#no vi giuro non avete idea
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blogitalianissimo · 2 months ago
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Non posso credere che mia madre mi costringerà a spendere metà credito del telefono per votare questo duetto
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ros64 · 3 months ago
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From Diana Gadaldon, FB Official page
Happy New Year! And may this year hold much happiness for you all.
Have you got any resolutions for this year? Mine is to bloody STAY HOME and not let anyone (other than family) drag me off into the far blue yonder. (I swear, 2024 nearly killed me.)
I sat down at my computer this afternoon, determined to Write Something, as a gesture to the New Year. I have NO idea where this came from, but here it is...
[Excerpt from BOOK TEN (Untitled) (but I will tell you the title sometime this year), Copyright 2025 Diana Gabaldon]
“You love James Fraser, don’t you?” Minnie asked suddenly.
John shrugged, though not with indifference.
“Everyone who knows him loves him,” he said. “Except the people who hate him and/or want him dead, of course.”
Minnie gave him a look, and sniffed, seeing the twitch at the corner of his mouth.
“And/or, you say, Lord Ambiguous. So, there are people who hate him and therefore want him dead? Or are there people who hate him but don’t want him dead, or those who want him dead, but without any sense of personal animus?”
“I don’t know how you expect me to conduct a conversation—with you--without at least an occasional resort to ambiguity,” he retorted. “As for animus, the man’s a soldier, and we are at war. Thus, there are hundreds—if not thousands—of men who sincerely want him dead, but who have no idea who he is, let alone approve or deprecate his character.”
She made a sound that wasn’t a laugh, but acknowledged his point.
“And ambiguity is so useful, is it not?" she said. "For subterfuge and distraction, if not outright prevarication.”
“Prevarication, my left buttock,” he said. “I haven’t told you a single untruth. Today,” he added, in the interests of exactness.
“_You_ don’t hate him, I take it?”
There was a brief silence, broken by the murmur of conversation among the sailors mending sails on the after-deck.
“I tried,” he said.
“Me, too,” she said, fixing her eyes on the foaming green wake that fantailed behind them. “But only for a few minutes, after discovering that he had a wife. I mean, what would be the point?”
“I suppose this was before you met Hal?” he asked, amused.
“Well, yes. Though I will admit that Mr. Fraser’s admirable qualities continued to impress me, on the rare occasions when I encountered him. Have you ever met his wife?” she asked.
He took a deep breath, feeling the pull of his waistcoat buttons. Too little exercise.
“I married her,” he said.
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Buon Anno! E che quest’anno porti tanta felicità a tutti voi.
Avete qualche proposito per quest’anno? Il mio è di restare DANNATAMENTE A CASA e non lasciare che nessuno (a parte la famiglia) mi trascini in terre lontane e sconosciute. (Giuro, il 2024 mi ha quasi ucciso).
Questo pomeriggio mi sono seduta al computer determinata a scrivere qualcosa, come gesto per il nuovo anno. Non ho la minima idea di dove sia venuto fuori, ma eccolo qui…
[Estratto da BOOK TEN (Untitled) (ma vi dirò il titolo entro quest’anno), Copyright 2025 Diana Gabaldon]
«Ami James Fraser, vero?» chiese improvvisamente Minnie.
John scrollò le spalle, ma non con indifferenza.
«Tutti quelli che lo conoscono lo amano» disse. «A parte le persone che lo odiano e/o vogliono vederlo morto, ovviamente.»
Minnie gli lanciò un’occhiata e sospirò, vedendo il cenno di un sorriso all’angolo della sua bocca.
«E/o, dici, Lord Ambiguo. Quindi ci sono persone che lo odiano e, per questo, vogliono vederlo morto? Oppure ci sono persone che lo odiano ma non vogliono vederlo morto, o altre che lo vogliono morto, ma senza alcun sentimento di animosità personale?»
«Non so come tu ti aspetti che possa avere una conversazione con te senza ricorrere almeno occasionalmente all’ambiguità,» ribatté. «Quanto all’animosità, è un soldato, e siamo in guerra. Perciò ci sono centinaia – se non migliaia – di uomini che desiderano sinceramente la sua morte, ma che non hanno idea di chi sia, né approvano o disprezzano il suo carattere.»
Emise un suono che non era una risata, ma che riconosceva il suo punto.
«E l’ambiguità è così utile, non è vero?» disse. «Per il sotterfugio e la distrazione, se non per la vera e propria prevaricazione.»
«Prevaricazione un corno,» disse lui. «Non ti ho detto neanche una bugia. Oggi,» aggiunse, per amor di precisione.
«Non lo odi, immagino?»
Ci fu un breve silenzio, interrotto solo dal mormorio dei marinai che riparavano le vele sul ponte di poppa.
«Ci ho provato,» disse.
«Anch’io,» rispose lei, fissando la scia verde e schiumosa che si allargava dietro di loro. «Ma solo per pochi minuti, dopo aver scoperto che aveva una moglie. Voglio dire, che senso avrebbe avuto?»
«Immagino fosse prima che incontrassi Hal?» chiese lui, divertito.
«Ebbene sì. Anche se devo ammettere che le ammirevoli qualità del signor Fraser hanno continuato a impressionarmi, nelle rare occasioni in cui l’ho incontrato. Hai mai conosciuto sua moglie?» chiese lei.
Lui fece un respiro profondo, sentendo la tensione nei bottoni del panciotto. Troppo poco esercizio.
«L’ho sposata» disse.
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misandric4 · 13 days ago
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ve lo giuro voi uomini siete la + grande barzelletta che esista, vi contraddicete in continuazione e non avete la minima idea di come NON sessualizzare una donna
giuro, ma siete veri o siete un esperimento sociale?
A me dispiace cosa vi dovete subire voi ragazze per colpa del 90% del genere maschile marcio che esiste
amore tu per la domanda che hai fatto l’altro giorno rientri in questo 90%……..ironico tu abbia appena detto questa cosa
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i-am-a-polpetta · 2 years ago
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madonna raga voi non avete idea di quanto cazzo mi diverto a venire in ufficio ma roba che sono stra carica e insieme agli amici del lavoro cantiamo canzoni tutti insieme cioè stiamo come i pazzi e vi giuro che si sta da dio
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eyelinerda3euro · 4 years ago
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Raga io non so se avete idea di che cosa sia una famiglia con maledizione ma vi giuro che è brutto perché qualsiasi tentativo di aggiustare le cose viene interdetto da delle fatalità che non so da dove siano generate ma accadono e basta e nessuno sa parlare di niente e nessuno sa ascoltare nemmeno il silenzio degli altri e nessuno sa chiedere aiuto e insomma cioè tutto questo va oltre il disfunzionale, davvero
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olstansoul · 4 years ago
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Sacrifice, Chapter 28
PAIRING: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
"Tu questa sera ti dichiarerai..."disse Steve
"Cosa? No! Non esiste!"
Poggiato di spalle sulla cucina dello scantinato di Sam, James Barnes stava trovando ancora una volta una scusa per non potersi dichiarare a Wanda. Aveva raccontato loro, pochi giorni prima, di come si era preoccupata quando è dovuto scappare via a casa il venerdì prima. Oppure di come, sempre la stessa, lo aveva chiamato due giorni dopo l'accaduto. Ma aveva omesso il fatto che quella sera stessa si era addormentato e aveva fatto quel sogno.
"Non voglio sentire repliche, tu lo farai e basta"anche Sam era d'accordo.
"Sam non è così facile come credi"
"Certo che sarà facile! Insomma vi mangiate con gli occhi, ci fosse una volta in cui non la guardi mentre parla o spiega qualsiasi cosa, l'accompagni a casa tutte le volte. Non smetti di parlare di lei, se mi dici che non sarà facile allora spiegami quale sia il problema"
"Steve, è la stessa cosa che accade fra te e Natasha..."
"Non deviare il discorso..."rispose il sottoscritto deviando il suo.
"Beh può essere ma sappiamo perché Steve non corre con Natasha, ricordi l'episodio di Rumlow?"
"Okay ma..."
"Ma cosa? James ancora non lo capisci? Wanda è la ragazza perfetta per te, ti ascolta, ti supporta e ti aiuta. Un mondo completamente diverso da quello di Sharon, se starai con lei ti sentirai libero finalmente..."
"Va bene, va bene...mettiamo che io stasera lo faccia e se potrebbe andare qualcosa storto?"
"Cosa potrebbe andare storto?"chiese Steve un po' interrogativo.
"Ho un un presentimento, come se ci fosse qualcosa di grandissimo fra noi due che non mi permetta di stare insieme a lei"disse lui buttando fuori la sua paura di fronte ai suoi migliori amici.
"Può essere qualsiasi cosa James..."disse Sam.
"Non mi dire che questo presentimento ha a che fare con la questione di tuo padre"disse invece Steve
"No, lui non c'entra è...è come se fosse qualcosa che io non riuscirò mai a superare..."
"Sei il mio migliore amico, so quanto sei forte. E so benissimo che qualsiasi cosa sia potrai affrontarla benissimo"disse Steve avvicinandosi e poggiando le sue mani sulle spalle di James.
"Per ora supera la paura di poterti dichiarare a lei"disse Sam un po' spiritoso.
James abbassò di poco lo sguardo, riflettendo sulle sue parole mentre Steve e Sam continuavano a guardarlo. Sapevano entrambi che aveva passato una settimana infernale e il meglio che potevano fare era quello di rimanere al suo fianco.
"Io andrò a prendere il resto..."disse Sam rompendo il silenzio che si era creato.
"Vengo subito..."disse Steve.
Darlene, la mamma di Sam, sapendo delle serate che suo figlio passava insieme al resto dei ragazzi si offriva sempre di cucinare qualcosa. E diciamo che conveniva a chiunque ed era l'unica possibilità di vedersi tutti insieme, una volta alla settimana senza troppe esagerazioni. Era divertente, era bello. James se ne era dimenticato, visto che fino a poco tempo fa era solito a partecipare, in fondo era costretto, a quelle feste che Sharon organizzava ogni fine settimana nella sua casa enorme. Ma ritrovata la pace con sé stesso, i suoi vecchi amici e qualcuno di nuovo, credeva che qui, questo posto era adatto per lui.
"Ehi, James..."una voce lo fece girare e di fronte a sé comparve lei.
La guardò dalla testa ai piedi e anche con qualcosa di semplice addosso non la smise di guardare. Avevano ragione, Sam e Steve avevano fottutamente ragione. Indossava una gonna nera a vita alta, una maglia a tre quarti bordeaux e sopra un maglioncino grigio chiaro. Le calze velate e gli anfibi erano dello stesso colore della gonna. Infine, anche stavolta, i suoi occhi verdi erano cerchiati di nero, ma giusto di poco.
"Wanda..."
Lei si avvicinò di poco e senza che lui si aspettasse questo gesto, lo abbracciò. James rimase veramente sorpreso ma piuttosto che pensare a questo gesto improvviso, riuscì a goderselo. Wanda aveva le braccia attorno il suo collo e James circondava la sua schiena con le braccia. E lui avrebbe voluto rimanere cosi per sempre.
"Come stai?"chiese lei.
Stando abbracciati era come se la voce di Wanda risuonasse di più del normale, era come se James sentisse la sua voce nel cervello.
"Meglio...ora"disse lui stringendola un po' di più e affondando con la testa nel suo collo sentendo il suo profumo.
Wanda sorrise di poco e prima che scesero gli altri tre si staccò da lui ma si continuarono a guardare. E quando Steve, Natasha e Sam scesero e lì videro non restarono per niente sorpresi.
Sam e Steve gli fecero un sorriso un po' ammiccante, convinti del fatto che James si fosse dichiarato ma non è stato così. Natasha invece sorrise semplicemente e per fare in modo che l'attenzione non fosse completamente su di loro, andò a poggiare la ciotola con i popcorn sul tavolino di fronte alla TV.
"Allora? Diamo il via a questa serata?"chiese lei.
Passarono tre ore, tutti e cinque erano esausti per colpa delle mille risate che si fecero ma subito dopo il divertimento svanì lasciando il posto alla noia. Avevano pensato a fare di tutto, ma nulla sarebbe servito per far passare il restante del tempo.
"Mi sto annoiando"disse Natasha sbadigliando.
"Mi aggrego"disse Sam.
"Ho provato a rendere la serata un po' divertente ma ora non ho più idee..."disse Wanda andandosi a sedere sulla poltrona.
"Si è stata divertente ma non quando quel cretino mi si è buttato addosso"disse Sam.
"Potevi tranquillamente spiccare il volo uccellaccio, se pensi che io sia pesante"rispose James all'esortazione di Sam che era ancora dolorante.
Dolorante per cosa? L'idea di Wanda è stata quella di un Twister improvvisato, solo che lei dettava regole, posizioni e colori mentre il resto giocava e ovviamente non poteva succedere diversamente. E mentre giocavano, James e Sam erano gli unici ad essere rimasti in gara. Solo che per colpa di una mano messa male James è caduto su Sam provocando che il secondo si facesse male e che il primo scoppiasse a ridere insieme agli altri tre.
"Oddio, quella scena è stata troppo divertente"disse Steve iniziando a ridere.
"C'è un modo per poter rendere la serata ancora divertente"disse Sam alzandosi definitivamente.
"Quale sarebbe?"chiese James bevendo dal bicchiere.
"Potremmo fare un salto..."
"...alla festa della Carter"continuò Sam.
"Cosa? No, non esiste!"disse Wanda andando nel panico.
"Sam, credi sia veramente una buona idea?"chiese Steve mentre guardava Natasha.
"Ho detto solo un salto, non dovremmo stare tutta la notte! Dai andiamo, che sarà mai?"chiese lui.
"Sai che io non ho proprio voglia di vedere Sharon e la stessa cosa anche lei?"chiese Wanda di rimando.
"Oh andiamo Wanda, ci saremo noi con te. Ci sarà James...e la stessa cosa vale per Nat, voglio solo uscire per un'ora da questa casa e te lo giuro non succederà niente"
Beh, facile a dirsi per Sam che non aveva problemi con le feste come Wanda. Preferiva veramente restare qui, con loro senza l'ansia che troppi problemi si sarebbero creati con sua madre oppure proprio con se stessa. Ma diciamo pure che per una volta voleva anche lei rompere un po' le regole, quindi anche se solo per poco avrebbe voluto andare via da lì anche lei.
"Okay, basta che a mezzanotte torno a casa"disse lei rivolgendosi a tutti quanti e notò solo ora che James stava guardando male Sam.
"Tutto okay?"chiese lei ma non ebbe risposta poiché subito uscirono di casa per andare alla festa.
Arrivarono ad una casa enorme, con tre piani e un portico grandissimo. Nel giardino dell'entrata si poteva sentire già la musica a palla che proveniva dall'interno e le voci, che più che voci erano urla, della tanta gente che Sharon questa sera aveva invitato.
"Sai quanta gente ci sarà?"chiese Steve.
"Sai quanto sarà ubriaca quella tanta gente che ci sarà?"chiese di rimando Sam.
"Resteremo per un'ora Sam, non per tutta la notte vedi di trovare parcheggio da qualche parte"disse invece James seduto dietro.
"Io direi di andarcene"disse Natasha presa dal panico improvvisamente.
"Che ti prende?"chiese Wanda mettendole una mano sul ginocchio.
"Natasha odia questo posto, non solo per Sharon..."spiegò Steve a grandi linee.
"E allora per cosa?"chiese Wanda.
Ma la bionda non le rispose, Sam trovò subito parcheggio e scesero tutti e cinque insieme dirigendosi verso il marciapiede di fronte e proseguendo arrivando fino alla mega entrata della villa della Carter. Steve aveva un braccio attorno a Natasha che si stringeva di più al suo petto, Sam camminava dietro di loro e James camminava di fianco a Wanda con gli occhi bene aperti.
"Sai cosa succede a Natasha?"chiese lei a James.
"Non mette piede qui dentro da tre mesi, da quando si è litigata con Sharon..."
"Sharon e Natasha erano amiche?"
"Si, anche se non ho mai capito il motivo per cui abbiano litigato"
"Beh, colpa di Sharon credo, no?"chiese lei in maniera retorica mentre saliva gli scalini dell'entrata ma James la fermò subito prendendole il polso.
"Cosa c'è?"chiese lei guardando il suo polso avvolto nella mano di James e anche lui. Un contatto che le faceva venire i brividi.
"Resta sempre al mio fianco, non ti muovere da vicino a me. Qui dentro non sai la gente che trovi, non voglio che ti venga fatto del male..."disse lui guardandola.
"Okay"
"Wanda, sono serio..."
"James, sei l'unica persona di cui potrei fidarmi di più in mezzo a tutta questa gente. Lo so che sei serio"
Lui sorrise, le prese la mano e insieme entrarono nell'enorme casa di Sharon. Dall'entrata si sentiva già la musica assordante messa dal DJ e la puzza di alcool mischiata a fumo di sigarette o peggio ancora. I due, ancora con le mani intrecciate, raggiunsero gli altri vicino al bancone. Steve stava parlando con uno dei componenti della squadra di basket che Wanda vide per la prima volta a quella partita.
"Oh, ci avete raggiunti! Ero convinto che vi foste persi. Wanda lascia che ti presenti Thor, fa parte della squadra di basket"
"Thor? Davvero? Come il Dio del Tuono?"
"Si, i miei nonni sono scandinavi e quindi hanno trasmesso questa tradizione di chiamare i propri figli come gli dei"
"Wow, figo!"
"Si, Carol non poteva scegliere fidanzato migliore,un dio norreno"disse Natasha.
"Carol?"
"È la mia ragazza..."disse Thor rispondendo alla domanda di Wanda.
"...aspetta devi conoscere mio fratello, lui si chiama Loki, è un tipo dark, sempre sulle sue"disse il biondino ma James lo fermò.
"Thor, facciamo che Wanda conoscerà tuo fratello in un'altra occasione, okay? Sai benissimo che se porti qui Loki porterà anche Rumlow e vuoi che ti ricordi come è andata a finire l'ultima volta fra me e lui?"disse James.
"Loki è diverso da Rumlow..."disse lui.
"Davvero?"chiese ironicamente Steve
Ma niente, neanche le loro chiacchiere furono in grado di poter fermare l'avanzata dei due verso di loro. Stava succedendo quello che avevano appena previsto.
"Ehi fratello! Vedo che sei insieme a nuove compagnie, ti va di presentarmeli?"
"Oh beh, sono persone che già conosci tranne per lei..."
"Wanda"disse lei allungando la mano in segno di piacere ma Loki la prese e le fece il segno del baciamano, come da vero e proprio cavaliere.
"Loki, incantato"
"Bene, bene, bene...vedo che qualcuno è tornato alle origini"disse Rumlow che era arrivato proprio dietro Loki.
"Si torna sempre dove si è stati bene, giusto?"chiese retoricamente James alla provocazione di Brock.
"Beh, non posso fare altro che darti ragione, ma non credo che a Sharon faccia piacere..."
"Tu, Sharon e la vostra opinione potete anche andare a farvi fottere"
"Ehi, ehi calmo capitano...volevo solo vedere come reagivi, vedo che sei molto legato a lei. Non fartela scappare, non sai quali braccia potrebbe incontrare per la strada"disse lui facendo un cenno verso Wanda.
"Sta sicuro che non saranno le tue"disse lui avvicinandosi a Rumlow
"Davvero? Perché senza quella gonna starebbe benissimo..."
Non passò neanche un secondo che subito James spinse a terra Rumlow e iniziò a riempirlo di pugni. Potevano toccargli qualsiasi cosa, la famiglia, la scuola, il basket ma Wanda no. Wanda proprio ora, no. Wanda è diventata il suo punto debole e lo sarebbe stato per sempre, fin quando non avrebbe avuto l'occasione di averla con sé per sempre.
"Cosa cazzo sta succedendo?"
Eccola lì, la voce squillante di Sharon Carter si fece spazio in tutta la stanza e arrivò in quel luogo. Steve e Sam tenevano lontano James da Rumlow con le braccia e lui, invece, era mantenuto da Loki e Thor.
"Devi fare sempre cazzate?"chiese lei rivolta al suo attuale ragazzo.
"Beh, guarda chi ha fatto il suo ritorno..."disse lui facendo un cenno con la testa verso James e la bionda lo guardò con ribrezzo.
"Cosa ci fai qui?"
"Non devo spiegarlo a te"
"Certo che devi...porti a casa mia degli sconosciuti, scateni delle risse e non vuoi spiegarmi che cosa è successo...sei ridicolo"
"No, tu sei ridicola..."la voce di Wanda finalmente si fece sentire.
"...credi che il mondo giri tutto attorno a te? Non sei il centro dell'universo, non sei il presidente degli Stati Uniti d'America oppure il re di Asgard. Pensi che tu sia acclamata solo per le tue scarpe firmate o per il tuo armadio che contiene mille abiti ma la verità è che per quanto sei acida nessuno resterà con te per sempre, alla fine ti ritroverai depressa a mangiare gelato nella tua cabina armadio, triste perché sarai grassa e tutti quegli abiti non ti andranno più"
"Come scusa?"chiese lei.
"No, no non lo ripeto una seconda volta, penso ti serva anche una visita dall'otorino"
"Senti stronzetta, vuoi che te lo faccia capire con le buone o con le cattive?"disse lei andando velocemente verso Wanda che non si mosse di un millimetro.
"Con le cattive non credo possa capirlo, anzi non voglio che ti rovini i bei capelli che hai, sai che peccato dopo?"
La bionda in questione fece un sospiro profondo ma se lei dimostrava di essere invincibile, Wanda invece era molto più forte di lei. Con le parole sicuramente, ma col corpo?
"Ehi...metti una traccia"disse lei rivolgendosi ad una ragazza che era dietro alla consolle e subito la fece partire.
Con le braccia conserte e le gambe leggermente divaricate Wanda guardava la scena davanti a sé di Sharon che ballava o quello che si poteva considerare tale, visto che muoveva più le chiappe che il resto del corpo. C'era chi le faceva dei fischi, chi l'accompagnava con le mani ma per Wanda era tutto sprecato. Nulla di ciò che aveva appena fatto Sharon poteva considerarsi un ballo.
"Bene, ti faccio i miei complimenti il tuo culo è stato visto da tutti i presenti nella stanza"
"Sai fare di meglio?"chiese lei.
"Meglio di te"disse lei e intanto si tolse il suo maglioncino grigio mettendolo fra le mani di Natasha che le sorrise incoraggiandola.
"Cosa vuoi fare?"le chiese James.
"Sta a vedere..."
Wanda in quel momento non stava pensando a che cosa avrebbe comportato se avrebbe fatto una cosa del genere. Non stava pensando al fatto che se avrebbe ballato davanti a tutti, forse poi avrebbe avuto l'attenzione di tutti quanti i presenti su di sé. Oppure peggio ancora, che una volta finito si sarebbe scatenato l'inferno, specie per lei. Quella era la sua occasione di riscatto, di tutte quelle volte che si è sentita sottovalutata per le parole di Sharon. Ora era arrivato il suo momento, dove si sarebbe mostrata per ciò che era. Salì prima su una sedia e poi da lì sul tavolo e subito dopo la musica partì. A primo impatto nessuno la guardò se non per poche persone, fra queste i suoi amici ma quando la canzone iniziò ad andare avanti iniziò a muovere i fianchi insieme alle braccia. Uno spettacolo completamente diverso, rispetto a quello dato da Sharon. Per tutto il tempo, Wanda ebbe gli occhi di tutti addosso ma quelli che non si mossero un secondo dalla sua figura, furono quelli di James che la stavano guardando da quando la musica era partita. I suoi occhi facevano su e giù, dalla testa ai piedi, mentre lei si muoveva a ritmo di musica.
"Sapevi che si muoveva così?"chiese Sam distraendolo.
"No..."
"È davvero grande...non credevo che potesse ballare"disse invece Natasha.
"Tutti possono farlo Nat"disse Steve.
"Si, ma non come lei...è fantastica, credi veramente che una come Sharon possa ballare come lei? Andiamo Wanda la supera in tutto"
"La canzone poi è fantastica..."disse Sam muovendosi di poco sul posto.
"Fra tutte le cose pensi alla canzone?"chiese James guardandolo.
"È Jennifer Lopez, la senti?"chiese Sam iniziando a muoversi di più e James poggiò una mano sulla fronte per la troppa stupidità del suo amico.
Intanto Wanda aveva appena finito di ballare ed era circondata da applausi, da grida e da fischi. Una bella figura, considerata la faccia di disprezzo che le rivolse Sharon. Si avvicinò ai suoi amici ma non ebbe il tempo di fare anche solo un passo in più che stava per svenire. Per fortuna James la prese al volo, ma stavolta non sarebbe stata come quando erano solo loro due a Central Park. Nel suo corpo Wanda ormai sentiva che nulla rispondeva, come se le sue ossa e i suoi muscoli fossero diventati completamente gelatina. Sapeva esattamente cosa stava succedendo e non avrebbe dovuto fare quello che ha appena fatto. Ma non si pente di nulla, aveva avuto la sua occasione di riscatto, aveva mostrato a tutti e persino a Sharon Carter che non era quella ragazza che tutti pensavano che fosse. Ed ora, anche se non se ne importava, le sue solite e amate conseguenze stavano tornando. Di chi era la colpa? La sua, di James o anche di Sam che voleva tanto andare via da casa sua per un po' chi se ne frega. Ormai, il danno è stato fatto.
"Ehi, ti senti bene?"chiese James iniziando a guardarla dalla testa ai piedi come per analizzare cosa stesse succedendo ma Wanda ancora non gli rispose.
"Non mi sento più le gambe..."
"Cosa?"chiese lui scioccato.
"Non riesco a camminare..."disse lei che pian piano perdeva anche la voce.
"Vuoi che faccia la stessa cosa dell'altra volta, posso portarti..."
"No, non farlo..."ma non ebbe neanche la possibilità di finire la frase che subito svenne del tutto fra le braccia di James.
"Wanda!"disse ad alta voce lui ma lei aveva già perso i sensi.
"Che le è successo?"chiese Natasha allarmata.
"Non lo so, credo che abbia avuto un calo di pressione. Mi aveva detto che è solita ad averne ma ora non riusciva a camminare..."
"James mantieni la calma, sarà veramente solo un calo di pressione"disse Steve per tranquillizzarlo.
"Non hai sentito quello che ho appena detto?"
"Sto cercando solo di farti restare calmo"
"Non posso stare calmo, fra mezz'ora dovrebbe stare a casa e non posso dire a sua madre che è svenuta senza neanche sapere perché..."
"Allora portiamola in ospedale"disse Sam.
James prese in braccio Wanda come l'aveva presa già precedentemente e tutti e cinque si diressero alla macchina di Sam.
"Se non vuoi che ti sclero addosso ti conviene accelerare Sam"disse James seduto dietro di lui con in grembo Wanda che aveva i piedi sulle gambe di Natasha.
"Non può essere che un semplice calo di pressione possa addirittura non farla camminare"disse Natasha.
"È quello che lei mi ha detto, non lo credo neanche io ma bisogna fare presto..."
"A quanto vuoi che vada? Sto facendo il possibile anche io James..."disse Sam che stava guidando.
Intanto il castano aveva gli occhi fissi sul corpo di Wanda che non dava nessun segno di vita, le mise una mano attorno al collo per vedere se il suo battito cardiaco c'era ed era molto lieve. Solo pochi minuti dopo arrivarono davanti all'entrata del pronto soccorso e subito alcuni medici videro Wanda fra le braccia di James. La misero su una barella e la portarono via, lui provò a fare un passo per raggiungerla ma fu fermato.
"Mi dispiace ma se non è un familiare della ragazza non può andare con lei"
"Ho bisogno di sapere se sta bene, sono l'unico che può farlo...la prego mi faccia andare con loro"disse lui indicando il resto dei medici che portavano via Wanda.
"Ed io ho bisogno che lei rimanga qui, già le ho detto che non può entrare...aspetti qui, la informerò se ci saranno problemi"
James fece un respiro profondo e si arrese, dietro di lui Sam, Natasha e Steve fecero la loro comparsa con un leggero fiatone.
"Dove l'hanno portata?"chiese Natasha un po' preoccupata.
"Non lo so, credo le faranno degli esami, una TAC o una risonanza..."
"Non ti hanno fatto andare con loro?"chiese Steve.
"No, se non sono un familiare non posso entrare con lei...che casino!"disse lui passandosi le mani sul viso e sedendosi sulla sedia nella sala d'aspetto.
"Non è mai successo quando eravate solo voi due?"chiese invece Sam che si sedette dopo di lui.
"Solo una volta...quella volta si era bloccata con la schiena ma nient'altro. L'avevo portata in braccio fin quando non eravamo arrivati a casa sua. Non pensavo che sarebbe successo peggio"
"Può succedere..."
"No, Steve non può succedere così improvvisamente può essere che c'è altro sotto"
"Cosa intendi dire con altro sotto?"chiese Natasha.
"Non lo so Nat, non lo so proprio...è colpa mia, solo colpa mia"disse lui con un magone in gola.
"Andiamo Buck, non è stata colpa tua...è successo, speriamo che sia veramente come crediamo"disse Steve.
"E se non sarà così? Se sarà peggio? Ho già corso il rischio di non vederla perché per una notte è stata da me, ora sua madre mi ucciderà se verrà a sapere che sua figlia è in ospedale"
"James non l'hai fatto intenzionalmente, non sei uno che l'ha drogata..."
"Sam, non capisci! Sto andando in panico, non riesco più a gestire un cazzo, la mia vita è diventata un casino da quando ho scoperto che mio papà ha un'amante, che mette le mani addosso a mia madre perché lei non può avere figli e quando mi sembra di incontrare una persona che mi renda felice anche con la sua sola e semplice presenza, rovino tutto ugualmente. Io non..."
James aveva appena buttato fuori tutto quello che si era tenuto dentro in una settimana. E l'aveva fatto in una maniera che agli occhi degli altri poteva sembrare pazza ma che i suoi amici capivano benissimo.
"Scusate ragazzi, non volevo prendermela con voi..."
"Va tutto bene, James. Non devi preoccuparti, siamo tuoi amici"disse Natasha poggiandogli una mano sulla spalla.
"Hai tutto il diritto di sentirti oppresso amico"disse Sam.
"Vieni, andiamo a farci due passi..."
Steve prese per mano James e subito dopo gli mise un braccio attorno le spalle, mentre il castano si asciugava le poche lacrime che erano uscite dai suoi occhi. Sam e Natasha, invece, restarono nella sala d'aspetto.
"Credi che starà meglio?"chiese Natasha.
"Ora è distrutto...ma si, credo che lo sarà"disse Sam confidando nel buonsenso del destino.
Passarono tre ore, Sam e Natasha erano ancora nella sala d'aspetto. Lei poggiata con la testa su una delle sue spalle, completamente addormentata e lui con la testa poggiata al muro tra veglia e sonno. Solo in quel momento Steve e James fecero il loro ritorno e il castano sembrava essersi ripreso ma dentro di lui regnava ancora un senso di ansia e preoccupazione.
"Veramente James...prendi in considerazione ciò che ho detto"
"Ne dovrò parlare con mia madre, ha l'appoggio del suo avvocato ma penso che quell'associazione di cui mi hai parlato può servirle"
"Servirà anche te, sei il mio migliore amico e non voglio che a soli 18 anni ti riempi di responsabilità"
"Steve..."
"Lo so, lo so fa parte di te ma ho ancora bisogno di vedere il mio migliore amico spensierato come prima"
"Ci penserò, va bene?"chiese lui e Steve annuì.
Tutti e due si diressero verso gli altri ma la stessa infermiera che non aveva permesso a James di proseguire ora aveva fermato entrambi.
"Scusatemi...se volete potete raggiungermi"
James guardò Steve per un attimo e lui gli fece cenno di dover andare da lei, ma quando stava per andare una voce alle sue spalle lo fermò.
"Non così in fretta ragazzo..."
Si girò di scatto e trovò dinanzi a sé la signora Maximoff che veniva verso di lui come una furia e con un'espressione di disprezzo sul suo viso.
"Signora Maximoff, senta, mi dispiace...io non volevo che succedesse tutto questo..."
"Non una parola in più Barnes, avrei dovuto aspettarmelo che avresti potuto mettere mia figlia nei guai..."
"Sa benissimo che non avrei mai avuto il coraggio di fare questo a sua figlia"
"Allora perché lei è qui? È tutta colpa tua, Barnes...te lo scordi che vedrai mia figlia di nuovo, non te lo permetterò"
"Aspetti, lasci che le spieghi..."
"Non c'è nulla che tu possa spiegarmi che possa farmi cambiare idea...ora togliti di mezzo, non vorrei che mia figlia rimanga paralizzata"
La madre di Wanda lo spinse via e lui la guardò andare verso la stanza dove l'avevano collocata con un'espressione confusa e spaventata sul volto.
"Lei non te l'ha detto?"
Si girò di nuovo verso l'entrata, vedendo che il signor Barton era dietro di lui e di fianco a Steve.
"Cosa avrebbe dovuto dirmi? Non so cosa sta succedendo..."disse lui quasi con le lacrime agli occhi.
"Ha un tumore al midollo osseo, non può fare sforzi, se li farebbe potrebbe rimanere paralizzata...scusa devo andare"
Ci volle un minuto prima che James realizzasse tutto quello che gli era stato detto. Nella sua testa risuonavano solo le parole che Barton gli aveva appena detto. Era confuso, non sapeva cosa fare e niente in questo momento sarebbe servito, l'unica cosa che regnava in questo momento nella sua testa era solo il silenzio, insieme al suo cuore rotto in mille pezzi.
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martinoguardamimartino · 5 years ago
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Clip 10.6
N: Sì. Sì, ma riuscite a venire un po' prima? Tipo...nove. Non so se riesco a tenerlo al mare, fa... Comincia a fare un po' freddo. Ok, fammi sapere appena sai e fammi sapere se trovi le chiavi nella cassetta oppure se qualcuno, boh, se le è fregate, non lo so. Sì sì, no. C'hai..c'hai ragione, sono un po' in ansia. Ok. Ok dai, a dopo. Ciao.
M: Cos'è quella faccia?
N: Quale faccia?
M: Come ti permetti di essere triste al mio compleanno, eh?
N: Non sono triste. È che mi dispiace che non ti piace il maglione che ti ho regalato.
M: No, non ho detto che non mi piace. Ho detto che è particolare.
N: Quindi fa schifo.
M: Vuoi farmi un regalo che siamo sicuri che mi piaccia?
N: Certo.
M: Promettimi che da oggi mi posso fidare di te.
N: Prometto solennemente!
M: Sono serio.
N: Anch'io. Da adesso puoi chiedermi tutto quello che vuoi e io ti dirò sempre tutto.
M: Tutto tutto?
N: Tutto.
M: Ok. Iniziamo subito. Visto che tanto domani dovrò vederlo, con Luai...c'hai scopato?
N: No.
M: E avresti voluto?
N: Sì.
M: Ok.
Prima dove sei andato?
N: A prendere le pillole in macchina.
M: Ti ho visto che eri al telefono.
N: Ma devo dirti tutto tutto tutto?
M: È il mio regalo.
N: Eh vabbè, ok. Stavo al telefono con Gio. Ti stiamo organizzando una festa a sorpresa a casa nostra. Il mare era solo una scusa per tenerti lontano da casa. E adesso mi hai rovinato la sorpresa.
M: E secondo te non c'aveva già pensato Luchino a rovinare tutto?
N: Ma come? Te prego.
M: Sì. Però apprezzo tantissimo. Grazie.
[ Oh! Fatele a casa vostra ste porcate! ]
M: Come hai detto?
[ Fate schifo! ]
N: Oh! Marti!
M: Dimmelo in faccia, eh! Testa di cazzo, eh! Dimmelo in faccia, pezzo di merda!
N: Oh! Calma. Calma.
M: Che sto facendo di male, eh?
N: Oh!
M: Merda, vieni qua se c'hai le palle!
N: Marti, guardami. Basta! Oh! È solo un ignorante. Non diamogli la soddisfazione, ok? Eh? Ok?
M: Ok.
N: Adesso ci prendiamo un po' di sole, poi ce ne torniamo a casa, tu farai finta di non sapere niente della festa, eh? Stiamo con i nostri amici e ci divertiamo, ok?
M: Prima possiamo buttare in mare il pescatore?
N: No.
-
S: È carino secondo me. Poi è gentile.
F-E-S: Ciao.
SA: Ciao! Eid Mubarak!
F-E-S: Ciao.
E: Wow. Che bella!
SA: Grazie. Vi faccio conoscere le mie amiche.
[ Ciao! ]
F: Federica, piacere!
MAJDA: Piacere.
E: Eva.
MARYAM: Maryam, piacere.
SI: Silvia.
MARYAM: Maryam, piacere.
SA: Loro sono le ragazze con cui faccio karaoke.
S: Ah, a me il karaoke non me lo fanno mai fare.
E: Perché non sappiamo cantare.
SA: Tra l'altro lei fa dei pezzi trap pazzeschi.
MAJDA: Pazzeschi non direi, però vabbè...
E: Facci sentire qualcosa.
MAJDA: Ok.
FI: Ehila? C'è nessuno?
SA: Scusate. Ciao! Eid Mubarak! Ciao.
FI: Scusa per il ritardo.
SA: No, figurati.
FI: Però ti ho portato un regalo. Ma non c'erano biglietti per l'Eid e quindi te l'ho preso di Natale.
SA: Va bene, grazie.
FI: Tiè.
F: Ciao Filo!
FI: Ciao.
F: Sana, io sto morendo di sete.
SA: Guarda, se vai in cucina c'è del karkadè.
F: Ok. Grazie.
Ciao.
EM-SARA: Ciao.
F: Come va?
L: Tutto bene.
SARA: Tu?
F: Bene bene, grazie. Alla fine avete risolto per la casa, sì?
EM: Sì sì, c'ha pensato il papà di Carlotta.
F: Ok ok, meno male.
L: Comunque se volete venire c'è ancora qualche posto.
F: No, grazie. Ormai ci siamo già organizzate.
L: Ok.
F: Comunque mi dispiace per la macchina.
SARA: Quale macchina?
LU: Buonasera!
F: Ciao.
LU: Senti, ma è arrivata Silvia?
F: Sì sì, sta di là.
LU: Grazie.
Ehila!
E-S: Ciao!
E: Comunque regà, sto coso è buonissimo, eh.
S: Sì, che cos'è?
LU: Non ne ho idea, considera che è il quarto piatto che mangio di seguito.
S: Ovvio.
R: Tajin, regà. Si chiama Tajin.
S: Tajin, ok.
E: Ah Tajin, ok.
R: Troppo buono, spacca ve'?
LU: Buonissimo.
S: Voi non vi conoscete, vero?
R: No.
LU: No.
S: Ok. Lui è Rami e lui è Luca, il mio ragazzo.
R: Rami, piacere.
LU: Luca.
F: Regà! Regà! Regà! Non potere capire che cosa è successo.
S: Che è successo?
F: La macchina che abbiamo sfregiato non è di Carlotta.
S: Che cazzo dici?
E: Ma che dici?
F: Te lo giuro.
E: O mio dio e di chi è?
F: Non lo so regà, non lo so.
E: Ma come non lo sai?
R: Voi avete sfregiato una macchina?
LU: Infatti.
E: No vabbè, sfregiato mo Fede no, diciamo che è una storia molto molto lunga.
R: Non lo voglio manco sapé.
F: Ah, tra l'altro gli ho detto che ci siamo organizzate per andare in vacanza, quindi scegliamo un posto da dire tutte quante che sennò facciamo una figura di merda.
E-S: Ok.
S: Ok. Va bene.
LU: Scusate, a sto punto venite in Salento con noi, no?
S: Oh!
F: Ah!
E: Si potrebbe fare.
S: Sì.
E: Però mi sa che se ci sono tanti maschi i tuoi genitori fanno un po' di storie.
F: Ti prego non ti fare sentire perché Sana si incazza.
R: Però se c'è suo fratello a farle da guardia lì cambia tutto.
F: Ah e tu verresti in vacanza con noi?
R: Ma sì, perché no? Guarda, lo vado pure a chiedere agli altri.
F-S-E-LU: Dai.
