#nostalgia e risate
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Benvenuti a Casa Morandi: Tra risate, musica e nostalgia. I fratelli Marco e Marianna Morandi portano in scena uno spettacolo di ironia e amore familiare. La commedia musicale che svela ricordi e aneddoti inediti della famiglia Morandi
La stagione teatrale 2024/2025 si arricchisce di una nuova e divertente proposta con Benvenuti a Casa Morandi, uno spettacolo che combina musica, ironia e racconti familiari.
La stagione teatrale 2024/2025 si arricchisce di una nuova e divertente proposta con Benvenuti a Casa Morandi, uno spettacolo che combina musica, ironia e racconti familiari. Presentata da Patagonia Pictures nell’ambito della rassegna Isernia Nuovi Orizzonti, questa commedia coinvolgente vede protagonisti i fratelli Marco e Marianna Morandi, figli del celebre Gianni Morandi, in un racconto che…
#Auditorium Unità d’Italia#Benvenuti a Casa Morandi#commedia familiare#commedia italiana#commedia musicale#Famiglia Morandi#figli d’arte Morandi.#Gianni Morandi#Gianni Morandi padre#Ironia#Isernia Nuovi Orizzonti#Marco e Marianna Morandi in scena#Marco Morandi#Marco Morandi cantante#Marianna Morandi#musica e teatro#nostalgia e risate#Patagonia Pictures#Rassegna Teatrale#ricordi d’infanzia#spettacolo di dicembre#spettacolo in atto unico#Spettacolo musicale#Spettacolo teatrale#Stagione teatrale 2024#Storie di famiglia#tata Marta#teatro comico#teatro contemporaneo#teatro Isernia
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sto morendo dal ridere, ho appena trovato il mio vecchio mp3 (un creative zen stone rosa barbie, regalatomi da mio nonno per natale 2007) e c'è di tutto su questo coso non ha sensoooo
in ordine casuale, ho scovato: high school musical, edoardo bennato, biagio antonacci, coldplay, hilary duff, negramaro (??), jason derulo, daniele silvestri, rihanna, adriano celentano, bruno mars, train, black eyed peas, jovanotti, lady gaga e vasco rossi.
bonus: sigla delle winx.
mi fa ridere soprattutto perché palesemente era un mix di canzoni non scelte interamente da me ma suggerite da persone della mia famiglia e caricate da chiunque avesse emule e sapesse usarlo all'epoca (probabilmente l'ex marito di mia madre, che sono certa sia responsabile almeno di celentano e della canzone dei train "hey soul sister" lol).
vi prego ditemi che i vostri gusti musicali erano altrettanto incasinati quando avevate 8 anni
#vecchia tecnologia#mi sto scompisciando dalle risate non avete idea#anni 2000#mp3#i miei gusti musicali erano davvero super in bozza a quest'età e mi fa troppa tenerezza ritrovare questo misciotto di cose senza senso#dovevo condividere#musica#nostalgia#early 2000s#creative zen stone#2007#old tech#mio post
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Ti ho lasciato andare, e l'ho fatto sul serio questa volta. Ma questo non vuol dire che io non abbia una disperata voglia di venirti a cercare. Ho lasciato perdere, non ti cerco più, non ti scrivo più, non ti guardo più. Ma questo non significa che io abbia smesso di pensarti, di amarti. Non significa che io non ci sarei ancora, se solo tu venissi a cercarmi. Questo non significa che io, in un angolo sperduto del mio cuore che nessuno può vedere, non stia aspettando ancora te.
E mentre cerco di convincermi che sto andando avanti, che sto lasciando scivolare via ogni traccia di te, ogni tanto mi sorprendo a cercarti in ogni volto, in ogni gesto, in ogni risata che mi ricorda la tua. Cerco di riempire le giornate di mille impegni, di nuovi volti, di risate che sembrano vere, ma sotto la superficie c'è ancora quella mancanza, quel vuoto che nessuno può colmare. E mi trovo a chiedermi come stai, se ogni tanto anche tu pensi a me, se in mezzo alla tua vita ci sia mai un attimo di nostalgia per noi.
