#non riesco a fare più niente
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Oggi ho cucinato per la ""serata asiatica"" con mia sorella e mio cognato e ne sono uscita con tre dita in meno forse mamma ha ragione
Quello che cucino: cream tart salata, flan di asparagi con croccante di parmigiano, pasta al pesto di pistacchi e gamberetti, torta 4 strati con glassa a specchio, cestini di pasta fillo con feta, noci e asparagi
Mia madre: la sai fare la pasta con le cime di rape bollite?
#quando mia madre non c'è mi trasformo automaticamente in un'incapace#con un taglio profondo e due scottature#non riesco a fare più niente#🥲👌🏻#serata cucina asiatica che poi la pasta fillo l'ho usata per fare dei cannoli con la ricotta i cui stampi sono da incolpare per il suddetto#taglio
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appena scoperto che probabilmente dovrò farmi 30 minuti di strada a piedi di notte perchè nessuno dei miei """"amici"""" o delle persone alla festa ha voglia di allungarsi di 10 minuti (e in alcuni casi meno) la strada in macchina.
e gli porto pure la torta. grande voglia di imprecare.
#grande tentazione di regalare la torta ai miei vicini e non andarci#comunque lungi da me voler fare l'antimeridionalista al contrario MA#posso dire che questo al sud non succede mai??#cioè se esci con una comitiva a Napoli e sei senza auto (e per di più sei donna) puoi scommetterci che anche se-#-l'unico ad avere la macchina fosse il cugino dell'amico dello zio del tuo amico che non hai mai visto prima d'ora -#- puoi scommetterci che ti riaccompagnerebbe fino e sotto casa (e lo dico perchè mi è capitato)#qua maronna del carmine#se gli chiedi di fare il giro del quartiere perchè non vuoi camminare da sola#ti dicono eh no guarda non riesco perché poi perché io perché tu#che sfaccimma di gente#e poi mi dico#non si meritano niente#io mi sbatto sempre per organizzare fare dire poi se serve una cosa a me A PIEDI#(e manco ci dovrebbe essere bisogno di chiedere secondo me invece sto qua a chiedere i favori a destra e a manca)
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L'impossibilità di comunicare un amore maturo
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Essere fraintesi è un attimo. Essere capiti, non basta una vita. (Detto Cinese) www.lezionidirespiro.tumblr.com
Capire è già difficilissimo; farsi capire è una smisurata ambizione. (Henri-Frederic Amiel)
Ciò che non puoi comunicare rovina la tua anima. (Robert Anthony)
Comunicare? Comunicare? Solo i vasi comunicano. (Jean Baudrillard)
Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione. (Zygmunt Bauman)
Non so trovare parole, per descriverti ciò che provo per te. So soltanto che mi manca il fiato, quando non ci sei; e quando sei con me non riesco neppure a pensare, dall'emozione e dal desiderio di averti immediatamente. Voglio solo starti addosso, farmi stordire dal tuo odore e assaporarti tutta. Ovunque. Prima che tu mi catturassi nella tua rete, ridevo di chiunque cascasse preda della debolezza dell'amore: “che fesso!” pensavo tra me e me.
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Ora invece ridono di me tutti gli altri. “Povero illuso!” di sicuro pensano. Ma non mi interessa. Voglio continuamente provare, finché potrò, ancora una volta il piacere immenso di aprirti le gambe dopo una breve lotta. Sentire che ti arrendi. Ogni volta infatti non ti concedi molto facilmente. Però mi vieni sempre a trovare e alla fine ci stai e godi. Ti faccio venire regolarmente e mi sorridi maliziosa, mia dolcissima e giovane, adorata puttana. Mi tieni in pugno. La mia testa sta ormai solo tra le tue gambe. Non c'è più niente da fare.
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Non so neppure se mi ami davvero, anche se mi mandi dei messaggini che mi fanno battere forte il cuore. Perché è vero che il muscolo cardiaco non invecchia mai. In amore però c'è sempre uno dei due che ama di meno. E tra noi due sei di sicuro tu, ovviamente. Non potrebbe essere altrimenti, purtroppo. Ne soffro. Tanto, ma non è che possa aprirti la testa e installare un nuovo software che premendo un bottone mi renda amato e desiderato, indispensabile alla tua anima.
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Comunque ci spero sempre, come uno stupido: in particolare quando sento che mi prendi l'uccello in bocca con foga e che me lo lavori con molta passione. Chiudi gli occhi e gemi dal piacere, quando me lo fai. E sei sinceramente felice, quando vengo. Nessuno crede mai a un amore sbocciato tardissimo. Tra due con una gran differenza d'età, poi… figuriamoci. Ma non si vergognano, quelli? E di cosa dovremmo vergognarci? Di amarci? Vergognatevi voi dell'invidia sordida e bigotta che provate, invece. Vecchi dentro. E stupidi.
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Per mia parte mi impegno scrupolosamente a farti godere, come un fedele e devoto servitore della tua fica. Ti lecco i seni, succhio i tuoi tenerissimi capezzoli che nella mia bocca crescono di volume. Mi dici che così ti faccio perdere la ragione: m'accarezzi la nuca dolcemente, per questo. Bevo di gusto dal tuo ventre il miele di quando vieni. Ti stantuffo nella passera a lungo. Poi ti faccio girare sulla pancia, con una mano ti allargo per bene il culo, perché sento che pure se facendotelo soffri un po’, alla fine ti piace: infatti d'un tratto gemi vogliosa e alzi le natiche aprendole al massimo per farti penetrare fino in fondo.