FI: Considera che la luce, il gas, internet e il riscaldamento paga tutto mia madre.
EL: Ottimo.
FI: Tu mi dai 250 euro e non ce pensi più.
EL: Ma Ele lo sa che affitti camera sua?
FI: Più o meno.
EL: Come più o meno? Cioè, quando torna a Natale oppure, che ne so, se viene tua madre, che faccio? 'Ndo vado?
FI: Ho capito, bello mio. Se vuoi la stanza 365 giorni all'anno spendi 400 euro, te ne vai a Piazza Bologna e te la dividi con sette che non se lavano.
EL: Eh, giusto.
FI: E poi fattelo dire e te lo può confermare Martino io sono l'ospite perfetto. Perché è come se non ci fossi, non mi si vede, non mi si sente. A meno che tu non voglia un po' di compagnia. Perché pure stare sempre solo in camera...
EL: Be', dopo un po'.
FI: Lo sai che facciamo?
EL: No.
FI: Mettiamo il proiettore in salotto, eh?
EL: Ti faccio sapere, eh?
FI: Martino!
M: Eh?
FI: Vieni un po'.
M: Che c'è?
FI: Glielo dici che sono il coinquilino perfetto.
M: Vero. Vero. Anche se ha un senso della pulizia un po' particolare, eh.
FI: Cosa?
M: È vero.
FI: Ingrato.
M: È vero.
N: Vuoi trasferirti da Filo?
EL: Be', forse mi sono rotto un po' il cazzo di vivere con mio padre.
M: Be', daje. Figo però.
EL: Sì.
G: Ragazzi, c'ho un notizione. Stiamo acchitando la vacanza del secolo.
M: Cioè?
EL: Daje!
G: Vengono anche le ragazze in Salento con noi.
M: Bomba! Bomba!
EL: Numero.
G: Viene pure Rami con i suoi amici, quindi ci stiamo tutti.
FI: Be', io se mi organizzo un attimo posso venire.
EL: A te non ti ha invitato nessuno però.
FI: Senti, scusa, prima regola: abbi rispetto per il tuo padrone di casa e lui lo avrà per te.
EL: Rispetto padrone.
G: Marti, che è sta faccia?
M: Che?
G: Ma vuoi venì di là insieme? Ci parli un attimo? Poi alla fine è simpatico, eh.
N: Non c'entro niente io, giuro.
G: Daje toro fammi vedere. Daje.
M: Va bene. Va bene. Va bene.
Piacere
LUAI: Luai.
MALIK: Come sta andando l'Eid?
SA: Avevamo preparato tutto sul terrazzo condominiale poi si è messo a piovere e abbiamo portato tutto in casa di corsa... Ora ovviamente è uscito il sole ma va bene così 😌
MALIK: Vorrei essere lì
MAMMA: Sana, porti altri piatti per favore?
SA: Sì.
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Ma voi avete una vaga idea di cosa significhi desiderare qualcosa così ardentemente da non riuscire a pensare ad altro? Beh io si, e non perché, finalmente, per una volta, ero riuscita ad ottenerla... no. Io lo so perché l’ho persa, a furia di provare, tentare, sperare, in vano, non ho più avuto le forze... si potrebbe dire che c’è sempre una piccola parte di noi che spera in ciò che vorremmo accadesse, eppure vi giuro che ogni pedata in faccia, ogni porta sigillata, rende impossibile provarci ancora...
E quindi si, ti penso ancora, come prima...
ma non ci credo più, non ci riesco
Fa troppo male, vedremo come andrà quando...?
Il 3 maggio?? Ah... si e credere che speravo fosse fino ad aprile....
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dianacalypso · 5 years ago
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Quello che le signorine non dicono
QUELLO CHE LE SIGNORINE  NON DICONO   Signori e signore,  a voi tutti che vi apprestate a leggere codesta narrazione, basti sapere che vi trovate davanti ad un esempio di stream of consciousness mai, ripeto mai, visto prima.  Alla faccia di Joyce o della sua amica Virginia. Con i loro sproloqui infiniti e incomprensibili. Anche noi italiani abbiamo il sacrosanto diritto di trasferire i nostri pensieri più inconsueti ed ingarbugliati su carta. Perbacco! E più essi saranno assurdi più il risultato si avvicinerà, metaforicamente, al casino da cui siamo circondati ogni giorno della nostra vita. Ma, al contrario di tali ed illustri antenati e proprio perché latini d’origine, all’ombra di una maestosa grammatica a cui, da sempre, siamo legati: giuro solennemente che rispetterò la punteggiatura. Anzi, la sfrutterò al massimo; punto e virgola compresi. E pure gli a capo. Anche a caso. Appunto. Tanto per non mettere in crisi la vostra cara Pazienza (con la maiuscola perché è una delle personalità che più stimo al mondo). Tuttavia non potranno mancare i tipici voli pindalici che caratterizzano un testo di questo tipo. Non spaventatevi, dunque, se non capirete perché dal palo si passa in frasca e dalla frasca si passa ad Apelle figlio di Apollo che fece una palla di pelle di pollo. Perché il bello di questo contenuto è proprio il suo essere diversamente sensato.  Il suo volere rendere pubbliche certe cose che spesso, il genere di mia appartenenza (e non solo) ha tentato inutilmente di nascondere. Ho deciso infatti di raccontare l’irracontabile, di esplicitare l’indicibile. Ho visto e sentito cose che voi uomini non potreste nemmeno immaginare... Blade Runner è una di queste. Se siete deboli di stomaco abbandonate questa lettura, qui servono persone con i tipici controcalzini; gente di bocca buona e dalle poche pretese. Persone capaci di ridere di sé e degli altri ma soprattutto capaci di ridere della vita in generale. E di questo mondo straordinariamente buffonesco, dalle sfumature assolutamente imprevedibili. Detto ciò, vi auguro ogni bene sperando comunque di non sconvolgere, in alcun modo, le vostre menti innocenti. Perché il mio intento non è e non sarà altro se non quello di divertire. Appunto e a capo.            
2   Odio il latino! Voglio dire, che senso ha fare esami di latino nel ventunesimo secolo? Che senso può avere leggere in metrica versi scritti più di duemila anni fa basandosi su pure e semplici supposizioni? É inconcepibile! E non ha neppure senso l'esame per cui sto studiando da più di un mese! Dovrebbero inserirlo come materia facoltativa, senza valutazioni finali. Se fosse da studiare per il puro piacere di farlo forse lo studierei con più interesse. Forse. In ogni caso credo che nessuno studente al mondo sia in grado di superarmi in quanto a figure al gusto di melanzana fritta. Detengo un primato ineguagliabile! Dopo due anni di esami quasi perfetti mi sono ritrovata ad essere stata cacciata, miserevolmente, dall'orale di Letteratura Latina nella maniera più vergognosa possibile. Quella mattina avevo provato il tutto per tutto; avevo preparato in quindici giorni un esame per cui, gli studenti normali, di tempo ne impiegavano almeno in quadruplo. Conseguenza logica; non sapevo una mazza. Il tutto si doveva basare sulla semplice, e oramai sacrosanta, legge dell'improvvisazione. Ricordo solo le labbra della professoressa che mi interrogava: erano rosso scuro e innaturalmente canottate per la sua non-giovane età. E dire che, sotto molti punti di vista, ero anche stata fortunata: mi interrogò su Ovidio, il più semplice dei tre autori che dovevo portare. Solo che... Non sapevo nemmeno da che parte cominciare! Quando agli esami mi faccio prendere dal panico sono solita sparare menate atomiche. Sono in grado di parlare per ore senza avere la minima idea di cosa io stessa stia dicendo. Quel giorno credo proprio di aver fatto così: «A quale declinazione appartiene questo sostantivo?». «Terza?». «Ma guardi la desinenza, quale caso è?». «Finisce per 'i'». «E quindi?». «La terza non è...quindi...la prima?». «Signorina, se finisce per 'i' quale caso è?». «Per capire il caso devo leggere meglio il contesto della frase...un attimo solo...» «...» «Quindi?». «Mah, non saprei potrebbe essere un ablativo?». «Un ablativo?». Continuammo così per, più o meno, venti minuti. E devo dire che la professoressa avrebbe dovuto ricevere un premio Pulitzer solo per la pazienza. Parlare con me quella mattina equivaleva a intrattenere una conversazione con un pony impegnato nella venerabile arte del tai chi. Io, personalmente, non avevo idea di quello che stavo dicendo. La mia mente continuava a ripetermi in maniera quasi autistica - voglio un diciotto, voglio un diciotto, voglio un diciotto - Cosicché fui anche sorpresa quando la professoressa mi bloccò, sconvolta, per dirmi: «Senta ma lei sta facendo una confusione incredibile! É così tanto confusa da essere riuscita a confondere anche me! Non sono più in grado di andare avanti, le garantisco che non mi era 3   mai capitata una cosa del genere. Lei ha assoluto bisogno di tornare qui quando si sarà calmata e avrà schiarito le idee...». Cos'era quello?  Un rifiuto?  Mi stava forse bocciando? Il mio orgoglio non poteva di certo accettare un simile affronto! «Ma lei non mi ha nemmeno chiesto le altre traduzioni...La Letteratura....provi a chiedermi quella!». Nello stesso istante in cui avevo parlato sapevo di aver sganciato una bomba atomica: Letteratura o non Letteratura quella mattina non sapevo proprio niente! «Ma se lei è insufficiente su questa parte, per me, non può essere sufficiente sulle altre… Avevo anche scelto un verso estremamente semplice». «Ma... Nemmeno diciotto?». Se ci ripenso, ora, mi viene da ridere: ho supplicato per avere un diciotto ben consapevole che la mia magnifica prestazione avesse raggiunto più o meno la barriera del dieci... «Nemmeno diciotto!? Non ha saputo distinguere nemmeno un ablativo della terza da un genitivo della seconda classe! Queste sono cose elementari...». «...» «Ma l'anno scorso lei che voto aveva ottenuto nella Lingua Latina?». «Venticinque...». «Ma l'ha dato con noi quell'esame?». A quel punto i suoi canotti si erano pericolosamente increspati come a dire: impossibile, un'ignorante del genere non può avere passato quell'esame con noi! IGNORANTE DA IGNORO (IN – NOSCO o qualcosa del genere = non sapere o non conoscere). Tiè, vedi dove te lo metto il latino? E comunque sì, quell'esame l'avevo dato con voi!  E avevo preso venticinque perché quella volta avevo studiato sul serio. E perché la suddetta professoressa aveva più senso dell'umorismo rispetto alle tue stupide labbra rosse pompate all’inverosimile! Dopotutto a che cavolfiore mi serve questo stupido latino nella vita? Vabbé. Adesso mi tocca di ristudiarlo e imparare pure a memoria le traduzioni così da non dover nemmeno pensare a niente mentre mi interrogano. Tanto tra non pensare a niente e pensare a caso non ci sono poi tante differenze. Peccato però; pensare a caso mi viene estremamente più naturale rispetto a non pensare a nulla.   Strano a dirsi ma, quella non è stata la figura peggiore che abbia mai fatto ad un esame; il mio numero migliore risale infatti alla terza media. Sono sempre stata una bambina prodigio. Sin dall’infanzia…  Avvenne il primo giorno d'esame, durante lo scritto d'Italiano. Erano ancora i bei tempi in cui agli studenti veniva richiesto cosa pensassero o provassero LORO. Non cosa pensassero o provassero persone super specialisticamente erudite e acculturate i cui pensieri muoiono accartocciati in stupidi ritagli di saggi o articoli. Ero abbastanza tranquilla quella mattina, in genere nei temi andavo molto bene. Scrivere mi è naturale; come bere acqua ogni mattina. 4   Infatti, sono estremamente stitica. Non bevo mai acqua fino all'ora di pranzo, generalmente. La dottoressa mi ha detto che i miei reni un giorno di questi imploderanno provocando un’onda d’urto pari all’effetto Doopler proprio perché bevo sì e no mezzo litro al giorno... Comunque, quella mattina mia madre si era svegliata presto apposta per comprarmi una bella pasta alla crema. Queste sono le cose in assoluto che amo di più degli esami e dei momenti difficili: le mamme e i papà che ti comprano cose dolci sperando di poter alleviare la tua ansia e la tua sofferenza psico-patologica. Santi genitori! Peccato che quella pasta mi sia stata dannatamente fatale.   Mi trovavo nella nostra aula insieme a tutti i miei compagni di classe. Ognuno era chino sul proprio banco, impegnato nell'arte dello scrivere. Mi sentivo fiduciosa perché il titolo del tema riguardava il mio futuro e, visto che non avrei mai più rivisto nessuno dei miei prof, potevo scrivere tutto quello che mi passava per la mente! Anche, soprattutto, cose mai pensate. Bugie ed invenzioni.  Tanto chi avrebbe potuto provare il contrario? Erano ancora i tempi in cui pensare al futuro apriva uno spiraglio meraviglioso nell’orizzonte della vita, uno sguardo sull’infinito e sulla certezza della gloria eterna.  Oh quanto eravamo scioccamente felici a quei tempi! Come al solito ero stata velocissima a battere giù la brutta copia e dovevo apprestarmi a trascrivere tutto sul foglio protocollo. Possibilmente in bella calligrafia. Pensavo che quel giorno sarebbe stato ricordato per le figuracce dei miei compagni di classe, non per la mia. A Max era squillato il cellulare mentre il commissario parlava, e una musica stupida da bimbominchia aveva continuato ad aleggiare per la classe per dieci minuti prima che il proprietario se ne accorgesse. Mentre Elio non si era presentato alla prova e quando i professori, preoccupatissimi, lo avevano chiamato lui aveva semplicemente risposto: «Ah, ma è oggi l'esame? Non doveva esserci tra una settimana?». Ma ci credete se vi dico che io sono riuscita a fare peggio di questi due? Avete presente quelle figure di menta (per non esser troppo volgare) supermega atomiche? Bene, allora state a sentire questa! Avevo appena finito quella cavolo di brutta copia, mi sono guardata attorno e ho notato che tutti erano immersi nel loro lavoro. Mi sentivo le mani e le braccia stanche per la tensione. Così ho fatto quello che tutti fanno quando cercano un nanosecondo di relax. Ho steso le braccia in avanti fino a sentire i muscoli tirare per il piacere, dopo di ché ho spalancato la bocca per sbadigliare. Un bello sbadiglio ristoratore. Peccato solo che non sia uscito uno sbadiglio ma un rutto. Un rutto. Un rutto enorme. Il rutto più grande che io avessi mai sentito in vita mia. Così rumoroso da staccare le cartine geografiche dalle pareti, da ridare l'udito ai sordi, da modificare l'asse terrestre. Ecco, direi che quella, esattamente quella, sia stata la figuraccia più grande che io abbia mai 5   fatto in tutta la mia vita. In quel preciso istante ho sentito cinquanta paia di occhi e visi increduli girarsi verso di me, a rallentatore. Stile matrix. Purtroppo però, io non potevo scegliere quale pastiglia ingerire per svegliarmi da quell'incubo. Morfeo era in vacanza. Ricordo di essere rimasta immobile per vari minuti, le mani ancora tese in avanti e la bocca spalancata per lo stupore. Ricordo che il professore minacciò di annullare il mio scritto ma ricordo anche che, alla consegna, non si trattenne dal sorridere appena mi vide. Ora provate anche solo ad immaginare quale sia la mia reputazione da queste parti; sono passati otto anni da quel terribile incidente. Ma almeno ho imparato che prima di ogni esame è sempre meglio fare una colazione molto leggera.   E andiamoooo! Ho passato quello stupido esame! Con quella stupida prof dalle labbra a canotto! Dire che io sia predestinata agli strozzini non ha limite, per tutto il resto c'è mastercard! Comunque sono felice come una pasqua perché adesso, ogni singolo esame sarà una passeggiata a confronto! «Allora signorina, lei ha ancora delle gravi lacune nella grammatica...» «Eh, purtroppo...» «Però ha saputo quasi tutta la Letteratura...» «Infatti...» «Quindi non le posso dare un voto troppo alto...» «Oh, non c'è problema, non si preoccupi...» «Allora le metto un 19!». Alla faccia del voto non troppo alto! Attenzione che potrebbe rischiare di farmi avere una borsa di studio per Honolulu da tanto è gonfiato sto voto! Che meretrice! Vabbè che non mi aspettavo un 27 ma cavoli, 19 lo si dà all'ape maya che non sà fare il miele! Io c’avevo messo l'anima per fare quell'esame! Vabbè, non esageriamo...Ma sapete cosa vi dico? Chissenefregaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! libertè, eguialitè, fraternitè e, come direbbe Albanese; in tu culu a te! Per fortuna che esiste Ryanair a salvarmi da questo “male di vivere” come avrebbero detto i miei cari amici Leo e Ugo! (Scusatemi la finezza letteraria...) Comunque, trovare voli economicamente improponibili è una delle mie tante qualità, a parte quella di ruttare agli esami di stato, naturalmente. Siamo andate a Parigi con sei euro, a Bruxelles con 14 e a Malta con 66.  Infatti, a Malta, non avevo prenotato io. Le cose fatte da me si vedono subito: sono quelle fatte peggio perché sono le meno dispendiose. Faccio di tutto per pagare poco. Sono disposta a digiunare per giorni, in vacanza, pur di non spendere! Anche perché così, sono convinta, di dare più valore alle cose che faccio: volete mettere una pizza mangiata quotidianamente ad una pizza mangiata dopo quattro mesi? Tutto acquista molto più valore! 6   Come quella volta che abbiamo inventato un inter-rail ITALIANO. Avevamo appena compiuto diciotto anni. E diciotto anni significava prime vacanze senza genitori, le prime VERE vacanze della nostra vita organizzate completamente da noi! Dal momento che però i nostri genitori, molto saggiamente, non potevano concepire un viaggio all'estero come prima esperienza; siamo comunque riuscite ad ottenere una settimana in giro per l'Italia. Ripensandoci adesso, più che una visita nelle città più belle del nostro Paese, si è trattato di una gara di resistenza fisica sui treni. L'itinerario è stato all'incirca questo:il mio minuscolo paesello d’origine - Bologna, BolognaMestre, Mestre-Venezia, Venezia-Firenze, Firenze- Pisa poi di nuovo Firenze ed infine Roma, tre giorni della sola, intramontabile, incredibile e meravigliosa Roma. Naturalmente avevamo selezionato tutto con estrema cura. Guardammo i tragitti più economici e scegliemmo tutte le opzioni 'barbone style'. Con la conseguenza che, a prezzi bassissimi, compimmo viaggi di una lunghezza INFINITA su rottami che trenitalia spero abbia bandito dal mercato… Ci divertimmo un mondo a trasportare i nostri trolley in giro per le stazioni e a giocare a risiko formato-da-viaggio sui pochi intercity che eravamo riuscite a permetterci. Oh insomma. Alla nostra età cosa pretendete? Spendere significa due cose: 1) Sbandierare a destra e manca soldi non tuoi ma guadagnati faticosamente dai tuoi genitori. 2) Utilizzare con estrema, e ripeto la parola ESTREMA, riluttanza i soldi penosamente guadagnati d'estate con la raccolta delle pere. Sì, me ne rendo conto, può sembrare terribile. A voi borghesi di città che leggete sta roba sembrerà di parlare della schiavitù ai tempi del colera o del cotton-fioc… Ma le pere esistono ancora. Ebbene sì.  Mentre non hanno ancora inventato una macchina in grado di raccoglierle senza distruggerle. Siamo nel ventunesimo secolo; non esiste una macchina per raccogliere le pere ma esiste l’iphone.  Vabbè, i misteri della vita! Inoltre, dalle nostre parti i filari sono lunghi chilometri. Ve lo posso garantire. Oh, non potete immaginare quanto sia PIACEVOLE recarsi per otto ore, sotto il sole d'Agosto a sradicare quei frutti bastardi. E se c'è un frutto bastardo, quello è proprio il pir! Innanzitutto ti costringe a vestirti quasi come ad una sfilata di Dolce e Gabbana versione ‘sono molto transgender e lo dò pure a vedere’ che tu lo voglia o meno.  Cappello di paglia alla Sampey, stivaloni di gomma di quattro numeri superiori al tuo (se no non c’è gusto), camicia lunga cinque per tre metri e rigorosamente abbottonata sino al collo, guanti di stoffa a presa uomo-ragno e per finire pantaloni alla zuava abbinati a calze di lana lunghe copri-pelo. Perché si sa che durante il periodo della raccolta delle pere tutto è lecito e quindi le donne non si stanno a fare il mazzo per una depilazione perfetta…  Più pelo per tutti!  Vero è che se non ti vestissi a tal modo, dopo una sola giornata di lavoro, ti ritroveresti con le braccia e le gambe completamente escoriate e graffiate dai rami. 7   Questo tipico vestiario implica, naturalmente, il fatto che appena giungi alle tre del pomeriggio sul luogo del delitto: tu stai colando. Letteralmente! E non hai neppure cominciato! Ma coli a prescindere! Litri di sali ed acqua (detti anche sudorazione) ti scendono dappertutto ma questo è solo l'inizio! Perché cosa può esserci di meglio di essere madidi di sudore se non sentire addosso quella deliziosa polverina bianca e tutti quei veleni pulviscolari appiccicarsi sulla tua pelle? Oh, vi garantisco che se c'è una cosa che mi fa schifo è la condizione disperata della mia pelle quando raccolgo la frutta: arrossata, gonfia, lucida e bagnata e ripiena di schifezze di tutti i tipi. Uno spettacolo della natura! Da pulizia del viso eterna per la pura gioia delle estetiste! Senza dire nulla sull'odore che ti lasciano quelle maledette. Un odore infimo che impregna ogni vestiario che porti! Puoi provare a lavare gli abiti ogni volta che vorrai ma il risultato sarà sempre lo stesso! Quello schifoso odore non si toglie, è come un marchio di fabbrica. E anche se ti lavi fino a farti sanguinare la pelle e usi vestiti puliti, finisce che te lo senti addosso comunque! Al diavolo! Non farò mai la contadina! Anche se so che sarà il mio futuro certo e sicuro. Se studi Lettere nel ventunesimo secolo e per giunta in Italia cos'altro puoi aspettarti dal tuo futuro? Ma, come al solito ho divagato! Stavamo parlando del nostro primo viaggio in Italia: semplicemente meraviglioso! Venezia; na chicca! Se non fosse stato per l'hotel ad una stella, oltretutto il più costoso che aravamo riuscite a permetterci (ben 20 euro a notte)! Il problema risiedeva nel bagno e nel fatto che non ci fosse il condizionatore.  Risultato: durante la notte ci siamo sciolte dal sudore tanto che una delle mie colleghe ha dovuto alzarsi, bagnarsi completamente i capelli lunghi sott'acqua e cercare di dormire così sul cuscino per non morire di caldo. Non vi dico il disagio psichico e morale. Inoltre vista la conformazione del bagno e lo studio attento che l'architetto-geometra aveva dedicato ad esso era matematicamente e geometricamente impossibile riuscire a sedersi sul water senza incastrare le proprie ginocchia contro la doccia, per cui vi lascio immaginare tutte le possibili posizioni che eravamo costrette a prendere durante quei difficoltosi momenti. La scimmia alata, il babbuino volante, la gondola storta... E non chiedetemi del bidet! Come ben saprete solo nell'Italia che-se-lo-può-permettere esiste questa meravigliosa invenzione. Motivo per cui mi chiedo spesso come mai molti decidano di spostarsi all'estero quando il bidet lo abbiamo praticamente solo noi! Anche se la parola mi sembra di suono francese... I francesi manco ce l'hanno! Boh, certe volte non capisco le priorità delle persone... Mi piace ripetere che la gente è scema, forse perché lo diceva una canzone o forse perché così sopravvaluto un attimino me stessa sradicandomi dal mio perverso abisso di sottostima. LA GENTE É SCEMA! Ogni riferimento della suddetta frase è certamente casuale, per maggiori informazioni leggere attentamente il foglietto illustrativo. Non somministrare ai bambini al di sotto dei 8   dieci anni di età.   Firenze, beh si sa...É semplicemente magnifica.  Tutto in essa è pieno di storia, cultura e… Dante. Il toscano te lo ritrovi a destra e a sinistra, di traverso e in obliquo. Quasi la città rivendicasse il predominio sul suo oramai perduto esule che tanti danari avrebbe potuto fruttare se solo non se lo fosse lasciato sfuggire con tale ignominia. Si sono pure inventati la chiesetta di Beatrice, dove le pie donne possono ancora rifugiarsi per lasciare vani e vacui biglietti amorosi riferiti alle loro tristi storie d’amore. E la gente continua a lasciare poemi e aforismi da latte alle ginocchia!  Una visita l’abbiamo fatta.  Era d’obbligo.  Soprattutto quando hai al seguito trepidanti donzelle innamorate. Vale la stessa legge per Verona quando ti ritrovi (volente o nolente) ad attraversare il murales vivente di quella che era una volta la casa di Giulietta, come la finissima trovata della foto alla tetta destra della suddetta ragazza oramai corrosa dalle mani di famelici e allupati turisti. Sono certe piccole etichette alle quali ti devi quietamente adeguare. Essendo però molto pudica e non amando i petti femminili (a me basta il mio e sinceramente non abbisogno della visione di altri) ho preferito fare la foto con la statua mentre le ficcavo placidamente un dito nel naso.  Credo di essere entrata a far parte di un sostenuto gruppo di album di famiglia giapponesi con tutte le foto che mi sono state scattate in quel momento di inusitata gloria. Ma torniamo a Florence… L’emozione più grande rimane sempre quella di visitare la chiesa di Santa Croce con tutti i grandi personaggi che vi si sono rifugiati a dormire un sonno eterno. Ogni volta che entro non posso fare a meno di pensare alle parole di Foscolo nei Sepocri, e sentire sulla mia stessa pelle il valore di quei versi, il patrimonio di un'Italia lasciata lì a morire nella sua magnifica placidità.  Naturalmente siamo entrate alla funzione per non pagare il biglietto. Pagare per entrare in una chiesa è antitetico.  Trovo non ci sia niente di più ingiusto, anche perché Jesus stesso non avrebbe mai permesso una tale follia. Rendere un luogo di culto elitario è il contrario del messaggio evangelico, esattamente l'opposto. Perché così non accogli, al massimo allontani i fedeli. Questa fa parte di una delle tante stranezze della Chiesa fatta di uomini e regole.  Stranezze che non concepirò mai, nonostante abbia fatto la chirichetta per molti anni fissando in maniera torva tutti gli abitanti del mio paese dal mio alto scranno. Come le bancarelle dentro San Pietro che vendono souvenirs...  Mamma mia come ci starebbe che improvvisamente arrivasse Jesus e cacciasse tutti via a colpi di frusta urlando: “ La mia casa non è un mercato!”. Ci mancano solo i vu cumprà in giro a vendere rosari luminosi versione discoteca e santini fosforescenti. Tanto per trasformare definitivamente quello che è l’inno alla semplicità e all’umiltà in una banale legge di mercato. Comunque, tornando al nostro viaggio in terra fiorentina, ci sono alcune cose che non dimenticherò mai: l'uomo morto (o così ci pareva) davanti all'Ospedale degli innocenti, il barbone urlante che voleva venderci marijuna, gli studenti erasmus che ci invitavano a festini notturni: 9   “ Hei girls, come with us there is a wonderfull party tonight!” “ No thankyou” “ But why? It would be funny for you!” “ We are tired so we went home” A parte l'indecenza del mio inglese privo di connessione tra tempi verbali, un'altra cosa bellissima che accomuna le città d'arte italiane è proprio quella di non parlare mai l'Italiano.  É molto più facile ritrovarsi a parlare Inglese con stranieri che Italiano con Italiani.  Le nostre città sono invase da stranieri! E poi si ostinano a dire che l'Italia non potrebbe vivere di solo turismo… Ci vuole solo uno scemo a pensarlo!  A noi basterebbe tenere tutto sotto controllo, pulito e ben gestito. Un po' di pubblicità intelligente, qualche evento d’eccellenza e via! Ogni regione avrebbe da mostrare al mondo tantissimo. Credo. Tranne quelle regioni conosciute solo da pastori e antichi cultori della legge del malocchio e della jettatura. D’altronde si sa: Cristo si è fermato ad Eboli.   Un'altra cosa che rende altamente romantica la città di Firenze sono le centinaia di simpatici venditori ambulanti che si accampano sul corso principale della città, pieno di negozi chic e gente per bene, a vendere il loro cani elettronici e saltellanti...  Quale poesia vedere questi soggetti afferrare i loro grandi sacchi pieni di borse di Valentino, Prima Classe e Armani e scappare via come omozigoti di Bolt appena un carabiniere assonnato spunta all'angolo... Pura poesia. Queste cose non le ho raccontate a mia nonna, lei era di Prato.  Se gliele dicessi probabilmente le verrebbe un infarto. La sua cara Firenze depravata e oltraggiata: quale scandalo!  Per non parlare di Prato!  La nuova China town Italiana! Tutti i negozianti del paese vanno nei magazzini di Prato a comprare. La concorrenza è micidiale… Meglio una maglia a due euro che a duecento. Tanto a fabbricarla sono sempre gli stessi paesi del terzo mondo. La differenza sta solo nel nome di chi la vende. E nell’intelligenza di chi la compra.   Dopo Firenze è stata la volta di Pisa. Credo che da questo momento mi caricherò gli insulti di tutti i suoi cittadini ma...  L'ho trovata veramente insulsa. Non ho altre parole per descrivere questa città. Nel senso che Pisa e Piazza dei Miracoli sembravano due luoghi completamente separati e indipendenti. Piazza dei Miracoli è semplicemente stupenda, geometricamente perfetta e biancalmente marmorea (certe libertà sintattiche ce le possiamo permettere solo noi autori).  Poi è inutile che vi spieghi il divertimento che si prova a fare le foto mentre si finge di tenere in piedi la torre: con le dita, coi piedi, col le mani, coi glutei...  La prima cosa che si vede arrivando sono proprio le centinaia di persone intente a sorreggere quella torre. Tanto che all’inizio non capisci nemmeno perché tutta quella gente si accalchi in posizioni assurde con le mani a sorreggere aria tanto da sembrare nella germania nazistica di Hitler. Poi, però, superato lo smarrimento iniziale vedi la torre e ti chiedi: “ Ma come diavolo fa a stare su?”. 10   Essa sfida ogni senso di gravità, ogni logica umana e divina mentre fiera e altezzosa si erge nel cielo…Storta come la mente di certe persone… Però, diciamocelo, il resto della città è assolutamente scamuffo, scontato. Proprio banale. Non me ne vogliano i Pisani, io abito in un paese sotto il livello del mare, di duemila abitanti a dir tanto il cui unico evento di una certa rilevanza è la nebbia che lo ricopre dal mese di ottobre sino al mese di marzo. Un paesino così piccolo che le persone sembrano inglobate in esso, prigioniere di una routine apatica, racchiuse nelle loro false e fragili sicurezze. Insomma, non è che sia meglio di Pisa. Ma almeno noi abbiamo un po’ di verde qua e là che lascia respiro. Abbiamo la poesia della campagna e gli odori della natura, letame compreso. Mentre Pisa, come tutte le grandi città, si avvicina molto al modello di Milano: edifici alti, grigi e asfittici costruiti da poveri geometri privati, sin dall’infanzia, del senso d’immaginazione. Basta, devo costringermi a zittirmi.  Non me ne vogliano i Pisani e i miei compaesani. La torre è fantastica. La sua pendenza è evidentemente segno di genio e follia e non può che ispirare fascino e ammirazione. Metafora incarnata del nostro Bel paese: bellezza e sfacelo. Ad ognuno il suo. Almeno voi avete quella, dalle mie parti l’unico monumento degno di essere riconosciuto è quello dei caduti. Viva la vita! Foscolo si è appena rivoltato nella sua tomba marmorea in Santa Croce.   Ma poi, per fortuna, c’è sempre Roma, Roma e ancora Roma. Com’ è possibile dire che non sia bella?  Com’ è possibile anche solo provare a paragonarla a Parigi o simili capitali europee? Roma è tutto.  É l’inizio e la fine, l’alfa e l’omega, lo splendore e il devasto, il vecchio e il nuovo, il passato e il presente, la sapienza e l’ignoranza… Quando giri per Roma ti pervade una stranissima sensazione: ti senti sempre a casa. In ogni momento, in ogni stagione, l’italiano a Roma si sente a casa. Sono fiera di Roma. E dei romanacci. Madre cara, quali accenti possono eguagliare quello romano de roma? Solo il Toscano. Ecco, mettetemi davanti un toscano, fatelo parlare a vanvera… Potrebbe essere l’uomo più brutto, ignorante, perverso del mondo…Ma se parla toscano: lo amo a prescindere. Sarà quella loro aspirazione di acche che ficcano a caso, quel loro modo di accompagnare al tono di voce gesti enfatici. Ma come puoi non amarli? Come? Ma tornando alla grande città cos’altro potrei dire se non che il nostro percorso si stava concludendo in maniera esemplare?  Non ci lavavamo mai.  E avevamo diciotto anni. Immaginate la puzza. 11   Solevo attraversare Piazza di Spagna e Piazza del Popolo col mio roll-on, di quelli delicatamente profumati, e davanti allo sguardo attonito della folla circostante me ne spalmavo sulle ascelle sudate una quantità indefinita ripetendo: «Meglio profumare per finta che puzzare per davvero». Bei momenti, quelli. In cui gli aforismi ti uscivano spontanei. Senza doverli per forza circoscrivere a facebook per imprigionarli in qualche pagina web con la speranza chi i ‘mi piace’ superino l’indifferenza e la disattenzione del mondo virtuale. Eravamo ancora vergini di queste diavolerie, ed eravamo felici lo stesso. Non te ne fregava assolutamente nulla dell’opinione pubblica. Anche perché non sapevi nemmeno cosa fosse l’opinione pubblica. Non che adesso, a ventidue anni, abbia capito cosa sia…O me ne freghi qualcosa. Tanto ormai con le piattaforme virtuali ci stiamo rovinando; the big brother is watching you. Constantly watching you. Siamo controllati, pedinati, perseguitati dal mostro del web che carpisce ogni singola informazione che noi caproni carichiamo.  Loro sanno tutto, ti offrono tutto. Non puoi nascondere nulla: né il tuo passato, né il tuo presente e tantomeno il tuo futuro. É una cosa che, a ben pensarci, spaventa moltissimo. Certa gente si rovina per quel sito maledetto. Che gioia immensa. E dire che, sotto moltissimi punti di vista, è la piattaforma più utile del mondo: puoi messaggiare e chattare gratis, inviare foto e video, tenerti aggiornato sulle news del mondo e dei tuoi amici e seguire tutti gli eventi che ti capitano nelle vicinanze. Anche io lo uso. Non sono il tipo di persona che perde preziosissimi strali di vita per visitare profili e farsi i mazzi degli altri, però per le mail gratis e per gli eventi mi torna estremamente utile. Anche lì basta darsi una misura di sicurezza: diventare dipendenti della tecnologia è terribilmente semplice.  In un batter d’occhio ti ritrovi ad essere completamente isolato dal resto del mondo, più interessato a ciò che si svolge lì dentro che a quello che si svolge attorno a te. Sono dei pali in faccia continui. E non solo in senso metaforico. C’è gente che c’ha perso tutti i denti davanti! Diventi così tanto di compagnia che i tuoi amici smettono di rivolgerti la parola; tanto quando sei con loro messaggi come se ti avessero fatto una puntura nevrotica alle dita della mano. Che te frega del mondo che ti sta intorno? Dei legami che avevi acquisito con così tanta fatica? Delle persone che hanno bisogno della tua comprensione e delle tue attenzioni per parlarti di qualcosa di serio? Ma, come sempre, sto uscendo dal melone.   Torniamo al sentirsi appena maggiorenni, liberi da ogni possibile legame o costrizione. Tutto quello che vedevi davanti a te era il mondo, in tutta la sua sconfinata bellezza e, naturalmente: i soldi che finivano presto.  Maledettamente presto. Quei bastardi dalle bancarelline pieni di souvenir se ne stanno lì ad aspettarti, con occhi famelici. English? Spanish? Deutchland? Quando capiscono che sei italiano vedono metà delle loro possibilità di fotterti andare in 12   fumo. Quel giorno volevo comperare una statua. Non un David in dimensioni naturali e marmo, anche perché nel trolley non ci sarebbe mai entrato… E, inoltre, visto il fisico da paura, non sarebbe arrivato a casa vivo: la bava corrode ogni cosa. No, desideravo acquistare una piccola riproduzione di Apollo e Dafne. Ne avevo vista un’immagine sulla mia guida Romana ed ero rimasta affascinata da quell’opera. Mi sentivo immedesimata nella scena: la donna sfuggente che pur di non concedersi al marpione di turno decide di rinunciare alla sua vita umana per divenire albero. Oh come sarebbe bello essere piante! Oppure aria, acqua o fuoco…O qualsiasi elemento naturale… Non avere sentimenti e librarsi nel nulla, nella più completa libertà di spirito e vita. Senza oggi e senza domani. Senza piaceri e dispiaceri. Senza scelte da prendere. Se fossi albero sarei salice. Perché è l’unico albero fatto all’incontrario.  E io mi sento molto contraria. In tutti i sensi. Comunque il tipo aveva subito capito la mia propensione per quel modellino: «Hey, sono 50 euro per quella statuetta…Sei spagnola?» «No, sono Italiana…» «Ah, allora visto che sei italiana sono solo 25 euro…». « No, è troppo…Ho un badget basso». «A quanto la vuoi?». « Dieci euro». « Scherzi? Da dieci euro a cinquanta?!». « Oh, io i soldi me li sono guadagnati a pere». « Pere…?». «Pere!». «…» «Non nel senso che mi faccio le pere…Nel senso che le raccolgo…». «Oh senti, il minimo che ti posso fare sono 15…». «14?» « Ragazzina, se te lo vendo a 14, per essere chiaro sappi che non ci guadagno nulla perché è il prezzo a cui l’ho comprata da magazzino…». Beh, io ci provo sempre. La comprai. La legge immortale di: ”Più di dieci euro, no grazie!”. Era andata a farsi benedire. Qualche pazzia bisognerà pure commetterla nella vita… Fu uno degli acquisti più felici della mia giovane esistenza. Ancora non sapevo che quella statua sarebbe diventata oggetto di studio per il mio esame di maturità. Il problema però divenne un altro. Prima dell’acquisto, nel portafoglio, mi erano rimasti quindici euro utili alla sopravvivenza dell'ultimo giorno e mezzo. Ora avevo una statua, due giornate intere da affrontare, ma nessuna traccia di cibo. Odio andare a prestito di soldi, quindi non dissi nulla alle mie compagne di avventura anche se loro furono molto gentili a tentare di offrirmi un lauto pasto quando io mi rifiutavo categoricamente di mangiare. 13   Fui però assai fortunata, trovai, nei meandri del mio zaino un meraviglioso sacchettino ripieno di prugne essiccate. Me lo aveva consegnato mio padre prima della partenza. Prima di qualsiasi viaggio mi lascia sempre qualcosa di assurdo da portare con me, e lo fa con quella faccina felice a cui proprio non posso dire di no. Mia madre è più concreta; dopo l’inter-rail italiano, sapute le mie disavventure, consegna di nascosto una banconota da cinquanta euro nelle mani sicure di una delle mie tante compagne di viaggio. Per accertarsi che io non muoia di fame.   Passai la serata osservando la barcaccia del Bernini mentre smangiucchiavo quintali di prugne. Il delirio si manifestò il giorno seguente. Il nostro treno doveva partire da Roma e condurci a Bologna in 4 ore di viaggio circa. Se non cinque. Ricordo benissimo come a Firenze incominciai a percepire la fastidiosa sensazione dello sfintere che premeva per evacuare sostanze possibilmente tossiche dal mio organismo… Il viaggio sino a Bologna fu un incubo.  Freddo sudore mi colava dalla fronte mentre tentavo disperatamente di tenere serrate le chiappe per non farne fuoriuscire nulla.  Galeotto fu il Mcdonald. E lo sarebbe stato ancor più se ora non abbisognasse di quegli stupidi scontrini razzisti che non permettono ai comuni mortali di entrare alla toilette se stanno male: solo chi compera hamburger pieni di grassi e succulente calorie, infatti, può accedervi. Peggio di una laurea ad honorem. Il problema era che, per quanto sia riconosciuta in tutto l'universo l'economicità del Mac, io non avevo soldi. E dire che non avevo niente di niente è poco. Non arrivavo nemmeno a 80 centesimi per permettermi uno snack alle macchinette della stazione. Questo sì che ti fa sentire giovane e cittadino italiano allo stesso tempo. In pochi secondi realizzi la cognizione profonda del male. Fortunatamente le mie amiche erano ricche e pure affamate. I loro vassoi ripieni di crocchette ed happy meal (perché si sa che alla fine i ragazzi e le ragazze rimangono affettivamente legati ai giocattoli del Mac) mi permisero di accedere ai wc dorati. Con quel pass la mia avventura si concluse nel migliore dei modi. Per farvi capire l’urgenza della cosa vi dico solo che feci appena in tempo a chiudere la porta del bagno… Analizzate con attenzione la frase e troverete le protagoniste di questo mio ultimo paragrafo. Ah, i poteri reconditi della scrittura e del linguaggio!   Mi aspettavano ancora lunghe ore di viaggio. Difatti, mentre le mie instancabili compagne avrebbero proseguito il loro percorso verso la madre patria io sarei dovuta salire su un treno diretto a Trento per raggiungere i miei genitori sul lago di Molveno. Altre quattro ore, questa volta nel relax più completo. Avevo perso ogni stimolo alla fame. Osservavo placidamente il profilo delle alpi che si innalzavano sempre più mentre un grigio cielo Settembrino mi ricordava l’inizio imminente della scuola.   Sospiro a pensare a quei tempi, a pensare ai banchi che tanto odiavo a quelle mura fasciste e 14   schifose. Ma che senso aveva alzare la mano per chiedere di andare in bagno? Cosa ci costringeva ad andare alla lavagna solo perché un prof lo richiedeva? Quale abominio peggiore poteva esserci nell’essere interrogati davanti a tutta la classe con l’unico e preciso obiettivo di farti perdere la poca fiducia in te stesso che possedevi? Ora che sono all’università assaporo la bellezza della libertà. La bellezza di potermi alzare quando mi pare e piace, uscire dall’aula solo perché ho voglia di litri di caffè, stare seduta in mezzo a centinaia di ragazzi e ragazze provenienti da tutto il globo. Sentirmi, in sostanza, completamente padrona di me stessa e della mia personale istruzione.   Oh Bologna, quale amore mi lega a te! Lo sporco dei tuoi muri incrostati, depravati, ridipinti e di nuovo riempiti di oscenità. La sfilza di punkabbestia appoggiati ai muri coi loro cani colossali che cagano ovunque sotto i portici, con birre in mano e sguardi inebetiti (questo vale sia per i cani che per i padroni). E poi quella confusione totale, quei colori, quella fauna umana prodotto di giovani ormoni pieni di idee, di lotte per un futuro che sembra così infame e distante… Ah, l’università, quale meraviglia! E quali persone! Studenti incredibilmente in gamba, pieni di idee ed iniziative vogliosi di cambiare il futuro… Professori, mentori incredibili dai preziosi insegnamenti di vita celati dietro a quelle antiche pagine ripiene di storia e cultura che costituiscono la nostra Letteratura. Oh Bologna! Peccato solo che esistano taluni tipi di esami…   Come quella volta che, completamente inebetite, io e la mia compagna di studi decidemmo di tentare Storia Greca. Le intenzioni erano le migliori: colmare l’immensa lacuna che affliggeva le nostre giovani menti. E scoprire, finalmente, quanto l’omosessualità avesse influenzato gli ateniesi rispetto agli spartani. E, soprattutto, capire se Leonida avesse o meno la tartaruga perfetta come quella di Trecento. Ma queste cose non le sapemmo mai. In compenso ci dettero da studiare tre manuali: uno sul concetto di Democrazia, una storia di tutti i maggiori pensatori e storici greci del tempo e per finire Lui. L’immenso, ineguagliabile, orrendamente enorme MUSTI. 