Tumgik
#non ho pianto più
elipsi · 1 year
Text
had an hysterical night bullying my baby sister
5 notes · View notes
dhufflebee · 4 months
Text
dio mio ragazzu, sono scoppiata a piangere quando è iniziato l'ultimo giro e ancora non ho smesso 😭
quanto te lo meriti, charlie ❤️❤️❤️ finalmente! è stato bellissimo
0 notes
stephpanda · 7 months
Text
Tumblr media
Morning appreciation 🥰
Il mio rapporto con il corpo è perennemente altalenante..
Ieri ho avuto una crisi di pianto perché vedevo solo i rotoli, mi vedevo i braccioni, vedevo solo i miei difetti..
Oggi, invece, quasi l'opposto.
Sia chiaro, continuo a pensare che devo dimagrire, continuo a non provare particolare affetto per le mie braccione, continuo a girarmi e vedere i rotoli sulla schiena ecc.. ho tirato anche un po' dentro la pancia (non lo nego), però oggi è una di quelle giornate dove al mio corpo voglio un po' più bene..
DO NOT REBLOG
192 notes · View notes
der-papero · 2 months
Text
Come primo mese da padre, al di là delle battute che ogni tanto pubblico qui, è stato abbastanza duro.
Non che io le rimproveri nulla, ci mancherebbe. Come biasimare una persona che, dalla sera alla mattina, si ritrova un povero stronzo nella propria vita, senza aver avuto la possibilità di poter dire la sua, ed essere anche costretta suo malgrado a doverla accettare, quando nulla era dovuto a nessuno, solo perché le è andata di sfiga (certo, c'è di peggio, ma sempre di sfiga si tratta, è andata molto meglio al gatto di Ilaria, per capirci). Razionalmente l'ho sempre accettato, ma una cosa è dirla, una cosa è viverla, e io l'ho vissuta male, molto male, il suo tenermi a distanza, il suo volermi evitare a tutti i costi, quasi come a dire "so che devi essere il mio papà perché l'ha detto un burocrate qualsiasi, ma almeno non mi rompere il cazzo", e diciamo che così ho fatto, pieno di rabbia e delusione ci siam divisi, vivevamo come due studenti universitari che condividono una casa, ognuno per conto suo, e così è stato per giorni, non ci ho dormito per diverse notti, e non riuscivo a trovare una soluzione, nonostante ci provassi in tutti i modi, una via per comunicare, un modo per trovarsi, quelle robe di cui tutti sembrano capire tanto qui sopra e poi a nessuno funziona. Esausto e avvilito, mi sono arreso e ho fatto finta come se non esistesse più, se non nei miei stretti doveri, perché rompere le scatole mai, a nessuno.
Poi, non so bene cosa sia successo, un giorno si è svegliata e mi ha detto ti voglio bene, così, di botto, lasciandomi come un cretino. E non perché le servisse qualcosa o avesse un po' di melassa da smaltire, era sincera, si sentiva dal suo abbraccio. E da allora sembra come se stessimo insieme da sempre, la mia scrivania è piena di disegni che mi dedica, mi tira via dai meeting, ci tiene a dire davanti a tutti che passare il tempo con me è tutta un'altra cosa, e che vi devo dire, io ho ritrovato il sorriso, il sonno e la gioia di vivere. Non saprò mai perché, e non lo voglio manco sapere.
Personalmente sono contrario a mostrare foto che non sono mie, quindi qui non ci sarà mai, e pur se volessi legalmente parlando non potrei. Questi racconti sono le mie foto con lei, perché chissà, se non schiattiamo tutti forse riuscirà a leggerle queste parole un domani, e ci faremo insieme una bella risata e un bel pianto su.
94 notes · View notes
papesatan · 3 months
Text
Tumblr media Tumblr media
Potevo avere 5 anni. A quel tempo eravamo soliti trascorrere le feste natalizie da alcuni zii, la cui casa in campagna diventava allora accogliente rifugio per parenti e amici. Portavo sempre con me un pupazzo a farmi compagnia, dato che i miei cugini, ormai adolescenti, avrebbero certo mal sopportato l'idea di giocare assieme. Ricordo ancora chiaramente quel pomeriggio: la sera saremmo stati dai miei zii come di consueto ed io mi sarei malannoiato fra i bigi discorsi degli adulti, urgeva perciò la Selezione. 
