#ho letteralmente pianto dal ridere
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had an hysterical night bullying my baby sister
#credo di aver urlato IGNORANTEEEE più volte stasera che nel resto della mia vita#secondo lei Beethoven è l'autore delle Quattro Stagioni#non sapeva come scrivere Snoopy. ha provato prima Snoppy e poi Snowpy#non si ricordava chi era Petrarca#ha pronunciato l'Aida come ''laida''#ho letteralmente pianto dal ridere
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Per festeggiare i drama visti quest’anno rispondo ad un quiz di 45 domande sulle serie tv, prendendo in esame solo i drama visionati in questo 2019.
Grazie a @dilebe06 per avermi taggata in questo divertente quiz.
Le serie in questione sono, in ordine cronologico: Meteor Garden, L'uomo della regina In-hyeon, The Legend, The Untamed, Secret Garden, Designated Survivor 60 Days, Strong Woman Dong Bo Soon, Shining Inheritance, You Are Beautiful, Vagabond.
Avvertenza: molte domande avranno come risposta "The Untamed". Non ammetto lamentele.
1. Serie tv preferita: The Untamed.
Basta anche solo dare un'occhiata al mio profilo per capirlo. Questa serie mi ha all'inizio stuzzicata, interessata, ho cominciato a guardarla sapendo che prima o poi sarebbe scoppiata la scintilla, finché è arrivato il momento in cui mi ha letteralmente rubato il cuore.
Amo questa storia, amo i personaggi, le relazioni complesse tra di loro, gli intrecci, le riflessioni date, le mille e travolgenti emozioni provate nel corso della storia, amo le musiche, le ambientazioni, i dettagli.
È una storia che ti prende e ti trascina a fondo in mezzo alle lacrime e al dolore, ma che poi ti prende per mano e ti aiuta a risalire e a risanare le tue ferite, fino ad accompagnarti al liberatorio e tifatissimo lieto fine (perché sì, Lan Zhan e Wuxian alla fine stanno insieme, non voglio sentire repliche, confermato dallo stesso attore protagonista). E allora prendi un bel respiro e pensi che tutto quello che c'è stato, ne è valsa la pena vederlo.
Se devo definire questa storia in una parola (è dura!) dico che The Untamed è una storia di perdono. Molti personaggi compiono un percorso di perdono verso se stessi e/o verso gli altri. Un perdono per i rimorsi, i rimpianti, i sensi di colpa, per la mancanza di coraggio, gli errori fatti, le cose dette e non dette.
Alcuni ce la fanno, altri no.
Soprattutto il protagonista incarna questo concetto: dopo tutto quello che ha passato e fatto, Wuxian trova la forza di perdonarsi per essersi punito così a lungo, scoprendo che merita di essere amato e che deve avere il meraviglioso coraggio di essere felice.
E lui ce l'ha fatta, grazie a Lan Zhan.
2. Serie tv che ti è piaciuta meno: Secret Garden.
Non è spazzatura, esiste certamente di peggio, ma è innegabile per me che questa serie poteva essere fatta meglio, moooolto meglio.
Non capisco tutto il successo che ha ricevuto, non capisco perché viene quasi elogiato a capolavoro. Non capisco perché la storia d'amore raccontata è innalzata a una delle più belle e struggenti mai viste.
È una storia che, seppur piena di cliché, aveva un buon potenziale, e il problema è che è stato sfruttato male. Lo scambio dei corpi poteva essere una cosa carina, ma a parte essere divertente, non ha portato a nessuna evoluzione dei protagonisti.
Alla fine lui evolve nel modo più inutile che abbia mai visto, con la morale "basta il pensiero" (volevo vederlo diventare davvero uno straccione!), e con lei che si innamora quasi a caso.
Di questo drama salvo solamente la colonna sonora e l'adorabile Oska.
3. Protagonista maschile preferito: Meteor Garden.
Ero pronta a scrivere "Wei Wuxian" senza nemmeno pensarci (anzi, l'avevo già scritto, perché Wuxian vince, e vincerà sempre, a mani basse), ma vedendo che successivamente seguirà la domanda del personaggio più amato, ho pensato di evitare una ripetizione e di scegliere un altro protagonista che ho amato moltissimo: Daoming Si.
Esilarante, sopra le righe, arrogante, gentile, prepotente, questo personaggio mi ha fatto fare cinquanta episodi di risate. Mi è piaciuto tantissimo il modo in cui è stato messo in scena e il suo percorso lungo la storia.
Profondamente innamorato di Shancai, il suo amore è incrollabile e perseverante. Tuttavia non mette in scena il suo amore in modo sdolcinato e non è il classico principe azzurro. Ha i suoi diretti, fa i suoi errori, e questo me lo rende ancora più apprezzabile.
La mia antipatia nei suoi confronti è durata tipo cinque episodi, poi ho cominciato semplicemente ad amarlo tanto quando aspetta Shancai per tre ore sotto la pioggia, quando la salva dai delinquenti o dalla tempesta di neve, quando la insegue senza sosta deciso a non mollare.
Indimenticabili i momenti in cui si finge morto, o finge di aver perso la memoria, l'ultimo appuntamento a Londra, quando viene sorpreso dalla sorella mentre bacia Shancai, quando è disposto a morire di fame pur di lottare per il proprio amore.
Insomma, i bei momenti sono davvero tanti.
4. Protagonista femminile preferita: Strong Woman Do Bong Soon
Lo ammetto, sono stata indecisissima tra Go Hae-ri, Shancai e Do Bong Soon. Alla fine ho deciso di premiare quest'ultima per la sua adorabilità.
Mi è piaciuta davvero tanto. Mi è piaciuto come abbia passato la vita a nascondere la sua forza come se fosse una maledizione maligna, per poi, grazie a Min Min, capire che proprio quella forza la rende la donna meravigliosa e desiderosa di giustizia che è.
Adorabile, tenera, dolce, simpatica, coraggiosa, determinata. Mi è sempre piaciuto il suo portamento, il suo modo di fare tenero ma che non si lascia mettere i piedi in testa. L'ho trovata incredibilmente adorabile in tutti quei momenti in cui sembra una teenager innamorata, mi sono intenerita quando la vedevo confusa e sorpresa davanti all'amore di Min Min, come se non potesse credere di poterlo ricevere.
Mi è piaciuto come si sia lasciata andare lentamente, dolcemente, dopo aver conosciuto il suo presidente e aver imparato non solo a rispettarlo, ma anche a volergli bene e a sentire la sua mancanza.
Un personaggio femminile davvero carino, e l'accoppiata con Min Min poi, è stata adorabile.
5. Miglior coppia: The Untamed.
Per quanto abbia amato le meravigliose coppie di Meteor Garden e Strong Woman, la wangxian vince su tutti. Una storia d'amore che sprigiona tutta la sua potenza emotiva senza mai mostrare nemmeno un bacio E ANCHE SOLO PER QUESTO MERITA UN APPLAUSO.
Non potendo esprimersi con una vera e propria dichiarazione d'amore, i due protagonisti confessano i loro sentimenti in altri modi, che mi hanno fatto emozionare molto di più dei classici "ti amo", "mi piaci", "ti penso sempre".
Comporre una canzone per celebrare la persona amata, il desiderio di morire tra le braccia della persona che ami nonostante sia un tuo "nemico", definirsi anime gemelle, non esitare a buttarsi in un dirupo per proteggerlo, schierarsi apertamente con lui mettendosi contro il mondo intero.
Capite perché li amo?
Un amore costruito nell'arco di cinquanta episodi, forte, potente, bello, pulito, tenero, un amore soprattutto atteso, costellato di rimpianti e rafforzato dalla sofferenza, che alla fine esplode in tutto il suo coraggio.
Premio questa coppia anche solo per questa scena, un momento per cui ancora urlo internamente come una tredicenne di fronte a Leonardo DiCaprio ai tempi del Titanic.
6. Miglior scena d'azione: Vagabond.
Ok, sono stata seriamente tentata di mettere la scena della lotta contro la Tartaruga di The Untamed giusto per farmi due risate. E poi chi se lo scorda Wei Wuxian che lotta contro la forza di gravita per dieci minuti buoni?
Ma devo essere sincera, e ammettere che la scena d'azione che mi è piaciuta di più viene da Vagabond. Certo, questa serie è un'azione continua!
Mille inseguimenti, sparatorie, combattimenti, bombe, cecchini. C'è solo l'imbarazzo della scelta. Personalmente, ho deciso di premiare la scena (più che scena è una sequenza) in cui i protagonisti devono portare il signor Kim a testimoniare in tribunale.
Una corsa mozzafiato durata mezza puntata, che mi ha tenuta incollata davanti lo schermo per tutto il tempo, con l'ansia che non potessero farcela dopo tutti gli sforzi compiuti.
Ed è una sequenza bella non solo per la sua parte d'azione, ma anche perché è piuttosto potente a livello emotivo. Ho pianto come una bambina nel vedere i famigliari delle vittime scoppiare in tutto il loro coraggio e farsi avanti per proteggere con i loro corpi il copilota, perché l'importanza della verità era più forte delle loro vite.
Un momento davvero toccante.
7. Miglior momento comico: You Are Beautiful.
Questa serie è piena di momenti comici che mi hanno fatto ammazzare dalle risate. Primo su tutti, che mi ha proprio fatto piangere, è quando la SCALTRISSIMA protagonista finisce sul tetto di un camion che la porta per le strade della città, con Tronky che la insegue correndo come un pazzo.
Non posso fare a meno di ridere tutte le volte che ci penso.
8. Miglior bacio: Meteor Garden.
Siccome tra Wei Wuxian e Lan Zhan di The Untamed non c'è mai stata nemmeno l'ombra di un bacio (MALEDETTA CENSURA CINESE!!), premio Daoming Si e Shancai.
I loro baci sono estremamente carini e puliti, se devo scegliere il mio preferito dico quello in cui è Shancai a prendere l'iniziativa. Ho un bel ricordo di questo episodio, per la prima volta ho visto Shancai guardare Daoming Si con occhi diversi, finalmente l'ho vista presa, innamorata.
Mi è piaciuto come lo afferra per la cravatta e lo attira a sé, quel sorriso semplicemente felice prima di lasciarsi andare, e poi il bacio, e poi lei che corre via, con Daoming Si che la lascia fare quasi inebetito per la sorpresa, per poi toccarsi le labbra dopo che lei è corsa via, come se non riuscisse a crederci.
9. Miglior Villain: The Untamed.
Qui non posso non premiare il sadico psicopatico Xue Yang, che ho amato alla follia fin dal primo momento che l'ho visto. A livello di intelligenza e strategia, Jin Guangyao lo batte su tutta la linea, ma premio Xue Yang per l'impatto emotivo che ha avuto su di me.
Ho amato l'arco narrativo alla Città di Yi, le cui vicende mi hanno spezzato il cuore. Xue Yang è psicopatico, crudele, sadico. Inganna il povero Xiao Xingchen facendogli uccidere degli innocenti, solo per il gusto di vederlo sporcarsi, macchiarsi, così da non poter più essere il cultore dalla famosa reputazione cristallina e dall'anima immacolata.
Xue Yang TI RIDE IN FACCIA dopo averti fatto del male, perché veder soffrire le persone lo diverte, gli fa passare il tempo, lo aiuta ad ammazzare la noia, è il suo gioco preferito.
Cresciuto per le strade in mezzo ai delinquenti e alla povertà, circondato dall'indifferenza e dalla crudeltà della gente, considerato solamente un rifiuto umano, la mancanza di amore lo ha trasformato nel mostro malvagio che conosciamo.
Un personaggio crudo e tragico che non ho potuto non amare.
10. Miglior Ost: The Untamed.
The Untamed sfoggia una delle colonne sonore più belle che abbia mai sentito, non è raro che mi ascolti la soundtrack durante le mie passeggiate. Travolgente, sentita, struggente, dolce, emozionante.
Quando ascolto la melodia del flauto mi viene voglia di suonarlo io stessa per rilassarmi, quando ascolto la musica del Pontile del Loto vorrei poterci andare di persona.
Le mie canzoni preferite sono, ovviamente, la Wangxian, la canzone di Wei Wuxian e quella di Shijie. Non nascondo che quest'ultima mi ha fatto piangere come una bambina in più di un'occasione.
11. Miglior ambientazione/location: The Untamed.
Scusate, ma sono innamoratissima dei Meandri delle Nuvole e del Pontile del Loto. Mi chiedo sempre quale dei due preferisco, ma mi è davvero difficile dare una risposta.
Amo la montagna e i posti tranquilli, quindi la casa del Clan Lan è perfetta per me. Quando li vedo, vorrei sempre poter passeggiare per quei sentieri in mezzo alle cascate, ascoltare il rumore dell'acqua e rilassarmi in mezzo alla natura.