850 Non so se avete capito bene… 8 5 0 Ottocentocinquanta Eighty Hundred and fifty. Pagine. Lo ammetto, stavo per farlo, stavo per chiamare il telefono azzurro. Poi però mi sono ricordata di essere maggiorenne, così ho optato per Striscia la Notizia. Almeno, loro, mi avrebbero ascoltata e magari avrebbero combattuto per i miei diritti di studentessa. Oppure mi avrebbero regalato un tapiro d'oro! Ho sempre sognato di avere un tapiro originale! Insomma, Storia Greca si è rivelata un'autentica palla. Anche perché se fosse stato un racconto avvincente del tipo: la distruzione di Micene, la traduzione del lineare A e del lineare B (anche se uno dei due credo sia ancora in fase di 15   studio), i miti e la realtà riguardo Odisseo e i suoi viaggi, le lotte ideologiche tra Sparta e Atene con le diverse modalità di governo, le conquiste di Alessandro il Macedone e le sue storie più torbide, le scappatelle della regina Cleopatra… Insomma, forse avrei gustato di più un tomo del genere. E invece no. Date, date, date e…date. Nomi, nomi, nomi e…nomi. Ma vi sembra possibile? E neanche fossero stati nomi semplici da ricordare! Poliperconte, Efialte, Fidia, Nicia, Cleone, Demostene, Alcibiade, Pericle, Tucidide, e Stavacca. Ma gettatevi da soli nel baratro di Sparta! Ma vi pare possibile una cosa del genere? Avevo scelto di studiare Lettere solo perché speravo di incontrare personaggi veramente fuori dal comune; gente fumata di brutto, rastoni pazzeschi, canne ovunque, pensatori di sinistra e cose simili… E invece, al corso di storia greca, mi sono ritrovata in questa enorme classe piena di nerd. Nerd pazzeschi. Avete presente i ventenni con la riga da una parte? Con le scarpe nere lucidate a nuovo? La valigetta ventiquattro ore e l’occhiale da vista anti-sesso? Esattamente. Ora provate a immaginare me e i miei compagni di corso più affiatati in mezzo a loro. Secondo voi ho seguito/capito una sola delle parole della prof? No, bravi. Ero troppo impegnata a sfottere i nerd che continuamente alzavano la mano chiedendo se le terre di Tolomeo primo erano state conquistate da Seneca o Ovidio secondo il parere di tal dei tali cugino di Romolo e bisnipote di Ponzio il pelato. Ma vi pare? Non mi sorprende che all’orale la prof mi abbia scanzonata davanti ai suoi adepti che ridevano di me e della mia ignoranza alle mie spalle. Credo che quella sia stata una delle interrogazioni più spiacevoli della mia intera esistenza… Dopo Latino, naturalmente. Arrivavo con un notevole ed imprevisto 28 dagli assistenti. La prof, dopotutto, fu clemente.  Dopo avermi sbeffeggiata, presa in giro e disprezzata pubblicamente davanti ad i suoi accoliti mi ha abbassato solo di tre voti il risultato. Sono uscita vittoriosa, dopotutto. Sparlare a caso funziona sempre. Anche se a volte ti rendi proprio conto che inventare non basta… Se la vì. Opa Italian Style.   Ah Parigi… La città più topa d’Europa. Non so di preciso perché decidemmo di farlo.  Era forse il fatto di frequentare il primo anno di università a farci sentire onnipotenti. Ebbi la fortuna di fare un incontro interessantissimo con una pagina web molto attraente: si chiamava RYANAIR. Non sapevo ancora che sarebbe diventata la risposta ad ogni mia domanda e bisogno. Un sabato sera, io e la mia migliore amica non sapevamo bene che fare, così cominciammo a visitare i voli a caso prese dalla smania di partire e andarcene via. 16   Tendenzialmente utilizzo una tecnica infallibile per scegliere i voli: vado in base al prezzo. Come quando sono in un ristorante, io non leggo mai le pietanze, io leggo la lista dei prezzi. Poco importa se poi mi ritrovo a chiedere al cameriere un bicchiere di plastica vuoto, acqua gasata o mezza porzione di bruschetta.  Mi rendo benissimo conto che questa sia una forma avanzata di paturnia socio-psicologica acuta che mi porterà, un giorno di questi, a vivere rinchiusa in uno sgabuzzino senza cibo né acqua e solo soldi da tutte le parti. Versione zio paperone povero-in-canna. O forse sarà proprio la crisi economica a salvarmi, chissà, magari!  Almeno avrebbe un risvolto positivo per la mia blanda prospettiva di vita. Immagino che Freud si divertirebbe un mondo a trovare le cause infime e preistoriche di questo mio disagio personale. Tanto, gira che ti rigira, la colpa è sempre dei genitori! Tanto meglio per i pazienti che sembrano sempre i vincitori e le vittime in questo modo!   Anche in quel caso, comunque, vinse la tirchiaggine. Apparve a noi come in sogno: Parigi a dodici euro. Sei euro andata. Sei euro ritorno. Dodici euro totali. Poi non dite che sono na schiappa in matematica… Io e la mia amica ci guardammo, un attimo dopo la visa di suo padre scheggiava in rete. Maledette tasse della ryan che ti fanno pagare 12 euro sulla carta di credito! Ma non ci saremmo fermate, non per 24 euro di viaggio a Parigi. Quella notte stessa dovevamo decidere in quante saremmo partite, così mandai un messaggio ad alcune compagne fidate: «Ti va di venire a Parigi per 24 euro? Rispondi sì o no entro stanotte». Erano le dieci di sera. Quando la Vitto mi rispose semplicemente: «Ci sono». Decisi che l’avrei amata per sempre e incondizionatamente. Veramente tanta, ma tanta stima. Ci sono amicizie che non si comprano, per tutto il resto c’è Ryanair.   Qualche mese dopo eravamo in volo, tre fanciulle completamente sprovvedute alla scoperta d’Europa. Possedevamo una guida precisissima, avevamo trovato l’ostello più economico di tutta Parigi ed eravamo pronte ad ingoiare il mondo. Di traverso, quasi come un flauto. Sull’aereo io mi sedetti un poco distante dalle altre e feci la conoscenza di una critica d’arte avvezza a viaggiare tra Bologna e Parigi. Esistono queste persone che ti magnetizzano. Le cui storie sono assolutamente incredibili. E tu continui a chiederti se parlino seriamente o si stiano inventando tutto. In entrambi casi le stimo profondamente. E credo in ogni loro singola parola. È lo stesso principio immortale di voler credere all’esistenza di Babbo Natale, della Befana e della Fatina dei denti. Insomma, se per tanti anni te ne hanno parlato, se hanno fatto film o scritto libri su di loro, se i tuoi genitori te ne hanno confermato l’esistenza perché non crederci? Devono per forza esistere. Punto e basta. Smettere di credere a certe cose sarebbe un po’ come morire o invecchiare spaventosamente. Non sono ancora pronta né per l’una né per l’altra cosa. 17   Comunque, Marie Victoire apparteneva a questa stravagante categoria, affascinata dalla nostra ingenuità e fanciullezza ci parlò del suo lavoro, del suo percorso universitario e delle sue esperienze come insegnante di storia dell’arte. La bava pendeva dalle nostre labbra.  Era una donna assolutamente affascinante. Arrivammo in un aeroporto imboscatissimo fuori Parigi di almeno un’ora. La tattica della ryan è infatti quella di guadagnare qualche soldino in più costringendoti a prendere le loro navette per raggiungere un luogo plausibile nel giro di poco. E per poco si intende, minimo-minimo, un’ora e mezza di corriera. Solo per farvi capire dove la ryan è solita sistemare i suoi magnifici areoporti. Ma io non la vedo mai come una cosa negativa, in questo modo ti è consentito di gustarti il paesaggio esterno alle città, vedere le periferie e le frazioni. Insomma, avere uno sguardo più ampio sul territorio. Bisogna sempre trovare il risvolto positivo nella vita! Marie ci indicò la via e si sedette di fianco a noi per tutto il resto del percorso. Arrivammo a Parigi a mezzanotte.  Non bisogna stupirsi, la ryan è una compagnia seria: visto che si risparmia sulla dose di carburante almeno che facciano gli orari a caso come piacciono a loro! Se no non ci sarebbe gusto. Arrivammo alle dodici, dicevo. Alle undici e trenta chiudeva la metro. Chiudette, ebbe chiuso, era stata chiusa, fu stata chiusa. Azzo. (Non vorrei mai esser troppo scurrile o questo diventerebbe un racconto vietato ai minori di diciotto). In ogni caso eravamo fottute; il nostro ostello era a Republique mentre noi, attualmente, ci trovavamo esattamente dal lato opposto degli Champs Elysee. Doppio azzo. Ma Jesus, che ci ama di un amore infinito, non aveva messo sul nostro cammino Marie Victoire senza uno scopo. Scoprimmo che il suo appartamento si trovava vicino al nostro. « Ragazze attraversiamo gli Champs Elysee di notte!» «…» « E’ una cosa che ho sempre sognato di fare ma da sola non mi sono mai attentata…». L’esaltazione era alle stelle, lo spirito di Indiana Jones si impossessò di noi. E ad esso si unì pure quello di Dora l’esploratrice.  Partimmo. Chiamai l’ostello e informai del ritardo, mi chiese a che ora saremmo arrivate.  Alle due, risposi.   Ci incamminammo alla scoperta dei viali notturni. Le luci dei negozi erano tutte accese e i commessi stavano cambiando le vetrine. Boh, loro lo fanno all’una di notte, non chiedetemi perché.  La strada e i marciapiedi intanto si stavano lentamente e uniformemente ricoprendo di barboni. Ammetto che rimasi assai impressionata. Non avevo mai visto una quantità tale di barboni ma soprattutto un atteggiamento così 18   svaccato.  Si lasciavano cadere a terra privi di sensi per dormire sul nulla. Nemmeno un abbozzo di coperta o straccio, cuscino o cartone.  Per terra come Dio li aveva pasciuti. Mah. A parte questo e il rumore sordo e snervante dei mini-trolley delle mie compagne (io uso sempre e solo lo zaino, i trolley mi danno da fare) in giro non vi era nessuno a parte noi, i barboni e i topi. Fu una serata indimenticabile e piena di simpatici incontri. Il primo avvenne nella magnifica Place de la Concorde da cui si poteva ammirare la Tour Eiffel in tutta la sua incredibile magnificenza. Un piccolo esemplare di roditore, che poi tanto piccolo non era, correva felice per la piazza cercando di confondersi con l’acciottolato. Lo osservammo sorridendo, consapevoli che la sua presenza era dovuta al fatto di avere la Senna di fianco. Proseguimmo il nostro cammino. Marie ci fece costeggiare i giardini delle Tulerie e ci portò di fronte al Louvre. Stavamo appunto costeggiando il Louvre quando, passando accanto a numerosi negozi dalle luci accese, vidi con la coda dell’occhio un rapido movimento. Era un Mcdonald. E quelli erano una cinquina di topastri. Mcdonald e topi. Topi e Mcdonald. Gridai per attirare l’attenzione delle mie amiche e insieme osservammo esterrefatte codesta scena teatrale. Adesso avevamo finalmente capito a cosa si riferisse Ratatuille e perché fosse stato ambientato proprio in Francia. I cuochi del Mac sono dei topi! Quel locale era pieno di topi! Lo sconcerto ci accompagnò durante tutto il restante tragitto.  La Walt Disney aveva forse altre sorprese da svelare a noi povere imbecilli così stolte da aver creduto che i cartoni non rappresentassero la realtà? Ne vedemmo poi altri, tipici topastri da rifiuti che scartabellavano in mezzo alle cartacce dandosi a turno coi vagabondi. A metà percorso facemmo una pausa e prendemmo una birra in un locale bombato di centauri allupati. Musica dal vivo compresa. Non c’era una donna in tutto il locale. Credo fermamente che Marie lo scelse apposta per svezzare tre ragazzine innocenti e caste come noi. Fu abbastanza imbarazzante ma anche molto divertente. Non riuscii a finire la mia pinta. La birra mi riempie terribilmente. Non vale la stessa regola per tutto il resto del mondo alcolico. Arrivammo all’ostello alle tre del mattino, stanche ma felici. Salutammo Marie sperando, un giorno, di poterla rivedere e ci coricammo pronte all’avventura francese. Non vedemmo più nemmeno un topo. L’unica cosa che ce li ricordava costantemente erano le zaffate di fogna che salivano dai tombini e ci prendevano improvvisamente alla sprovvista. Aria di Francia. 19   Eau de Merd.   Del resto del viaggio ho ricordi meravigliosi: il museo d’Orsey, l’Orangerie e il Pompideau. Uno più bello dell’altro. Da piangere. Sia per la bellezza che per la gratuità della cosa. Entravamo alle casse coi soldi in mano, i commessi ci guardavo ed esclamavano, quasi con gioia: «Your ticket is free». Free. Che bella parola, non trovate? Peccato non esista anche in Italia!  E pensare che nel resto d’Europa se hai sotto i venticinque anni puoi non pagare una mazza! Questo si che è un incentivo serio alla cultura e alla fruizione dell’arte! Mica come andare agli Uffizi che, a parte il fatto che sono leggermente noiosi se non si esclude qualche sporadico capolavoro e la stanza di Botticelli, io, studentessa di Lettere e Scienze della disoccupazione non ho nemmeno un’agevolazione e mi tocca di pagare dieci euro per vedere centinaia di quadri simili l’uno all’altro. Ma vi pare? Vabbé, per fortuna che esistono gli stranieri. Almeno loro sono più furbi. Così ho potuto osservare con attenzione alcune tra le opere più belle del mondo: l’assenzio di De Gas, il ballo al Moulin de la Gallette di Renoir, le ninfee di Monet, quella vacca maiala dell’Olympia di Manet e poi lei, l’opera più bella e innovativa di tutti i secoli: l’orinatoio di Duchamps.  Quale genio poteva concepire una cosa del genere?! Lo scardinamento di ogni valore artistico, la messa in discussione di cosa sia l'arte stessa, la realizzazione di arte come status mentale al di là dell'opera stessa. Innovazione e provocazione più totale. Spero di poter raggiungere tale finezza psichica, un giorno.   Comunque, di Parigi mi sono piaciute tantissime cose come mangiare una crepes alla nutella a Montmartre osservando gli artisti di strada alle prese con funambolie pazzesche. E visitare la piazzetta dei pittori e dei disegnatori di caricature. Ho trovato deliziosa anche la zona dei locali a luci rosse, zona Mouline Rouge e Folie de Pigalle.  Ho cercato disperatamente qualche indumento indecente per una mia cara amica. C’erano dei copri-capezzoli troppo fighi, a forma di cuore con i pon-pon.  Stavo per acquistarli, prima di leggere il costo: sei euro. Madre cara, con sei euro potevo permettermi almeno tre pranzi! Era un acquisto impossibile per i miei standard. Un’altra meraviglia di Parigi sono i cornetti caldi per la colazione, hanno un gusto soffice e burroso e sono completamente diversi dalle nostre paste. Lo stesso vale per i pic-nic al parco fatti di baguette e prodotti tipici francesi. Quello fu uno dei pranzi più belli della nostra vita.  Tutto selettivamente comprato al supermercato nella zona dei prodotti francesi e bretoni Doc. Bella, davvero bella città.  Peccato solo che l’Italia le dia dieci a zero a prescindere. Anche perché metà degli architetti e delle opere là presenti sono italiane. Vabbè, alla fine siam tanto vicini tra noi che un minimo di corrispondenza amorosa era necessario vi fosse. 20   In una sola cosa pecca l’Italia: dalle nostre parti non esistano assolutamente cimiteri come quelli parigini.  Io davvero non lo credevo possibile. Quando la mia cara amica mi disse: «Che ne dite di passare la mattina al cimitero di Pere Lanchaise?». Inizialmente pensai scherzasse. Vuoi per il fatto che abitiamo in un paesello che, ad un cimitero, ci assomiglia maledettamente oppure perché trovavo, e trovo tutt’ora, che i cimiteri siano veramente dei luoghi cupi e noiosi di una nostalgia assoluta (tranne quando leggo Foscolo, perché appena lo faccio mi esalto ed ogni giardino del silenzio diventa per me una nuova casa materna ed accogliente).  Beh, evidentemente non ero mai stata a Pere Lanchaise.  Fu la visita più appassionante di tutta la nostra vacanza. Ricordo che quella mattina faceva caldo e il sole splendeva alto nel cielo.  Non vi era alcuna presenza umana. Vivente si intende… Entrammo attraverso un enorme cancello e notammo una cartina che mostrava le varie sepolture di alcuni dei personaggi più illustri di tutta Francia e non solo: Delacroix, Gericault, Modigliani, Oscar Wilde, Jim Morrison, Gustave Doré e moltissimi altri. Ricordo che rimasi completamente attonita per due motivazioni: innanzitutto non scorgevo, volgendo la testa a destra e manca, alcuna fine di quell’enorme non-luogo.  Enormi viali dipartivano in ogni direzione mostrando strani percorsi che si addentravano nel folto di boschetti, fontanelle e lapidi di ogni tipologia e dimensione. In secondo luogo, chi mai avrebbe creduto che un tale posto avesse racchiuso la salma eterna di cotali ed illustri personaggi? Ognuna di noi scelse le lapidi da visitare, inventammo un gioco; senza utilizzare la cartina avremmo dovuto individuare i personaggi famosi e farne la conta.  Vinceva chi ne trovava di più. Ci venne la brillante idea di dividerci, dal casino che facevano i trolley delle mie compagne sull’acciottolato credetti, scioccamente, che non le avrei mai potute perderle d’udito.  Ma, evidentemente avevo fortemente sottovalutato le dimensioni di quel luogo. Ognuna di noi si addentrò in una differente zona del cimitero e la caccia ebbe inizio. Inutile dire che vinsi io. Barai miseramente, perdendomi più di una volta e trovando un’altra mappa da cui segnai le posizioni dei personaggi che più mi interessavano… E, soprattutto, la porta d’uscita visto che prevedevo non sarebbe stato semplice fare ritorno al punto di partenza…E non è piacevole rimanere rinchiusi in un luogo da dove non potresti più tornare vivo. Mamma mia, gelo.   Ricordo benissimo le strane sensazioni che mi pervadevano mentre attraversavo questi luoghi immensi. Era evidente che vi era una gara in corso e non tra me e le mie compagne di viaggio, ma tra i residenti della zona. Ogni tomba faceva a gara con l’altra per la magnificenza, l’originalità e le dimensioni. Piramidi, sfingi, enormi cherubini, mausolei, templi greci, finti altari ed are, navi, case vere e proprie: tutto era un’ostentazione di gloria e potenza.  Tutto era decadenza più completa. Grosse crepe attraversavano le lapidi da parte a parte, il muschio cresceva ovunque devastando quelle opere architettoniche. E tutto questo mentre enormi corvi neri come la pece gracchiavano posandosi placidamente su di esse. 21   Non nego, nella mia solitudine di vagabonda che quel giorno sentii, più di una volta, lunghi brividi attraversare la mia schiena. Sembrava tutto così assurdamente irreale. Così fuori dal mondo. Mi sentivo proprio entrata in uno dei romanzi di Edgar Allan Poe, quei tipici romanzi che ognuno di noi comincia a leggere senza finirli mai. Perché ti assale un’ansia ma un’ansia di quelle che non te le levi più di torno… Un’angoscia tale da dover riparare i danni cerebrali con letture facili e tranquille come: Impariamo a riconoscere gli animali, Dora l'esploratrice 2 la vendetta e cose simili… Ma dovevamo sbrigarci, quello era l’ultimo giorno a Parigi ed andava sfruttato con la tipica giornata ‘a caso’ per le vie più oscure della città.   E sarebbe stato tutto meravigliosamente perfetto se non mi fosse accaduta una cosa assurdamente priva di senso; proprio quel giorno, mi spuntò la coda. Una coda vera e propria! O almeno questa era la spiacevole sensazione di compressione che percepivo nella zona lombare. All’inizio non vi detti peso. Calcolai che la pressione dello zaino enorme sulla zona finale della mia colonna vertebrale e la cintura tarocca di Louis Vuitton (se si va in Francia non si scherza su codeste cose) avessero provocato sulla mia pelle un qualche spiacevole arrossamento. Ma, man mano che camminavo e prendevo coscienza del mio dolore, mi rendevo conto che quello strano fastidio era interno e non esterno. Pensai allora che fosse un enorme brufolo. Si sa bene che quei maledetti hanno la spiacevole abitudine di spuntare nei momenti più errati e nei luoghi più oscuri. Notai che certe posizioni, da seduta, erano per me impraticabili. Ma resistetti, nella totale speranza che tutto sarebbe scomparso. Ho la tendenza ad essere altamente superficiale in una quantità più che ampiamente elevata di situazioni. Tornata a casa però, nella mia Italia, quella spiacevole sensazione non dava segni di voler cessare.  Davanti all’enorme specchio del bagno cercai disperatamente risposta ai miei interrogativi e, in effetti, proprio al limitare della mia colonna, all’imbocco col deretano, vidi che qualcosa di strano stava spuntando. Il panico si impossessò di me. Che mi stesse sul serio crescendo una coda? Che mi stessi trasformando in Dragon Ball versione prima serie? Quella notte mi rigirai nel letto disperata, tentando con ogni forza di costringermi a dormire, piansi a lungo senza trovare soluzioni. Il dolore stava diventando sempre più insopportabile. È esattamente quel tipico dolore crudele che parte in sordina, poco meno di un fastidio per poi aggravare lentamente, con una costanza ed una forza impareggiabili. Davvero sembrava che l’osso tentasse ad ogni modo di uscire dal mio corpo, spaccando la pelle e devastando i miei muscoli, organi e tessuti nervosi. Durai fino alle tre del mattino, continuando a ripetermi che, dopo una bella dormita, tutto si sarebbe sistemato. Ma così non fu. Dovetti rinunciare al mio stoico e integerrimo comportamento. 22   Piangente e disperata uscii dalla mia camera e tentai di trovare conforto in cucina, con un cuscino, e sulla sedia. Raggomitolata in tutte le posizioni possibili e immaginabili, con la speranza che il dolore sarebbe prima o poi cessato. Per fortuna esistono le mamme.   Le mamme possiedono un sesto senso: il mammito. Il mammito è un radar potentissimo che capta ogni più piccolo e insignificante segnale trasmettendolo al cervello-madre. É un collegamento privilegiato tra madre e figli. Lo si acquisisce come punto bonus dopo l’avanzamento di nove livelli di dolore durante il periodo del parto. Un po’ come Super Mario. Mia madre percepì nell’immediato il mio disagio e ben presto la ritrovai in cucina al mio fianco. Si arrabbiò per il fatto che non le avessi raccontato nulla e mi riempì di niflam. Visto che non sono abituata agli anti-infiammatori perché non ne prendo mai, la mia mamma è ancora abituata ad usare il niflam per bambini. Ma in effetti ci sta. Contando che l’effetto lo fa sul serio. O forse è per il fatto che io sono rimasta una bamboccia? Mah, essere o non essere. Questo è il problema. Di lì a pochi minuti il dolore si attenuò sino a scomparire. Ma mia madre fu irremovibile. Dovevamo andare dalla dottoressa. Sentii un tuffo al cuore. Dalla dottoressa?   Da pochi anni ero passata dal mio pediatra di fiducia a questa dottoressa. Era una donna estremamente pignola e attenta. Se ti sbucciavi un dito lei ti faceva spogliare e passava un’ora, sessanta minuti contati, a perlustrare ogni più piccola parte del tuo corpo, ogni più piccolo tuo difetto, ogni più insignificante discrepanza. La prima volta che mi vide fece uscire mia madre per farmi le tipiche domande imbarazzanti: «Sei mai stata incinta?» «No!» « Fumi o bevi alcol?» « … Per bere alcol intente in maniera continuativa? Perché ogni tanto nei week-end io e i miei amici beviamo alcolici…» «No, no tranquilla. Intendo solo il consumo regolare di alcol» «Allora no, tranne il lambrusco la domenica dal nonno ma non mi sono mai ubriacata in vita mia» (ero ancora una persona perbene a quei tempi). «Hai mai fatto uso di sostanze stupefacenti?» «No!».  I miei no, nel frattempo, erano saliti di grado e di intensità a manifestare il mio stupore a domande che trovavo totalmente insensate e altamente frustranti per l’integrità morale della mia giovane persona. Oh insomma!  Io sono una brava ragazza e di sani principi! Possiedo un alto valore etico e insegno pure catechismo ai ragazzi delle medie! Ma lei voleva insistere: «Tu sei di quel paesello nella bassa, ed è risaputo che in quel luogo il tasso di droga è molto elevato. Moltissimi ragazzi ne fanno uso e lo spaccio è il più alto di tutta la zona. Davvero non 23   ti sei mai drogata?». «Ma no!» L’interrogatorio incominciava a darmi sui nervi. La dottoressa mi chiese se avevo le mie cose, gli agrumi di scisciglia come amavo chiamarli, ed io assentii. Mi disse allora che non poteva controllare là sotto e mi consegnò un foglio per la palpazione al seno da fare almeno una volta al mese davanti allo specchio per individuare noduli e cose simili. Naturalmente mi chiese di tornare apposta un giorno in cui non avessi avuto mestruazioni per dare una controllatina lì sotto. Naturalmente, ogni volta che feci ritorno da lei, ero nel periodo di ciclo a prescindere e, il foglio con le palpazioni finì in un cassetto che non riaprii mai più. Ora, non fraintendetemi, so benissimo che la prevenzione è fondamentale soprattutto per noi donne e per certe parti del nostro corpo. Ma possedevo e possiedo tutt’ora quella sciocca e giovanile sensazione che la mia vita sia più o meno tendente all’infinito e al concetto di eterno. È la tipica malattia che tutti, prima o poi, attraversano nella loro breve esistenza. O, almeno, tutti quelli che si sentono invincibili, nel pieno delle loro forze fisiche e mentali e che non hanno mai avuto troppi problemi nella vita. Io faccio parte di questa categoria, me ne vergogno un poco perché so benissimo quanta gente stia male e mi stia maledicendo proprio in questo preciso istante. Mortacci mia. Ma se dicessi il contrario, beh mentirei. Ma tornando alla mia personal doctoress… Mi fece un intervista sulle morti di tutti i miei parenti e finito il questionario mi disse: «Tu hai un novanta percento di possibilità di morire di tumore, quando avrai venticinque anni voglio che cominci a fare la colonscopia per tenerti monitorata. Purtroppo le morti per tumore colpiscono soggetti sempre più giovani». E andiamo! Allora vedi che alla fine anche a noi crolla il concetto di infinito.   Questa serie di pensieri mi affastellava la mente ogni volta che pensavo alla mia dottoressa. E via che col vento! Fu tutto quello che riuscii a pensare mentre salivo in macchina. Pochi minuti dopo la dottoressa frugava nel mio deretano: « E’ una cisti…Una cisti interna che tu possedevi sin dalla nascita e si sta manifestando solo ora. Ti fa molto male perché si trova in una posizione estremamente scomoda e preme per uscire perché si deve liberare dal pus…» « Quindi è come una specie di brufolo gigante?» « Molto più profonda, non si sa mai dove finiscano le sue radici. In genere i chirurghi tendono ad inciderle per toglierle ma non si ha mai la completa certezza di togliere tutte le radici e quindi potrebbe rinascerne un’altra al suo posto» - « Cara, ti prendo immediatamente appuntamento al pronto soccorso e devi farti visitare da un chirurgo per vedere se ti convenga toglierla o meno. Le cisti sono una cosa primordiale che si ha dalla nascita, alcune sono esterne e rimangono lì per sempre senza fare molti danni, altre invece sono sottopelle e fanno molto male quando tentano di esplodere. Dentro puoi trovare di tutto; tessuti embrionali, unghie, capelli e addirittura denti. Parti di organuli e strani embrioni scarto della placenta di tua madre.» Ammetto che mi stava per venire il vomito. L’idea di evacuare pus ripieno di denti e capelli non era il massimo. 24   Prendemmo immediatamente appuntamento all’ospedale e fui visitata dal chirurgo. Proprio la notte prima la cisti si era aperta e per lunghi minuti aveva sgorgato liquidi marroni e puzzolenti, nessuna traccia di denti ed unghie, fortunatamente. Quella sera avevo messo tutto il mio impegno per sgorgare quella schifosa sostanza lontana dal mio corpo, l’avevo disinfettata con cura e, devo ammettere, che fui molto soddisfatta del risultato.  La cisti era sgonfia e vuota. Quando il chirurgo mi scrutò il deretano decretò che ero stata brava perché avevo fatto uscire tutto il liquido. Mi consegnò una crema e una terapia fatta di acqua calda alternata a garze disinfettanti dopo di che mi chiese cosa avessi intenzione di fare. Avevo solo due alternative: la prima era tentare l’operazione, sperare che i chirurghi mi prelevassero la zona totale senza tralasciare alcuna radice e ritrovarmi così a giugno con un secondo buco nel culo che andava ogni giorno medicato con garze e riempito di prodotti emollienti e caldi non senza una certa sofferenza. La seconda alternativa era fare finta di niente vivendo con la consapevolezza che un giorno o l’altro forse un dolore simile si sarebbe nuovamente manifestato e altro pus sarebbe sgorgato. E questo poteva accadere un’ora dopo come due mesi  o vent’anni dopo. Come sempre, scelsi la superficiale via del silenzio e del menefreghismo. Mi tenni la mia cisti, tanto da quando l’avevo sgorgata non mi dava più fastidio, e decisi di non rischiare un’operazione che mi avrebbe tenuta a letto per dei mesi con un buco enorme nel culo e senza la certezza che si sarebbe effettivamente sistemata la cosa. Ora a distanza di quattro anni devo dire che feci la giusta scelta. La cisti riposa in pace e non mi ha dato nessun problema, almeno sino a questo momento.   Comunque non so come la viviate voi ma io ho un bruttissimo rapporto con i miei limiti fisici. Odio andare all’ospedale o dal dottore perché in me non va qualcosa. Lo odio profondamente. Mi sento limitata, frustrata e umiliata. E ciò non si addice al mio temperamento violento e aggressivo perché, in quanto donna, io mi sento un super-uomo.  So che può sembrare insensato, ma so anche che siete in grado di capirmi benissimo… Godo di una splendida salute, corro e salto e pratico qualsiasi sport, non riesco a stare ferma non soffro praticamente mai e mi sento sempre più viva e forte ogni giorno che passa. Forse proprio per questo non sono abituata a sentirmi vulnerabile e reagisco malissimo. Come quella volta che mio padre mi fece trovare un pacchetto di integratori alimentari per colazione, dicendo: « Io e tua madre abbiamo visto che sei molto stanca e il tuo rendimento scolastico è calato. Il farmacista ti ha consigliato di prendere questi una volta ogni tre giorni…». Piansi tutta la mattina. Mi sentivo debole e inutile.  Una femminuccia sciocca e fragile che abbisognava di medicinali per andare avanti. Come quelle mie compagne di classe che tenevano astucci pieni di tachipirine, aspirine, boscofen o robe simili.  Che schifo! Ma che schifo essere uomini malaticci e vulnerabili.  E che schifo essere donne e perdere sangue ovunque e in continuazione.   Ricordo ancora quella mattina. 25   Avevo il ciclo da un paio di anni o forse meno. Non mi ero ancora abituata totalmente all’idea di indossare una sorta di pannolino rigido che bloccava le mie circonvoluzioni e mi faceva sentire a disagio con me stessa e con gli altri. Conosciuto nel resto del mondo come; assorbente. Quella mattina mi svegliai perché percepivo una strana sensazione sotto di me. La mia stanza era buia anche se le luci filtravano dal corridoio, segno che il resto della famiglia era già in piedi. Era estate. Mi ricordai di avere le mie cose e che forse quella strana sensazione era dovuta al fatto di aver strabordato in maniera eccessiva. Sbuffai perché non era la prima volta. Per quanto di notte io sia abituata ad usare doppio-assorbente purtroppo mi capita spesso di macchiare le mutande, il pigiama e a volte persino il letto. Sarà che, durante la notte, mi capita di ballare la salsa e la merenga a ritmo forsennato fino alla perdita più completa di sensi. Fatto sta che allungai la mano per monitorare la situazione. Come avevo immaginato la sensazione di bagnato non era una mia invenzione. Mi ero macchiata. Accesi la luce per controllare l’entità del danno. E per un attimo persi quasi conoscenza. Ciò che mi si presentò davanti andava al di là di ogni immaginazione. Avete presente una scena da vampiri? Di quelle dove il sangue scorre ovunque in stile Quentin Tarantino?  Ebbene, sembrava proprio che il caro Quentin avesse deciso di girare un film proprio da quelle parti! Litri di sangue occupavano il mio letto, un lago di rosso profondo trapassava la mia trapunta, il materasso fino a scendere nel legno della struttura. Avevo perso così tanto sangue da non capire come potessi essere ancora viva e, soprattutto, come fosse possibile che io stessi così assurdamente bene. Il radar-mammito si mise subito all’opera. Mia madre inizialmente mi sgridò, poi si rese conto dell'apocalittico mar rosso e consigliò di andare immediatamente a farmi visitare. Poi però, stupitasi della mia buona salute, si fece convincere dalla sottoscritta a rimandare ogni esagerato allarme per aspettare semplicemente che il flusso si attenuasse da solo. Quando andai in bagno controllai la situazione del mio caro mandarino (termine coniato successivamente ad agrumi di scisciglia: li usavamo alle medie per confondere i maschi) e rimasi orripilata nel constatare che l’assorbente era così esageratamente pieno di sangue in ogni centimetro cubo da rendere possibile la sopravvivenza ad un intera famiglia di sanguisughe. Bisnipoti compresi. Passai tutta la giornata in uno stato di confusione totale; dovevo riuscire a connettere le mie perdite assurdamente abbondanti, che peraltro continuavano imperterrite, col fatto che fisicamente mi sentivo benissimo. Questo mi spaventava più di tutto il resto.  Pensavo proprio che mi stesse accadendo qualcosa di terribile. La notte successiva, con ogni previdenza, mia madre mi stese una magnifica cerata sotto il corpo affermando che una volta poteva accadere un eccesso di perdita ma che se fosse avvenuto anche la mattina seguente mi avrebbe portata in ospedale senza un ‘ma’. 26   The day after tomorrow accesi la lampadina piena di speranza. Ma le mie speranze vennero immediatamente deluse; fortunatamente la cerata aveva bloccato il trapasso esagerato di quel Niagara in piena ma essa stessa si era immolata come candido agnello al sacrificio.  Una carneficina. Questa volta le preghiere non valsero a nulla, mia madre mi voleva dal ginecologo e subito. Per me si trattava di un vero e proprio affronto. Già andare in ospedale non era una cosa che io desiderassi con tutta l’anima e se dobbiamo aggiungere a questo il fatto che uno sconosciuto vada a frugare laddove io stessa non conosco nemmeno la conformazione del mio apparato genitale… Beh, mi pareva una cosa semplicemente sconveniente.  Fortunatamente l’uomo in questione non frugò da nessuna parte ma si limitò ad osservare attentamente le mie mutande comprese di assorbente e di tutte le schifezze che esso poteva contenere…   Ecco, io non capirò giammai chi decida di darsi alla medicina...Ma si può? Voglio dire, quale persona sana di mente vorrebbe trovarsi ad avere a che fare con schifezze immonde, porcherie inguardabili e pazienti psicolabilmente assurdi? Per non parlare dei rischi di contagio e, soprattutto, dell'altissimo grado di responsabilità. Eppure ai test, le file sono immense. Tutti, almeno una volta, devono provare il test di medicina. É un must. Se non lo fai sei out.  Oh, va bene. Si sscludano, naturalmente, le buone anime che lo fanno per vera passione, per sani principi morali ed etici o per sogni nel cassetto... Ma tutto il resto? Voglio dire, io i miei ottanta euro di test li spenderei per qualcosina di meglio. Tipo due giorni alle terme. E senza farmi il mazzo a studiare malattie epidermiche da vomito acuto. Poi, sia chiaro, ognuno viaggia per conto suo in questo tunnel illuminato ma, a volte, mi pare gironzoli una certa superficialità anche in queste materie... Insomma, non tutti nascono medici. Uno può essere bravissimo a scuola senza per forza tentare la carriera in medicina. Ci vuole uno stomaco di due metri di spessore per lavorare e vivere in certi ambienti. Insomma, la secchiona che sviene se vede un pochino di sangue non può permettersi di studiare chirurgia. Ci vuole pochissimo buonsenso. Se no, addio sanità. Quella mentale pure! Wella, alla faccia delle digressioni storico-culturali. Scusate, mi ripiglio e ritorno al mio assorbente.   Al ginecologo bastò uno sguardo per affermare che era normale avere tali scompensi dovuti agli ormoni in circolo. Mi somministrò una cura fatta di svacco e relax davanti alla tele e qualche pastiglia. Dopo un giorno il flusso smise la sua corsa alle rapide e, per ripicca, il mese dopo non si fece nemmeno vedere. Sinceramente, non me ne ebbi molto a male.   Comunque, non so a voi, ma a me questa cosa pesa un sacco. Ma proprio me la porto dietro come un fardello. Proprio non me ne capacito: quale colpa ho avuto io a nascer donna?  Sebbene dentro di me mi senta fortemente uomo, noto comunque tutta la fragilità fisica e 27   sociale dell’esser nata donna. E dire che mi è anche andata bene… Pensate se fossi nata nel terzo mondo dove le donne sono violentate, picchiate e usate senza alcun rispetto, dove l’ignoranza le rende paurose dal potersi e volersi ribellare e dove la loro condizione è di poco superiore a quella degli animali. Quei paesi dove minuscole bambine subiscono operazioni disdicevoli e talvolta mortali pur di non concedere loro nemmeno il piacere sessuale. Le stesse bambine che, ai limiti e in faccia alla pedofilia, vengono vendute dalle famiglie a uomini vecchi e pieni di soldi i cui lombi pendono pieni di brama e viagra. Quei mondi in cui il velo è la tua unica protezione e salvezza dove niente è permesso e niente mai lo sarà. Perché la legge e la società sono contro di te sempre e comunque. Ma possiamo anche avvicinarci alle nostre parti. Noi donne non possiamo uscire sole, di sera e notte nemmeno a pensarci.  Tra poco ci sarà impossibile uscire anche in pieno mattino. Ogni santo giorno ascolto il tg. Ogni santo giorno il marito uccide la moglie. Talvolta anche i figli. Migliaia, milioni di giovani impotenti davanti alla violenza fisica, psicologica e carnale. In un mondo in cui invece di insegnare all’uomo a trattenere e bloccare i propri istinti animali, si insegna alle donne come difendersi da essi. Ammetto che questa frase l’ho copiata da qualche parte.  Quasi sicuramente facebook. Ma era troppo bella per poterla lasciare a marcire su qualche bacheca sconosciuta.   É inutile, mi sale un nazismo incredibile (nel senso metaforico della cosa, non vorrei offendere alcuna etnia) se penso a tutti i soprusi che avvengono, sono avvenuti nel passato e che, purtroppo, continueranno ad avvenire. La nostra fragilità mi spaventa. Mi spaventa il fatto di dover vivere con la paura del prossimo, del non potermi mai fidare di nessuno, del non poter essere libera di andare dove voglio e quando voglio.   Ma poi… vogliamo poi parlare della SCOMODITA’ di nascer donna? Io e le mie amiche abbiamo avuto lunghe discussioni ed amabili dibattiti su questo punto… Ma alla fine, le mie ragioni, vincono sempre su tutto. Anche perché solo un portatore sano di deficienza potrebbe affermare il contrario, cioè che sia meglio nascer donna. Ma fatemi il piacere! A parte il fatto della fragilità e della minor forza fisica, che già mi danno da fare parecchio ma, nonostante tutto, potrei anche passarci sopra… Noi nasciamo col preciso scopo di soffrire. E sopportare, all’evenienza, tutto ciò che viene. Prendete, per esempio, il ciclo mestruale. Giusto per stare in tema e non passare di palo in frasca. Ogni singolo mese della nostra breve ed intensa esistenza, precisissime (a chi più a chi meno) quelle luride bastarde vengono a farti cucù. E tu, sorridendo le aspetti mentre gli ormoni sfrigolano sotto la tua pelle trasformandoti in  una sorta di mostro preistorico.  Ognuna, d’altronde, reagisce alla sua maniera:c’è chi si gonfia come un pallone, chi si ritrova a 28   trattenere o rilasciare più liquidi e solidi del dovuto, chi si arrossisce come un aragosta, chi si trasforma in un covo di pus e acne vivente, chi si ritrova i capelli effetto olio-al-tegamino, chi puzza peggio di una scatola di gorgonzola lasciata a marcire, chi si ritrova con un alito così piacevole da staccare l’intonaco dalla parete.  Insomma, il fisico diventa un vero e proprio cesso. Le donne col ciclo sono cessissime. E questo lo sanno bene. Lo percepiscono al cento per cento. Il disagio le schiavizza mentre tentano disperatamente di coprire le imperfezioni, spruzzarsi profumo ovunque, mangiare solo cibi sani e nascondersi sotto maglie e pantaloni che andrebbero bene solo ad un montone di quattrocento libbre e mezzo. Ma fossero solo questi i problemi! Vogliamo parlare del danno fisico? Molte donne soffrono come maiali privati della loro razione di cotechino. Urlano nelle loro stanze digrignando i denti, quasi l’utero si stesse contorcendo a formare una scultura di palloncini. Alcune sono costrette a stare a letto distese per almeno un giorno, prive di ogni forza locomotrice. Depravate della loro stessa femminilità. Altre, coraggiosamente, si dirigono a scuola o a lavoro tentando di trattenere gli spasimi di dolore. E qui i medicinali piovono da ogni dove. Una sola parola campeggia nell’aria ed è riconosciuta in tutte le lingue e in tutte le salse: BUSCOFEN, BUSCOFEN, BUSCOFEEEEEEEEEEEEEEEEN Lasciate ogni speranza o voi che siete senza buscofen. Quella magica pastiglia è in grado di alleviare il putiferio ormonale che avviene là dentro e di placare la sete di sangue e dolore. Mal di schiena, mal di pancia, mal di testa. Tutto è male! Va là mio caro Leopardi, ti garantisco che se tu fossi nato donna non avresti retto un singolo giorno della tua vita.  Saresti crepato prima di nascere, solo all’idea del dolore che avresti provato. E naufragar mi è dolce, in questo sangue.   Dico tutto questo riportando racconti veritieri e spaventevoli di anni di pijama e drinko party durante i quali codeste cose sono state pazientemente registrate e dattiloscritte. Anche perché io, a parte la mia sconvolgente avventura, non ho mai provato nulla di simile. Non perché sia un uomo o un transgender e quindi immune a tutto questo. Ma semplicemente perché non soffro. Sono una delle poche graziate a cui è stato concesso il benemerito di non patire dolori mestruali.  