#odio la domenica
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Una domenica che si trascina lenta, come settembre, come l'inizio di una nuova stagione, come vuole l'autunno...
Pure il sole oggi è stanco di splendere ed il cielo si fa velo...
Le parole pesanti, contate, lascian spazio ai pensieri e i pensieri all'emozione, unica vera protagonista di questa giornata, l'unica parte di me ancora, e sempre, davvero viva.
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why head always hurt after pranzo domenicale
#odio la domenica#è impossibile fare qualsiasi cosa se si è casa#solo soffrire#io e la mia vita dimmerda
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Domenica sofferente...
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Nel pieno della preparazione (delirio!) dei dolci per la domenica (il giorno più atteso in pasticceria) avviene una conversazione curiosa e divertente tra me ed il secondo pasticciere. Quest'ultimo, infatti, stava decorando con della frutta un dolce — nello specifico una torta bignè metà crema pasticcera e metà ricotta, a mio parere pure brutta, molto rustica, odio il bignè rigato non posso farci niente — alché un pezzo di frutta cade come un uccello morto, io me ne sono accorta e gliel'ho fatto notare aggiungendo tanto per ridere "si è suicidato". Amico pasticciere mi guarda con una faccia strana, un lampo attraversa i suoi occhi e mi dice "tu pensi al suicidio?". Io, sorpresa, lo scruto con occhio sospettoso per capire se mi prende per il culo o è serio e gli chiedo più volte perché me lo sta chiedendo; non ricavo nessuna informazione che potrebbe farmi capire quali sono le sue intenzioni, mi dice soltanto di rispondere sinceramente. Io me ne esco con una alzata di spalle e con un generico "normale". Lui continua dicendomi "ah quindi ci pensi" ed io con nonchalance aggiungo "come si pensano le altre cose". Alla fine mi dice che me lo ha chiesto perché una sua amica si era suicidata e che quando cadeva qualcosa, come nel caso del pezzo di frutta del dolce, diceva sempre "si è suicidato".
Un delizioso contrasto tra contesto, argomento e situazione (confusione totale per la preparazione dei dolci).
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La mia attività preferita della domenica mattina (per me nel weekend è mattina almeno fino alle 14) è prendere il caffè e spiare i cagnetti dei miei vicini che fanno le passeggiate. Vorrei anch’io un cane ma viaggio troppo e quando non viaggio sto comunque fuori casa da mattina a sera (e poi ho una paura fottuta di essere responsabile di una creatura e non accorgermi che sta male e ha bisogno di cure). Tra i viaggi già fatti e quelli prenotati ho già finito i miei giorni di vacanza che avevo da usare per quest’anno quindi quando la settimana scorsa ho ricevuto un’email che mi offriva un giorno libero in cambio di un’attività di beneficienza mi sono subito iscritta presa dall’eccitazione, senza realizzare bene che si tratta di una corsa. Io odio correre, ma ho fino a settembre per farmelo piacere. Ci ho messo quindici anni a farmi piacere le olive e ora le adoro. Quando arriva giovedì e sono esausta dal lavoro e dalle attività solite della settimana e sento un ronzio in testa per le ore passate in inutili riunioni online, per cena mangio olive davanti alla tv pensando al prossimo viaggio. Capita a volte che le persone mi dicano che devo avere un sacco di soldi per viaggiare tanto e io spiego sempre che semplicemente tutti i miei soldi li investo in quello. Non ho bambini, non ho una macchina e non compro cose costose. Forse se prendessi un cane spenderei tutti i miei soldi per lui e il problema del viaggiare troppo si risolverebbe così. Comprerei finalmente una macchina e ci faremmo dei road trip pazzeschi. Il problema più grande comunque rimangono i pochi giorni di ferie quindi sto pensando a quale sarà la prossima grande cosa in cui investire e smettere di lavorare.
Ah, presa dalla disperazione mi sono fatta rossa, segno da donna basic che qualcosa deve cambiare.
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Questi due giorni napoletani sono stati molto belli, pieni di sole, buon cibo e circondato da persone alle quali voglio bene.