A volte mi illudo di averti dimenticato, di aver finalmente imparato a camminare senza guardarmi indietro, ma poi basta poco: una canzone, una strada, una parola qualsiasi, e tutto torna a galla, tutto si riaccende. Come se il mio cuore fosse rimasto lì, congelato in quell'addio. Non so se riuscirò mai a smettere davvero di aspettarti, anche se non lo faccio apertamente. In fondo, spero ancora che un giorno, in un modo inaspettato, ti accorgerai che anche tu hai lasciato qualcosa dietro di te, che anche tu, in fondo, mi stai aspettando.
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E ora come lo scrivo che ti ho pensato per tutto lo spettacolo di stasera, che ho avuto dei colpi al cuore e troppi flashback di noi, di te.
Che il tizio sul palco con il tuo stesso nome non aveva solo quello uguale a te ma mi sembravi proprio tu, il viso con quella barbetta che ho iniziato ad adorare proprio grazie a te, i capelli ribelli scuri, le stesse movenze, lo stesso modo di ridere e scherzare, nella mia testa quasi la stessa voce e anche lo stesso modo di fare lo scemo in quel tuo modo speciale, ecco era come averti davanti un'altra volta e credimi quando il tuo omonimo stava facendo lo scemo cantando t'appartengo e si è girato verso il mio lato facendo finta di mandare un bacio ho sentito un pugno al cuore di nostalgia e mancanza.
Ma nonostante tutto sono comunque crepata dalle risate anche se ho immaginato fortemente di averti affianco per ridere insieme come prima, ti avrei detto ma l'altro tizio sta imitando la risata di Friscia? Quella risata che ci faceva sbellicare dal ridere a Stasera tutto è possibile e a tal proposito il giochino di Ghost che ha fatto fare ai due poveri sfortunati del pubblico era chiaramente preso da step, quello che uno si mette dietro e sostituisce le mani di quello che sta davanti ma entrambi bendati. Ho riso anche per te perché so che ti saresti rotolato dalle risate come mi scrivevi sempre durante quelle puntate dei nostri programmi preferiti.
Ma so che non saresti mai potuto essere tu quello sul palco, tu che detesti la confusione e vuoi restare sempre in disparte, su un palco a fare tutte quelle cose, sarebbe proprio impossibile.
Ti voglio mandare un bacio sulle ali del vento o sulla scia di una stella, non è un bacio d'amore è un bacio nostalgico bagnato di lacrime e pieno di risate, spero possa raggiungerti e cullare i tuoi sogni stanotte. Ti voglio bene e anche se non ci sentiamo più resti importante per me <3
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#nostalgia#malinconia#mancanza#mi manchi#ti voglio bene#pensieri#ti penso#somiglianza#omonimo#flashback
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"50 lire per un giro, 5 giri a 200 lire (10 centesimi di euro).
Che fortuna aver vissuto quegli anni indimenticabili... Ore passate a girare e girare, tra risate e botte sulle ginocchia.
Ogni livido era il segno di un pomeriggio ben speso, di un divertimento che oggi sembra lontano. Che nostalgia di quei tempi straordinari, quando bastava così poco per sentirsi felici."
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Gennaio
Gennaio:il mese più freddo dell’anno:Il mondo muta,la gente parte portando con sé il calore delle feste,delle tavolate in famiglie e delle quattro chiacchiere tra amici al bar.
Le emozioni oscillano come un pendolo tra la nostalgia dei ricordi lasciati sul fondo di un bicchiere e la irragionevole voglia del nuovo:la svolta, il cambiamento.
Io avevo bisogno di cambiare, avevo bisogno di un espediente che potesse schiarire il torbido dei mesi precedenti;sentivo origliare in me una piccola vocina “Vai Greta,è il momento, stravolgi i tuoi piani, datti una nuova possibilità!”,già,una nuova semplice e banale possibilità.
Ci siamo conosciuti casualmente:apparentemente non avevamo nulla in comune e mai avrei potuto immaginare che la tua sensibilità potesse essere così complementare alla mia.
I nostri incontri erano la prova scientifica che il tempo potesse fermarsi, mentre le nostre anime divagavano insieme nello spazio.
Parlavamo,parlavamo tanto, non c’era mai un minuto tacito.
Vivevo la primavera in pieno inverno:lì dove c’era terreno arido, vedevo un albero sbocciare mentre il nostro respiro si condensava sui finestrini della macchina.
