#nonostante tutto ti aspetto
Explore tagged Tumblr posts
Text
Ti aspetto comunque anche se non lo dico mai, anche se nemmeno so come stai anche se i tuoi occhi sono gli stessi che mi guardavano luccicando senza smettere per un secondo e invece adesso guardano qualcos'altro ti aspetto comunque nelle strade che abbiamo percorso insieme in piena notte per ogni sorriso che hai diviso con me che cammino da sempre col sorriso a metà per ogni sussurro, ogni silenzio in cui ti ho detto tutto, per ogni abbraccio lunghissimo e per tutto il fiato corto che c'ho messo a correre lontano da te per poi scoprire che tanto tu mi abiti dentro. Ti aspetto comunque nonostante il tempo e tutto questo silenzio nonostante gli incubi che faccio nel frattempo nonostante le ferite che ho addosso per colpa della tua indifferenza che prima era amore ed è la cosa che fa più male ti aspetto comunque perché ho ancora addosso le tue mani che percorrono la mia ansia fino a che non torno calma ho ancora addosso gli occhi di sempre, quelli che sanno parlare e curare pure da lontano quelli che sanno capire tutte le cose che nessuno ha capito mai io ti aspetto comunque anche senza saperlo anche quando non voglio ammetterlo perché se solo immagino che un giorno avrò di nuovo i tuoi occhi addosso il brivido che sento vale più di tutta quest'attesa di tutto questo tempo.
#love#love quotes#love letters#aforismi#frasi#frasi belle#frasi bellissime#frasi dolci#frasi tumblr#frasi vere#frasi italiane#frasi canzoni#frasi vita#frasi tristi#frasi e citazioni#frasi amore#frasi pensieri#le migliori frasi#poesiadistrada#pensieri#citazione tumblr#citazioni#poesia#amore tumblr#amore a distanza#ti amo#amore#tumbrl#writers on tumblr#poets on tumblr
20 notes
·
View notes
Text
Nessuno ne parla ma quando soffri di depressione ti sono concesso solo due ruoli: la vittima o l'eroe. Caso 1, sei costretto a subire sfighe più grandi di te, la vita è proprio ingiusta, per cui meriti la compassione altrui. Caso 2, nonostante la grandezza delle sfighe riesci a tenere duro, magari anche a rialzarti, e oltre che la compassione hai il bonus ammirazione: sei "quellx che vince la malattia", perché tanto le cose le normalizziamo ma sempre e comunque col nostro caro sguardo individualista.
Comunque il punto è che invece le emozioni cattive non sono concesse. Le vittime sono innocenti, gli eroi mossi da valori puri. Se provi emozioni cattive torni ad essere un malato mentale nel senso sporco del termine, agli occhi della società non meriti più quella compassione e quel diritto alla cura. Ti sei macchiato, sei uscito dal ruolo, se non rientri per bene nella casella il problema sei sicuramente tu.
A me questa cosa sta sul cazzo. Io sto male e le mie ferite bruciano ancora di più quando provo invidia. E ne provo. Invidia per la mia coinquilina che ha un rapporto con sua madre e una serenità nello stare con lei di cui non ho mai goduto con nessun membro della mia famiglia, saperlo è un conto ma vederlo brucia, appunto. Invidia per chi ha problemi meno gravi, sì, ed ha gli strumenti per comunque dare ad essi lo spazio che meritano e mette al centro il suo malessere, perché è cresciuto avendo almeno qualcuno che desse un minimo di importanza al modo in cui stava. Invidia per mi chi parla di un aspetto doloroso della sua vita come se fosse enorme, e io da una parte mi ritrovo ad empatizzare, ma al tempo stesso ho almeno dieci problemi della stessa portata, anche senza via d'uscita, e nessunx disposto nemmeno a vedere che esistono. Invidia e rabbia per chi ha tutto, soffre come un cane e trova preoccupazioni e mano tese dalla sua famiglia o da altri. Sentire dire "non so perché mi ero ridotta a star così male, io avevo tutto, compresa una famiglia che mi amava e si è subito attivata per aiutarmi e ha sofferto per me" è doloroso. E la rabbia si scatena quando sai che se questi "privilegi non materiali" non li hai, nonostante tanti bei discorsi a te andrà sempre peggio, perché non avrai una rete né tante possibilità quante ne incontrano queste persone.
Io non voglio dire che queste persone non si meritino aiuto e compassione, anzi. Non sostengo affatto la regola del "fatti da parte perché c'è chi sta peggio" , per principio e per esperienza: mi ha danneggiata tanto ed è tra le cose che mi hanno portata così in basso. Ma voglio il diritto di provare e nominare tutte le emozioni, pure quelle squalificate dal giudizio morale. Quelle considerate infantili, inadeguate, cattive. Perché esistono e fanno un male tremendo.
13 notes
·
View notes
Text
Mamma, Sono passati due anni da quando te ne sei andata, eppure il tempo sembra ancora confuso, come se non sapessi davvero in quale direzione stia andando. A volte mi sembra che siano passati secoli, altre volte mi sembra che tu sia ancora qui, che possa sentire la tua voce, il tuo profumo. Il dolore non svanisce, cambia forma, si nasconde tra le pieghe dei giorni, ma torna, qualche volta, quando meno me lo aspetto. Due anni... Sono stati pieni di vuoti. Il tuo vuoto. Un'assenza che pesa ogni volta che cerco di parlarti e mi accorgo che non posso. Ci sono stati momenti in cui avrei voluto chiamarti solo per raccontarti qualcosa di banale, per sentire i tuoi consigli, per ridere insieme come facevamo. Ci sono domande che non posso fare a nessuno tranne a te, e la tua assenza le lascia senza risposta. Ma, mamma, voglio anche dirti che sto bene. Ho trovato qualcuno, una persona speciale che mi ha fatto ricominciare, che mi ama davvero, e che è stata una luce nei miei giorni più bui. È stato come rinascere, trovare una nuova speranza, una nuova ragione per andare avanti. Quanto vorrei che tu potessi conoscerlo... sono sicura che ti sarebbe piaciuto così tanto. Ha quella gentilezza e quella profondità che mi fanno pensare che, in qualche modo, tu ci abbia messo lo zampino, che tu mi abbia guidato verso di lui. Sai, quando lo guardo, a volte mi viene da pensare a quanto sarebbe stato bello vedervi insieme, vedere il modo in cui avreste riso e parlato. Mi mancano i tuoi abbracci mamma, ma oggi, sento che la vita mi sta restituendo un po' di quella felicità che credevo perduta per sempre. Se chiudo gli occhi, posso ancora immaginarti accanto a me. Cerco di ricordare ogni dettaglio: la tua voce, le tue mani, il modo in cui mi guardavi quando sapevi che qualcosa non andava, anche quando non dicevo nulla. Ecco, forse è proprio questo che mi manca di più: il modo in cui mi capivi, senza bisogno di parole. So che, in qualche modo, sei ancora qui con me. Lo sento in quei momenti in cui trovo la forza di affrontare le sfide, nei gesti che mi ricordano te, nei sorrisi che nonostante tutto riesco ancora a fare. Ma non posso fare a meno di desiderare di averti ancora qui, in carne ed ossa, solo per un momento, per poterti dire quanto mi manchi e quanto ti voglio bene. Ti porto sempre con me, in ogni pensiero, in ogni battito. La tua assenza è dolorosa, ma il tuo amore è la mia guida. Spero che tu possa sentire tutto ciò che non riesco a dire a parole, tutto quello che il mio cuore vorrebbe comunicarti, ma che resta sospeso tra il cielo e la terra. Ti amo, mamma. E mi manchi. Per Sempre Tua M
8 notes
·
View notes
Text
Love di https://www.tumblr.com/singinthegardns
Ti aspetto comunque anche se non lo dico mai, anche se nemmeno so come stai anche se i tuoi occhi sono gli stessi che mi guardavano luccicando senza smettere per un secondo e invece adesso guardano qualcos'altro ti aspetto comunque nelle strade che abbiamo percorso insieme in piena notte per ogni sorriso che hai diviso con me che cammino da sempre col sorriso a metà per ogni sussurro, ogni silenzio in cui ti ho detto tutto, per ogni abbraccio lunghissimo e per tutto il fiato corto che c'ho messo a correre lontano da te per poi scoprire che tanto tu mi abiti dentro. Ti aspetto comunque nonostante il tempo e tutto questo silenzio nonostante gli incubi che faccio nel frattempo nonostante le ferite che ho addosso per colpa della tua indifferenza che prima era amore ed è la cosa che fa più male ti aspetto comunque perché ho ancora addosso le tue mani che percorrono la mia ansia fino a che non torno calma ho ancora addosso gli occhi di sempre, quelli che sanno parlare e curare pure da lontano quelli che sanno capire tutte le cose che nessuno ha capito mai io ti aspetto comunque anche senza saperlo anche quando non voglio ammetterlo perché se solo immagino che un giorno avrò di nuovo i tuoi occhi addosso il brivido che sento vale più di tutta quest'attesa di tutto questo tempo.
3 notes
·
View notes
Text
The End is where we Begin:
*Ogni storia ha una sua fine, ma non è la fine della vita, è solo l'inizio di esperienze nuove.
Mi piace il sapore degli inizi, instabili eppure coraggiosi, quando le aspettative non hanno ancora la presunzione di essere loro a comandare
L’unica gioia al mondo è cominciare. E bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante. Quando manca questo senso – prigione, malattia, abitudine, stupidità, – si vorrebbe morire.