C'è stata solo una macchia che mi ha tolto un po' il sonno, un qualcosa che, se l'avessi scritto sabato sera, questo post sarebbe stato pieno di insulti, ben peggiori di quelli che leggerete, verso quella che ritengo ormai un'altra Italia e con la quale mi vanto di non voler avere nulla a che fare, verso la quale provo lo stesso odio che ho verso i tedeschi, è solo declinato in modo diverso.
Domenica ero ad un matrimonio, sposo padovano, sposa napoletana. Bella cerimonia, tutto perfetto, se non fosse che, ad un certo punto, lo sposo, venuto al tavolo mio, dove ero insieme altri 3, amici ed ex-colleghi dei tempi di Siemens (correva l'anno 2006, io campano, un lucano, un pugliese e lui veneto), tra una battuta e l'altra, se ne esce con
se non fosse stato per voi, non avrei mai sposato una napoletana
e scoppia in lacrime.
Mentre i miei due amici lo hanno abbracciato, io non sono riuscito a muovere un dito. Senza che io riuscissi nemmeno a razionalizzare nulla, è montata dentro di me una rabbia, un odio fortissimo, e non per lui, eh, lui ha un cuore buonissimo, da quando lo conosco potrei dire solo cose bellissime, anzi, anche in questo momento lui aveva dimostrato di essere una grande persona, di aver capito in quali stronzate credeva e quanto false fossero, tuttavia ho odiato quello che rappresentava, la metà di quella sala, quella gente che con quell'accento del cazzo scimmiottava un "jamm jamm 'a tarantell UEEEE", ho schifato tutti, dal primo all'ultimo, senza fregarmene un cazzo dei buoni e dei cattivi, facendo tutto un pastone, mettendoli tutti sulla stessa linea, senza voler sapere ragioni, storie personali, false educazioni, niente, tutte merde, dal primo all'ultimo. Non c'è un momento nella vita dove questi episodi non peggiorino quello che io sono, sono perfettamente consapevole di fare cherry-picking e non me ne frega un beneamato cazzo. Oggi sono più razzista di ieri, ed è un processo che non fermerò mai.
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Allora, questa ve la devo raccontare:
Circa un anno fa rientrando a casa noto un campo a me molto caro abbandonato, dico bah, chissà di chi era sto campo dove giocavo a pallone da piccolo...e già mi facevo i viaggi mentali di cosa farci (vedevo scorrazzarci le caprette tipo Heidi), nei giorni successivi quindi sfodero le mie doti da Geometra facendo una ricerca catastale di questo campo, era della della curia. Così la domenica successiva vado alla messa, e il prete vedendomi li prima di iniziare, mi dice, "che t'è successo Giù? tutto bene?" visto che a messa non ci vado mai e se ci vado è per cose abbastanza gravi si era preoccupato, così inizio a parlargli di quel campo, e lui mi sembra mooolto ma moooolto disposto a cedermelo per 4 soldi, non mi sembrava vero, e infatti non era vero, nei mesi successivi inizia una trattativa serrata fatta di lettere e e-mail e alla fine purtroppo non arriviamo a un accordo, visto che il prete oltre quel campo mi voleva appioppare altri terreni inutili fatti da residui stradali, porzioni di cimitero e alvei dei fiumi completamente ricoperti da rovi e sterpaglie.
Questa sera, rientro a casa, mi faccio una doccia e poi mi metto in ufficio a guardare un po' di scartoffie e trovo questa mail, così preso da uno slancio di coraggio (odio parlare per telefono) chiamo questo signore che mi dice che ha comprato la casa confinante a questo terreno che con la neve gli alberi sono crollati nella sua proprietà che è un serpaio e che devo sistemarlo al più presto altrimenti mi fa scrivere dall'avvocato. Allora signore, punto uno chi ti ha dato la mia mail, punto due, chi te conosce, punto 3 io non sto acquistando niente, punto 4 perchè non ve l'annate a pià nder culo tu e il prete?