La notte bramavo di sognarti per vederti ancora e ancora e ancora;non ne avevo mai abbastanza.
Non riesco a spiegarmi cosa fosse, non era amore, non era attrazione, non era un semplice piacere; eri l’origine di un flusso vitale etereo, colorato,creativo.
Iniziai a scrivere.
Parole su parole, strabordavo di versi, di rime e di te.
L’inchiostro diventò il sigillo del nostro rapporto, l’unico vettore direzionale di un qualcosa che ebbe fine prima che il sole potesse scaldarci.
Sapevo che saresti andato via, come Gennaio,Febbraio e tutti i mesi dell’anno,senza alcun preavviso,senza preparami al cambio di stagione.
Semplicemente una mattina mi svegliai e tu non c’eri più, avevi varcato il confine e con te sfiorirono le rose,le farfalle si trasformarono in bruchi e il Maestrale prese il sopravvento.
Rimasi sola con l’amaro in bocca a pungermi con le spine avanzate solo per sentirti ancora un po’.
Quante primavere saremo potuti essere io e te, invece, ci siamo dileguati nell’agonia e la paura dell’inverno.
Ti ho riposto gelosamente nel cassetto dei sogni ineluttabili e furtivamente,quando nessuno mi guarda,ci sbircio dentro così da udire il suono delle nostre risate, il calore dei nostri baci e il brusio dei nostri battiti.
Gennaio è un mese perfetto per ricominciare.
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Tornano i raduni: la tua Fiat 500 è pronta a ripartire?
Le giornate si accorciano, ma la voglia di riscoprire la strada a bordo delle nostre Fiat 500 non diminuisce. I raduni autunnali sono pronti a regalarci ancora tante avventure e sorprese: sei pronto a partire?
Con l’arrivo di settembre, si conclude il periodo di riposo per le nostre adorate Fiat 500. Dopo un’estate passata al sicuro nei garage, lontane dal caldo torrido e dalle lunghe ore sotto il sole, è finalmente giunto il momento di farle tornare a ruggire sulle strade di tutta Italia. I raduni sono alle porte, pronti a farci vivere momenti indimenticabili all'insegna della passione, dell'amicizia e, naturalmente, della nostra amata Fiat 500. Ogni raduno è un’occasione unica per riaccendere la passione che ci lega a queste piccole, ma incredibilmente affascinanti, auto. Che tu sia un veterano dei raduni o un appassionato che si avvicina per la prima volta a questi eventi, troverai sempre lo stesso spirito di condivisione e l’entusiasmo contagioso che rende questi incontri speciali. Un autunno all’insegna dei raduni Quest’anno, con l’arrivo dell’autunno, i meeting della Fiat 500 si preannunciano più entusiasmanti che mai. Le giornate sono ancora lunghe, il clima è ideale per mettere alla prova la tua Fiat 500 su percorsi mozzafiato, e la voglia di stare insieme, dopo un’estate di pausa, è davvero tanta. Ogni raduno è un tuffo nel passato, un’occasione per rivivere quei momenti di felicità che solo chi ama davvero la Fiat 500 può comprendere. Come partecipare ai raduni Se ti stai chiedendo come fare per non perdere nemmeno un raduno, la risposta è semplice: visita il nostro sito fiat500nelmondo.it. Alla pagina Calendario Raduni, troverai tutte le date e i luoghi dei prossimi eventi dedicati alla Fiat 500. Un calendario sempre aggiornato per tenerti informato su ogni occasione di incontro, dalle grandi manifestazioni nazionali ai piccoli raduni locali, dove la Fiat 500 è sempre la regina indiscussa. Preparare la tua Fiat 500 Dopo mesi di inattività, la tua Fiat 500 merita un po’ di attenzione prima di tornare in strada. Un controllo generale al motore, una bella lucidata alla carrozzeria e, perché no, qualche piccolo ritocco che la renda ancora più bella e brillante. I raduni sono anche l’occasione perfetta per mostrare con orgoglio il frutto delle tue cure e delle tue attenzioni. E se hai bisogno di qualche consiglio su come preparare al meglio la tua auto per i raduni, non esitare a consultare le nostre guide e i nostri articoli dedicati alla manutenzione della Fiat 500. Troverai tutte le informazioni necessarie per garantire alla tua piccola grande auto le migliori prestazioni possibili. Emozioni in strada Partecipare a un raduno non è solo un modo per condividere la passione per la Fiat 500, ma anche per vivere emozioni uniche. Ogni raduno è una festa, un’occasione per stringere nuove amicizie, scambiarsi consigli e, soprattutto, fare un salto nel passato, rivivendo i tempi in cui la Fiat 500 era la regina delle strade italiane. Le risate, i racconti, le esperienze condivise: tutto contribuisce a creare un’atmosfera di gioia e nostalgia che rende ogni raduno un’esperienza indimenticabile.
