#occhi rossi
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"Ho gli occhi rossi perchè non dormo mai, e con i pugni rotti affronto i miei guai. "
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solocanzoninelleorecchie · 2 years ago
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“nascondi quegli occhi rossi, se pensi a me”.
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blanksoullesseyes · 2 years ago
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illsadboy · 2 months ago
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No mamma sempre le stesse domande! No, non mi sono drogato ho gli occhi rossi e la palle pallida di natura. 😵‍💫
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venus-es · 2 years ago
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Occhi rossi -Coez
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foreverblondie23 · 5 months ago
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tra-le-patatine-a-fuoco · 2 years ago
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Bimba di Tananai confirmed
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lildaddymuffins · 2 months ago
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Hai gli occhi rossi come paprika
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soltantoparole · 27 days ago
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gli occhi lucidi e rossi perché ho appena finito di fare un deep throat.
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jabeur · 1 month ago
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btw alla fine è andata bene e questo ottico (well, optometrista) è così simpatico e gentile e competente è sempre un piacere parlarci mi mette così a mio agio 😭 e mi chiama nico e al maschile anche se nel sistema ci dev'essere per forza il mio nome anagrafico 🥲
also mi ha detto che ho dei begli occhi e che la mia vista non è peggiorata 😎 i got a good grade in optometrist check
ma perché ho preso appuntamento dall'ottico di sabato pomeriggio alle 17.... non ho la minima voglia di uscire ed è grigio e voglio solo stare a letto tutto il giorno
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kwisatzworld · 26 days ago
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The first time I actually saw Vale was at a gala in Barcelona for the Sport Awards sponsored by IWC. I was the only journalist in a tuxedo. The editor-in-chief of Donna Moderna had told me to try to snag an interview with him on the sly. So, I kept my eyes on him all night, and when he got up to chat with some friends and Arianna, his girlfriend at the time, I slipped into the group and asked him a question. He turned to me, laughing, and asked, “Who are you?” A journalist, I replied. I was just starting out, a bit naive, thinking of being a journalist as some kind of status. Not for Valentino, though: “Then I’m not talking to you.” He turned away and completely ignored me. End of story.
Then I joined Riders, even though I knew next to nothing about motorcycles. So, I started studying. And only then did everything start to connect for me: his decision to switch to Yamaha to prove he was the best, even without Honda, his rivalry with Biaggi, the tax controversies, his comeback victories, and the antics to celebrate them—all of it was already framing a legend, an incredible story. That’s when I got the idea to dedicate a cover to him and his father, Graziano. They’d only been interviewed together once before, and it hadn’t gone well. I was sure mine would be a hit. We set it up. I interviewed Vale and Graziano separately. I spent nearly four hours with Graziano in the Yamaha hospitality and had 15 minutes with Vale in a small office in the same place. Was I nervous before meeting him? I remember I was—very much so. At the end of the interview, I suggested he pose nude, embracing his motorcycle, both of them lying down, shot from above, inspired by that famous photo of John Lennon and Yoko Ono. He replied that, no, he’d never do it nude. And then he left. I was left with the impression that he had no real sense of the legendary status he held or of the power his story already had. I liked that, honestly—it made him feel more relatable. Someone you could talk to about Inter and girls, and nothing else.
I reentered Vale’s world when we arranged an interview with Uccio. Uccio was his personal assistant back then; now he’s in charge of the VR46 Academy. In those days, he also drove the motorhome. We agreed to do the interview on the road, so we met outside Milan, and I joined him for the drive to Barcelona. Uccio struck me as a bit of an enigma—a tough guy, not one to warm up easily. We spent the journey listening to Vasco and Cremonini, chatting, and smoking. Vale called him only once, just to ask when his Nike sneakers would arrive. Uccio said to me, “Do you know how many people would like to please Valentino?” Uccio, who calls him “il Capo,” Uccio who, at one point, sang out loud against the windshield to Cremonini’s song PadreMadre: “Padre, occhi gialli e stanchi, cerca ancora coi tuoi proverbi a illuminarmi…”
After reading the interview, Uccio crossed paths with me in the paddock and simply said, “Nice article. Nice.” Then he walked back into hospitality. Only later did I understand that giving that compliment, with the way he is, had cost him a lot.
In the meantime, I got a call from Gabriele Romagnoli, one of Italy’s finest journalists—narrative and romantic. He called me to Rome, and over coffee in a fading bar, he proposed I write a book about Rossi for the publishing house 66thand2nd. The idea was to portray Vale in the aftermath of the accident with Simoncelli. A story of human tragedy and novel-like fate. Life and destiny. The book never came to be. I’d wake up at 5 every morning, writing from 5:30 to 8:30, but what I wrote lacked truth. I wasn’t deep enough into Vale’s mind to pull it off, and the more I wrote, the more I realized that he was slipping through my grasp.
In an attempt to understand him, I even sought advice from an astrologer, Chiara Viola. She told me, “Of course he eludes you—you’re used to seeking the meaning of things in depth. Vale doesn’t even question the meaning of things. He just lives. You’re vertical, he’s horizontal. You live in the past and the future; he seems superficial, but in reality, he’s a constant present.” That description helped me more than anything else in understanding how Valentino overcame everything, especially Marco’s death. And today, as I see him calmly approaching the moment of his last race, I recall that phrase.