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odio deprimermi così la domenica :(
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la noia della domenica pomeriggio, quelle ore che sembrano non voler morire mai forse troppo attaccate alla vita. la domenica non mi piace, un po' come il caldo, l'estate, la gente: e stamattina sembrava tutto essere iniziato nel verso sbagliato. ieri sera ho messo una camicia celeste, di quelle che prima adoravo, ma che adesso mi fanno sentire un bustone dell'umido biodegradabile azzurro. mi sentivo a disagio, mi vedo male, odio queste forme indifendibili che prendono il nome di materia e corpo. l'insofferenza mi fa diventare malinconico, annoiato e tristemente scontato, non riesco a fare molto. spero la vostra domenica sia stata piacevole, noname.🌻
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" Domenica 17 ottobre 1993
Cara Mimmy, ieri i nostri «amici su in collina» ci hanno rammentato che sono sempre là, e che possono uccidere, ferire, distruggerci… Ieri è stata davvero una giornata spaventosa. 590 bombe. Dalle 4,30 del mattino fino alla sera. Sei morti e cinquantasei feriti. Questo è il bilancio della giornata di ieri. Souk-bunar è stato il quartiere più preso di mira. Non abbiamo notizie della zia Melica. Dicono che metà delle case siano state sventrate. Siamo scesi in cantina. In quella fredda, buia, stupida cantina che odio con tutte le nostre speranze. Sembrava che non dovesse più accadere, che fosse la fine, che tutto sarebbe finito ben presto. CHE QUESTA STUPIDA GUERRA SAREBBE TERMINATA! Signore, perché rovinano tutto quello che abbiamo? A volte penso che sarebbe meglio se continuassero a bombardare; eviteremmo 'così di dover fare la terribile fatica di riabituarci. Si tira un attimo il fiato, e poi tutto RICOMINCIA. Sono convinta che non finirà mai. Alcuni non vogliono che finisca, gente malvagia che odia i bambini e la gente come noi. Continuo a pensare che siamo da soli in questo inferno, che nessuno pensa a noi, che nessuno ci sta dando una mano. Invece ci sono delle persone che pensano a noi e a cui noi stiamo a cuore. Ieri la troupe della televisione canadese è venuta insieme a Janine per vedere se eravamo riusciti a sopravvivere a quei folli bombardamenti. Un gesto gentile. Umano. E quando abbiamo visto che Janine era venuta con un sacco di provviste, siamo scoppiati a piangere. C'era anche Alexandra. Le persone umane si preoccupano di noi, pensano a noi, quelle disumane ci vogliono distruggere. Perché? Mi chiedo in continuazione: perché? Noi non abbiamo fatto niente. Siamo innocenti, ma impotenti! Zlata "
Zlata Filipović, Diario di Zlata. Una bambina racconta Sarajevo (traduzione di Raffaella Cardillo e Maria Teresa Cattaneo), Rizzoli, 1994¹; pp. 165-166.
[Edizione originale: Le journal de Zlata, Fixot et éditions Robert Laffont, S.A., Paris, 1993]
#Zlata Filipović#Sarajevo#Jugoslavia#Yugoslavia#citazioni#Diario di Zlata. Una bambina racconta Sarajevo#leggere#libri#Bosnia-Erzegovina#guerra#pace#speranza#ricordi#vita#letteratura per ragazzi#anni '90#XX secolo#Storia del '900#Maria Teresa Cattaneo#guerre yugoslave#infanzia#bambini#guerre jugoslave#diaristica#testimonianze#Raffaella Cardillo#libri per ragazzi#Storia d'Europa del '900#letture#innocenza
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Non va poi così male, te lo assicuro. Ho scoperto persone che mi fanno ridere, molto. Ho ritrovato me stessa di mattina, quando faccio il caffè e tu non ci sei; di sera, quando torno dal lavoro e sotto le coperte non c’è nessuno… Non va poi così male, credimi. Sto bene, anche se ogni mattina vedo il tuo riflesso nel caffè per un millesimo di secondo e poi la sera, quando sollevo le coperte cercando qualcosa su cui appoggiarmi. Ti dirò la verità: essere o esserci non sono la stessa cosa, tu continui ad essere anche se non ci sei più.