E tu, Dimitri, hai sempre fatto tua questa specifica caratteristica.
Non hai mai messo un punto fermo ai tuoi loschi piani e al tuo desiderio di conquista, sei sempre stato retto nella tua direzione, nonostante le avversità ti abbiano messo i bastoni tra le ruote, hai sempre combattuto per ciò che tu credi, per quello a cui hai sacrificato la tua l'intera esistenza.
Il mondo di prima sembra essersi sgretolato in mille pezzi, come se ad attendere questo momento fosse stato il destino in persona a rimetterti nella retta via, la /tua/ retta via.
Si dice sempre che quando stai facendo la cosa sbagliata il diavolo non ti viene a cercare, ma è quando fai la cosa giusta egli bussa alla tua porta, per tentarti, per plagiarti e confonderti.
Ma sei tu il diavolo di te stesso, Dimitri.
Sei tu e soltanto tu l'artefice del tuo destino, delle tue malafatte passate e future.
Chi mai sognerebbe di venir a bussare alla porta dell'Impersonificazione del male?
E guardati. Guardati adesso.
Sei sparito dalla circolazione per molto, troppo tempo, solo tu sai cosa è successo in questo periodo prolungato. Nessun altro deve sapere cosa è capitato.
Lo scopriranno a tempo debito.
Guardati, ripeto, guardati adesso.
Sembri completamente diverso. Sei completamente diverso.
A partire dall'aspetto, fino al più profondo briciolo della tua anima.
Durante la tua assenza dai riflettori del mondo hai inglobato a te l'essenza di quella creatura Demoniaca che viveva dentro la tua anima, Rashomon.
Siete diventati una cosa sola, riuscendo ad addomesticarlo e farlo diventare parte integrante della tua persona, cambiandoti di fatto l'aspetto fisico e mentale.
Il tuo aspetto ben tenuto ed affabile dà la prima impressione di un uomo di natura buona e carismatico, con sempre un ampio sorriso stampato in volto. Questa facciata giocosa e raffinata, tuttavia, nasconde un lato molto più oscuro - uno dall'egocentrismo ineguagliabile - e che non esita a usare la violenza fisica quando gli altri non rispettano i tuoi valori o le tue aspettative. Come sempre hai mantenuto il tuo lato chiaramente narcisista, con l'amore per sé stesso definito equiparabile a null'altro, e che vede pochissime persone come tuo pari.
E se dapprima vederti sorridere era una rarità inestimabile, ora quel sornione e aguzzo sorriso dipinge il tuo volto come una tela indossolubile.
Un sorriso che è una forma di ego molto autoimposta ed uno sfoggio di potere e dominanza, che nasconde dietro di esso un lato cupo, tetro e altamente oscuro che nessuno deve scorciare.
Siamo morti e rinati nello stesso tempo, siamo ciò che nessuno poteva immaginare.
Siamo l'inizio e la fine.
Siamo il passato e saremo il futuro.
Perchè "siamo"? Perchè prima o poi, tutti diventeranno Dimitri, e Dimitri diventerà ogni cosa, il tutto, il solo.
Dimitri è ovunque e da nessuna parte. Il Gatto di Schrodinger impersonificato in un Demone.
Ma adesso, adesso non c'è tempo per illazioni o progetti troppo futuri.
Il futuro si costruisce passo dopo passo, con pazienza e dedizione.
Ora più che mai, ora che hai acquisito questo nuovo potere unendoti con Rashomon, la cautela e la prudenza saranno il tuo rituale di vita.
Giocherai ad un gioco che prenderà il nome di "pazienza". E si sa, la pazienza è la virtù dei forti.
Chissà quali nuove sfide ti attenderanno in questo Mondo che si è rimodellato come nuovo.
CI saranno ancora i tuoi storici rivali di un tempo?.
Cosa ne potrai trarre questa volta da loro?.
Solo il tempo darà risposta a tutti questi quesiti, ma per ora......come detto poc'anzi......noi.......aspettiamo, noi......attendiamo........noi....siamo....Dimitri!.*
4 notes
·
View notes
Text
*Will raggiunge il Parco Rosewater, incontra una donna di nome Kelly, che assomiglia un pò a sua moglie Sarah, ma vestita in modo provocante e dotata di un carattere più aperto. Durante i loro spostamenti, sembra conoscere alcune cose che solo il protagonista e sua moglie potevano sapere, e si comporta in maniera molto seducente verso Will. Kelly accompagna l'eroe e lo aiuta a raggiungere un altro dei loro posti speciali, l'Hotel Lakeview. Will entra nel Pete's Bowl-O-Rama dove incontra Walter mentre parla con la bambina, che fugge appena vede Kelly. Dopo Walter rivela che il nome della bimba è Laura. Fuori Kelly dice a Will di aver visto Laura e cominciano a inseguirla. Arrivano così all'Ospedale Brookhaven, dove Kelly si sente male e si mette a riposare in una delle stanze dell'ospedale.
Will incontra Angela, svela il motivo della presenza di Angela e Walter a Silent Hill. Un articolo di giornale narra che Angela ha ucciso il padre, che abusava di lei con il consenso della madre.
Walter invece è stato preso in giro per anni dai suoi compagni per via del suo carattere. Ha ucciso il cane di un giocatore di football e poi ha sparato nella gamba al padrone. Appare chiaro che, al suo arrivo a Silent Hill, è impazzito vedendo che tutti si prendevano gioco di lui, e ha deciso di uccidere chiunque avesse incontrato. Inizialmente cerca di spiegare a Will perché abbia ucciso tutte quelle persone, ma poi si rivolta anche contro di lui, ma viene ucciso. Will prova vergogna ad aver ucciso Walter, e dopo ciò, Walter inizia a farsi domande sugli eventi che lo hanno portato in quella città e poi ad un tratto Sarah sparisce a causa di Lucyfer Morningstar e Will preoccupandosi per sua moglie trova una lettera:
"Nei miei sogni agitati,
vedo quella città.
Silent Hill.
Mi avevi promesso che un giorno
mi avresti riportato lì.
Ma non l'hai mai fatto.
Beh, ora sono lì da sola…
Nel nostro 'posto speciale
E ti aspetto…
Aspetto che tu
mi venga a trovare.
Ma non vieni mai.
E così aspetto, avvolta nel mio
bozzolo di dolore e solitudine.
So di aver commesso una cosa
terribile. Una cosa che
non mi perdonerai mai.
Vorrei poter cambiare
le cose, ma non posso.
Mi sento così patetica e brutta
mentre sono stesa qui, ad aspettarti...
Ogni giorno fisso le crepe
nel soffitto e tutto ciò a cui penso
è quanto sia ingiusto tutto ciò...
Oggi è venuto il medico.
Mi ha detto che posso tornare
a casa per un breve periodo.
Non è che sto migliorando.
E' che forse questa potrebbe
essere la mia ultima possibilità...
Sai cosa intendo...
Nonostante ciò, sono felice di tornare
a casa. Mi sei mancato tantissimo.
Ma ho paura, Will.
Ho paura che tu in realtà
non voglia che torni a casa.
Ogni volta che vieni a trovarmi,
So quanto è difficile per te...
Non so se tu mi
odi o ti faccio pena...
O forse ti disgusto solamente...
Questo mi dispiace.
Quando ho scoperto che
stavo per morire, non volevo
accettarlo in alcun modo.
Ero sempre arrabbiata e
me la prendevo con le persone che amavo di più.
Soprattutto con te, Will.
Ecco perché capisco
Se mi odi veramente.
Ma voglio che tu
sappia questo, Will.
Ti amerò per sempre.
Anche se la nostra vita insieme deve
finire in questo modo, non la cambierei
per nessuna cosa al mondo. Abbiamo
trascorso dei meravigliosi anni insieme.
Beh, questa lettera è durata
fin troppo, quindi ora ti saluto.
Ho detto all'infermiera di dartela
dopo che me ne sarò andata.
Ciò significa che quando la
leggerai, sarò già morta.
Non posso chiederti di ricordarmi,
ma non potrei sopportare che tu
ti dimenticassi di me.
Questi ultimi anni in cui
mi sono ammalata... Mi dispiace così tanto
per quello che ho fatto a te, che ho fatto a noi...
Mi hai dato così tanto e
io non sono stata capace di ricambiare
neanche una piccola cosa.
E' per questo che voglio che
tu continui a vivere la tua vita adesso.
Fa quello che è meglio per te, Will
Will...
Mi hai resa felice."