È una richiesta muta ma esplicita, la tua. Io quindi, senza farmi pregare ulteriormente, ti ci infilo l'uccello dentro e te lo lavoro a dovere, per molto tempo; nella speranza che tu domani senta la mancanza della mia lingua e del mio cazzo, proprio del mio. E che magari inizi ad amarmi. Queste sono le cose che mi tormentano l'anima veramente. Non le altre. Il resto è tutto relativo. La tua stupenda gioventù è un toccasana, per il mio cuore di uomo maturo. In questi mesi stai diventando una vera ed esperta donna, con me. E io come un vampiro assetato ti succhio l'anima e la vita.
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Quasi certamente avrai iniziato a farti scopare da qualcun altro. Hai scoperto ormai l'enorme, inarrestabile potere contrattuale di una ragazza bella e giovane. Ma la verità non la voglio neppure sapere: soffrirei troppo. Certo: devo continuamente pagare il prezzo della tua carne soda, della tua pelle e del tuo corpo perfetto in termini di regali e anche soldi. Molti. Ma quella sensazione, il tuo profumo su di me valgono ogni centesimo. Dio, quanto sei bella. E quanto mi attrai non lo puoi neppure immaginare.
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Macero l'anima mia di continuo, per questo tuo tenermi sulle spine ogni giorno. Sono roso dalla gelosia, quando ti vedo ridere di gusto con i ragazzi della tua età. E una rabbia sorda mi pervade, se soltanto ti vedo sottobraccio a uno di loro o se magari gli ravvii i capelli con un gesto che in altri troverei di normale e semplice, affettuosa consuetudine. Perché ti vorrei tutta per me, solo per me. Vorrei svegliarmi ogni mattina avvolto dai tuoi capelli morbidi, folti e sempre profumati. Coi tuoi seni acerbi sulla mia faccia. E quei capezzoli da adorare e assaporare.
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Ma devo invece accontentarmi per forza soltanto degli incontri di nascosto caratteristici di questa breve stagione: un'inattesa e tardiva primavera, un dono del paradiso che m'è arrivato soltanto durante la coda della mia esistenza. Ti porto a prendere un gelato e la visione del tuo sorriso, quando il cameriere arriva, scalda l'autunno della mia vita ogni volta. Che stupido, ad aver disprezzato l'amore fino a oggi! Ama, ama per tutta la vita, mia giovane e meravigliosa ossessione. Ama e spremi da te tutto l'amore, fino all'ultima goccia. Usa il tuo corpo e il tuo cuore, segui quello. Cerca e regala l'amore. Non tenertelo dentro. Mai.
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RDA
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Perché le sfumature non sono mai state il mio forte... O troppo o niente... Non so mai stare nel mezzo delle emozioni... O troppo forte o crollo... O amo troppo o non me ne frega niente... Le mezze misure non le ho... Sono cosi in tutto... Troppo dolce o troppo stronza... Troppo allegra o tristissima... È che tutto mi arriva troppo forte e io non sono mai riuscita ad imparare a modularmi... L'unica cosa che riesco a fare è chiudermi quando il troppo è troppo anche x me... A causa di tutto questo... Spesso sono troppo triste... Spesso troppo sola... Spesso mi sento vuota... Specialmente quando alzo le mie barriere... Sono spesso fuori controllo e sovente mi tocca pagare le conseguenze di questo mio essere senza filtri... Di questo mio modo di vedere tutto in bianco o nero... Di non avere controllo totale su ciò che provo... Di essere sempre dominata dagli istinti e di doverli sempre subire a livello emozionale... Non è facile essere me... E non è facile starmi accanto... Me ne rendo conto benissimo... Ma forse ci sarà qualche impavido che correrà il rischio prima o poi... Di certo non avrà mai solo mezzo del mio amore... Perché io do tutto... E anche di più...
~ Virginia ~
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Da tanto tempo che mi sono spenta, che non ho più voglia di fare niente e non trovo più piacevole uscire con le persone e non riesco a capire il motivo di questa cosa o se sia collegata a un qualcosa, pian piano mi sono ritrovata così e non so neanche cosa fare per riaccendere quella fiamma,
voglio tornare ad apprezzare tutto, a godermi i momenti e non dover più fingere o almeno qualche volta.
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Dimmi che per te non siamo stati niente, dimmi che non te n’è mai importato. Dimmi che l’hai fatto tanto per fare, che non mi hai mai amata. Tornerò a casa con il cuore spezzato, ma almeno non avrò più la speranza che un giorno tornerai, almeno non starò ancora qui a combattere. Uno di noi due deve essere forte, e se non riesco ad esserlo io, dovrai farlo tu, andando via da me.
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Scrivere queste parole mi costa un’enorme fatica, non solo perché sento un vuoto dentro che non riesco a spiegare, ma perché metterle nero su bianco mi obbliga ad affrontare una realtà che sto cercando di ignorare da troppo tempo. Mi sento smarrita, tradita, delusa, e soprattutto stanca. Stanca di credere nelle persone, stanca di dare il meglio di me per poi ritrovarmi sempre con un pugno di niente tra le mani.