L'ambita Selezione avveniva per eliminazione diretta in scontri 1 vs 1. Ogni pupazzo s'affrontava in una moderna rivisitazione delle giostre medievali, allo scopo di conquistarsi il mio cuore. Come sempre accade, anche quel torneo era palesemente truccato, sicché alla fine trionfavano sempre gli stessi. Fra i grandi campioni, la più avvezza alla vittoria era senza dubbio la Pantera Rosa, un vecchio pupazzo che mi portavo sempre dietro, ovunque andassi. Dopo averla portata in trionfo quel pomeriggio, le promisi che ci saremmo divertiti, sarebbe stata una grande serata. Non sapevo, ahimè, che per noi sarebbe stata purtroppo l'ultima. Il mio giocarci difatti, a quell'età, trovava massimo sfogo nel lanciar in aria il malcapitato pupazzo, raccoglierlo per poi reiterare il gesto ad libitum. Uno di quegli sciagurati lanci però mandò la pantera talmente in orbita da farla finire dietro un'enorme e inamovibile credenza. A nulla valse piangere e disperarsi, la povera pantera restò lì (con sadico compiacimento di tutti gli astanti). Ricordo ancora il malinconico struggimento di quei giorni densi di colpa e mortificazione, le penose richieste e la perenne risposta ("Quando faremo pulizia"), i piani perversi studiati in dormiveglia per infiltrarmi in casa loro e riprendermi la pantera e il languido desiderio che mi s'accendeva a ogni fiera di paese, quando scorgevo fra i premi del tiro a segno un pupazzo simile a quello tanto amato e perduto. 
Sono passati trent'anni, dico d'aver dimenticato, ma una parte della mia infanzia è rimasta sepolta lì, dietro quella credenza, dove ho smesso definitivamente di credere agli adulti e ho imparato cosa vuol dire perdere qualcuno o qualcosa senza potergli dire addio. O almeno credevo, perché l'altro giorno chiama mia zia per dirci che finalmente, dopo trent'anni, hanno fatto pulizie e spostato la credenza, trovandovi "un giochino di quando Giuseppe era bambino, non so se se ne ricorda ancora..." Ah, zia ingenuotta! Non pensavo che questo giorno sarebbe mai arrivato, così sulle prime ho pensato, "chissà se mi riconoscerà dopo tutto questo tempo..." "del resto anche casa nostra è cambiata, spero non si senta a disagio". Siamo andati a prenderla la sera stessa, era tutta sporca, molto più piccola di quanto ricordassi, orba d'un occhio (non oso immaginare cosa deve aver subito in questi trent'anni di prigionia) e con un aspetto decisamente vintage, ma ora è di nuovo a casa. Mia madre era convinta che dopo anni d'oscurità e polvere, si sarebbe sbriciolata dopo pochi minuti al sole, invece sembra reggere ancora. Dopo averla lavata a fondo, oggi l'ho potuta finalmente riabbracciare come quell'ultima volta trent'anni fa e ho un po' pianto. È stato come riabbracciare quella parte di me che credevo perduta per sempre.
92 notes · View notes
luluemarlene · 8 months
Text
Tumblr media Tumblr media
Sta sera incontro l'uomo del deserto, chiamato così perché l'ho conosciuto quando era in missione in Afghanistan, bloccato là un anno, a causa del covid
È un soldato infatti , e sì ho un debole per le divise 😅 e non solo perché sono eccitanti ma perché volevo fare il soldato e per una serie di ragioni..
niente, sono un civile.
Comunque, torniamo a noi
Ci siamo scritti per anni e divenuti amanti per qualche mese, poi finita per mio volere
Nessuna mira godereccia mi ha pervasa per questa serata perché siamo rimasti buoni amici, o almeno così me la racconto
Il soldato ha fatto tutto il normale percorso per l'elaborazione del lutto/rottura/separazione :
negazione, rabbia, elaborazione , depressione e accettazione
Da manuale proprio!