3 notes
·
View notes
Text
Amavo mio padre con tutto il mio cuore, ricordo i momenti passati con lui con estremo affetto, nonostante molte cose io le stia pian piano dimenticando. Le cose con mia madre invece sono sempre state un po' diverse, più fredde e distaccate. Forse un po' per carattere, o perché si dice che le figlie femmine siano un po' più legate ai padri, non lo so. Abbiamo passato molti anni separate e questo ha aumentato la distanza tra di noi, non mi sono mai confidata, non le ho mai parlato dei miei problemi e delle mie preoccupazioni, quando siamo tornate a vivere insieme ero ormai adulta, le fasi più difficili della mia vita le avevo affrontate e superate da sola. Vivere insieme non è stato semplice all'inizio, non ci conoscevamo affatto e il muro che c'era tra di noi era diventato spesso e solido, muro che adesso stiamo pian piano abbattendo. Avevamo due visioni del mondo diverse, due generazioni opposte che entravano in conflitto, convinzioni che stiamo cercando di allineare, stereotipi e pregiudizi che sto cercando di estirpare. Parliamo tanto, soprattutto di mio padre, mi racconta aneddoti passati, ricordi che hanno condiviso o che semplicemente ha ascoltato da lui, questo ci ha avvicinate parecchio e ne sono felice. Mi sprona a fare le cose da sola e non le importa se non ho amici, non mi giudica per questo, non mi giudica se riempio il soggiorno e la mia camera di manga e cose a tema anime, nonostante si ostini a chiamare 'pupazzi' le mie action figure, non giudica questo aspetto di me all'apparenza infantile. Non le ho ancora parlato del mio orientamento sessuale, non so se capirebbe, l'asessualità è un argomento complicato, difficile da capire, soprattutto per una persona che di orientamenti non ne capisce un granché, abbiamo lavorato molto sulle altre lettere dell'acronimo e sono già solo contenta di questo, spero però che potremmo fare lo stesso anche per quella A che un po' rivela chi sono. Una cosa di cui dobbiamo ancora lavorare parecchio sono sicuramente i tatuaggi, ogni volta che torno a casa con uno nuovo è sempre un po' contraria e nonostante l'ultimo sia dedicato a lei, questo non ha cambiato molto la sua visione.
So che preferirà sempre gli altri suoi figli, rispetto a me, ormai ne ho preso consapevolezza e l'ho accettato, fa ancora male a volte, ma non mi importa; sento di amare anche lei, a modo mio, le voglio bene e voglio prendermi cura di lei, perché non ha avuto una vita semplice e se lo merita. E niente, avevo bisogno di buttare fuori tutto questo, sono giorni difficili per me, sto prendendo decisioni che non pensavo avrei mai preso e sto riflettendo tanto su di me e sulla vita in generale, volevo sfogarmi e ormai questo blog è come una sorta di diario per me, che di sicuro userò più spesso. Quindi mamma, anche se non avrò mai il coraggio di dirti queste cose, sappi che ti voglio bene e che ci sarò sempre per te, perché ti ammiro e invidio la tua forza d'animo. Sei una grande donna, anche se nessuno lo ha mai davvero capito.
4 notes
·
View notes
Text
È un mese ormai che aspetto che mi mettano l'esame per la guida, dopo che mi dissero che dovevo aspettare perché prima di me c'erano tante altre persone. E va bene, nel frattempo mi sono esercitata con il mio ragazzo. Alla quarta lezione di guida, ovvero la settimana scorsa, l'istruttore mi disse che per metà maggio mi avrebbe potuto mettere in qualche buco per fare l'esame, ovvero, sono pronta per l'esame, però dovevo lo stesso aspettare se qualcuno rifiutava quella data o si sarebbe liberato un posto. E ok, va bene. Ieri, vado a prenotare la lezione di guida e mi dicono che l'unico giorno libero è il 15....E ok va bene. All'inizio, le prime guide avevo l'ansia, avevo paura di fare qualsiasi mossa. Adesso, dopo un mesetto, amo guidare, mi piace davvero tanto, ho portato già diverse persone con me, nonostante abbia solo il foglio rosa, però shh nessun carabiniere lo sa👀😂 Però ieri è successa una cosa che mi ha un po' "traumatizzata", oddio attenzione non voglio essere esagerata, però dai, credo sia normale rimanerci male.
Entro in una strada a "doppio senso" dove però le macchine parcheggiano tutte sul lato destro, quindi è come se fosse a senso unico.. Nell entrare c'era un'altra macchina che gira insieme a me davanti, però ci ritroviamo una macchina di faccia ...come la facciamo passare? Cerchiamo entrambi di incastrarci in questa fila di macchine per poter fare passare la macchina e così succede, solo che la macchina davanti a me inizia ad urlare.
"Ma ti vuoi togliere che mi devo parcheggiare"
"Ti muovi a metterti più indietro o ad andartene che io non posso parcheggiare"
Un signore di 58 anni, che inizia ad urlare, scende dalla macchina e cerca di venire contro di me.
Fortunatamente accanto a me c'era il mio ragazzo che risponde "se aspettate che la ragazza è neopatentata"
Non mi lascia fare nulla che ricomincia ad urlare contro, ed io inizio ad andare nel panico ma soprattutto ad innervosirmi, e gli busso.
Non avessi mai bussato, che riscende dalla macchina che...
Io piede sulla frizione, l'altro sul freno, le mie mani non sul volante ma cercavano di prendere il mio ragazzo per non arrivare ad alzare le mani col signore che non smetteva di dire "scendi dalla macchina e fammi vedere cosa vuoi farmi" "muoviti con questa macchina".
Quando sono riuscita a fare ritornare il mio ragazzo in macchina, gli ho fatto una luuuuunga bussata col clacson e sono scappata nel parcheggio in avanti.
Quando siamo scesi dalla macchina, c'erano anziani di una certa età che parlavano tra di loro dell'accaduto, e il mio ragazzo si è avvicinato a questo "signore molto educato" per spiegargli il perché si doveva calmare e non fare tutta quella sceneggiata.
La sua risposta?
" Io sono una persona adulta di 58 anni a differenza tua, io se voglio posso aprirti la testa, non ho visto la P, ma comunque avrei fatto lo stesso con chiunque, perché io sono più grande"
Allora, io penso che indipendentemente se una persona sia neopatentata, che si stia imparando, ancora, che sia un anziano o altro, penso che Tu debba aspettare, e non mettere fretta al conducente dietro di te!.
Io posso ancora imparare, ma tu che ti credi superiore in tutto, no.
Ma queste persone così cafone, scostumate e tanto altre che si credono superiori, che pensano di poterci parlare così...io boh senza parole
3 notes
·
View notes
Note
Ehilà!
Sei veramente bellissima, quanto ti invidio.
Posso chiederti cosa ti eccita sessualmente del tuo ragazzo? (Per favore non rispondere col classico “tutto”) come mai lui mette tante tue foto e tu non ne metti nemmeno una di lui?
Grazie, spero di non sembrare scortese.
Magari fossi bellissima come dici!
Non sembra, o forse non traspare molto, ma questo blog nasce principalmente a causa delle mie insicurezze sul mio aspetto fisico. Proprio per questo motivo pubblico principalmente (ma non solo) foto in cui mi mostro io. Anche perché, parliamoci chiaro, resta comunque il mio blog personale.
L’altro motivo è che lui non è interessato a mostrarsi da solo, quindi nonostante lo trovi bellissimo e attraente da morire e fosse per me pubblicherei sue foto dalla mattina alla sera, rispetto le sue volontà.
Di lui sessualmente mi eccitano un sacco di cose, ma ne elenco giusto qualcuna, cercando di non essere banale:
Il modo in cui mi guarda quando mi desidera
Le sue mani, in generale
L’entusiasmo con cui parla di cose che non conosco
Il modo in cui mi rimprovera quando faccio o dico qualcosa che lo infastidisce
Di lui, ma come anche di una qualunque persona in generale, non mi eccita sessualmente l’aspetto esteriore (anche se è gnocco e l’occhio vuole la sua parte ecc ecc), ma il modo di fare, di parlare, di porsi con gli altri.
9 notes
·
View notes
Text
Prima, donna Margaret Bourke-White
a cura di Alessandra Mauro con un testo di Concita De Gregorio
ContrastoBooks, Roma 2020, 184 pagine, 124 fotografie, 24 x 30 cm, cartonato, ISBN 9788869658075
euro 35,00
email if you want to buy [email protected]
Prima, donna. Margaret Bourke-White, il volume che ripercorre le vicende e il lavoro di una delle figure più rappresentative ed emblematiche del fotogiornalismo internazionale. Una donna che, con le sue immagini, le sue parole e tutta la sua vita, è stata in grado di creare un personaggio forte e invidiabile costruendo il mito attraente di se stessa.
Pioniera dell’informazione e dell’immagine, Margaret Bourke-White ha esplorato ogni aspetto della fotografia: dalle prime immagini dedicate al mondo dell’industria e ai progetti corporate, fino ai grandi reportage per le testate più importanti come Fortune e Life; dalle cronache visive del secondo conflitto mondiale, ai celebri ritratti di Stalin prima e poi di Gandhi (conosciuto durante il reportage sulla nascita della nuova India e ritratto poco prima della sua morte); dal Sud Africa dell’apartheid, all’America dei conflitti razziali fino al brivido delle visioni aeree del continente americano. E a un certo punto sarà Margaret Bourke-White stessa che accetta di porsi davanti e non dietro all’obiettivo, diventando a sua volta il soggetto di un reportage in cui il collega Alfred Eisenstadt documenta la lotta della fotografa contro il morbo di Parkinson, malattia che la porterà alla morte. Una battaglia in cui non avrà paura di mostrarsi debole e invecchiata, nonostante un’eleganza e un buon gusto a cui non rinuncerà mai, confermandosi ancora una volta la prima in tutto.
“Se ti trovi a trecento metri di altezza, fingi che siano solo tre, rilassati e lavora con calma”, era il motto di Margaret Bourke-White. Il libro pubblicato da Contrasto ne ripercorre i molti primati, raccontati lungo un doppio binario. Attraverso undici capitoli, che corrispondono ad altrettante fasi della vita della fotografa, la potenza delle immagini si accosta a quella della forte voce di Margaret Bourke-White. È infatti lei che, in prima persona, scrive e racconta il suo lavoro, le avventure vissute, le sfide vinte. Una scrittura visiva, che completa e arricchisce la storia di ogni sua memorabile fotografia.