Ma mi ricordo anche cosa provai quando vidi il Pontile del Loto per la prima volta: rimasi incantata. Il molo con le barche, il fiume, l'andirivieni di persone sorridenti tra loro, i fiori di loto, i colori, la sala del trono, tutto così luminoso e dall'aria famigliare.
Se mi chiedessero di scegliere uno dei due posti dove passare il resto della vita, mi troverei in seria difficoltà.
12. Miglior scena WTF?!: Strong Woman Do Bong Soon e The Untamed.
Qui devo PER FORZA mettere due scelte.
La storyline dei gangster e dei teppistelli di strada di Strong Woman è una delle cose più inutili e no sense che abbia mai visto, e tutta la questione della "cacca" (sì, la cacca) è completamente e totalmente WTF.
Per The Untamed, la scena WTF è questa: Jin Guangyao e sua moglie stanno parlando del loro matrimonio incestuoso, delle atrocità commesse da lui, del figlio morto, lei è scioccata e disperata, e Jin Guangyao se ne esce con "Tesoro, abbiamo ospiti".
Le priorità da fare invidia a Hermione Granger.
13. Personaggio più intelligente: The Untamed.
Ci ho pensato, e qui devo dividere le cose.
Come personaggio più intelligente a livello politico, strategico e sociale dico Nie Huaisang. Faccio i miei più sentiti complimenti anche a Jin Guangyao per essere stato un perfetto genio del male, ma la medaglia d'oro devo consegnarla al Signor Non So Niente per essere riuscito a capire, incastrare e battere il villain numero uno della storia.
Invece, a livello di "magia" diciamo, il personaggio più intelligente è di sicuro Wei Wuxian. Voglio dire, chi altri sarebbe sopravvissuto ai Monti della Sepoltura privo del Nucleo D'oro, riuscendo addirittura a creare una nuova arma potentissima e infine uscire da quell'inferno più potente di quando ci era stato gettato?
14. Personaggio meno intelligente: You Are Beautiful.
Go Mi-nyu/Jemma è il personaggio semplicemente più ingenuo che abbia mai visto. Approfittarsi di lei è la cosa più facile del mondo.
Capisco perché sia così: è cresciuta in un convento circondata da sante suore e da preghiere quotidiane, non ha conosciuto altro che amore e semplicità. Non sa nulla del mondo esterno, di come funzionano davvero le cose, di quanto possano essere cattive le persone.
Per questo non si accorge di quanto sia dispettosa, immatura e meschina la Finta Fata, che non fa altro che prendersi gioco di lei in tutti i modi che le vengono in mente, perché tanto Jemma la lascia fare.
Non importa quanto siano espliciti i tuoi comportamenti, Jemma è una che non capisce se non le dici chiaro e tondo "tu mi piaci", e anche allora penserà di aver capito male.
15. Miglior personaggio comico: Strong Woman Do Bong Soon.
Oh Dol-ppyeo, il Capo Leader della sezione dove la protagonista vuole lavorare, è stato un personaggio semplicemente esilarante. L'ho amato fin da quando ha messo piede in scena, mi ha fatto fare mille risate tra le sue grida stridule e i suoi comportamenti da "Drama Queen".
16. Miglior Second Lead: Strong Woman Do Bong Soon.
In Kook-Doo, l'amico poliziotto della protagonista, è stato un ottimo Second Lead che mi è piaciuto davvero tanto.
Un bravo ragazzo, un leale poliziotto, un vero amico, si accorge dei sentimenti che prova quando ormai è troppo tardi, quando ormai lei è innamorata del presidente.
Mi ha intristito davvero un sacco quando nel finale l'ho visto rimanere da solo, per strada, la notte, con un regalo tra le mani che non potrà mai dare alla sua amata perché ormai lei ha dato il suo cuore a un altro.
Mi è piaciuto anche molto il rapporto col protagonista. I due sono rivali in amore, si odiano, si insultano, fanno quasi a cazzotti in più di un'occasione, ma alla fine si rispettano, imparano a collaborare e a mettere da parte la competitività amorosa per catturare il criminale e proteggere la protagonista.
17. Miglior momento triste: The Untamed.
Ok, la risposta sono sicura che è quella. Ma mi trovo in difficoltà nel scegliere un solo momento da decretare come il più triste. The Untamed ha un'intera collezione di momenti tristi e dolorosi, sceglierne uno è piuttosto arduo. È come se mi mettessero davanti delle torte tutte al cioccolato di forme diverse, e mi chiedessero di scegliere quale preferisco. Cioè, è uguale!
Pensandoci, mi vengono in mente vari momenti. L'addio della Signora Yu, Wuxian che confida alla sorella di sentirsi in colpa, il sacrifico del Nucleo, il prezzo che Wuxian deve pagare per sopravvivere ai Tumuli, la separazione con Lan Zhan sotto la pioggia, l'addio di Wen Qing, la lontananza forzata tra Wuxian e i suoi fratelli, la morte di Shijie, la scena del suicidio sul dirupo, tutti gli scontri tra Wuxian e Jiang Cheng, la dolorosa attesa di Lan Zhan e i suoi rimpianti.
In pratica, dall'episodio 15 al 33, The Untamed è un lungo momento triste.
Ho realizzato che la cosa che mi mette più tristezza in assoluto è la solitudine di Wuxian: la sua lotta solitaria con il dolore, e soprattutto la battaglia che deve affrontare da solo contro il mondo.
Non so se questo sia il momento più triste per me, ma so che mi trasmette molta tristezza anche solo a pensarci:
Wuxian, che si è costretto a lasciare alle proprie spalle i suoi amati fratelli per tornare a proteggere gli Wen, ripensa alle promesse fatte, al Pontile del Loto, a Shijie e al nipotino che potrebbe dargli, un nipotino che forse non potrà mai vedere.
18. Miglior finale: The Untamed.
Nel finale di The Untamed, mi è piaciuto tantissimo come si è conclusa la storyline tra Wuxian e Jiang Cheng: oserei dire in modo perfetto.
Due fratelli con un rapporto complicato, spesso in contrasto; rabbia, rancore e dolore riempiono i loro incontri. Due fratelli cresciuti insieme tra alti e bassi, ma alla base un sincero e forte affetto crea tra loro un legame indistruttibile.
Il modo in cui finisce tra loro è molto dolceamaro e realistico. Prendono strade separate, ma si separano con finalmente la pace nel cuore, dopo essersi chiariti, consapevoli che l'uno per l'altro ci saranno sempre.
E aggiungo che la scoperta finale di Jiang Cheng che anni prima si sacrifica per salvare il fratello, è uno dei colpi di scena dell'ultimo minuto più belli che abbia mai visto. È commovente, toccante, e assolutamente sensato.
Mi ha enormemente colpito scoprire che nonostante avesse appena perso i genitori, fosse scioccato, pieno di rabbia e di dolore, nonostante avesse appena accusato Wuxian di quanto accaduto, non abbia esitato quando ha visto il fratello in pericolo. E anche se in seguito si è sentito tradito da Wuxian, non si è mai pentito di quella scelta.
Per me, è stato come ricevere uno schiaffo in faccia, mi sono anche sentita in colpa per tutte le volte che dentro di me mi sono arrabbiata con lui. Ora, continuo ad arrabbiarmi a volte, ma ho anche imparato a volergli un gran bene, e col senno di poi lo proclamo uno dei personaggi più belli di The Untamed.
19. Miglior Outfit: The Untamed.
Premetto che rimango ancora scioccata di fronte a certi outfit asiatici, nel senso che secondo me agli attori mettono addosso le prime cose che trovano nell'armadio, altrimenti non mi spiego certe... robe.
Detto ciò, ho trovato molto carini i costumi di Shijie, tipo questo:
20. Miglior Bromance: Designated Survivor 60 Days.
Ok, sono indecisissima tra il Presidente Park e il segretario Cha di Designated Survivor, e Xiao Xingchen e Song Lan di The Untamed. Entrambe le coppie hanno ottimi motivi per essere scelte.
Credo che alla fine sceglierò la prima perché i personaggi in questione hanno un'evoluzione, e la scena della praticamente "dichiarazione d'amore" alla conferenza stampa, mi fece piangere.
È stata davvero una bella emozione vedere scoppiare questa fiducia tra il presidente e il suo segretario. Curiosa di vedere come evolverà il rapporto nella seconda stagione (perché vi conviene farla una seconda stagione, se non volete ritrovarvi @dilebe06 con i forconi sotto casa).
21. Personaggio più odiato: You Are Beautiful.
La Finta Fata è un personaggio che mi è stato totalmente SUL CU*O fin dall'inizio. Da quando l'ho vista in scena la prima volta ho capito che era la persona più falsa e meschina della serie. L'ho trovata incredibilmente antipatica, e non l'ho mai sopportata.
Falsa, meschina, arrogante, egoista, capricciosa, immatura, intestardita a tal punto all'idea di stare con Tronky da investire e calpestare i sentimenti di tutti, anche quelli del ragazzo che le piace.
Due sono stati i momenti in cui l'ho odiata di più: quando si appropria del fermaglio (giù le mani, stronza!!), e quando fa indossare a Jemma le scarpe di Shin Woo, facendo soffrire come un cane il povero ragazzo, mettendo in imbarazzo Jemma, e ferendo anche Tronky.
Potevo capire (ma non giustificavo) il comportamento egoista e ossessivo di Seung Mi, illusa di poter sposare Hwan dopo che il ragazzo l'ha tenuta vicino a sé per anni. Ma qui la Fata agisce senza cognizione di causa, non ha la benché minima scusante, perché non solo Tronky non è interessato a lei, ma proprio LA DETESTA.
Ma lei non accetta che qualcuno possa voltare le spalle alla bellissima Fata Nazionale, e quindi vai giù di cattiveria.
22. Personaggio più amato: The Untamed.
Wei Wuxian è, e sempre sarà, il personaggio più amato della mia vita. Non mi era mai capitato di incontrare un personaggio con cui sentissi un'empatia così forte, un personaggio che non mi stanco mai di vedere, un personaggio che trovo tanto sfaccettato, complesso, affascinante.
È l'elemento che mi ha colpito di più quando ho visto il primo episodio. Ho pensato "questo tizio è geniale", ho sentito subito una forte simpatia per lui e in poco tempo mi sono perdutamente innamorata.
Sbarazzino, giocoso, leale, generoso, socievole, coraggioso, dalla mente geniale, sveglia e sempre un passo avanti agli altri; impulsivo, avventato, insolente, sfrontato, tanto arrogante da essere vergognoso. E la lista potrebbe continuare. È davvero un personaggio che non è possibile raccontare in poche frasi.
L'ho seguito lungo tutto il suo percorso. Mi ha fatto divertire quando era ancora un ragazzino innocente e insolente, mi ha fatto versare tante di quelle lacrime durante tutte le tragedie che avvengono, mi ha spezzato il cuore vederlo morire, ero contenta quando l'ho visto rinascere, mi ha fatto sorridere con orgoglio vederlo fare il Coach con i discepoli, mi ha resa fiera vederlo maturare a poco a poco.
Sono convinta che almeno metà del successo di questa serie sia dovuto a lui. Wei Wuxian è un personaggio incredibilmente affascinante, adorabile, per il quale è semplicemente impossibile non provare simpatia.
È un personaggio che rompe gli schemi. Non mi era mai capitato di vedere la "magia cattiva" usata per fare del bene. È anticonvenzionale, che distrugge la classica immagine dell'eroe senza macchia: è davvero uno dei personaggi più arroganti che abbia mai incontrato.
Una cosa che adoro di lui è l'intensità emotiva che ha saputo darmi, mi ha distrutto ma non ho potuto non amarlo profondamente. Avrà sempre un posto specialissimo nel mio cuore. Potrei stare qui ore a parlare di lui ma è meglio evitare.
23. Peggior Finale: The Legend.
Questa cosa ancora me la lego al dito tutte le volte che ci penso.
Il finale di questa serie è inspiegabile, nel senso che NON SI CAPISCE COSA CAZ*O SUCCEDE, e non lo posso accettare.
Per me, un finale incomprensibile è peggio di un finale insoddisfacente o favolistico. Questi ultimi, anche se difettosi, almeno ci posso parlare sopra e posso criticarli, ma se non capisco cosa succede, di cosa diamine parlo???
24. Miglior Attore: The Untamed.
Fate largo, prego, alla scoperta dell'anno. Al ragazzo che merita una statua per il lavoro fatto. Alla giovane promessa che ha incantato tutti a una delle sue prime prove attoriali.
Per me, Xiao Zhan ha tenuto in piedi la serie in modo semplicemente magnifico. Mi sono completamente innamorata di questo attore e della sua incredibile e limpida espressività.