Ricordo ogni singolo passaggio e se non fosse che capisco e conosco a memoria sto merdoso travaglio, credo che avrei organizzato una spedizione punitiva con tutti i peggiori ceffi che conosco, per fracassare ogni suo singolo ossicino.
E io qualcuno lo conosco eh!
Mi ha fatto paura in un paio di occasioni e infinita tenerezza in altre, ma ho avuto ragione ad attendere pazientemente : era solo chiacchiere e distintivo e adesso è nella fase in cui dice "... come ero scemo eh, mi redo conto di aver esagerato, ma sai la mente umana..." E attacca con dei soliloqui che ascolta solo lui, appunto, dove cita nomi di pensatori sepolti da anni.
Da Eraclito a Kant fino ad arrivare a Galimberti, che si starà toccando le palle visto che è vivo 😅
Ha una laurea in filosofia che mi fa venire il mal di testa..
Bla bla bla..
Comunque, nonostante tutto io voglio bene all'uomo del deserto, si era innamorato e mi aveva fatto sentire speciale o ricordato come ci si sente quando lo si è per qualcuno
Vabbè, provo a non divagare eh!!
E quindi, tutta sta manfrina?
Perché sta notte, tanto per cambiare non dormivo, e ho pensato, non al soldatino e a come sarà rivederlo dopo 2 anni,
ma a Lui
Lui, chi?
Lui Lui
l'Oreste, dal nome inventato più brutto del mondo, se pur nome mitologico, figlio di Clitennestra e Agamennone ( ma andrò a controllare, potrebbe essere una gran cazzata )
Ok, ok, adesso le divagazioni sono davvero insopportabili
Cazzo c'entra Lui? Eeeh c'entra! perché ho pensato/sognato che sarebbe stato fico scrivergli e chiedergli di vederci nel parcheggio sotto il suo ufficio, dove una delle tante volte gli ho succhiato il cazzo così poeticamente che quando ho alzato la testa dalle sue gambe ero Beatrice e lui Dante ❤️
Lo so, cazzata pure questa , infatti mai succhiato un cazzo poeticamente, anzi, i versi che gli piaceva farmi fare sembravano piu quelli dell'Idraulico Liquido dentro allo scarico intasato
Presente?
Altro che poesia!
Comunque! L'idea era quella di vederlo un po' prima dell'incontro , ma solo per fagli strofinare il cazzo in mezzo alle mie cosce, frugando tra il pelo, senza nemmeno entrare, solo sfregarlo, sul pube, sul clitoride, con il rischio di incendiare tutto e guardargli mettere la bocca a forma di piccola "o", come fa ogni volta che sta godendo ( magari è uno dei falsi ricordi che ho, ma chiessenefrega, è il mio sogno lucido, ci faccio un po' che cazzo mi pare )
Il membro turgido infilato lì al calduccio, con le mutandine leggermente abbassate e poi guardarlo godere ed esplodere sulla stoffa interna, e lasciare una bella macchia biancastra e appiccicaticcia
Madonna, mi bagno come una puttanella
Poi risistemo le mutande e dall'esterno schiaccio bene il tutto sul pelo nero
Piccoli movimento circolari per fare in modo che la sua essenza arrivi alla mia pelle e gli odori si mischino a creare la fragranza che mi accompagnerá tutta la sera.
Lui sarà con me, sentirò le mutandine bagnate, l'umido ad ogni movimento, e penserò
"perché nn mi sono fatta sborrare in culo che così mi colava tutto giù per le cosce ad ogni passo... " e cristodio, adesso vado a prendere vibrox e me lo pianto anche nelle orecchie perché con sti pensieri, all'uomo del deserto, gli tocca buttarmelo e non si può, che poi mi devo sorbire altri 2 anni di colpe e angoscia con Heidegger e compagnia bella!
Dai, vado.. Sarà una giornata faticosa
Cià.