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Il mese di Settembre è sempre stato un po' come quello di Gennaio. L'inizio di un nuovo anno, l'inizio di un nuovo calendario e quello di una nuova avventura.
Settembre è il mese delle riconquiste, delle rinascite, del partire da sé e progettare per il proprio avvenire.
Quest'anno però non voglio ripartire o ricominciare, perché è una cosa che ogni giorno mi chiamo a fare per farsì che la parte migliore di me continui a crescere sana.
Quest'anno, benché inizia un nuovo percorso di vita, mi sento di dire che sto continuando a progredire verso l'obiettivo a cui, probabilmente, aspiravo già da tempo.
I fuochi d'artificio per me sono la personificazione della fine di un'estate, a tratti complicata e a tratti davvero spensierata. Tra scoperte, amicizie, luoghi; tra pianti e risate; tra dubbi e certezze; tra il riempire, con mera nostalgia, lo scatolone di ricordi per fare spazio a nuove esperienze e pensieri positivi.
Perché è vero che bisogna percorrere la via della coscienza per capire quello di cui davvero hai bisogno. Ed io ho capito non solo questo, ma anche ciò che merito.
Buon inizio d'autunno.
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Il segreto della villanella
Continuamente sento la mancanza dei libri. Mi mancano come fossero persone in carne ed ossa. Se passo una giornata senza averne uno accanto, lo sento. E non perché io legga molto, devo ammetterlo, però mi manca proprio il libro. È davvero una consolazione, una compagnia da toccare, da tenere in mano, o da sapere lì ad aspettare che uno arrivi e lo saluti. Il desiderio dei libri è paragonabile a una sete: nessuno di loro la fa passare del tutto, e ne mancherà sempre uno nuovo, più dissetante. E proprio come fosse una fiaschetta, di quelle che si vedono nei film americani, da un po' di tempo mi capita che quando esco di casa devo per forza averne uno in borsa, con me, anche pigliato a caso, di corsa, non so perché, forse una difesa contro il tempo sprecato ad aspettare in una qualche fila inutile, contro la solitudine sbagliata, quella senza libri, per l'appunto. L'altro giorno è toccato a Jonathan Swift, a Modest Proposal dei Little Black Classics della Penguin. Proprio un bellissimo formato-fiaschetta, con, sulla prima pagina, una autodedica di mio padre, "from my daughter, 2015". Per inciso, sono sicura che la gente si scandalizzerebbe di meno se io tirassi fuori una fiaschetta di whisky dalla borsa invece che un libro. immagino le risate all'uscita di scuola.
Ma veniamo alla fiaschetta di oggi.
Tu lo sai cos'è una villanella? io non lo sapevo, e poi mi è arrivato questo piccolo libro: un'antologia della Everyman's Library, Pocket Poets Series, hardcover. Vedessi che razza di fiaschetta succulenta che ho tra le mani. La apro e sul risguardo ci trovo scritto
Everyman, I will go with thee,
and be thy guide,
In thy most need
to go by thy side.
Queste, mi spiega Google (povera me), sono le parole di Knowledge a Everyman, e io qui, sulla soglia del risguardo, io già mi sento ubriaca, che cosa ci leggo a fare dentro a questa fiaschetta, oltre il risguardo? E invece. Invece dentro a questo libricino scopro che c'è una piccola e inaspettata meraviglia: c'è un segreto in mezzo alla raccolta di fiori, un segreto dentro all'antologia. E il fiore qui è bello da togliere il fiato.