13/06/23
orders to: [email protected]
ordini a: [email protected]
twitter:@fashionbooksmi
instagram: fashionbooksmilano
designbooksmilano
tumblr: fashionbooksmilano
designbooksmilano
#Margaret Bourke-White#photography books#fotogiornalismo#Life#Fortune Magazine#Gandhi#Stalin#fashionbooksmilano
16 notes
·
View notes
Text
MAGP007 - Leva e metti
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Il decrepito computer dell’O.I.A.R. si accende di nuovo]
[Alice è nel mezzo di una spiegazione]
ALICE
– Quindi poi schiacci il bottone invio qua sopra e…
[La stessa cacofonia di suoni metallici di sempre]
ALICE
…questo è il tuo primo caso.
CELIA
Fico.
ALICE
Domande?
CELIA
Sembra abbastanza chiaro.
ALICE
(sorpresa) Davvero?
CELIA
Sì. Voglio dire, è un sistema antiquato, ma c’è di peggio. Non è come se stessimo lottando contro registratori a nastro e cartelline marroni.
ALICE
E non siamo minimamente turbate dalla parte “la mia pelle si è trasformata in farfalle” del caso?
CELIA
Nahhh. Le farfalle non mi fanno paura. Tra l’altro, credo che tutti casi siano un po’ “strani” ed è per questo che li stiamo valutando.
ALICE
…Effettivamente.
[Sposta un po’ la sedia]
CELIA
Avevi detto che a volte alcuni vengono letti dai computer. In qualche modo quelli sono diversi dagli altri?
ALICE
Non proprio. Colin, quell’informatico strano, pensa che parte del sistema sia collegato alla scheda audio e perciò li sputa fuori a caso.
CELIA
Ne si sicura?
ALICE
Beh…no. Ma un minimo di senso ce l’ha.
CELIA
Avete mai controllato se i casi letti ad alta voce hanno qualcosa in comune?
ALICE
Non abbiamo mai notato niente di lampante. Tra l’altro, non possiamo fare niente per fermarli, quindi la maggior parte delle volte andiamo a perdere un caffè se ce ne tocca uno parlante. Solo ricorda, devi finire il tuo carico di casi, quindi non puoi sprecare troppo tempo su queste cose.
CELIA
Chiaro.
ALICE
Altre domande?
CELIA
C’è un modo per cercare dei file in particolare?
ALICE
Tipo cosa?
CELIA
Oh, non lo so. Tutti i casi che parlano di… essere sepolti vivi, o della carne, o di… altro.
ALICE
Beh, c’è una barra di ricerca, ma non fa niente. Dovresti controllarli manualmente.
(sospettosa) – Perché lo chiedi?
CELIA
Sto solo cercando di capire tutto. Ah beh, suppongo che dovrò cercare Bigfoot nel tempo libero.
ALICE
(conquistata) Ha! Stai scherzando, ma c’era questo caso un paio di anni fa -
CELIA
Non dirmelo. Qualcuno è stato ucciso da una scarpa gigante?
[Alice ride]
ALICE
Ti troverai benissimo.
[Il computer inizia a riprodurre un caso]
CHESTER
Da: [email protected] A: [email protected] RE: Tendering resignation. 3 Febbraio
A chi di interesse,
Scrivo per informarvi che sto offrendo le mie dimissioni dal ruolo di manager della divisione del Hilltop Centre dell’Oxford People’s Trust, con effetto immediato. Non lavorerò per il mio periodo di preavviso e ammeno che non desiderate che questa diventi una questione legale, consiglio di pagarmi adeguatamente per quei giorni.
Sono consapevole che non siete i diretti responsabili degli eventi che hanno avuto luogo nella divisione del Hilltop Centre negli ultimi sei mesi, ma comunque non avete garantito un supporto adeguato nonostante i miei numerosi messaggi nei quali richiedevo un vostro intervento. Non mi rimane altra scelta se non quella di troncare ogni rapporto con questa società, che sembra tenere sì poco conto della mia salute, della mia buona volontà o gli anni che le ho dedicato.
Troverete un resoconto completo di quanto avvenuto allegato alla presente, e dovrebbe essere più che adeguato per i vostri registri. Mi aspetto che il mio prossimo stipendio venga pagato prontamente e nella sua interezza.
Saluti,
Dianne Margolis BA (hons), JP
Testo dell’allegato:
Io, Dianne Margolis BA (Hons), JP, sono vittima di negligenza da parte della direzione del Oxford People’s Trust, e credo che i fatti riportati qui siano veri, secondo quanto mi è dato sapere.
Mi è stato conferito il ruolo di manager della divisione del Hilltop Centre il 17 agosto 2015, dopo la morte di Derek Chamber, il manager precedente. Avevo lavorato come volontaria sotto il signor Chambers per tre anni, per due dei quali lui era spesso assente a causa della sua malattia. Alla sua morte mi è stato offerto un periodo di prova per il ruolo manageriale dal signor C Clayton del OPT. Ho portato a termine periodo di prova e ho iniziato a gestire la sede ufficialmente dall’otto novembre 2015.
È diventato presto ben chiaro che anche se il signor C Clayton era il mio diretto superiore, nè lui, nè il dipartimento delle Risorse Umane mi avrebbero offerto supervisione nella gestione o alcun minimo supporto, e che qualsiasi richiesta di assistenza per trovare un nuovo volontario per il mio vecchio ruolo sarebbe stata ignorata.
Alla fine ho deciso di preparare personalmente, stampare e appendere volantini in formato A4 nei dintorni dell’Hilltop Centre nella speranza di attrarre volontari locali che già fossero familiari con la sede. (Prima mi sono accertata di avere il permesso dai custodi.)
È stato il 13 Novembre 2015 che ho ricevuto una richiesta d’impiego da un individuo che è entrato per fare domanda per la posizione. Comprendo che la mia incapacità di ricordare il suo nome o trovarlo tra i relativi documenti o email possa intaccare la credibilità del mio racconto, ma fatto sta che ha fatto domanda. Il colloquio del giovane non è stato eccezionale, in quanto non aveva alcuna esperienza nei lavori di beneficenza, non aveva una patente, né alcuna comprovata esperienza da commesso. Affermava, comunque, di conoscere l’Hilltop Centre meglio di chiunque altro, e dato che era l’unico candidato per il posto, ho deciso di dargli una chance.
Ha iniziato il suo periodo di prova di due settimane il 14 novembre 2015. Ho avvisato il signor C Clayton e le risorse umane dell’assunzione, e il signor C Clayton ha risposto che dovevo, “darmi una calmata,” e che era “tutto okay.”
Il nuovo volontario ha avuto una serie di problemi durante il suo periodo di prova ed aveva difficoltà con l’inventario, il magazzino, l’uso della cassa, e le pulizie. Comunque, era puntuale, lavorava duramente, e aveva un’attitudine estremamente positiva. Addirittura aveva donato personalmente una pianta finta piuttosto grande in un vaso di ceramica vagamente inquietante, dalla forma di un volto umano che gridava.
Verso la fine del suo periodo di prova mi aveva detto che il lavoro gli stava piacendo, dato che era “tutto per una buona causa,”e che aveva un’amica che desiderava fare volontariato. Ero un po’ scettica su quanto una persona che frequentava questo giovane sarebbe stata d’aiuto, ma dato che il sito aveva ancora bisogno di almeno altri 5 membri del personale e che il signor C Clayton non rispondeva più ai miei messaggi, non avevo altra scelta se non farle un colloquio.
[Le leggere note in sottofondo crescono]
La giovane donna (anche il nome di lei al momento mi sfugge) ha iniziato il 26 novembre 2015 e aveva un simile livello di esperienza, bilanciato da un’etica lavorativa e un atteggiamento altrettanto entusiasti. Ho dovuto fare un richiamo informale a tutti e due per chiedergli di non ridere così tanto quando erano al piano principale, ma loro insistevano che “era tutto per una giusta causa,” e che al momento non c’erano clienti.
Anche la seconda volontaria ha fatto una donazione nella forma di un grande tappeto di pelle d’orso. Ho provato a contattare il Signor C Clayton per chiedergli della policy per gli oggetti di pelliccia vera, nello specifico per quelli di tali dimensioni, ma sono stata informata che era in un “sabbatico per lo sviluppo professionale” e quindi non raggiungibile. Ho deciso di metterla in magazzino sul retro, visto in particolare quanto erano affilate le zanne.
Tre giorni dopo l’inizio di questo secondo periodo di prova, mi ha detto che anche lei aveva degli amici che desideravano fare volontariato. Poiché tecnicamente ero ancora a corto di personale, ho acconsentito a incontrarli. A cose normali non avrei accettato così tanti nuovi arrivati tutti insieme, ma con il periodo di Natale alle porte e ancora senza una risposta dal Signor C Clayton, sentivo di prendere una decisione che era chiaramente nei limiti della mia autorità.
I due nuovi volontari hanno iniziato il 28 novembre 2015. Anche loro hanno fatto delle donazioni, un grande lampadario di vetro scuro e un enorme grammofono con una collezione di dischi che credo essere di canti gregoriani. Ero sorpresa che dei giovani donassero degli oggetti così esotici e gli ho spiegato che non era necessario, ma loro insistevano, affermando che era “tutto per una giusta causa.”