Per questo ringrazio Jesus ogni giorno, per questo sono grata a mia madre. Per quanto lei, da giovane, soffrisse molto. Però anche questa fortuna può avere i suoi lati negativi: non è esattamente piacevole scoprire all’improvviso e senza alcuna previsione del tempo che le tue mutande si sono improvvisamente colorate di rosso. Che, per quanto il rosso possa andare di moda, è risaputo che è sconveniente lasciare tracce in giro per le signorine. Riguardo a questo punto, avrei molti aneddoti da raccontare ma li riserverò ad un prossimo libraccio se mi darete il beneplacito di continuare nella mia missione di paladina del genere umano: maschile e femminile. 29   E, soprattutto, se vi sarete divertiti a leggere questa sorta di zibaldone di strani pensieri ed idee… Sia chiaro che il mio unico intento era quello di divertire e se per caso non vi fosse dispiaciuto affatto, vogliate bene a chi l’ha scritto, e anche un pochino a chi l’ha raccomodato.  Ma se invece fossi riuscita ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta! Ops, mi sa di averla già sentita da qualche parte. Vabbè. Tipico lapsus in fabula.   Ma torniamo al dolore: l’essenza dell’essere donna. Perché non abbiamo ancora parlato dei danni psicologici.  Avete mai notato quanto siano suscettibili, altalenanti ed imprevedibili le donne? Bene. Sappiate che se già di loro lo sono, col ciclo è peggio, molto peggio. È una sorta di furore indomito che le guida e le costringe a diventare belve. L’innata consapevolezza dell’ingiustizia di perdere sangue le fa reagire a tal modo. Vero che ogni tanto risulta essere una scusa utile, sinché gli uomini ci credono: « Scusami, ma sono in ciclo…» « Non posso, oggi è il primo giorno di ciclo….» « Non mi sento molto bene, sai, ho le mie cose…» E poi quanti problemi a livello di disagio e paure. Paura di macchiare sempre e ovunque. Paura di indossare pantaloni chiari nel periodo sbagliato. Perché dovete sapere che nonostante l’esistenza degli assorbenti, questi piccoli incidenti possono capitare benissimo. L’assorbente dovrebbe essere stato inventato apposta per trattenere ogni sporcizia ed impurità ogni monte, mare o fiume, eppure non sempre riesce nel suo intento. Con le ali e senza ali, interno o esterno, piccolo o extra-large, con la scritta ‘ho sete di sangue’ o meno…insomma ne esistono di tutti i tipi colori e profumi (perché si sa che oltre a perdere sangue quella sostanza viscida puzza pure! Tipo di ferro arrugginito). Una donna ha ampia scelta in tema di mandarini. Per questo esiste l’intelligente scissione tra quelle che sono arance, mandaranci e mandarini. Però è comunque scomodo averli. Estremamente scomodo. Vanno cambiati ogni quattro ore (se come no), quando si riempiono e sei in giro non sai mai come fare. Poi i bagni pubblici non ti danno la sicurezza che ti da il tuo bagno di casa, la sua intimità, la sua logica spaziale… Ti pulisci con le salviette intime fighe, ti guardi attorno alla ricerca disperata del pattume apposito per quei cosi schifosi e pieni di germi e: lo zodiaco ti sale alle stelle! Perché proprio non esiste un cavolo di pattume che possa nascondere l’orrore che hai prodotto! Vogliamo poi aggiungere un dato puramente economico? Costano un fracasso! Spendere soldi, da adulta, per dei sottospecie di pannolini!  Non vi pare un controsenso? Ma non vi rendete conto dello schifo?  E poi, vi pare possibile che anche nel mondo degli assorbenti esistano le ingiustizie? Ci sono gli assorbenti per ricche e quelli per povere. Gli Eeee sono quelli per ricche, quelli in lattice che costano cinque euro a pacchetto. Te li metti e rimani un attimo schifata dalla consistenza viscida, poi ti ci abitui fino a quando, all’improvviso, ti viene un panico da paura:   30   «Ommioddio ma ce l’ho o mi si è tolto?» Solo perché è così comodo che non lo senti nemmeno più addosso. Ma ci sono anche gli assorbenti da poverelle, quelli rigidi che non si piegano neanche se ci sbatti un cinghiale sopra. Quelli con le ali così dure da scartavetrarti la parte interna della coscia mentre cammini, tanto da dilaniarti la gamba e rovinarti cinque centimetri cubici di intro-coscia. Inoltre sono anche incontinenti, bastano due gocce che sembra un assassinio. Se quella famosa notte ne avessi indossato una così scarso probabilmente avrei macchiato anche i muri e i mobili della mia stanza. Tipico effetto schizzo. Ecco, se qualche coraggioso uomo era arrivato a leggere fin qui, credo sia collassato in questo preciso istante. Amen, selezione naturale. Ne rimarrà solo uno. E probabilmente si tratterà di Highlander. Peccato solo che, quella notte, non avessi con me un Eeee.  Sono fermamente convinta che avrebbe accumulato così tanto sangue da raggiungere le dimensioni di un pallone da calcio, pur di non strabordare e dimostrare di essere un assorbente griffato. Un assorbente da vip.   Un’altra cosa che denota il disagio femminile durante le mestruazioni è il fatto, appunto, di non essere mai sicura della resistenza del tuo personale assorbente, tanto che, ogni volta che ti alzi, hai già l’amica pronta e fidata che sa come fare: un cenno, un gesto col capo, un sorriso di incoraggiamento…  Io in genere vado sullo schietto: « Vai tra, non sei sporca» « Tranquilla, non hai strabordato» É proprio una malattia, una fissa. Se ti capita, anche solo una volta, di macchiare pantaloni, sedile della macchina o sedie da lì in poi è finita. Non ti fiderai mai più totalmente del tuo assorbente di fiducia. E il vostro rapporto si distruggerà sino a lasciarvi col complesso di Edipo per le macchie di sangue. Ma non è finita qui… Vogliamo parlare del rapporto donna-assorbente-acqua. Che sia la piscina, che sia il mare, che siano le terme…Le mestruazioni sono la morte! Perché sta pur certa che: per quanto tu abbia prenotato le vacanze entro una data precisa consultando prima il tuo lovecycles, per quanto tu abbia fatto la danza della pioggia per quel compleanno in piscina, per quanto tu ti sia impegnata a depilarti per 45 giorni di fila…Le mestruazioni lo sanno. Lo sanno da prima. Lo hanno sempre saputo. Lo dice anche il Liga. Anzi, ti vengono esattamente quando sentono pronunciare la parola acqua. A quel punto non ti rimangono molte possibilità: o ti recludi in casa a piangere disperando del tuo stato di salute e del mondo contro di te, oppure te ne sbatti e ti infili quindici assorbenti  con sopra ventisette paia di quei pantaloncini tattici che tanto piacciono alle lesbiche oppure ci provi, ti chiudi in bagno e ti impegni con tutta te stessa e tenti di infilarti uno di quegli schifosi assorbenti interni. 31   Quelle piccole ed innocenti supposte bianche. Ricordando, però, di tener ben fuori il cordino di salvataggio. Se no è la morte. Ci ho provato anche io una volta. A Malta. Saha. E’ l’unica parola in maltese di cui io abbia un vago ricordo. Significa una cosa tipo ‘arrivederci’ o ‘ciao’. Ricordo che sopra le istruzioni veniva spiegato esattamente come e dove infilare quel coso, perché si sa che noi donne, in quanto ad orifizi, abbiamo l’imbarazzo della scelta. Ricordo molto bene che una parola in particolare campeggiava sopra l’elenco interminabile di istruzioni RILASSATEVI. Come cazzarola faccio ad essere rilassata quando mi devo infilare uno di quei cosi per di là? Con la paura che mi faccia un male boia o che, sbagliando direzione, perda la mia virtù? Lo ammetto. Non ne ebbi il coraggio. Per di più, proprio nel momento di massima concentrazione, quando stavo per completare l’opera mi squillò violentemente il telefono. Per la paura feci uno scatto di quaranta metri e il piccolo missilino bianco volò per tutto il bagno fino a cadere per terra, riempiendosi di germi e disprezzo. Sembrava un piccolo cadavere, così, a terra, tutto macchiato di sangue rappreso. Ma che schifo! Mi faceva quasi pena…   Oltretutto con il fatto del ciclo non ti fanno nemmeno donare il sangue come possono invece fare gli uomini. Già il fatto che loro possano salvare più vite umane di noi mi fa salire la bile. Ma è anche vero che quello stesso sangue lo usiamo noi per dare la vita in altro modo. Quindi alla fine, forse da questo punto di vista, siamo alla pari. Senza contare il fatto che gli infarti, con tutto il riciclo di sangue che abbiamo noi ragazze, si manifestano soprattutto nella categoria maschile. Proprio per questo loro ristagno di sostanze globulari che noi invece smaltiamo durante il ciclo. Doveva per forza esserci un lato piacevole nella faccenda, uno che sia uno. Se no avrei chiamato Pangloss e Candido a darmi un giusto motivo per vivere. Per fortuna sono nata positivista anche io. Non si vede?   Ma andiamo avanti con la carrellata di giustizie ed ingiustizie. Vogliamo parlare del parto? Di quei nove mesi in cui la pancia ti si gonfia come un porcellino d’india mentre voglie assurde corrompono il tuo stomaco e la fisicità scompare completamente nonostante anni di palestra? Ti danno fastidio gli odori, cambiano i gusti e devi stare attenta a quello che mangi. La nausea ti assale all’improvviso. Per non parlare del momento clou. Prima ti si aprono le acque. Che detta così ti immagini Mosè che divarica le acque nel tuo utero. Nessuno però ha mai specificato che oltre ad accadere in maniera totalmente improvvisa e continuativa queste acque sono un mix schifoso di liquidi contenuti nella placenta e cose maleodoranti… E quel coso che hai nella pancia, quell’essere che abita dentro di te vivo di una sua vita, quella 32   creatura che si muove e ti calcia e ti picchia perché assolutamente non vuole venirci a stare in un mondo così…Beh, quell’esserino deve essere espulso in una qualche maniera. Ora, potete pensare che avere un bambino sia una cosa bellissima. E lo penso anche io. O meglio, lo penserò. Tra cinque anni, quando avrò finito l’università e avrò una disoccupazione stabile nonché abbastanza voglia e tempo per pensare a crearmi una famiglia tutta mia. Ma per ora lasciatemi indagare tutti i dettagli più orrendi, più scioccanti e devastanti del partorire un bambino.   La creatura deve uscire e tu la senti che scalcia tanto da sembrare Balottelli in nazionale. Che in panchina non ci sta nemmeno se gli permetti di togliersi la maglia ed esultare come un toro da monta. Corri all’ospedale e i dolori aumentano a dismisura tanto che, nei sei sicura, prima o poi ci morirai. Dicono che un uomo, per provare anche solo lontanamente il dolore del parto, dovrebbe ardere vivo e, forse così, capirebbe la condizione femminile. Vabbè. Non è un caso, d’altronde, che gli uomini con la febbre a 37, anche i più pompati e dandy si lamentino come femminucce e, sdraiati sui divani, mezzi moribondi, richiedano un servizio completo di cinque stelle alle dolci mammine e fidanzatine di turno. Bleah. Ma intanto quella creatura deve uscire. Possiamo tralasciare tutti i rischi che una madre incorre durante un parto.  Basti pensare che fino a non molti anni fa era ancora una delle cause di mortalità più elevate. E in alcuni paesi lo è tutt’ora. E siamo nel duemilaetredici. Nell’epopea dello sviluppo e della tecnologia all’avanguardia. E si muore ancora di parto. Non che non sia scontato, dal momento che quando non usi precauzioni, non hai nemmeno mai sentito parlare di educazione sessuale e come un animaletto produci figli a palate sciancandoti l’utero…Beh, forse è normale che in certi paesi il parto sia ancora così pericoloso. E che, in certi casi estremi, andrebbe mandato un aereo di quelli da pompieri in grado di caricare quintali di liquidi a sterilizzare metà del genere umano. Così forse i bambini smetterebbero di nascere per morire.   In ogni caso spesso i bambini non vengono fuori dal lato giusto, oppure il tuo buco già smisuratamente sbragato non risulta abbastanza grande per farci passare il marmocchio. Allora vai di forbici e di incisioni. Vai di cesareo e cicatrici a destra e manca, punti di qua e di là. Mi sono informata accuratamente, ho chiesto a delle mie amiche neo-mamme per avere la conferma: in quel momento hai le doglie e soffri così tanto che non ti rendi nemmeno conto di quello che ti stanno facendo. Potrebbero tagliarti per sbaglio tutto l’inguine e bucarti la pancia da parte a parte che non percepiresti nulla comunque. Potrebbero addirittura usare la pelle là sotto per costruire piccoli origami di carne, tanto non capiresti la differenza. Senza contare le figure di merda incredibili che sei costretta a fare. Di merda sì, in tutti i sensi. 33   Perché è risaputo che se non ti sei fatta fare un bel clisterino prima e il tuo intestino non è candido come una rosa a mazzodì ecco che, dallo sforzo di dare alla luce il pargolo, esce anche qualche altro ricordino. Scusate ma, d’altronde siamo fatti così. Come diceva la sigla di quel vecchio cartone animato. Tutti si deve cagare. E, il fatto che si nasca in mezzo alla merda è pura e semplice metafora di vita. Merdaviglioso.   Ma non solo si parla di dolore nel parto. Nel parto si parla anche di perdita di identità femminile. Perché le donne si trasformano durante l’espulsione del clone umano. Si tramutano in bestie. Gridano, digrignano i denti, graffiano e tirano pugni. I loro volti madidi di sudore esplodono di vene ovunque, gli occhi sono iniettati di sangue, i capelli unti per lo sforzo. Belve irriconoscibili. Non a caso si dice che l’uomo, assistendo al parto, perda ogni minimo appetito sessuale. E io dico: scema tu che ti fai accompagnare dal marito. Io non vorrei mai mi si vedesse in cotali disgraziate condizioni mentre sbraito come un maiale e mando a fancuore ogni singolo membro dello staff medico lì presente. Già il fatto di dover mostrare la mia virtù a tre o quattro persone sconosciute mi dà da fare. Ci manca solo che debba diventare uno show televisivo per la mia famiglia. Comunque. Sperando che tutto sia andato bene quell’esserino lascia finalmente il tuo corpo. E tu piangi di felicità perché non ne potevi proprio più e lo fissi intensamente chiedendoti come sia possibile che tu abbia dato alla luce una cosina così fragile ma così viva. Che poi, diciamocelo. I bambini sono veramente bruttini appena nati. Degli sgorbi sporchi di sangue e schifezze placentose. Però sono frutto del tuo dolore, della tua fatica, della tua sofferenza e… del tuo amore. L’unico problema è che: non è finita qui. Tu speri di esserti guadagnata la sessione di pausa del tipo: ho sofferto come una cane, sono completamente sbragata ovunque e ho passato gli ultimi nove mesi della mia vita a calcolare se ero più grossa io o il dirigibile del mio vicino di casa… E invece no! Non finisce mai perché l’ultima cosa schifosissima che accade alla donna partoriente e quella di vedersi tirare fuori dall’utero quarantasette metri quadrati di placenta. Questa sostanza nauseabonda e organica verrà poi monitorata pezzo per pezzo per controllare che sia tutta intera e nessuna parte sia rimasta incastrata nel tuo organismo (il che sarebbe altamente pericoloso) e come una mappa verrà dispiegata su te a mostrarti tutto lo schifo che in quei nove mesi sei riuscita a produrre. Complimenti! A te il premio come migliore produttrice di agglomerati umani. Da vomito.   Ecco, io ho la capacità di rendere orrenda anche la cosa più bella del mondo. Perché si sa che quando partorisci del male, del dolore e della sofferenza non te ne sbatte niente. Perché tu hai appena dato alla luce una creatura, la tua creatura. E per quanto sia bruttina la ami.  La ami più di te stessa.   34   Perché è frutto del tuo amore e di quello dell’uomo che ami. Perché, in un certo senso, l’hai fatta tu. L’hai desiderata tanto e ora la tua vita sembra avere più senso di prima, sembra essere più concreta. Proprio per questo gli uomini, sotto questo punto di vista, si sentiranno sempre inferiori. Nel senso che, come disse un simpatico sociologo al Festival della Filosofia, l’uomo sente il bisogno di dimostrare la propria mascolinità proprio a causa del fatto che non ha uno scopo preciso e ben definito come la donna. Mentre la donna ha lo scopo di dare la vita, procreare ed educare i figli, l’uomo non sa bene quale sia il suo ruolo e si sente inutile. Perché, in fondo in fondo, vorrebbe rimanere anche lui incinto. Vorrebbe un bel pancione tutto per sé. Ma questo non è possibile, ed egli si ritrova quindi a lottare per i suoi diritti di protettore e paladino della famiglia. Con la consapevolezza che, purtroppo, quel legame affettivo e sanguigno che lega madre a figlio non sarà mai lo stesso che lega il padre al figlio. Se la vì. Lo avrebbe detto anche Marie Victoire. La nostra compare franco-italofona. Alla fine soffrire ha quindi i suoi risvolti positivi. E la sua piccola rivincita sul genere maschile.   Se dovessi continuare ad elencare tutte le motivazioni che rendono impossibile un confronto uomo-donna alla pari non mi fermerei più. Di conseguenza, ho deciso saggiamente di circoscrivere la mia ricerca personale (costruita su 22 anni di esperienza tra mondo e ovile di casa) a pochi ma saggi elementi. Cos’è un’altra cosa che mette in crisi le donne e che fa loro perdere ore ed ore di tempo, se non giorni e settimane? La depilazione, of course. Non assumete quell’aria perplessa di chi pensa: Ma cosa vuoi che sia? Una lamettata e sei a posto… E, voi maschiacci non pensate nemmeno per un attimo: Vabbè cosa dovremmo dire noi con le nostre barbe da spiluccare ad ogni canto del gallo? Che i galli io li ho vicini a casa, mai una volta che cantassero sul serio al sorgere del sole…Vorrei proprio sapere chi sono quei geni che vanno in giro a raccontare certe cose… Beh, in ogni eventualità, se siete pirla mica è colpa mia. Nessuno vi ha mai obbligati a radervi ogni giorno. E poi l’uomo peloso fa molto di più. Quindi smettete di rendere mascelle mandibolate della consistenza del culetto di un neonato: le donne vogliono il pelo! Le donne amano gli uomini virili.  Anche perché se no rischiano sul serio di superarvi in quanto a pelliccia corporea. Vi è molta superficialità riguardo a codesto argomento: non ci si rende conto di quanto la depilazione sia un procedimento assai serio.   Ora, immaginate assieme a me: una bella ragazza che mangia un gelato, seduta su una panchina, con addosso un bellissimo abitino floreale, è estate. In lontananza scorge una sua cara amica a passeggio col cane e alza la mano per salutarla e avvicinarla. Sotto le ascelle: filari di pere. Con fiori e frutti compresi. Ci si potrebbero fare le treccine africane. Ammettetelo, la poesia è rovinata. Ma andiamo avanti, una bella donna davanti a voi in banca, è in fila e la vedete solo da dietro, 35   ha un buon profumo addosso che pervade l’ambiente ogni volta che muove i capelli ricci e perfetti con le mani ben curate. La donna si gira e, nonostante il sorriso smagliante e il volto allegro i vostri occhi non fanno altro che vedere quello: il monosopracciglio enorme. Per non parlare dei baffi; neri ed ispidi. Potrebbe fare a gara con Babbo Natale. Se li tingesse. Frida Khalo e Babbo Natale in uno. Avreste retto tale visione? Siate sinceri. Ma non finisce qui. Una coppia di fidanzati in macchina. La situazione si scalda e iniziano le carezze provocanti: lei stringe la schiena di lui avvolgendolo appassionatamente. Lui allunga una mano sul collo del piede e sale verso l’alto per toccarle le cosce. Della mano non rimane altro che un moncherino. Il resto si è scartavetrato e distrutto tentando di passare le zone impervie e pericolose tra caviglia, polpaccio, ginocchia e coscia. I peli risultano così invincibilmente potenti da distruggere almeno due strati di tessuto epidermico della mano del povero ragazzo. Ammettetelo: è l’anti-sesso per eccellenza. Ma il peggio lo si assapora al mare o in piscina.   Quelle donne che non si accorgono di avere delle scimmie attaccate al fondo schiena o nella zona del ‘dietro-coscia-tanto-sai-che-non-ti-vedo’ e, ancora peggio, i cespuglietti che spuntano dalla zona inguinale ad indicare che l’aiuola di Grignani non è stata accuratamente tagliata. Allora, non ditemi che passereste sopra a tutte queste cose. Non fate i finti galantuomini. Se a noi donne danno fastidio codesti pali di cemento, non immagino quanto possan dare fastidio a voi uomini. Anni fa era diverso. Anni fa Sophia Loren poteva alzare le sue belle ascelle piene di peli neri e vantarsene pure. Anni fa non esisteva nemmeno il concetto della depilazione. Ma oggi, nel mondo in cui l’unica cosa veramente importante è l’apparenza, tutti ci sottomettiamo alla legge della depilazione e la cosa assurda è che, a noi per prime da fastidio il pelo fuori posto. Ci hanno plagiati. Ci hanno corrotto le meningi. Per fortuna che esistono metodi, nel ventunesimo secolo, assolutamente efficaci e privi di dolore: la ceretta e il silk-epil. Ecco, appunto. Ora, per spiegarvi l’effetto di questi due fenomenali aggeggi potrei raccontarvela così: avete presente quando cadete per terra, vi fate una profonda ferita e perdete sangue? Ecco, immaginate di adagiare un cucchiaio di sale sulla ferita, spalmare con dolcezza il contenuto e chiamare una goat a leccarvelo. Meglio le torture cinesi della goccia sul cranio. In any case. (Perché dovrò pur essere internazionale per venire incontro a tutti gli erasmus che leggeranno questo manuale. A meno che non siano già impegnati in uno dei loro festini, naturalmente). Noi donne siamo abituate ad assuefarci di dolore e quindi, o che si faccia in casa, o dall’estetista l’importante è sradicare ogni forma di arbusto dalla nostra candida pelle. Con cattiveria, viene meglio. 36   Io se uso la ceretta urlo. Se uso il silk-epil canto, e stono pure.  Se no non c’è gusto. Le giornate di depilazione seria sono poche poiché mi piace assai, durante l’inverno, creare una vera e propria coltre di peli umani sul mio corpo. Che mi scaldi e mi protegga dagli agenti atmosferici. In certi periodi dell’anno assomiglio spaventosamente all’uomo di Neanderthal. Comunque,generalmente, decido di devolvere la mia giornata allo sradicamento totale delle sequoia adventure solo un paio di volte all’anno. Perché proprio è una pigrizia mentale la mia, più ci penso meno lo voglio fare. Anche perché, come minimo, so già che potrebbe impegnarmi dalle quattro alle cinque ore lavorative. La ceretta la uso poco, solo se necessario e nelle parti che più difficilmente espongo al pubblico. Come la scapola sinistra, la ventitreesima vertebra a partire dall'alto e i talloni. Il silk-epil, invece, lo faccio una volta ogni due settimane ma non supero mai la linea gotica del sopra-ginocchio. Non a caso tutte le gonne che uso d’inverno sono proprio studiate per non mostrare la peluria superiore.  Da vedere è una meraviglia, sembrano proprio due emisferi: uno illuminato dal sole e ben definito, l’altro così ripieno di peli da sembrare un buco nero. Ah, quale armonia di colori! Infine, lo ammetto, uso anche la lametta. É che proprio non riesco a trovare altre soluzioni sotto le ascelle. Mi mancano il coraggio e la determinazione. Ho amiche così insensibili al dolore da riuscire a passarsi il silk-epil lì sotto, nell'inguine e sui baffetti mentre cucinano con un piede parlando al telefono  con l'altro, e lo fanno senza accorgersene!Tanta ma tanta stima, sul serio. Io proprio, ci ho provato ma fa troppo male, mi sanguinano pure i bulbi. E allora penso; vabbè che devo essere liscia ma mica posso morire dissanguata! Immagino già il mio necrologio: morta a soli vent'anni per copioso dissanguamento sotto le ascelle, probabile causa: tentativo di suicidio dovuto alla perdita di rasoio. Ora, provate ad immaginare la situazione delle mie ascelle: crescono degli alberi con 27 doppie-punte (o rami se vogliamo mantenere la metafora), duri come il cemento armato e neri come la morte. Praticamente invincibili. Inoltre si espandono mese dopo mese. Spero solo che non arrivino, un giorno o l’altro, a trapassarmi la spalla o le magliette distruggendo ogni cosa troveranno sul loro cammino. Peggio del leviatano.   Insomma depilarsi è spiacevole, scomodo e richiede pure una masnada di tempo. Meglio sradicarsi tutto col laser in una volta sola. Molto più semplice. Se poi ripenso agli shock infantili dovuti alla mia pubertà, c’è da star male… Ricordo che incominciai a sviluppare i primi peletti (anche sotto le esene, come le chiama mio padre) alla veneranda età di dieci anni. Un decado. Me ne vergognavo moltissimo poiché, delle mie amiche, ero una delle uniche ad averli così evidenti e provocatori. E penso, oltretutto, che sia l’unica motivazione seria per cui una mora potrebbe seriamente rimpiangere di non essere bionda naturale. Lo sanno tutti che le bionde non hanno bisogno di depilarsi! Beate loro! I miei compagni di classe cominciarono a prendermi in giro e a chiamarmi scimmia o ‘la pelosa’ un epiteto terribile per una giovane fanciulla della mia età. Ne soffrivo molto, anche perché sapevo che mia madre mi aveva proibito, categoricamente, di 37   utilizzare la lametta o qualsiasi aggeggio simile prima di compiere tredici anni. A quel tempo ne avevo dieci. E peli neri sbucavano dalle mie ascelle fregandosene del colore lattiginoso della mia pelle. O della mia giovane età. Avrei dovuto aspettare almeno tre anni prima di poter agire in una qualche maniera. Nel frattempo, dovevo giocare d’astuzia: mentre ammiravo donne più mature indossare canotte inguinali con ascelle pure e limpide, io smisi di usare qualsiasi tipo di canotta e mi sacrificai alla causa delle t-shirt maschili. Quelle con le maniche così lunghe da arrivare fino al gomito senza troppi fronzoli. Le estati passarono così abbastanza incolumi. Lo stesso non fu per i saggi di danza classica. Come facessi a praticare uno sport tale proprio non lo so. Considerando che ho la leggerezza di un elefante in calore e la grazia di un pinguino monco direi che guardare i nostri spettacoli sia stato un vero e proprio spasso per i nostri genitori. Al di là di ciò, i costumi dei saggi finali erano sempre, rigorosamente, smanicati. Oltre che sempre, spaventosamente imbarazzanti. Ciò, comunque, significava ascelle al vento. Ascelle davanti ad un pubblico di centinaia di persone. Ascelle che si alzavano, piene di peli, a mostrare la gloria di madre natura. Ricordo ancora i miei pianti disperati:  « Mamma ti prego, solo per questo saggio…Lasciami usare quel tenero e piccolo rasoio se no tutto il pubblico vedrà i miei peli!» «Assolutamente no, non si vede un bel niente…Sei tu che esageri sempre!» « Mamma ma nessuna mia amica ha i peli! Solo io! Non posso ballare così davanti a tutti…» « Ti ho detto che prima dei tredici anni non ti depilerai! Hai tutta la vita per farlo e ti stancherai pure…quindi più tardi inizi meglio è per te!» « Mamma, ma sono nella fila davanti!» Le mie preghiere non valsero a nulla. Le battaglie con mia madre sono sempre state battaglie perse in partenza. Quella donna è troppo intelligente e cocciuta per poter esser fregata. Alla fine ballai insieme ai miei peli, ondeggiando sinuosamente come loro. Nel momento in cui dovetti alzare le braccia al cielo davanti chiusi gli occhi sperando fortemente che le luci avrebbero confuso l’effetto dei peli per ombre strane. Col senno del poi capisco la scelta di mia madre, anche se per anni non la perdonai. Quando hai dodici anni ti sembra davvero che il mondo ce l’abbia con te e che il tuo corpo sia la cosa più brutta del mondo. Un sozzo bubbone d’un livido paonazzo, appunto.   Ma vogliamo poi parlare delle fisse alimentari? Del fisico perfetto da super-modella? Del taglio di capelli che deve sempre assolutamente essere perfetto. A prescindere. Ricordo benissimo quando iniziai le scuole superiori, io povera campagnola di provincia buttata in una città enorme e sconosciuta, piena zeppa di malviventi e drogati. Traffico e congestioni nasali. Io nei miei abiti assurdi.  Ma come ha potuto mia madre permettermi di uscire in cotali condizioni fuori di casa? Zampe di elefante, magliette con l’ombelico scoperto, frangette copri-occhi improbabili? 38   Ma avevo lo specchio a casa mia? Ma lo vedevo che i colori che portavo addosso erano inconcepibili anche per Kandinsky e le sue tavole astratte? Mah, l’adolescenza. Lì sì che fu un trauma per una provincialotta di periferia come me scoprire che esisteva la perfezione del genere femminile. Quelle ragazze sempre belle e profumate. Sempre ordinate e alla moda. Con i capelli e il trucco perfetti. Sempre. La mia non era invidia, era pura e completa ammirazione del genere femminile e dei suoi disperati tentativi di dimostrarsi irraggiungibile, superiore e perfetto. Fisici spettacolari, ore ed ore di spinning e gag per togliere quel chilo invisibile in più. Pomatine anti-cellulite e buccia di arancia.  Beveroni alle verdure per regolarità intestinale e molto altro… Mi sentivo proprio su un altro pianeta. Mi sembrava di aver vissuto da sempre in un luogo sconosciuto al mondo moderno. Dove i miei compaesani, a confronto, appartenevano molto di più al regno dello scimpanzé. Io, che non percepivo altro che i miei enormi foruncoli gialli e rossi, la puzza delle mie ascelle di adolescente in crescita, il disagio del prurito che i vestiti provocavano sulla mia pelle, la pancia gonfia di schifezze e tutto il devasto di sentirsi proprio nella piena stagione ormonale. Mi chiedevo: come? Com’era possibile che, nonostante avessi la loro stessa età, questi problemi non le riguardassero? Com’era possibile che non avessero un imperfezione che fosse una sul viso? O meglio, riformulo la domanda: Dove trovavano quei correttori e quelle abcd cream che coprivano così bene lo schifo mascherato là sotto? E quei capelli! Che rabbia! Pioggia, aria, vento e neve: sempre perfetti! I miei sono sempre stati informi, privi di senso, spessi, enormi e così tanti da non contenerne…Non riuscivo a gestirli… E loro invece, sempre perfette. Tanta stima, ma veramente tanta stima. Perché solo noi donne, anche se inferiori e sciatte, sappiamo o possiamo concepire quanto e quale lavoro vi sia dietro a cotanta perfezione… Ore ed ore di studi. Rinunce, soldi e tutto per accontentare un canone televisivo. Il tutto per accontentare noi stessi e la smania di essere e risultare perfetti. Sempre e comunque.   Io sono nata sbagliata. La canzone degli articolo 31 mi ha accompagnata durante tutta la mia adolescenza. Sono sbagliata perché penso già come una novantenne da quando ho dodici anni. A cosa serve sbattersi per essere perfette? Da chi ti devi fa guardà? Sii felice del fatto che hai tutto e non ti manca niente, cura te stessa e il tuo corpo senza dargli maggior valore di quanto non ne abbia. Lascia le diete da insetto stecco a chi pesa quaranta tonnellate e tu mangia e godine pure! Fai sport per tenerti in forma e sfogare i tuo eccessi d’adrenalina! Fuma e bevi poco. Se riesci niente. 39   E non aspettarti che il principe azzurro ti scelga per l’aspetto. Se lo fa è un coglione. Un coglione azzurro. Come quelli dei puffi, quindi pure piccoli. Mamma mia, quanto sono volgare. Non sono così scurrile generalmente, ma non so perché qui mi sento libera di esserlo. Insomma: vivi! Non rischiare di diventare uno stampino del mondo moderno! Avrei voluto urlarlo a certe persone che si portavano dietro la loro perfezione. Avrei voluto gridarlo al mondo. Ma ero timida. Lo ero. Poi si cresce e, per fortuna, si cambia. E anche tanto.   Anche perché la fase del disagio passa: l’acne diminuisce per gradi celsius, la puzza svanisce e finalmente puoi permetterti di comprare i primi veri e propri profumi seri quelli con le pubblicità prive di senso. Mi son sempre chiesta perché le pubblicità più insensate fossero quelle dei profumi. Mah?  Mambo number five. Comunque, oltre a questi fattori, incominci anche ad acquisire la consapevolezza del tuo fisico e del tuo corpo. Saper gestire i materiali e i calori e trovarti a tuo agio con quello che indossi. L’effluvio ormonale si attenua e rimane cheto e sottomesso alla tua razionalità. Insomma, diventi grande. Un processo meraviglioso. E tutti i ‘grandi’ sanno che la perfezione è irraggiungibile. E lo capiscono benissimo!  Prendi, per esempio quelle tipe che si fanno rifare ogni centimetro pubico della faccia, o quelle che si fanno restringere lo stomaco…Oppure quelle che si fanno rifare il davanzale, compreso di fiori, o che si fanno affettare altrove chili di manzo in eccesso…E, il colmo dei colmi, quelle che si fanno ‘reimpiantare’ la verginità. Come se avere l’imene intatto determinasse il tuo stato di zoccolaggine. Non a caso, l’eminente Paris Hilton è una di queste… Insomma, sono tutte dimostrazioni più che evidenti di come le persone mature e adulte capiscano l’irraggiungibilità della perfezione, l’evidenza del declino, la bellezza del fiore che sfiorisce. Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior. Insomma, magari Fabrizione non lo aveva inteso per codesto argomento. Ma ci sta. Whatever. La ricerca della supremazia estetica non nasce oggi, anche se è proprio nello status moderno che sta trovando i suoi più numerosi adepti. Gente che muore per la ricerca della perfezione. Essa nacque dall’inizio dei tempi. Dai corpetti stretti fino alla morte per rottura di costole e diaframma. Dai vestiti enormi ed ingombranti del settecento. Bellissimi da vedere sì. Ma provare ad indossarne uno equivale ad appendersi in vita un’incudine presa direttamente nel negozio di Willy il Coyote. E a quei tempi, con quei cosi enormi, ci dovevano pure ballare! Quando già passare per le porte risultava un’impresa assai ardua. Per non parlare delle gheiscia e dei piedini da fata ricavati da scarpine distruggi e deformadita che ti sformano il piede fino a trasformarlo in una poltiglia informe. 40   Insomma, tutto questo per dire che nascere donna è un obrobrio. Uno schifo. Lo è sempre stato, e probabilmente, sempre lo sarà. No alternative. Se aggiungiamo a questo il fatto che le donne vengono anche più facilmente bollate degli uomini abbiam anche l’amarena sulla torta. Che, se avessi detto ciliegina sarei stata troppo scontata: «Ah, le donne non sanno guidare». «Le donne mancano di pragmaticità». «Le donne sono tutte delle zoccole». E via con i luoghi comuni. Mamma mia, il termine stalinismo non lo amo, ma dire che mi stia salendo rende l’idea della rabbia furente che potrebbe creare una vera e propria carneficina? Oibò. Oedì. Ma le cose stanno cambiando. Eccome.   Darwin la chiama evoluzione. Spirito di sopravvivenza e di adattamento all’ambiente. Al di là di provenire dalle scimmie o meno (io non provengo da una scimmia, se a voi come soluzione piace allora scimmie siate!) io lo chiamo; Segno dei tempi che passano. É un dato di fatto. Tutti lo sanno e ne fanno accenno. Ma nessuno osa parlarne sul serio. Tutti lo vedono, lo sentono e lo percepiscono.  Molti, i più anziani, fanno finta di niente.  E i più piccoli nemmeno se ne rendono conto, perché la vivono sulla loro pelle questa mutazione. Insomma, parliamoci chiaro. Al di là di tutte le barriere che un tempo potevano esserci e ora non vi sono più: è più che evidente che gli uomini si stanno trasformando in donne e viceversa. É un fattore evolutivo assolutamente logico, scontato, segno del cambiamento dei tempi e passato attraverso orgogliose lotte per la libertà e la parità dei sessi.  Dal 68’ in poi nulla è stato più lo stesso. O almeno questo è ciò che sento continuamente dire dalle bocche dei miei prof sessantottini. Il fatto che le donne abbiano ora gli stessi diritti degli uomini e le stesse possibilità le rende immensamente più indipendenti, slegate dal concetto ormai obsoleto di protezione, dipendenza dal coniuge, procreazione e via dicendo. Una donna sola, un tempo, veniva marchiata col timbro della colpa e della vergogna. Perdeva di dignità e rispetto. Ora è normale che le donne siano sole, single. Ora è normale starsene per i cavoli propri. Come gli scorpioni a merenda. E mentre il potere e la forza, sia fisica che mentale, delle donne accresce sempre di più…Quella degli uomini diminuisce poco a poco. Essi si trasformano in creature molto più insicure, impaurite e assai meno avvezze allo sforzo fisico e mentale. Questa è una vera e propria lotta di gender. La donna gareggia per la sua mascolinità, per i propri caratteri androgini. Basta vedere la moda del ventunesimo secolo: i vestiti non esistono più. Al loro posto ci sono calzoni a vita alta, camice e gilettini, giacche a maniche lunghe e accessori che un tempo erano segno incrollabile e supremo del genere maschile. 41   Ora a portare la gonna sono i maschietti. E non solo in Scozia. Ma un po’ ovunque. Prendete un esempio pratico e vicino a noi; me e mio fratello. Stessa corriera, stesso orario di partenza per la scuola. Lui si sveglia un’ora prima, di quest’ora cinquantacinque minuti trascorrono nel bagno. Lui e il bagno. Cinquantacinque minuti. La corriera la prende sempre per un pelo. Io mi sveglio quindici minuti prima della partenza del mezzo. Cinque minuti in bagno, contati. Arrivo in tempo per miracolo tutte le mattine. I miei genitori, tutt’ora, si chiedono dove e perché abbiano sbagliato.   Ma questo è solo uno dei tanti esempi.  Non a caso, oggi, si preferisce un partner del proprio sesso. Perché si ha, in un qualche modo, paura dell’altro sesso. Della diversità. Ci si sente più vicini ai propri simili. E così, le donne sempre più maschie, preferiscono la compagnia di altre donne. Mentre gli uomini, sempre più insicuri, trovano la sicurezza in un maschio più virtuoso. Tutto cambia. Tutto scorre. Panta rei. Un giorno o l’altro avverrà un ritorno alla natura. Ma totalmente diverso da quello di partenza. Finalmente Platone, da lassù, avrà l’occasione di vedere ciò che aveva sempre predetto nei suoi scritti: gli ermafroditi. Uomini e donne si mescoleranno tra loro a tal punto, da mutare il loro carattere genetico e diventare, così, organismi viventi da entrambi i sessi. In grado di autoprodursi. Non ci sarà più bisogno della ricerca dell’anima gemella perché ognuno basterà a sé stesso. Quattro braccia, quattro gambe, e due diversi apparati genitali assieme. Oh madre. Se ci penso sul serio, mi sconvolgo. Eppure la direzione del mondo è proprio questa, l’evoluzione sarà lenta ma infallibile. Necessaria. Se poi Platone non sbaglia, oltre a vedere cotanti esseri girare per il mondo, ci sarà da morire dal ridere su COME essi lo gireranno questo pianeta. Ruotando. Ebbene sì. Avete presente le ruote? Quelle circonvoluzioni che fanno le bambine nei parchi per mobilitare le loro abilità ginniche? Quelle che metà del genere umano non è mai riuscita a fare perché duri come paletti anglosassoni? Ebbene, gli antichi pensavano che le tante braccia e gambe degli ermafroditi non fossero state prodotte a caso, ma per garantire movimenti molto più rapidi e veloci di qualsiasi essere umano.  E quale movimento potrà mai essere più ampio e libero se non quello che sfrutta sia la potenza delle braccia che delle gambe? 42   Ahahahah. Oddio, sto immaginando la scena. Per le strade della città ruotano uomini-donne coi capelli al vento, magari mentre cantano. Si precipitano, sempre ruotando, nei negozi, si appendono le sportine ai piedi e se ne tornano a casa. Come facciano poi a far le scale non chiedetemelo. Questo è un punto che Platone ha saggiamente deciso di lasciare in bianco. Come le mie crocette ai test di chimica e matematica: risposta sbagliata equivaleva a meno zero e venticinque. Risposta bianca a nulla. Generalmente le mie verifiche risultavano spesso vergini. Così al massimo prendevo zero ma non vi andavo sotto!   Vi starete chiedendo, come forse vi chiedete da qualche tempo, perché io abbia raccontato cotali cose e anche così sconcertanti. Forse era perché avevo bisogno di sfogare certi pensieri e di rendervi partecipi di queste mie meravigliose scoperte. O forse perché, avendo rotto le balle di fieno ai miei amici per troppo tempo, adesso ho finalmente deciso di condividere con voi, oh sconosciuti, queste mie esperienze di vita. La cosa mi ha divertito moltissimo, ma davvero tanto. Anzi, man mano che rileggo queste paginette me la rido da sola. E forse vorrei che fosse proprio questo lo scopo di questo lavoro, se così posso definire una cosa che mi aggrada assai. Il lasciare un sorriso, il donare una felicità sciocca e forse momentanea al genere femminile, soprattutto, ma anche a quello maschile. L’offrire un menù diverso dal solito. Meno scontato. A prezzo pieno. Che forse, a certuni di voi, quelli più educati e pacati risulterà un tantino esagerato, volgare di modi e di tempi. Forse a molti letterati sembrerà carta straccia, scritto con i peli del naso. Alcuni magari lo giudicheranno anche provocatorio ed offensivo per la veemenza con cui sono stati trattati taluni argomenti. Ma la verità era che a me interessava soltanto divertirvi.  Avete presente quando arriva quel momento, nella vita, in ognuno di noi si chiede: ma io al mondo che ci sto a fare? Qual è il mio scopo? Qual è il mio fine? Ebbene io mi sono risposta mentre scrivevo.  Perché mentre lo facevo, e pure mi divertivo, incominciavo ad assaporare la bellezza e il senso della vita. Perché tutto quello che mi interessa davvero è far ridere gli altri, quelli che mi stanno intorno. Farli stare bene, farli volare con la mente il più lontano possibile. Staccarli da questa omologazione, da questa indifferenza e da questa patina opaca e narcolettica che invade le nostre menti. La gioia. Questa è la risposta a questo scritto. O il tentativo fallito di una pazza. E spero tanto, nel mio piccolo, di avervene portata almeno un pochino. Di essere riuscita a condividerla con voi. Perché ci siamo rotti dei racconti tristi, dei libri in cui anche le rilegature tentano il suicidio. Vi posso garantire che è molto ma molto più facile scrivere un libro quando si è arrabbiati col mondo, avviliti e confusi.
