#nel fango affonda lo stivale dei maiali
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LA PATRIA
Povera patriaschiacciata dagli abusi del poteredi gente infame, che non sa cos’è il pudore.Si credono potenti e gli va bene quello che fanno,E tutto gli appartiene. Tra i governantiquanti perfetti e inutili buffoni.Questo paese devastato dal dolore … Ma come scusarele iene negli stadi e quelle dei giornali?Nel fango affonda lo stivale dei maiali,me ne vergogno un poco e mi fa male. Si può…
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Povera Patria Paolo Lombardo ************************ Povera patria Schiacciata dagli abusi del potere Di gente infame, che non sa cos'è il pudore Si credono potenti e gli va bene quello che fanno E tutto gli appartiene Tra i governanti Quanti perfetti e inutili buffoni Questo paese devastato dal dolore Ma non vi danno un po' di dispiacere Quei corpi in terra senza più calore? Non cambierà, non cambierà No cambierà, forse cambierà Ma come scusare Le iene negli stadi e quelle dei giornali? Nel fango affonda lo stivale dei maiali Me ne vergogno un poco e mi fa male Vedere un uomo come un animale Non cambierà, non cambierà Sì che cambierà, vedrai che cambierà Si può sperare Che il mondo torni a quote più normali Che possa contemplare il cielo e i fiori Che non si parli più di dittature Se avremo ancora un po' da vivere La primavera intanto tarda ad arrivare Povera patria Franco Battiato
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Povera patria!
Schiacciata dagli abusi del potere.
Di gente infame, che non sa cos'è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore, ma non vi danno un po' di dispiacere quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà, no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà, sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali,
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere.
La primavera intanto tarda ad arrivare!
Riposa in pace Maestro🙏🏻
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Povera patria
Schiacciata dagli abusi del potere
Di gente infame, che non sa cos'è il pudore
Si credono potenti e gli va bene quello che fanno
E tutto gli appartiene
Tra i governanti
Quanti perfetti e inutili buffoni
Questo paese devastato dal dolore
Ma non vi danno un po' di dispiacere
Quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
No cambierà, forse cambierà
Ma come scusare
Le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali
Me ne vergogno un poco e mi fa male
Vedere un uomo come un animale
Non cambierà, non cambierà
Sì che cambierà, vedrai che cambierà
Si può sperare
Che il mondo torni a quote più normali
Che possa contemplare il cielo e i fiori
Che non si parli più di dittature
Se avremo ancora un po' da vivere
La primavera intanto tarda ad arrivare
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Il Battiato politico: piantò la bandiera bianca, denunciò “troie” e “maiali”. E nulla fu come prima
Ha vissuto da profeta di un nuovo tempo, e se ne è andato da profeta del nuovo tempo, con un finale avvolto nel mistero, ed un’ultima canzone segnata da un titolo emblematico, che dice tutto: “Torneremo ancora”. Franco Battiato è stato per l’Italia del fine secolo (Novecento), nella musica e nella cultura pop, come il taglio nella tela di Lucio Fontana nell’arte. Uno strappo, un salto epocale, un punto di ripartenza.
È con “La voce del padrone” che un ex emigrante siciliano a Milano (spiantato), un ex autore astruso (e misconosciuto), un ex strumentista di talento (eccentrico), ex autore oscuro (e incompreso), divenne improvvisamente una star Mainstream, un guru, una icona.
Se pensi a quel Battiato nel 1980, capisci che le aveva azzeccate tutte: le canzonette dell’album, che si diffusero ovunque, portate dalla radio come il vento, e diventate successi da classifica uno dopo l’altra, Cuccuruccuccú.
I video (“Non sopporto i cori russi”), che erano una novità assoluta, e che lui già padroneggiava con gusto scenico ed irriverente. Il colbacco un po’ punk che divenne un simbolo, gli occhiali da sole “per avere più carisma/ e sintomatico mistero”. Gli arrangiamenti, che divennero un marchio di fabbrica inconfondibile, i segnali premonitori di un talento assoluto.
È a partire dal quel 1980 che un uomo, fino ad allora noto per molti buoni album, alcuni ottimi successi, alcune sperimentazioni iniziatiche e tante canzone da autore (ma scritte per altri), piantò sul punto di comando del paese la sua “Bandiera Bianca”. E nulla fu più come prima.
L’Italia segnata dal lutto e dalle morti sarebbe uscita dalla lunga notte degli anni di piombo – simbolicamente – solo con un Mondiale a colori e con “La voce del padrone” di Franco Battiato: usciva dal dominio dell’ideologia con l’irriverenza, usciva dalle dodecafonie e dalle nenie intellettualoidi con i cori e gli archi, dalle melodie sanremesi sdolcinate con quel raro mix di classica, di elettronica e di pop che rendeva vecchio qualsiasi altro suono.