È incredibile quanto dolore possa provocare un'amicizia che finisce, soprattutto quando quella persona non era solo un'amica, ma una parte di te, qualcuno che credevi sarebbe rimasto per sempre. La cosa peggiore, è restare, ma con la distanza emotiva di chi non ti capisce più, di chi non è più veramente lì per te. Credevo in te. Ti ho aperto ogni parte del mio mondo, anche quelle che avevo sempre nascosto agli altri. Ti ho mostrato le mie fragilità, le mie insicurezze, i miei sogni e i miei fallimenti. E tu eri lì, accanto a me, come se niente potesse mai separarci. Eppure, eccoci qui, quasi due estranee che si guardano da lontano, senza nemmeno il coraggio di parlarsi, senza nemmeno la forza di spiegarsi.
Non capisco come si possa cambiare così, da un giorno all’altro. Non capisco come tu abbia potuto guardarmi negli occhi, sapere cosa stavo passando, e comunque scegliere di allontanarti. Sai cosa mi stava passando per la testa, sai quanto fosse difficile per me anche solo alzarmi dal letto ogni giorno e non strapparmi la pelle. Eppure, hai scelto il silenzio, hai scelto l’indifferenza, hai scelto di lasciarmi andare senza una vera e propria spiegazione quando avevo più bisogno di te.
E sai qual è la cosa peggiore? Che tutto questo mi sta facendo dubitare di ogni singolo rapporto umano. Mi guardo intorno e vedo solo superficialità, persone che non sanno cosa significhi costruire qualcosa di vero, qualcosa che duri nel tempo. Tutti pronti a prendere ciò che possono, a succhiare via ogni briciolo di energia, ma nessuno disposto a restare, nessuno disposto a lottare per un legame. È come se il concetto di rispetto non esistesse più, come se l’empatia fosse diventata una qualità rara, quasi inesistente.
Non capisco come si possa essere così leggeri nel distruggere qualcosa di così prezioso. Non capisco come tu possa aver scelto di trattarmi come una persona qualunque, dopo tutto quello che abbiamo condiviso. Mi fa male, un male che non riesco nemmeno a descrivere. È un dolore che mi tiene sveglia la notte, che mi fa mettere in discussione ogni cosa di me stessa. Sono stata troppo? Non sono stata abbastanza? Ho fatto qualcosa di sbagliato? O semplicemente non valgo abbastanza per te, per nessuno?
Non voglio più credere a nessuno. Non voglio più aprirmi, più fidarmi, più sperare. Ogni volta che l’ho fatto, mi sono ritrovata a raccogliere i pezzi di un cuore che ormai non so nemmeno se valga la pena ricostruire. È come se fossi circondata da persone che non sanno cosa significhi amare davvero, rispettare davvero, rimanere davvero. Mi sento usata, vuota, come se tutto ciò che ho dato fosse stato preso e gettato via.
E adesso, qui, in questo periodo buio della mia vita, mi sento più sola che mai. Non c’è nessuno su cui possa davvero contare, nessuno che sappia cosa significhi esserci davvero. È come se stessi gridando sott’acqua, e il mondo continuasse a girare, ignaro del fatto che sto annegando. E tu, tu eri quella persona che pensavo mi avrebbe salvata, quella che non avrebbe mai permesso che mi sentissi così. E invece, sei stata proprio tu a spingermi più a fondo.
Non voglio più vivere con questa costante paura di essere abbandonata. Non voglio più costruire legami che alla fine si rivelano fatti di nulla. Ma allo stesso tempo, non so come fare a smettere. Perché nonostante tutto, nonostante il dolore, una parte di me continua a sperare che qualcuno, un giorno, sia diverso. Ma quella speranza si sta spegnendo, e con essa, anche una parte di me.
Non credo più alle persone. Non credo più ai “per sempre”, ai “ci sarò sempre per te”, alle promesse fatte sottovoce. Perché ogni volta che ci ho creduto, sono rimasta sola, a raccogliere i pezzi di un cuore che ormai non regge più. E tu eri l’ultima persona da cui mi sarei aspettata tutto questo.
Mi sento un guscio vuoto, una persona che non sa più come fidarsi, come amare, come vivere davvero. E tutto questo per cosa? Per credere di nuovo alle persone? Per aver sperato che tu fossi diversa?
Non mi rimane più nulla, se non il dolore di tutto ciò che abbiamo perso. E la tristezza di sapere che, probabilmente, a te non importa nemmeno più.
Ed è questo che fa più male, sai? Sapere che, mentre io passo le notti a chiedermi dove ho sbagliato, tu probabilmente non ci pensi nemmeno. Sapere che per me eri una sorella, un pezzo di vita irrinunciabile, mentre per te sono diventata una presenza superflua, qualcuno che è facile lasciare indietro.
Non riesco a capire come ci si possa spegnere così, come si possa scegliere di voltare pagina senza neanche provare a spiegarsi. Non riesco a capire come il rispetto che credevo avessimo l’una per l’altra possa essere diventato così fragile da frantumarsi senza un vero motivo. E il dolore cresce, giorno dopo giorno, perché continuo a cercare risposte, a dare un senso a questa fine, ma non trovo nulla. Solo vuoto.