Wei Wuxian è un personaggio complesso, sfaccettato, con mille sfumature diverse. È giocoso, spensierato, arrogante, schietto, impulsivo. Attraversa ben tre fasi nel corso della storia, ognuna delle quali richiede che sia modellato in un certo modo. Wuxian esterna tanto, ma altrettanto è quello che trattiene dentro di sé, e interpretarlo non è facile.
Ho letto vari commenti di gente che non credeva possibile che il personaggio di Wuxian potesse prendere vita, per poi ricredersi con grande sorpresa dopo aver visto l'interpretazione semplicemente PERFETTA di Xiao Zhan.
Non ho ancora letto un commento o una recensione che non definisca la sua performance meravigliosamente impeccabile.
25. Miglior Attrice: Strong Woman Do Bong Soon.
Di nuovo, sono stata a lungo indecisa tra lei e la protagonista di Vagabond. Sono state bravissime entrambe, ma alla fine premio l'attrice di Strong Woman perché a livello emotivo mi ha dato di più.
Tutte le emozioni del suo personaggio le ho trovate molto fluide, naturali, spontanee, sincere. Ho vissuto la sua ansia, la sua angoscia, la sua paura, i suoi pianti, la sua sorpresa, la sua felicità, la sua frustrazione.
Anche se il suo personaggio è, in alcuni momenti, chiaramente caricato, le sue emozioni sono molto umane e le ho trovate tutte molto credibili.
26. Miglior Cast: The Untamed.
Uno dei cast più belli e talentuosi che abbia mai visto. Tutti giovani promettenti, sanno recitare, cantare, ballare. E molti di loro non hanno nemmeno molta esperienza alle spalle.
I due protagonisti sono nel mondo della recitazione da pochi anni, ma sono stati entrambi superbi. E anche tutti gli altri si sono dimostrati dei giovani attori di grandi capacità.
La fluidità e la naturalezza che scorrono tra i personaggi mentre guardi la storia, sono talmente credibili da farti dimenticare che stai guardando degli attori che recitano. Gli attori sono diventati le reincarnazioni dei personaggi che interpretano. Un applauso a tutti quanti.
27. Quale personaggio avresti voluto essere e quale non avresti voluto essere: Meteor Garden e The Untamed.
Avrei voluto essere Shancai per il solo motivo di avere Daoming Si come fidanzato. Scusate ma un'occasione così non me la perdo. Già rido al pensiero. Questo ragazzo è oro colato.
Ricco da fare schifo (Wuxian invece è un poveraccio, per questo non lo scelgo), con una villa maestosa, macchine di lusso, la possibilità di viaggiare e andare dove ci pare quando ci pare. Per non parlare di tre amici fantastici come gli F4: a Lei chiederei di suonarmi il violino, con Meizuo e Ximen giocherei a carte e mi farei delle belle chiacchierate.
Ma a parte questo, CON DAOMING SI COME FIDANZATO NON MI ANNOIEREI MAI.
Invece, il personaggio che NON avrei voluto essere è Lan Zhan. In realtà ce ne sono vari, ma alla fine ho scelto lui.
Non avrei voluto essere nei suoi panni quando si è sentito confuso di fronte alla magia usata da Wuxian, talmente confuso da smarrire il coraggio di stare comunque al suo fianco.
Non avrei voluto provare la sua preoccupazione e la sua angoscia, il sentire le mani legate, nel vedere Wuxian distruggersi ed essere distrutto lentamente, dalla sua magia e dal mondo contro di lui.
Ma soprattutto...
Non vorrò mai sapere cosa significa veder morire davanti ai tuoi occhi la persona che ami consapevole che sei parte responsabile della sua morte. Vivere per sedici anni (sedici anni!, e per quanto ne sapeva lui poteva anche essere tutta la vita) con i rimpianti di non essere stato abbastanza coraggioso e averlo lasciato solo quando aveva più bisogno di aiuto.
28. Di quale serie vorresti un seguito: The Untamed.
Sarebbe carino avere un seguito di Meteor Garden anche solo per il gusto di vedere ancora Daoming Si, ma siccome sono spudoratamente di parte, se dovessi scegliere una serie di cui avere un seguito sarebbe The Untamed.
Anche se ammetto che non so bene di cosa potrebbe parlare.
Ma tanto potrebbero anche fare una serie di settanta episodi con Wuxian e Lan Zhan che si guardano con amore negli occhi, e io la guarderei tutta senza stancarmi un attimo.
29. Quale ship ti è piaciuta di meno? Secret Garden.
La ship tra i due protagonisti non mi ha mai preso, non li ho mai tifati, non mi sono mai emozionata, non mi è mai scattata la scintilla. Sapevo che si sarebbero messi insieme, era telefonato, ma non me ne è mai fregato qualcosa.
Tra i due ho visto vari problemi: lui che la tratta a merda, le dice che è una stracciona, lei che non fa altro che chiedere scusa come se essere povera sia davvero una colpa; mancanza di sottotesto o di profondità, lui che la "corteggia" in modo a tratti vergognoso, lei che mi sembra presa quanto un manico di scopa.
Ho sempre shippato molto di più Oska e la sua ex, che almeno compiono un sensato e graduale percorso di consapevolezza e maturazione.
30. Una frase che ricordi o che ti è rimasta impressa? The Untamed.
Tante, ma scelgo questa:
"Lan Zhan, se un giorno dovessi scontrarmi con loro, preferirei combattere fino alla morte contro di te. Se devo morire, almeno, morire per mano tua, non sarebbe una morte dolorosa."
Dite quello che volete ma questa è UNA FOTTUTA DICHIARAZIONE D'AMORE.
E incentivata dalle circostanze, è una delle cose più belle e profonde che abbia mai sentito.
31. La serie di cui faresti un rewatch adesso? Meteor Garden.
Siccome di The Untamed sto GIÀ facendo il rewatch proprio in questo momento (e non mi stancherò mai di farlo), dico Meteor Garden. A volte ripenso a certe scene della serie, e mi viene voglia di rivederla.
È scorrevole, simpatica, ricca di emozioni diverse, fa ridere, piangere, fa emozionare. La storia d'amore è bella, difficile, con alti e bassi, ma quando entrambi accettano i propri sentimenti partono come un treno e complimenti a chi riesce a fermarli.
È una serie che per me rappresenta un rewatch perfetto.
32. I tre uomini e le tre donne più belle delle serie che hai visto?
Di donne ne ho messe quattro ma sticaz*i.
33. A quale personaggio assomigli?
Domanda bastardissima. Ci ho pensato per due giorni. Sono arrivata alla conclusione che non c'è UN SOLO personaggio in cui posso rispecchiarmi. Penso di essere una persona troppo complessa e sfaccettata per poter assomigliare a un solo personaggio.
Sono un miscuglio: ho la gentilezza e la tranquillità di Sizhui, la riservatezza e il portamento di Wen Qing, il soffrire in silenzio di Wuxian, ho una parte fan girl che mi ricorda l'adorabilità di Do Bong Soon e Min Min, ho l'eterna indecisione di Shancai ma anche la sua carica, ho l'animo sognatore e romantico di Oska.
Insomma, un minestrone.
34. Serie tv per riflettere? The Untamed.
Sono decine le pippe mentali che ANCORA mi faccio guardando questa serie. Sono estremamente affascinata dai personaggi, dalle relazioni che li legano, dalle tematiche portate in campo. Ci sono davvero un milione di cose da dire.
Ho trovato incredibilmente interessanti le relazioni di: Wuxian e Jiang Cheng, Wuxian e Lan Zhan, Xue Yang e Xiao Xingchen, Lan Xichen e Jin Guangyao. Ognuna di queste mi ha spinta a riflettere e a pormi domande di svariato tipo.
Interessante anche la questione dei sopravvissuti Wen e le varie reazioni dei personaggi di fronte a essi.
Grazie a questa serie cerco sempre di ricordarmi di guardare le cose non solo dal mio punto di vista, ma cercare di comprendere anche la visione di chi mi sta accanto.
Una cosa che dovrei imparare a dire più spesso è "mi dispiace" e "grazie".
Ma la lezione più grande di tutte che mi ha dato questo drama è questa: "Cosa è bianco e cosa è nero? Cosa è giusto e cosa è sbagliato?"
35. Peggior Outfit: You Are Beautiful.
E non dico altro.
36. Peggior attrice: The Untamed.
Non mi veniva in mente un'attrice da classificare come peggiore, poi ho avuto l'illuminazione: la moglie di Jin Guangyao. L'unico neo negativo del fantastico cast, una donna che non è riuscita a trasmettermi la disperazione, l'angoscia e il disgusto che avrebbe dovuto provare in quel momento.
L'ho vista come una Barbie molto truccata e molto finta. Sfido chiunque a non correre in bagno a vomitare nel scoprire quello che ha scoperto lei, con a fianco un mostro del genere come marito. Invece lei ha reagito tipo così: "Come hai potuto?!", faccia un po' scossa, punto.
Meno male che l'hanno tolta di mezzo nel giro di un episodio.
37. Peggior attore
Sono seriamente in difficoltà, perché NON NE HO ASSOLUTAMENTE IDEA.
Anche pensandoci, non mi viene in mente nessun attore che proprio non mi sia piaciuto nelle serie viste quest'anno.
Quindi non mi resta che nominare Kit Harrington. Lo so che non fa parte di un drama asiatico, ma vi prego, passatemelo XD.
38. Qual è il tuo genere di serie tv preferito?
Sicuramente le serie storiche. Mi sento incantata.
39. Preferisci le storie fantastiche o realistiche?
Dipende dalla storia narrata e dalle tematiche portate in campo, ma credo di preferire quelle fantastiche. La cosa importante è che abbiano qualcosa da dire e che non siano solamente uno spettacolo di magia e di effetti speciali.
40. Una coppia fittizia che non ha alcuna possibilità di concretizzarsi ma che tu shippi comunque? The Legend.
Il principe Dam Deok e la sacerdotessa Kiha. Oh, io li ho sempre shippati. Erano una coppia perfetta, cazzo. Erano cresciuti insieme, uno a fianco dell'altra, a cavalcare, parlare, conoscersi, condividere l'infanzia e la giovinezza.
Ho sofferto quando ho visto la coppia sgretolarsi per varie ragioni, e qui lo dico: da quel momento sono rimasta arrabbiata col principe e sono sempre stata dalla parte della sacerdotessa.
41. Una serie che, secondo te, merita di essere più conosciuta? The Untamed.
Scusate, lo so, sono scontata. E lo so, questo drama sta già riscuotendo un certo successo (pride❤), ma non è abbastanza.
Questa serie deve conquistare il mondo.
Muti e zitti.
42. Se dovessi uscire con un personaggio di una serie tv chi sarebbe?
Questa è una domanda bastarda. Sono talmente tanti i personaggi con cui vorrei uscire che non saprei chi scegliere. Ne dico uno con cui sarebbe davvero carino passare del tempo insieme: Jeremy di You Are Beautiful. È un cucciolino. Tenero, giocoso, allegro, pazzerello. Con lui passerei del buon tempo in armonia, andremmo in giro in moto, prenderemmo il gelato, faremmo le coccole a Jolie. E di certo non mancherebbe un giro sull'autobus magico.
43. Se potessi far resuscitare un personaggio morto in una serie tv chi sarebbe? The Untamed.
Shijie, Jin Zixuan, Nie Mingjue, Jiang FengMian, la Signora Yu, Wen Qing. Ognuno di loro avrebbe degli ottimi motivi per essere riportato in vita, ma se devo sceglierne uno, dico Xiao Xingchen.
I personaggi rimasti hanno bene o male qualcuno accanto con cui vivere, l'unico ad essere rimasto davvero solo è Song Lan, quindi vorrei ridargli il suo compagno di avventure per vederli andare insieme per il mondo a combattere il male.
44. Se potessi eliminare un personaggio in una serie tv chi sarebbe? The Untamed.
Faccio la bastardata, e dico Nie Huaisang, così Wei Wuxian non sarebbe mai tornato in vita e Jin Guangyao avrebbe conquistato il mondo.
MUAHAHAHAHAHAHAHAHA
(Sì, una parte di me ha sempre tifato il genio del male dalle fossette assassine).
45. Se potessi vivere con un personaggio di una serie tv chi sarebbe? The Untamed.
Dico i discepoli. Sono degli amori, uno più adorabile dell'altro. Vivrei con i discepoli del Clan Lan nella tranquilla eleganza dei Meandri delle Nuvole, per poi andare a caccia notturna assieme ai discepoli delle altre Scuole.
Chi se la perde l'occasione di stare tra Jin Ling, Lan Sizhui e Lan Jingyi, e tutti gli altri meravigliosi ragazzi?
Mi divertirei un sacco ad assistere ai loro battibecchi, farei i complimenti a Sizhui per il suo buon comportamento, giocherei con Fata e andrei con loro all'avventura o a curiosare in giro.