Lo stile di Battiato era Battiato, e bastava una sola nota per accorgersene. Un anno dopo il Maestro (che tale divenne in una sola stagione) si permetteva di scalare le classifiche sia con una canzone affidata a Giuni Russo sia con un singolo scritto per Alice sia con i successi interpretati da se stesso. Guardavi la classifica e c’era solo lui. Ti affacciavi in Europa e non potevi non ricordare quel festival in cui “I Treni di Tozeur” (cantata con Alice) riavevano riscosso riconoscimenti in tutto il continente.
Battiato fu rivoluzionario per la musica italiana perché – come abbiamo visto – cambiò contemporaneamente i contenuti ed i suoni: portava sul palcoscenico le sue più raffinate passioni (la cultura dei sufi, i libri di Gurdjeff, la passione per la letteratura esoterica, il mito battesimale della Mesopotamia) e li trasformava in una miscela accattivante e apparentemente accessibile a tutti.
Prendeva una preghiera – “La Cura” – e la trasformava in una canzone d’amore, prendeva un eroe mitologico (Gilgamesh) e lo trasformava in un’opera lirica, prendeva l’ombra mitologica (non politica) della rivoluzione russa e ci scriveva sopra una delle più struggenti ballate romantiche (“Prospettiva Nevskij”). Prendeva un intellettuale siciliano ermetico come Manlio Sgalambro e lo trasformava nel suo paroliere, e in un personaggio inseguito dalle tv.
Si potrebbe fare l’elenco di tutto quello che Battiato ha fatto, detto e scritto, con intuito da pioniere, e si arriverebbe (come diceva lui) “all’imbrunire”. Ma non si può dimenticare che nel biennio di Mani Pulite l’uomo della dissacrazione e della trasgressione con una canzone – “Povera Patria” – divenne di nuovo, per una volta, voce e bandiera di una nazione. Di nuovo profeta di un sentimento collettivo.
Cantava: “Nel fango affonda lo stivale dei maiali/ Me ne vergogno un poco e mi fa male / Vedere un uomo come un animale”. Ed era il racconto di un paese sull’orlo del collasso morale (ancora una volta) che Michele Santoro aveva scelto come indimenticabile sigla del suo programma. Battiato aveva trovato il suo “centro di gravità permanente”, ma non aveva smesso di cercare (e di rischiare).
Fu investito dalle polemiche avvelenate anche durante la stagione delle Olgettine, per aver denunciato con una coraggiosa provocazione da intellettuale senza rete (“le troie”) la sua rabbia contro il degrado della fase terminale del berlusconismo. Dopo quella frase sulle donne al servizio del potere, e la montagna di attacchi che ricevette, venne ospite in un mio programma e si difese, senza nascondere la sua amarezza: “Ho detto quello che pensavo. Quello che andava detto. Non mi vergogno di nulla”.
Lasciò l’incarico di assessore alla Cultura che aveva assunto in Sicilia, tornò a dedicarsi esclusivamente alla musica, e dopo pochi anni si ritrovò stretto nella morsa della malattia più terribile per un uomo che vive del suo cervello e della sua produzione intellettuale: quella degenerativa.
L’ultimo lampo di luce è quell’inedito recuperato dai suoi collaboratori, la canzone “Torneremo ancora”, scritta insieme al fedelissimo Juri Camisasca. È l’ultimo tocco del Maestro, l’ultimo taglio nella tela, incartata però in una melodia dolcissima, come se fosse una quintessenza di tutta la sua produzione: ed è un piccolo capolavoro.
Il racconto dei “Migranti di Ganden” (questo doveva essere il titolo) esuli e dispersi, che rappresentano l’orrore per tutte le guerre, e l’amore di Battiato per la cultura che sopravvive al diluvio, è un gioiello. Il brano è inserito in un disco del 2019 – l’ultimo – che esce quando il Maestro è già malato.
In questo disco, insieme a questa canzone, ne sono state raccolte e riarrangiate altre quattordici, tutte unite da un nuovo sound unitario, tutte eseguite insieme alla London Simphony Orchestra, e tutte collegate, nella sterminata produzione del Maestro, da quell’identico senso mistico e insieme civile che sono la cifra del battiatismo più alto.
È un messaggio: la lettera postuma, che ci arriva da Battiato. Il suo addio. E – solo adesso che lui è libero dal suo corpo terreno – possiamo attendere insieme che torni finalmente l’era del Cinghiale Bianco. Immersi e protetti nella sua musica.