Sai quanto è devastante perdere fiducia in qualcuno? È come se qualcosa dentro di te si spezzasse in modo irreparabile. Ogni volta che provo a ricordare i momenti belli, le risate, le confidenze, sento una stretta al petto. Ogni ricordo si trasforma in una ferita aperta, una prova di quanto mi sono sbagliata su di te, su noi.
Ero già in difficoltà. Lo sapevi. E nonostante tutto, hai scelto di andartene, di tirarti indietro proprio quando avevo più bisogno di te. Come si fa? Come si può essere così insensibili? Non riesco a capire se sono io il problema, se pretendo troppo, o se semplicemente sono stata sfortunata a credere ancora una volta nella persona sbagliata.
Sai cosa fa più paura? L’idea che ormai io non riesca più a fidarmi di nessuno. Che ogni volta che qualcuno si avvicina, sento solo la paura di essere ferita di nuovo. È come se stessi costruendo un muro intorno a me, un muro che mi protegge ma che allo stesso tempo mi isola. Perché se nemmeno tu, che consideravo una parte di me, sei rimasta, allora chi mai potrebbe farlo?
Non so più cosa aspettarmi dalle persone. Non so più se esista davvero qualcuno in grado di comprendere cosa significhi rimanere, lottare per un legame, rispettarlo, anche quando è difficile, anche quando richiede sforzo. Mi sembra che nessuno sappia più cosa sia il rispetto, cosa significhi tenere davvero a qualcuno. Tutto è diventato così effimero, così fragile, che a volte mi chiedo se valga ancora la pena provare.
Mi sento stanca. Non solo fisicamente, ma dentro, nel profondo dell’anima. È una stanchezza che non si riesce a spiegare, che ti spezza ogni giorno un po’ di più. Ogni delusione, ogni abbandono, ogni parola non detta aggiunge un peso che diventa insopportabile. E mi chiedo quanto ancora riuscirò a sopportare.
Forse sbaglio io, forse sono io che mi aggrappo troppo alle persone, che vedo cose che non ci sono. Forse sono io che mi illudo, che mi costruisco castelli in aria, che vedo legami dove gli altri vedono solo convenienza. Ma se è così, allora non so più chi sono. Non so più come fare a essere diversa, come fare a non dare tutta me stessa, anche quando non dovrei.
Quello che mi distrugge è che non posso smettere di volerti bene, nonostante tutto. Nonostante il dolore, nonostante la delusione, una parte di me spera ancora che un giorno ti renderai conto di quello che abbiamo perso, di quanto valeva il nostro legame. Ma forse è una speranza inutile, una speranza che mi farà solo più male.
E allora resto qui, con questo vuoto dentro, cercando di capire come andare avanti, come continuare a credere nella vita, nelle persone, quando tutto sembra crollarmi intorno. Forse non ci riuscirò mai del tutto. Forse questa delusione mi accompagnerà per sempre, come un’ombra che non riesco a scrollarmi di dosso.
Ma quello che so è che non dimenticherò mai il dolore che mi hai lasciato, il senso di perdita, di abbandono. Non dimenticherò mai quanto pensavo che fossi diversa, e quanto invece mi sbagliavo. E questo, forse, è ciò che mi farà più male di tutto.
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Sono giorni in cui la città è bellissima in modo sfacciato e con un freddo quasi frizzante, forse la parola che cerco qui è croccante come le birre quando è estate piena.
Vado al cinema e usiamo sempre questi posti qua che sono bellissimi, in fondo, tranquilli, si vede tutto e non hai nessun* dietro.
Sto cercando di capire anche passivamente cosa posso fare veramente in questa città e forse sono tante cose e devo scegliere che vestiti indossare, sarò un'ambientalista sfrontata o una tesserata a un partito? Vedremo, intanto sono sicuramente una studentessa e il laboratorio che seguo mi piace tanto, anche la mia collega M mi piace proprio e vorrei tanto stringere di più, ma sono timida e mi emoziono troppo quando le parlo tanto che non riesco a dirle niente di troppo sbottonato o frasi più carine, di complimento, senza arrossire.
La psicologa è una manna dal cielo davvero anche se vorrei riuscire a gestire la terapia in modo da sfruttare al massimo ciò che mi può dare, penso che sia tutto in stallo fino a quando non finirò questo percorso
In questo periodo ascolto tanto Guccini e pensavo che forse anche io se avessi previsto tutto questo forse farei lo stesso e anche io oltretutto sono nata fessa.
Comunque sto ascoltando tantissimo Canzone delle domande consuete che è stupenda (tanti anni che son qui ad aspettar primavera, tanti anni ed ancora il pallone) e E cerca 'e me capì che forse non vale la pena di spiegare, ha molto più senso ascoltarla.