Inoltre mi piace l'idea che per loro potrei essere una sorta di "sorella maggiore".
Mi sono divertita un sacco a fare questo quiz, anche se alcune domande sono state davvero bastarde! @dilebe06 rifacciamolo l'anno prossimo!
#quiz#quiztime#serie tv#asian drama#drama#the untamed#vagabond#you are beautiful#60 days designated survivor#shining inheritance#strong woman do bong soon#meteor garden#secret garden#daoming si#wei wuxian#the legend#xiao zhan#xue yang#xiao xingchen
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Ho passato un terzo della mia giornata con una gomma della macchina a terra nonostante il vano tentativo di riparare lo squarcio (letteralmente) che ci si era aperto dentro.
(A lots of thanks and love to @giovaneanziano che mi ha insegnato ad usare l'aggeggio che ripara gli pneumatici altrimenti, cazzo ero ancora lì)
L'ora e mezza ad aspettare che il carroattrezzi arrivasse - perchè dal gommista mica ci sono arrivata - è stata la peggiore: si chiama attesa, mi hanno detto.
Chiusa dentro la macchina, in una piazzola di sosta su una strada provinciale, con le quattro frecce.
Guardavo il telefono e avrei voluto solo qualcuno da chiamare per riderci, non per piangere: per scherzare su quante cazzo di calamità naturali attiro manco fossi un parafulmine.
Il pianto è venuto dopo quando mi sono resa conto che in alcuni momenti, soprattutto quando vorrei ridere dei miei cataclismi, quella che mi manca è la mia amica.
Però adesso sono una donna che sa anche ripararsi da sola una gomma a terra.
Dovrebbe rendermi felice, ma in realtà mi rende solo ancora più isolata.
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Jodi Taylor
Oggi voglio parlarvi di una serie di libri che è arrivata in Italia solo l’anno scorso, ma che io ho letto (il primo libro) diverso tempo fa: le Chronicles of St Mary’s (St Mary's Institute of Historical Research) di Jodi Taylor, che qui da noi sembra essere stata ribattezzata Serie degli storici curiosi, non chiedetemi perchè.
Di cosa parla la serie: sono le avventure di un gruppo di storici (studenti, dottorandi e professori dell’Istituto St Mary di ricerca storica), che grazie a delle macchine del tempo studiano la storia rivivendola e combinando tanti di quei casini che nemmeno otete immaginare.
E’ una serie segnata da uno spiccato british humor, piena di situazioni assurde e divertenti, quindi se non vi piacciono le cose assurde statetene alla larga. Perchè questi sono romanzi scritti per far ridere.
La serie è formata da ben 12 libri, più diverse novelle brevi. In italia al momento sono stati pubblicati solo i primi due romanzi:
1. La confraternita degli storici curiosi, di Jodi Taylor
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Dietro la facciata apparentemente innocua dell’Istituto di ricerche storiche Saint Mary, si nasconde ben altro genere di lavoro accademico. Guai, però, a parlare di «viaggio nel tempo»: gli storici che lo compiono preferiscono dire che «studiano i maggiori accadimenti nell’epoca in cui sono avvenuti». E, quanto a loro, non pensate che siano solo dei tipi un po' eccentrici: a ben vedere, se li si osserva mentre rimbalzano da un’epoca all’altra, li si potrebbe considerare involontarie calamite-attira-disastri. La prima cosa che imparerete sul lavoro che si svolge al Saint Mary è che al minimo passo falso la Storia vi si rivolterà contro, a volte in modo assai sgradevole. Con una vena di irresistibile ironia, la giovane e intraprendente storica Madeleine Maxwell racconta le caotiche avventure del Saint Mary e dei suoi protagonisti: il direttore Bairstow, il capo Leon Farrell, Markham e tanti altri ancora, che viaggiano nel tempo, salvano il Saint Mary (spesso - anzi sempre - per il rotto della cuffia) e affrontano una banda di pericolosi terroristi della Storia, il tutto senza trascurare mai l’ora del tè. Dalla Londra dell’Undicesimo secolo alla Prima guerra mondiale, dal Cretaceo alla distruzione della Biblioteca di Alessandria, una cosa è certa: ovunque vadano quelli del Saint Mary, scoppierà il finimondo.
2. Le esoteriche scorribande degli storici curiosi
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Madeleine Maxwell, Max per gli amici, ha scoperto di recente che la sua laurea in storia non l'avrebbe portata necessariamente a condurre una vita sedentaria, al limite della noia. Da quando è stata reclutata dall'Istituto di ricerche storiche Saint Mary, anzi, le ricerche sul campo la catapultano, insieme ai suoi colleghi, da un'epoca a un'altra senza troppe garanzie di far ritorno nel presente. Inviati in missione nella Londra vittoriana per cercare Jack lo Squartatore, gli storici del St. Mary's se la vedono veramente brutta quando è Jack lo Squartatore a trovare loro. Inseguita nelle strade nebbiose di Whitechapel, Max rischia veramente di fare una brutta fine. Di nuovo. E non è che l'inizio: l'inizio di una corsa contro il tempo per salvare il St. Mary's da un nemico pericolosissimo che ne vuole l'annientamento. Un nemico disposto a distruggere la Storia stessa. Dai giardini pensili di Ninive all'isola Mauritius per evitare l'estinzione dei dodo, all'Inghilterra dei Tudor, dove scoprirà una tragedia inedita di Shakespeare con un finale sconvolgente, il gruppo di storici più sgangherati e divertenti della letteratura continuerà le sue scorribande nella Storia, fra scoperte incredibili.
Gli altri libri della serie (senza le novelle brevi che però andrebbero lette), inediti in italiano, in ordine cronologico sono:
2. A Symphony of Echoes (2013) 3. A Second Chance (2014) 4. A Trail Through Time (2015) 5. No Time Like The Past (2015) 6. What Could Possibly Go Wrong (2015) 7. Lies, Damned Lies, and History (2016) 8. And the Rest is History (2017) 9. An Argumentation of Historians (2018) 10. Hope for the Best (2019) 11. Plan for the Worst (2020) 12. Another Time, Another Place (2021)
La mia opinione: a me di solito le storie assurde piacciono, così come quelle ironiche e strane, ma devo ammettere che quando lo lessi, mi sembra due o tre anni fa, il primo libro di questa serie non mi conquistò e decisi di non continuare a leggere questa serie. Era veramente troppo per me, soprattutto in lingua inglese, non mi sembrava di riuscire a cogliere l’ironia tutta inglese che lo permeava o almeno non del tutto. Mi sembrava sempre mi sfuggisse qualcosa e poi era veramente ma veramente pieno di fatti e di avventure e la storia correva a ritmi velocissimi. Leggerlo mi sembrò un tour de force. Era bello, ma tanto faticoso. Forse in lungua italiano lo apprezzerrei di più rileggendolo, non so. al momento non ho voglia di imbarcarmi in una serie così lunga, ma questa autrice di per sè mi piace molto, è ironica e scrive bene, perciò se credete che questo genere possa fare per voi. Vi consiglio di provare i suoi libri.
Dopotutto infatti Jodi Taylor è anche autrice di uno dei più bei romanzi che io abbia mai letto:
NOTHING GIRL
Autore: Jodi Taylor
Inedito in italiano
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Trama: Conosciuta come “The Nothing Girl” a causa della sua severa balbuzie e del fatto che i parenti che la crescono non la amano né la stimano, Jenny Dove ancora bambina si rende conto che non mancherebbe a nessuno se morisse, anzi… ed è tentata di lasciarsi andare e smettere di sforzarsi di vivere, quando all’improvviso ad impedirglielo appare Thomas, un mistico cavallo dorato sicurò di sé e anche piuttosto vanitoso che solo lei può vedere. Lui diventerà il suo migliore amico e per anni sarà anche l’unico, finché una volta adulta Thomas le dice che deve imparare a farcela da sola senza di lui, perché non potrà restare per sempre al suo fianco. Jenny ne resta sconvolta, ma lui non intende certo lasciarla da sola, perciò escogita un piano per trovarle un marito e inaspettatamente riesce a farle sposare l'affascinante e caotico Russell Checkland…
La mia opinione: Potremmo definirlo un rosa contemporaneo, ma in realtà è molto di più, prima di finire di leggerlo ho inzuppando ben tre fazzoletti! Ora io non sono una lettrice emotiva giuro, ho pianto pochissime volte leggendo un libro. Ma qui è stato tragico non riuscivo a smettere finita la scena commovente mi calmavo e poi giù che ne succedeva un'altra ho pianto fino alla fine letteralmente. Al che voi pensere sarà un libro tristissimo… Invece no, è proprio l'opposto è ironico e piuttosto ottimista, ma mi ha veramente toccata perchè la protagonista deve superare veramente molte difficoltà, e al suo fianco fin da piccola ha un angelo custode che per lei ha la forma di un cavallo dorato, che la segue e la guida fino all'età adulta, ma non troppo, è lei che deve avere coraggio di superare i suoi limiti e il loro rapporto è dolcissimo. Non si può non amare Thomas, il cavallo appunto, perchè è l'angelo perfetto che sa sempre cosa dire per consolarla e aiutarla e adora lo shopping e…. grazie a lui Jenny si sposerà e finalmente…ma non voglio svelarvi nulla della trama, dovete assolutamente leggere questo libro. Purtroppo è inedito in italiano, ma se sapete leggere in inglese leggetelo, perchè è veramente meraviglioso e dolce e delicato e commovente ma ottimista e ironico insomma l'ho amato tanto ed era tanto che non entusiasmavo così per un libro.
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Gestione della rabbia
John Wick
• Hotel Continental - New York City, venerdì 31 marzo 2017 •
«Mi hai cercato?» La voce stanca e monocorde di John raggiunse Winston che aveva gli occhi abbassati su un giornale e alzò lo sguardo sorridendo di rimando. -Certo John, ho un compito speciale per te.- John lo osservò in silenzio, visibilmente confuso, ma riuscendo a nasconderlo abbastanza bene. «E sei tu a darmelo?», solitamente Winston si occupava della gestione del Continental e non metteva il naso apertamente in certe faccende. -Sì certo, ma non è come credi. Prego, siediti. Qualcosa da bere?- Il locale sotterraneo del Continental era gremito di altri membri dell’Ordine, ma salvo un leggero brusio, non c’era eccessivo rumore. Winston se ne stava seduto con il giornale tra le mani e un bicchiere di Martini appoggiato al centro del tavolino. John annuì confuso mentre Winston con due dita sembrava chiamare a sé una barista. -Senti John, volevo affidarti questo compito speciale perché so che saresti in grado di uscirne vivo, nonostante tutto.- La barista sembrò arrivare con un Bourbon, “il solito” per John. Winston sorseggiò il suo Martini e deglutì sonoramente mentre cercava di recuperare il filo del discorso. -E dunque vorrei mandarti da una “nuova lama”, come si suol dire.- «Una recluta?», John sollevò il bicchiere dal tavolo e ne osservò il contenuto, facendolo roteare un po’. -Esatto. Non è detto che accetti, anzi, non è detto che non provi a farti fuori ancora prima di sentirti parlare.- John sollevò appena un sopracciglio ironicamente. «Un temperamento invidiabile.» John sorseggiò il suo Bourbon mentre spostava gli occhi color pece su Winston «Cosa ti fa credere che possa accettare nel caso vada io.» -Innanzitutto magari un avversario degno. Oppure la tua aria così rassicurante.- Winston ridacchiò sommessamente, mentre leggeva (o non leggeva) il giornale attraverso gli occhiali appoggiati sul naso. «Devo seguire qualche pista?» Winston scosse la testa per poi estrarre una penna dal taschino, togliere il sottobicchiere e girarlo. Scrisse un indirizzo sulla carta spessa del sottobicchiere e lo porse a John, distrattamente. -Non ce n’è bisogno, sappiamo benissimo dove sia. Ti consiglio di muoverti, o dovrai aspettare un'altra settimana. Buon lavoro John.- John annuì lentamente, si intascò il sottobicchiere e si alzò, portando con sé il Bourbon che non aveva quasi nemmeno assaggiato.
• New York, la sera stessa • Rimase in attesa per quasi un’ora, fermo davanti alle porte antipanico chiuse. Finalmente dopo un mormorio più consistente, sentì rumore di sedie che venivano spostate e trascinate, seguito a ruota dalle porte spalancate da un ragazzo, lentamente un gruppo di persone intente a parlare tra di loro lasciò la stanza, nessuno fece caso a lui. Avanzò lentamente, assicurandosi di essere il solo rimasto, si fermò più volte durante il tragitto, forse per non sembrare pericoloso e si avvicinò alla giovane donna. Con movimenti molto lenti e misurati, sfilò la mano dalla tasca, estraendo una moneta d’oro e porgendogliela, non appena la donna si fosse accorta del suo arrivo. «Tieni anche colloqui privati?», chiese John monocorde, in modo appena udibile. Senza attendere una sua risposta si sedette su una delle sedie, con modi puliti, sistematici e silenziosi, forse fin troppo.