140 notes · View notes
ninoelesirene · 4 months
Text
20 anni: tanti ce ne ho messi per non dire più che “sembra ieri”. Alle 6.28 del 3 giugno 2004 morivi dopo aver pianto un’ultima, singola lacrima; l’ho intercettata con una garza che ancora conservo in un cassetto. Eravamo così vicini che avremmo potuto bisbigliarci “ti amo” e sarebbe stato tutto nostro, ma eri in coma.
7305 albe dopo non sembra più accaduto 24 ore fa. Paiono proprio 20 anni e ieri è finalmente solo l’episodio prima di oggi.
Si dice spesso che “non esiste giorno in cui…” e invece esiste, ed è giusto. Nella mia vita ci sono momenti densi di presente e persone presenti, che rendono le parole piene di fatti e i fatti pieni di me.
Ti amerò sempre, come si ama il favoloso bolide infuocato che eri e che fermava l’aria e i cuori al suo passaggio, ma accoglierò l’idea che il tuo e il nostro sia, appunto, un passaggio, smettendo di cercare di afferrare, smettendo di bruciarmi. E sarà - già è - tutto qui e ora.
È stato uno spettacolo meraviglioso essere tuo figlio, mamma.
90 notes · View notes
apropositodime · 2 months
Text
Esattamente undici anni fa, mi svegliavo con un sogno. Pazzesco.
Sognavo mia madre, in piedi vestita,come nei giorni normali della sua vita, era davanti al suo armadio metteva a posto . A fianco a lei c'era quel letto, quello ospedaliero, attrezzato, vuoto.
In quel sogno percepivo, serenità.
Mi sono svegliata e ho pensato: che strano sogno,non mi ha turbata, non mi ha spaventata, avevo capito chiaramente...
In quegli anni vivevo i nella stessa palazzina dove vivevano i miei.
Ale aveva 6 anni e Andre 9.
Ci prepariamo e scendiamo dai nonni.
Mio padre è preoccupato e mi dice: stamattina non va.
Solo questo.
Lei è nel letto ospedaliero, con il respiratore e tutto il resto, dimostra duecento anni, mio padre è stato il miglior infermiere che io abbia mai conosciuto.
Maledetta malattia.
Andiamo via, fa caldo, conosco mio padre, porto i bambini fuori, anche se loro sono davvero bravi.
Andiamo nel bar del loro padre, io a giugno ho chiuso la nostra storia, il nostro matrimonio, e stato un anno assurdo,tra una cosa e l'altra.
Intorno alle undici mi chiama mia sorella, piange e non capisco cosa dice, ma capisco cos'è successo
Mamma è volata via.
Ho dovuto sempre dire io da sola, le cose ai miei figli, anche quando il loro padre se ne è andato,sempre io.
Va be, chi se no!
In quel sogno, mi ha salutata.
Non lo dimenticherò mai.
In questi anni non l'ho sognata molte volte, ma solo in momenti miei particolari.
"non lo so dove vanno le persone quando ci lasciano, ma so dove rimangono"
L'unico volta in cui ho pianto è stato quando mia sorella mi ha detto : la mamma ha la Sla.
Chi vuole stare in corpo che non sente più, chi? Sapendo che non c'è nulla da fare.
Quando se n'è andata, ho respirato, lei non respirava più in autonomia, e sapete una cosa, la sua paura più grande era quella , la mancanza del respiro, il suo punto debole era la gola, tantissimo anni fa le era stata tolta la tiroide .
La sua malattia l'ho trovata ingiusta. Non che ci siano malattie giuste...
Quindi io sapevo che non ce la faceva più, in quel saluto ho percepito la sua serenità.
E niente, dopo questo ricordo buttato su questo muro, mi scuso se vi ho trasmesso tristezza, non era questa l'intenzione.
Giovedì.
Ciao Ma😊
47 notes · View notes
Text
Tumblr media
❤Che gentile questa mamma, a molti il pianto di un neonato da fastidio.Durante un volo di 10 ore, diretto dalla Corea del Sud verso gli Stati Uniti.