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Oggi mi sono alzata con una consapevolezza che in qualche modo mi ha rasserenata. Non sono come le altre persone, ho tempi, modi, pensieri e gusti diversi. Per timidezza e insicurezza trovo difficoltà a fare cose che per gli altri sono facili o normali e sono sempre stata additata come una persona stupida, incapace e senza voglia di fare niente. Ho una sensibilità e fragilità profonda e diversa da qualsiasi persona conosciuta, e cose che per gli altri sono indifferenti per me sono fonte di disagio e sofferenza e cose che per gli altri passano inosservate per me sono importanti. Ho sempre avuto difficoltà a integrarmi e fare amicizia perché non ho mai trovato persone simili e mi sono sempre sentita fuori luogo in quasi tutti i contesti e per questo ho sempre condotto una vita solitaria e non ho fatto le stesse esperienze delle altre persone negli stessi tempi delle altre persone, e sono sempre stata giudicata strana e diversa e ho sofferto molto per tutto questo. Sono diversa e finalmente riesco a dirlo senza sentirlo come una colpa, come una vergogna, come mi hanno sempre fatto credere per tutta la vita. Sono diversa e va bene così. Ho capito che parte del mio malessere nasce e cresce quando mi confronto con gli altri, quando tento di omologarmi e assecondare i condizionamenti sociali, quando tento di incastrarmi con persone o ambienti che non fanno per me. E come quando hai un sintomo di un malessere, lo descrivi al medico per capire la cura non lo ignori, così bisognerebbe imparare ad ascoltare ogni segnale che il corpo e la mente ci danno. Se una cosa non ci fa stare bene dovremmo smettere di farla, non dovremmo forzarci in luoghi, cose e persone che non fanno per noi. Il benessere mentale è una delle cose più importanti.
-laragazzadagliocchitristi
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Sogno d'un cane ignoto, corre matto tra i balconi, fino a scapicollarsi e precipitare giù in cortile. Nel lento cadere, il cane si fa uomo, fino a spiaccicarsi a terra. Giunto lì in tardo soccorso, m'accorgo subito che l'uomo è morto, per lui non c'è più niente da fare, sangue sparso e sguardo vitreo ne ribadiscono senza dubbio la fine, ma nutro ancora qualche speranza per il cane. Soltanto di lui m'interessa, del pover'uomo non mi scuote empatia alcuna, così procedo ad aprirlo per accertarmi che il cane in lui stia bene. È sano e salvo, perciò lo traggo dall'uomo, abbracciandolo felice quanto più posso, e nascondo il cadavere nel cane, per paura che qualcuno m'accusi d'averlo ucciso. Dopo un po' però, lo scandalo viene a galla, qualcuno scopre, chissà come, l'uomo nel cane ed io vengo arrestato per vilipendio e occultamento di cadavere oltre a essere inquisito per omicidio. L'opinione pubblica di colpo si scatena facendo di me un mostro. Quale essere umano, infatti, reagirebbe con distaccata freddezza alla vista d'un morto, pensando invece a soccorrere il cane, piuttosto che l'uomo? Chi mai oserebbe negargli legittimo cordoglio e funerali? Un mostro, niente più che un mostro, è il verdetto della stampa. Tento di giustificarmi dicendo che "non l'ho ucciso", "è corso via prima che potessi fermarlo", "quando sono arrivato era già morto. Era già morto, non c'era più niente che potessi fare". D'improvviso mi sdoppio, guardandomi in tv. Non sono più io il colpevole, sono parte dell'opinione pubblica. Fissando lo schermo, penso: "Io non potrei mai farlo. Non avrei mai potuto", sì, mi sento più leggero, sono sicuro che non avrei mai commesso una fesseria simile, non io. La casa del mostro intanto è divenuta un'ambita meta turistica. Vado a visitarla dall'alto della mia autoproclamata innocenza e trovo la sua camera completamente spoglia, disabitata, fatta eccezione per una parete ingombra di fogli e pagine di quaderno dense di scritte e appunti incomprensibili. Nel centro della parete la bianca maschera di un maiale.
Medito su questo sogno da giorni, perché non riesco a venirne a capo. Lo trovo molto significativo, ma al tempo stesso non riesco a comprenderne a pieno il significato. L'uomo nel cane, il cane nell'uomo, la morte dell'uomo, la fitta sassaiola dell'infamia, il senso di colpa, la negazione e infine la maschera del maiale... Questa poi soprattutto, voi cosa ci vedete?
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Fissa nella mente
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Lo so: “non posso fare a meno di amarti.” Me l'hai detto cento volte. Poi: “sei sempre salda e fissa in cima alla lista dei miei desideri.” Cazzo, che palle grosse che sei! Sentimi bene, bimbo: siamo solo usciti qualche sera quando tua moglie e i figlioli erano al mare. Si vabbè, t'ho fatto anche scopare, per un po’ di sere: è stato perché eri così caruccio, mi faceva tenerezza il marito smarrito e poi… francamente stavo dimenticando i rudimenti dell'arte e mi serviva qualcuno che mi togliesse le ragnatele, lì sotto. E mi sono anche divertita, con te. Giuro. Ma non ti amoooo! E comunque, sei di un'altra. Non sottoscrivo certo un investimento a perdere già in partenza, fossi scema. Peraltro poi, io sto sempre aspettando che l'uomo che mi piace davvero si decida e mi scelga.
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Sto cercando di prendermelo con ogni mezzo, ma lui proprio non riesco a farlo crollare. E a farmelo, porca puttana! È fidanzato. Con quella scema è sempre un tiramolla; si pigliano e poi si lasciano. E quando si lasciano, io mi ficco subito in mezzo. Cercando di consolarlo, di consigliarlo “per il suo bene” a lasciare quella donna, perché non è adatta a lui e gliene spiattello davanti le prove, i grossissimi difetti, i pettegolezzi. Oh: tutti da fonte sicura e fidata. Ma ancora non capisce che lo voglio. O piuttosto fa finta di non capire, il coglione. E quindi, malgrado le mie trasparenze, la mini indossata senza mutande con le parigine velate, la camicetta sbottonata senza reggiseno per fargli vedere tutto ciò che vuole… niente!
