#nontorniopiù
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oimammasuomi · 4 years ago
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A volte riTorniano - Miniserie di storie spettrali - Ep 3: La signora del Lodge
A volte riTorniano – Miniserie di storie spettrali – Ep 3: La signora del Lodge
Siamo giunti all’ultima puntata di questa miniserie dedicata alle storie di fantasmi. Avrete ormai notato che, fino ad ora, sono state tutte dedicate alla zona di Tornio e dintorni, quindi Finlandia, ragion per cui ho deciso di raccontarvi in quest’ultima puntata, qualcosa accaduto in Svezia. Oltre ad essere in un altro paese, la cosa bella di questa storia è che Ania ci è dentro fino al collo.…
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oimammasuomi · 4 years ago
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A volte riTorniano - Miniserie di storie spettrali - Ep 2: Racconti di famiglia
A volte riTorniano – Miniserie di storie spettrali – Ep 2: Racconti di famiglia
Per questa seconda puntata ho deciso di navigare nel magico mondo dell’internet, dove se da un lato, si sa, è pieno di mitomani che si inventano le cose, dall’altro è comunque un luogo in cui tutto (o quasi) è accettato, incluse storie personali di “quella volta che mi svegliai con un procione nel letto”. Ho cercato quindi delle storie di leggende e fatti inspiegabili legati alla zona di Tornio…
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oimammasuomi · 4 years ago
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A volte riTorniano - Miniserie di storie spettrali - Ep 1: Il fantasma di Tornio
A volte riTorniano – Miniserie di storie spettrali – Ep 1: Il fantasma di Tornio
Come dicevo nel mio articolo precedente, mi sono appassionata a diversi tipi di intrattenimento telematico (che paroloni oh) e tra le cose che più mi hanno ispirato ad iniziare questa miniserie ci sono sicuramente i podcast dedicati al true crime, in cui si raccontano storie più o meno raccapriccianti di gente morta male e di fenomeni non proprio spiegabili. Se posso darvi un consiglio, tra…
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oimammasuomi · 4 years ago
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Come state? [pt.1]
Non ci crederete ma c'è un nuovo articolo! Abbiamo pensato fosse i momento di fare un recap, ecco il primo, quello di Ania. Come sempre ci trovate anche su La Rondine. Enjoy!
“Non so nemmeno da dove iniziare” Ania, quando ha pensato di scrivere quest’articolo Ebbene sì, non so nemmeno da dove iniziare. Una frase che ormai mi sta accompagnando da un anno, una cosa che ormai mi ripeto tante di quelle volte durante il giorno che non mi preoccupo nemmeno più di articolarne le parole perché vengono da sé. Ma andiamo in ordine. Come avrete potuto notare, l’attività di…
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oimammasuomi · 7 years ago
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Ruska - apologia di una (quasi) morte
Avete mai visto quel fenomeno per cui in autunno le foglie degli alberi passano da un vivissimo colore verde a un morente ma affascinante colore rossaranciallo? Bene, questo fenomeno in Finlandia ha un nome, Ruska.
Qui a Tornio è abbastanza semplice riuscire a vederlo, perché praticamente ddò vai vai c’è foresta, perfino in città, quasi.
Praticamente tu stai lì che cammini per strada a testa bassa per i fatti tuoi, pensando ai debiti probabilmente, non curandoti veramente di dove metti i piedi o di evitare nemmeno le pozzanghere (con le converse, un genio veramente). Ascolti qualche canzoncina allegra per darti una botta di autostima come sempre, direttamente dalla tua playlist “Will to live” che, come potrete immaginare, di will to live non ha proprio niente (pezzo a caso “Do you feel it?” dei Chaos Chaos, che molti di voi conosceranno per una delle scene più tristi di Rick & Morty).