Margot Forrester L'orologio sulla parete del centro di Rage Management batté le 20:00. Margot aveva scelto la sedia che le garantiva una visuale sufficientemente pulita della porta d'ingresso ma che allo stesso tempo non la costringesse a dare le spalle alla finestra: paranoia da killer professionista. Al contrario di tutte le altre donne sedute in cerchio in mezzo alla sala, la ragazza sembrava fin troppo rilassata, divertita persino, probabilmente perché era l'unica che si trovasse in quel posto per volontà propria e non dietro sentenza di un giudice. Aveva sollevato le ginocchia portandole al petto, con i piedi appoggiati al bordo della sedia, un braccio a cingere le gambe e l'altro impegnato a reggere il solito lollipop alla ciliegia. La scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi era tragicomica: la signora tracagnotta di mezz'età che aveva preso la parola si chiamava Katy o Taty o Sady, nessuno l'aveva capito, come d'altra parte nessuno stava riuscendo ad afferrare una sillaba in quel garbuglio di singhiozzi e suoni inarticolati che uscivano dalla sua bocca. Era paonazza in viso, aveva gli occhi gonfi di pianto e le mani grassocce piene di fazzoletti di carta sbrindellati in cui, di tanto in tanto, si soffiava il naso rumorosamente. Margot si guardò intorno con un sorriso sardonico stampato in faccia: gli occhi delle pazienti viravano in sfumature di confusione, costernazione e turbamento di fronte a quello spettacolo grottesco, ma l'espressione migliore era senza dubbio quella della terapista che, con una mano posata sulla bocca, si sforzava di mantenere uno sguardo attento e comprensivo, mentre in realtà era chiaro come il sole che si stesse domandando per quale assurdo motivo aveva deciso di prendere psicologia al college. Infine, la psicologa si decise ad interrompere la dama piangente: « Ti ringrazio per aver condiviso con noi la tua... illuminante esperienza, Sally, credo tu abbia dato spunti di riflessione interessanti alle tue compagne. Ora, vediamo un po'... Lei signorina. Cosa la porta in mezzo a noi, stasera? » L'assassina sfilò il dolce dalla bocca e rispose: « Mi chiamo Anna... Nicole, Anna Nicole, sì » annuì con convinzione e diede un colpo di tosse per evitare di scoppiare a ridere « e non uso le parole. Ecco, una volta, per esempio, avevo prestato una camicia ad una mia amica. No, non una camicia, la mia camicia preferita. Doveva uscire con questo tizio, un certo Don – e sottolineò l'appellativo del ragazzo con un'espressione schifata – che cavolo di nome è Don? Voglio dire, che razza di genitori chiamano il proprio figlio, la creatura su cui riversano tutte le proprie aspettative e speranze per il futuro, Don? Ve lo immaginate un Don alla scrivania della Casa Bianca? Un Don non diventerà mai presidente degli Stati Uniti. Anzi, sono quasi sicura che ci sia una voce specifica a riguardo nella Costituzione. Comunque torniamo a noi: la mia amica doveva uscire con Mr Nome Ridicolo e mi aveva chiesto di prestarle la mia camicia preferita, ci siamo? Me l'ha restituita un mese dopo, strappata. STRAPPATA, capite? Perché quando è tornata a casa con DON, quella sera e le cose si sono fatte bollenti, DON, in un impeto di passione, gliel'ha letteralmente strappata di dosso. Ma vogliamo scherzare? Un tizio di nome DON ha strappato la mia camicia preferita. Beh, gli ho passato nel trita rifiuti tutto il guardaroba. Mi sembra giusto, no? Occhio per occhio. A me sembra una cosa sacrosanta, un diritto, ma a quanto pare il giudice non la pensa allo stesso modo, quindi eccomi qui. » La terapista si rivolse alle pazienti: « Considerazioni da fare, signore? Cosa possiamo dire sul racconto di Anna Nicole? » Una ragazza carina dai ricci capelli color paglia si sistemò i giganteschi occhiali sul naso e si schiarì la voce per prendere la parola: « Beh, forse Anna viene da famiglia che ha difficoltà ad ascoltare, magari nessuno le ha chiesto mai come la pensasse su qualcosa, si aspettavano solo che eseguisse ciò che le veniva detto senza interrogarsi sui suoi sentimenti, quindi ora ha sviluppato un modo violento per farsi ascoltare. Comportandosi in questa maniera ora tutti sono costretti a prestarle attenzione. » Margot inarcò le sopracciglia curate e fece ciondolare il capo impressionata: « Qualcosa del genere, immagino. » La sveglia posata sul tavolino di fronte alla terapista dichiarò la fine della seduta e le pazienti tirarono un sospiro di sollievo. Quando le porte si aprirono e il gruppetto si riversò all'esterno, la ragazza notò una figura maschile completamente vestita di nero immobile, appena fuori, in attesa. L'espressione fredda e concentrata di lui la mise sull'attenti e istintivamente allungò una mano verso lo stivaletto destro, dove aveva nascosto un coltello. Infilò nuovamente il leccalecca in bocca e attese che l'uomo misterioso si avvicinasse. Afferrò l'oggetto che le porse senza interrompere il contatto visivo e poté notare come il suo viso fosse coperto da tagli, alcuni in via di guarigione, altri più freschi. Quando le rivolse la domanda circa i colloqui, gli rivolse un'espressione sarcastica e indicò il centro della sala con il pollice. « Credi che io sia una strizzacervelli? » quando non ricevette alcuna risposta, anche il suo sorriso morì « A meno che tu non ti riferisca a qualche altro tipo di colloquio, ma in quel caso, dovresti sapere che non accetto mai commissioni dirette e che costo. Parecchio. » Si decise finalmente a guardare l'oggetto che le era stato offerto. Si mise immediatamente composta sulla sedia e osservò la moneta più da vicino, carezzando le incisioni sulla superficie. I suoi occhi si ridussero a due fessure sospettose quando tornarono a posarsi sull'uomo: « È quello che penso che sia? »
John Wick La dottoressa, o strizzacervelli, si era presa parecchio tempo per segnare vari appunti sul proprio diario, riporre le proprie cose, infilarsi una giacca leggera e iniziare a lasciare la stanza. Sembrò titubare quando adocchiò Margot, dalle spalle dell’uomo in giacca e cravatta, ma vedendola tranquilla, lasciò la stanza a passi lenti e misurati. L’assassino si guardò intorno tranquillo, forse un po’ troppo rigido in quel completo elegante, dopo di che tornò a osservarla, evitando di dare troppo peso alla moneta pur rispondendo alla domanda su di essa «Sì, è decisamente quello che pensi che sia.» L’uomo appoggiò i palmi delle mani sulle proprie cosce e esibì una sorta di espressione incerta sul da farsi, dopotutto non era una di quelle cose che usava fare molto spesso. Aveva un principio di emicrania, molto probabilmente dovuta alla nottataccia e alle scarse ore di sonno. Era appena tornato al Continental e si era appena seduto a letto, quando Winston lo aveva chiamato e costretto a scendere e sentire di cosa avesse bisogno. John teneva gli occhi su di lei, anche se di tanto in tanto lo sguardo color pece vagava sulle finestre, sulla porta, sugli oggetti che abitavano la stanza. Era molto attento, al contempo però non sembrava volerlo dare a vedere. Gli sembrava che ormai il fastidio di tutte le ferite, quelle fresche e quelle meno recenti, si annullasse. Probabilmente, però, era solo l’adrenalina che cominciava a pompare.
• Si immaginò per qualche istante di essere uno di quei pazienti, seduto su una sedia, intento a raccogliere cocci di ricordi e racconti e metterli insieme per dare un senso a quel disagio che doveva rovinare un’intera vita. Così su due piedi non avrebbe nemmeno saputo da dove partire: molestie, violenze, il carcere o la morte della moglie Helen. O forse di quella volta in cui aveva tentato di uscirne ed era stato costretto a tornare, perché il figlio viziato di un boss aveva deciso di rubargli l’auto. E ammazzargli il cane. John provò davvero a raccattare qualche stralcio, ma comprese che togliere strato dopo strato avrebbe solo reso le cose più nebulose e instabili. •
Per qualche istante osservò di nuovo la moneta che la ragazza teneva tra le dita, egli non sapeva molto sul conto di lei. In un primo momento avrebbe forse dubitato di quelle parole così tanto gonfie di elogi rivolti a sé, quel suo essere costosa e di fare una cernita sulle richiese di lavoro, eppure se Winston lo aveva mandato lì, era perché le parole di lei non avevano nulla a che vedere con vanità o boria, ma dimostravano solo la cruda verità. Si augurava che non avesse provato a reagire e cercare una colluttazione, ma nel caso non avrebbe fatto altro che renderla inoffensiva, per poi lasciare il luogo come se nulla fosse.
• Si chiedeva a cosa avrebbe pensato Helen se solo un giorno fosse tornata dal mondo dei morti e lo avesse visto catapultato di nuovo in quella realtà, ma soprattutto cosa avrebbe pensato di lui, dopo aver vissuto come un civile per cinque anni, vedendolo riprendere in mano i ferri con così tanta rabbia sepolta sotto una corteccia impenetrabile. •
«Non sono qui per assoldarti. Il motivo della mia visita è un altro.», l’uomo parlava a voce molto bassa, appena udibile, monocorde. «Mi chiamo John Wick. Tu devi essere Miss Margot, giusto?» Cercò di rendere la sua voce più calda, più accomodante. Dopo di che si raddrizzò un poco sulla sedia scricchiolante e decise di appoggiarsi allo schienale, donando l’immagine di qualcuno che è lì soltanto per parlare e non mettersi all’opera. Sicuramente la donna aveva fatto i suoi calcoli e aveva già raggiunto ogni conclusione sull’occupazione dell’uomo che aveva di fronte, non serviva sprecare altro tempo cercando di indorare la pillola. Cercò di ricordarsi il giorno in cui Winston era venuto a prelevarlo dal carcere di Mosca, non era passato poi così tanto tempo, eppure sembrava un’altra epoca. Di certo John non era come Winston, non riusciva a essere affabile e caloroso, non avrebbe di certo implorato Miss Margot di ascoltarlo anche solo per un istante. Probabilmente le avrebbe solo parlato e alla fine se ne sarebbe andato, con la certezza che Miss Margot non avrebbe mai potuto rifiutare una nuova vita così comoda.