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luposolitario00 · 6 years ago
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Sarò cattivo per voi e non mi merita nessuna ragazza secondo voi.
E secondo molti di voi la mia ragazza non è fortunata di avermi e non me la merito.
Secondo voi sono aggressivo e amo la violenza ma non è vero sono contro.
Poi secondo voi sono un ragazzo mafioso che ama la malavita e la prepotenza. Non è vero sono contro la mafia. E lo sono sempre stato. Le cazzate che dicevo (“ti mando la mafia sotto casa, attenzione che conosco certe persone ecc..) erano cazzate e le usavo perché ero stupido e pensavo di far paura a chi mi prendeva in giro o sminuiva. Poi nella realtà sono sempre stato contro tutte ste cose e le odio profondamente. Ma ero immaturo. Crescendo ho capito che per difendersi non bisogna inventarsi certe cazzate. Mi faccio schifo per quanto ero immaturo e stupido. Mi mettevo nella merda da solo. Mi facevo una brutta e falsa immagine da solo
Secondo voi sono acido e antipatico.
Ma sono misterioso e non faccio vedere tante cose di me.
Voi c’è chi mi ha detto che secondo loro sono stronzo che tradirei la mia ragazza, che di sicuro penso solo al sesso...
Che quando raggiungerò il mio obiettivo la lascerò.
Non è vero e potete non credermi se proprio pensate male di me. Non so perché vi ho dato questa idea. È un vostro pregiudizio.
Ma io amo la mia ragazza e non ho mai tradito una ragazza.
Non significa che se vengo da una famiglia difficile io sia come voi pensate.
Mi fa male e mi sento sporco dentro sapendo che vengo giudicato così.
Io rispetto la mia ragazza e sono fedele a lei.
Sono dolce con lei e le do le attenzioni che vuole...
Non sono dolce con le altre persone?
No perché non so perché dovrei.
Non se lo meritano.
Non significa che io sia stronzo solo perché con molte persone qui a Napoli sono acido. Non con tutti.
La mia ragazza cerco sempre di farla felice e la proteggo.
Ma se voi non mi conoscete nel profondo non potete giudicarmi, anche se in passato ho fatto certi sbagli come fare a botte con i miei compagni.
E di risse non le faccio più con nessun ragazzo, prima ero più immaturo.
Odio le persone che fanno del male.
Io mi sentivo attaccato da questi ragazzi, sminuito e isolato.
Mi sentivo nemico e certe cose mi ferivano. Quindi pensavo che facendomi vedere forte loro mi avrebbero accettato di più.
Non dico che ho fatto bene. Dovevo ignorali e cercare di risolvere con loro con le buone.
Non avevo capito ancora alcune cose della vita. Quando ho capito i miei sbagli ho chiesto scusa a tutti quelli che sono riuscito.
Uno di loro mi ha anche perdonato anche se non me lo meritavo. Alla fine ho capito sia io che lui che ci eravamo incompresi e che bastava che mi aprissi di più per evitare. Ma ho sempre avuto paura di tornare ad essere preso in giro da tutti. Avevo paura che questo ragazzo volesse farmi del male. Solo dopo alcuni anni ho scoperto che è una brava persona . E ancora oggi non riesco ad essere suo amico perché mi pento di averlo incompreso in quel modo e ferito a causa di cose che pensava la mia menta. A causa di film che mi ero fatto per colpa di questa mia paura. Solo perché alle elementari e all’inizio delle medie venivo bullizzato non significa che tutti siano disposti a farlo. Se sentivo ridere delle persone vicino a me pensavo sempre deridessero me e li attaccavo. Loro non capivano mai il vero motivo perché sbagliavo ad atteggiarmi. Dopo tutto questo giuro con tutta la mia anima che io non sono come pensate voi. Questo lo scritto come sfogo poi chi vuole credermi bene chi no me ne farò una ragione. Amen buona serata e grazie per aver letto se avete letto.
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Luposolitario00 🐺
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pjeroh · 6 years ago
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2018
Che. Cazzo. Di. Anno. Incredibile. Su tutti i fronti. Partiamo con ordine. Cercando di ricordarmi cosa è successo quest'anno.
Benvenuti nella top 20 del 2018. Quest'anno ho avuto l'opportunità di non fare un cazzo, quindi ho voluto anticipare l'uscita di questa bellissima nota. È difficile racchiudere tutto l'anno scorso in sole 20 canzoni, infatti prima di cominciare a delineare la scaletta faccio un riassunto complessivo, e dei piccoli omaggi ai lavori che mi hanno decisamente colpito nei 365 giorni scorsi. Ci tengo a precisare (come ogni fottuto anno) che in questa lista di canzoni potrebbero esserci delle canzoni del 843 a.C.. Il senso di questa playlist/classifica è basata sul mio ascolto nel anno 2018. Quindi potrebbe contenere contenuti vecchi o non dell'anno scorso. Ci tengo ad avvertirvi che sarà una bella lettura. Quindi se non avete da fare per i prossimi 30 minuti, fate pure. Sennò fate qualcosa di più produttivo, invece di leggere le parole di uno squilibrato mentale. Se invece volete saltare qualche parte, tipo l'intro riassuntiva dell'anno, mettete la funzione "trova nella pagina" inserendo "*sospiro di sollievo*". Se invece volete andare direttamente alla classifica finale cercate la parola "20)". Se siete coraggiosi da leggere tutto, vi regalerò un premio speciale. Detto questo, andiamo con ordine. Inizio anno col botto. Inizio col ascoltare The Moon & You di Rejjie Snow, poi successivamente anche Dear Annie. Mamma mia Rejjie quanto sei forte. Successivamente ascolto anche Woodie Smalls. Ha veramente un bel repertorio il ragazzo. Poco conosciuto ma spacca tantissimo. Un singolo esce a fine gennaio. La mia reazione è AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA. Ma ne riparliamo meglio dopo. Più o meno nello stesso periodo, riesco ad ascoltare Willie Peyote con Sindrome Di Torêt e ascolto meglio Educazione Sabauda. Febbraio esce Shibumi di Lucci. Forse vi ricorderete che la canzone che dà il nome all'album è apparsa nella mia top 20 del 2016... ah, come? Non ve lo ricordate. Ma perché non mi avete avvertito subito. Prego, andatevi ad aggiornare prima che sia troppo tardi! https://pjeroh.tumblr.com/post/164864817548/my2016 ...ingrati. (Si scherza, vvb Insomma Raffy si dà da fare e finalmente fa uscire il suo secondo album solista. Ma quanto spacca? Verso fine febbraio quel tipo di prima ha fatto uscire qualcosa. Di nuovo AAAAAAAAA... Ne parliamo meglio verso giugno. Ah dimenticavo un bel lavoro invernale. Precipitazioni di CRLN. Una voce italiana incantevole. Album ben costruito con molti pregi. Lei è bravissima e merita molto di più. Disco molto triste ma meraviglioso. Non so quando ascolto anche Roy Woods, precisamente Say Less. Album fresco, produzioni belle potenti. Si conferma sempre più un bel artista. Il 20 aprile esce KOD. J.Cole dal nulla fa uscire un altro album. Godo. Andando verso il periodo primaverile (mannaggia al polline) troviamo grandissimi progetti e lavori. A maggio esce Memory. Che è stato veramente un parto. Una lavorazione di molti anni, 3-4 credo. Ne è valsa la pena. Un grandissimo cd. In contemporanea esce anche un grandissimo album di Rancore, Musica per Bambini. Un capolavoro del rap italiano. Apprezzato di più alla fine dell'anno. Ne parlo meglio dopo che non vorrei ripetermi. Piccolo spoiler. In questo periodo primaverile non ricordo uscite eclatanti. Anzi è stato un periodo molto piatto tranne per un artista sconosciuto, nel vero senso della parola, cioè non si conoscono le sue identità. Grazie a due miei amici conosco Liberato. 6 canzoni una più figa dell'altra. Non ho mai apprezzato nulla di partenopeo nell'ambito musica, forse perché ho troppi pregiudizi, o forse perché non riesco ad ascoltare la loro voce/dialetto. Sorry napulè, nun ja faccio. Liberato è l'eccezione tra tutti i cantanti. Eccoci a giugno. Vi ricordate dei due singoli di prima. Ecco mo parliamo nello specifico. 22/06/18. 22 giugno esce Blue Karaoke di Mecna. So due anni consecutivi che fa uscire robe sto tizio qua. Cioè io, boh. Mi sento male. In estate ho avuto la geniale idea di provare spotify premium a 0,99 centesimi per tre mesi (che poraccio). E in questi tre mesi mi sono dato da fare. E dovrei ringraziare un paio di persone per i vari consigli. Però non scriverò i nomi. Farò delle citazioni a caso, sentitevi presi in considerazione. Siete voi che mi avete anche dato una grande mano in questo anno musicale.💜 Ok, spotify premium, si vola insomma. Potrei elencarvi cd a bizzeffe. Però ho una memoria di merda quindi vi dirò quelli che mi hanno colpito di più. Intanto mi comincio a divorare un bel po di musica elettronica, di molti artisti che delle volte faccio fatica anche a ricordarmi i nomi. Vi dico i più emblematici e quelli che mi sono piaciuti di più. E poi non mi va di scrivere, quindi eccovene un paio: Flume (genio), Bonobo, Kaytranada, Zhu (che già conoscevo in precedenza), Com Truise, Keys N Krates e HungryVampire (lol, non è una scoperta, però ascoltelo, per quelle poche canzoni che ha fatto). Dopo la parentesi musica elettronica passiamo alle voci. E che voci. Estate in compagnia di bellissime nuove scoperte. La più soave e incantevole voce del 2018 possiamo incoronare Jorja Smith. La sorpresa più bella dell'anno. Lost & Found è un album che a primo impatto avrei sottovalutato. Ma ascoltandolo tantissime volte si capisce quanto sia costruito per colpire gli stati d'animo di una persona. È la volta di Isolation di Kali Uchis, pallino di Tyler the Creator. Fa uscire un discone che dalla critica è stato apprezzato tantissimo. Ha tante facce. Non mi sento di dire che abbia un genere quest'album. Dopo queste bellissime uscite di queste due bellissime ragazze, grazie a spotify, vengo a conoscenza della svedese Snoh Aalegra. Album di cristo Feels. Le collaborazioni con Logic, Vic Mensa e Vince Staples rendono tutto più fresco e vicino all'ascolto del mondo hip hop. Big up per Snoh. Dopo aver navigato fino alla fredda Svezia andiamo nella casa del rap ed hip hop. 03/08/18. Parliamo di due dischi importanti nei loro generi. Usciti entrambi nello stesso giorno. 3 agosto appunto. Astroworld di Travis Scott e Swimming di Mac Miller. Ascoltato più il secondo del primo perché sono molto più fan di Mac che di Travis. Ascoltato tantissimo appena uscito Swimming. Ero davvero in fissa con questo cd. Artisticamente parlando è un altro passo avanti di Mac Miller. The Divine Femminine l'ho adorato. Swimming è stato per certi versi anche meglio. Astroworld ascoltato meglio nella conclusione dell'anno. Mamma mia che bombe che ha creato. Travis Scott non è il mio artista preferito, però se fa roba del genere, come fai a non apprezzare? Su Youtube scovo Kudasai che è un artista che compone basi lo-fi hip hop. Veramente delle tracce bellissime e rilassanti. Agli sgoccioli di agosto ascolto bei lavoretti che hanno molto da dire. Milky Way di Bas, ONEPOINTFIVE di Aminè e My Dear Melincholy, di The Weeknd, Negro Swan di Blood Orange, All-Amerikkkan Bada$$ di Joey Badass. Perle in tutti e cinque i lavori. Canzoni incredibili alcune, altre con dei bellissimi contenuti. Speriamo di rivederle nella classifica. Non so quando ascolto Teyana Taylor, un consiglio di una bella persona con bellissimi gusti musicali. K.T.S.E. il suo album ha quel "non so che" di particolare. Verso fine agosto, anzi il 31 se non ricordo male, c'è il ritorno di un big della scena hip hop. Eminem torna con Kamikaze. Shady is back. Settembre. Mese caldo ancora. E pregno di cose belle. E scoperte soprattutto. Non ricordo quando, precisamente, ma scopro una delle artiste che più mi ha sorpreso in questo anno musicale. Ah, non l'ho scoperta da solo, devo ringraziare una personcina per questo tips (se non sapete cosa significa, andate su google traduttore e vedete cosa vuol dire). Insomma, vengo a conoscenza di 070 Shake. Voce che personalmente adoro, anche se può non piacere. Contenuti da fare impressione. Misero repertorio però quel poco che ha fatto mi piace davvero tanto. Ma poi, che cazzo di voce c'ha? Settebre gonfio di album. Ve ne parlo rapidamente perché sennò leggerete troppo e diventerei logorroico. D'ora in poi accorcio. Giuro. K.Dot con Section .80, Vince Staples con Bigh Fish Theory, Brockhampton con i vari Saturation e Iridescence, Z di Sza, Chanel Orange di Frank Ocean, Syre di Jaden Smith, boy pablo con Soy Pablo, Rehab di Ketama126. Sì, avete letto bene. Ok corro, vi elenco altri artisti che ho potuto apprezzare in questo periodo. Leggeteli in extrabeat così da velocizzare il tutto. Empress Of, Summer Walker, Tame Impala, Joji, Umi, Earl Sweatshirt, The 1975, Aminè, Belize, XXXTentaction, Ernia, H.E.R., Col3trane, The Internet, Denzel Curry. Ok dopo questo sprint, riprendiamo tranquilli. Se ho ripetuto alcuni artisti anche prima perdonatemi. Non so più cosa sta succedendo nella mia testa. Sto facendo difficoltà a tornare indietro e trovare cosa ho ascoltato lo scorso anno. Giuro non ricordo cronologicamente cosa cazzo ho sentito. Posso azzardarmi e dire che come ogni anno (ormai da due anni) vado alla ricerca di sample e mi cibo di queste canzoni originali. Trovo un mucchio di canzoni di James Brown, Barry White, Nina Simone, Otis Redding, Minnie Riperton, Stevie Wonder, Luther Ingram, Quincy Jones, Ronnie Foster, Marvin Gaye, insomma un sacco di canzoni che passano tra il folk, blues, jazz, classica, funk e tanti altri generi. La cosa che più mi affascina è la capacità di molti dj e produttori che riescono a creare nuovi suoni con solo l'ausilio del campionamento. Prendendo una piccola parte di una canzone, di uno di quegli artisti che vi ho citato prima, creano basi nuove completamente diverse dal ritmo originale. Cioè, wow. Io sono affascinato da questo mondo, tanto che ormai mi diverto anche ad ascoltare la musica e mi dico: "ah, questo ha un campionamento di quella canzone". Ci sto in fissa insomma. E per merito di questa fissa sto sempre più dentro a questo bellissimo mondo del sample e dei campionamenti ma anche della buona musica datata ma pur sempre immortalare. Vediamo se riesco a buttare qualcosa dentro la top 20. Ultimo lavoro che settembre ci ha regalato è East Atlanta Love Letter di 6LACK. Album che conferma quanto cazzo è forte sto ragazzo. Vi ricorderete che lo scorso anno ho straveduto una cifra per lui. Ah, come dite? Non ricordate. Ci sono sempre qui io che ve lo ricordo. Anzi vi rimando alla mia top 20 del 2017 con questo fantastico link. https://pjeroh.tumblr.com/post/177565512093/mmxxvii/amp?__twitter_impression=true Ma come si fa a non aver letto certe cose. Io rimango basito. Ok 6LACK questa volta ha fatto il salto di qualità. Collaborazioni importanti, di calibro altissimo. Ogni canzone è un vero e proprio must. Ok finito settembre. Ottobre. Esce Ella Mai con l'album intitolato, appunto, col suo nome. Bellissima voce emergente. Davvero niente male. Federico Albanese con The Blue Hour e By The Deep Sea. Wow. Veramente senza parole. Trasmette una grande tranquillità. Grazie. 💜 Cor Veleno fa uscire Lo Spirito che Suona. Con i Cor Veleno non è che gli sia stato tanto dietro nei loro anni di attività. Come un altro gruppo che ve ne parlerò fra poco. L'ho ascoltato distrattamente. Ma approfondito tempo dopo. Che dire. Un disco pesante. Fa specie sentire la voce di Primo. Fa venire i brividi. Non riesco a descriverlo. È stato un grande lavoro. 💜 Ottobre mi ha lasciato molta tristezza e poca musica. Quasi sempre ascoltato stesse tracce per svariato tempo. Un artista, che non mi sarei mai detto "lo ascolterò", rompe questo mio momento no. Ernia con 68 mi ha colpito un sacco. Le produzioni sono state il punto forte dove mi sono voluto soffermare e riflettere. Un album creato benissimo, Ernia mi ha stupito. Bravo ragazzo. Poi ad Halloween arriva il ritorno della barba più bella di tutta Roma. Dark Side of Shibumi di Raffy. Ma quanto spacca Lucci? Troppo. Passiamo a Salmo. Senza girarci troppo intorno. Playlist è una bomba, mettetevi l'anima in pace. Anche se non sono un fan accanito di Maurizio, lo apprezzo tantissimo. Allora. Come dicevo pocanzi, parlando dei Cor Veleno, io sono una persona che si è persa molta musica del passato. Le mie basi della musica di ogni genere sono colme di lacune. Con questo mi autogiustifico per il prossimo lavoro che citerò. A novembre i Colle der Fomento fanno uscire Adversus. Madò che bomba. Io ignorante del settore cerco di ascoltarle a ritroso tutti i loro vecchi album. Che cazzo me so perso sti anni. :( Continuiamo a parlare di rap. Però andiamo oltreoceano. Parliamo di fine novembre e di ottimo lavori. JID fa uscire Di Caprio2. Un vero e proprio album importante. Lavoro incredibile. Come quello di Kirk Knight. E chi cazzo è? Pure io me lo sono chiesto quando mi è apparso IIWII come album consigliato da Spotify. Una chicca. Così come Fetti di Current$y, Freddie Gibbs e The Alchemist. Vogliamo parlare dell'ennesimo lavoro stupendo di Anderson .Paak? Oxnard è un dipinto, e lui è un cazzo di pittore. Anche se è soltanto un rapper/artista/polimusicista/uomo con i denti più bianchi del 2018. Siamo quasi arrivati a dicembre. Fine novembre ho ascoltato gli ultimi due album che avevo adocchiato da tempo. Earl Sweatshirt con Some Rap Song e The 1975 con A Brief Inquiry Into Online Relationships. Il primo che vi ho elencato è sempre rap, come il titolo suggerisce. La cosa che più mi piace di tutto ciò è "il brutto" di tutto. Spiego meglio. Il nome è molto generico. La cover è un immagine mossa. Le basi delle canzoni moooooolto sporche. Da notare le tante "o" che ho utilizzato per enfatizzare. Spesso sono fastidiose. Lui ha voluto puntare sul contenuto. Trascurando ciò che, per lui, è inutile. L'ho interpretato così. Ok, ora passiamo a parlare dei The 1975. Album strano. Per certi versi davvero incredibile. Ma delle volte troppo... troppo... non lo so, hanno sperimentato un bel po. Non sono "canzoni da The 1975". Però ascoltando meglio tutto l'album si riesce ad apprezzarlo. Alcune tracce sono veramente bellissime. Ho avuto modo di ascoltare anche Fin di Syd. Ma ho dimenticato completamente tutte le tracce. Tranne una. Che è quella più famosa. Dopo di lei ascolto Ce Lo Chiede L'Europa di Dutch Nazari. Non so perché ma ci sono andato in fissa. Non ha nulla di eclatante, e forse la forza dell'artista e di quest'album è lì. È una bellezza che non ti acceca ma ti fa innamorare. Gli ultimi sprazzi di 2018 ho ascoltato tanti lavori. Ma ovviamente, non ricordo. Ho avuto modo di ascoltare artisti semi sconosciuti come dvsn e ODIE. Poi svariati singoli qua e là. A natale esce un singolo che è un regalo incredibile. Non vi dico nulla, però riguarda le fantasie. Che fanno stare bene come farmacie. 💜 Finisco l'anno con delle bellissime scoperte. Due donne. Ms. Lauryn Hill e Mina. Ascolto la Hill grazie a un altro tips di quella persona che vi ho parlato un po di parole fa. Mina vorrei parlarne meglio alla fine. Lauryn Hill è una forza della natura. Ha una forza incredibile. Ho letto molti dei suoi aneddoti di quando lavorava al suo album. Unico album da solista c'è da precisare. Ho letto anche la sua storia. È una donna con due palle grandi. Se n'è fregato di tutto e ha fatto quello che veramente voleva. Davvero un bellissimo album The Miseducation of Lauryn Hill, tutti dovrebbero sentirlo se non avere la copia fisica. Fine anno con Mina. Ho sempre voluto ascoltare la musica del passato italiano. Da i più ambiti De Andrè, Battiato, Battisti, Patty Pravo, Mia Martini, Loredana Bertè, Celentano e così via. Però ogni cazzo di volta dimenticato di farlo. Mina è capitata dal nulla. Da lì ho incominciato ad ascoltarla, moderatamente, perché so n'cojone. Quindi ho voluto concludere l'anno con una perla della passato.
*Sospiro di sollievo* Ok, ci siamo quasi. Nel corso dell'eliminazione della mia scelta delle migliori canzoni del  duemiladiciotto, ho avuto una grandissima difficoltà a togliere le ultime. Nella classifica del 2017 è stato facile, la musica che ho ascoltato era meno, così come l'anno prima ancora. Ho avuto dei problemi nelle ultimissime aggiunte e forse una o due canzoni sono uscite fuori dalla top 20. Bah, facciamo tre, al massimo. Quest'anno ho avuto difficoltà con altre 15 canzoni. Se non di più. È stato difficilissimo. Ero riuscito a dimezzarle e sono arrivato a 26 canzoni totali. Poi buio. Crisi più totale. Quale levo, quale salvo? Aggiorno passo passo un amico che si mostra interessato, perché curioso della mia classifica e gli ho confessato la difficoltà nel togliere ulteriori 6 canzoni. Lui mi ha dato una delle risposte più belle che potessi sentire. "Ci dovrebbe essere una regola che libera il numero delle "top" da qualsiasi schema numerico, facendo valere la loro importanza nel corso dell'anno invece". Come non dargli torto. Ogni canzone ha una storia che non voglio trascurare o eliminare. Però voglio continuare su questa format che mi aiuta a criticare ciò che ascolto, indipendentemente dai legami che ho con quella traccia in particolare. Quindi io ora vi elencherò le tracce che ho veramente trovato difficoltà a togliere dalla top 20, che però mi hanno segnato e ho dei bellissimi ricordi a riguardo. Non sono più brutte o meno belle delle altre, sono tutte parte del mio scorso anno e parte di me. Quindi non vi preoccupate se non sono nella playlist ufficiale, io ne sono molto legato ed ogni tanto me le ascolto. Vi consiglio di ascoltarle, magari siete curiosi, prima di cominciare con la top 20.
6LACK, J.Cole - Pretty Little Fears Sembra una canzone scritta per me. Io mi faccio spesso e volentieri paranoie, cioè piccole "stupide" paure motivate dalla mia mente malata. E sì, sono "stupide" non "belle", perché la mia mente è stupida e pensa sempre il peggio. Ho una tendenza pessimista con un accenno di realismo. Insomma n'ce credo fino all'ultimo e o aspettative di nulla. Però le paure che raccontano i due rapper riguardano l'amore. Poi c'è J.Cole, che dire. «I'm lovin' your light, vulnerable Lettin' your guard down, it's honorable 'Specially when the past ain't been that Friendly to you but there’s magic in that You the flower that I gotta protect To keep alive in the winter time, aye, don't you die yet You been way more than a friend of mine, we more like fam I raise you, you raise me, let's turn this whole life 'round»
Bas, J.Cole, K-Quick - Lit Ascolto questa canzone verso la fine di agosto. Forse dalla metà d'agosto fino a settembre. Insomma la ricordo piacevolmente per il periodo che era imminente: la fine del mio primo lavoro ufficiale. Ho fatto per poco meno di tre anni il postino e il 31/08 ho concluso tutto ciò. Questa canzone mi ricorda gli ultimi attimi di lavoro. Nell'ufficio, la gente sul giro, i posti di Roma che oramai erano diventati una seconda casa. Ricordo vie come se ci avessi vissuto anni. È stata una bellissima esperienza, soprattutto per i colleghi straordinari che ho avuto accanto. Per altri meno, però la maggior parte me li porterò nel cuore. È stata un'esperienza lavorativa che auguro a tutti, anche nelle difficoltà che ho avuto nel percorso. Però è stata una figata. Bas con J.Cole e K-Quick mi rilassano con questa canzone nostalgica.
Bas, Correy C - Fragrance 🌹
Blood Orange - Charcoal Baby Ma che album è Negro Swan? Uno dei più belli album di tutto l'anno. Questa la decreto la migliore dell'album ma non voglio penalizzare le altre che anch'esse sono ben fatte. Un genere che non ho mai ascoltato, che mi ha sbalordito non da subito, ma ha fatto il suo effetto a lungo termine. Il motivo è che l'ho ascoltato veramente tanto questo album, e prima di trarne una conclusione e un giudizio positivo ce n'è voluto di tempo. Incredibile i suoni, gli strumenti musicali utilizzati in tutte le tracce. Charcoal Baby è una chicca. Me la sono sentita in loop per un sacco di giorni e settimane. Non ho ricordi rilegati a questa traccia, però la bellezza è comunque tanta da poterla mettere qui.
Brockhampton - GOLD Non ho parlato abbastanza dei Brockhampton nell'intro. Va beh, faccio ora. I Brockhampton sono un gruppo di ragazzi (una boyband tipo Backstreet Boys, però senza gelatina nei capelli e non cantano le canzoni per le teenagers che hanno la fi*a stretta) che sono andati a vivere in una casa tutti insieme. Saranno una quindicina di ragazzi. La cosa bellissima è che hanno fatto questa decisione non conoscendosi tanto l'uno con l'altro, l'unica cosa in comune tra tutti era la musica. E sono diventati amici e poi un gruppo. Tutto ciò è bellissimo. Dopo essermi perso un segmento importante della musica rap (anzi mi sono perso molti segmenti, forse una linea infinita) dei primi anni '10, con uno dei più fighi collettivi che c'erano in giro, ho deciso di non farmi più mancare nulla. Allora, cerchiamo di precisare tutto sennò sembra che sto parlando del nulla. All'incirca nel 2012/13 esce un collettivo pazzo di artisti che oggi sono grossomodo tutti importanti ma singolarmente. Gli Odd Future, poi trasformatosi in OFWGKTA, sono stati i più estroversi ragazzi che abbia mai visto. A partire da Tyler the Creator, Earl Sweatshirt, Taco, Domo Genesis, Syd, Hodgy Beats ecc. Poi l'unica eccezione di stabilità mentale era Frank Ocean.. oddio pure Syd era tranquilla eh. Comunque gruppo fenomenale di pazzi (altri meno) che hanno fatto la breccia nel cuore di giovani e alternativi. Io come il classico fag che sono me li sono persi. Li ho scoperti anni dopo. Quindi con i Brockhampton ho voluto non ricreare la stessa situazione. Ho voluto buttarmi a capofitto nella loro musica, innamorandomene. Dato che passato e futuro non devono mai incontrarsi, ho preferito non fare lo stesso sbaglio come con gli Odd Future. Ok, basta storia. Ma poi quanto pompano?
Cheat Nichols - Andrean Strolls In pratica è Praise The Lord (Tha Shine) di A$AP Rocky con Skepta. Beat clamoroso.
Colle Der Fomento, Kaos One - Miglia e Promesse «Essere me stesso me consuma Convivo con il sole e l'altra parte della luna Certi giorni il peso che c'ho addosso me lo leggi dentro agli occhi Stringo la mia psiche con il cuore a pezzi [···] Sono triste quando non ti vedo Ti ho cercata in ogni angolo del mio pensiero Ho grattato mille volte il nome sopra il muro Ho imparato a riconoscerti anche nel buio [···] Ma non ho mai guardato fuori dai tuoi occhi È quello che mi illumina, pure se sto a tocchi Perché siamo vento che non smette di soffiare E ancora altre miglia, promesse che devo mantenere» Non ho nient'altro da aggiungere.
Colle der Fomento - Il Cielo Su Roma Ho i brividi a riascoltarla. È un po come Roma Capoccia di Venditti, ma con un pizzico di strada. Che devo dì, se siete intelligenti ascoltatela e basta. Non ho commenti. Roma se commenta da sola.
Cor Veleno, Giuliano Sangiorgi, Roy Paci - Niente in Cambio I brividi a riascoltare la voce di Primo. Ruggisce pure dall'aldilà. Poi nel bridge Giuliano con la voce e Roy Paci con la tromba rendono il tutto qualcosa di incredibile. Senza fiato.
Cor Veleno, Coez, Gemitaiz - Una Rima Una Jam
CRLN - In un mare di niente CRLN la scoprì tre anni fa, più o meno, con Via Da Noi. Appena l'ascoltai rimasi stupefatto dalla sua voce così soave e "piccola", a capace di dire molto e di essere, talvolta, pungente. Ascoltate l'album e potrete capirmi. Qui invece si spoglia completamente e mette a nudo la sua personalità, cercando di essere anche forte nelle sue debolezze. Con una voce meravigliosa e delicata CRLN mi ha trasportato nel ritmo incalzato di questa traccia. Mi ha trascinato giù in un mare di niente. È incredibile come riesce a trasmettere così tanta tristezza e disagio con una semplice base e la sua voce. Va ascoltata. Quanto la musica è qualcosa che ti trasmette tanto va ascoltata e merita di essere condivisa da tutti e a tutti. Nel corso dell'anno questa ragazza ha avuto un brutto episodio. Prima del concerto di Gemitaiz si è esibita ed ha avuto a che fare con dei ragazzi che l'hanno insultata numerose volte, impedendogli l'esibizione. Lei reagì in malo modo, credo, mandando affanculo i ragazzi che la stavano insultando, creando più insulti di prima e facendo terminare il suo concerto in lacrime senza concluderlo. Ora. Io non voglio polemizzare nulla, volevo scrivere qui ciò che penso e poterlo condividere con voi che penso siate le persone che voglio bene. Sempre non ci sia qualche pazzo che sta leggendo fin qui e nemmeno mi conosce. L'episodio è da denunciare perché fa male per un artista sentirsi dire certe cose durante il concerto. Poi si dice ci siano stati anche insulti sessisti, peggio ancora. Io penso solo che il problema siano coloro che non riescono a capire che la musica sia un opera d'arte e che ogni cantante o musicista è un artista, appunto. Se l'ascoltatore medio invece di apprezzare per lo meno cercare di capire la musica, fa il coglione e insulta chi non conosce perché "non gli piace", nse merita n'cazzo. N'se merita nemmeno Gemitaiz, che con tutto rispetto, ha dei contenuti completamente diversi da CRLN. Quindi sti cojoni dovrebbero soltanto rimanere a casa a capire che hanno fatto na mega stronzata e che non c'hanno un cervello ma la segatura dentro quel cazzo de cranio. La musica non è questo. Non è odio. La musica è tutt'altro. Annateve a scannà tra de voi. Nun rompete er cazzo a chi fa musica. Mortaccivostra. Scusate lo sfogo.