I volontari precedenti hanno iniziato a formare i nuovi arrivati mentre io aggiornavo i registri della sede, i documenti, e le altre carte che da allora sono andate perse. In quel periodo avevo tentato di inviare dei report mensili standardizzati ma il Sig. C Clayton non era rientrato dal suo periodo sabbatico, che avevo scoperto essere con paga completa alle Seychelles. Sono certa che ha avuto uno splendido soggiorno.
Il 30 novembre mi sono stati presentati altri 4 nuovi “volontari.” A quanto pare le mie istruzioni erano state fraintese e a tutti quanti era già stata offerta una posizione. Ho spiegato che questo andava contro le regolari direttive sull’assunzione dell’Oxford People’s Trust, ma ho deciso ciò nonostante di offrire loro un periodo di prova con l'obiettivo di coprire i turni dei volontari per il periodo di Natale.
Ho avvisato esplicitamente il giovane che avevo assunto per primo, comunque, che non doveva far intendere che c’erano altri posti da volontari disponibili. Tutti e quattro hanno iniziato il giorno stesso e nonostante fossi stata molto chiara nel dire che non era necessario, anche loro avevano portato delle donazioni personali sotto forma di un cavallino a dondolo rozzamente intagliato, un orologio a pendolo che perdeva qualche genere di olio scuro, una raccolta dell’Enciclopedia Britannica pesantemente vandalizzata, e una vasta collezione di tele astratte, rispettivamente. Ho detto loro che non erano adatti alla vendita, ma le mie istruzioni di rimuoverli sono state ignorate. È stato a quel punto che ho iniziato ad avere la sensazione che stavo perdendo il controllo della situazione.
Il primo dicembre al mio arrivo ho scoperto che i nuovi impiegati avevano già aperto il negozio. Per essere chiari, non gli avevo fornito alcuna chiave e rimango incerta su come abbiano ottenuto una copia del mazzo. Intendevo affrontare immediatamente la questione ma inizialmente non mi è stato possibile trovarli dietro tutte le nuove donazioni che a quanto pare avevano accettato.
Nessuno degli oggetti era adatto alla vendita. Nello specifico, ricordo due voluminosi e sporchi abiti di crioline, una chaise longue con i cuscini imbottiti di qualche specie di sabbia ruvida, un avvoltoio impagliato, un’antica pressa per la stampa arrugginita, e una collezione di vecchia attrezzatura medica che sembrava essere stata utilizzata di recente. C’erano molti, molti altri oggetti, ma non ho avuto modo di fare un inventario completo poiché il pavimento del negozio ne era pieno.
Con molta fatica ho trovato il giovane che avevo assunto per primo nei pressi del retro del negozio, che rideva con un gran numero di giovani, inclusi i volontari precedenti e molti altri che non riconoscevo. Gli ho detto che i ritrovi sociali non erano permessi durante l’orario lavorativo, ma lui ha insistito che erano tutti volontari, e quando ho provato a intimare a tutti di andarsene dalla proprietà, loro si sono messi a ridere e continuavano a portare dentro altri oggetti.
Era chiaro ormai che la situazione richiedeva l’intervento dall’ufficio principale e quindi ho iniziato a farmi strada a spintoni verso il telefono. Ma mentre andavo ho visto che altre persone entravano nel negozio con delle donazioni: una specie di aquilone di pelle, un telescopio di ottone curvato in modo strano, una carriola piena di fossili che cambiavano, una manciata di spade, metri di corda… e stavano tutti ridendo e si dicevano l’un l’altro, “È tutto per una giusta causa!”
[La musica si fa più veloce, più affannata]
Con l’arrivo di sempre più persone, che si spingevano nel negozio, lo scaffale centrale è stato ribaltato e gli oggetti venivano schiacciati sotto i piedi. Una vasca di latta riempita di cibo ammuffito, una pila di vecchi apparecchi dentali, una coppia di fagiani semi-macellati, vasi di quelle che sembravano essere mani sotto spirito; non riuscivo a vedere più le uscite e ancora altri volontari continuavano a entrare spingendo.
La pressione è diventata insopportabile ed ero bloccata da ogni lato, le mie spalle schiacciate contro una vecchissima tuta da immersione piena di segatura, con il collo piegato sotto un cestino da picnic rotto mentre della porcellana macchiata di sangue mi bucava i piedi. Non c’era nemmeno più abbastanza spazio per cadere ormai.
Ho provato a urlare, ma sono riuscita a produrre solo un rantolo mentre iniziavo a perdere i sensi. I miei arti erano contorti e tagliati da bordi che non potevo vedre, la bocca piena del sapore di rame di monente imperiali che mi piovevano addosso da un barattolo più in alto.
Fu allora che sono iniziati gli spari.
I volontari non hanno smesso di ridere, ma potevo sentire il rumore mortale degli impatti, e non potevo vedere le macchie di sangue attraverso quei pochi spazi che c’erano tra gli oggetti attorno a me. Di nuovo e di nuovo, c’era un rapido bum-bum-bum, e poi le voci ridenti sono state soffocate dal crescente scoppiettio delle fiamme.
Senza preavviso, la pressione è diminuita e sono caduta in un piccolo vuoto dietro una libreria ribaltata. C’era un sentiero davanti a me, dentellato con frammenti di legno e vetro che si spostavano costantemente con la pressione della folla. Mi sono trascinata in avanti verso i detriti rotti, rimanendo impigliata qualche volta, ma mi sono spinta avanti finché non sono ruzzolata fuori dall’uscita di emergenza - e giù sul marciapiede.
Disorientata, ho provato ad alzarmi in piedi, solo per essere spinta a terra da un uomo robusto vesti di nero, che mi ha chiesto di identificarmi, mentre mi pigiava un’arma da fuoco contro la nuca.
Ho urlato. Poi mi sono messa a piangere, grandi, profondi singhiozzi di paura con le costole rotte. Questo in qualche modo è sembrato soddisfarlo, e mi ha caricato su una spalla ed è uscito dall’Hilltop Centre, mentre il negozio di beneficienza bruciava dietro di noi. Giuro che ancora li sentivo ridere, sopra i colpi di mitragliatrice e il ruggito delle fiamme fuori controllo…
Mi è stato detto molto chiaramente che non devo rivelare il nome dell’agenzia di sicurezza che ha preso questa misura, quindi non lo farò. Né sono a conoscenza di quale individuo o organizzazione li ha assoldati, tranne che da quel che mi è dato sapere, sono certa che non lavoravano per l’Oxford People’s Trust.
Hanno anche detto in termini molto chiari che l’incendio deve essere trattato come un incidente, senza ulteriori indagini da parte dell’OPT. Se desiderate discutere ulteriormente di questo argomento con loro, posso fornirvi i contatti, ma lo sconsiglio vivamente.
A meno che non mandiate il Signor C Clayton, ovviamente. Credo davvero che si meriti di ricevere una “spiegazione completa” da loro.
Non contattatemi di nuovo, a meno che non sia per discutere di ulteriori risarcimenti.
[La registrazione si interrompe con un click]
[Torniamo all'ufficio dell’O.I.A.R.]
[Celia sospira poi ridacchia tra sé e sé]
[Alcie se ne accorge]
ALICE
Tutto bene?
CELIA
No, sì, sto bene, è solo… la voce mi ha presa.
ALICE
Chi, Chester? Non è poi così male. Meglio di Norris, quel piccolo rospo piagnucolone.
CELIA
Cosa scusa?
ALICE
Ci sono tre voci.
CELIA
E quelli sono i loro nomi?
ALICE
Beeeeeh… almeno, è così che li chiamo io.
CELIA
Chester, Norris e…
ALICE
Augustus.
CELIA
(lentamente) okay.
[Una pausa]
ALICE
Senti, se devi uscire un attimo per una boccata d’aria -
CELIA
No, sto bene davvero. Sai di chi è la voce di questo “Chester”?
ALICE
Uh, no. Perché? Sei a caccia di autografi?
[Celia ridacchia]
CELIA
È solo che per un attimo ho pensato di riconoscerla…
ALICE
Cioè, il sistema è stato costruito negli anni ‘90 - forse hanno chiamato, tipo, qualcuno della radio per farlo e tu l’hai sentito da piccola?
CELIA
…Forse.
Non importa. Sono certa che non è nessuno di rilevante.
[Numerosi bip, la qualità dell’audio è cambiata, è più metallica: sta registrando un telefono]
[Sam bussa a una porta di metallo]
[Qualcuno sta digitando furiosamente dall’altra parte della porta]
SAM
(esitante) Ciao?
[Un’imprecazione ovattata dall’altro lato della porta]
[La porta si apre di scatto]
COLIN
Cosa?
(lamentandosi) Oh, sei tu.
SAM
Sì, ciao.
COLIN
(tono piatto) Che vuoi?
SAM
Scusa, non volevo interromperti o -
(nota l’espressione di Colin) In ogni caso, sì, mi stavo chiedendo se sai chi è “John”?
COLIN
John chi?
SAM
(ridacchia) Bella domanda.
COLIN
(stanco) Cosa?
SAM
Em, ho ricevuto questa strana email da “John” con un nome a caso e un indirizzo, e sembra una email interna, quindi…
COLIN
Qui non c’è nessuno di nome John.
SAM
Oh. Okay.
(inspira) Ne sei sicuro?
COLIN
Sì.
[Una pausa.]
SAM
Beh, c’è qualcun altro a cui posso chiedere, o…
COLIN
Senti, amico. Se ti agiti così per una email bizzarra, darai di matto quando vedrai la roba seria.