Margot Forrester La ragazza ridacchiò: « Miss Margot... Nessuno mi chiama così. » In effetti nessuno usava mai il suo nome di battesimo, a parte la sua famiglia e lei non ricordava nemmeno l'ultima volta che era tornata presso la tribù lescanzi, in Canada, a trovare i suoi. Per lo più i suoi clienti e contatti si riferivano a lei con lo pseudonimo di Aspis e talvolta le ci volevano un paio di secondi per collegare il suo nome a se stessa. Ogni tanto temeva di finire per dimenticarsene. « Sono io, sì. » Si rigirò la moneta tra le mani rimirandola come farebbe un bambino di fronte a quel giocattolo tanto desiderato che mai si sarebbe sognato di ricevere. Era più grande di una moneta normale e non riproduceva alcun design conosciuto per le valute di scambio. Passò un dito lungo il bordo zigrinato e ammirò le incisioni di cui aveva sentito solo parlare fino a quel momento: un lato raffigurava la personificazione di Pace e Violenza, mentre l'altro un leone, simbolo di Forza e uno scudo effige di Protezione. Il suo sguardo trasognato sembrò pietrificarsi, piombando nuovamente alla dura realtà quando si posò sulle frasi sbalzate. Una recitava “Ex Unitate Vires”, dall'unità la forza, mentre l'altra “Ens Causa Sui”. Il latino era l'alta lingua dei cieli e le riportava alla mente memorie scomode. La sua scelta non aveva risolto niente, aveva solo messo in pausa qualcosa che era destinato comunque ad accedere. Aveva nascosto sotto al tappeto un problema gigantesco facendo finta che non esistesse, ma la realtà era che prima o poi le sarebbe esploso in faccia. “Ens Causa Sui”, lesse di nuovo: un concetto filosofico complicato e borioso che descriveva qualcosa che racchiudesse in sé la causa e la conseguenza, pensiero e sostanza riuniti in un'unica entità inscindibile, il principio di inizio e fine, l'Assoluto. Persino in quel mondo che si era scelta, in una dimensione in cui a volte sentiva di aver trovato il suo posto, Dio trovava il modo di tormentarla. Sentì montare la rabbia, ma cercò di non darlo a vedere. Strinse la mascella e una vena le pulsò a livello della tempia. Preso un respiro profondo per calmarsi e tornò a concentrarsi sull'uomo in nero. Notò come si sforzava di smorzare la sua aria austera per apparire meno minaccioso e se fosse stata meno attratta dal pericolo, probabilmente avrebbe avuto paura, ma anni di dipendenza dall'adrenalina e da uno stile di vita che la costringeva a stare in bilico sul filo del rasoio le facevano trovare la situazione divertente. « John Wick... » dove aveva già sentito questo nome? Ripensò alla moneta d'oro. In una vecchia leggenda che circolava tra gli assassini indipendenti, una storia che parlava di alberghi extra lusso che offrivano ogni genere di tentazione per un killer di professione, armi di ultima generazione e tessuti antiproiettile all'avanguardia, si parlava di una moneta proprio come quella, usata come valuta tra sicari di alta classe e come simbolo di appartenenza all'Ordine che li guidava. In quelle stesse leggende si parlava anche di un assassino in particolare, il migliore in circolazione. Veniva soprannominato “Baba jaga”, l'uomo nero, non perché fosse effettivamente l'uomo nero, ma perché costui era il sicario che si assoldava per far fuori l'uomo nero. Il suo nome era... « John Wick! Quel John Wick? Vuoi farmi credere che esiste davvero? E saresti tu? Cavolo, tu sei una specie di supereroe, sei il Superman dei killer. » Lo studiò meglio, con un misto di sospetto e ammirazione, come se potesse trarre conferma o smentita sulla veridicità della sua affermazione dai dettagli del suo viso. Gli puntò addosso il lollipop: « Senti un po', ma... è vero che hai ucciso tre tizi con una matita? Una cazzo di matita?! Robe da pazzi e poi danno a me della psicopatica suonata. » In tutto quel tripudio di emozioni, un dettaglio di conversazione aveva rischiato di passare in sordina: « Non vuoi assumermi, beh certo. Se davvero sei chi dici di essere, non hai certo bisogno di qualcuno che faccia il lavoro sporco al posto tuo. Ma allora che fai qui? Vuoi una consulenza per un lavoro? Naaah, tu sembri più un lupo solitario, non ti vedo a cercare compagni d'avventura. Mh, vediamo: vuoi andare in terapia e hai bisogno del mio aiuto per essere indirizzato verso il miglior centro di Rage Management qui a New York? Posso darti il nome di qualche strizzacervelli se vuoi, qualcuno di discreto che chiuda un occhio sulla nostra... beh, attività lavorativa e che non ti denunci alla polizia. Se posso darti un consiglio però, non credo che la terapia abbia grande effetto su quelli come noi. L'unico dottore che può aiutarti davvero a sentirti meglio con te stesso è il buon vecchio alcol. Posso tenerla questa? » domandò riferendosi alla moneta che aveva ancora in mano « Com'è l'Ordine? È proprio come lo descrivono? Lo so che è un'organizzazione segreta, ma chi vuoi che lo venga a sapere? Io di certo non mi metto a fare la spia. »
John Wick Inizialmente la donna si era chiusa in una sorta di riflessione, che però John aveva trovato del tutto lecita. Quella moneta era piuttosto conosciuta, sebbene in molti fingessero che non fosse così. Nei posti giusti quel cerchio dorato poteva aprire molte porte e richiedere svariati servizi. Quella moneta faceva viaggiare in prima classe, ti dava il posto migliore su qualsiasi mezzo e persino ti permetteva di ordinare un tavolo per parecchie persone, che in gergo significava “far sparire un certo numero di cadaveri e ripulire la zona del delitto”. Quando però la donna aveva ripreso a parlare era stato travolto dalla sua parlantina, quasi restandone sbalordito. Non tutti coloro che svolgevano quel tipo di mansione erano simili, per questo John non si stupì più di tanto. Quando Miss Margot espose tutti quei pensieri su di lui, John sembrò curvare appena le labbra in maniera criptica, in un sorriso di vago disagio talmente impercettibile che chiunque avrebbe dubitato persino che fosse realmente un sorriso. «Pare proprio che io esista, Miss Margot.» ammise infine, con il suo solito tono piatto e piuttosto basso, «In quel momento non avevo a disposizione altro.» aggiunse per confermare in parte quella notizia che si era diffusa ormai come una leggenda metropolitana tipica di New York. Ascoltò con interesse le sue supposizioni, rimanendo sempre molto rigido e a modo suo composto, tanto quando i suoi capelli, perfettamente pettinati all’indietro. «Miss Margot, è proprio per via dell’Ordine che sono qui. Qualcuno ha avuto modo di osservare e studiare il tuo operato e per questo avrebbe acquisito un vero interesse nel proporti un posto nell’Ordine.» Gli occhi scuri di John si erano poi spostati per qualche istante sulla moneta, prima di tornare fissi su di lei. «E per quanto riguarda la moneta» John fece una breve pausa durante la quale tornò a sedersi in modo rigido, allontanando la propria schiena dallo schienale «Puoi tenerla. Ho pagato la tua attenzione, immagino.» Quella che era una frase quasi bisbigliata e meno monocorde del solito, con una lieve inflessione più tiepida finale, doveva essere una sorta di battuta, John comunque non era sicuro che una sconosciuta la avrebbe colta. «Questa volta fungo da emissario, qualcuno pare abbia immaginato che fossi la persona più adatta ad avvicinarti senza rischiare qualsivoglia reazione. L’Ordine si augura di accogliere al più presto un nuovo membro con le tue capacità.» La sua voce era rimasta bassa, ma tiepida. Sembrava quasi che l’uomo non fosse poi così abituato a parlare, sebbene le sue parole fossero molto educate e misurate. «Da quello che mi sembra di capire, credo che tu sappia già abbastanza sull’Ordine. Posso toglierti qualche dubbio?» Ora John sembrava lontanamente impacciato, quella situazione era decisamente qualcosa che non sapeva affrontare al meglio. John Wick forse poteva anche essere concentrazione pura, impegno totale, volontà ferrea, ma le sue interazioni sociali erano poche e dal retrogusto molto formale. Di certo, pensava, non avrebbe mai ritrovato quella serenità e pace, non come con quella donna che lo aveva lasciato quasi improvvisamente, togliendogli tutto quello che pensava di essersi ingiustamente meritato dopotutto. Gli occhi di John vagarono un’ultima volta sulle finestre e di nuovo sulla porta d’uscita, in un gesto che sembrava essere la normalità per lui.
Margot Forrester Un sorriso si fece strada sulle labbra di Margot. Di nuovo quel “Miss Margot”, non era abituata a tanta formalità. Da quando aveva cominciato la sua attività non aveva visto altro che praticità e immediatezza, prima nell'ambiente militare e poi a contatto con cittadini privati e con altri sicari indipendenti. In tutta la sua vita non era mai stata immersa nell'eleganza, nella raffinatezza dell'alta classe, era cresciuta in una comunità nomade. Prima di quel momento non ci aveva mai pensato, d'altra parte, non era mai stato un problema per lei. La pacatezza composta di Mr Wick però le ricordava la serietà della sua vita precedente, nel regno dei cieli e dei giorni trascorsi con i suoi fratelli, in particolare il cavaliere bianco. C'era qualcosa nell'uomo che le ricordava la severità austera del detentore della vittoria, di colui che rappresentava la conquista militare. Non aveva molti ricordi di ciò che precedeva la rottura del sigillo, alcune memorie erano sopraggiunte all'improvviso, durante il suo percorso di crescita, altre erano svanite con il passare degli anni. Per lo più le balzavano alla mente delle brevi immagini, ogni qualvolta trovasse un dettaglio, nel mondo degli uomini, che potesse associare all'esperienza dello spirito del cavaliere che la sua figura celava. Ogni tanto le mancava il regno dei cieli, doveva ammetterlo, ma era più forte il turbamento nei confronti delle forze celesti e infernali e del loro operato. Si immaginò di essere un membro dell'Ordine, di ricevere un vestito elegante proprio come quello che indossava John in quel momento e di sentire il peso di monete, proprio come quella che stava tenendo in mano, nella propria tasca, prima di posarle sul bancone della reception di uno di quegli alberghi di cui aveva sentito parlare. Si domandò come avrebbe potuto essere per lei, cosa avrebbe provato, se avrebbe prevalso la sua esperienza umana, facendola sentire fuori posto in quell'ambiente, o se al contrario avrebbe risvegliato il suo spirito di Guerra, avvicinandola nuovamente allo sfarzo della casa del Padre. Come se gli avesse letto nel pensiero, l'uomo le rivelò di averla cercata proprio per proporle un posto alle dipendenze dell'Ordine. Lei lo fissò con sguardo esterrefatto, prima di scoppiare a ridere: « Un posto nell'Ordine? Per me? E mandano il famigerato John Wick ad invitarmi? O questa è la truffa meglio congegnata della storia, oppure è arrivato Natale e io non me ne sono neanche accorta. » Aveva pronunciato la frase come una battuta, ma improvvisamente venne assalita dal dubbio che quella potesse essere effettivamente una montatura. Forse si era lasciata convincere troppo in fretta. Si sentì improvvisamente stupida. Era la seconda volta in quel periodo che commetteva una leggerezza di quel calibro, possibile che stesse perdendo le sue doti di stratega? Tutti quegli anni sulla Terra, in quel corpo di carne, l'avevano forse rammollita? Tornò seria: « Se per caso questo dovesse rivelarsi uno scherzo di cattivo gusto, o peggio ancora, un tentativo originale di farmi abbassare la guardia e farmi fuori, sappi che mi arrabbierò molto e mi studierò una morte così tremenda per te e i tuoi complici che l'impresa della matita a confronto sembrerà un nonnulla. » Ripensò proprio a quella vicenda, l'omicidio brutale compiuto con quell'oggetto apparentemente innocuo e il commento che lui le aveva fornito a riguardo. « Ci si arrangia con quello che si può. » concordò « A me non è mai capitato di dover improvvisare un'arma raccattando oggetti di fortuna, fin'ora. La cosa più strana che ho usato è stata una pochette glitterata come supporto per un Marui M-16 pluriaccessoriato. Un magnifico fucile davvero, ottimo sulla lunga distanza. Oserei dire uno dei miei preferiti. La maggior parte del mio arsenale, però, è modificato da me. » Si decise ad estrarre il coltello che nascondeva nello stivale e a passarlo a John. Non aveva con sé pistole, ma aveva una lima per le unghie nella tasca. Se l'uomo avesse tentato di farla fuori con la sua stessa lama, sarebbe stata l'occasione propizia per sperimentare un'arma ricavata da un oggetto di uso comune. « A dir la verità non so molto sull'Ordine, fatta eccezione per le voci che circolano nell'ambiente, ma non so cosa sia vero e cosa sia leggenda. So che queste monete servono come identificativo e pagamento, so che disponete di armi di ultima generazione e che siete gente tutta d'un pezzo. Non so come facciate a collaborare tra voi e riusciate a fidarvi uno dell'altro, immagino che abbiate una sorta di accordo... un, codice? Non so, se penso ad un'organizzazione antica e segreta mi vengono in mente un sacco di regole barbose. Ma sono solo supposizioni. » Abbassò lo sguardo sul coltello che gli aveva prestato e le iridi cerulee si posarono sulle rune incise sul manico. Si domandò se l'organizzazione avesse mai avuto a che vedere con il sovrannaturale e se tutti i suoi membri fossero umani. John era solo un uomo? Possibile che un semplice mortale potesse avere le sue capacità? Sembrò tentennare per un momento: « Hai mai... ricevete mai incarichi... particolari? Sai, si sentono un sacco di racconti bizzarri. Una volta mi avevano assoldato per occuparmi di un presunto lupo mannaro che stava mietendo vittime in un paesino sperduto nel Kansas e... beh, alla fine venne fuori che era solo un tizio con un problema ormonale, un sociopatico, certo, ma umano. Avete mai visto cose di questo genere? » non le sembrò una domanda stupida perché sapeva per certo che i mostri esistevano, però allo stesso tempo era consapevole del fatto che la maggior parte degli umani fossero convinti che si trattasse solo invenzioni, quindi si sentì lievemente in imbarazzo. Temeva che che il grande John Wick potesse reputarla fuori di testa. Non che non lo fosse, certo.