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Nonostante casualmente ogni tanto mi strusci a lui in modo esplicito, mi stringa forte al suo braccio “per non cadere, sai: i tacchi alti” e sia sempre molto profumata, il soggetto resiste a tutti i miei assalti! È innamorato, il piccioncino. E vede solo lei: ‘sta vegana culona senza un filo di trucco, scialbissima, e tracagnotta. Cazzo ci avrà sotto, quella! Non usa neppure né deodorante né profumo. Per un approccio… “Greenpeace-no-pollution-save-the-planet” evidentemente! Bah… ‘Sta mezza zoccola fallita… Comunque, alla prossima che capita, se mi gira bene lo porto in un angolo nascosto, gli schiaffo una lingua in bocca, gli infilo direttamente una mano nei calzoni e vedi allora se non reagisce, se non gli si drizza subito l'uccello!
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Che poi di sicuro ce l'ha bello grosso, a giudicare dal pacco: io l'ho notato subito. È la prima cosa che guardo, in un uomo. Quello si che lo voglio nel mio culo, cazzo, mmmmh… ! Certo che tu non l'hai ancora provato il mio culo e non succederà mai, tranquillo! Noo, te lo ripeto: non esco domani sera con te. Si, l'avevo capito già da come hai reagito l'ultima volta che siamo stati insieme, che nessuna mai t'ha fatto un pompino come te l'ho fatto io. Modestamente, so il fatto mio, in materia: sono un'artista. Guarda: ora basta, per piacere: lasciami stare che ti conviene. Comperati un paio di riviste hard, fatti un bel giro sui siti porno. Iscriviti a un sito di annunci.
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O invece, meglio: vai a puttane. A proposito: ho un po’ di amiche escort bellissime, sane e discrete. Interessa l'argomento? Prendo il 20% sulle serate coi clienti che procuro loro. O magari fai una cosa estrema: sfogati con tua moglie, per favore. Poverina, in fondo un po’ di cazzo ogni tanto spetterebbe anche a lei, dopotutto, no? E non cercarmi più. Certo che non ti bloccherò, tranquillo. E non ti ignorerò se ti incontro, figuriamoci. Per chi mi hai preso? Sono una persona seria, di sani e rigidi princìpi morali! Adesso attacca, che ho il mio capo che mi porta a cena, stasera: la moglie è andata dai suoi. Fine della conversazione. Un bacio.
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RDA
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malattia - alcune righe scritte più che altro a scopo (psico)terapeutico, che potrei benissimo evitare di postare qua, ma tant'è
è passato un mese e mezzo da quando la mia vita è stata ribaltata. il senso di pericolo che provavo all'inizio si è man mano attenuato, ma è completamente svanita in me la prospettiva di futuro - prospettiva, bisogna dirlo, che anche prima mi era piuttosto difficile immaginare, quindi ogni tanto penso che non sia cambiato poi molto. anzi, guardando l'altra faccia della medaglia, si è attenuato in me parte di quel senso del dovere e del sacrificio che mi ha afflitto per tutta la vita. e, ogni tanto, questa sensazione si trasforma in una inaspettata leggerezza. adesso riesco a fare più facilmente le cose che voglio fare, e mi chiedo spesso perché non abbia avuto più coraggio nella vita. sono stata una codarda, ho tenuto gli occhi chiusi, ho smesso di guardare al mondo per paura che ne sorgesse un desiderio. perché per anni (e forse ancora adesso) non c'è stato niente di più spaventoso per me che il sorgere di un desiderio - e poi il rischio, che nel mio pensiero era sempre una certezza, di non vederlo realizzato. non me ne faccio più una colpa meramente individuale, eppure rimane un po' d'amarezza per tutto quello che mi è scivolato dalle mani. continuo a provare, poi, delle emozioni che non so ormai dove collocare: l'invidia e la paura, il desiderio di cose impossibili e paradossali (che è l'unico desiderio che mi sia mai concessa), il rimpianto, qualche volta la rabbia. vorrei, almeno ora, purificare la mente da tutto l'eccesso negativo che vi risiede: a volte, guardando il mare, studiando, passeggiando in montagna, ci riesco; altre volte, invece, attivo l'unico meccanismo di adattamento che ho imparato a gestire - quello della disconnessione totale del cervello e dell'oblio. sento, comunque, un certo distacco nei confronti di tutto: nei confronti di quello che sto scrivendo, nei confronti delle situazioni che vivo, nei confronti delle persone che mi circondano. anche parlare con gli amici più cari è diventato difficile. non che abbia perso interesse in loro, non che loro abbiano perso interesse in me, ma sento come se tra me e loro fosse stata eretta una barriera che regola il tempo: per me, è completamente fermo; per loro, continua a scorrere. lo si dice spesso e ora ne vivo il significato completmente fuor di retorica: la vita, in ogni caso, continua ad andare avanti - ed è una cosa bella. mi chiedo, infine, se sopravviverò a tutto questo, se mi sarà data l'occasione di voltare pagina (una speranza che odio avere, ma c'è), avrò poi la forza di farne qualcosa? di trasformare queste consapevolezze in azioni? di lasciarmi dietro i pesi inutili? uno dei miei haiku preferiti dice che ora che il tetto è bruciato, posso vedere la luna - ed io, ora che vedo la luna, posso provare a raggiungerla?
