho proprio voglia di far nulla
dimentico persino i calzini
poi esco
corro in macchina e accellero
ho mille cose da fare
ma mi fermo vicino ad un negozio di fiori
non so, mi attraevano quei tulipani lilla
sposto lo sguardo di qua e di là
senza sapere in realtà cosa sto guardando
e dietro l'angolo
all'improvviso
mi sembra di vederti
i tuoi occhi verdi
risaltano la maglietta color acquamarina
porti dei jeans blu e tra le mani
tieni una sigaretta,
stretta come se avessi paura di perderla
credo sia una Winston blu
se sei rimasto fedele alle vecchie abitudini
cerco di voltarmi
di guardare altrove
ma è come se sentissi anch'io il fumo
raggiungermi i polmoni
e il tuo respiro
raggiungermi il cuore
torno in macchina e guido verso casa velocemente
i fiori sembrano di punto in bianco tutti appassiti
accelero, di nuovo
dimentico di pranzare
di lavorare
di respirare
perché tutto ciò che vedo sono
i tuoi maledetti occhi verdi
-enne
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primepaginequotidiani · 2 months
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PRIMA PAGINA Le Figaro di Oggi domenica, 04 agosto 2024
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lamilanomagazine · 5 months
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Punta Braccetto: ripreso dalla videosorveglianza durante il furto, denunciato 33enne
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Punta Braccetto (Ragusa): ripreso dalla videosorveglianza durante il furto, denunciato 33enne I Carabinieri della Stazione di Santa Croce Camerina hanno denunciato a piede libero un cittadino tunisino di 33 anni residente a Ragusa, responsabile di un furto all'interno di un'abitazione della località marittima di Punta Braccetto, di proprietà di un 60 enne di Comiso. Il 33enne, la scorsa settimana, nottetempo si era introdotto furtivamente all'interno della casa vacanze dell'uomo, probabilmente ignaro della presenza di un sistema di videosorveglianza installato appositamente dal proprietario a tutela del proprio immobile, già in un'altra passata circostanza bersaglio di un analogo furto. Dalle immagini visionate dai Carabinieri, i militari sono giunti all'identificazione del responsabile che, durante una perquisizione appositamente disposta, è stato trovato ancora in possesso degli arnesi da scasso utilizzati per compiere l'effrazione degli infissi esterni dell'abitazione, nonché della stessa refurtiva sottratta, ovvero qualche monile ed una somma in contanti di circa mille euro, il tutto immediatamente restituito al legittimo proprietario. Per il giovane straniero, fino ad oggi incensurato, è scattata quindi la denuncia alla Procura della Repubblica di Ragusa per furto aggravato.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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mossmx · 5 months
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A quanto pare oggi c'è un evento per celebrare il proprio linguaggio qua XD
Non che ne avessi bisogno, ma colgo l'occasione per cantare una delle mie osterie preferite che oggi sono d'umore blasfemo e di cristiani repressi che vengono dominati XD
Osteria numero enne
*paraponziponzi pò il mio cazzo ha le antenne
*paraponziponzi pò quando inculo il sacrestano sento radio Vaticano
daghela mè biondinaaa daghela mè moraaaa
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niktamion · 8 months
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Il mio 31 compleanno
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personal-reporter · 10 months
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A zonzo per la Francia: Santa Genoveffa
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La protettrice, fin dall’alto Medioevo, di Parigi e della Francia… Santa Genoveffa nacque a Nanterre, nei pressi di Parigi, intorno al 413, da famiglia cristiana, e la giovane, fin da piccola, manifestò il desiderio di dedicare la sua vita al Signore. Nel 429 la giovane incontrò San Germano d’Auxerre, che insieme a San Lupo di Troyes andava a evangelizzare i popoli della Britannia, dove dilagava l’eresia pelagiana, in un incontro  che fu determinante per la sua vocazione. Dopo aver posato una mano sulla nuca di Genoveffa, San Germano enne  la rivelazione della sua santità, poi le regalò una medaglia su cui