SAM
Quale… roba seria?
COLIN
Oh, vedrai.
SAM
È per quello che hai coperto la tua webcam-?
COLIN
Hai finito?
SAM
(fruscio di vestiti, tira fuori il cellulare) Beh senti, se vedi qualcosa da questo indirizzo email -
COLIN
Hey! Mettilo via! Non hai letto il cartello?
SAM
Sì, “Niente dispositivi elettronici esterni,” ma ���
COLIN
(Si arrabbia) Ma hai pensato che non valeva per te.
SAM
È solo un telefono, non pensavo -
COLIN
No, non hai pensato! Tra tutti i senza cervello, idioti, stupidi -
SAM
Va-Va bene, senti, io… io vado.
COLIN
Dammelo!
[Colluttazione]
SAM
Stammi lontano!
COLIN
Ha già registrato troppo -
[Il telefono cade a terra]
[La registrazione è interrotta]
[Un’altra registrazione: stiamo ascoltando dal telefono di un ufficio]
[Lena sta parlando al telefono]
LENA
– Certamente, ma posso assicurarle che davvero, non c’è bisogno che…
[La porta si apre, Lena se ne accorge]
LENA
…si preoccupi. Adesso mi devo scusare, ma è successo qualcosa, quindi devo andare. Le manderò tutto appena posso. La prego di scusarmi.
[Lena posa il telefono]
[La linea cade con un click]
[Continuiamo ad ascoltare:]
LENA
Dovresti bussare prima di entrare.
GWEN
(Sprezzante) Lo so.
LENA
Allora ritengo che ci sia qualche emergenza che giustifica l’interruzione?
GWEN
Pensavo che questo lo volessi vedere.
LENA
Che cos’è?
GWEN
È piuttosto divertente, a dire il vero.
[Qualcosa viene appoggiato delicatamente sulla scrivania]
LENA
(pronta a un litigio) Gwen, cosa, di preciso, stai -
GWEN
(minacciosa) Fidati.
[Una pausa]
[Lena prende il telefono di Gwen e riproduce il video:]
KLAUS
(video, supplicando) Ti prego. Ti prego, non devi farlo!
LENA PIÙ GIOVANE
(video) Sappiamo entrambi che devo.
KLAUS
Io… potrei sparire di nuovo! Non lo verrebbero mai a sapere!
LENA PIÙ GIOVANE
Mi dispiace, Klaus.
[Una pausa]
KLAUS
(minaccioso) Beh, anche a me.
[Rumori di una colluttazione; Lena urla sorpresa]
LENA PIÙ GIOVANE
Klaus!
[Un colpo, passi di corsa]
[Uno sparo]
[Klaus scappa]
LENA PIÙ GIOVANE
Klaus! Merda…
[Lena interrompe il video con un bip.]
LENA
Sei consapevole che la maggior parte delle persone riterrebbero affrontarmi in questo modo un’idea piuttosto stupida?
GWEN
Ma è per questo che è divertente, no? Perché non solo ho un video di te che cerchi di assassinare qualcuno - (a malapena trattiene una risata) ancora meglio, ho diverse copie di teche fallisci nel tentativo.
LENA
E questo sarebbe meglio perché…
GWEN
Perché sospetto che l’unica cosa peggiore che essere condannata per tentato omicidio sia essere punita dalle persone che lo hanno commissionato.
LENA
…E tu pensi che non lo sappiano già?
GWEN
Stando alla mia fonte, credono che quest’uomo sia decisamente morto.
LENA
Fonte. Al singolare. Interessante.
E chi credi che siano i miei “padroni” in questo scenario?
GWEN
Chiunque siano, sospetto che abbiano il potere di ricompensarmi per averli avvertiti della tua… incompetenza. Forse con il tuo posto.
[Una pausa]
[Lena fa un respiro profondo]
LENA
Sei ambiziosa, Gwen, te lo concedo, ma non hai molta immaginazione. Stai ricattando me, personalmente, corretto? Per cosa? Non sono una donna facoltosa, di sicuro non se paragonata alla tua famiglia. Che cos'è che vuoi?
GWEN
Voglio essere coinvolta.
LENA
…Davvero?
…
Vorrei sapere come hai ottenuto questa informazione -
GWEN
Peccato.
[Lena radicchia]
GWEN
(sorpresa) Cosa?
LENA
È solo che è inaspettato! Forse per questo lavoro hai più fegato di quanto non pensassi. Ed è da un po’ di tempo ormai che mi serve qualcuno che si faccia avanti per il lavoro vero.
GWEN
Che intendi, di preciso?
LENA
Se vuoi delle risposte e dell’autorità, avrai la possibilità di guadagnartele. Ti sto nominando nuova “Collegamento Esterno.”
GWEN
Una… promozione?
LENA
Una specie. Spero che tu sia pronta quanto pensi. Considerati "coinvolta".
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
#the magnus protocol#il protocollo magnus#gli archivi magnus#tmagp#tmagp ita#traduzione italiana#tma ita#tmagp007
2 notes
·
View notes
Text
Lontano da tutti
Sono stato spesso critico nei confronti di chi rifiutava la possibilità di emigrare. Mi è sempre stato facile dire “vai, costi quel che costi”. E pensare che chi non andava via, non aveva palle. Ho sempre infangato, a volte anche immeritatamente, la mia terra natia - sia Napoli, sia la Campania, sia l’Italia. Oggi, dopo appena pochi mesi lontano da casa, capisco tante cose. Capisco quanto non sia per tutti, in primis. Capisco quanto non sia facile rinunciare a parlare la propria lingua, ad impararne una seconda o una terza e capisco tutte le difficoltà di comunicazione che si possono avere nel parlare con un interlocutore che parla, nella migliore delle ipotesi, una lingua comune alla tua, ma non la sua, non la tua. Capisco quanto sia difficile integrarsi, o almeno quanto possa esserlo, in un nuovo ambiente. Quanto possa mancarti casa, gli amici, la famiglia, le vecchie abitudini. Capisco quanto il lavoro non sia tutto, quanto non sia tutto nemmeno uno stato o una città apparentemente più civile, più attrezzata, più avanti sotto alcuni aspetti. Perché poi, inevitabilmente, l’occhio cade, quando ti manca casa, su quello che invece non va. E allora le auto elettriche, il benessere e tutto il resto vanno a farsi benedire, perché hai visto che quando portano un antipasto a centrotavola mangiano tutti con la propria posata nell’unico piatto portato, vedi la gente comprare frutta e verdura senza l’uso di guanti e a volte senza l’uso di buste. Ti inizi a chiedere chi ha torto, chi ha ragione. Se siamo noi italiani ad essere troppo precisi, pignoli, paurosi e quant’altro, perché magari loro - e li chiami loro come se fossero extraterrestri - campano lo stesso, non muoiono a vent’anni, quindi forse tutti i germi e i batteri che passano tra le mani tue, del cassiere e la bilancia non sono così mortali. Così come non muori giovane tu se partecipi ad un pranzo e mangi nello stesso piatto con altre cinque persone. In chiusura di questo pensiero, ironicamente, ma nemmeno troppo, mi viene da dire che è per questo che gli arabi devono offrire centinaia di milioni ai calciatori a fine carriera per convincerli e che magari, gli stessi calciatori, convinti oppure no, quando atterrano in terra straniera, nonostante magari fossero stati giramondo già da anni, vivono lo stesso mio identico disagio. Insomma, quasi quasi, cento milioni all’anno non bastano, ma leniscono le sofferenze. Anzi, a parziale rettifica: cento milioni all’anno bastano a lenire le sofferenze, ma a meno che tu non sia una persona votata al viaggio, al cambiamento, a cui non piace mettere radici, cosmopolita e progressista, risulta davvero che i soldi non facciano la felicità, nemmeno così tanti. Come mi ha fatto pensare la mia più cara amica, nonché dolce metà, è così che si impara qualcosa su sé stessi. Non si torna per forza cambiati, ma si torna più consapevoli. E non è una sconfitta. Capire che qualcosa non fa per te, non ti rende meno degno dell’esperienza che hai fatto. Allora, dopo questo passo, aspetto e mi aspetto di fare i successivi. E un giorno, spero, che il percorso si chiuda con un cerchio o anche un ellisse, così che dall’altro lato della curva possa vedermi lontano da me, mentre sono stato lontano da tutti. E in questo modo potrò scoprire qualcos’altro di me, come uno specchio del tempo, che ingrandisce i dettagli e li evidenzia, senza giudizio e senza sconti, senza pietà e senza cattiveria.