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forse dovrei imparare a fare come il mio collega del livello superiore a cui mandiamo le casistiche difficili e i bug di sistema, che analizza i casi e te li rimanda indietro con scritto come risoluzione: "ehhhh che vuoi che ti dica? può capitare"
non so, se non fossi così emotiva, così sentimentale, così empatica, così testa di cazzo piena di pensieri, così discarica di brandelli di ricordi e stralci di desideri probabilmente riuscirei ad essere anche io così superficiale. Planando sui problemi senza chiudermi nel cesso dell'ufficio a piangere. eppure non ci riesco. mia mamma mi ha fatta stupida e per niente furba e appartengo a quelle categoria di persone che si prendono a cuore tutto, anche quando il cuore è pieno raso e francamente se smettesse di battere da un momento all'altro, mica c'avrebbe tutti i torti, lo capirei. o poi magari capiterà, a volte spero sia nel più breve tempo possibile. chiudere gli occhi in un mondo per non so riaprirli in un altro. dopotutto che volete che vi dica, la vita è così, può capitare, no?
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L'amore non corrisposto
C’è un dolore che pochi riescono a capire davvero, un dolore che non lascia ferite visibili, ma ti scava dentro, lentamente, giorno dopo giorno. È l’amore non corrisposto. Di quel tipo di amore, io sono diventata una sorta di esperta. Non è un amore come gli altri, non è la favola di due persone che si innamorano l’una dell’altra e condividono sogni, passioni e paure. No, questo è un amore che ti lascia sola, in una stanza piena di pensieri che si rincorrono, domande senza risposta, speranze che si infrangono e dubbi che ti logorano l’anima.
Ho provato a capirlo, a capire cosa ci fosse di sbagliato in me, cosa mi portasse a fissarmi su qualcuno che non poteva, o non voleva, ricambiarmi. Ogni volta che lo vedevo, il cuore batteva più forte, le mani sudavano, la gola si stringeva fino a farmi mancare il respiro. Eppure, anche in quei momenti di pura emozione, una voce dentro di me continuava a ripetere che non c’era speranza. Lo sapevo, lo sentivo in ogni fibra del mio corpo, eppure non riuscivo a smettere. Mi odiavo per questo.
Odiavo quella parte di me che continuava a sperare. Odiavo come il mio corpo cercava involontariamente il suo, come ogni suo sguardo, ogni suo gesto, anche i più banali, diventavano per me un segnale da interpretare, una traccia di possibilità. E odiavo me stessa per permettermi di credere, anche solo per un attimo, che ci fosse una minima chance che lui potesse provare lo stesso.
Ma la parte peggiore è quando arriva quella la notizia. "ho sapute che si sente con lei." E lì, tutto si ferma. Il mondo crolla in un istante. Non capisco più niente. Mi sento stupida, fragile, inutile. Mi chiedo come ho potuto illudermi per tutto questo tempo. Il caos nella mia mente si trasformava in un silenzio assordante, e quel silenzio mi urlava dentro, ricordandomi che non ero mai stata abbastanza, che non lo sarei mai stata.
Eppure, c’era una parte di me che non riusciva a lasciar andare. Ogni volta che lui si avvicinava, ogni volta che accettava quel piccolo contatto fisico, era come se mi desse appena abbastanza per restare incatenata a quel sentimento. Bastava un tocco, uno sguardo, un sorriso, e io tornavo a credere che, forse, tutto non fosse stato solo un’illusione della mia mente. Che forse, in qualche angolo del suo cuore, ci fosse posto anche per me.
Ma era solo una trappola, una bugia che mi raccontavo per non affrontare la verità: lui non mi avrebbe mai amato. E questo mi distruggeva. Mi faceva sentire piccola, inutile, come se ogni mia emozione fosse sprecata, come se stessi dando tutto ciò che avevo per una battaglia che era già persa in partenza.
Mi sono chiesta tante volte perché continuiamo a farci questo. Perché continuiamo a innamorarci di persone che non ci ricambieranno mai, perché mettiamo il nostro cuore nelle mani di chi non lo custodirà con cura. Forse perché, in fondo, ci aggrappiamo a quel pizzico di speranza che, per quanto irrazionale, ci tiene vivi. O forse perché non sappiamo come fare a spegnere i sentimenti, anche quando sappiamo che ci stanno portando solo sofferenza.
E così, continuo a camminare in questo limbo, tra la speranza e la disperazione, tra il desiderio e la consapevolezza. So che dovrei andare avanti, so che dovrei lasciar andare, ma qualcosa dentro di me si rifiuta. Qualcosa dentro di me spera ancora che un giorno lui si accorga di me, che veda in me ciò che io vedo in lui.
Ma la realtà è che, probabilmente, non succederà mai. E forse, in fondo, il vero problema non è lui, ma sono io. Sono io che non riesco a smettere di sperare, sono io che non riesco a proteggere il mio cuore da qualcuno che non lo merita. Sono io che, nonostante tutto, continuo a innamorarmi di chi non mi amerà mai.
