#nema-ye nazdik
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Nema-ye Nazdik (Close-Up), Abbas Kiarostami, 1990
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“Sempre que estou deprimido ou transtornado, sinto o desejo de gritar ao mundo a angústia da minha alma, os tormentos que passei, todas as minhas tristezas, mas ninguém as quer ouvir. Eis que chega um homem que retrata todo o meu sofrimento nos seus filmes e posso ir vê-los uma e outra vez.” (Sabzian)
Nema-ye Nazdik (Close-Up), Abbas Kiarostami, 1990.
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Spectacle Radio ep.97 :: 03.02.23 :: Are you tired of reality?
Active Volcano Celia Hollander - Dad & Step-Dad Cockc’ Nell - Carnival in the Night End Titles from Dandy Dust --Hans Scheirl Shriekback - Evaporation (Manhunter) Edyta Górniak & Piotr Rubik - Autostrada pieklo-niebo (Thieves) Marta Kubišová - Sněžný muž (Killing the Devil) Wiktor Stribog - Czas Pracy (Poradnik Uśmiechu) It’s What’s Inside that Counts End Titles from Jesus Shows You the Way to the Highway Paulo Herculano - End titles from Sea of Roses Celia Hollander - LOS2 … Gilberto Gil // Quilombo, o El Dorado Negro (Quilombo, 1984) Caetano Veloso // Nine Out of Ten (from his album Transa, 1972) Silverio Pessoa // Luves Verdes (from Vinil Verde, 2004) Maria Bethania // live performance from Bethania Bem de Perto: a Proposito de um Show, 1966 song from Cantos de Trabalho, 1955 Rita Lee // Dias Melhores Virao (Dias Melhores Virao, 1989) Gilberto Gil // music from Quilombo … Bruno Nicolai - Gatti Rossi (Eyeball) Piero Umiliani & Shirley Harmer - You (A Quiet Place to Kill) Ennio Morricone & Don Powell - Cannibal (I Canibali) Carlo Savina & Don Powell - And God Said to Cain Nico Fidenco - I Celebrate Myself (Emmanuelle in America) Franco Micalizzi - Sadness Theme (Stridulum) Bruno Nicolai - Barlington (Eyeball) Del Shannon - Runaway (Wild Reeds) Carlo Savina - And God Said to Cain Celia Hollander - LOS2 … Oscar Cardozo Ocampo // music from Rebellion In Patagonia, 1974 Ennio Morricone // music from the Silician Clan, 1969 Lav Diaz // Ang Pinagdaanang Buhay (from Diaz's album Impiyerno, 2008) Nema-ye Nazdik // music from Close Up, 1990 Lynne MacDonald // Fate Had Planned It So (from Lenzi's Orgasmo, 1969) The Swingers // One Good Reason (from Starstruck, 1982) Ennio Morricone // music from Red Sonja, 1985
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Immaginare la Vita
— Dario CECCHI
Immaginare la vita: questo potrebbe essere preso come il programma implicito di tutta la filmografia di Kiarostami. Ci sono i cortometraggi patrocinati dal Kanun, che mettono al centro luoghi (la campagna in trasformazione, la periferia povera di una capitale in rapida espansione) e persone (i bambini, i vecchi, le donne): questi soggetti chiedono che le loro vite non siano solo documentate, ma anche in una certa misura narrate a causa della loro marginalità. Ci sono poi i film, come nel caso della trilogia di Koker o di Ta'm e guilass (1997; Il sapore della ciliegia), in cui a essere raccontato non è nemmeno una storia in quanto tale, quanto l'incontro tra il cinema e una vicenda umana: qui il film non testimonia tanto una vita, quanto l'incontro tra il cinema e la vita. Si vede bene, allora, che l'apporto immaginativo si fa più forte, perché ciò che è chiamato vita non si fa più comprendere solo come quella vita. La vita, cos�� come emerge dai film di Kiarostami, è riferita allo stesso tempo alla singola vicenda individuale e a tutto quello che si affaccia oltre ciò che della vita le immagini lasciano vedere e che tuttavia il film lascia immaginare. È solo il cinema - grazie a un montaggio usato spesso per far letteralmente sentire la presenza del fuori campo nell'immagine, come nel finale di Nema-ye Nazdik (1990; Close-Up), di Zendegi va digar hich (1992; E la vita continua), o del Sapore della ciliegia - a poter mettere in comunicazione una vita con tutto ciò che nel mondo le darà occasione di proseguire, in breve con la vita.
