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Oneida - Beat Me To The Punch (Official Video)
#youtube#oneida#beat me to the punch#success#hanoi jane#bobby matador#kid millions#shahin motia#barry london#garage punk#neopsichedelia
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Sky Cries Mary
🎙️~ Moonbathing
Album: Moonbathing On Sleeping Leaves
{1997} band from: Seattle, Washington 🇺🇸
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To copyright holder: Please contact me directly with any desire To have your material removed from my blog
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Echo & the Bunnymen #echoandthebunnymen #ianmcculloch #porcupine #heavenuphere #oceanrain #postpunk #rockalternativo #newwave #neopsichedelia #liverpool #bogysrecordstore #bogys50s #vinyl #vinylcollection #vinile #records #caserta (presso Bogys Record Store) https://www.instagram.com/p/B413NWJo-DO/?igshid=7ejj56gdn3h3
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VV, "Verso": recensione e streaming del nuovo ep
VV, “Verso”: recensione e streaming del nuovo ep
E’ uscito VƎRSO (Maciste Dischi/Pulp Music/Sony Music Italy – Epic Records Italy), il primo ep di VV. VV, da poco arrivata sulla scena musicale italiana, si fa notare fin da subito per la sua scrittura intima e brillante, dove il lo-fi da cameretta incontra la neopsichedelia e il dream pop. Prima di pubblicare il suo primo singolo ufficiale, rilascia 7 brani, scritti e prodotti da lei stessa…
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Si scoppia o si improvvisa?
Qualche giorno fa sono stata a Ponte a Egola. Un bel posto con un nome che inevitabilmente ti fa pensare ad un signore degli anelli post industriale. Seguivo una band di amici che dovevano provare dei nuovi pezzi e avevano prenotato una sala in “un posto che ti piacerà sicuramente”. Effettivamente Ponte a Egola mi piace. In particolare il posto dove avrebbero dovuto fare quelle prove.
Cortile immenso di una fabbrica abbandonata da 10 anni e più, e nel mezzo un camioncino da rimorchio rosso Valentino con sopra ferraglie erbacce e altre cose che non riuscivo ad identificare. Secondo me quelle sono due bottiglie con del piscio. Lo vedi? È troppo giallo per essere fanta, spuma, olio. Secondo me è piscio, ed è bellissimo.
Fosse piscio o meno Giovanni (il bassista della band) era fermamente convinto ed entusiasta di mostrarmi quelle bottiglie, era felice di vedere quel posto che frequentava da mesi ormai, gli brillavano gli occhi perché “è molto post punk tutto questo abbandono”. E a noi che siamo un po’ out il post punk piace perché è sempre una forma di futuro fatta di una sottile nostalgia incazzata per quel fermento mai vissuto.
La sala prove è in cima ad una scala coperta da un black carpet polveroso. La luce è fuxia, il caldo assassino, il puzzo di fumo forte. Si ma dentro c’è l’aria condizionata dice Marco mentre io stavo facendo una mezza smorfia per l’afa sopportata e non richiesta. Ah menomale, esulta il mio cervello. La sala prove è un cubicolo elegante, con diversi poster di concerti appesi tra il 2003 e il 2016.
Locandine che ammiccano alla psichedelica di rick griffin e a scene di quella quotidianità semplice innalzata a ribellione un po’ stanca, serate punk a sfondo anti religioso (ai super vixen piaceva la blasfemia di sicuro), disegni che inneggiano alla fuga di cervelli, necessità di sradicare un ordine dentro un ordine che si rifiuta con l’estetica ma si accetta con l’auto promozione visuale, luci soffuse e divanetti etnici, roba da musici psichedelici, familiare e comoda.
Come quella volta che a Viareggio ho frequentato il Gob e mi sembrava di vivere in una particella pazza della Liverpool fine 70 descritta da Julian Cope tra hippies, consumatori di acidi, gente che ti dice di trovare te stesso e che scapoccia inconsapevole sotto un rombo di big muffs e mantra come “io influenzo te, tu influenzi me, e creiamo qualcosa capito?”, “con la musica non si vive io non so cosa fare nella vita ma sono felice”, “sto gruppo spacca, li ho sentiti al beaches brew”.