David McCollum - The Edge Quando ho ascoltato questo sample ho avuto un mancamento. The Next Episode di Dr.Dre. Porca troia che figata.
Dennis Edwards, Siedah Garrett - Don't Look Any Further SO I FUCK YOUR BITCH YOU FAT MOTHERFUCKER WESSIDEEE BAD BOY KILLERS Appena ho sentito sta traccia m'è partito l'embolo e WEST SIDE TILL I DIE. Il sample è di Hit'Em Up, comunque. Il diss a Biggie. Bei tempi quando se dissavano e se ammazzavano. Lol. (Ero ironico, non vi uccidete) (anzi no, ammazzateve che semo troppi su sto pianeta... 🎶Ops, I did it again🎶)
Eminem Si, non metto canzoni qui del Rap God, perché di tutto l'album non è che ci siano state canzoni così importanti da lasciarmi il segno. Ha alzato un polverone di polemiche e diss a volontà (oro per le mie orecchie), ed ha creato tanto scalpore. Il bello della scena rap è anche questo, il gioco degli insulti e chi è meglio di chi. Oltre ai tanti insulti ha anche citato vari artisti e gli ha reso omaggio. Nessuna traccia è stata importante per me, però un piccolo episodio volevo raccontarvelo. Due miei amici comprano due biglietti per il live di Eminem i primi di luglio a Milano. Questi due amici non vanno perché hanno avuto problemi e mi chiedono se voglio andarci. Che cazzo di domanda è? Io e mio fratello andiamo. Lui fan sfegatato. Biglietti del treno presi, pagati uno svarione e prendiamo l'albergo. Ah, no? Niente albergo Federì? Nemmeno una stanza? Ah, vuoi fare nottata e tornare col primo treno. Ok, va bene. Poi se ci ammazzano, ci stuprano e ci vendono ai servizi segreti per esperimenti, non voglio sapere nulla. Arriva il fatidico giorno e arriviamo in stazione. Io carichissimo e gasato non vedevo l'ora di vedere per la prima volta Eminem sul palco. Involontariamente mi scappa un mega-rutto per la stazione, che si sono girati anche i capostazione che stavano a Firenze Santa Maria Novella, alzo le mani e abbasso la testa per scusarmi, ma ormai pensano io sia un trucido quindi il danno è fatto. Mio fratello se la ride nel frattempo, successivamente andiamo a prendere il taxi per l'Area Expo. Praticamente in culo al mondo. Arriviamo e c'era una marea di persone che stava entrando. Avremo fatto si e no 3 chilometri prima di arrivare a sta cazzo di Area Expo. Regà, c'era il mondo lì. Persone ovunque. Immaginatevi un posto affollato. No, deppiù. Ancora de più. Erano troppe persone. Lì ho scoperto di avere una leggera difficoltà nel stare nei posti affollati. Ero in preda al panico, volevo scappare. In quel momento ho capito una mia parte misogina. Che odiava le persone e che voleva stare solo in un angolo a fissare il muro. Poi ho visto il palco. Un chilometro di distanza da dove stavo. Dajeee, qua si vede benissimo. Ci stanno i Rage Against The Machine. KILLING IN THE NAME OF. TURUTURUTUTUTUTUTUM. OMMIODDIO BULLS ON PARADE AAAAAAAA UERELEUARAFALLEI. UEREPACCHEFULLOSCEAO. UERELEUARAFALLEI. EREPACCHEFULLUOSCEAO. DAJE CAZZO POGAMOOO, PORCA TROIA Nessuno che se li inculava. Sad moment per Piero. :( Mio fratello si vuole avvicinare al palco, ma da un chilometro riusciamo ad avvicinarci forse di un centinaio di metri. Scherzo, non era un chilometro. Saremo stati si e no 300 o 400 metri di distanza dal palco. Ci sistemiamo in un posto molto aperto per i miei standard che avevo scoperto qualche minuto prima e poi inizia il live. Bello. Tutti col telefono in mano. Non vedo un cazzo. Ah c'è quello davanti a me che sta facendo zoom con il telefonino. Anvedi. Ce sta Eminem. Poi dopo che gli intelligenti hanno messo giù il telefono, decidono di mettere delle ragazze sulle proprie spalle. Seee, daje, mo vedo due volte. Meno male che dietro di me, oltre ai fischi, gli hanno lanciato qualsiasi cosa avessero. Dalle bottiglie, alle bucce di banana. Dopo che si sono messe giù, riesco a vedere quel puntino bianco sul palco che dovrebbe essere Eminem. Dei ragazzi accanto a me sono talmente presi dal live che si stanno facendo le canne da prima del concerto. Un paio di risate me le hanno strappate. Grazie ragazzi. Finisce il concerto e torniamo verso la stazione. La metro intasata da mille mila persone. Il calore corporeo creato da tutte le persone misto alla puzza di sudore mi stava facendo odiare il genere umano. Prendiamo sta cazzo de metro e scendiamo ad una fermata per poi prendere di nuovo un autobus. Sopra questo autobus conosco tre ragazzi tedeschi che parlavano italiano e inglese. Io parlavo un inglese talmente sgrammaticato che se mi avesse sentito la mia professoressa delle superiori si sarebbe impiccata. Scendiamo di fronte alla stazione, colma di persone e cerchiamo qualcosa da mangiare. Dietro la stazione c'è un camioncino che fa panini. Panino che sa di carta con maionese e ketchup. Mmm. Buonissimo. Ritorniamo di fronte alla stazione e ci buttiamo su un prato a terra come dei barboni. Per fortuna c'erano i militari che pattugliavano la piazza. Quindi se mi avessero ucciso o stuprato sarebbe stata anche colpa loro. Ci riposiamo una cosa come 2 ore poi la stazione apre. Andiamo a fare colazione con gli occhi pieni di caccole e brina del prato. Cappuccino e cornetto. Te lo pago eh. Mica so n'barbone. Si ho dormito per terra però i soldi ce l'ho. Aspettiamo il treno e appena arriva, mi butto sulla mia poltrona e mi abbiocco in una posizione indecente. I sedili scomodissimi. Mi risveglio a Roma con tutte le ossa fuori posto. Che schifo. Però ho visto il live di Eminem. Sì. È un parolone aver visto. Però c'ero.
Florence + The Machine - Patricia Gli ultimi istanti. Ahhh... Magistrale.
Flume, Vince Staples, Kučka - Smoke & Retribution Che. Cazzo. Sto. Ascoltando? Porca troia che figata. Grazie sdoppiati.
Franco126 - Ieri l'Altro L'ho ascoltata veramente tanto.💜
Jaden - Lost Boy Oltre al fatto che Jaden è il figlio di Will Smith, è anche un'artista niente male. Questa mi ha davvero colpito tanto che è finita qui. Mi sento spesso così perso, mi rappresenta in vari momenti della mia vita. Il beat è molto semplice e non mi dispiace affatto. La sua voce mi rilassa. È delicato ma con un contenuto davvero carico e importante. Non ho molte parole da dedicargli però la ascolto ben volentieri. Anche se non 7 minuti di canzone.
Jorja Smith - On Your Own Ho veramente tanti brividi ogni volta che ascolto Jorja. Forse è perché dovrà rientrare nei piani alti della classifica? Ma anche per le parole forti che ci canta in maniera incantevole. «This time I'm gone Even better now I've left you But I've lost a lot of trust Over time and I've got lost in love Got hearts broke so I know why I wouldn't trust [···] Take it all On your own tonight You're all alone tonight» Parole di un cuore spezzato che hanno fatto veramente male a Jorja. Ti capisco Jorjetta. So tutti pezzi demmerda. Appena fai un live nelle mie vicinanze vengo a vederti ed abbracciarti.
Jorja Smith - Tomorrow I. Cazzo. De. Brividi.
Jorja Smith - Don't Watch Me Cry Avrei voluto metterla più in alto. La bellezza è accecante, ma ho altre canzoni che sono più legato. Questa è un peccato che non sia in classifica, ed il motivo è che non ho un legame come le altre che vi andrò ad elencare. Però la bellezza è veramente infinita da dovergli dare un minimo di spazio. La voce di Jorja è indescrivibile. «I'm not crying 'cause you left me on my own I'm not crying 'cause you left me with no warning I'm just crying 'cause I can't escape what could've been Are you aware when you set me free? All I can do is let my heart bleed»
Julio Iglesias - Pensami (Júrame) Ascoltata ai cinquant'anni di mia zia, in un ristorante. Mi ha davvero colpito tanto appena l'ascoltai. Ho messo Shazam e ho visto il nome. Me la sono ascoltata un paio di volte. Non finisce in alto perché l'ho lasciata morire all'amore del primo ascolto. Peccato. È davvero bella. Canzoni di altre epoche che dovrei farmi una cazzo di cultura.
Kirk Knight - Never Again Scoperto così casualmente, mi ha fatto piacere ascoltare il suo album. Devo dire che non ci sono molte canzoni che mi hanno colpito, però questa la ritengo la migliore del cd. Un po per il beat molto bello che alla fin fine non è nulla di particolare. Il testo parla di una fine di una relazione, e Kirk sa di aver fatto una cazzata. Mi dispiace Kirk, ma se hai fatto i danni, paghi.
Kudasaibeats - The Girl I Haven't Met Ho avuto difficoltà a non poterla mettere nella top 20. Perché anche questa mi ha accompagnato per un bel periodo di tempo. Vabbè ve ne parlo dopo va...
Linkin Park - One More Light La sto ascoltando per la terza volta in due anni. Si, perché da quando è venuto a mancare Chester non ho voluto ascoltarla di mia volontà. Involontariamente l'ho sentita nel 2017. Ecco perché non finirà in playlist. L'ho ascoltata perché un mio amico ha voluto fare la top 20 come me (grazie) e l'ha messa nella sua playlist del 2017. Io non ce l'ho fatta ad ascoltarla e nemmeno ad ascoltare tutto il loro album. Lo scorso anno vi ho spiegato della difficoltà che mi ha creato la morte di Chester. Ah, non ve lo ricordate? Ve lo spiego in breve, non vi mando il link di nuovo :). I Linkin Park è stato il primo gruppo musicale con la quale musicalmente sono nato e cresciuto. Da quando ero piccolo. Da In The End, Numb, Faint e altre a venire, sono cresciuto con loro. Chester, il cantante, l'ho sempre reputato uno dei migliori cantanti che avessi mai ascoltato. Non è che sono un cultore di musica e so di doti canore, però l'ho sempre reputato una voce che può essere docile e delicato come un angelo e delle volte sa esprimere rabbia, disordine, frustrazione e tristezza con il suo ruggito. Avete presente quando urlano? Ecco, lui lo faceva bene. Lo scream. Qualcosa nell'ambito metal/punk/rock ne so. Insomma mi hanno allattato con la loro musica da quando ero un piccolo ragazzo che andava alle medie, poi con i svariati lavori successivi (alcuni bellissimi, altri meno) ho potuto apprezzare i loro cambiamenti. Quando uscì quest'album non ero entusiasta delle voci che lo criticavano per l'ennesimo cambio di stile. Io me ne sono fregato. Però non ho trovato tempo per ascoltarmelo. Poi Chester decise di andarsene e lì il buio. Fino a che un giorno, un anno dopo presi forza. Era una mattina di novembre credo. Misi il vinile e ascoltai traccia per traccia. Quando partì questa cominciai a lacrimare e subito a piangere. Ho sentito la mancanza di tutta questa musica. Di cosa mi ero "perso". Anche se l'ho interpretata in maniera diversa da come l'avrei potuta interpretare prima della scomparsa di Chester. Ho provato un fortissimo sentimento per questa traccia. Mi ha lasciato al ricordo più bello dei Linkin Park e alla fine di un ciclo musicale meraviglioso.
Lucci - Io & Te 🌹
Lucci - Lontano da qua Non sapete quante volte ho pensato di scappare da qui. Ho il pensiero fisso di andarmene. Ma per quale motivo? Lo schifo de zona e de posto dove sto. Non esiste un minimo de umanità. Esiste solo la criminalità. «Dici che resti per la gente e per l'umanità Ma qua l'umanità l'abbiamo persa già da un pezzo Tempo perso Se guardi il cuore de sta gente Vedi solo un vuoto immenso» Vivo in un posto dove la legge non esiste. Tutti fanno il cazzo che vogliono, sempre il più forte e il più prepotente regna. E se provi ad alzare la voce sicuro te pistano de botte o se te dice male, te gambizzano. Un posto dimenticato dallo stato e da Dio. Ai margini di una società che se c'è da buttà merda vengono qua, e se ne fregano che c'è gente per bene. Perché sì è vero, la gente che fa schifo è tanta qua, ma non tutta. Non tutti spacciano o so legati a criminalità organizzata. Alcuni so pure tossici. Ma ci sono realtà come la mia o simili che vivono qua perché "ce semo capitati". «Cresciuto nella merda te lo sbatto in faccia quanto so diverso Sono diverso È differente il modo io cui vivo Come agisco e come penso Non è questione di consenso e manco di compenso Che ho tenuto il mento in alto pure quando ho perso» Il fatto che non ce sto dentro e non giro pe le strade a fa lo spaccino, lo devo a mia madre, che m'ha istruito. Ed anche agli amici che ho trovato nel percorso di scuola. Perché avrei potuto trovare anche "amici" che m'avrebbero portato in quel mondo. Però la cosa non me rende felice, forse meno triste. Ma non potete capire quanta rabbia c'ho e quanto odio sto posto. Non voglio più vivere così. «l'odio chiama l'odio» Qui è così, tutti so diffidenti tra loro. Stiamo tutti sulla stessa barca, ma nessuno vuole remare. E stiamo in mezzo ad un mare di merda. Le parole di Lucci mi mettono forza e mi aiutano a non pensarci ed andare avanti, cercando di costruirmi un futuro e andarmene. Mandando affanculo sto posto demmerda. «Io voglio andare via Scappare via lontano, lontano da qua Via da sta follia, via da questa merda Sta gente, sto posto che mi ucciderà» Spero capiate il disagio e il forte scompenso che provo. Scusate lo sfogo.
Mac Miller - Wings
Mac Miller - Dunno Ho ascoltato tanto questo album e lo reputato uno dei migliori di tutto l'anno. Ricordo di averlo ascoltato assiduamente, tanto che ero intenzionato a valutare di andare a vedere un live di Mac Miller in giro per l'Europa. Dunno è la traduzione di "I Don't know". Tipo "nulloso". Figo come sia simile l'assonanza sia in italiano che in inglese. Questa canzone la reputato una delle migliori dell'album, se non la migliore. Tutta la canzone gira intorno alla passata relazione con Ariana Grande. E leggere che ancora non ha dimenticato tutto è davvero straziante. Si legge quanto ancora ci tenga a quella ragazza.
Madonna - Time To Live Minuto 2:55. Ascoltato? Bene. Ora mettete ILLuminate di Ab-Soul e di Kendrick Lamar. Ma che beat è?
Mecna - Akureyri Non ho mai amato così tanto un singolo di Mecna. Sì c'è Chilometri, Cerotti, Nessuno Ride, La Pagherai. La Pagherai fu una delle prima canzoni che ascoltai di Mecna, tra l'altro. Perché Akureyri mi ha conquistato? Perché è capitata nel momento che più ne avevo bisogno. A natale fa uscire questo singolo, come se fosse un regalo per i fan. Forse il regalo di natale più bello che ho ricevuto quest'anno. Sick Luke (data la mia antipatia per la Dark Polo Gang) non mi è dispiaciuto, anzi ha fatto un grandissimo lavoro. Mecna si è calato completamente nella base scura e tetra che Luke ha creato. Il pianoforte dovrebbe essere opera di Alessandro Cianci, musicista e grande amico di Mecna. Akureyri è una canzone importante che ho ascoltato ripetutamente per un sacco di giorni. Ricordo che la mettevo in loop perché l'idea di dover ascoltare una traccia diversa da questa, mi faceva stare male. Akureyri è molto per me. È una parte di me, forse. Non saprei come spiegarvelo. Gli ultimi giorni dell'anno sono stato preso da questa traccia. E mi ha rapito completamente. «Ho soltanto trovato quel lato felice dentro la malinconia Che a tutti spaventa a morte A tal punto da provare con ogni mezzo a scacciarla via» 💜
Mecna - Un Drink O Due Amo questa canzone prevalentemente per due motivi: è una canzone di rivalsa da tutta la tristezza che si porta dietro da tanti anni e quando la fa nei live. Mecna ha sempre scritto di relazioni finite e sempre con una fine con un cuore spezzato. In questa si capisce quanto non sia così e che sia cambiato tutto. Che è arrivata una nuova cosa a farlo tornare sereno. Nei live invece. Non ve lo voglio dire. Lo dovete vedere. Non penso ci siano spiegazioni dopo che avrete assistito all'esibizione di questa canzone. Non posso spiegarvela. Andatela ad ascoltare live. Non ve ne pentirete. Se me lo chiedete vi ci accompagno volentieri ad un suo concerto.
Metronomy - The Look Non ho molto da parlare di questa canzone. Mi ha incantato al primo ascolto. Quando una canzone ti prende e non sai il motivo, la cosa da fare è ascoltarla fino a che non ti sanguinano le orecchie e ti si rovina l'apparato uditivo. A voi chiedo soltanto si ascoltarvi questa traccia e lasciarvi andare. Lasciarvi andare nel senso che non dovete pensare a nulla. Non fare nulla e non pensare a nulla. State sdraiati sul letto a fissare il soffito, seduti su una sedia a vedere fuori dalla finestra il tempo cupo, o magari fuori all'aperto con il cappuccio con la pioggia che batte sul volto. Ascoltatela e prendetevi il vostro tempo. Godetevi questo momento.
Michal Urbaniak - Love Away Qui non faccio troppi giri di parole, il sax che viene utilizzato al minuto 0:48 è parte del beat di Cozz in Knock Tha Hustle. Base davvero bellissima.
Michal Urbaniak, Urszula Dudziak - A Day in The Park Di nuovo con Michal e di nuovo con un altro sample. Sta volta parliamo di Royce da 5'9" con J.Cole: Bablo Boat.
Minnie Riperton - Inside My Love Tralasciando il fatto dei sample, perché questa è presente in due canzoni che vi dirò a breve. Ma che voce ha Minnie? Superlativa. Non ci sono parole per descrivere quanta caparbietà a fare degli acuti così intensi. Mi alzo e applaudo la sua bravura. Al minuto 03:05 di Inside My Love è stato campionato il suo assolo di voce (strepitosa) e la pianola. Poi utilizzate e diventate parte fondamentale del beat di Lyrics To Go, degli A Tribe Called Quest nel 1993, e di quello di everybody dies di J.Cole nel 2016. Ascoltate tutte e tre le canzoni. Minnie merita molto, ma anche i due beat che vi ho elencato spaccano da fare male.
Nina Simone - Sinnerman L'ascoltai molti anni fa in una serie tv. Anzi precisamente su in una puntata di Scrubs. La scena era incredibile e la canzone arricchiva il tutto. Pensavo fosse un uomo a cantare, invece era la voce emblematica di Nina. Quando l'ho riascoltata (perché ero a caccia di sample) mi è venuto un brivido e ho fatto un tuffo nel passato. La canzone è indescrivibile. E Nina Simone è un'artista di grande spessore.
OTM, SPH, Fato W, Claver Gold - Capolavoro «Ogni cento passi mi innamoro di una sconosciuta Con lo sguardo vuoto Per fortuna cammino poco»
OTM, SPH, Revil K - Tredici Novembre Ho lottato tanto a portarla in alto questa canzone. È arrivata nello spareggio con le ultime canzoni che alla fine alcune sono entrate in classifica e altre sono fine nella "out of 20" del 2018. È stata una bella scoperta SPH, ha un lessico e una scrittura che mi ha preso molto. Ho avuto l'impressione di vedere tutte le vicende e storie che ha raccontato con i suoi occhi. Poi il contenuto di altre canzoni mi ha fatto riflettere e in alcune parti ho visto me stesso. Parole davvero importanti in molte delle sue canzoni di quest'album. Ascoltatelo. Ne vale la pena. Grazie di questo ennesimo tip. «E 'sti tagli più provo a ricucirli Più fanno male non so cosa fare ma so cosa dirvi Non rimpiangete, piacetevi, non piacete Se i sentimenti son morti tagliate i rapporti col machete Non trattenetevi, piangete, siate quello che siete, cercate l'armonia In quello che avete» 🌹
OTM, SPH, Kique Velazquez - Guns n' Roses
Rancore, Dj Myke - Vivere “Magico Rancore E' contenuto allo stato puro Mi vengono i brividi ogni volta che sento La Macchina del Tempo Con la base di Big Fish” -”Assurda Mai quanto Vivere” “Me la sono persaaa Rancore e Dj Myke?” -”Ma serio?” “Giuro” -”Corri immediatamente, sei un folle”
Rejjie Snow - Sunny California
Rejjie Snow, Aminè, Diane Williams - Egyptian Luvr
Rkomi - Ossigeno Mi è entrata nella testa. NON ME LO DIRE COSÌ AAA NON VUOI LASCIARMI COSÌ EEE NON MI GUARDARE COSÌ EEE NON MI GUARDARE COSÌ EEE NON ME LO DIRE COSÌ AAA NON VUOI LASCIARMI COSÌ AAA NON ME LO DIRE COSÌ EEE NON VUOI LASCIARMI COSÌ
Snoh Aalegra - You Got Me Secondo Spotify Wrapped è la canzone che ho ascoltato di più quest'anno. E come cazzo fai a non ascoltarla? Ora fate come me, canticchiatela fino alla morte. «Goddamn, you got me Goddamn, you got me Hot damn Hot damn Goddamn, you got me Goddamn, you got me Hot damn Hot damn»
Sza, Kendrick Lamar - Babylon Madonna che beat! Potentissimo. Alzo le mani e faccio una standing ovation al produttore. Vi consiglio di guardare il video su Youtube di questa canzone, che vi fa immergere (nel vero senso della parola) nell'opera che ci delizia Solana. Sì, Sza si chiama Solana. Nel video ufficiale manca del featuring con Kendrick Lamar, che a me va bene anche senza. Sta canzone è perfetta anche senza lui. Mi disp K.Dot :(
Travis Scott - STOP TRYNG TO BE GOD La cosa pazzesca è che Stevie Wonder abbia collaborato e reso questa canzone un pezzo forte. Cioè rendetevi conto, Travis Scott, uno dei rapper più in voga negli ultimi anni che ha rivoluzionato e ha partecipato al valorizzare quel genere (che anche se devo ammettere che oramai è un genere e non più una moda passeggera) che si chiama trap, ha collaborato con uno dei più grandi artisti Soul, RnB, funk e jazz degli anni '60, '70, '80 e pure '90 dai. Stamose a capì. Per me questo vale più di qualsiasi altra cosa. Ha il potenziale per poter essere un cult questa traccia. Gli ultimi istanti con la sua voce è qualcosa di meraviglioso. Poi la fisarmonica alla fine. Tutto da lasciare senza fiato. Ho i brividi ogni volta che la ascolto.
The 1975 - Be My Mistake Spegnete le luci. Mettetevi comodi, sdraiati sul letto, sul divano, a terra. Chiudete anche gli occhi. La canzone è così rilassante da potervi addormentare. Pensate ad una persona cara. Una che sia l'eccezione tra tutte le altre persone. Una persona speciale. Che volete bene. O amate. Se non ce l'avete, immaginatela. Lasciate che quella persona diventi il vostro sbaglio e vi stravolga tutto. Ma consapevole che questo "sbaglio" in realtà non lo sia. Perché è la cosa più bella che vi sia mai capitata. 💜 Ecco la concezione di questa canzone. Siamo sulla stessa linea melodica di Nana sempre dei The 1975 nella playlist di due anni fa. Poi finisce la canzone e ritornate qui. Accendete la luce ora.
Venerus - IoxTe 🌹
Woodie Smalls - Too Soft
Eccoci qui di nuovo. Però ora vi lascio alla vera e propria classifica. Buona lettura e buon ascolto. https://open.spotify.com/user/atter2pac/playlist/0I0muVnTpZKKvewtYiwFVM?si=6BsZ_pnSQAmXVYQK5IoGMA
20) Axos - Iron Maiden
Forse l'ho già detto che sono un paranoico del cazzo vero? Ecco questa canzone mi ha risollevato nel mio momento più basso dopo aver esposto spudoratamente una mia più grande paranoia. Mi ero detto: "ok Piero, bravo hai appena spaventato di nuovo un'altra persona senza nemmeno conoscerla" e poi quella persona mi ha linkato questa canzone. Così Iron Maiden mi ha distratto e mi ha colpito. Axos nemmeno lo conoscevo prima, e dopo aver ascoltato questa mi ha conquistato. La schitarrata iniziale che accompagna anche il ritornello è fantastica, caratterizza tutta la melodia oscura tendente al mondo rock. Il beat è accompagnato anche da un basso che nemmeno si sente a primo ascolto. Poi il testo colmo di riferimenti sociali mi ha lasciato senza fiato. La potenza di Iron Maiden è il grande testo. Poi io gli dò un'altra importanza simbolica. Grazie 💜
19) Kendrick Lamar - No Make-Up (Her Vice)
Ho avuto modo e tempo di riascoltare i vecchi pezzi di K.Dot. Questo album, Section .80, è una vera e propria pietra miliare del rap, per lo meno di quegli anni. Il testo di questa mi ha così colpito tanto da entrare dentro la vicenda. In breve si parla dell'aspetto fisico ed estetico di una donna. Vi faccio tuffare nelle parole di Kendrick Lamar. Nel ritornello, cantato da Colin Munroe, viene rappresentata la donna che si trucca e che viene amata nonostante curi il suo aspetto fisico, nascondendo le sue imperfezioni. Ma la voce di Colin vuole far notare che anche senza trucco la bellezza della donna rimane intatta. Infatti dice: "No makeup today". Apro una parentesi, preferisco una donna naturale senza trucco con tutte le imperfezioni che una donna piena di trucco, rossetto, rimmel, fard e altre merdate. Penso che distorce la realtà e non ti fa apprezzare la bellezza naturale di una donna. -Piè ma chi cazzo te l'ha chiesto?- Volevo dire la mia... scusa. Chiusa parentesi. Kendrick parte con la prima strofa. La ragazza gli chiede il "come sto?" estetico, lui gli risponde che è bellissima. Ma è una risposta non veritiera, perché sa quanto ci tiene a sentirsi dire quanto sia bella, mentre non è così. È soltanto una maschera che, appunto, distorce come è veramente. Continua dicendogli che esagera con i trucchi e che ogni imperfezione che ha la caratterizza e la rende unica. «Your imperfections is wonderful blessing» Una cosa più bella ad una donna non gli si può dire. Poi concludendo la strofa dicendogli che ama il suo sorriso, e che la rende bellissima. Ma quando ha il trucco sul volto quel sorriso sembra un espressione sfocata. Nella seconda strofa si completa il cerchio e tra il rap di Kendrick Lamar c'è la voce di Alori Joh, che interpreta in prima persona il soggetto in questione. Che alla fine avrà un nome. L'altrernarsi delle parole dei due è incredibile. È come se ci fosse uno scambio di parole tra i due, una specie di conversazione. Nella seconda strofa una differenza è anche che Kendrick non parla in terza persona di questa donna, ma Alori (che sostituisce alcune parti di Kendrick) racconta in prima persona, cambiando la visione. Poi lei ci tiene a precisare, dopo i svariati complimenti di lui verso la bellezza naturale, che non si piace. Non gli piace il suo aspetto fisico naturale. Odia le sue labbra, il suo naso, le sue sopracciglia. Però ama come è fatta interiormente. Poi nella conclusione: «It's the beauty in me, but what he don't see Is that I had a black ey- To be continued... 11» Qui si apre un mondo. Quello che non vedono è che ho un ***** nero. Per continuare, 11. La parola che viene censurata è "occhio". Lo conferma Kendrick nei live e anche genius mi dà una certezza in più. Si perché questa donna è stata maltrattata. E la storia di questa donna continua nella traccia numero 11 del cd. Keisha's Song (Her Pain). Ora questa donna ha un'identità. Keisha's Song è una canzone che parla di una ragazza che si è dovuta prostituire all'età di 17 anni. Ascoltava Brenda's got a Baby di Tupac e si prostituiva per la Long Beach Boulevard. Nella terza strofa Kendrick ci spiattella il fatto che lei venne molestata dal ragazzo della madre all'età di 9 anni. È per questo motivo che lei incomincia a prostituirsi, per colpa di quel figlio di puttana (testuali parole di K.Dot). La traccia finisce con la morte di Keisha. Accoltellata e stuprata da un suo cliente, lasciata morire in un auto. Kendrick ci ha tenuto a precisare che tutta la canzone è frutto di una storia vera. E che tutto questo racconto sia di "lezione" per tutti. Il motivo che spinge una donna a prostituirsi, la cattiveria degli uomini, il perdere la concezione di "essere umano". Concludo dicendo che Kendrick Lamar è davvero un ottimo artista che ha messo sotto gli occhi di tutti, esplicitamente una realtà che spesso si trascura. Nel mondo esistono tante Keisha che vengono malmenate, maltrattate, stuprate e che spesso queste cose vanno a incidere sulla psicologia e la sanità mentale della donna. In No Make-Up lei si truccava fondamentalmente per coprire i segni e i lividi sul volto. Il motivo concettuale è quello. Che poi Kendrick ha voluto creare un'altra canzone per approfondire il tutto, rende davvero importante il suo lavoro. Senza parole. Ho detto tutto e forse anche troppo. Pezzo incredibile. Solo applausi.
18) Rejjie Snow - Acid Trip
Nella playlist del 2017 ho veramente faticato a non mettere Purple Thusday nella top 20. Era arrivata alle ultime eliminazioni, ed ho rosicato. L'avrei voluta mettere perché era una bella canzone. Ma avevo promesso che l'anno seguente (questa playlist) si sarebbe ritagliato un posto nella classifica. E finalmente eccoci qui. All'ultimo (perché mi ero dimenticato di prenderla in considerazione) ha strappato questa posizione importante in classifica. Rejjie Snow. Irlandese, classe '93 ha completamente rapito il mio cuore nemmeno fosse una grande figa. Il suo sound molto ricercato e non comune nell'ambito rap, fa scalpore nelle mie laiche orecchie. Un grande utilizzo e padronanza degli strumenti musicali, soprattutto il pianoforte. Non so se lui è l'artefice di tutte le sue basi, ma chiunque abbia messo le mani nei suoi lavori è un gran produttore e compositore. Tutto questo mio grande amore platonico verso Alexander (suo nome di battesimo) raggiunge l'apice in una splendida giornata. Rejjie mi ha fatto innamorare con i suoi lavori, delle due canzoni che vi ho scritto prima (ma quanto cazzo è bella anche Sunny California?) e soprattutto questa qui, tanto da andarlo a vedere in concerto a Milano. In una splendida giornata di inizio aprile ho avuto la brillante idea di andare a vedere il suo live al Magnolia. Prima volta a Milano, ero come un passante, perché nemmeno ho visto nulla della città Ambrosiana. Al ritorno ho potuto vedere il Duomo, che è veramente figo. C'ha quello stile gotico che mi affascina un sacco. Però sto qua a parlà de musica, non a fa la guida turistica. Insomma, vado a questo concertino e prima dell'esibizione di Rejjie c'era un certo Wiki a cantare. Un rapper newyorkese niente male. Gli manca qualche dente, però è davvero bravo. Ascoltate Mayor e Pretty Bull. Mentre sto tizio cantava, di fronte a me c'era una ragazza che stava troppo in fissa per le sue canzoni. Si dimenava, ballava, si aggitava come se avesse di fronte Travis Scott che fa Goosebumps. M'ha fatto venì il mal di mare a forza di guardarla. Sembrava avesse le convulsioni. Poi parte l'intro di Dear Annie e così tutto l'album con tutte le sue canzoni celebri. È stato un live che mi è dispiaciuto vedere, ho visto poca partecipazione del pubblico, ero forse l'unico gasato e che faceva la pussy. Avevo preso il posto della tizia con le crisi epilettiche di prima. Le urla si sono sentite soltanto all'inzio di Egyptian Luvr. Questa nemmeno l'ha fatta. :( Però è stato figo vederlo, ma poco coinvolgenti e poco calore di tutti i fan. Carogne. Parlando di Acid Trip nello specifico è veramente travolgente. È stata una delle canzoni che più ho ascoltato all'inizio dell'anno. Base superlativa tanto che mi ci sono immerso e mi sono impersonato nelle parole di Rejjie. Ho immaginato una relazione "acida" con una mia ipotetica lei. Acid trip inteso come relazione che dà dipendenza e ti fa sentire rilassato. Quelle sensazioni quando sei sotto effetto. Non specifico di cosa. Quando fumi le sigarette quelle che non vendono dal tabaccaio. Sì, quelle col la puzza strana. Eh si, bravo. Quella che se le guardie passano ti guardano male. Ok, basta fare il coglione. Fatevi trasportare come me. Fatevi travolgere da questo viaggio acido.
17) boy pablo - tkm
Allora. I boy pablo sono una band norvegese, ve ne ho parlato distrattamente prima nel prologo. Quello che veramente c'è di speciale in loro è la semplicità di tutto. Lo scorso anno è finita nella top 20 una loro canzone... come dite? Non ve lo ricordate? Basta non me frega n'cazzo, se l'avete letto bene, sennò cazzi vostri. Lol. Loro a me piacciono un casino. Sono semplici, spontanei. Non c'è nulla in particolare che mi piace, se i testi o gli arrangiamenti, oppure la voce del cantante o le componenti musicali. L'insieme fa sì che funzionino così come sono: semplici, spontanei e puri. Puri. Sì, perché mi sembra di percepire un sacco questo. Che non ci sia un "voler fare qualcosa più di qualcuno" o il "voler sfondare e fare i soldi". Concettualmente trovo un volere esprimersi con la musica senza pensare tanto agli aspetti economici o consumistici. Si può dire consumistici? Va beh, io lo dico, cercate di capirmi. Potrei fare un parallelismo con un pittore o un poeta. Essi compongono poesie o fanno quadri per il semplice fatto di saperlo fare ed esprimersi, trasmettendo qualcosa al lettore o il critico. Insomma li trovo semplici tanto da potermi colpire così a fondo. Boh, a me sembra anche di percepire questo senso di semplicità anche negli occhi del cantante Nicolas Pablo (cileno ma cresciuto in Norvegia). Ma poi guardate i loro video, i post su instagram. Come fate a non amarli? Comunque tkm significa "te quiero mucho", per le origini sudamericane del cantante. Anche se è una "k" loro hanno spiegato che il significato è questo. Forse è te kiero mucho. Comunque manco mi spreco a tradurvi il significato. Spero un minimo che sappiate cosa vuol dire. Ma poi dopo gli ultimi istanti di canto «I'm tired of everything Let me know Oh, do you feel the same?» Parte l'assolo di chitarra che ti immerge i piedi nella riva di un lago. Più la chitarra suona, più vai verso l'acqua più profonda e sei completamente bagnato. Fino a che non ti ritrovi a galleggiare e a stare solo a largo di questo lago incontaminato, con un sole che riflette un colore oro sulle limpide acque calme. Che melodia. Detto questo godetevela ragazzi. Godetevela.
16) Snoh Aalegra - Time
Ho un piccolo episodio che riguarda non proprio questa canzone, però c'entra nella storia che vi racconterò. 30 agosto 2018 parto per Milano per andare a vedere il concerto di Ghemon al Magnolia. Arrivo in stanza poco prima di cena, esco e vado al concerto mangiando lì una pizza che aveva la consistenza del cartoncino colorato, con sopra pomodoro e mozzarella. Mi faccio il concerto. Bellissimo. Appena finito il concerto, poco prima di mezzanotte, mi metto seduto fuori dal locale. Aspetto mezzanotte e faccio uscire la top 20 del 2017. Figata. Pare Inception. Mando privatamente a il link della nota e aggiungo le canzoni nel tempo di 30 secondi netti. Finito tutto, torno in stanza e vado a dormire. Giorno dopo sveglia presto e colazione. Dopo aver fatto la figura dell'idiota con la cameriera del residence (gli avevo detto che il latte era scaduto, ma avevo confuso agosto con settembre... tipo 20/09 con 20/08... cose che succedono nella mia quotidianità) esco e vado a prendere l'autobus per la stazione. Arrivo in stazione abbastanza in anticipo. Incomincio a sentire musica e scrivere. Guardo ogni tanto il mio treno, ma il binario ancora non c'è scritto. [···] Mancano dieci minuti, ancora nulla? Vabbè io sto qua seduto aspetto. Non mi rendo conto che è passato un po di minuti e mi alzo per chiedere allo stand di Italo informazioni. Vado dal tizio e mi dice: "sì il tuo treno non c'è scritto, però sta partendo proprio ora al binario x. Guarda le porte che si chiudono e fagli ciao ciao con la manina" ovvio che non è andata così. Cioè la parte del ciao ciao con la manina. Corro verso il binario e le porte si chiudono mentre stavo per salire. E niente. Rimango a Milano. Vado allo stand di Italo un po inalterato dicendogli come era possibile che non era stato scritto il binario, loro fanno spalluccie ma mi imbarcano sul prossimo treno. Ah, dietro di me c'erano una ventina di persone che avevano perso il treno, non è che so matto e perdo i treni a caso, c'è stato un problema di fondo. Si poi è anche vero che so matto, non lo metto in dubbio. Mentre aspetto l'altro treno ero nervoso e incazzato. Per tranquillizzarmi ho ascoltato in loop due album: All American Bada$$ di Joey Bada$$ e appunto Feels di Snoh. E mi hanno calmato tanto. Mi ha calmato tanto. In particolare mi ha calmato proprio questa. Prendo il treno e torno a casa. ~The End~ Snoh Aalegra con una voce incantevole riesce a far emozionare (anche me che ho il pise*lo) una generazione di giovani, che però si distacca da tutto ciò che è mainstream. Bellezza incredibile anche quella fisica (ma non siamo qui per parlare di quello) che non sovrasta quella vocale. Un giusto equilibrio che rende questa artista unica nel suo genere. La vera fortuna è stata ascoltarla così dal nulla, senza avere delle aspettative. E cazzo, anche se avessi avuto delle aspettative me le avrebbe infrante. Chiudete gli occhi e lasciatevi guidare dalla voce di Snoh. Fatevi travolgere da questa melodia. Ascoltatela e poi ci rivediamo qui.