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Povera patria Schiacciata dagli abusi del potere Di gente infame, che non sa cos'è il pudore Si credono potenti e gli va bene quello che fanno E tutto gli appartiene Tra i governanti Quanti perfetti e inutili buffoni Questo paese è devastato dal dolore Ma non vi danno un po' di dispiacere Quei corpi in terra senza più calore? Non cambierà, non cambierà No cambierà, forse cambierà Ma come scusare Le iene negli stadi e quelle dei giornali? Nel fango affonda lo stivale dei maiali Me ne vergogno un poco e mi fa male Vedere un uomo come un animale Non cambierà, non cambierà Sì che cambierà, vedrai che cambierà Si può sperare Che il mondo torni a quote più normali Che possa contemplare il cielo e i fiori Che non si parli più di dittature Se avremo ancora un po' da vivere La primavera intanto tarda ad arrivare
Franco Battiato - Come un cammello in una grondaia 1991
30 anni ma sempre attuale...Non cambierà, non cambierà e la primavera tarda ad arrivare!
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"Povera patria!
Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame,
che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti,
quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà,
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà,
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare"
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Franco Battiato - 22 August 1991 - Abbey Road Studios - City of Westminter - London - UK
Povera patria schiacciata dagli abusi del potere
Di gente infame che non sa cos'è il pudore Si credono potenti e gli va bene Quello che fanno e tutto gli appartiene Tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni Questo paese è devastato dal dolore Ma non vi danno un po' di dispiacere Quei corpi in terra senza più calore? Non cambierà, non cambierà No, cambierà, forse cambierà Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali? Nel fango affonda lo stivale dei maiali Me ne vergogno un poco e mi fa male Vedere un uomo come un animale Non cambierà, non cambierà Sì che cambierà, vedrai che cambierà Si può sperare che il mondo torni a quote più normali Che possa contemplare il cielo e i fiori Che non si parli più di dittature Se avremo ancora un po' da vivere La primavera intanto tarda ad arrivare
English translation below
Poor homeland crushed by the abuses of power
Of infamous people who don't know what respect is They think they are powerful and it’s ok for them What they do and everything belongs to them Among the rulers how many perfect and useless buffoons This country is devastated by pain But don’t you feel a little sorry for Those bodies on the ground with no more warmth? It won't change, it won't change No, it will change, maybe it will change But how can we excuse the hyenas in the stadiums and those of the newspapers? The boot of the pigs sinks into the mud I am a little ashamed and it hurts Seeing a man as an animal It won't change, it won't change Yes that will change, you will see that it will change We can hope that the world will return to more normal heights May we contemplate the sky and the flowers Let’s no longer speak of dictatorships If we still have a little to live Meanwhile spring is running late
Summer on a Solitary Beach - La Voce del Padrone - 1981
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Povera patria Schiacciata dagli abusi del potere Di gente infame, che non sa cos'è il pudore Si credono potenti e gli va bene quello che fanno E tutto gli appartiene Tra i governanti Quanti perfetti e inutili buffoni Questo paese devastato dal dolore Ma non vi danno un po' di dispiacere Quei corpi in terra senza più calore? Non cambierà, non cambierà No cambierà, forse cambierà Ma come scusare Le iene negli stadi e quelle dei giornali? Nel fango affonda lo stivale dei maiali Me ne vergogno un poco e mi fa male Vedere un uomo come un animale Non cambierà, non cambierà Sì che cambierà, vedrai che cambierà Si può sperare Che il mondo torni a quote più normali Che possa contemplare il cielo e i fiori Che non si parli più di dittature Se avremo ancora un po' da vivere La primavera intanto tarda ad arrivare https://www.instagram.com/p/CgRG70noovm/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Povera Patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene. Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni! Questo paese e` devastato dal dolore… ma non vi danno un po’ di dispiacere quei corpi in terra senza piu` calore? Non cambierà , non cambierà no cambierà , forse cambierà . Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali? Nel fango affonda lo stivale dei maiali, Me ne vergogno un poco, e mi fa male vedere un uomo come un animale. Non cambierà , non cambierà sì che cambierà , vedrai che cambierà . Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali che possa contemplare il cielo e i fiori, che non si parli più di dittature, se avremo ancora un po’ da vivere… la primavera intanto tarda ad arrivare. https://www.instagram.com/p/CPAhYqMoq65/?utm_medium=tumblr
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Povera patria Schiacciata dagli abusi del potere Di gente infame, che non sa cos'è il pudore Si credono potenti e gli va bene quello che fanno E tutto gli appartiene
Tra i governanti Quanti perfetti e inutili buffoni Questo paese devastato dal dolore Ma non vi danno un po' di dispiacere Quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà No cambierà, forse cambierà
Ma come scusare Le iene negli stadi e quelle dei giornali? Nel fango affonda lo stivale dei maiali Me ne vergogno un poco e mi fa male Vedere un uomo come un animale Non cambierà, non cambierà Sì che cambierà, vedrai che cambierà
Si può sperare Che il mondo torni a quote più normali Che possa contemplare il cielo e i fiori Che non si parli più di dittature Se avremo ancora un po' da vivere La primavera intanto tarda ad arrivare
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