Mi siedo mentre i ragazzi montano la strumentazione. Spio Andrea. e la sua drum machine akai. Son gasata. Mi piace il genere che fanno e sono curiosa di assistere alla creazione dei pezzi nuovi, in italiano sta volta, dice Marco così si fanno i soldi come Calcutta con quel cazzo di paracetamolo. Lascio i ragazzi alle loro prove e mi metto a leggere delle riviste. Blow Up. L’ho visto anche a Pistoia una sera, in un pub in cui non te l’aspetteresti mai e che aveva in esposizione anche delle riviste di pesca sportiva, accanto a Blow Up ovviamente.
A volte mi perdo nei pensieri e mi sembra che ci sia una linea di unione musicale sotterranea che si estende orizzontalmente per tutta la Toscana, una specie di linea neo-gotica che riunisce la generazione di millennials sfigati come me a cavallo tra due mondi, e che inevitabilmente cercano di trovare nuovi linguaggi per capire e per capirsi. C’è chi parla con la grafica, chi con il noise, chi con l’hardcore, chi con la musica sperimentale chi col fumetto, chi con il free jazz, chi con la neopsichedelia. È un’urgenza, il ritorno di un’urgenza di una generazione sembra dire “perché a me? Ora?” Si parte da Pisa, Viareggio, Massa, si va a pontedera, si passa per ponte a Egola, si arriva a prato e a Pistoia, si tocca blandamente anche Empoli e poi si scoppia dentro Firenze che sembra ancora vivere di quel manierismo anni 80 pettinato alla fiumani, come afferma spesso un mio amico. Si scoppia tutti. Ma si combatte per un’identità che piange il passato e grida futuro. E mentre io scoppiavo dal mal di testa in sala prove perché non avevo l’acqua e Marco aveva iniziato a fare i droni con la chitarra a volumi improponibili, Andrea dice:” ma sei sicuro di quello che fai?” Fossi stato sempre sicuro, ribatte Marco, a quest ora mi sarei già ammazzato. Mentre riflettevo sulla genialità di tale risposta ho guardato l’ambiente intorno a me e mi sono detta che ogni cosa artistica (musicale in questo caso) che nasce nel presente ha una sua dignità perché volenti o nolenti è figlia del suo tempo. E siamo tutti figli del nostro tempo e l’arte più spontanea lo sa bene. Anche tutte le manifestazioni che possono puzzare di nostalgia canaglia, cattivo gusto, retorismo da cover band, sono degne di considerazione perché sono qui, ci sono. Tutto quello che vedi è contemporaneo (immaginatevelo con un tono alla “Simba un giorno tutto questo sarà tuo”, rende meglio, c’è una voice of authority). Tutto è contemporaneo o meglio, all art has been contemporary, come cita la scritta su un grande museo torinese. I gusti son gusti, l’innovazione anche e ha una sua riconoscibilità critica grazie a Dio, ma se si vuol capire dove si sta, guardiamoci intorno. Aveva ragione Reynolds quando parlava di Retromania, c’è ancora ma si sta cristallizzando, i Retromanici crescono e alcuni invecchiano. Il nuovo in musica avanza, c’è eccome, lontano dalle province ma c’è e le province lo sentono, lo vogliono. È dirompente grazie a Dio ed è lo specchio dicotomico di un mondo (italiano in particolare) che vive di contraddizioni estetiche, politiche, lavorative, economiche e comportamentali. Siamo in un epoca di microcosmi infiniti dove esiste l’individualismo e non l’individualità? Non so che risposta dare ma sicuramente la band mi ha dato lo strumento migliore: ragazzi si improvvisa, te vai alla batteria, tieni un groove, te non suonare sempre, io canto, vediamo cosa esce. E di roba bella ne è uscita eccome in quelle prove, se si mette da parte l’ansia di produzione immediata. Si prendono in prestito categorie di pensiero nuove per capire dove diavolo andare. Poi son cazzi comunque però può essere una soluzione fare ora, nel momento presente, con un po’ di mono no aware tra un drone e l’altro.