Immaginare la vita non significa, di conseguenza, fantasticare un'altra vita. Immaginazione e vita designano due cose affatto differenti da fantasia e realtà. La fantasia è il potere di "fingersi" una realtà diversa da quella che è offerta dai puri dati di fatto. All'immaginazione non manca la capacità di attivare una modalità di pensare le cose altrimenti da come sono, o meglio da come appaiono immediatamente. Non si tratta però di essere trasportati in un "altro mondo": questo pensare altrimenti non si applica a mondi possibili, ma alle forme di questo mondo. Dico le forme perché, se il cinema di Kiarostami esercita un potere sulle cose, è proprio quello di far emergere le loro forme. E per forma si può intendere niente altro che questo: i punti di apertura nelle cose, in cui queste lasciano intravedere dove si dirigono, dove porteranno la vita. Così nel finale di Zire darakhatan zeyton (1994; Sotto gli ulivi) possiamo chiederci dove l'amore, una delle forme più potenti che la vita può assumere, condurrà le esistenze di Hossein e Tahereh e fino a che punto lo sguardo del cinema potrà accompagnare i due (possibili) amanti. Le forme stanno perciò tra i dati di fatto attuali e visibili e quelli futuri e possibili. È dandole forma attraverso le immagini che il cinema può testimoniare la vita. Dall'ottica di Kiarostami, in fondo, la vita non si trova - o non si trova eminentemente - che nell'intervallo tra le immagini; e con essa in questo "*tra" si trovano anchel cinema e l'immaginazione.
In questo senso si possono intendere le parole pronunciate da Kiarostami durante un'intervista: «quando la poesia raggiunge il massimo, e quindi ottiene un potere, in quel momento inizia la sua menzogna»[1]. Il regista riporta qui un pensiero del poeta e filosofo persiano Nezami, che considera, in linea con la tradizione del suo Paese, un maestro di saggezza. Questo concetto va però ricondotto a un preciso contesto culturale - Nezami appartiene al periodo "classico" della letteratura persiana, essendo vissuto tra il xu e il xI secolo - e a un genere artistico ben definito, la poesia; altrimenti si sarebbe indotti a opporre la realtà (vera) all'opera (bella, ma menzognera) dell'arte e si sarebbe così portati a interpretare quello di Kiarostami come un cinema "di fantasia". Nel confronto con la poesia il cinema sconta un "di meno", ma mostra anche un "di più". Il cinema è meno della poesia, perché solo attraverso le immagini della poesia, che sono fatte di parole, è possibile confrontare il lavoro dell'immaginazione con il linguaggio attraverso cui normalmente esprimiamo i nostri pensieri e ci riferiamo a stati di cose. È a proposito della poesia che si può stabilire in senso stretto una distinzione tra verità e menzogna. Il cinema è però in vantaggio sulla poesia, perché le sue immagini visive, il cui senso dipende dal montaggio e non dal linguaggio, permettono di riferirsi alle cose sospendendo momentaneamente la questione della verità o della menzogna della realtà narrata. Il cinema induce anzi lo spettatore a esplorare fino a che punto la realtà è tale nella misura in cui sono gli uomini a immaginarla, cioè a darle forma.