15) Johnny Marsiglia, Big Joe, Peter Bass - La Pioggia, Gli Applausi
Johnny Marsiglia e Big Joe creano dal nulla uno dei lavori più interessanti e caparbi di tutto l'anno. Big Joe ha creato delle vere e proprie situazioni ed ambienti dove JM ci ha deliziato ed è sceso a raccontare la sua storia. L'ho interpretato un po come un 2014 Forest Hills Drive. Un voler ripercorrere la propria infanzia, adolescenza e vita alle origini di tutto. Palermo. Big Joe ha la capacità di farti immergere in tutte le ambientazioni e il narratore Marsiglia ci racconta tutte le sfaccettature positive e negative del suo percorso da artista. Racconta senza filtri la sua città sempre più nel disagio, le difficoltà proprie, la famiglia, le paure, l'odio, gli amori, gli amici. Memory è un cd fatto con i controcoglioni. Parla, trasmette ed è piacevole all'ascolto. Ogni traccia ha una storia. Ogni traccia è un pezzo di JM e Jojo. Hanno avuto il coraggio di mettere se stessi e raccontare senza pensare ai ma e i se. E ci sono magistralmente riusciti. Ora, dopo aver parlato di Memory, parlo nello specifico di La Pioggia, Gli Applausi Mi ricordo quando uscì il disco. Era maggio dello scorso anno ed ero in un momento di stallo. Non avevo nulla in mano. Mi sentivo vuoto, mi mancava qualcosa. Cercavo di capire cosa. Volevo fare qualcosa, ma perdevo sempre la voglia. Era un periodo strano: lavoravo, il polline mi creava allergia e il muco otturava le vie respiratorie. Però la salute non era tanto un problema, ero in un momento che non capivo nemmeno cosa mi stesse succedendo. Avevo voglia di sfogarmi e di fare qualcosa. Invece ero svogliato e non facevo nulla. Ho trovato in questa canzone la forza di andare avanti. Ricordo che andai a correre con questo cd nelle cuffiette. Quando partì questa canzone aumentai il passo e cominciai a lacrimare. Forse era il vento che sbatteva sugl'occhi. O forse era l'emozione forte. Le parole che Johnny pronunciava con rabbia mi dava una grande forza di slancio. Avrei potuto correre con soltanto La Pioggia, Gli Applausi in loop, senza mai stancarmi. Le parole di questa canzone mi hanno trasmesso tanto. E questo sono riuscito a dirlo proprio a JM. Ho avuto l'occasione di conoscerlo e scambarci una chiacchiera al firma copie alla Mondadori. Ero davvero preso, però ho saputo con calma dire tutto quello che vi ho scritto qui sopra. Parola in più, parola di meno. Ho detto quanto fosse stato importante quel pezzo per me, e che aveva fatto breccia al mio cuore in così poco tempo. Lui era davvero contento, ho visto i suoi occhi davvero emozionati. Io non mi sono visto. Però ho la foto del profilo di Facebook mentre parlavamo e lui si vede sfocato. Io sembro un soggetto, lui, anche se sfocato, sembra interessato. È stato figo parlare con uno che fa musica e la vive a pieno. «Quando ho voluto qualcuno non c'era Ma la cosa che mi rattrista È che adesso quando non voglio nessuno Voglio qualcuno che capisca [···] Devo fare i conti con me stesso ora Credere solo in me stesso ora Sia per chi crede in me che per chi non crede in me Rendere immortale tutto questo ora Lavorare ore ed ore ed ore Camminare come sotto il sole Il passo consuma la superficie Perché anche se il cuore esplode La coscienza dice Fa come credi [···] Solo se ci credi Andrà come speri» Ho anche interpretato il significato del titolo come il rumore della pioggia si è trasformato nel rumore degli applausi. Dal nulla, alla notorietà.
14)J.Cole, kiLL edward - The Cut Off
Ok. È arrivato il momento. Ad aprile, toglie tutte le sue immagini su instagram. Carica due foto. In viola. Le due foto erano più o meno simili. L'unica differenza il luogo. Spiego meglio. Sulla prima c'era scritto di andare ad un locale a New York senza nulla. Sembrava una data di un live, ma senza biglietti, prevendite o cose varie. Chi primo arriva, meglio alloggia. La foto dopo era, chiamiamola "tappa" europea, in un locale a Londra. Credo il giorno dopo. Mortaccitua. Non potevi fa Roma eh. La felicità di quei giorni. Il 20 aprile esce KOD. J.Cole che fa uscire due album per due anni di seguito. Vabbè, 4 Your Eyez Only uscì a fine dicembre 2016, però me lo so pompato per tutto il 2017. Cazzo che album. Poi come al solito io sono imparziale, quindi J.Cole regna e voi muti. Capirai, la felicità di quel periodo nemmeno vi potete immaginare. Già stavo sperperando i miei soldi in cd, magliette e vinili. L'ultimo di questi ancora lo sto aspettando tutt'ora. Ancora sto attendendo un suo benedetto tour europeo. Porco due oh. Vabbè parliamo di The Cut Off che sennò vado in North Carolina a menaje. 💜 Avete presente che io sono innamorato di J.Cole? Sì? Bene. No? Ora vi spiego meglio. Oltre al fatto che lui è il mio rapper preferito, lo reputo anche una persona incredibile. Delle volte mi sbalordisce sempre di più. Tipo kiLL edward chi cazzo è? Mo ve lo spiego. Intanto KOD ha tre significati: Kids On Drugs, cioè l'abuso delle droghe e le stesse tematiche dei giovani rapper, King OverDosed, questo ricollegabile a kiLL edward, dopo ve ne parlo meglio, e infine Kill Our Demons, il voler uccidere i propri demoni dentro se stessi. Partiamo alla grande Cole. Allora, torniano a kiLL edward. Appena uscì KOD vidi due featuring nella cover, appunto questo kiLL edward. Io che ero in un misto di emozioni tra il fan fag, che stava squirtando dalla patatina che gli è cresciuta appena J.Cole ha messo la cover del cd su Instagram, e il "nooo, ma come un featuring?". Sì perché so anni che non collabora con nessuno nei suoi lavori. 2014 Forest Hills Drive non ci sono collaborazioni (però in G.O.M.D. c'è un gruppo che collabora, ma sul cd non ci sono feat in nessuna traccia), in 4 Your Eyez Only nemmeno (anche se ce sta Ari Lennox che fa i cori in due canzoni mi pare). Vabbè ha fatto il furbo come Prince e Ms. Lauryn Hill. Insomma so due lavori senza feat, mo se sdogana così. Dal nulla. Co no sconosciuto? E vabbè pazienza. *quando scopro chi è kiLL edward* Che cazzo de genio. Allora: kiLL edward è l'alter ego di J.Cole. È lui con la voce distorta. Però ha degli ideali diversi da J.Cole, appunto è il suo alter ego. Come per esempio è il portavoce della dipendenza dalla droga, dei farmaci, dell'alcool. È l'eccedere al vizio. Tipo il diavoletto che sta sulla spalla. Sì, il diavoletto di Kronk di Follie dell'Imperatore. Se non ve lo siete visto chiudete tutto, spegnete il telefono e andatelo a recuperarlo. No nevvero, vedetevelo dopo appena finito di leggere sto papiro. Anzi no, vediamocelo insieme. Così se famo due risate. La cosa figa, ma non troppo, è il nome: kiLL edward tradotto in italiano "uccidi Edward". Edward era il compagno della madre di J.Cole. Abusò della madre di Cole e fece perdere la casa dove crebbe. Ecco perché kiLL edward. Nella canzone "Window Pain - Outro" spiega anche più concretamente il nome. «All I wanna do is kill the man that made my momma cry» E si capisce anche quanto odio abbia ancora per quell'essere vivente che viene definito uomo. Che pezzo de merda. Ti capisco bro. Ti capisco tantissimo. Ti mando un abbraccio. Però fai un cazzo de live in Europa, ccheccazzo... Torniamo seri. Ok abbiamo parlato solo di J.Cole e non della canzone. E che c'è da dire. È una canzone che mi fa sentire bene. Perché ascolto le sue parole e mi specchio. Mi specchio nei pregi e nei difetti di Cole e kiLL edward. Cuore, fedeltà, insicurezze, sentimento, fede persa, paure. C'è molto di me, del mio passato, di come sono ora. È lo specchio di come sono. All'inizio dice: «I know Heaven is a mind state, I've been a couple times» e capisco la visione atea di edward, che la condivido anche io. Che alla fine di tutto ci sia soltanto il nulla e il buio. Poi edward continua con: «Gimme drink, gimme dope Bottom line, I can't cope If I die, I don't know I don't know, I don't know». Sono parole fortissime e sempre più che mi appartengono. Se muoio, non lo so. Non lo so. Non lo so. Poi è la volta di Jermaine: «had to cut some people off 'cause they was using me My heart is big, I want to give too much and usually». Sì, ho un cuore grande e spesso è un difetto, perché sbaglio a dare amore a chi non merita nulla. Non prendetemi per il culo ora che vi ho detto questo. Penso lo sappiate. Non sono un santo, però sono molto emotivo e voglio bene alle persone che ho accanto. Ma delle volte ho sbagliato e mi sono fidato di persone di merda. «You hit my phone, you need a loan, oh I'm a crutch now» eh, mortaccitua. Anche se non m'hai chiamato i soldi te li sei presi. Taccitua n'antra vorta. «I had to learn, I never had shit» Il fatto che io non abbia mai avuto un cazzo, penso che sia di dominio pubblico. Lo sa anche il papa. Poi infine vi metto le parole che più mi hanno dato forza in tutta la canzone. Per concludere il tutto, il beat è composto dal campionamento del pianoforte di "Dark and Mellow" di un compositore giapponese chiamato Takehiro Honda. «Time will tell who is on my side» Che dire. Grazie J.Cole.
13)Colle Der Fomento - Noodles
Appena ho visto che stavano tornando i Colle Der Fomento con un cd nuovo ho fatto un grande riascolto di tutta a loro roba vecchia. Odio pieno, Scienza doppia H e Anima e Ghiaccio. Tutti. I cazzo. De giorni. Li ho ascoltati davvero tanto. Scusate amici se vi ho fatto due coglioni mettendo le stesse canzoni quando stavate con me, ma dovevo regà.. Insomma dopo questo ascolto a ritroso degli scorsi album, a novembre i Colle der Fomento fanno uscire Adversus. Madò che bomba. Già vi ho spiegato quanto mi sia perso negli scorsi anni di questo favoloso gruppo. Non mi ripeterò. Però ho avuto come un forte senso di vuoto... che cazzo ho fatto tutto sto tempo? Nulla. Mi sono perso i migliori anni del rap italiano se non quello romano. Culturalmente parlando so veramente nulla di tutto ciò. E me ne pento di non aver approfondito a tempo debito. Però l'importante è stato averli scoperti in tempo. E nel momento giusto. Perché li ho ascoltati quando ne avevo più bisogno. Nel corso dell'anno sono stato svariate volte male. Il mio morale ha avuto dei sali e scendi molto duraturi. Più bassi che alti. Però penso alle cose belle che mi sono capitate. Che anche se sono state poche me le porto nel cuore. 💜 Il 16 novembre esce Adversus, ricordo di averlo ascoltato la mattina presto. A primo impatto non mi aveva detto gran che tutto l'album. Ho pensato: "ok, non sono cambiati più di tanto, però non è un brutto lavoro". Però sbagliai. Ascoltandolo sempre di più, ho potuto capire tutti i testi e quanto siano profondi e personali. La cosa più bella è stata il loro documentario che hanno proiettato agli inizi di dicembre. Ero solo, sempre più giù di morale e sono andato a vedere questa proiezione al Nuovo Cinema Palazzo. Mi hanno emozionato tanto, ed ho scoperto veramente ciò che hanno voluto dire in tutte le loro canzoni e il senso di tutto l'album. Alcune canzoni hanno colpito davvero tanto i miei stati d'animo. Ed ho trovato un amore grande da parte dei Colle per i fan e viceversa. Vedere anche un signore di cinquant'anni salire sul palco, emozionarsi ed esprimere un sentimento grande verso Danno e Masito ma anche verso gli altri ascoltatori come lui ma di differente età, è stato di grande aiuto per tutto quello che stavo vivendo in quel momento. Ho ascoltato ragazzi parlarsi di quanto aspettassero questo cd, ho visto i loro occhi emozionarsi al solo annuncio della parola "i Colle". Quella giornata è stata importante. Ho avuto modo anche di parlare direttamente con loro. Con Danno e Masito. Due persone fantastiche, che mi hanno accolto come se io fossi un fan da sempre. Gli ho parlato di non aver mai ascoltato nulla prima di qualche mese prima, e loro con naturalezza mi hanno tranquillizzato. Danno mi disse "meglio tardi che mai". Gli ho spiegato ad entrambi la difficoltà, del mio momento e quanto la loro musica mi stesse aiutando e si sono sentiti grati di quelle mie parole. Masito mi ha dato gran manforte. Grazie delle vostre parole. Grazie ragazzi. Grazie veramente tanto. Ok. Noodles è il protagonista del film "C'era una volta in America" ed è interpretato da Robert De Niro. Hanno ripercorso il film di Sergio Leone con una precisione incredibile. Creando un parallelo con la loro vita. Io non avendo mai visto il film ero molto distaccato da tutto, poi quando lo guardai rimasi innamorato del film e di questa canzone. Uno dei film più belli che abbia mai visto. Noodles è decisamente la mia preferita del album. Ho trovato delle parole che mi hanno colpito tanto da farle mie e di prendere forza in queste ultime. «Senza pensare a ciò che ho perso nel tragitto Tenendo stretto il meglio di me stesso che non ho mai scritto Ringhiando al buio contro una parete Grattando via la quiete saltando giù nel vuoto senza rete A picco nell'imbuto Dritto nel conflitto perché so che si rialza solo chi è caduto [···] Se ho lasciato è stato solo per salvarci E non tradirci e ritrovarci liberi e lontani da lucchetti e catenacci Forti anche contro la corrente eh sì Pronti a giocarci tutto sennò la vita è niente» Grazie Simone. Grazie Massimo. Grazie Colle. Solo amore.
12)Jorja Smith - February 3rd
Ho dei forti brividi quando riascolto questa traccia. Mi ricorda la scorsa estate passata in compagnia di un libro. Quest'anno non posso che incoronare Jorja Smith come scoperta più bella e sorprendente. In tutto e per tutto. Lei ha una voce incantevole, poi la base ci mette anche del suo. Non riesco più a commentarla. Mi viene voglia di buttarmi sul letto ed ascoltarmela finché non mi ha stufato. Ma non mi stancherà mai una canzone del genere. Forse questa potrei definirla la mia preferita di tutto l'album. Però... «So why don't you lose yourself for me? [···] When sometimes you could be lost, you could be found I've been lost, I've been lost again and I've been found Then I found myself but I'm constantly finding myself»
11) Kudasaibeats - Eventide
È questo il bello di scoprire musica nuova. Non sai mai che cosa ti può capitare. Nel prologo vi avevo accennato di questo Kudasai. Ma chi è? Kudasai è un ragazzo che fa musica (molto probabilmente nella sua dimora) con l'ausilio del computer e della chitarra. Fa questo genere di beat privo di una voce che rappa o canta. Quando l'ho scoperto lo ascoltavo perché mi rilassava e cercavo ispirazioni su quale tipo di beat mi piaceva di più. Incantato da questo tipo. Kudasai mi ha catturato. Mi ha portato nel suo mondo del lo-fi hip hop. È rilassante ascoltare tutte le sue canzoni, se poi quelle canzoni ti riescono ad accompagnare nella lettura di un libro. Sì perché ho letto la seconda parte del libro che vi ho detto poco fa, ascoltando solamente i beat di Kudasai, mettendo riproduzione casuale. Mi ricordo quasi tutte le tracce, ma i nomi spesso li confondo o me li dimenticato per questo motivo. Ero preso talmente dal libro che non mi interessava che canzone stessi ascoltando. Però questa me la ricordo perfettamente. Ricordo l'attimo che finì il libro ed ascoltavo proprio Eventide. Ricordo il vuoto che mi si è creato appena finì di leggere quel libro. Erano mesi che lo stavo leggendo ed avevo concluso tutto. Mi aveva lasciato con il voler rileggerlo di nuovo. Perché è stato veramente bello. Però non l'ho fatto. Ho voluto lasciarmi con il ricordo perfetto di quel finale con questa traccia come colonna sonora.
10) Rancore - Underman
Che album ha creato Rancore? Non è una novità che Rancore fa dei lavori incredibili. Le sue abilità liriche sono a dir poco eccezionali. Non ci sono parole per descrivere la sua mente. "Geniale" limita le sue capacità e potenzialità. Anni al fianco di Dj Myke, questa volta lo troviamo alla prima esperienza solitaria, con alcune collaborazioni nelle varie basi. Per alcuni è stato visto come un album che mancava di qualcosa. Quel qualcosa è stato rilevato nelle basi. Insomma, si è detto che si è sentita, appunto, l'assenza di Dj Myke. A parer mio, tutto l'album è incredibile. E le basi le trovo bellissime. Ci sono tracce che mi hanno fatto volare. Underman in primis. Ma vogliamo parlare di Sangue di Drago? Per non parlare di Giocattoli, Depressissimissimo e Questo Pianeta. Ma perché che v'ha fatto Beep Beep? Che cazzo de disco regá. Penso che sia un importante passo di Rancore verso la sua indipendenza artistica. Non sempre fare le stesse cose giova alla carriera. L'allontanamento da Myke ha fatto sì che si esprimesse a pieno con un album completamente suo. Non dico che con Dj Micio Nero (se fa chiama anche così, lol) non abbia fatto cose da lasciare il segno. Cazzo hanno fatto S.U.N.S.H.I.N.E., D.A.R.K.N.E.S.S., Non Esistono, Vivere 💜, Capolinea, Brutti e Cattivi, Disney Inferno e così via. Però con Musica Per Bambini ha creato un suo mondo. Sia liricalmente che musicalmente. In questa traccia vedo me. Io divento Undeman. Gli occhi della gente mi vede così, ma io invece no. I miei amici vedono il supereroe, non sapendo che sotto il costume ci sono mostri, debolezze e fragilità. L'ho interpretata così perché ho visto nelle parole di Tarek, il mio carettere. Quel supereroe colmo di insicurezze, paure e pieno di problemi. Che la gente guarda il costume pensando sia il paladino della giustizia. Ma in realtà è soltanto una misera maschera. «Nessuno sa io quanto tempo misi nella crisi Costruendo quei castelli di pastelli che in un colpo disfai [···] Io mi prendo così tanta colpa che sarà follia Pensare che ci sta qualcuno nella stanza Addormentarmi so che dipenderà da me Nessuno mi ha fatto una magia Addormentarmi so che dipenderà da me E se non mi addormento è colpa mia [···] Detesto l'atteggiamento stupido, elementare Che a volte assumo quando penso subito che va male» Poi, ultimo ma non meno importante, la parte di Underman che più mi definisce. «La notte nel letto dormo sempre sul bordo Così metto sotto al letto tutti i mostri che porto La mattina piano piano sotto il letto mi sporgo Li riconto poi li segno sul diario di bordo»
9) Mecna - Bugie
Piccolo aneddoto. Al suo firma copie di Blue Karaoke a Roma, stacco da lavoro, e vado direttamente alla Discoteca Laziale. Lui arrivava alle 17. Io staccavo alle 15, arrivo lì alle 15:15. Io ancora non avevo ascoltato l'album, fino a quel momento. Che faccio, che non faccio. Ascoltiamolo sennò mi pare brutto che vado lì e gli dico che nemmeno l'ho sentito. Sentito una cosa come 3-4 volte consecutive. Wow. Non lo so però. Devo ascoltarlo meglio. Entro dentro, saluti, abbracci, baci, io che divento una pussy con la fre*na bagnata, non riesco a compiere una frase di senso compiuto. Gli faccio vedere tutti i miei/suoi cd, alcuni anche doppioni ed altri anche imballati e lui mi fa: "Wow, ma alcuni sono nuovi, non li hai ascoltati? Te li autografo tutti?" Io in preda alla vergogna gli dico di no e gli regalo la maglia del Foggia (non chiedetemi come ho fatto a trovare una maglia del Foggia). Autografo di rituale sul cd appena comprato, due foto (che sembro un ebete), mega abbraccione di nuovo e vado via. Che dire l'album l'ho ascoltato tantissime volte nel corso dell'anno e mi ha conquistato sempre di più. Appena ascoltai tutto l'album rimasi leggermente deluso. Ma ascolto dopo ascolto ho avuto come l'impressione di sbagliare opinione. Ho notato che i vecchi lavori di Mecna musicalmente si assomigliassero e quest'ultimo ha una notevole differenza. Le basi sono costruite benissimo, ma con un accenno forte di musica e componenti elettronici. Non che nei scorsi lavori fossero brutti o privi di questi componenti, ma era molto leggera l'impronta. Parlo da amante di Laska. Con Blue Karaoke, Mecna con i suoi colleghi, ha voluto fare un passo importante e "sperimentare" questo genere molto più difficile. Dico difficile perché non a tutti può piacere. Disco Inverno è completamente beat e sample. Laska è con uno sguardo sulla musica elettronica, per certi versi: ci sono molte chitarre, qualche beat (prodotti da Big Joe, dai The Ceasars ecc.), pianoforti e un bel po di strumenti fighi. Ora nemmeno mi ricordo, però i primi tempi di Laska non era stato accolto benissimo. È stato criticato molto. Poi Lungomare Paranoia che segue la linea melodica di Laska, allontanandosi sempre di più da beat molto vecchio stile, cercando di ricreare melodie più complesse con l'aiuto di Alessandro Cianci, Iamseife e Lvnar. Gli ultimi due produttori di musica elettronica appunto. Poi il passo importante è stato quest'ultimo lavoro. Che a parer mio ha fatto il botto. Inizialmente, ripeto, non mi aveva preso, ma il tempo ha fatto il suo effetto. Poi le intenzioni di Mecna è di lasciare queste canzoni all'ascoltatore. Appunto di farle imparare a memoria e cantarle come in un karaoke. Per me ci è riuscito. Cioè io la maggior parte delle canzoni le so quasi a memoria. Ma io sono un discorso a parte. Ok, ho parlato anche troppo di tutto l'album. Ora parlo di Bugie. La canzone che ho reputato la migliore di tutto l'album. Ma ho cambiato idea un paio di volte. Perché ce ne sono una cifra belle. Basta pensare a Senza Di Me, Pratica, Non Sono Come Te, Piano B, Tu ed Io, Ottobre Rosso, Un Drink o Due. Tutte da lasciarmi senza fiato. Bugie l'ho apprezzata tantissimo dall'inizio alla fine. L'apice della bellezza l'ho raggiunta quando sono andato fino a Milano, la scorsa estate, a vedere il suo unico concerto estivo. Solo. Regà, piccola parentesi: andate a vedevve i concerti da soli. Non avete paura de sta soli in un concerto. Poi quando la musica parte, ve dimenticherete chi c'avete accanto. Poi se te fai due birre sei pure più preso, a tre birre te lasci andà a balletti vergognosi, se la musica lo consente. Chiusa parentesi. Prima del concerto avevo letto più volte il testo e quanto le parole fossero forti. Del resto Mecna non mi ha mai sorpreso, ha sempre avuto questa scrittura. La fine di un amore. Una cosa nuova per Mecna. E che odia quelle sporche bugie. Che logorano dentro. Quando ascoltai Bugie al Magnolia, lo scorso luglio a Milano, ero rimasto incantato. Per l'esibizione estenuante negli ultimi istanti di canzone. «Che fai cioè te ne vai o stai qui con me?» ripetuto tantissime volte, tanto che si capisce quanto anche lui teneva a quel rapporto. E che voleva sperare che la fine non sarebbe stata quella. Ho amato la parte della canzone che ripete quelle parole. Anche per l'eccesso delle stesse fino al capire quanto dolore ci sia dietro. L'aggiunta della voce elettrica, quasi con un autotune che distorce la voce, rende tutto più pesante. Quella voce distorta l'ho interpretata come un pianto. Anche quando dopo quella frase sembra fare versi di lamento, si capisce quanto lui ci sia stato male. Questa mia interpretazione della parte finale può anche essere esagerata o troppo estrema, ma quando sono stato sotto quel palco ho visto quanto dolore ha sputato su quel microfono. Era come se stesse buttando fuori tutta la tristezza e la rabbia di quelle bugie.
8) Mina - Un anno d'amore
Nelle prime righe di questa nota vi ho parlato della mia volontà nel ascoltare la musica italiana del passato. Tutti i suoi artisti più importanti che hanno fatto la storia della nostra musica. Mina non l'ho mai ascoltata prima di quest'anno. Verso fine dicembre un mio amico mi consiglia di vedere una serie tv: Master of None. Una serie tv che parla della vita di questo attore che fa cose, provini, esce con gli amici, con le ragazze ecc. Fondamentalmente non è nulla di che la serie tv, è molto blanda. Sono due stagioni molto carine. Nell'ultima serie il protagonista si trasferisce per un periodo in Italia e conosce usi e costumi del luogo, grazie anche ad una ragazza del posto che ci fa amicizia. Fino a conoscere anche la musica. Nell'ultima puntata c'è una scena davvero bellissima di lui che balla insieme a questa ragazza con questa canzone di Mina in sottofondo. La cosa che mi è piaciuta di più di questa scena è stata che la ragazza (appunto italiana, Francesca Mastronardi, l'attrice dei Cesaroni) traduceva in inglese le parole della canzone di Mina al protagonista, mentre appunto ballavano un lento. La scena mi ha davvero colpito davvero un sacco, tanto da farmi innamorare di questa serie tv. Se avevate in mente di vederla mi disp una cifra :(( Se invece non ve ne fotte un cazzo, vi linko il video così potete emozionarvi come ho fatto io vedendo questa scena: https://youtu.be/AhoqbtiDIw0 Non sarà la stessa cosa, però è per farvi rendere l'idea di perché mi piaccia cosi tanto questa canzone. Mina, ascoltata soltanto quel momento, mi ha preso e mi ha interessato tanto da sentire altro del suo repertorio. Se Piangi, Se Ridi, anche quella stupenda. Ma questa che è finita qui su mi ha catturato come un Pokémon. Sono follemente innamorato della voce di Mina. Mi incolpo a non averla ascoltata prima. Ma mi perdono allo stesso tempo riascoltandomela di nuovo. Di nuovo. E di nuovo. «Ricorderai Quei giorni felici Ricorderai Tutti quanti i miei baci E capirai In un solo momento Cosa vuol dire Un anno d'amore»
7) Foster The People - III
I Foster the People sono un gruppo che ho conosciuto quando ero un giovine ragazzo che passava le giornate andando a scuola, tornava a casa, e invece di studiare, giocava alla play. Passavo i pomeriggi a giocare a Fifa. Poi delle volte uscivo. Comunque, chi se la scorda Call It What You Want. Ye ye. Colioucciuuoo. Ye ye. Erano altri tempi, manco ascoltavo così tanta musica. Verso novembre un mio amico mi ha fatto ascoltare la prima traccia di questo album. Poi io man mano l'ho ascoltato tutto e sono finito in questa. Ipnotizzato dal ritmo che ti tranquillizza. La sua voce che ti culla. Un pizzico di elettronica che non dispiace affatto, rende tutto estremamente ben realizzato. Una sera questa canzone mi fulminò. Ero in preda a tante emozioni. Ero dispiaciuto, felice, con un senso di vuoto. Delle parole mi avevano spiazzato ma reso felice. Ero fuori al parco di fronte casa, con la pioggia fina che cadeva. La gnagnarella. Ascoltavo questa traccia e pensavo di essermi completamente armonizzato con tutto ciò che avevo attorno. L'asfalto bagnato, le luci delle macchine che passavano, i palazzi bagnati che sembravano piangere, i lampioni, gli alberi, la notte, la pioggia. Avete presente il panismo di D'Annunzio. Lui però si fondeva con la natura, io mi sono fuso con quello che ho di fronte casa. La merda, però era un momento di vera e propria trascendenza. Poi finita la canzone e sono ritornato Piero.
6) 6LACK - Sorry
Inizialmente non era prevista questa traccia nel grande scaglione delle prime scelte. Avevo messo 170 canzoni nella prima selezione. E non era prevista questa. Poi l'ho riascoltata e sono tornato indietro. Tutti i ricordi sono tornati e ho avuto un flashback. Lo scorso anno ho avuto un forte desiderio di sparire. Ho voluto allontanarmi dal mondo e scappare dalle persone che conoscevo. È capitato un viaggio mentre ero in queste condizioni. Sono partito per Londra ed ho oscurato tutti i miei rapporti relazionali. Tranne uno. Però non voglio soffermarmi troppo sul con chi ho voluto stare. Era un momento buio, cose del passato che erano tornate e che non ero riuscito a superare o dimenticare. Riascoltando questa traccia di 6LACK sono tornato indietro nel tempo. Sono stato male di nuovo. Ho pianto. Ho trascurato i miei amici. Per quale motivo? Ero caduto di nuovo nel mio "momento no". È stato un colpo al cuore quel periodo, è stato una successione di cose che mi ha fatto capire che non avevo dimenticato nulla. Quel maledetto giorno di qualche anno fa. "Nikes". Quella fine d'ottobre che sarà una ferita che non si rimarginerà facilmente. Sono di nuovo ritornato al mio passato con una consapevolezza: che non avevo dimenticato nulla e che avevo travisato il problema non pensandoci. Ma più ci penso più mi fa male. Volevo chiedere scusa a tutti i miei amici e non se sono stato assente in quel periodo, ero a pezzi. Volevo ringraziare chi nonostante tutto mi abbia tranquillizzato e mi abbia riabbracciato come se non fosse successo nulla o come se io non fossi sparito. E volevo ringraziare anche chi mi è stato vicino data la distanza. Grazie veramente tanto. Ecco il perché questa canzone è così in alto. Mi ha tirato fuori tanti ricordi in poco più di 3 minuti di beat. Per me significa molto questa canzone. È lo scusarsi per essere stato egoista ed aver pensato a me stesso in quel momento piuttosto che stare con gli altri. Ma io non ce la faccio a stare con gli altri quando sto male. Perciò vi chiedo scusa per essermi assentato. E grazie per chiunque mi sia stato accanto e ancora è qui con me.
5) Florence + The Machine - The End of Love
Ho amato alla follia questa canzone. Nel nuovo anno l'ho odiata. È veramente qualcosa di... Senza parole. Certe volte si cerca di trovare le parole giuste per descrivere qualcosa. Ma delle volte bisogna evitare di dirne perché non esistono. Nessuna parola può essere fedele a ciò che voglio intendere in questa traccia. In questa canzone io non riesco a delineare un commento. Ogni parola sarebbe superflua. Ma dei giorni l'ho odiata talmente da non poterla ascoltare. Nello scorso anno è stata una delle canzoni più belle e incredibili che avessi mai ascoltato, nel nuovo anno non l'ho potuta più ascoltare. L'ho odiata. Questo commento lo faccio senza ascoltare la canzone, perché non ce la faccio. Ogni canzone che commento la ascolto in loop, finché non finisco le parole per descriverla. In questo caso non ho forza di mettere play. Ho ricordi forti che preferisco non ritirare fuori. Preferisco che l'ascoltiate voi e mi diceste cosa vi trasmette. Se un giorno ci dovessimo vedere, vi spiegherò a voce cosa mi ricorda questa canzone. Per ora lascio un tassello mancante in questa playlist. Perdonatemi.
4) Johnny Rain - Erösia
La riascolto ed ho ancora i brividi. È come la prima volta che l'ho ascoltata. Avete presente la playlist Discovery Weekly di Spotify? Che si aggiorna settimana per settimana seguendo chissà quale algoritmo. Io ogni tanto gli do un ascolto. Verso dicembre dello scorso anno, forse gli inizi, mi imbatto in questa splendida canzone. Erösia. Che non so nemmeno cosa significhi. So soltanto che sono rimasto estasiato da questa traccia tanto da ascoltarla tantissime volte. Sono stato completamente catturato dalla magia che Johnny Rain ha creato in poco più di cinque minuti. L'inizio in punta di piedi. Gli uccelli che cinguettano. Ha ricreato un vero e proprio mondo. Non riesco a trasmettervi ciò che mi ha fatto provare. Sto cercando di farvelo capire ma è davvero difficile. Sembra di sognare in un posto circondato soltanto da alberi, acque incontaminate, animali docili e uccelli che svolazzano e cinguettano sugli alberi. È una cascata questa canzone. Una cascata di acqua che lava tutte le impurità che ho addosso. Non lo so perché penso a questo. È una mia sensazione che avverto al solo ascolto. È qualcosa che va oltre al semplice sentire con le orecchie. Trasmette molto di più. Rare volte una canzone mi colpisce così tanto. E meno male che esistono canzoni del genere. Musicalmente è qualcosa di sublime. La parte che amo di più è il dialogo che dovrebbe essere una registrazione della mamma di Johnny Rain. "«To imperfect people than love each other perfectly [···] Never go ahaed by yourself, son [···] Bring hope to the people than ear your music, son [···] Love is real» Tutte queste parti le ho provate a scrivere da solo, ascoltando più volte questa traccia meravigliosa. Non c'è un testo con i dialoghi della madre e di Johnny. Un vero peccato. «If water can turn to wine, And a worm into a butterfly, then So what if I believe a flower can bloom beneath the concrete? God told me, The line for impossible is where you set your box and lay in it I’ll lay anywhere with you.» Però sembra di percepire l'amore di una madre che sostiene il figlio in quello che ama fare. «Love survives in all, all of you»
3) Jorja Smith - The One
Siamo arrivati al terzo posto con Jorjetta. Cazzo di album ha creato. Lost & Found. Perdersi e ritrovarsi. Mi sono perso un mucchio di volte durante l'anno, ma mi sono ritrovato altrettante volte. Ora basta parlare di me, parliamo di The One. Non è la mia preferita dell'album. Lo è di un'altra persona. Io sono molto legato. Sia alla canzone che a questa persona. Ho forti ricordi di tutto l'album di Jorja Smith. Ricordo di averla conosciuta così dal nulla, senza nemmeno sapere chi fosse. Un piccolo commento di questo album mi è stato detto: "è un album da scopata". Da paura ce vado a nozze. Mi piacciono le canzoni molto lente e passionali. Però. Però non è stato così. Se lo si ascolta una volta si può giudicare così. Ma l'ho ascoltato numerosissime volte, e lo reputo uno degli album più belli di tutto l'anno. Ci sono canzoni che ti colpiscono, come questa, On Your Own, Tomorrow, February 3rd, Don't Watch Me Cry, Blue Lights, Teenage Fantasy. Sono tutte incredibili, che mi hanno lasciato col fiato sospeso. Ho forti ricordi appena le ascolto perché mi ricorda questa estate. Avevo conosciuto una persona che mi ha consigliato un libro. Anzi due. Però uno mi ha lasciato il segno. Quel libro me lo porterò nel cuore. È un forte legame che ho con quella persona. Come fosse un coltello dentro me. Ogni volta che ascolto una traccia di Lost & Found mi vengono in mente le pagine di quel libro. E mi ricordo di quei giorni spensierati che concludevo il lavoro e stavo iniziando la mia vacanza da disoccupato. Però quest'ultima cosa spezza la romaticità e l'essenza che mi ha dato l'album e il libro. Insomma Jorja Smith mi ha accompagnato per tanti giorni, finendo per diventare parte della colonna sonora di quel libro. The One perché è così in alto rispetto alla mia preferita February 3rd? Per i ricordi del libro, ma soprattutto per il forte legame con quella persona che ho avuto e che ho ancora tutt'oggi. The One per me vale molto di più di una canzone preferita. Quando ci sono dei sentimenti che vanno a colpire un qualcosa di tangibile (o in questo caso di udibile) diventa difficile non dargli importanza. «Even if I feel this way I don't wanna feel this way»
2) Mecna - 31/09
Appena avevo letto il nome di questa canzone ho detto: "vaffanculo Corrà". Ho pensato fosse forzato dal dover continuare questo "brodo" delle date. Dopo 31/07 e 31/08 esce 31/09. Non mi andava a genio sta cosa del continuare la saga, giuro. Mi ha dato fastidio. Poi l'ho ascoltata. E non mi ha detto nulla. L'ho riascolta. Ancora. Ed ancora. Ed ancora. Poi incomincio a metabolizzare il testo. La canzone ruota attorno ad una nostalgia velata. Sembra seguire la tristezza e la linea delle due canzoni scritte a data. Ma con un differenza sostanziale. Perché se ci penso anche le altre due parla di nostalgia, tristezza e amore finito. Parla di un addio. Ma questa è diversa. 31/09. No, non esiste. E la cosa bella è quella. Racconta di un addio questa canzone, come le altre due. Ma è un addio che verrà detto proprio il 31 di settembre. Ma il senso dietro quel addio mi ha lasciato senza parole, appena l'ho capito. Un addio che non verrà mai detto. Perché 31/09 significa mai. E dopo averla ascoltata anche al live di Milano, e dopo alcuni mesi anche qui a Roma, ho colto la felicità di Mecna a fine concerto. Perché ogni live ti lascia sempre con quel amaro in bocca. Finisce il concerto e tu sei esaurito da emozioni che vanno dalla tristezza, al dolore. Si balla anche ai live di Mecna, tipo quando parte Faresti Con Me (che la dedica sempre alle ragazze), Roar, Sono Fatto Così. Non è soltanto una presa a male, ci si diverte. Il Tempo Non Ci Basterà Mai. Pure in questa canzone dà il meglio di se. Insomma, dopo il concerto di Mecna, solitamente ti senti triste, perché ti porta nel suo mondo. E ti ci fa immergere anche per i giorni successivi. Dopo l'uscita di quest'ultimo album e cambiato completamente l'effetto. Perché come dice anche in Un Drink O Due «C'ho fatto quasi un disco intero per dimenticarla Tu sei arrivata come i fulmini in spiaggia» si capisce quanto sia cambiata la situazione. Di questo sono felice. Perché Mecna mi ha cresciuto. Da quando sono un piccolo teenager, mi ha cresciuto con Disco Inverno, i vari EP in freedownload e singoli sparsi qui e lì. Poi Laska. Mamma mia Laska. Grazie ancora. Lungomare Paranoia. E infine siamo arrivati qui. Blue Karaoke. Dove qualcosa è cambiato. E finalmente a fine concerto non c'è la sensazione di tristezza che ti fa percepire Mecna. Alla fine di tutto ci mostra quanto sia cambiato. E quanto sia felice. Grazie. Ho un piccolo aneddoto per voi. Lo scorso anno vi ho raccontato il riassunto del concerto di J.Cole a Francoforte. St'anno volevo condividere con voi una parte del concerto di Mecna. Quello a Roma. Al Monk. Sicuramente uno di voi che sta leggendo, già starà ridendo, perché ha assistito a tutto ciò. Verso novembre, credo il 23, Mecna fa tappa al Monk di Roma in concerto. Io e un mio amico siamo andati a vederlo. Il mio amico parcheggia, poso il giacchetto in macchina e ci incamminiamo verso il posto. Prima di entrare c'era una fila per rinnovare le tessere Arci. Noi due eravamo in fila. Dopo aver aspettato un bel po di minuti incomincio a sentire freddo con solo una longslive addosso (genio, a metà novembre co na magliettina a fa er figo che non sente freddo, poi er giorno dopo sto co la broncopolmonite), dico al mio amico che vado a prendere la giacca in macchina che stavo rischiando l'ipotermia. Vado a prendere questa giacca in macchina. Apro il cofano (l'avevo messa lì, perché casomai aprono la macchina fregandosi una giacca di jeans che fa schifo al cazzo), faccio un passo indietro per far aprire completamente il cofano, ma faccio cadere un segnale stradale che era messo li a terra. Rialzo il segnale stradale e appena rialzo la testa dò una mega-craniata sul cofano che non si era aperto del tutto. Dopo aver imprecato, metto la giacca, chiudo la macchina e torno dal mio amico in fila dolorante. Avevo il cappello di lana, perciò mi sono detto: "vabbè ho attutito il colpo", però stavo ancora stordito dalla botta sulla fronte. Raggiungo in fila il mio amico e gli racconto l'accaduto. Lui ride (e sicuro starà ridendo ancora adesso), ma poi appena alzo il cappello e gli dico: "che me so fatto qualcosa?". Grondavo di sangue. Tutto il cappello sporco di sangue. Lui mi diceva: "te la senti di entrare?" Che cazzo de domande? Metto un fazzoletto a evitare che il sangue vada a sporcare ulteriormente il cappello, prendiamo tessere e biglietti ed entriamo. Tutto il concerto co sto cazzo de fazzoletto pregno de sangue. Poi ad una certa l'ho tolto perché stavo troppo preso dal concerto. Finisce il concerto e aspettiamo sotto al palco. Sapete ste cose le fa spesso, lo dice anche nelle canzoni "ci vediamo sotto al palco", ma per me è stata la prima volta a farlo. Aspettiamo insieme un tipo, che poi inizio a chiacchierare e spiega che per lui sono 5 volte che lo becca dopo il concerto. I tipi della scenografia del palco ci dicono che dovrebbe uscire fuori, ma all'esterno del locale. Andiamo dietro in un vicolo e spunta fuori sto gigante. Tacci quanto cazzo è alto. Spunta fuori pure Lvnar, che era palesemente ubriaco. Dei ragazzi si fanno una foto e poi tocca a me e il mio amico. Io lo abbraccio come fosse un fratello e non lo lascio più. Poi saluto anche Lvnar e ci facciamo una foto tutti e tre insieme. Io con un sorriso che mi vergogno anche soltanto a parlarne. Il giorno dopo parto per Napoli con quel bozzo sulla fronte più grande del Vesuvio. Torno a casa pensando che sia stato il giorno più bello dell'anno. Anche per la capocciata al cofano che mi ha lasciato la cicatrice. Ma consapevole che non era così. Il secondo più bello dell'anno. La prima è stata una giornata di fine giugno. Ma questa è un'altra storia.