Una madre ha distribuito a più di 60 passeggeri della classe economica, una bustina per ciascuno.
La busta conteneva alcune caramelle, un paio di tappi per le orecchie come una sorta di scuse anticipate, nel caso in cui il suo bambino di 4 mesi avesse urlato durante il volo.
La busta conteneva anche un messaggio che diceva:"Ciao, sono Jun Woo. Ho 4 mesi e oggi vado in America con mia madre e mia nonna. Sono un po' nervoso e spaventato. Questo è il primo volo della mia vita. È normale che pianga o provochi qualche disturbo.
Cercherò di mantenere la calma, ma non posso promettertelo. Per favore usa i tappi se la mia voce diventa troppo forte. Goditi il viaggio. Grazie".
Una cultura del rispetto della libertà altrui.❤
Corea del Sud
Dal Web
119 notes · View notes
nitroglycerin-a · 3 months
Text
Gli uomini non chiedono
Non capisco se sono io a portarli a tale stasi, chiedo tutto chiedo troppo, chiede come stai? Parlami!!! Qual è l’ultima volta che ti sei sentito amato? Qual è il desiderio più grande che hai? In che posizione ti metti per dormire? Qual è la tua torta preferita? L’ultima volta che hai pianto? E ti senti felice? E sei vivo? O sei morto? E ti senti solo? Vuoi bene ai tuoi genitori? Cosa ascolti quando vuoi spiaccicarti il cervello sul muro?
E rispondono sempre eh, adorano rispondere, e si aprono tanti discorsi, però gli uomini non chiedono mai niente, lasciano scivolare tutto, vorrei che qualcuno mi chiedesse l’ultima volta che ho urlato, quanti rossetti possiedo (ne ho sempre uno diverso), ma come fai a disegnare così?, che fumetti ti piacciono?
Nessuno mi ha mai chiesto che fumetti mi piacciono, faccio la fumettista, nessun ragazzo che mi abbia conosciuta bene e che sia uscito con me mi ha mai chiesto “raccontami quali sono le tue storie preferite, parlami dei disegnatori che ti hanno fatta innamorare”
Che tristezza
37 notes · View notes
mucillo · 1 month
Text
Tumblr media
Girerò per le strade finché non sarò stanca morta
saprò vivere sola e fissare negli occhi
ogni volto che passa e restare la stessa.
Questo fresco che sale a cercarmi le vene
è un risveglio che mai nel mattino ho provato
così vero: soltanto, mi sento più forte
che il mio corpo, e un tremore più freddo accompagna il mattino.
Son lontani i mattini che avevo vent’anni.
E domani, ventuno: domani uscirò per le strade,
ne ricordo ogni sasso e le striscie di cielo.
Da domani la gente riprende a vedermi
e sarò ritta in piedi e potrò soffermarmi
e specchiarmi in vetrine. I mattini di un tempo,
ero giovane e non lo sapevo, e nemmeno sapevo
di esser io che passavo – una donna, padrona
di se stessa. La magra bambina che fui
si è svegliata da un pianto durato per anni:
ora è come quel pianto non fosse mai stato.
E desidero solo colori. I colori non piangono,
sono come un risveglio: domani i colori
torneranno. Ciascuna uscirà per la strada,
ogni corpo un colore – perfino i bambini.
Questo corpo vestito di rosso leggero
dopo tanto pallore riavrà la sua vita.
Sentirò intorno a me scivolare gli sguardi
e saprò d’esser io: gettando un’occhiata,
mi vedrò tra la gente. Ogni nuovo mattino,
uscirò per le strade cercando i colori.