9 notes
·
View notes
Text
[✎ ITA] Weverse Magazine : Recensione : Se Guardassimo nel Cuore di Jimin, Questo È Ciò che Troveremmo | 30.11.23⠸
🌟 Weverse Magazine 🗞
Se Guardassimo nel Cuore di Jimin, Questo È Ciò che Troveremmo
__ Recensione del "Jimin's Production Diary __
__ di RANDY SUH | 30. 11. 2023
Twitter | Orig. KOR
Se dovessi descrivere Jimin in una parola, userei “accattivante”. Ha un aspetto ammaliante ed è un ballerino fantastico, ma ciò che apprezzo di più di lui è il modo in cui canta. La sua voce è diabolicamente seducente. La sua impronta canora è unica, delicata come il tratto raffinato di una penna ad inchiostro, eppure risoluta, e trovo ci sia una tumultuosa bellezza in tutto ciò— il tipo di carisma che non passa inosservato. Qualsiasi sia il brano che sta cantando, la sua voce vi dona quella che potremmo descrivere solamente come luce. Che si tratti di un leggero luccichio come di stella nel firmamento o di un lampo improvviso. Alla canzone “Angel Pt. 1”, colonna sonora dell'ultimo film della saga Fast & Furious, Jimin riesce a portare come una scossa improvvisa, anche se il suo a parte pentatonico non fa che ripetere la stessa melodia più e più volte. Ma quello è il potere della sua voce.
youtube
I 10 anni di carriera di Jimin sono costellati da una serie di momenti mozzafiato ed iconici: la coreografia “333” al minuto 3:33 del video musicale di “FIRE”; i delizioso triplo attacco all'inizio di “Blood Sweat & Tears” rappresentato dai suoi passi di danza, la sua voce e la sua espressione facciale; le sue movenze, pari allo sfarfallio delicato di petali di ciliegio, in “Spring Day”; l'espressività della sua struggente performance in “Black Swan”; le varie esibizioni preparate per cerimonie di premiazione e spettacoli di fine anno come la cover di “Perfect Man” e la sua danza con i ventagli. Nel mondo idol, Jimin è un vero e proprio maestro ed è considerato uno degli artisti pop più grandi di questa generazione. Il modo in cui sa illuminare il palco, come per magia, è talmente impressionante che se effettivamente nel mondo idol esiste un ideale artistico cui aspirare, Jimin sicuramente lo ha già raggiunto.
Ma per arrivare a questo livello di perfezionismo, è evidente Jimin abbia dovuto fare i conti sia con le sue insicurezze che con l'impazienza. Se guardiamo ai vecchi filmati di retroscena delle sue esibizioni soliste e dei grandi eventi di fine anno, Jimin appare spesso angosciato - prima, durante e dopo la performance. E questo nonostante quelle fossero proprio le esibizioni che hanno suscitato maggiore entusiasmo. In un recente episodio di SUCHWITA con ospite TAEMIN (in cui Jimin fa un'apparizione a sorpresa), SUGA ha detto che quando Jimin sta per salire sul palco, gli altri membri dei BTS sono soliti “guardare e pregare [per lui]! Del tipo, ‘Ti prego, Jimin, cerca di non agitarti’.” Nonostante le performance di Jimin siano già assolutamente magnifiche, l'artista si pone standard sempre più vicini alla perfezione, caricandosi di tantissima pressione. È per questo che, a suo dire, sulle prove e le esercitazioni pratiche non transige, devono essere più che abbondanti. Ma questo suo perfezionismo sicuramente è un'arma a doppio taglio: è ciò che gli permette di allestire esibizioni mozzafiato, sì, ma è anche causa di una terribile ansia che non fa che consumarlo.
Con l'inizio del Secondo Capitolo dei BTS, Jimin ha rilasciato l'EP FACE, il suo primo album solista. Viste le traccie soliste scritte e pubblicate precedentemente nei progetti di gruppo, ciò che mi aspettavo dal suo EP erano brani similmente belli e coinvolgenti. Ma FACE è stata una vera e propria sorpresa, al di là di ogni aspettativa. Le canzoni non sono state commissionate individualmente a diversi autori, ma composte da un gruppo compatto di tre produttori – nell'arco di 10 mesi – in quello che è stato un processo creativo piuttosto intimo ed affiatato. Il risultato è stato un disco che, come suggerisce il titolo, offre uno sguardo al volto più naturale e vulnerabile di Jimin. Questo suggerisce anche che l'artista ha finalmente trovato le forze per fronteggiare le proprie insicurezze, la trepidazione e le difficoltà che possono sorgere nelle relazioni interpersonali, dalle quali, fino a quel momento, si era lasciato sopraffare.
Il Jimin’s Production Diary è un documentario - rilasciato su Weverse – che parla nel dettaglio del processo creativo seguito dall'artista. Come per l'album, il titolo di questo documentario è più che diretto ed esplicativo. Questo progetto, che rappresenta il presupposto creativo per la carriera solista di Jimin, ci mostra dunque chiaramente che lui non è solo un ideale artistico per giovani aspiranti idol o un interprete dal fascino diabolico, ma anche un essere umano: Jimin si è formato nei BTS, d'altronde, ha studiato musica, sì, ma anche come interagire con le/i fan, proprio alla maniera dei BTS, insomma.
Con il rilascio di FACE, Jimin è diventato il 3° membro dei BTS a contribuire al Secondo Capitolo del gruppo, nonché il 1° della vocal line. La rap line dei BTS è formata da RM, SUGA e j-hope, mentre la vocal line comprende Jin, Jimin, V e JungKook. Nonostante la suddivisione in questi due gruppi non sia poi così categorica, l'idea originaria per il gruppo vedeva i rapper concentrarsi sull'hip-hop ed i vocalist mirare ad un'immagine più simile a quella degli idol dei primi anni 2000. In un esperimento senza precedenti – almeno per il 2013 – unire questi due lati, la musica idol e quella hip hop, ha già portato ad una prima, elettrizzante reazione chimica.
Nei primi anni di gruppo, il compito di scrivere musica era per lo più responsabilità della rap line. Ancor prima del Secondo Capitolo, ognuno dei rapper aveva, dunque, già rilasciato minimo una mixtape e preso parte alla produzione album per i BTS. Dal canto suo, la vocal line ha dato il proprio apporto sia attraverso la stesura di alcuni testi di gruppo che il rilascio di tracce individuali. Ancor prima dell'evolversi del loro Secondo Capitolo, dunque, i membri dei BTS avevano già in programma di produrre e pubblicare delle mixtape soliste. E questa nuova fase delle loro carriere sembra aver presentato loro un bivio: pubblicare un progetto individuale di propria produzione, come una mixtape, o fare altrettanto ma con un po' di aiuto dall'esterno. Nel Commentary filmato per il suo documentario, Jimin ha confidato che l'idea che sta dietro all'album era mostrare tutto il suo potenziale in quanto idol.
Tuttavia, alla fine Jimin ha optato per scrivere musica che lo rappresentasse nel suo insieme [*e non solo come idol]. È sul finire del 2018 che ha pubblicato la sua prima traccia solista in acustico, “Promise”. Durante un V LIVE, successivo al rilascio, Jimin ha confidato che lavorare a quel brano lo ha aiutato a liberarsi di alcune emozioni che si teneva dentro da tanto. E FACE, in un certo senso, segue lo stesso principio, diventandone una sorta di sequel.
Ora che tutti i membri dei BTS hanno rilasciato i propri progetti solisti, possiamo constatare che Jimin è stato il primo e solo dei ragazzi della vocal line a pubblicare un album disvelativo insieme ad un gruppo ristretto di produttori.
youtube
Credevo il processo creativo dietro ad un lavoro simile fosse stato fonte di considerevole stress e che l'avesse messo sotto pressione, ma il Jimin che ho visto nel suo Production Diary non mi sembra poi così turbato. Ovvio, questo tipo di progetto ha le sue difficoltà – e sono evidenti nel documentario – ma è altrettanto ovvio quanto Jimin sia felice e si sia divertito. Nel Jimin's Production Diary, vediamo l'artista impegnarsi seriamente sul lavoro insieme ad un gruppetto selezionato di persone di fiducia, invece che il mordi e fuggi di incontri con tante persone diverse, tipico di questo genere di progetti. Uno dei temi portanti dell'album di Jimin è la delusione che accompagna talvolta le relazioni interpersonali. Al contempo, però, l'artista sembra realizzare che è proprio grazie alle relazioni col prossimo che ha trovato la forza di andare avanti. Lo vediamo, infatti, tutto contento ballare insieme ai produttori sui beat cui stanno lavorando, ed esclamare pieno di entusiasmo quanto si sta divertendo. La parte migliore è proprio seguire man mano il membro dei BTS nella sua scoperta del piacere musicale. Nonostante la maggior parte del tempo lo si vede in luoghi mondani—come il suo salotto, l'appartamento del produttore Pdogg (che praticamente è diventato anche un po' casa di Jimin), lo studio presso la Hybe o la sala registrazioni—emotivamente parlando, Jimin sembra attraversare l'intera gamma emozionale umana, dimostrando d'essere più che un semplice cantante.
Il documentario ci offre anche uno sguardo su chi sono le altre persone che hanno aiutato a fare di FACE una realtà. I produttori della BIGHIT MUSIC, Pdogg e GHSTLOOP, ed EVAN compaiono praticamente in ogni scena, ed il modo in cui i quattro sono sempre seduti insieme a discutere e scambiarsi idee, procedendo poi a trasporle subito in note e testi, ricorda un po' il fare musica di una band. Dopo aver praticamente vissuto insieme per 10 mesi, Jimin ha addirittura rinominato il gruppetto come la Smeraldo Garden Marching Band, durante il gioco a quiz relativo al documentario. La BIGHIT MUSIC non è nuova a questo tipo di produzione completamente in proprio, specialmente in momenti cruciali—come nel caso di “FAKE LOVE”, ad esempio, il singolo principale dell'album dei BTS, LOVE YOURSELF: Tear (2018). È proprio questo il motivo per cui la musica dei BTS solitamente viene percepita come più ermetica ed introspettiva rispetto all'approccio usato tipicamente per il K-pop – i cui riconoscimenti presentano lunghe liste in cui compaiono tuttə coloro che hanno partecipato alla stesura dei brani ed un ampio catalogo di personale reclutato appositamente per il progetto. Il che è ancor più interessante e significativo, se consideriamo che l'album di Jimin è arrivato primo su diverse classifiche, inclusa la Billboard Hot 100.