E mi odio per questo. Mi odio per non riuscire a smettere. Mi odio per aver permesso a un sentimento unilaterale di definire così tanto chi sono, di determinare così tanto il mio valore. Eppure, per quanto provi a combatterlo, per quanto cerchi di liberarmi, torno sempre al punto di partenza: a quella sensazione di vuoto, di mancanza, di amore non corrisposto che mi tiene prigioniera di qualcosa che non esiste.
E così, mentre i giorni passano e lui continua a vivere la sua vita, io rimango qui, a raccogliere i pezzi di un cuore che si spezza ogni volta che lo vedo, ogni volta che sento parlare di lui con qualcun’altra. E mi chiedo se un giorno riuscirò mai a liberarmi di questo peso, o se sarò condannata a portarlo con me per sempre.
-Anonimo🖤
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Non esco più di casa se non per andare a lavoro.
Non vedo un amico da mesi, non ne ho praticamente più dove vivo.
Non sento più la passione di fare assolutamente niente.
Non riesco ad amare e a voler bene a nessuno.
Mi sento completamente vuota.
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Non la leggerà nessuno...è troppo lunga
Noi siamo nel nostro corpo e anche fuori. Non c’è nessuno che raccoglie il sudore con cui abbiamo aperto la portiera di una macchina in un pomeriggio estivo, non c’è nessuno che conserva lo sguardo con cui abbiamo guardato un cane in un’alba invernale. La nostra vita non ha un dio che la segue e neppure un dio che la precede. Si svolge in disordine, nel disordine delle altre creature. Da qualche parte c’è un albero che potrebbe rimproverarci di avergli staccato una foglia in un momento di distrazione. Non ricordiamo il nome di un vecchio che davanti a una fontana riempiva una bottiglia d’acqua. Non c’è un deposito per queste scene.
Ora ho il cuore come un pulcino e la punta si solleva, si apre, come se potessi nutrirlo di qualcosa. Posso solo scrivere, caro mio cuore, non posso darti altro a quest’ora. Sono le due di notte, non posso chiamare nessuno. Qui non ho neppure la connessione, non posso connettermi con qualche nottambulo in rete. Domani mattina, se vuoi, possiamo andare in un paese. Facciamo quello che abbiamo fatto sempre. Io guardo e tu se vuoi mi fai paura, mi fai credere che ti stai spaccando, lo hai fatto tante volte. La morte passa per il cuore. O forse sei tu caro mio cuore a passare per la morte e io ti seguo mentre fingo di fare la mia vita, io sto con te, cerco di proteggerti perché sei tu che mi fai camminare, sei tu che ti gonfi nell’amarezza e ti fai timido nella gioia. Ora io potrei dormire, lasciarti solo in questa stanza. Non so cosa fai di notte quando non ci sono, quando mi giro nel letto per finire un sogno. Io e te insieme non abbiamo risolto niente, non ci siamo dati nessuna felicità, l’abbiamo sempre evitata. Io e te quando stiamo con gli altri siamo a disagio, perché parliamo tra di noi e non con loro. Ora tu sei diventato una ripida salita e vorresti che io salissi fino in cima. A volte ti fai lago con un mulinello in mezzo. E mi ricordo di quando stavi appoggiato al centro di una ragnatela. In macchina, quando prendevo un fosso, temevo che potessi cadere, come se nel corpo ci fosse il vuoto, come se avessi solo te caro mio cuore nel mio corpo. Per farti spazio me ne sono uscito pure io dal mio corpo, non so quando è accaduto. E non ho lasciato entrare niente, è un cinema senza sedie il mio corpo, una chiesa senza banchi. Sei di nuovo deluso questa sera, lo so, tu ti fai sempre deludere. La realtà non è il tuo posto, non so se il tuo disagio dipende da come marcia il mondo, penso che sia per altro, e non lo sappiamo né tu né io cosa sia.
Ora mi fai male o sono io che ti faccio male. Io so che non sei un muscolo ma una bestia. Chi vede in me una bestia è perché sta vedendo te. Io quando scrivo cerco di farti vedere, mi piace esporti ma non ci riesco. Come si fa a dire quello che sento adesso sulla tua punta, un misto di amaro e debolezza, una crepa e un coltello, tu sei una voragine con me dentro. Ma ogni cuore ha un peso, ogni cuore si strofina a un muro, ogni cuore ha un buio alle sue spalle che nessuno illuminerà mai. I cuori sono come i paesi, non ce ne sono due uguali. Comunque dovremmo farcela ad arrivare fino a domani e può darsi anche che ci sia il sole. Lo so che il sole ti piace e ti fa stare tranquillo. Non saremo felici, stanne certo, ci sarà sempre qualcuno che proverà a incentivare la nostra pena, a sminuire la gioia appena accenna a prendere corpo. Non sono paranoico, credimi, è che forse io e te non stiamo bene insieme, sappiamo solo spiarci, siamo troppo gelosi uno dell’altro. Ora non so più che dirti, che dire. Non ti so dare una soluzione, un luogo, una vita che ci possa esaudire. Posso darti la mia impazienza come tu mi dai la tua. So che fino a quando moriremo sarà sempre così, non avremo pace. E va bene, lo abbiamo detto, lo abbiamo ripetuto, chi voleva saperlo lo ha saputo...
Franco Arminio (Lettera al mio cuore)
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