#music#punk#undergound#band#florence#live#scene#racconti#scene musicali#musica#storie#stories#postpunk#shoegaze
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Robyn Hitchcock nasce a Londra il 3 marzo 1953. Già leader negli anni ’70 dei Soft Boys, debutta discograficamente in proprio nel 1981 con il singolo “The man who invented himself”, primo... via Rockol Music News
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Vento Solare by Omid Jazi TOOTING BEC, (Nexus Edizioni) 2015: "Questo disco non si lascia solo ascoltare, ma cerca corpi da attraversare, menti da incuriosire" (Giuseppe Flavio Pagano, Il Fatto Quotidiano). "Tra energia mistica e realtà" (Dafne D’Angelo, Tuttorock). "La forza delle sue visioni, che ci vengono regalate in un ristretto spazio temporale, è davvero inaspettata e surreale" (Mariateresa Pazienza, Casa di Ringhiera). "Omid Jazi: l’equilibrio tra impulsività e riflessione" (Antonio Altini, Oca Nera Rock). "Omid Jazi è un polistrumentista modenese che negli anni ha imbracciato qualsiasi strumento in modo magistrale e ha ottenuto notevoli risultati" (Angelo Barraco, L’osservatore d’Italia). "Tooting Bec è la conferma di quanto Omid Jazi sia un profondo conoscitore della musica, un fine artigiano del settore, un instancabile ricercatore del suono. Paradossalmente (?) uno dei pochissimi lavori italiani interessanti e fatti con l’anima del 2015 è stato assemblato oltre Manica" (Patrick Poini, Paper Cuts). "Uno spiccato intimismo e un intreccio strumentale formidabile che eleva il coinvolgimento emotivo. Omid Jazi conferma il suo talento nel dare la giusta pennellata di colore alle parole, ricercando nuove sfumature per esprimere quello che vuole comunicare. Una caratteristica che rende vivido l’ascolto" (Nicola Orlandino, Sonofmarketing). "Tooting Bec, un bel dieci tracce di pop-rock psichedelico, poetica metafisica immersa nell’indie che nasconde una certa qualità sognante, arte out-borders e con un uso della parola intimista e tirata sull’esistenzialismo, comunque una classe estetica perfettamente non in linea con le mode e che prima o poi si rifarà su tanta disattenzione massificata" (Max Sannella, Il Cibicida). "Viaggio tra le stelle che illuminano dimensioni parallele, che disegnano pensieri alternativi, ma alternativi sul serio, e se il precedente “Onde Alfa” raccontava storie in bilico tra il sonno e il sogno, qui le questioni si fanno più grandi e abbracciano l’essenza dell’uomo e dei suoi perché. Una sorta di energia mistica si sposa a suggestioni fantascientifiche, il suono si dilata psichedelico e accompagna perfettamente la mia peregrinazione interstellare" (Margherita Di Fiore, Rockit). "Tutti i brani sono caratterizzati da testi estremamente originali e coinvolgenti, chiaramente ispirati da molte tematiche affini a quelle trattate dalle nostre pubblicazioni e metabolizzati nel calderone emotivo di Omid, restituendo una suggestiva e intrigante alchimia di immagini e sensazioni" (Tom Bosco, Nexus Edizioni).
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Oneida - I Wanna Hold Your Electric Hand (Official Video)
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Aspect Ratio, "Crash by Crash": recensione e streaming
Aspect Ratio, “Crash by Crash”: recensione e streaming
Nuovo album per Aspect Ratio, il progetto solista di Alessandro Graciotti. Il disco si intitola Crash by crash. Così il comunicato stampa: “La sperimentazione sonora del progetto si fonde consciamente con una combinazione di vari generi tra cui techno, neopsichedelia, drone e musica ambient. Il processo è diretto da un’unica linea guida: la fusione tra ritmi post-africani e random pattern astratti
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The Legendary Pink Dots - The Seer
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Prince & The Revolution - Raspberry Beret (Official Music Video)
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The Church - Reptile
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Prince - Kiss (Live At Paisley Park, 1999)
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Steven Wilson - Pariah ft. Ninet Tayeb
Giorno 10 - Una canzone che ti rende triste
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Edward Ka-Spel - The Forbidden Zone
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Menace Beach
🎙️️Fortune Teller
Album: Ratworld 2015
Band from Leeds, England
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