A un certo punto ti ricordi di avere qualche vertebra anche dietro al collo che ti aiuta a tenerlo alto e decidi di usarla, e ti rendi conto che sei finito in una tavolozza di colori del più decadente dei pittori. Il grigio della strada, il bianco delle nuvole, il colore ghiacciato del lago di fianco e tutte queste foglie colorate dal verde dei sempreverde al giallo, arancio e rosso degli alberi che invece le stanno perdendo, creano immediatamente un effetto ottico abbastanza interessante, che ti porta quasi a volerci nuotare dentro. Quando poi noti che le stesse foglie colorate sono anche per terra (perché giustamente sono decedute e quindi si staccano dai rami) la tentazione di menartici dentro è difficile da frenare.
(Abbastanza morbida come visione quella di nuotare nei cadaveri, ma comunque)
Lo so che questo è un argomento abbastanza mainstream ma ci tenevo a farvi conoscere questa nuova parola per esprimerlo, magari comincerete ad usarla anche voi, perché secondo me suona proprio bene, ruska, RUSKA.
Una volta mentre ero in bicicletta diretta al centro città per fare un po’ di spesa plebea ebbi un’epifania, e decisi che dovevo condividere quest’illuminazione con Elisa, che sicuramente mi avrebbe capita.
A Napoli facciamo una roba con la pasta molto bella: gli avanzi della pasta al sugo o li friggiamo a frittata oppure li ripassiamo in padella facendoli bruciacchiare leggermente (qualcuno gli dà fuoco ma sono casi rari). Chiamiamo questa meraviglia “pasta arruscata” dal verbo “arruscare”, bruciacchiare. Mentre ero in bici mi resi conto di questa simpatica assonanza tra questa preparazione e il fenomeno della Ruska e decisi di comunicarla subito. Per cui presi il cellulare e mandai un messaggio vocale su whatsapp dicendo “ho realizzato che gli alberi in autunno si arruskano”.Tutto ciò senza scendere dalla bici. Mentre pedalavo. In strada. A rischio di cadere e frantumarmi i denti.
Inutile dire che Elisa era d’accordo con me.
  Allego foto del fenomeno incriminato, sulla riva del laghetto vicino a cui vivo (foto non mia).
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oimammasuomi · 7 years ago
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La prima aurora della stagione
Noia.
Sono seduta con un mio amico sul divano in preda alla noia e alla nullafacenza più totale, mi sento nostalgica per cui ascolto RTL 102.5 (sì, la radio italiana). Lui intanto naviga da pc per fatti suoi.
Passano un po’ di Coldplay, un po’ di U2, e purtroppo anche un po’ di Vasco Rossi, perché nessuna radio è perfetta.
La sensazione che mi dà è quella di quando torni a casa a notte fonda in macchina dopo una serata da qualche parte. Nel tepore e nella tranquillità della strada senti la radio ma non la ascolti davvero, è giusto lì a tenerti compagnia, magari ogni tanto passa una canzone che ti ricorda qualcosa e pensi “chisà che fine ha fatto quel tipo, chisà se alla fine si è laureato”. Sai quando sei così stanco ma guidi in automatico senza nemmeno fare caso a quello che fai, che anche se passa Ligabue ti scocci troppo di metterti a cambiare stazione.
In questa calma della sera, in cui scrollo Facebook in cerca di un valido motivo per decidermi ad andare a dormire, ricevo un messaggio nella chat di lavoro, come ne ho ricevuti altri altre sere, allarme aurora in Val di Tornio. Penso: “mh, riuscirò mai a vederla stavolta?”
Mi affaccio alla finestra, ovviamente niente.
Torno alla mia posizione da serata chill sul divano, passo a Instagram.
Il mio amico non si è mai mosso dal pc, ragion per cui è il momento di fumarsi una sigaretta. Si fa la sigaretta, si mette una giacca ed esce sul balcone, rientrando dopo nemmeno 3 secondi che manco la sigaretta si era acceso, “Ania, tänne” (Ania, vie qua).
Esco, ed era là, una flebile scia verdastra lungo parte del cielo al di sopra del palazzo di fronte al mio.
Ci è voluto poco perché esplodesse in una ondeggiante serie di tendine verde smeraldo, proprio davanti ai miei occhi, e al mio balcone.