è impressa la croce, che la ragazza portò al collo fino alla morte, come pegno della sua fedeltà a Cristo. Morti i suoi genitori, Genoveffa si trasferì a Parigi ed entrò a far parte di un gruppo di vergini, come lei votate al Signore, per dedicarsi a opere di carità e penitenza, continuando a vivere nella sua casa ed ebbe il diritto di assumere le responsabilità pubbliche che appartenevano alla sua famiglia, ricevette le chiavi del battistero della cattedrale parigina e fece erigere la prima chiesa sul sepolcro di San Dionigi, vescovo protomartire della città. La santa si cibava solo di legumi, esclusivamente il giovedì e la domenica e dalla sera dell’Epifania, fino al giovedì santo, rimaneva in preghiera nella sua cameretta. Nel 451, Attila, re degli Unni, che aveva saccheggiato le città di Treviri, Metz, Reims, avanzava verso Parigi dove i cittadini si apprestavano alla fuga, ma Genoveffa gli esortò a non lasciare la città e riunì alcune donne per pregare con lei nel battistero. Parigi fu difesa dai suoi abitanti, incoraggiati dalle preghiere di Geneviève, e Attila, scoraggiato dalla loro resistenza, si diresse verso Orléans, dove fu  sconfitto nella battaglia dei Campi Catalaunici dal generale romano Ezio. Qualche anno più tardi, Parigi venne assediata da Meroveo, terzo re dei Franchi, e fu  difesa da una forte guarnigione di romani e nel 457, morto il sovrano, l’assedio venne portato avanti dal figlio Childerico I, che conquistò la città. Le distruzioni che ne conseguono provocarono nella capitale francese una grande carestia, così Genoveffa guidò sulla Senna un gruppo di undici battelli fino a Troyes e, passando di città in città, ricevette  in dono dai mercanti un gran carico di grano, che porta a Parigi, salvando così gli abitanti. Durante il viaggio, la donna guarì una paralitica, ridonò la vista ad alcuni ciechi, liberò degli indemoniati e salvò la Senna da due demoni che, nascosti sotto un grande albero, facevano naufragare i battelli. In Francia si diffusa la fama di Genoveffa, rispettata anche dal re franco Clodoveo I che, su suggerimento della santa, non solo liberò i prigionieri, ma si convertì al Cristianesimo. Genoveffa morì il 3 gennaio 502 e fu sepolta prima in un’umile tomba, poi nella basilica dei Santi Apostoli, a lei dedicata dai sovrani franchi Clotilde e Clodoveo. Durante la rivoluzione francese, la basilica fu sconsacrata e trasformata dai giacobini nel mausoleo dei francesi illustri, con il nome di Panthéon, mentre la cassa che conteneva le reliquie della santa fu  bruciata pubblicamente nella Place de Gréve. Oggi, nel Panthéon si svolgono funzioni religiose e commemorazioni civili e lì vicino, nel 1492, fu costruita la chiesa di Saint-Étienne-du-Mont, dove furono ricollocate le reliquie superstiti di  Genoveffa. Nel suo ruolo di patrona di Parigi, una statua di Genoveffa, realizzata dallo scultore francese Paul Landowski, si trova sul Pont de la Tournelle, costruito nel 1928 alle spalle della Cattedrale di Notre-Dame e la raffigura nell’atto di proteggere una bambina, che simboleggia Parigi, la città a lei tanto cara. Read the full article
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giancarlonicoli · 11 months
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16 ott 2023 12:02
“CIAO CARLO, ECCOMI! VIVO A MIAMI PER AMORE”. DOPO L'APPELLO DI CARLO VERDONE, SI FA VIVA NATASHA HOVEY, L'ATTRICE 16ENNE DI "ACQUA E SAPONE" CHE ORA FA “LA GATTARA” IN FLORIDA: "MIAMI È PIENA DI GATTI. COSÌ CON ALTRI VOLONTARI CI OCCUPIAMO DEL LORO SOSTENTAMENTO" – "ACQUA E SAPONE? IL FILM HA UN UMORISMO CHE IN FRANCIA NON È COSÌ IMMEDIATO" - LA BATTUTA STRACULT DELLA SORA LELLA NEL FILM A VERDONE: “NUN CE PENSA' TROPPO ALLA BAMBINA” – VIDEO -
Estratto dell’articolo di Laura Martellini per corriere.it
«Sono stupita da tanto clamore. Mi hanno chiamato amici dall’Italia per avvertirmi dell’appello di Carlo Verdone che si chiedeva sui social dove fossi. Eccomi, vivo a Miami e sono la sua Sandy!»: a parlare dall'America con il Corriere della Sera è Natasha Hovey, l'attrice protagonista di «Acqua e sapone» che il regista ha ricordato un giorno fa a 40 anni dall'uscita, domandandosi con nostalgia: «Emanavi dolcezza e grazia, la luminosità del tuo viso non poteva non incantare. Dove sei ora, Natasha?».