Siamo arrivati agli sgoccioli. Tutto si sta per concludere. Prima di lasciarvi alla prima canzone dell'anno vorrei ringraziare di nuovo tutti. Chi ha fatto parte del mio anno, chi mi ha consigliato musica e chi mi è sto accanto. È stato un anno incredibile. Per le difficoltà e per le gioie che mi ha regalato. Vorrei dirvi che quest'anno ho capito una cosa in più della musica. Ho capito che oltre ad essere arte ed essere una forma di espressione, collega artista ad ascoltatore con un filo immaginario. Così come ascoltatore con un altro. Un legame che non esiste ma li accomuna. Nella canzone che andrò per stilarvi per ultima rappresenta questo. La bellezza di ciò che riesce a trasmettere una canzone data la distanza. L'artista che riesce a trasmettere emozioni all'ascoltatore. Che lo arricchisce in qualche modo. Ho capito anche che la musica è sempre bella, e va capita. Rare volte è creata per essere brutta. Ma un artista crea per fare apprezzare, ed io ascoltatore devo avere la percezione di apprezzare ciò che ha fatto. Se non riesco ad apprezzarlo non vuol dire che sia brutta, ma soltanto che io non trovo la sua bellezza. Tranne per il raggeton. L'espressione di fare musica è come dipingere, disegnare, scolpire, scrivere poesie, romanzi od altro. Una persona crea arte per poter trasmettere qualcosa che possa diventare un sentimento, che sia positivo o negativo. Poi c'è anche il fattore di passare momenti in compagnia della musica. Così da collegare certi ricordi ad una canzone in particolare. Tipo quando sei innamorato e dedichi una canzone alla tipa. Poi ti ci lasci e la risenti, pensando a quanto sei stato coglione a dedicargli "Senz e te non pozz sta" de Gianni Celeste. Quindi questo. Vi lascio alla fine dei giochi. Grazie per aver letto fino a fine. Ci ho messo tutto me stesso per farlo uscire il giorno del mio compleanno. Un regalo a voi. Non a me. Ho passato giorni a scrivere e scrivere perché ho trovato terapeutico ricordare cosa ho ascoltato e fatto lo scorso anno. Mi sono divertito. Altri giorni meno. L'ho passato con voi. Che è stato figo. Sperando che anche i prossimi anni continuerò ancora a scrivere per la musica. Così se da vecchio avrò l'Alzheimer mi ricorderò che cazzo ho fatto da giovane. Vi ringrazio dal profondo del cuore, perché quest'anno è stato un anno fantastico, pieno di emozioni e di sentimenti. Un anno che dimenticherò difficilmente. Amici e persone care che state leggendo questo: vi voglio bene. Grazie per aver reso incredibile tutto ciò. Ho scritto tanto. Troppo. Ci vediamo il prossimo anno.
1) Mac Miller - So It Goes
L'ultima canzone dell'album. So it goes. Così è andata. Ho due concezioni di questa canzone: la prima è quella più ovvia, quella della fine della relazione con Ariana Grande e lui che mette un punto ed esclama: "è andata così". L'altra concezione è più personale: la sua scomparsa. Come vi ho detto qualche parola fa, questo album l'ho ascoltato davvero tanto. Sia appena uscito ed anche dopo la morte di Mac Miller. Inizialmente avevo inteso tutto l'album come una rivalsa, un voler reagire alla relazione finita male con la popstar. Ho pensato che volesse mandare un forte messaggio anche riabilitativo. Perché nei mesi precedenti all'uscita di Swimming, uscivano articoli dove era coinvolto in un incidente automobilistico contro un camion. Delle notizie che descrivevano le condizioni del rapper davvero pessime. Sempre sotto sostanze stupefacenti ed alcool. Poi silenzio fino al 13 luglio, con l'uscita del singolo Self Care. Poi il 3 agosto. Swimming. Nuotare. Nell'intro del disco (Come Back to Earth) parla di se stesso che prima stava affondando e che poi stesse imparando a nuotare. Ecco perché ero davvero felice per questo cd. Ero felice che stesse reagendo ad un periodo di depressione, vizi e abusi. Umanamente mi sono sentito vicino a lui, come lo scorso anno capitò a Ghemon con Mezzanotte. Poi il 7 settembre. La sua scomparsa. Mi sono sentito vuoto. Ho avuto la sensazione di essere morto anche io. Perché non ce l'aveva fatta. È difficile reagire dopo la fine di una fine di una relazione. Perdi la concezione di tutto, se chi perdi era come una certezza o un punto fisso. Ti senti crollare il mondo addosso. Penso che quasi tutti ci siano passati. Non auguro a nessuno di lasciare una persona o, peggio ancora, essere lasciati. Amatevi. Amate e fatevi amare. Sembro un hippy del cazzo. Torniamo seri. Dopo la morte di Mac ho sentito un forte senso di vuoto dentro me. Il ripetere la stessa storia con la scomparsa di Chester l'anno prima ancora. Come se i miei punti di riferimento musicali stessero scomparendo man mano. Creandomi soltanto dolore. Non ho preso bene la scomparsa di Mac Miller, tanto che me la sono portata per doversi mesi dopo questa negatività. È stata, in parte, anche la ragione per cui sono voluto sparire dalla faccia della terra alla fine di settembre e inizi di ottobre. Ho avuto la voglia di lasciare tutto e tutti e scappare dal mondo, rifugiandomi in me. Volevo stare solo. Perché non trovavo nulla che mi rendesse felice... Volevo condividere con voi il commento a caldo, il giorno stesso della sua scomparsa, così da rendere l'idea e canalizzarvi in me in quella giornata. «È stata una giornata triste. Come lo sarà domani. Ed ancora domani. Ed ancora. Ancora. Gli ho voluto bene. Come se fosse stato un fratello. Il fratello poco più grande di me che ha vissuto le mie stesse cose e me le ha spiegate man mano. Con tutti i suoi album. Pregi e difetti. Il bello e il brutto. Cosa non ha fatto Mac. Oggi ho saputo apprezzare di più il suo ultimo album. Anche se ho colto dei piccoli riferimenti o sospetti che forse avrebbe deciso tutto già da un bel po. Spero di sbagliarmi. Il fatto che mi rattristisce di più è aver visto dei grandi artisti aver partecipato a Swimming. J.I.D, Snoop Dogg, J.Cole, Thundercat. Non ce la faccio ad accettarlo. Ma perché ogni cazzo di volta è sempre così? Innamorarsi di un cantante che tocca delle corde profonde dell'animo. E poi sapere che non de l'ha fatta perché non è riuscito a nuotare. È affogato. Come dice nell'intro, prima affogavo ora sto nuotando. È difficile accettare che sia affondato. Da solo. Odio anche il fatto che ora la gente addossi la colpa a quella ragazza innocente. Ariana. Che cazzo ha fatto quella povera donna? Il problema non era lei. Perché cazzo non ce l'hai fatta Mac? Perché? Perché tutto questo? Non lo sai.. nemmeno tu forse. Non l'hai mai saputo neppure tu. Veramente. Sono proprio senza parole. Oggi non avrei voluto fare nulla. Invece avevo preso impegni ed è andata così. Ho assistito sempre che quando una persona se ne va, tutti riconoscano il suo vero valore. È la cosa che mi mette più tristezza. L'uomo apprezza le cose dopo averle perse o quando non le ha più. È meschino. Ora staranno tutti sbavando dietro a tutte le canzoni che Mac ci ha lasciato. La cosa che mi rende felice è che non rientro in quelle persone. L'ho conosciuto e l'ho apprezzato molto. Nei primi anni quando ancora non ero cosciente del rap e hip hop, cercavo qua e là qualcosa di nuovo. Mi ricordo ancora, come se fosse ieri una playlist di canzoni rap. La prima era di Chance the Rapper. Cocoa Butter Kisses. La playlist andava avanti e io che diventavo sempre più quel che sono ora. Pian piano cominciai a scoprire un nuovo mondo. Ricordo anche un tipo che era sempre presente nei suggerimenti, ma non me lo inculavo, per chissà quale motivo. Aveva un nome strano. Come si chiamava quel tipo? Ah si! J.Cole credo. La playlist andava. Finche non capitò Best Day Ever. La mia prima canzone di Mac che ascoltai. Lì nacque tutto. Tutto l'amore. Ancora me lo ricordo. Poi le varie canzoni come Nikes On My Feet, Senior Skip Day, Frick Park Market, Knock Knock, Diablo, Kool Aid and Frozen Pizza... Mi ha fatto scoprire un mondo. Quel piccoletto che forse era alto quanto me o addirittura meno... Mi ha lasciato un vuoto. Mi ha fatto piangere. Ora sto con le lacrime agli occhi. Questo è quello che chiamo anche musica. Emozioni così forti da poter far piangere i fan. Gli ascoltatori. Saper trascendere le emozioni con la voce. Il testo. Le parole. La cadenza. La musica. La sinfonia. La base. Tutto. Ecco perché butto il mio tempo qui. Perché ho bisogno di tutto ciò. Un vuoto da riempire. E questo è l'unico rimedio. Non altri punti di sfogo. Non ho vissuto stando sempre bene. Ho sempre sofferto. Per ogni cosa. La musica è sempre stata lì a consolarmi. Nel bene e soprattutto nel male. Ed oggi sono qui. A parlare di un cantante che non c'è più. Di uno che ci contavo. Ed invece... Un piccolo rimorso è stato non averlo visto dal vivo. Avrei voluto cantare lì sotto al suo palco. Vederlo. Magari abbracciarlo. Un maledetto giorno ci ha divisi. Spero di rivederlo un giorno. Ma so che non sarà così. Grazie mille di tutto Malcom. Grazie delle parole. Grazie per la musica. Grazie per tutto. Anche se oggi è il giorno più brutto, oggi sarà The Best Day Ever. Avrei voluto non piangere. Ma alla fine sono caduto in basso. So It Goes mi ha ucciso letteralmente. Il pomeriggio qualche lacrima scese per il video di Best Day Ever. Dopo aver visto un video (che non sono molto sicuro sia vero) dove Mac nelle sue ultime storie fa ascoltare l'ultimo pezzo proprio di So It Goes, diciamo ci sono rimasto. Mentre stavo scrivendo, ascoltavo il suo album, e mettevo in repeat Wings e Dunno. Poi ad un certo punto passo ad So It Goes e quando arrivano gli ultimi istanti di canzone scoppio a piangere. Tanto da fermarmi. Dopo aver scritto tutto mi sciacquo e vado a dormire. Prima di dormire lo voglio riascoltare. Swimming in play. Sto per addormentarmi. Ma poi arrivano le ultime canzoni del cd. Mi sveglio dal mio assopimento in 2009. Arriva quella. So it Goes. Mi dico: non succederà nulla. Tutto bene, ma sempre in quel maledetto istante perdo il controllo e ricomincio a piangere, ripetendomi dentro me stesso: "grazie Mac. Grazie per aver reso stupende le mie giornate. Grazie di essere stato con me anche se non c'eri. Grazie della musica, delle parole. Grazie di tutto". [···] È questo il bello della musica. Sentirsi vicino ma stando a chilometri di distanza da artisti, fan, o persone che condividono gli stessi gusti musicali. Ho capito di essere molto legato a queste cose. Davvero tanto. Grazie Mac.» Ecco cosa è stato per me questa canzone. E continuerà ad esserlo. Se non fosse venuto a mancare Mac la canzone non sarebbe qui. Perché il significato che gli do io è questo: è andata così. Lui se n'è andato. E doveva andare così. E mi ha lasciato questo grande ricordo che io porterò sempre nel cuore. Grazie di tutto.
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revengeisalwaysanoption · 6 years ago
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[Skam Italia] Fic: Monologhi interiori
I’m really not planning to translate this into English, since there is already @skamsnake‘s fic delving into this concept beautifully, with her “Deserters of the balcony” ... But I haven’t seen one in Italian yet, so... Una cosetta veramente senza alcuna pretesa, scritta perché mi andava dopo aver visto questo post di @silenzio-assenzio​ ( http://silenzio-assenzio.tumblr.com/post/181808805604/un-penny-per-il-monologo-interiore-di-nico-durante ) Sospensione dell’incredulità sul fatto che questi monologhi siano in italiano, okay ;D ?  Un giorno riuscirò a scrivere qualcosa di un po’ meno breve... Ma non è questo il giorno.
17 Settembre 2018 - Ore 07:59 Quest’anno andrà meglio. Esagerazione. Quest’anno farà meno schifo dello scorso. Ce può sta’, sì. Quest’anno dobbiamo soltanto arrivare alla matura senza troppe assenze, tenere una media alta che se no mamma ce sta ancora più addosso ed evitare drammi. Non siamo qui per farci amici. Socializzare, okay. Evitare che ci sparlino dietro, pure. Più di così, si vedrà. Vorranno sapere che è successo al Virgilio, ma non mi va di parlarne. Non mi andava nemmeno di uscire dal letto, in verità, ma se avessi mancato il primo giorno so che avrei dovuto mettermi a ridiscutere la scelta di non andare ad una scuola privata con i miei. Okay, Niccolò, vediamo di che morte dobbiamo morire.
8 Ottobre 2018 - Ore 13:04 Che palle. Altri 8 mesi e mezzo così no. Cioè, son circondato da gente tollerabile - fatta eccezione per Covitti, a cui probabilmente brucia il culo di non essere più la star della classe? bo’, davvero, non capisco quale sia il suo problema - ed i prof non sono né più né meno pesanti rispetto a quelli che c’avevo ma... Altre occasioni per conoscerli meglio? O per liberarmi di ‘ste cazzo di ore di alternanza? In cui magari, per una botta di culo, trovo anche il ragazzo pieno di lentiggini che ho intravisto nei corridoi? Quello che c’ha un amico che non butteresti via manco lui - il fascino dell’occhio azzurro - esatto.  Seh. Vabbé. Sogna, Niccolò. Sogna.  C’avrà di meglio da fare, sicuro. A parte il gruppo di teatro, il nulla cosmico. Interpreto già la parte di un sano di mente tutti i giorni, quindi grazie ma anche no grazie.
“Ehi, ciao! Avete mai pensato di avere di un vostro programma in radio?” No, non ci hai mai pensato. Chi cazzo l’ascolta, poi, una radio scolastica? Nessuno. Ma è un modo come un altro per far passare il tempo. Per far sembrare le giornate meno monotone e tutte uguali. E poi te lo chiede Sana. Glielo devi, dopo che l’hai tagliata fuori dalla tua vita per storie tue con suo fratello... no? Sempre meglio che andare a pulire i cessi al McDonalds, di sicuro. O stare a sentire Maddi e le sue interessantissime cronache delle giornate all'università. In cui non ribadisce mai, figuriamoci, che se fossi stato più attento a seguire la terapia ed i suoi consigli magari a quest’ora il diploma ce l’avrei. Non lo fa apposta. Non lo dice apertamente. Lo fa intuire.  Quand'è che ci decidiamo a mollarla, comunque?  Nell'anno del mai, perché poi con chi c’andiamo a lamentare quando stiamo uno schifo? Chi è che c’è sempre stato? Ecco, già abbiamo la risposta.  Bravo Niccolò, bravo. 11 Ottobre 2018  - 17:43 C’è. C’è!  Okay. Piano d’azione al volo: non voltiamoci, non lo guardiamo, facciamo finta che non esista e di non sentire che ci sta fissando. Lui mica lo sa che c’abbiamo ‘sta paranoia che la gente non c’abbia di meglio da fare che starci con gli occhi addosso e che abbiamo sì imparato a fregarcene... Ma fatto sta che se entro in una stanza io do per scontato che la gente mi stia ad osservare.  Incluso lui.  Ma se mi volto e lo guardo poi magari finisce che mi strozzo con la torta, o m’inciampo nel banco. No. Un minimo di dignità, ora che abbiamo un pubblico. Salutiamo le ragazze. Studiamo con grande interesse il piatto di plastica e voltiamoci verso la lavagna. No, Nico, non distogliere lo sguardo neanche per un attimo. Mantieni questa tua aria misteriosa e distaccata, finché puoi. Magari lo stani... Ehi. No. Stop. Dove stai andando, tizio carino di cui non so manco il nome? Non te l’aspetti che io ti segua, eh? Che io me ne stia seduto oltre il vetro, a luce spenta, a sentirti cazzeggiare con il microfono della radio? Che esattamente la ragione per cui lo farò, metti mai che succeda qualcosa di elettrizzante. Qualcosa che non so manco io che vorrei che fosse, ma che non m’aspettavo sarebbe stato il trovare qualcuno con cui non pesano i silenzi.  Con cui mi escono sorrisi che non sono falsi, con cui parlare senza starmi a chiedere cosa potrei mai dire per far colpo e rendere memorabile la conversazione.  E non mi era mai successo prima, perciò mi raccomando Niccolò: non mandare tutto a puttane come tuo solito immaginando cose che non ci sono. Cerchiamo di conoscerlo meglio, prima, e di vedere se questo suo interesse è soltanto qualcosa di vago - un ‘non t’ho mai visto prima, da dove esci fuori?’ con aggiunta di ‘uao, mi ha rivolto la parola uno di quinto’ che non è mai da sottovalutare - o se c’è qualcosa su cui possiamo lavorare. Lavorare per portare dove? C’è Maddalena, te la ricordi? Sì, ora non corriamo. Nessuno sta partendo con film in cui te stai a pacca’ sto ragazzo - che ancora non sai come si chiama: ma ce la fai a chiedergli il suo nome, Colino? - sul terrazzo della scuola. Nei bagni. Nella sala di registrazione della radio. Nessuno. Zero film proprio. Stiamo a scambiarci sguardi, passandoci il fumo, e va bene così. Ovvio che deve arrivare ‘sta tipa. Che io non sono da antipatie a pelle, di solito, ma ‘sta qui m’irrita già solo dalla confidenza che dà al mio compagno disertore. Vi conoscete? State insieme? Non sono cazzi miei? Posso tollerarti giusto perché mi dai l’occasione di presentarmi, anche se lui ancora non lo fa. Però, ecco, potresti cogliere quando ti si ‘sta sottilmente invitando a sloggiare che qui si vorrebbe rimanere soli un altro po’.  No, okay, forse ho parlato troppo presto quando t’ho definita più simpatica di tuo fratello. Covitti. Un cognome, una garanzia. 16 Ottobre 2018 - 11:55  Andiamo a fumare? Sì, perché no? Diamo casualmente al nostro nuovo amico - uno di quei pochi con cui hai vagamente legato, in questa scuola di merda - appuntamento sul quel balcone. Quello che ti permette di buttare l’occhio in IVB e magari beccare Marti di sfuggita.  Marti che sarebbe Martino Rametta, da quanto hai letto sui fogli di entrata/uscita della radio, ma che sei liberissimo di chiamare come ti pare nella tua testa. Fatti valere, Niccolò.  Che magari c’è Marti, lì dentro, che te sta’ a spogliare con gli occhi. Te piacerebbe. Può darsi benissimo che non sia così, certo, ma può darsi anche che sì, okay? Infatti: guarda un po’ chi c’è?  Indoviniamo pure chi s’è appena dato una sigaretta sui denti, troppo distratto da ‘Sono o non sono l’uomo dei tuoi sogni, eh? Eh? Guardami ancora, Martino, guardami!!’ per avere pure idea di dove stessi ficcando quella cazzo di sigaretta? Avrebbe potuto andare peggio, avrei potuto mettermela su per il naso. E l’ho fatto pure sorridere. Adoro farlo sorridere.  Magari posso invitarlo a casa mia uno di questi giorni, e farlo sorridere ancor di più?
Maddalena! Ci sta sempre Maddalena, Niccolò! Perché non ti preoccupi di far sorridere lei, piuttosto? Ultimamente c’ha sempre ‘sta aria da martire, che è anche comprensibile dopo tutto quello che le ho fatto passare in ‘sti 3 anni... e okay, diciamole che ci vediamo venerdì sera per andare al cinema che è tipo un secolo che non usciamo - ma non da soli, che me sale l’angoscia solo a pensare di star solo con lei e forse questo dovrebbe dirmi qualcosa ma... ma BLABLABLA vaffanculo, come direbbe il Vate - e torniamo ad occuparci di Martino. Distratto da Sana, non ci siamo! Che crede che tu stia qui ad aspettare i suoi comodi?  Ritirata, soldato Fares! Torneremo all'attacco un altro giorno.  E vediamo di liberarci di quella fastidiosa vocina che fa  “S'informano i signori viaggiatori che Niccolò Fares sta sotto tutta Trenitalia ed Italo per Martino Rametta, ci scusiamo per il disagio.” ogni volta che incroci il suo sguardo, già che ci siamo. 19 Ottobre 2018 - 14:22 Martino? Che ci fa qui? Non mi pare che prenda ‘sto autobus per andare a casa.  Di sicuro non è per seguire me, che manco m’ha notato. Che ‘sta a guardare su quel cellulare? Messaggi della Covitti? I cazzi miei mai, no. Quelli non sono interessanti, m’hanno rotto. Facciamo le persone educate e salutiamo, non facciamoci distrarre né dai suoi occhi né dalle sue labbra - impresa difficile ma non impossibile - e sbirciamo. Sana. Che non sembra avergli dato la risposta che sperava. Magari posso aiutare, chiedere non costa nulla. E mi stai forse dando la scusa perfetta per invitarti da me, Marti? E ti pare che io non ne approfitti? Quando mi ricapita di sapere che musica ascolti, che libri leggi, guardarti e pensare a quanto vorrei sdraiarti sul divano o inginocchiarmi ai tuoi piedi e... No. Quelle fantasie teniamocele per noi, Nico. Non facciamolo scappare a gambe levate già da subito. Godiamoci questo venerdì pomeriggio insieme, sentendoci il cuore scoppiare per come anche solo stare a meno di un metro da Martino ci faccia sentire vivi come prima d’ora.  Maddalena chi? 19 Ottobre 2018 - 19:30 Maddalena. Maddalena, sì. Me la ricordo, vagamente. Gliene volevo parlare, a Martino, ma non mica potevo uscirmene di punto in bianco con un ‘Ah, ci starebbe ‘sta tipa con cui esco da 3 anni ma niente di serio. Te dimmi che ce stai ed io la mollo, giuro.’ Un conto sarebbe se ce stessa a prova’, ma non me pare. Cioè, forse sì. Più che provarci ci sta, ma ancora non sono sicuro fino a che punto. Metti che ora mi alzo e lo baci, dopo essermi tolto il sapore di ‘sta merda - e ne vado pure orgoglioso di averla cucinata, perché Marti pareva davvero colpito dal mio estro gastronomico, eh! -  dalla bocca con un sorso di birra, posso essere sicuro al 100% che non mi ficchi la faccia nel piatto e se ne vada? No. E allora perché parlargli di Maddalena? Non c’è motivo. Troverò il momento per dirgli di lei. Be’, ora che m’ha scritto ci si vede stasera per il cinema, e tra pochissimo passa da me con Matteo ed Elisa pare che l’abbia trovato Maddi, il momento. Perché ti pare che mi so’ ricordato di averla invitata io fuori, quando c’ho Marti in casa. Che continua a scherzare e sorridere, facendomi quasi sperare che sia io a metterlo di buon umore. E so che è da infame baciarla così, davanti a Martino. Senza nemmeno avergli menzionato prima la sua esistenza. Ma ‘sti cazzi. Non sono esattamente una bella persona, non creiamogli false illusioni. Piuttosto, teniamo d’occhio la sua reazione oggi e nei prossimi giorni. Chissà che non ci possa dire qualcosa.
---------------- A/N: Non so voi, ma quando parlo tra me e me a volte mi do del ‘tu’, a volte parlo al plurale “noi” e butto là qualche osservazione in prima persona, ma non uso MAI esclusivamente quest’ultima. Magari è soltanto qualcosa che faccio io, ma mi andava di dare questa impostazione anche a Nico... 
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i-am-a-polpetta · 6 years ago
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Raga ci siamo. È finalmente arrivato quel momento che stavo aspettando da quattro lunghi mesi. Voi non avete idea di cosa io stia provando adesso: RAGA, LUNEDÌ VADO A PRANZO DALLA NONNA CHE MI FARÀ I TORTELLI. GIURO CHE VI SENDERÒ LA FOTO PROVA.
Buongiornissimo Anche a voi da questa disagiata
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persidis · 6 years ago
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Ieri un ragazzo mi ha chiesto il numero di telefono. Non mi era mai capitato ed ero così felice, che voi non avete idea, e sono rimasta felice per tutta la giornata.
È stato così carino, vi giuro. E io stavo talmente impanica che volevo chiedergli "why me? Are you sure you don't wanna ask to my friends?" ma mi é uscito solo "why?" e lui è scoppiato a ridere e mi ha detto "you know, maybe I wanna hang out with you one of those nights"
AHHHHHHH
Ora sto aspettando che mi scriva... Non ne posso più, sto morendo dall'ansia! Ma si può?
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itachi-with-a-chicken · 7 years ago
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BAGNINO AL LIDO FINALE
Se non finisce qui mi taglio le mani
(non è vero li amo tanto)
(carica 1, carica 2, carica 3: LIBEROA!)
First thing first: come anticipato sullo strumento di controllo e distruzione di massa, Facebook, questo è il setting di questa ultima parte (però di notte vbb)(che non ve ne frega niente ma ero al mare ed era bll)
Tumblr media
"conosco una scorciatoia" "Ma se ti perdi a casa tua"
Ma nonostante le lamentele Ermal segue Bizio dietro il baretto e lo osserva aprire la porta di servizio
MA NON È CHE COSTUI HA PENSIERI POCO ONESTI? Si domanda mr. Meta, che comunque non pare troppo schifato dalla cosa E TE VORREI VEDERE
Però Fabrizio è un uomo onorevole e dopo aver mezzo scassinato la porta (perché in teoria aveva la chiave solo per uno dei lucchetti) lo tira per mano nella semi oscurità
E mezza idea gli era venuta, sai com'è
La mano di Ermal calda nella sua, il corpo praticamente appiccicato al suo
Poi tutte le magiche implicazioni sentimentali
(MA LIMONATELO NO?!) (No.)
Però erano là per una ragione e quindi salgono le due rampe di scale segui il corridoio sbaglia la porta torna indietro vieni asfaltato 4 volte da Ermal ma
FINALMENTE BECCANO LA PORTA GIUSTA
Fabrizio super bravo a fingere che non si fosse minimamente perso ed era tutto programmato
E spuntano sul tetto aka terrazzino aka posto in cui i poracci che stanno in spiaggia si vedono per i poracci che sono
"ce potevamo portare due birre" fa notare Fabrizio "ma da qua i fuochi si dovrebbero vedè bene. E poi è più tranquillo"
Ermal non dice niente e si siede affianco a lui lasciando quei dieci centimetri tattici che manco lo spirito santo ci sta per la tensione
E quindi mo' che fai? Non è che ti metti e limoni così a caso a tempo perso
anche se guarda ho i miei dubbi qualcuno si sarebbe lamentato vbb
No, te metti a chiaccherare del più e del meno
Della canzone che ti ha appena cantato, eh Ermal, parliamo delle canzoni dedicate con parole precise eh
"hai una voce pazzesca" dice finalmente, che è uno statement abbastanza oggettivo brv
Bizio sorride in quella maniera speciale che pare abbia di nuovo 5 anni e muove le gambe giù dal cornicione dov'erano seduti, imbarazzato
"l'inglese non è esattamente la lingua mia però" "ma guarda potresti usare solo suoni senza parole e andresti benissimo"
E che non lo sappiamo i bei suoni che vorresti sentire da Bizio
"no ma sul serio, in queste sere non cantavi mai e sono quasi offeso da sta cosa" "ma che ti offendi, al massimo sii onorato che a te l'ho fatto sentire" "eh ma mi hai privato di questo per un mese e oltre ti sembra il caso" "e non rompere, che sarai si e no la seconda persona che mi ha sentito cantare una canzone intera"
Ermal lo guarda, mentre si sentono i primi botti di avvertimento, e sorride più apertamente "se la metti così mi sento fortunato. Oserei dire speciale"
"beh, lo sei"
Ermal.exe stopped working
@ Fabbbbrizio non puoi uscirtene con queste cose che poi uno ci muore male
La scimmietta che batte i piatti nel cervello di Ermal ha cominciato ad andare a fuoco per il sovraccarico
"che poi è un po' ridicolo che non mi faccio sentire da nessuno, no? Per uno che dice di voler fare il cantante"
Fabrizio aveva detto quelle cose fissando il mare e di conseguenza ignorando il cataclisma emotivo in Ermal, che per un momento si riprende e quasi si illumina
"ANCHE IO VOGLIO"
hem. Ermal. Dai. "cosa?"
"fare il cantante. Non ridere, ma voglio fare la rockstar... Ma se per me è ridicola come idea, per te è ovvio cioè chi è il cretino che non ti scritturerebbe con il vocione che hai, il bel faccino e non parliamo dell'aria da figo e tenebroso"
"quindi ho una bella faccia e sono figo?"
Fabrizio e l'acquisizione dei concetti fondamentali 10+
Ermal stava....arrossendo? Mr faccio più figure di merda che tuffi in acqua? Arrossire? What kind of shojo nonsense is this
And yet te lo vedi là a fare i cerchietti in aria con i piedi perché si insomma che Fabrizio fosse bello era un dato oggettivo fattuale abbastanza riconosciuto da chiunque
Ma a Fabrizio frega un cazzo dell'opinione degli altri
Mentre i fuochi cominciano passa una mano attorno alle spalle, chiudendo quei pietosi centimetri che facevano più ridere che altro
"sai che pure a te ci vedo bene a fare la rock star?" Gli dice nell'orecchio e si Bizio stai certo che Ermal ha davvero capito che gli hai detto si si mica sta andando in autocombustione mannaggia ai calzoncini troppo leggeri e Fabrizio troppo vicino
Si azzarda a distogliere dai colori luminosi nel cielo per guardare il ragazzo affianco a lui e ABORT MISSION ABORT MISSION
Perché Fabrizio è bello bellissimo in generale
Pure dopo una giornata di sole caldo sale sabbia e lavoro risultava alla peggio caruccio alla meglio un pezzo di fregno su due gambe
Però in quel momento era da togliere ogni fiato
Che Ermal sarebbe riuscito a spiegare cosa muoveva le cose l'universo e tutto quanto
E stava guardando lui
Non ce sta a crede
Però era così
Fabrizio aveva allacciato lo sguardo al suo in quel misto di innocenza e divertimento e dolcezza e infinita bellezza che solo certe anime potevano avere
Ermal ringraziò il cielo che fossero seduti perché uno spettacolo del genere era da far tremare le gambe
E non parlava dei fuochi d'artificio, che proseguivano indisturbati
Senza pensarci veramente (lol con quale cervello, ormai aveva fatto sayonara) alza una mano e gli carezza leggermente il volto
Col cliché dei cliché così cliché che boh, uniscono i loro volti esattamente nel momento massimo dei fuochi e tutto l'universo pare essersi messo in ordine per stare dietro a loro
Fabrizio usa l'altro braccio per stringere Ermal e tirarlo a sé e com'è o come non é stanno a pomiciare per boh X tempo
X tempo a quanto pare era abbastanza perché 1- i fuochi finissero 2- la gente si levasse di mezzo e 3- i loro amici si rendessero conto che OPS CHE FINE AVRANNO FATTO ERMAL E FABRIZIO
(Marco: se l'universo mi ama, saranno a pomiciare)
NEWSFLASH MARCO!!!!! L'UNIVERSO (io) TI AMAAAA
e insomma li vedono sul cornicione del baretto e come tutti gli amici cagacazzo fanno partire L'APPLAUSO DELLA VITA CAMPIONI DEL MONDO BEPPE ANDIAMO A LISBONA ABBIAMO VINTO SANREMO IL CIELO È AZZURRO SOPRA QUESTO LIDO
also "A' NFAMI SCENNETE DAR TETTO PRIMA CHE VE BUTTO DE SOTTO" del capo (che volevo scrivere in pugliese ma ho la sensazione che ci capiremmo in 3)
(a onor di cronaca sarebbe "a' 'nfamun asc'nnit da ddà o v menc abbash")
E quindi forse, FORSE, dovevano scendere
A scendere hanno impiegato esattamente lo stesso tempo che a salire ma NON PER GLI STESSI MOTIVI IHIIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHI
(giuro che la smetto)
E quindi sono tutti gnignini carini Fabrizio non molla la mano di Ermal manco per sbaglio e si guardano come se avessero appeso la luna in cielo e Vige sta per: vomitare
E siccome a sfotterli siamo tutti buoni, Andrea piglia la chitarra abbandonata PYKKOLA ANCYELA e inizia a intonare qualcosa di tremendamente simile a
Summer loving had me a blast, summer loving happened so fast. I met a CIUTAGLIONE crazy for me, met a BURINO cute as can be
E vi vorrei pure chiudere qua però dalla regia mi dicono che questi l'estate dopo tornano a lavorare là perché c'era bisogno di un animatore e vuoi che Ermal non si proponga?
(L'unica maniera per farli lavorare è mettere i turni in contemporanea o stanno là a rompersi i coglioni a vicenda) (fortuna che Bizio passa al bar in maniera stabile o la gente sarebbe allegramente affogata per il tempo che lui passava a fissare il suo ragazzo muoversi al ritmo della Cintura) (male, malissimo)
(also non vi stò a dire la maniera BRUTTA in cui la tizia che fa l'animatrice con lui ci prova) (mamma mia vergognoso) (e Fabrizio non è una persona gelosa, non ti fa le scenate)
(ma per scendere lui e mettersi a ballare asereje CAPITE IL LIVELLO)
(Ermal ovviamente se la ride ma fino a una certa perché Bizio sa muoversi) (HEY META HAI SETE? MI SEMBRI THIRSTY)
Rip i poveri bambini che hanno dovuto assistere allo scambio: la loro innocenza non sarà più innocente come una volta
(e rip pure la tizia che non ha proprio capito che deve andare a giocare più in là finché stava a fare tutta la snegnina in costume striminzito e Ermal si è alzato per andare a spalmarsi su Bizio appena uscito dall'acqua con la musica di Baywatch in sottofondo)
Questo conclude questa magica avventura in 4 parti che non sapevo neanche io fin quando non mi sono trovata a scriverla
Vi auguro si trovare il Bizio del vostro Gigi, e non tirategli le trecce
(AH BONUS: AVETE PRESENTE IL LATO DESTRO DEL TETTO IN CUI C'È LA ROBA DI FERRO PER EVITARE DI CADERE DI SOTTO? INDOVINATE IL GENIO CHE HA PROVATO A FARCI TITANIC)(che dico io se devi farlo almeno al piano di sotto che è fatta bene NO DOVE STA GIUSTO APPOGGIATA)(ecco perché Ermal non è corvonero)
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martinoguardamimartino · 6 years ago
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Clip 10.5 - Sono io p.1
G: Basta, zí!
M: Ciao!
E: Auguri!
F: Ma è lui?
FE: Aspetta, ce devo levà i fregnetti.
S: Ma che, togli tutto?
FE: Non mi piacciono.
S: Non te piace?
FE: No.
S: Ma son buonissimi. I fregnetti. Che ne dite se facciamo altri due ambi, altri due regalini?
EVA: Okay, vediamo che cosa è rimasto nella scatola delle schifezze. Allora...le carte, tipo giganti.
S: Belle!
EVA: Questo.
SI: Quello è buonissimo secondo me.
EVA: Cos'è? Un polipo? Un polipo giapponese che sembra morto.
E: Te lo mangi tu. Mangialo.
SI: No, ve lo giuro, è buonissimo. Tieni.
E: Vabbè, andiamo avanti. Questi sono capelli staccati a qualcuno.
FE: Oddio!
S: Questi, a prescindere, via. Questi non li mettiamo proprio fuori.
EVA: Una matrioska, con la faccia di Putin?
SI: Oddio.
S: Voi, adesso mi dite, dove avete preso questa cosa?
FE: Me l'ha portata mio padre dalla Russia.
S: È terribile, terribile.
EVA: Ti vuole bene, eh?
S: Allora, quale scegliamo?
SI: Carte e polipo, dai.
S: Carte e polipo?
SI: Carte e polipo.
EVA: Sì, pure secondo me.
S: Sicuri, niente Putin?
FE: Vi prego regà, liberatemi da quel Putin, levatemelo da dentro casa. Per favore.
S: Vabbè.
EVA: Senti, ma, allora? Il poeta solitario?
SI: Ma chi, Robert?
S: Ma no, Robert era l'hipster che suonava elettronica.
SI: Ah, allora Stephan?
E: Ma che... Che cosa volete sapere?
EVA: Ieri sera? Ultima sera...
E: No, non sono uscita.
EVA: Ma come non sei uscita? Ma cazzo Ele, avevi detto che ti piaceva.
E: No. No, no, non ho mai detto che mi piaceva, ho detto che era simpatico che è diverso, Eva.
FE: Ele, sei una suora, come minimo lo dovevi sbattere al muro e fargli fare di tutto, veramente. Dai.
E: Punti di vista. Tu invece, con Fede?
EVA: Boh, sono andata a dormire da lui. Ci siamo rivisti.
E: Eh. E che hai fatto?
EVA: E niente...poi comunque non ci siamo più sentiti.
FE: Scusa, ma perché non gli dici di venire a capodanno?
EVA: Boh.
SI: Dai, così viene anche Edoardo.
E: Ma esiste ancora Edoardo Incanti?
SI: E certo Ele, gli dei sono immortali.
EVA: Io c'ero, quando l'ha detta, questa cazzata.
E: Ma con Fede? Dai. Raccontami.
EVA: No. Dai. Ci stanno tutti. Marti lo dice a Gio.
S: Marti, per caso hai un altro paio di forbici, perché queste non funzionano?
M: Vado a vedere.
S: Grazie.
E: Ora ci puoi raccontare. Vai.
N: Lo stiamo a fà?
G: Come no.
ELIA: Okay.
N: No, non puoi andartene. Non puoi capire, quello che sta succedendo.
M: Che sta succedendo?
N: Stanno decidendo, chi di loro tre, può provarci con l'Argentina.
M: E come scusa?
ELIA: Eh, tiriamo fuori dal sacchetto della tombola un numero a testa e chi pesca il numero più alto è il primo.
N: Mia idea.
M: Be', figata.
ELIA: Sì. Chi parte?
M: Luchetto, ovviamente.
L: Perché io, regà?
G: Dai zí, non rompere il cazzo.
ELIA: Vai.
L: Vado?
ELIA: Vai. Non fare il verme che cerchi di capire i numeri, che ti conosciamo.
L: Non rompere. Quattro. Cioè, non è possibile.
M: Non ci credo.
N: Possono uscire ancora uno, due e tre.
ELIA: Fammi provà.
L: Sì vabbè. Ma sempre così, cazzo.
ELIA: Sento il profumo. Settantatre.
M: Alto.
ELIA: Dai, co' st'uno.
G: Ottantacinque, regà.
ELIA: Che culo.
G: Vabbè, scusate e mo?
M: Vai, frà.
G: Vado?
ELIA: Vai.
G: Okay.
ELIA: Luchì, annamo a gufà.
L: Eh, sì.
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