Mi si è spento il cervello per buoni 5 minuti. Stendhal syndrome kicking pretty hard in quel momento. Lo sguardo rivolto verso il cielo, gli occhi spalancati, la bocca aperta in un sorriso ebete come solo I bambini al circo sanno fare. Decidiamo di comune accordo di prendere giacche e scendere in strada, il palazzo disturbava un po’ la visione. Lascio Neffa a fare “Le ore piccole” e scendo.
Vado a lato strada, sul prato che la costeggia, in riva al “lago”, abbastanza al riparo dalle luci artificiali ed era ancora lì, ora aveva preso possesso dell’intera volta celeste, una lunga, ferma, stabile striscia verde sorvolava le nostre teste.
Dopo circa 10 minuti di osservazione ai limiti dello stupore infantile, l’aurora si era indebolita, per cui decidiamo di tornare a casa, ché tanto la scia si vedeva anche da lì. Ma ovviamente, come mi capita ormai stranamente spesso, nel momento in cui faccio il primo passo per tornare a casa, esplode in una gigantesca macchia verde e bianca proprio sopra di me, snodandosi sull’acqua calma con le sue tendine danzanti e generando un riflesso perfetto, che pareva ci potessi camminare sopra.
Stendhal syndrome kicking ancora più hard, le lacrime sono arrivate inesorabili e mi hanno fatto congelare la faccia perché comunque fuori c’erano 4 gradi e quindi l’acqua, il ghiaccio, cos.
Il mio amico, dovete sapere, è originario di Nuorgam, l’ultimo paesiello della Finlandia, al confine con la Norvegia, per cui lui l’aurora l’ha vista miliardi, che dico, milioni (cit.) di volte, ma stavolta mi ha confessato di essersi emozionato un po’ (mah, secondo me mi stava solo pigliando per i fondelli per la mia reazione).
L’esplosione è durata di meno stavolta, e dopo di ciò siamo rientrati, io ancora con il cervello spento.
Vi lascio con questo pezzo di Adrian von Ziegler, un artista che se non lo conoscete lo dovete conoscere. Mi è venuto in mentre mentre osservavo l’aurora imperversare tra gli alberi e realizzavo quanto piccoli e insignificanti siamo di fronte a un fenomeno di tale grandezza. Sì, faccio spesso pensieri di questo genere.
https://www.youtube.com/watch?v=mC9kkqt6F88
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oimammasuomi · 7 years ago
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Eccomi nonna sono io, Anastasia
Ditemi che avete colto la citazione. Lo sapevo. Dunque dunque, faccio un breve post di autopresentazione così sapete con chi state parlando (o chi vi sta parlando, boh). Mi chiamo Anastasia ma mi chiamano tutti Ania da quando ho 13 anni, tutti. Anche tu, non pensare mai di chiamarmi col mio nome vero, quello è solo per mia madre quando si incazza con me. Vengo da un paesino piccino nella provincia di Napoli, uno di quelli dove tu non conosci nessuno perché sei sociopatica ma tutti conoscono te perché la popolazione è ferma a 200 persone e 3 capre dal 1990. Non mi va di fare uno sproloquio gigante su chi sono perché alla fine non solo non interessa a nessuno, ma toglie anche il piacere della sorpresa quando vi racconterò dei miei disagi nei prossimi post. Per farla breve quindi, vengo da una preparazione da liceo scientifico perché nella vita volevo fare la veterinaria, avevo anche una specie di progetto in mente, sai gli animali, cos cos. Ma poi al terzo anno ho scoperto che gli animali muoiono lo stesso anche se li accarezzi e lì curi per cui i miei piani andarono un po' alle ortiche. Nel contempo però scoprii anche un'innata passione e propensione per le lingue straniere. Ai miei tempi al mio liceo si studiava solo l'inglese (al massimo il francese se sceglievi la sezione apposita, cosa che non è accaduta perché io dovevo fare L'INDIRIZZO SPERIMENTALE DI QUESTA GRANDISSIMA CEPPA) per cui quello era il massimo che potevo studiare, e mi