John Wick L’uomo non sembrò scomporsi più di tanto, nemmeno quando la scettica Margot suggerì che poteva esserci la possibilità che quello fosse solo un modo molto elaborato per farla fuori. Chiunque avesse mai conosciuto John, la avrebbe rassicurata, dicendole che probabilmente nel caso in cui qualcuno avesse mandato l’assassino a farla fuori, non lo avrebbe visto che per qualche breve istante, solo in caso di colluttazione. Non rispose a quella minaccia, non ce n’era il motivo. Soprattutto non c’era la ragione di dover difendere un qualsivoglia onore, poiché l’Ordine non si poneva di certo questi problemi di immagine. John rivelò un sorriso piuttosto sfocato, l’angolo della bocca che si era sollevato appena, sentendo il racconto della pochette e del fucile. «Personalmente preferisco gli M24 SWS, sono leggeri, non devi necessariamente abbandonarli in caso di problemi e sono solidi. Ottimo rinculo. Ma anche gli AIAW non sono male, ma pesano quasi due chili in più.» John poi spostò lo sguardo sul coltello che la donna gli aveva porto, senza essersi accorto di aver formato una frase più lunga del solito, con un tono molto più acceso del normale. Era un argomento leggero quello di cui stavano parlando, per un attimo aveva lasciato alle spalle tutte le sue guerre mentali. Poggiò la lama sulla punta delle dita della mano sinistra, mentre apriva la destra per osservare l’arma nella sua interezza, le rune e la forma del coltello stesso, sinuosa e molto ergonomica. Dopo un’attenta analisi aveva stretto l’impugnatura e soppesato il bilanciamento dell’arma, sia con la destra che con la sinistra. «Se modifichi tu stessa le tue armi, significa che hai anche il tempo di recuperarle in caso le cose vadano male. Non ti troverai spesso nella mischia, giusto? Sei più... un cecchino, deduco.» Con un breve movimento di polso rigirò l’arma, prendendo la lama con delicatezza e porgendole il coltello dalla parte del manico. «Sì, abbiamo un codice, qualche regola. Al Continental c’è una sorta di territorio neutrale, all’interno di esso, in teoria, nessuno deve tentare di attaccare gli altri, nemmeno in presenza di conti aperti, le cosiddette taglie.» Dopo averle restituito il coltello, John tornò a poggiare le mani sulle proprie ginocchia, senza accorgersi si essere ancora fin troppo formale. «Una volta fuori dal Continental ci conosciamo un po’ tutti. Se hai la sfortuna di farti mettere una taglia allora devi muoverti con molta cautela. Quelli dell’Ordine sono un po’ dappertutto. Personalmente non mi interessa inseguire chi ha una taglia o ha qualche problema con altri dell’Ordine, non per mio libero arbitrio, come anche per molti altri vale la stessa cosa. Sono scelte, non tutti però sono così rispettosi gli uni degli altri.» Margot d’un tratto cambiò tono, era diventata un po’ vaga, cercava di liberarsi di una curiosità insolita, che probabilmente chiunque avrebbe faticato a gettare in pasto a sconosciuti. L’assassino annuì senza rispondere, fece una lunga pausa, durante la quale raccolse una fila di parole logicamente intrecciate tra loro e divenne altrettanto vago. «Sono cose molto annebbiate, non tutti sanno spiegarsi certe cose e non tutti vogliono rifletterci troppo, non so se mi spiego. Personalmente ho visto talmente tante cose che non mi stupisco più di nulla. La miglior frase fatta di sempre.» John aveva sorriso di nuovo, questa volta in modo leggermente meno discreto e si era alzato lentamente, abbottonandosi meglio la giacca che poco prima, durante l’attesa, aveva slacciato. «Il mio lavoro qui è quasi terminato. Miss Margot se vuoi seguirmi ti condurrò direttamente dal direttore del Continental di New York, altrimenti quella moneta ti tornerà utile nel momento in cui vorrai metterti in contatto con noi.» Margot si trovava di fronte a un bivio molto più roseo di quanto lo avesse avuto lui qualche anno prima, ovvero quando Winston era andato a prelevarlo in un carcere di massima sicurezza nel dintorni di Mosca. La donna avrebbe potuto scegliere tra due vite del tutto soddisfacenti, John dopotutto non aveva avuto molta scelta, eppure non se ne era mai pentito. «Credo che potrai discutere con lui di tutto il resto. Non sembra, ma il direttore è molto disponibile quando si tratta di fare affari con persone professionali.» John aveva infilato le mani nelle tasche dei pantaloni e si era spostato dietro alla sedia su cui fino a poco prima era rimasto appollaiato, era pronto ad andarsene e lasciare quella situazione piuttosto scomoda, quasi certo che Margot non lo avrebbe seguito dopo un colloquio così corto. «Per la cronaca» tagliò di nuovo il silenzio con le sue frasi misurate e monocorde «Puoi consegnare quella moneta a Brad, quello che vende gli hot dog qui all’angolo. Chiamerà un’auto per farti scortare fino al Continental.»
Margot Forrester Margot fece un quarto di giro sulla sedia per poter guardare meglio il proprio interlocutore: « Davvero? Sei un tipo da M24? Sì, è logico direi, mi sembri più la persona che si butta al centro dell'azione. » Una finta espressione colpevole le si dipinse sul viso « Beccata. Sono un cecchino, sì. Amo il caos, ma non puoi realmente godertelo quando sei in mezzo alla mischia. Al centro della scena l'atmosfera è troppo rovente, succede tutto troppo in fretta. Niente è meglio della calma glaciale che ti avvolge le membra, quando segui il tuo obiettivo attraverso il mirino di precisione e attendi il momento propizio. Tutta la preparazione che precede il momento in cui spari il colpo, il calcolo della forza del vento, della distanza, l'angolo di inclinazione dell'arma, tutto deve essere assolutamente preciso perché hai un solo tentativo a disposizione, poi l'effetto sorpresa è rovinato e la tua posizione compromessa. Adrenalina e concentrazione, sembrano un'accoppiata piuttosto contraddittoria ma sono ingredienti fondamentali. Poi, nel silenzio asettico, il proiettile esplode e allora cala la confusione anarchica: le urla, la fuga, persone sconvolte che si guardano attorno convulsamente per cercare di ricostruire il percorso della pallottola. Tutto assolutamente perfetto e puoi goderti il tuo mezzo secondo di sterminatore di pace. » Sorrise alle sue stesse parole, come se avesse appena descritto la scena più idilliaca che le fosse mai capitato di vedere, prima di tornare ad ascoltare le spiegazioni di John sulle regole dell'Ordine. Si domandò tra sé e sé dove fosse questa isola neutra, il Continental che aveva nominato, e che aspetto potesse avere. Si rabbuiò un poco quando l'argomento toccò la faccenda delle taglie. « Accidenti che razza di avvoltoi. Uccidere i propri colleghi di propria iniziativa solo per un gruzzolo in più? Voglio dire, sicuramente saranno bei soldi, ma andiamo, un minimo di onore. Tra l'altro, per quanto mi riguarda, è una mossa idiota. Anche i killer hanno amici e alleati, falli fuori e ti ritroverai tutta la cavalleria alle calcagna in men che non si dica. È così che nascono faide inutili. Fatica e sangue sprecati, ecco come la penso. » Meditò per qualche secondo sulle proprie esperienze passate: « Da quando ho cominciato a lavorare, mi è capitato solo una volta di farmi carico di un'impresa personale. Stavo lavorando ad un caso in California, a San Vincente. Dovevo parlare con un detenuto del carcere locale per avere informazioni sul target che mi era stato assegnato e mi sono imbattuta in un tizio, un certo Pernell Harris, trattenuto con l'accusa di omicidio. Era un giudice di grande potere, la sua famiglia aveva contribuito alla fondazione della città, corrotto fino al midollo e fattelo dire, non se la stava passando affatto bene dietro le sbarre. Doveva essere processato in quanto sospettato numero uno con tanto di testimone oculare che sosteneva di averlo visto mentre si liberava del cadavere, in un caso di omicidio, come dicevo, in cui la vittima era un poliziotto. Un'autorità in campo giudiziario non ha mai vita facile al fresco, non quando tre quarti dei suoi compagni di reclusione li ha sbattuti dentro di propria mano, ma se per caso tocchi un membro delle forze dell'ordine, hai finito di vivere. Le guardie lasciavano che gli altri detenuti lo pestassero, senza alzare un dito e beh si facevano loro stessi causa della violenza. Non dico che fosse uno stinco di santo, ma era passato dalle stelle alle stalle nel giro di quanto? Un mese? Aveva cominciato ad andargli tutto male dopo il suicidio dell'unico figlio, un cervellone, ideatore di un software vattelapesca che tutti in quella dannata città smaniavano per avere. Chissà che diavolo poteva fare. Con tutto quel trambusto che si è tirato dietro, mi aspetterei come minimo che tramutasse l'acqua in oro. Insomma, per farla breve, aveva bisogno di aiuto contro i nemici che si era fatto nel corso della vita e io mi sono presentata. Che vuoi che ti dica, forse sono un tipo sentimentale dopo tutto. Una psicopatica sentimentale, questa sì che farebbe girare la testa a quegli strizzacervelli da strapazzo » disse indicando la sedia su cui era stata seduta la terapista. Il vero motivo per cui aveva deciso di farsi carico dei problemi della famiglia Harris era che Pernell era diventato oggetto di interesse dell'Altissimo. Riceveva visioni mistiche e visite dai suoi emissari che giocavano con la sua mente, per influenzarlo e spingerlo a diventare uno strumento nelle mani del Padre. Proprio lì in carcere aveva visto l'angelo Ramiel, vestito da guardia, a tormentarlo. In quanto creatura sovrannaturale, lei era l'unica oltre a Mr Harris che potesse vederlo, quindi nessuno si dava pena del deperimento mentale dell'ex giudice. Quelle erano esattamente il genere di stronzate per cui aveva deciso di mollare il Cielo, quindi aveva deciso di intervenire e fare in modo che il libero arbitrio dell'uomo non venisse ulteriormente influenzato. Aveva risolto il problema ed Harris era tornato a casa da uomo libero. « Ripensandoci, con il senno di poi, è stata la decisione più stupida che potessi prendere. » Infatti gli avversari del giudice, irritati da quell'inaspettato volgersi degli eventi, lo avevano fatto fuori in meno di ventiquattro ore, facendo guadagnare a Lucifero una nuova anima prima del tempo. Quella sera stessa Margot aveva deciso di concedersi una sana sbronza da frustrazione ed era stata accolta, nel bar che aveva scelto, da un bel gruppo di demoni maggiori che si fingevano avventori casuali. Non appena la videro, ciascuno, seduto al proprio tavolo o intento ad abbassare la manopola di una slot machine, aveva alzato un bicchiere o le aveva rivolto un cenno di ringraziamento. « Già, una mossa davvero imbecille, non c'è dubbio. Da quel giorno ho giurato a me stessa di farmi gli affari miei » e di rimanere neutrale, senza impicciarsi nell'eterna disputa tra Bene e Male. Quando John accennò al Continental, si alzò per prepararsi ad uscire: « Capisco di non essere un campione di socialità, ma ci siamo appena conosciuti e già vuoi mollarmi ad un altro? Non ti libererai così facilmente di me, Wick. Poi non hai una responsabilità nei miei confronti? Se hanno mandato te ad assoldarmi significa che sono pericolosa. Il tuo amico Brad potrebbe dover dire addio al carretto degli hot dog. Andiamo. »
John Wick Si incamminarono lungo i corridoi di quello stabile che si affacciavano su altre stanze, destinate a chissà quali usi. John camminava a passi piuttosto lenti guardandosi intorno, ora non aveva l’aria da assassino, ma piuttosto di qualcuno che se la stesse prendendo comoda. Ascoltò con attenzione il racconto di Margot, trovò che per essere un’assassina fosse incredibilmente loquace, una dota strana se associata al tipo di lavoro che facevano. «Non era il tipo di “questione personale” che mi ero immaginato. Di solito quando uno intende “personale” comprende parenti o torti subiti in prima persona.» Rifletté ancora un po’ sulla faccenda che Margot aveva inteso come personale e non poté fare a meno di pensare all’ultima volta in cui lui stesso si era imbattuto in qualcosa di personale, in quel caso era davvero personale. Ricordava quell’incontro alla stazione di servizio, a quel russo che lo aveva avvicinato mentre osservava la sua auto, la stessa auto che ora aveva di fronte agli occhi, parcheggiata a un centinaio di metri dall’entrata. Ripensò al rifiuto di vendere quel gioiello a uno sconosciuto e soprattutto ripensò al pestaggio avvenuto nella sua stessa casa. Incauto da parte loro, si disse per tutto il tempo, entrare in quell’unica casa che tutti cercavano di evitare o guardavano con silenzioso rispetto. Quei russi non solo lo avevano pestato e gli avevano rubato l’auto, gli avevano ucciso il cane: ultimo ricordo di Helen. John si incupì per qualche istante, mentre cercava le chiavi dell’auto in fondo alla tasca dei pantaloni neri, poi riprese ad avanzare verso il proprio mezzo, fino ad affiancarlo e aprire le portiere. Posò la mano sulla maniglia, ma si fermò prima di aprire lo sportello e salire, guardò Margot al di sopra della capote e assunse un’espressione di vago disagio. «L’ultima faccenda personale che mi ha coinvolto riguardava proprio quest’auto, quindi diciamo che non sono abituato a sentire la parola “personale” associata a una buona azione di generosità nei confronti di uno sconosciuto.» In realtà senza volerlo John Wick faceva tante azioni di generosità, ogni qualvolta decideva di accettare un contratto che spesso coinvolgeva persone poco raccomandabili, violente e pericolose. Tirò la maniglia e salì agilmente in auto, richiudendo lo sportello con delicatezza. Con movimenti fluidi inserì le chiavi nel quadro e mise in moto, solo dopo che la donna fu seduta comodamente al suo fianco. «Il Continental si trova piuttosto in centro, strano come una cosa che dovrebbe rimanere nascosta, sia invece sotto gli occhi di tutti. È stata la prima cosa che mi sono detto una volta arrivato la prima volta al Continental di New York.» Il rombo del motore sembrò indicare subito la potenza e la peculiarità di quel mezzo d’epoca, John Wick sembrava quasi un’altra persona ora che era seduto finalmente sulla sua auto. Partì guardando negli specchietti, solo dopo pochi metri accelerò notevolmente, senza però dare l’impressione di essere incapace alla guida. Nonostante la velocità sostenuta e le sue cinquanta miglia orarie proprio tra le larghe strade newyorkesi, la guida era fluida, affidabile. «Se mai dovessi entrare a far parte dei nostri, potrai contare su uno o più Continental in ogni grande città: Sacramento, Miami, Atlanta, Denver. E poi ancora Londra, Parigi, Roma, Madrid, Stoccolma per citarne alcune in Europa. L’Ordine ha i suoi rifugi e le sue roccaforti un po’ ovunque. Ha i suoi emissari un po’ dappertutto.» L’auto scivolò incontrando solo una manciata di semafori e qualche rallentamento tipico della grande mela, infine l’auto si fermò proprio sull’angolo. John scese e lasciò le chiavi a un parcheggiatore dall’aria molto seria. «Benvenuta al Continental, Miss Margot.»