L'introduzione mi spiega brevemente che la villanella, il mio fiore, è una composizione popolare, nata nel sedicesimo secolo in Italia, sorella del madrigale. Ma mentre quello diventa presto una cosa di letteratura, la villanella sfugge a tutte le definizioni della poesia di corte, continua a guardare alle sue origini dialettali con nostalgia, si resiste insomma alla letteratura: vuole restare così com'è, di campo. E nei libri di letteratura ci va a finire solo una volta che si è esaurita, quando ormai nessuno ne scrive o ne canta più di villanelle. A riscoprirla sono i collezionisti, gli antologisti, i catalogatori del 1700. Ma la villanella non ha delle belle radici piantate a terra come quelle del sonetto, e ogni volta è detta diversa, ogni volta è cantata nuova. E questo è un bel problema, perché la sua origine non si vuol far trovare, il nome del padre semplicemente non c'è: la villanella è incostante, è volubile, è cantata sempre in un altro modo. Allora quei catalogatori incalliti le trovano un bel padre putativo della fine del cinquecento, tale Jean Passerat, l'unica villanella con una parvenza di struttura regolare, e quella diventa La Villanella, La Forma Metrica: "J'ai perdu ma tourterelle". Cinque terzine e una quartina. Uno schema un po' difficile, e perciò molto gustoso. E più passa il tempo, e più diventa succulento, tanto da fare gola più di tutti ai nostri poeti, a quelli di oggi, pensa che cosa assurda. Perché la villanella è difficile. E questi poeti che si sono liberati dai legacci della rima e del metro a volte se ne vanno a pescarne di impossibili, di rime e di metri. E di solito lo fanno per dirci dentro il nome del padre, per dichiararcisi figli di uno, e invece. Invece qui del nome del padre non ce n'è neanche l'ombra: perché questo è uno schema del secolo ventesimo che si traveste da sedicesimo. Questo è esattamente il contrario di tutto quello che io ho studiato in poesia fino ad oggi, the anxiety of influence, the burden of the past: qui dentro il passato è leggero, incostante, volubile, e il presente lo prende e lo legittima, lo pianta saldamente a terra, come se fosse stato sempre lì: così il fiore di campo diventa un bell'albero, ma niente radici, solo infiorescenze. Questo in poche parole è un falso d'autore, di vari autori, per essere precisi, di tutti quelli che vorranno cantarsi una villanella, in effetti. Di tutti quelli che vorranno ballarla, a ben vedere. Perché la villanella è una danza. E qui viene il segreto, e mi fa impazzire: che i danzatori sono due versi, e si alternano alla fine di ciascuna terzina, sempre gli stessi, sempre uguali, l'uomo e la donna, e si fanno la corte, si cercano con piroette e riverenze, muoiono dalla voglia di incontrarsi insomma, e alla fine ce la fanno. Sono loro gli ultimi due versi della quartina, gli ultimi due versi della villanella, finalmente abbracciati. Ti rendi conto di cosa sta succedendo dentro alla mia fiaschetta? E pensare che nessuno lo immagina nemmeno, nessuno di quelli che incontro per strada lo sa, che ho una compagnia di balli popolari nascosta dentro alla borsa, mentre vado a prendere Agnese a scuola. Ma non è finito qui, il segreto, ché così qualunque fiaschetta dentro alla borsa basterebbe a farmi un po' canaglia, una piccola alcolista inconfessa e impenitente.
Invece dentro al segreto della villanella ce n'è un altro ancora, uno persino più bello. Perché tu la prendi, vedi, e la guardi, tra le pagine di questo libricino, quant'è impegnata a fare le sue cose, a dire le sue storie, le più disparate: c'è la villanella che ripete una lezione di grammatica, quella che insegna l'arte di perdere le cose, quella che racconta di un bacio al barista dato a trentasei anni e sentito come fossero sedici, quella che ti fa vedere l'alunna a letto col suo professore e che con gli occhi sbarrati riesce solo a pensare a un distico in inglese antico, quella che chiede al padre di non morire gentile, di lottare contro la luce che si spegne. E così impegnata com'è nelle sue figure, nei suoi circoli, nei suoi passi incrociati, non ti accorgi che tutto il tempo lei pensa a fare una cosa sola, in fondo a tutte le altre, dietro la superficie della coreografia: lei pensa tutto il tempo a far ballare i suoi due versi innamorati, che muoiono dalla voglia di incontrarsi. They die to get together. Eccolo, il segreto della villanella. Perché questo segreto è un po' anche il mio, forse anche il tuo e quello di tanti come noi, io lo spero proprio. Quei due versi innamorati ballano la nostra stessa danza. Con ostinata precisione si comincia col doppio fronte del rientro a scuola, a tutte le scuole; poi è il turno della carola delle sveglie all'alba e del traffico per arrivare dove dobbiamo arrivare, delle spese all'ora di chiusura dei supermercati; così arriva la volta della danza incrociata dei pranzi e delle cene, delle merende e delle colazioni; fino alle piroette degli amici, dei parcheggi difficili, degli esaurimenti nervosi e dell'erisimo in tintura madre, delle canzoni che passano alla radio impertinenti, delle lavatrici e delle case, dei quadrimestri, delle note e delle corse, di tutte le corse, di tutti gli aerosol, gli sciroppi, gli antibiotici e di tutti gli agognatissimi weekend senza risposo. E poi alla fine, ormai senza fiato, una riverenza.