Sto bene, ho spalancato le braccia per far entrare ricordi nuovi di cui tu non sia il protagonista; ciò nonostante, confesso: non ne ho ancora a sufficienza da tenermi al caldo la notte.
Non sei più qui, anche se continuo a vederti
Scrivere è il modo più difficile e meno coraggioso che abbia trovato per dirti che mi manchi incondizionatamente, ma che ho bisogno di vivere con me stessa – proprio come tu vivi senza di me. Proprio così, se ormai non possiamo più essere una cosa sola, è ora che cominci almeno ad essere me stessa. Mi hanno detto, infatti, che in fin dei conti l’unica persona con cui devo imparare a stare è me stessa.
Da tempo tu non sei più qui con me, anche se continuo a vederti ovunque vada. In tutti quei luoghi che conservano l’affetto che io ancora provo, quei posti a cui dobbiamo tutti i momenti di felicità vissuti. Perché dietro a tutto il marcio, siamo stati davvero capaci di ridere insieme.
Sarà difficile sì,mi hanno anche detto – ed è questa la vera funzione di questo scritto – che il miglior modo di far cessare il dolore è liberarlo. Per questo, senza rancore e senza odio, ti offro tutta la libertà di cui hai bisogno: non mi riferisco all’ovvio, al fatto che te ne sei andato. Voglio lasciarti libero di essere per davvero, senza sensi di colpa né rimorsi, senza più pianti.
Per questo, almeno per adesso, è meglio che ci dimentichiamo di tutto: delle domeniche a casa tua, dei film visti insieme che mi facevano addormentare ogni volta, delle cene che non condivideremo più. Lasciamo andare i sogni rimasti incompiuti, il mio essere di cattivo umore che impediva il tuo sorriso, la tristezza, la nostra allegria. Voltiamo pagina.
Diciamo addio alle città che ci hanno visto insieme, a tutte le prime volte, a quello che mi hai insegnato e che forse anch’io ho insegnato a te. Ricominciamo da zero. Ti libero da me, così come lo fa ogni angolo di questa città che un giorno ci ha visti insieme, ma che non ci vedrà più.
Ti dico addio senza esserne capace del tutto; lo faccio perché so che è necessario per non dire addio a me stessa, definitivamente. Sono sicura che saresti d’accordo: se non possiamo essere come avremmo voluto, la cosa più sana è cercare di essere diversi; e se adesso non c’è verso, l’unica cosa che ci può fa guarire è smettere di essere. “Oggi ti libero.
Ti libero da me,
Pdai miei mali,
da quelle sere infinite della domenica,
dall’odio dei miei compleanni,
dal non sapere cosa regalarti
che tu già non abbia o che non perda.
Ti libero dal mio disinganno,
dal tuo karma,
dalle mie novità,
da quella contraddizione che mi invadeva
e che rappresento.
Ti libero dalle mie chiamate,
dai miei guai,
dai miei capelli lisci, lunghi e spettinati
che si attorcigliavano fra le tua dita facendomi male.
Ti libero dalla mia coscienza,
dalle cadute, dalle risalite,
da questa fuga.
Ti libero da quei punti di sospensione,
dai punti e a capo,
dalle domande e dalle esclamazioni,
da tutte quelle regole grammaticali che, in fondo, non servivano a nulla.
Ti libero attraverso la porta che hai appena chiuso,
affinché tu possa andare,
mi possa lasciare,
affinché tu mi veda da lontano e mi desideri ogni giorno di meno,
nonostante ciò mi ferisca nel più profondo del mio cuore.
Mario Benedetti
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io già odio la domenica poi piove non ci sono le partite io che devo fa prendere uno sgabello e una corda
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“Per incompatibilità, gentilmente, chiedo a tutta la gente portatrice (in)sana di egoismo, arroganza, presunzione, falsità, disonestà, opportunismo, mala volontà, cattiveria, odio, e tutto il resto del male di tenersi distante da me.”
ღ Domenica Borghese
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