Nel documentario, appaiono anche gli altri membri dei BTS. RM, ad esempio, entra in gioco quando il gruppo si trova in difficoltà con la prima parte del testo della title track, dà loro qualche saggio consiglio e poi esce di scena. RM aiuta Jimin a mettere ordine nelle sue emozioni, una volta trasposte su carta: “La cosa più importante è l'intenzione che sta dietro la canzone” dice, spiegando poi che un artista, innanzi tutto, deve essere ben consapevole e sicuro di ciò che vuole trasmettere; “Credo ci sia bisogno di una traccia, una storia” aggiunge, reiterando l'importanza fondamentale della narrazione; “Prova a buttare giù una bozza”, consiglia. JungKook, poi, compare in “Letter” - traccia dedicata alle/i fan – prestando, come sempre, un'incredibile performance nel ritornello. Un altro dei membri a comparire nel documentario è j-hope, il primo ad aver pubblicato musica individuale nel Secondo Capitolo dei BTS, con il suo album Jack In The Box. J-hope mostra il suo supporto, dando dei buoni consigli a Jimin nel momento in cui quest'ultimo sembra più incerto rispetto all'imbarcarsi per la prima volta in questa monumentale avventura solista: “Provaci. Fai questo tentativo, così poi vedrai” come si fa e su cosa concentrarsi per la prossima volta. Inoltre, nel video Commentary scopriamo anche che “Set Me Free Pt.2” si intitola così perché inizialmente SUGA avrebbe dovuto partecipare come rapper, e quindi il nome era un riferimento a “Interlude: Set me free”, una delle tracce della sua mixtape, D2.
Ciò che traspare chiaramente – e a più riprese – dal documentario è la tenacia di Jimin. Anche quando lo vediamo passare tutta la notte a contorcersi disperato nel tentativo di buttar giù dei buoni testi per il suo primo album, Jimin rifiuta di darsi per vinto. Proprio come prova e riprova le coreografie fino allo sfinimento, quando si tratta di scrivere canzoni, tiene duro fino alla fine. Ma la differenza principale rispetto al ballo, è che con i suoi testi non c'è dubbio Jimin si sia trovato faccia a faccia con le proprie emozioni e che abbia dovuto affrontarle. Nel Commentary, Jimin dice di essersi sentito un po' come un ragazzino “che tiene con costanza un diario personale” e tramite questo progetto ha potuto “mostrarne qualche pagina, una parte di me”. È un commento fatto con leggerezza, ma la sfida che ha dovuto affrontare con se stesso è evidente nel modo in cui dice “con costanza.”
È cosa risaputa che ognuno dei membri dei BTS adora esibirsi. Ed il motivo principale per il brivido e l'entusiasmo che provano sul palco è la presenza delle/gli ARMY. Quando scrivono musica, è in previsione del momento in cui potranno ritrovare il loro pubblico o arrivare ai cuori degli/lle ascoltatori—in altre parole, potremmo dire che si tratta di un esercizio di resistenza in previsione della futura gratificazione. A quanto sappiamo, quando il mondo ha dovuto chiudere i battenti a causa della soffocante pandemia da COVID-19, Jimin ha attraversato il periodo più difficile di tutta la sua carriera. Ma, ancora una volta, se l'è tenuto per sé – di propria volontà ed iniziativa – e questo, in un modo o nell'altro, gli ha poi permesso di creare FACE. Non è facile guardarsi dentro ed affrontare chi si è veramente. Non c'è dubbio, quindi, che dover andare a ripescare momenti emotivamente difficili per riviverne le sensazioni e poterne cantare sia doloroso. E sebbene non sia obbligatorio riversare tutta la propria anima nella musica, è proprio ciò che Jimin ha scelto di fare, e di farlo con estrema onestà—proprio come ha fatto RM con la sua mixtape omonima e SUGA con Agust D, quando i BTS erano relativamente ancora alle prime armi. Era qualcosa di cui sentivano il bisogno.
Ora che ho visto il Jimin’s Production Diary, trovo che il Jimin che ha rilasciato FACE sia molto diverso dall'uomo che era prima. Le insicurezze e la trepidazione non sono svanite, ma ora che ha avuto modo di sperimentare il senso di libertà che deriva dall'affrontare il proprio bagaglio emozionale, sono piuttosto sicurə che, quando sarà il momento di fare i conti con nuove sfide, non crollerà più come in passato. Non vedo l'ora di scoprire quale sarà la sua prossima mossa, adesso che è più orientato alla crescita personale che mai e si è creato delle basi solide da cui ripartire. Da grande fan della sua voce quale sono, la prospettiva [dei suoi futuri lavori] mi entusiasma molto, perché so che farà grandi cose con la sua voce magica. È con estrema sicurezza che mi sento di dire che l'unica persona al mondo che sa cantare come Jimin è Jimin stesso. Ho come l'impressione questo sia stato solo un assaggio dell'uomo che vedremo in futuro, del Jimin che sicuramente lavorerà con costanza incrollabile al suo prossimo progetto, forte di ciò che ha imparato nell'aprirsi e svelarsi al mondo grazie all'instancabile processo di analisi introspettiva che ha dovuto affrontare nello scrivere e promuovere quest'album.
youtube
La scena del documentario che più mi è rimasta impressa è quella in cui, una volta finito di lavorare all'album, commenta: “Grazie a quest'opportunità, ho capito più chiaramente cosa dovrei e posso fare. E ora posso dire con sicurezza che ci sono tante più cose che vorrei provare.” Sebbene Jimin abbia già fatto tanto e sopportato ancor più, ha ancora sempre gli stessi occhi luccicanti da sognatore.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
#Seoul_ItalyBTS#TradITA#ITA#Traduzione#Recensione#BTS#방탄소년단#JIMIN#ParkJimin#지민#WeverseMagazine#Weverse#JIMIN_FACE#JIMINsProductionDiary#301123#Youtube
3 notes
·
View notes
Text
eri come un angelo legato ad un termosifone, nonostante tutto io ti aspetto ancora e se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora
2 notes
·
View notes
Note
Ma in media quanto ti masturbi in un mese?
So che sembra una domanda molto intima ma ho vergogna di chiederlo alle mie sorelle o a delle coetanee���
Io lo faccio anche tre volte in una settimana e devo dire che psicologicamente mi fa strano, non mi piace ritenermi una “porca”. In realtà non lo sono… boh, queste cosa mi sta un po’ deprimendo, non la accetto molto… hai un consiglio da darmi?
Innanzi tutto grazie per la domanda, anni che aspetto anch'io che qualche donna ne parli con me 🥰
Salvo che tu non stia notando di aver sviluppato una dipendenza dalla masturbazione (che non mi sembra davvero il tuo caso dato che la frequenza mi sembra ragionevole) non c'è in ogni caso un numero corretto di volte, è una cosa molto intima che dipende dalla sensibilità della persona secondo me. Io al contrario tuo soffrivo il fatto di non potermi definire "porca", nonostante il sesso mi piaccia molto e non mi senta di reprimermi, e mi sentivo in difetto per la ragione contraria, cioè perché mi appariva sbagliato masturbarmi poco (una volta al mese) dato che sentivo ragazzi dire che si masturbavano anche 5 volte al giorno e ragazze che dicevano di fare altrettanto (che a me apparivano sessualmente più interessanti perché un ragazzo poteva fantasticarci di più, perché ritenute più "porche").
Per di più secondo me la frequenza dipende tanto anche dalla situazione in cui una persona vive: la frequenza di una volta al mese nel mio caso si riferiva al periodo in cui convivevo quindi molte volte facevo sesso quando avevo voglia perché potevo, ora che il mio partner lo vedo meno mi capita di masturbarmi anch'io tre volte in una settimana a volte.
Ultimo punto: al di là del livello più mentale per cui possiamo essere indotte da moltissimi stimoli a masturbarci spesso, noi donne seguiamo anche un ciclo naturale per cui per esempio a me capita di avere picchi di eccitazione più alti in un certo periodo del mese, per cui magari una settimana mi masturbo tre volte, le altre restanti settimane è già tanto una volta
Segui il tuo ritmo e non farti influenzare dagli altri 😘 solo se sospetti che la masturbazione ti tolga da altre cose più importanti per te e abbia preso troppo spazio nella tua vita allora puoi davvero preoccuparti, ma non mi sembra il tuo caso.
8 notes
·
View notes
Text
20/08/2023 - 12:47
Il tempo passa e io non guarisco, ma mi ammalo sempre più. Ci sono momenti in cui è inutile ogni forma di autocontrollo. I ricordi, i sorrisi, le mani ovunque, le lacrime come fossero cascate, il battito del cuore come fosse ninna nanna. E io ad oggi sono terrorizzata di innamorarmi ancora. Quasi mi rifiuto di farlo. E nonostante la forte delusione ricevuta, voglio provare ancora sensazioni forti, ma la paura, il terrore di rivivere la sofferenza, mi porta a rimanere fredda, quasi apatica. È colpa tua? No. È colpa nostra. Tu che mi hai fatto male, io che ti ho dato tanto, tu che hai preso tutto e te ne sei andato, senza preavviso né niente. E io che sono rimasta vuota, spaventata e cupa.
E adesso vorrei solo tornare ad amare forte, come io so fare. Ma aspetto solo che venga meno il terrore e quanta malinconia.
6 notes
·
View notes