Questo è il segreto della villanella. E sta lì, sotto agli occhi di tutti, ma rimane nascosto -hidden in plain sight- dietro alle coreografie superficiali, alle grammatiche, ai baristi, alle studentesse, alle cose perdute, ai padri che muoiono: dietro ai copioni diversi. Il segreto è che c'è qualcos'altro dietro alle nostre vite, c'è qualcosa in fondo a tutte le storie più diverse in cui ci affanniamo, in cui ci impegniamo a ballare per bene, a passare come si deve per tutti i nostri passi obbligati. In fondo, ma proprio in fondo a tutto, ci sono due versi. E quelli muoiono dalla voglia di abbracciarsi, di finire la danza l'uno davanti all'altra, una riverenza e un sorriso, compiaciuto sudato esausto. E poi finalmente di cadersi addosso, senza fiato e senza più vergogna.
A dainty thing's the Villanelle,
Sly, musical, a jewel in rhyme,
It serves its purpose passing well.
A double-clappered silver bell
That must be made to clink in chime,
A dainty thing's the Villanelle;
And if you wish to flute a spell,
Or ask a meeting 'neath the lime,
It serves its purpose passing well.
You must not ask of it the swell
Of organs grandiose and sublime--
A dainty thing's the Villanelle;
And, filled with sweetness, as a shell
Is filled with sound, and launched in time,
It serves its purpose passing well.
Still fair to see and good to smell
As in the quaintness of its prime,
A dainty thing's the Villanelle,
It serves its purpose passing well.
William Ernest Henley
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Ricordami in tutte le situzioni che ci mancheranno. Nei sorrisi che non potremo donarci, nel tempo che non condivideremo, nelle mani che resteranno lontane, nella tua stretta ad un'altra mano, nella mia che cerca un'ancora in mezzo a questo mare che divora di nostalgia. Ricordami nella primavera fiorita che fa splendere la città morta, nelle bugie che hai detto a te stesso per tenermi lontana, nei sorrisi che ti sono sfuggiti pensando alla mia ingenuità, ai fiori che guarderai nei tuoi viaggi, e che sono quelli che anche io avrei guardato accanto a te.
Ricordami soprattutto quando ti sentirai solo in questo mondo che non è rotondo ma quadrato e arido, così asettico, dove la gente si volta dall'altra parte se hai un cane troppo grande o se ti sei messa il rossetto troppo rosso. Ricordami nei tuoi silenzi, quelli che io avrei riempito di risate e chiacchiericcio, quelli nei quali avrei sussurrato il tuo nome all'infinito, e ti avrei donato il tutto che mi implode dentro.
Ricordami nelle tue bugie, nella tua vigliaccheria di uomo che fugge, che sceglie la comodità, che teme il rischio, che usa parole cordiali ma graffianti che pungono il cuore.Ricordami come si ricordano le persone che ci hanno dato tanto e andando via ci lasciano soli, ricordami negli oblò di tutti gli aerei e navi che prenderai, tra le lingue incomprensibili che ti circonderanno, nella mia voce che non sentirai mai più, ricordami nella lontananza, nel tempo che, come eco, riporta a noi tutti il senso vero della vita, la verità.
Tatiana Andena
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Malinconia e nostalgia.