Casa a Miami
La risposta arriva da una bella villetta con salottino esterno di Miami dove Natasha Hovey, 56 anni, vive oggi con suo marito di professione medico reumatologo e il figlio David, 24 enne. «Dopo Acqua e Sapone e Compagni di scuola, girati con Carlo, e altri lavori per la Rai, alcuni sceneggiati, mi sono trasferita in Francia per amore di mio marito, con cui ho costruito la famiglia che ancora oggi è tutto per me. I miei si sono separati, volevo una vita diversa. Una storia che fosse per sempre. Così sono volata a Parigi e ho sposato il mio compagno, nel 1999, trovandomi a vivere una specie di transfert: il sentimento che avevo per il cinema si è trasformato in un amore assoluto verso mio marito, parigino, e il nostro ragazzo». 
(...)
Nessun rimpianto
Senza nessun rimpianto: «A volte ho provato con David a rivedere i film con me ragazzina protagonista, ma una pellicola come Acqua e sapone ha un umorismo che in Francia non è così immediato. Siamo diversi. Mio figlio poi parla poco l'italiano. Nostalgia? Quando sono più malinconica succede che pensi alla carriera che avrei potuto fare e a cui ho rinunciato, vedo tante mie colleghe d'allora che oggi sono attrici affermate. Ma quando mi sento bene sono felice del successo che ho avuto e penso, oh my God, la ragazzina di quei film ha dato forma alla donna che sono oggi».
Quanti ricordi
Come andò con Verdone? Lei era una ragazzina di appena 15 anni (16 compiuti sul set), lui un regista già affermato. «Io mai avrei pensato di poter lavorare nel cinema.  Avevo difficoltà a comunicare, ero piuttosto riservata. Mia madre, di origine olandese, per avere un ricordo dei miei 13 anni mi portò un giorno a fare qualche scatto in bianco e nero da un fotografo, che le consigliò di proporre il mio volto alla pubblicità. Così feci qualche spot, ma rimanendo muta: da una réclame per un prodotto contro la forfora mi scartarono perché dovevo dire una frase, ma non riuscii a proferire una parola! Mamma per sbloccarmi mi iscrisse a una scuola di recitazione, e piano piano mi sciolsi.
Quando feci il primo provino per Carlo Verdone ero già capace di recitare qualche battuta. Alla prima selezione gli diedi una mia foto in cui comparivo truccatissima per una rivista di abiti da sposa e fu in quel momento che scattò in lui la molla: incarnavo la perfetta donna-bambina. Mi disse poi di aver scritto la sceneggiatura tenendo davanti a sé quell'immagine.
Quando mi presentai al secondo casting mi prese. Aveva già visto centinaia di ragazze anche nel nord Italia. In comune io e lui avevamo anche la scuola: il Nazareno, a Roma». La famosa scena del bacio? «Guardi, del set mi ricordo soprattutto le grandi risate. Si scherzava sempre. E in quell'occasione c'erano attorno a noi decine di tecnici e operatori. Mia mamma sempre presente. Oggi non so se sarebbe possibile girare un film di quel genere. Ma non c'era malizia, in Acqua e Sapone. Solo tanta tenerezza».
Con le sorelle nella «sua» America
Natasha si è strasferita dunque da qualche anno in America con la sua famiglia: «Una mia sorella vive accanto a me, l'altra in Oregon. Mio padre era di Boston, e io ho la doppia nazionalità. Con la mia famiglia però abbiamo scelto di vivere a Miami perché è  più vicina al nostro spirito latino.  Mi trovo bene, anche se è un posto de matti!» azzarda in romanesco.
La sua giornata? «La città è piena di gatti, molti dei quali non sterilizzati, che vivono in condizioni di estrema necessità. Non hanno da mangiare, non un riparo. Così con altri volontari ci occupiamo del loro sostentamento. Io stessa ne ho sei: alcuni vanno e vengono dal salottino esterno della casa allestito su misura per loro. Ci sono anche due orsetti lavatori, e qualche opossum. E mio figlio, ovviamente: come tutti i genitori pensavamo per lui a un futuro di medico o avvocato, e invece è diventato film producer. Si vede che era destino..».