What luck I’ve had. What luck we’ve all had to have you, Vale. Luck for those who stood by you every day, for those who admired you only on TV or in the papers, for those who commented on you, interviewed you, and even for those who never missed a chance to give you a hard time. What luck we’ve had. To experience you, to grow up with you. Because that’s exactly what it’s been about. To rejoice and despair with you. Yes, what luck. Today an era ends. A generation comes to a close. It’s been splendid. And that, dear Vale, no one can ever take from us. No one. Ever.
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solocanzoninelleorecchie · 2 years ago
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io fumavo e gli occhi rossi li avevi te.
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be-appy-71 · 11 days ago
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"Gli occhi non mentono mai!
Dallo sguardo di una persona si possono capire molte cose.
E a me piace molto guardare...
Guardare lontano al di là
di quelle che sono apparenze.".. ♠️🔥
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Vasco Rossi
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incazzatanera · 7 months ago
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*sfogo di cui probabilmente non frega un cazzo a nessuno *
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Dopo anni che non facevo serata in un locale, questa sera mi sono lasciata trasportare da nuove conoscenze e di conseguenza sono stata invitata in questo bar con musica e pista. In tutta la serata mi sono guardata attorno e vedevo solamente un mucchio di ragazze fotocopie. Tutte le ragazze avevano una giacca di pelle, tutte avevano i capelli perfettamente piastrati (e incredibile come la maggioranza di loro fossero bionde), l’eyeliner nero, borsa con la catenella e tutte rigorosamente con stivali alti, neri. E non ditemi che è MODA. Io mi sono sentita a disagio e fuori luogo; una ragazza cicciottella con i capelli rossi, vestito a maglione lungo con le perle, stivaletti e calzini bianchi. E poi ho guardato i ragazzi, quelli con cui ho incrociato gli sguardi, subito dopo spostavano gli occhi sulle ragazze in mia compagnia e le scrutavano illuminati, d’altronde chi non resterebbe paralizzato davanti ad occhi azzurri come acqua cristallina? Per tanto tempo ho provato ad essere una persona che non ero ma non ha funzionato e la dura realtà è che io sono così, sono destinata ad essere così per il resto della mia vita e ho realizzato che non c’entro niente con queste persone, anche nei modi di fare e di atteggiarsi. Mi sento sempre fuori luogo perché mi sento inadeguata al contesto che ho attorno ogni giorno e non importa quanti sforzi faccia, alla fine mi sentirò sempre sul bordo probabilmente perché per prima, mi ci metto sempre io ma non riesco a fare altrimenti.
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angelap3 · 5 months ago
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Leggetela, ne vale la pena💜💙💚
"Cosa devo fare per diventare vostra amica?" chiese un giorno una margherita a un papavero. Lei era nata in un campo di papaveri, cresciuta sola, triste, ai margini.
"Devi essere un papavero".
"Ma io non sono un papavero, non posso essere lo stesso vostra amica?".
"No, i papaveri stanno con i papaveri e le margherite con le margherite".
La margherita sconsolata si guardò attorno e vide che c'erano dei petali rossi vicino a lei, sicuramente appartenuti a qualche papavero. Quindi li prese e li adagiò sopra ai suoi petali.
"Ora posso essere vostra amica?".
"Sei ridicola, non ti sei accorta che il vento ti sta già svestendo? Non puoi fingere di essere ciò che non sei. Se sei nata margherita, morirai margherita. Non sarai mai un papavero come noi".
Poi un giorno un uomo con una grossa macchina fotografica si avvicinò al campo. La margherita sì vergognò immensamente di se stessa, sapeva di essere un anonimo puntino bianco su un sfondo rosso sfavillante.
"Ciao piccola, sei bellissima, qui in mezzo spicchi come un vero diamante. Ora ti scatto una foto, ti metterò sulla mia rivista in copertina" disse l'uomo rivolgendosi alla margherita.
La margherita non sapeva cosa fosse una rivista né tantomeno una copertina ma di diamanti ne aveva sentito parlare spesso e di una cosa era certa: il diamante doveva essere qualcosa di davvero molto prezioso.
Quando l'uomo si piegò per accarezzare i suoi petali la margherita capì molte cose.
Il giorno seguente il papavero disse alla margherita che potevano essere amici, che poteva entrare a far parte del gruppo, che l'avrebbero considerata un papavero come loro.
Lei allora rispose: "No, grazie, ma preferisco essere considerata per quello che sono: una margherita. Avevi ragione, se nasci margherita non puoi diventare un papavero. Ma sai una cosa? Sceglierei altre mille volte di nascere margherita in mezzo a voi perché gli occhi non si soffermano mai su ciò che è tutto uguale ma sulla diversità, perché alla fine la vera bellezza, l'essere prezioso, sta dentro le cose rare".
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dumpster2001 · 1 year ago
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"Quando alla fine la folla si spostò, permettendo a Kemp di alzarsi, si vide ai suoi piedi, nudo e miserevole, il corpo ferito e lacerato di un giovane sui trent'anni. Aveva i capelli e le sopracciglia bianchi; non canuti, ma di quel candore tipico degli albini. I suoi occhi erano rossi come rubini." -H.G. Wells
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