(Cesare Pavese)
24 notes · View notes
thebutterfly0 · 3 months
Text
Ieri, in ufficio, abbiamo avuto un corso. Ero consapevole che le mie colleghe si sarebbero messe tutte in ghingheri ma non pensavo di sentirmi così uno schifo, peggio del solito. Tutte con le scarpe con il tacco, gonne o pantaloni eleganti e camicette. Mi sono guardata allo specchio e mi sono vergognata, anche se vestita completamente di nero per nascondere lo schifo che sono diventata. Sono ingrassata, non mi entra più nulla. Guardo spesso il sito di Zalando che oltretutto ho scoperto avere una bellissima linea per noi grasse. Lo guado e poi mi dico dove cavolo voglio andare e chiudo tutto. Metto tanti cuoricini su ciò che mi piace ma resta tutto li, dalle scarpe con il tacco a dei pantaloni diversi dai jeans. Ma rimarrano solo cuori per farmi sognare un po. Non riesco a mettermi il cuore in pace, sono così e a parte dimagrire non posso fare chissà cosa. Penso di non aver mai pianto guardandomi allo specchio e vergognandomi di cosa sono. Sono riuscita a raggiungere anche questa vetta. Non pensavo di poter raggiungere vette così alte.
28 notes · View notes
estaticheparole · 9 months
Text
Sembrava non ci fosse niente, nessun punto di contatto tra noi, nessuna affinità, eppure entrava, come un bisturi.
L’intensità mi attrae. Mi fa sentire morta non sentire. E io non sentivo, li guardavo, tutti quanti, davanti a me come passanti a cui rivolgi uno sguardo distratto, ma non sapresti più dire, dopo un istante, di che colore avevano il cappotto.
Mi bastavo, giuro che mi bastavo e nemmeno sfioravano quel profondo che brucia. Ero riva del mare, fredda, poco mossa, bassa, che non bagna davvero.
Io non so perché ho sorriso.
Non so nemmeno perché ho riso.
Forse era capace di portarmi altrove, di farmi smettere di pensare. Gli piacevo più leggera, senza il peso di questa malinconia, senza i miei “perché?”, senza le mille spiegazioni, il senso della vita, la psicoanalisi, le interpretazioni dei piccoli gesti. Quasi spoglia di me, a vedere un altro strato. Come quando hai le mani così congelate perché hai toccato un sacco di neve e poi inspiegabilmente, senti. Il tatto non mente più, non ti abbadona, esce da quel letargo che sembrava sortilegio.
Ho sentito.
Ho desiderato.
Ho guardato dritto negli occhi altri occhi e mi è sembrato di vedere davvero, di essere stata cieca per tutto il resto del tempo.
Ho chiamato qualcuno “amore” perché per me era il suo unico nome.
Ho immaginato.
Ho fantasticato.
Ho ceduto alle braccia che mi cingevano la notte, non ho opposto resistenza. Ho ceduto allo splendore, ma lo splendore si paga.
Ho usato il mio corpo come un dono, come una canzone, prima assolo di pianoforte e poi musica rock, guardando ancora negli occhi. Perdendomi negli occhi.
Ho immaginato un figlio, gli ho dato un nome, io che non ci avevo mai pensato in maniera così intensa.
Ho sorriso quando il portone di casa si apriva.
Ma ho pianto, ho pianto, ho pianto.
Non mi manca lui.
Mi manca l’amore.
Mi manca la stessa cosa che mi terrorizza.
62 notes · View notes
quelmaredeimieiocchi · 2 months
Text
Quando ti ho conosciuto avevo 14 anni, ero una bambina ma ti ho amato dal primo sguardo, da quel sorriso che ci siamo scambiati, da quel "Ciao, come stai?" che mi hai sussurrato, sottovoce.
Ti ho giurato amore dal primo istante. Era la prima volta anche per me: le farfalle nello stomaco, il formicolio sulle dita, il cuore finalmente sereno. Sì, era la prima volta anche per me, ma l'ho sentito forte e chiaro: il mio cuore batteva.
Era la prima volta che mi sentivo forte, e viva.
Quando sei andato via non mi sono sentita solo sola, no, ma completamente persa. Quella fame di te mi si stava divorando dentro, senza lasciar spazio più a nulla. Ho costruito intorno a me muri su muri per proteggermi, mi cercavo ovunque ma non ero da nessuna parte... fino a quando mi sono ritrovata poi nella mia stessa prigione: una gabbia dal quale non si fugge, un labirinto senza via d'uscita. E poi ci ho fatto amicizia, è diventata casa mia. Un luogo sicuro da cui non penetrava un filo di luce, e di aria.