Ritorno in Italia
L'Italia?  Dimenticata? «Torno due tre volte l'anno, anche perché mia mamma la adora è si è stabilita a sud di Napoli. La prossima volta andrò a trovare anche Carlo. Intanto può stare sicuro che lo contatterò, privatamente. Dai social mi tengo alla larga: non ne ho bisogno. Se inizi a usarli non smetti più, come con il computer. Va bene così. Ma mi domando: come mai tutta questa attenzione per questo intervento così carino e elegante di Carlo a proposito di un film uscito 40 anni fa? Forse le persone hanno bisogno di leggerezza, con quel che succede nel mondo...Di serenità e di evasione».
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siciliatv · 1 year
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Oggi le nozze d'oro di Lillo Spina e Rosetta Marotta
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In un caldo pomeriggio estivo del lontano 1971, due giovani cuori si incontrarono per la prima volta a Favara senza sapere che il loro destino era già intrecciato. Lillo Spina, all'epoca ventiseienne, tornava nella sua città natale per le vacanze estive, mentre Rosetta Marotta, all'età dolcemente giovane di sedici anni, era in vacanza da una delle sue amiche. Quel momento fugace, in cui i loro occhi si incontrarono per la prima volta, sarebbe stato il punto di partenza di una storia d'amore destinata a durare per almeno cinquant'anni. Nonostante vivessero entrambi vivevano in Germania, il destino ha deciso di farli incontrare quell'estato a Favara. L'amore sbocciò lentamente, e Lillo decise di chiedere la mano di Rosetta, ma il padre di lei non era ancora pronto a concedere il suo beneplacito a causa della giovane età della figlia. Così, Lillo, allora 26 enne, decise di attendere e dimostrare la serietà dei suoi propositi. Dopo due lunghi anni di attesa, il padre di Rosetta acconsentì finalmente al fidanzamento, e il 30 luglio del 1973, nella suggestiva chiesa di San Calogero, i due giovani innamorati si unirono in matrimonio. Da quel momento, la loro vita prese una piega nuova e meravigliosa, fatta di impegno, amore, e sacrifici reciproci. Oggi, Lillo Spina ha 77 anni ed è in pensione, ma il suo spirito intraprendente lo porta a collaborare con i suoi figli nel locale "Il Casello". Rosetta, invece, ha 68 anni e, pur essendo in pensione, continua a supportare i figli nella gestione del ristorante di famiglia. Tre meravigliosi figli sono nati da questa unione: Graziella, Tonino e Gaetano. Graziella, la primogenita, ha 48 anni ed è una guida turistica. Tonino, 44 anni, ha sempre affiancato il padre nel bar "Al Casello" e oggi dirige il locale insieme al fratello minore, Gaetano. Quest'ultimo, 32 anni, si è unito ai suoi fratelli per fondare un'impresa familiare di successo, dove lavora anche sua moglie, Ilenia.   La coppia, oggi nonni affettuosi, è circondata da due nipoti che portano gioia e vitalità nella loro vita. Aurora, quasi undici anni, e Antonio, nove anni, sono le mascotte della famiglia e partecipano con entusiasmo a tutte le celebrazioni familiari. E proprio una celebrazione speciale sta per giungere: il cinquantesimo anniversario di matrimonio di Lillo e Rosetta Spina. Per commemorare questo straordinario traguardo, la coppia rinnoverà le loro promesse nella chiesa di San Francesco, grazie all'officiatura di Don Calogero, questo pomeriggio 31 luglio 2023, alle ore 17:00. La cerimonia sarà seguita da un momento conviviale presso un noto ristorante dove amici e parenti si uniranno per festeggiare l'amore eterno di questa coppia speciale. La storia di Lillo e Rosetta è un esempio di dedizione, amore e impegno reciproco che ha superato la prova del tempo. Cinquant'anni di vita insieme, segnati da gioie e avversità, che hanno rafforzato il loro legame e hanno creato una famiglia unita e affiatata. Da Sicilia Tv e dalla rubrica "Tanti Auguri" arrivano auguri di cuore a Lillo e Rosetta Spina, un esempio luminoso di amore eterno che continuerà a brillare nel corso degli anni a venire. Read the full article
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Omicidio Carol Maltesi, chiesto ergastolo per Fontana
(ANSA) – VARESE, 29 MAG – Ergastolo con isolamento diurno per due anni, è quanto chiesto oggi in Tribunale a Busto Arsizio (Varese) dall’accusa per Davide Fontana, l’uomo di 44 anni che nel gennaio 2022 ha ucciso e fatto a pezzi la 26 enne Carol Maltesi, nella sua casa di Rescaldina, in provincia di Milano.    Il pm Carlo Alberto Lafiandra, titolare del fascicolo di inchiesta, ha chiesto anche un…
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