Non è un caso se, nel film in cui omaggia il "maestro" Nezami, Shirin (2008; Id.), le parole del poeta, messe in scena in forma teatrale, diventano un fuori campo - lo spettatore ascolta, ma non vede l'azione sulla scena che attraverso le battute recitate dagli interpreti -, mentre la macchina da presa si concentra sulle spettatrici presenti a teatro, sui loro volti attoniti, attenti, rapiti, commossi dalla storia. Il film non indaga la "menzogna" poetica del racconto mitico della principessa che l'amore porterà all'amarezza e al dolore, ma si interessa alla realtà viva e mobile delle emozioni delle donne che seguono la vicenda. Si può allora ben dire - e capire in che senso - il cinema di Kiarostami è un cinema in cui l'immaginazione è forza della vita. Non è casuale se il cinema del regista iraniano abbia fatto spesso riferimento - nei suoi esiti migliori - proprio al suo Paese: se il suo compito è indagare la vita attraverso l'immaginazione, è naturale che abbia cominciato "guardandosi intorno", cercando proprio nelle immagini più usuali, più immediate e reali il "sostrato immaginativo" presente nella vita.
Vorrei in primo luogo esprimere la mia gratitudine al mio maestro, Pietro Montani, per avermi insegnato quanto si può apprendere dal cinema. Ringrazio gli amici Luca Venzi, per la possibilità offertami, Alessia Cervini e Alessio Scarlato, per i consigli e il sostegno. Vorrei inoltre ricordare la mia famiglia per avermi trasmesso una certa "sensibilità persiana". Un grazie sentito va a Chiara Supplizi: nomen omen ma in senso contrario e uno (di lungo corso) va anche a Catia della Libreria Fahrenheit e al suo harem. Vorrei ringraziare infine, last but not least, Edda Marazia, che ha a cuore la mia creatività.
[1] J-L. Nancy, L'évidence du film. Abbas Kiarostami, Yves Gevaert, Bruxelles, 2001; tr. it. a cura di Alfonso Cariolato, Abbas Kiarostami. L'evidenza del film, Donzelli, Roma 2004, p. 120.
Works Cited:
Cecci, D. (2013). Abbas Kiarostami: Immaginare la vità. Roma, Lazio, Italia: Edizione Fondazione Ente dello Spettacolo.
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Bed and Board (1970)
Close-Up (1990)
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yüzümüzü örten maskelerin esiriyiz. eğer maskelerimizden kurtulabilirsek gerçeğin güzelliğine ulaşabiliriz.
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“Sayfayı yırttım. Yırttım çünkü her şeyin bittiğini biliyordum.”
Nema-ye Nazdik (1990), Abbas Kiarostami
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.”Close-Up” (Persian: کلوزآپ ، نمای نزدیک, Klūzāp, nemā-ye nazdīk) written, directed and edited by Abbas Kiarostami
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Biz ne olacağız diyorsun ya Arzu, ten, haz, günah, tanrı... Bir gün olmayacağız Hepsi bu.
Şükrü Erbaş, Otların Uğultusu s.20 Fotoğraf: Abbas Kiarostami’nin 1990 yapımı, “Close-Up” (Yakın Plan) filminden, (Hossain Sabzian).
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"Nema-ye Nazdik"(Close-Up)(1990) - Abbas Kiarostami
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Close-Up (1990) dir. Abbas Kiarostami
might be my favorite line from a movie ever
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Nema-ye Nazdik (Close-Up) , Abbas Kiarostami , 1990.
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I always come back to this movie because of the last shot and it’s music, It’s really beautiful :)
Close-Up / 1990
Directed By: Abbas Kiarostami
#Cinema#Iran#Close-Up#Nema-ye Nazdik#1990#Abbas Kiarostami#Hossain Sabzian#Mohsen Makhmalbaf#Documentary
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NEMA-YE NAZDIK (Close-Up) 1990, dir. Abbas Kiarostami.
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2018 Movie Diary - 121/365
Nema-ye Nazdik | Abbas Kiarostami | 10/10
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