Con l'andare del tempo ho avuto modo di prendere consapevolezza di ciò che mi stava succedendo. Ti ho cercato, perdutamente. E perdutamente ho provato a scordarmi di quella sete di te. Perdutamente annegavo nella valle di lacrime che avevo pianto, e navigavo fra le onde, senza meta, dolcemente. Senza la mia perfetta metà, tu mi completi.
Ti ho amato sottovoce e senza volerlo, ti ho amato con tutti contro, compresa me stessa. E ti ho difeso nonostante la prima ad essere colpita ero stata proprio io. Non eri un mio nemico, ma un mio intimo amico.
Ad oggi, quel rumore è ancora cieco, e assordante, dentro me. Un suono dolce che mi accompagna durante il giorno, ed una ninna nanna che mi culla la sera.
Il desiderio è ancora forte Jhon. Dimenticarti per me è inconcepibile, o meglio, lo è per il mio cuore, per la mia mente, per quei sogni nel cassetto di cui non trovo più la chiave.
Sono trascorsi secoli dall'ultima volta, ma gli anni non potranno mai cancellare quello che è stato. Io ti aspetto ancora, dietro questo muro so che ci sei, ovunque tu sia, la mia mano è quì.
Croce sul cuore.
18 notes · View notes
occhietti · 5 months
Text
Tumblr media
Sono una combattente…
Una combattente di Felicità.
Ho sconfitto i Mulini a vento dell’anima. Ho affrontato gli attacchi di panico e, a loro, ho detto: "Sono fragile, ma più forte di voi".
Ho guardato in faccia la paura e la solitudine abbracciandomi così forte da farmi male. Mi sono guardata allo specchio con tutti i miei limiti, i miei difetti, le mie ferite e ho detto alla mia immagine riflessa: "Fai di tutto per amarti perché sei la casa di questa cosa meravigliosa che è la tua anima".
Ho pianto così tanto da non avere più lacrime ma ho riso così di pancia da illuminare il mondo.
Ho amato tanto e non ho mai permesso al dolore, all’abbandono, agli amori non corrisposti di impedirmi di amare forte, di amare doppio, di amare ancora, di amare e basta.
Sono una combattente:
la Felicità è la mia vittoria.
- Letizia Cherubino,  Se non t’incontro nei sogni, ti vengo a cercare
29 notes · View notes
alkalineblues · 4 months
Text
Sono mesi che seguo lavori in casa non mia, fatti non come li farei io, per cui devo movimentare tutto l'arredo per evitare che si sporchi o rovini e dopo devo pulire minuziosamente tutto perché lasciano sempre un casino.
Praticamente è un trasloco con pulizia totale ogni due giorni.
Ogni due giorni, perché ovviamente sono lavori fatti male che hanno bisogno do continui aggiustamenti, sistemazioni, sopralluoghi. E io mi sveglio presto, vado a letto tardi, prendo smart, esco presto da lavoro, entro tardi.
Un continuo da mesi.
In più ci si mettono diagnosi di cose e operazioni a parenti e persone vicine. Pensieri continui e stress aggiuntivo.
Sono stanco.
Mi sembra di non riposarmi mai.
Stamattina nel movimentare le cose, col mio fare da bufalo, ho decapitato uno stelo di una delle mie piante preferite. Ci tengo molto, l'ho presa col cuore, ci dedico tanto amore, tante attenzioni. Un'alocasia che sta crescendo tanto, facendo foglie nuove. Per la fretta mi è caduta una scatola pesante sopra e ha distrutto uno stelo bellissimo.
Sono crollato. Mi sono seduto e ho pianto. Mi sono sentito un vero coglione. Un dispiacere immenso nel cuore.
Tutte le mie energie, il mio impegno, le mie attenzioni, distrutte da me stesso in un modo stupidissimo.
Sono stanco.
Vorrei solo abbandonarmi alla noia e non pensare più a tutte queste cose.
22 notes · View notes