Margot Forrester Prima di lasciare l'edificio, Margot aveva fermato John con un cenno e si era avvicinata al tavolo del rinfresco, sistemato in un angolo della stanza. Per rendere gli incontri più confortevoli e l'atmosfera più familiare, la terapista aveva incaricato ciascun paziente di portare uno snack o una bevanda, in modo che prima di ogni colloquio, ci si potesse rilassare sgranocchiando qualcosa e chiacchierando del più e del meno. Un modo intelligente di rompere il ghiaccio, senza dubbio, ma erano concesse solo bibite analcoliche e ovviamente l'assassina non poteva sopportare una tale sequela di lagne senza nemmeno una goccia di liquore in corpo. Talvolta trovava gruppi iracondi e vivaci al punto giusto, tanto che l'atmosfera, tra i membri della seduta, cominciava a vibrare di nervosismo e minacciava di esplodere in una rissa, ma altre volte le lacrime e la frustrazione si impadronivano dell'umore generale e allora il clima diventava insopportabile. Margot partecipava per solleticare il suo lato sadico, non certo per deprimersi, quindi per sicurezza, pagava sempre il tizio incaricato di testare le vivande, affinché correggesse di nascosto una bottiglia a sua scelta. Cominciò a svitarle una ad una e annusarne il contenuto. Ogni volta che percepiva un aroma dolciastro o che delle bollicine frizzanti si libravano nell'aria, pizzicandole le narici, scuoteva la testa. Finalmente un odore pungente le irritò le mucose, allora allontanò di scatto la bottiglia e strizzò gli occhi, senza fiato. « Oh... Decisamente tu non sei Coca Cola. » Recuperò la fiaschetta d'alluminio dalla borsa e la riempì con nonchalance, quindi ne bevve un lungo sorso e raggiunse il suo compagno, con un sorriso soddisfatto stampato sul viso. « Adesso possiamo andare. » Annunciò. Non appena ebbero abbandonato il centro terapeutico e vide John avvicinarsi ad una macchina d'epoca grigio metallizzata, l'assassina inarcò le sopracciglia, sorpresa: « Una Ford Mustang vecchio modello? Accidenti, non me lo sarei mai aspettata. Credevo che il grande John Wick fosse più un tipo da macchine di ultima generazione superaccessoriate. Mi aspettavo... che ne so, una specie di Batmobile. Non fraintendermi, è una bellezza, ma se mi avessero detto che John Wick si lancia in pericolosi inseguimenti e sfide all'ultimo proiettile su un mezzo del genere, non ci avrei mai creduto. » Si accomodò sul sedile, sfiorando gli interni tirati a lucido con la punta dell'indice. Sembrava molto curata, evidentemente doveva tenerci sul serio. Che fosse un patito di auto? O magari era legata a qualcuno a cui John era affezionato? La curiosità di conoscere tutti i dettagli della vita di una leggenda vivente era tanta, ma allo stesso tempo, non voleva passare per la classica femmina ficcanaso. Voleva fare una buona impressione. Chissà che idea si era fatto di lei, dalla breve conversazione che avevano avuto. Probabilmente pensava che parlava troppo. Sì, doveva essere così, anche in quel momento i pensieri le stavano ingozzando la mente, rincorrendosi e spintonandosi, ansiosi di arrivare alla destinazione prima degli altri. In fondo cosa le importava, però? Mr Wick avrebbe anche potuto essere un mito tra i sicari, ma lei era lo spirito di un cavaliere celeste, per la miseria! Non c'era paragone. Una brusca accelerazione la distolse dal suo sproloquio mentale e la costrinse ad aggrapparsi al sedile. Lanciò un'occhiata indagatrice al guidatore che, dal canto suo, non sembrò minimamente battere ciglio. L'uomo aveva ripreso il controllo dell'auto e si stava destreggiando nel traffico cittadino senza il minimo problema. Se l'avesse fatto di proposito o meno non lo dava a vedere. Margot trattenne a stento un sorriso e sussurrò a denti stretti: « Esibizionista... » Ascoltò le sue spiegazioni, annuendo appena e cercando di imprimerle nella memoria. Non aveva mai avuto regole all'infuori di quelle che si prefiggeva lei stessa, sperava di abituarsi in fretta a quel nuovo mondo e che con un po' d'esperienza, quelle norme sarebbero diventate parte naturale del suo modus operandi. Il Continental di New York aveva una forma davvero curiosa, sembrava issarsi in linea verticale, altissimo, nel cielo della metropoli, e da lì distendersi lateralmente, come se fosse elastico e una forza invisibile lo stesse tendendo. A parte la strana architettura e la targa dorata che luccicava sopra la porta, da fuori, nulla lasciava intendere che fosse un albergo di lusso. Sembrava un condominio residenziale come tanti altri. L'ingresso era piuttosto spoglio e tetro, il corridoio che accompagnava gli avventori alla reception era lungo e lucido di marmo, le ricordava, per certi versi, la navata centrale di una chiesa. “Curioso paragone”, si trovò a pensare, contando che quello era un rifugio per chi si macchiava del più grave dei peccati. Forse l'avevano studiato in quel modo proprio per quel motivo: era un'isola neutra, ritrovo di predatori spietati, ma dove qualsiasi forma di violenza era bandita. Un luogo di pace apparente, dove i peggiori assassini potevano trovare momentaneamente pace dal sangue. Sbirciò nella sala adiacente, arredata in modo impeccabile con stile ultra moderno ed elegante. Quando John le diede il benvenuto, si voltò verso di lui e ammiccò: « Notevole. Adesso che si fa? Mi porti dal direttore? » si strinse la camicetta tra le dita, improvvisamente consapevole del suo abbigliamento casual « Non credo di essere vestita in modo appropriato per un colloquio del genere. »
John Wick John fece un cenno così breve e impercettibile che l’intento non fu chiaro. «Non abbiamo un codice così ferreo sugli abiti che indossiamo. E poi vedrai che non c’è nulla così così professionale nell’incontro di oggi.» Il sicario la precedette, avvicinandosi al banco della hall, dove un uomo molto alto dalla carnagione scurissima attendeva di poter accogliere gli ospiti. «Già di ritorno, Mr Wick.», chiese l’uomo con aria affabile e calda. «Pare di sì. Lei è Miss Margot, ha un appuntamento con Winston.», mormorò John con voce neutra e piuttosto formale. «Lo chiamo per avvisarlo del vostro arrivo. Buona permanenza Miss Margot.» John lo ringraziò con un cenno e poco dopo aveva ripreso di nuovo a camminare fluido tra corridoi e sale comuni, fino a raggiungere una porta, che dava su un antro con delle scale. L’ambiente lì era differente dal resto, era piuttosto spoglio e asettico. John entrò tranquillo e trattenne la porta da bravo gentiluomo, affinché Margot passasse. Subito dopo iniziò a scendere le scale piuttosto strette, che lo costringevano ogni volta ad accostarsi al muro per scenderle quasi d sbieco. Un rumore ovattato di musica da bar proveniva dal piano di sotto, John sembrò scivolare a suo agio verso la porta nera che li separava da quel luogo. Bussò tre volte e una lamiera di ferro si spostò di lato, all’altezza delle sue spalle. John fece un passo indietro per farsi vedere in compagnia della giovane e la porta subito si aprì. Furono inondati dalla musica jazz e dal chiacchiericcio sommesso di un qualsiasi bar, i tavolini erano sparsi un po’ ovunque, non c’era nulla di quel luogo che lasciasse presagire la natura di chi lo frequentasse. John sembrò tirare subito dritto, raggiungendo il bancone. Una donna se ne stava sola, ma con un sorriso divertito dipinto sulle labbra, ad asciugare bicchieri e rassettare il bancone. «Ciao Addy.» La ragazza piegò la testa in avanti, assumendo una sorta di aria divertita e in qualche modo civettuola. «Jonathan. Stai cercando Winston immagino.» Addy si era sporta un po’ di lato, cercando di osservare la ragazza che accompagnava John e che in quel momento sembrava eclissata alle sue spalle, «Recluta?» John annuì brevemente e Addy sollevò mollemente una mano, tendendo poi il dito e indicando l’ultimo tavolino in fondo. «Ti ringrazio Addy.» La ragazza aveva salutato entrambi muovendo le dita lentamente, lanciando un’occhiolino giocoso. Il sicario raggiunse poi il luogo indicatogli e una volta di fronte a Winston si fece di lato, invitando Margot a sedersi, accompagnandola con una mano appena posata tra le sue scapole. «Vi lascio-» «No, resta pure John. Della nostra conversazione nulla sarà privato. Non ancora per lo meno.» Winston sorrise cordialmente alla donna, la osservava come se fosse una gemma preziosa, su cui finalmente aveva messo le mani. «Piacere, mi chiamo Winston e sono il direttore del Continental di New York. Ti chiederai come abbia fatto a sapere di te e soprattutto il perché di questa convocazione, ma ogni cosa a suo tempo. Spero che tu abbia piacere a unirti a noi, qualcuno come te non può far altro che portare ancora più in auge il nostro nome nel mondo.» John era rimasto in piedi, leggermente alle spalle di Margot, con le braccia lungo i fianchi, ascoltando attentamente le parole di Winston. «Se ci concederai la tua affiliazione in cambio avrai accesso a molti lussi che nel nostro campo fanno comodo. Come tutor ho deciso di affiancarti John, è molto paziente e saprà sicuramente guidarti al meglio durante i tuoi primi giorni qui.» gli occhi di Winston poi avevano incrociato quelli scuri di John, «E poi sto cercando di tenere John il meno impegnato possibile, ha qualche acciacco ultimamente.» John comprese subito che Winston si riferiva al foro di proiettile che pulsava caldo sulla propria schiena. «Al termine del periodo di adattamento ho una missione per te, Margot. Non appena ti sentirai pronta vieni a parlarmi. Si tratta di un obiettivo da cinquanta monete d’oro. A testa.» Winston aveva sollevato gli occhi di nuovo verso John che aveva aggrottato la fronte, trattenendo solo per qualche istante i suoi dubbi. Difatti con voce elegante e calda intervenne. «Winston, perdona il disappunto, ma credo che Miss Margot possa iniziare con qualcosa di più semplice.» Winston sorrise e tornò a guardare Margot. «Devo ancora capire se è apprensivo nei tuoi confronti o si vuole beccare un centinaio di monete senza dividerle con nessuno.» Winston aveva poi indicato il bar a entrambi, ma solo dopo che Margot si era allontanata Winston aveva afferrato delicatamente una manica della giacca di John, impedendogli di andare. «Mi ringrazierai, vedrai.» Dopo di che tornò a controllare i suoi registri, con gli occhiali appollaiati sulla punta del naso e una Mon Blanc tra le dita.
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