Sono questi i sentimenti peggiori quando perdi qualcuno, perché non puoi farci proprio nulla per farteli passare.
La malinconia è tristezza pura, è quel momento in cui capisci che certe cose o persone non torneranno e ti devi rassegnare.
La nostalgia è un pó come farsi del male da soli, la provi quando cominci a pensare a dettagli, profumi, risate, baci, carezze, canzoni, legate al responsabile di quella nostalgia.
E non si scacciano. Bisogna affogarci in quei sentimenti e poi chissà, risalire.
Intanto però, tu muori sempre un pó di più dentro giorno dopo giorno e ti convinci che le cose stanno andando per il verso giusto, che è normale a volte piangere dal nulla solo perché qualcosa ti ha ricordato di quella persona, che è normale non aver voglia di fare nulla, di perdere l'appetito, di perdere il sonno perché hai paura di sognarla e stare ancora peggio, di cercare affetto negli altri ma rendersi conto che non sarà mai lo stesso e sentirsi sempre più soli, di stare di merda perché la tua cazzo di felicità ti sembra di non vederla più.
Ma si, in fin dei conti, la stai vivendo bene.
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Non era mia intenzione scrivere, perché di cose da dire ne ho troppe ma il tempo non aspetta,
Eri diverso ieri, nonostante non mi sia mancata la tua presenza.
Di urla ce ne sono state abbastanza, ma di lacune emotive non quanto basta.
Non so come tu mi veda sotto quello sguardo fugace, non riesco a trovarti un’immagine fissa nella mia mente.
Non era mia intenzione parlare, anche perché di parole da esprimere ne ho poche,
Ti ho visto sorridere e ridere con quei bambini e volevo solo aspettare,
Ti ho visto avvicinarti per dirmi qualcosa, ma tutto ciò che hai lasciato sfuggire è un sospiro di stanchezza.
Non era colpa nostra, nemmeno delle nostre urla e delle nostre risate,
Parlarti mi solleva ancora anche se non vogliamo più ammettercelo.
Non ho bisogno di aggiungere suoni ai miei pensieri perché i ricordi parlan da sé.
Se mi manchi, no, ma qualcosa mi attira verso la nostalgia,
Saranno i tuoi occhi malinconici e calmi oppure quel tono di voce,
Sarà che mi manca scappare in moto per guardare le stelle,
Saranno solo parole a cui non voglio ancora credere.
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Ti porto dentro, ovunque vada, come una parte di me che non se ne andrà mai. Ci siamo amati con una forza che non avevo mai conosciuto prima, e nonostante tutto, una parte di me ti amerà sempre. Non sarai mai il cattivo della mia storia, non avrò mai rancore verso di te, perché so che abbiamo dato tutto quello che potevamo. Siamo stati luce e ombra, risate e lacrime, e ogni singolo momento con te ha lasciato un segno.
A volte mi chiedo dove saremmo arrivati, se avessimo trovato un modo per capirci fino in fondo, se avessimo saputo darci quello di cui avevamo davvero bisogno. Ma non tutte le storie trovano un lieto fine, anche se meriterebbero di averlo. E così resto qui, con questo nodo alla gola e il cuore che si stringe ogni volta che ti penso, sapendo che sei stato e sarai sempre il mio più grande rimpianto, e il mio più dolce ricordo.
Non importa chi incontrerò in futuro, nessuno potrà prendere il tuo posto. Sarai sempre quel capitolo speciale, quello che fa sorridere con nostalgia, che fa battere il cuore con tenerezza e un pizzico di malinconia. Tu sei stato il mio amore, quello vero, quello che ha cambiato tutto. Sei stato il mio esempio, il mio sorriso, la mia speranza e il mio dolore. Forse l’amore non basta, a volte. Ma non smetterò mai di ringraziarti per avermi mostrato cosa significhi amare fino in fondo.
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Capisci, per me è così. Anche ora, dopo tutto questo tempo, basta un niente per riportarti alla mente. Mi ritrovo a sorridere senza motivo, e in quel momento so che è per colpa tua. Mi vengono in mente le tue risate, il tuo modo unico di parlare, capace di rendere ogni cosa più leggera. E poi penso alle nostre serate insieme, ai piatti condivisi, alle chiacchierate fino a tardi e ai viaggi sognati, quei momenti in cui ci sembrava di poter conquistare il mondo.