piaceva. Così, piena di rimorsi per non aver scelto il liceo linguistico tre anni prima, decisi che magari avrei potuto intraprendere la carriera universitaria nell'ambito della linguistica e delle lingue straniere in generale, così da poter dire "sarò disoccupata per sempre" in 18 lingue diverse (questa l'avete colta?). In quegli anni inoltre ero in piena fase "vestiamoci male e cantiamo canzoni violente a squarciagola" (fase che chi mi conosce SA che è ancora in vigore) per cui le mie ricerche musicali protendevano verso i magici lidi della musica metal. I risultati delle mie spedizioni alla ricerca del metallo più bello che mi facesse sentire meno outcast e più badass, mi portarono in Finlandia, essendo questo il paese con il più alto numero di band metal pro capite. Sicché a un certo punto il mio cervello ha capito che forse c'era qualcosa nell'aria della Finlandia che faceva sì che questo metallo fosse il più puro e il più godibile che potessi trovare (secondo i miei gusti eh, tutte queste baggianate che sparo sono strettamente personali) così decisi di addentrarmi nella cultura finlandese ma di più nella lingua. La prima cosa in finlandese che ho ascoltato è stata un'intervista a Tony Kakko, leader e cantante dei Sonata Arctica. Non ci ho capito un'emerita mazza chiaramente e le parole pareva che manco volesse cacciarle quel tipo e questo è bastato a farmi dire "non esiste, devo impararla". Quindi ho iniziato con i siti online di lingua finlandese in italiano, imparavo parole e piccole formule ma non avevo nessuno con cui condividere questa malattia mentale. Finalmente arriva l'università, a cui mi iscrivo dopo un pessimo servizio di orientamento fatto al liceo, e dove inizio a studiare lingua svedese, perché nessuno è stato in grado di dirmi se si poteva studiare finlandese oppure no. Furtunatamente ho conosciuto le persone giuste che studiavano sia svedese che finlandese che mi hanno accolto nella loro compagnia di mentecatti che studiano lingue inutili. Ed è qui che ho conosciuto Elisa, Chiara e Margherita. Anche se siamo di anni diversi, la passione ci ha accomunate e ancora ci rompiamo le scatole a vicenda. Dopo 6 lunghi anni di struggling puro per laurearmi, riesco nell'impresa con una tesi sul metal finlandese contemporaneo, ovviamente. La settimana successiva alla discussione della tesi ero qui a Tornio, a lavorare nel museo d'arte della città tramite un progetto di tirocinio per studenti di finlandese all'estero. Dopo i miei 6 mesi di lavoro ho avuto la fortuna di incontrare la persona giusta nel momento giusto e nel posto giusto che mi ha permesso di trovare un altro lavoro (a tempo indeterminato) e di rimanere qui a Tornio in pianta stabile. Ma magari questo ve lo racconto un’altra volta. Per ora vi basta sapere che il mio hashtag personale, per ovvi motivi, è #nontorniopiù. E menomale che volevo esse breve.
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oimammasuomi · 7 years ago
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GLI ITALIANI IN FINLANDIA. E NOI.
La Finlandia.
Una terra dalle mille risorse e dai mille problemi. Una terra che qualcuno vorrebbe designare come meta finale della propria vita, magari passarci l’età della pensione, magari andarci giusto per vedere com’è bella Helsinki (com’è bella Helsinki? Boh.)
Molti pensano alla Finlandia e le prime cose che vengono in mente sono i laghi, le foreste, le bionde e lo Xilitolo. Ma la Finlandia è molto di più, e cercheremo di spiegarvi questo moltodippiù in questo blog condiviso da 4 ragazze, colleghe universitarie e amiche, che hanno scelto di incentrare i propri studi sulla lingua e la cultura finlandese per poter andare a vivere in questo sopravvalutatissimo paese. No dai scherzo, siamo 4 donne, che ragazze. Tz.