Quando mi parlavi, avevo voglia di sciogliermi nelle tue labbra, perdermi tra le tue parole e il tuo sguardo. E poi le nostre notti, quelle notti intense in cui sembrava che esistessimo solo noi due, lontani da tutto. Ogni ricordo è rimasto qui, nascosto da qualche parte dentro di me, come se una parte di me ti cercasse ancora, ovunque. Ogni sorriso, ogni risata, ogni gesto familiare sembra riportarmi a te. È come se tutto, in qualche modo, parli ancora di te.
E sai, mi sorprendo a volte a cercarti inconsapevolmente. È come se ogni cosa avesse ancora il tuo segno, una traccia sottile, invisibile agli altri ma impossibile da ignorare per me. Quando cammino per strada e vedo qualcuno ridere come ridevi tu, quando ascolto quella canzone che piaceva a entrambi, quando sfioro un tessuto che ricorda il profumo della tua pelle… in quei momenti il mondo sembra fermarsi per un istante, e ci sei solo tu.
Mi chiedo spesso se senti mai la stessa cosa, se anche a te capita di ripensare a noi, a quei dettagli che sembrano piccoli e invece per me sono tutto. Ti vedo ancora quando chiudo gli occhi, e ti sento anche quando il silenzio è profondo. È strano, non credi? Come se fossi diventata una parte di me, come se una parte di me appartenesse ancora a te.
E non importa quanta vita passi, quante persone incontri, perché certe presenze restano, come un segno indelebile. Sei il mio ricordo più vivo e la mia nostalgia più dolce. Non ti ho mai veramente lasciata andare, forse perché certe cose non si possono lasciare. E ogni volta che ti penso, ogni volta che sorrido come un idiota ripensando a noi, è come se fossimo di nuovo lì, insieme, in quegli attimi che nessuno potrà mai portarci via.
Ps.:
Sai, è proprio vero che basta un attimo per notare una persona speciale, un’ora per capirla, e forse solo un giorno per innamorarsene. Ma ci vorrà molto più di una vita per dimenticarla…
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Giugno
Estate
Un'estate diversa
Un'estate che mi mette alla prova
Non solo prova costume
Ma prova a non crollare nella nostalgia dei ricordi
Metà giugno
Ricordi e flashback nella testa
Battiti accelerati del cuore
Sensazioni di malinconia
E di emozioni indimenticabili
Piccoli istanti ancora vivi nei cassetti della memoria
Illusione di averli già dimenticati
Una maglia rindossata
Una carezza data sul collo
In quel punto
Ad occhi chiusi sento ancora lì lo sclocco delle tue labbra
Dialoghi e gesti, sorrisi e guance arrossate
Istanti di sogni ad occhi aperti
Che ora non posso mentire fanno male perché solo ricordi
La consapevolezza che è tutto cambiato
Ma che in fondo non è cambiato molto
Siamo sempre noi
Sotto una luce diversa
Ma i ricordi di quel che abbiamo vissuto
Quelli non se ne vanno
Feriscono e guariscono allo stesso tempo
Fanno scendere lacrime e spuntare sorrisi
Fanno sentire ancora la distanza di quell'abbraccio
Che in fondo sto ancora aspettando
Fanno nascere brividi di freddo lungo la schiena
E riscaldano con le risate il cuore
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Il vociare confuso delle persone, i rumori del traffico, il suono dei clacson, lo sfrecciare dei motorini, il suono fragoroso delle risate, quello intimidatorio delle urla spesso incomprensibili.
Ci sono particolari immutabili nei miei ritorni a casa. Ci sono elementi fissi nella quotidianità che si perpetua giorno dopo giorno in questo ammasso di cemento alla periferia di Napoli.
Sono proprio certi particolari che mi danno più da pensare. Tanto più riconosco quella quotidianità tanto più me ne sento lontano.
Allora il sentimento di nostalgia che mi prende quando sono su si trasforma improvvisamente in malumore dovuto al pensiero di non essere mai stato all’altezza di riuscire a vivere qui dove son nato senza dover fuggire altrove.
Così mi divido affannosamente tra il bisogno di fuggire per non sentirmi inetto e il desiderio di tornare per riabbracciare ciò che ti faccia sentire a casa.
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