Questo blog infatti nasce dalla voglia di suddette quattro soggette (perché solo soggette ci si può chiamare) di scrivere qualcosa di diverso sulla Finlandia, in qualità di emigranti che pagano le tasse.
Dovete sapere infatti, cari lettori, che nel corso della nostra permanenza in questo paese, ne abbiamo lette di tutti i colori da parte degli spaventosamente numerosi italiani che vi ci sono trasferiti, tanto da poter distinguere e categorizzare questi ultimi in varie classi, in base all’oggetto della loro lamentela.
Noi invece abbiamo identificato, su un piano più elevato, due macro-classi tra gli italiani e il loro rapporto in generale con la Finlandia:
- Da una parte troviamo gli italiani che si trovano in Finlandia per caso, per matrimonio, per un crimine commesso in gioventù, o per lavoro, tipo gli italiani che andavano in America negli anni ’20 e parlavano con le mani per farsi capire. Questa categoria di italiani è, capirete bene, la più incline al lamentarsi di qualsiasi cosa, dal momento che, dal sole caldo del bel paese si sono ritrovati catapultati in un posto dove se la gente si saluta due volte in un giorno è pure assai.
- Dall’altra troviamo invece gli italiani che sognano la Finlandia ma non ci vanno a vivere, per motivi di vario genere. Qui troviamo tutti gli appassionati alla nazione per i motivi più disparati: il metal, il metal, il metal, le bionde, il metal, le bionde metal, e qualcuno anche lo sport. Questi soggetti non possono mai lamentarsi perché oh, non ci vivono in Finlandia, gli piace solo e sarebbe fighissimo visitarla! (Poi vanno a Helsinki e si aspettano le foreste sconfinate, ssì…)
Cosa succede invece quando un italiano che sogna la Finlandia, studia almeno 3 anni la lingua e la cultura del paese e ci va a vivere for ever?
Si lamenta uguale, ma di altre cose, almeno lui lo sa che i fìnlandesi non salutano.
Ebbene, benvenuti in quest’avventura dove ognuna di noi condividerà pensieri, parole, opere ed omissioni per sua colpa, sua colpa, sua GRANDISSIMA colpa, perché nessuno ce l’ha mandata.
Una breve panoramica sui soggetti coinvolti in questa epopea irrazionale:
Io sono Ania, vengo dalla provincia di Napoli e vivo attualmente a Tornio, sul confine tra Finlandia e Svezia, e sono la più “polentona” del gruppo perché nessun altro vive quassù con me (che tristezza).
Elisa da Terracina e Margherita da Napoli, vivono entrambe a Helsinki (le mainstream).
Chiara, dalla provincia di Napoli anch’ella dolce pulzella, vive a Tampere (non so che dire, ancora non ci sono stata).
Ma questo e molto di più nei prossimi post, in cui ognuna di noi cercherà di presentarsi nella maniera più decente possibile.
Insomma avete capito lo spirito di questo blog.
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oimammasuomi · 7 years ago
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Aaaah la Finlandia brutta e cattiva che a ottobre è già buia tutto l’anno forever
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oimammasuomi · 7 years ago
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Gli alberi in autunno si arruskano
Ania
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oimammasuomi · 6 years ago
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Siamo vive e facciamo cose social Gentili lettori e lettrici, Il Natale si avvicina, le cose da fare sono tante, noi abbiamo idee da parte per articoli nuovi ma MANNAGGIA TUTTO, IL TEMPO PER SCRIVERLI NON ESISTE AAAAAAAAAAAAAAAAH…
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oimammasuomi · 7 years ago
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Natale con i tuoi...No non è vero
Natale con i tuoi…No non è vero
Salve a tutti e, come si dice nel profondo sud da cui provengo, buone fatte feste! Ultimamente sono stata parecchio impegnata, tanto da non spiccicare una singola parola su questo blog (ma nemmeno nella vita reale eh, chi mi conosce sa che sono sparita quasi completamente). E quindi per giustificarvi la mia recente asocialità, e per farmi perdonare per questa assenza, vi dono alcune delle foto…
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