#narrativa unica.
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pier-carlo-universe · 18 days ago
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La vanità delle stelle cadenti: Un viaggio attraverso l'immensità dell'universo umano. Recensione di Alessandria today
Alessandro De Benedetti esplora i misteri dell'esistenza con una prosa poetica che incanta e fa riflettere Trama del libro "La vanità delle stelle cadenti" di Alessandro De Benedetti è un’opera che combina narrativa, filosofia e poesia per indagare il si
Alessandro De Benedetti esplora i misteri dell’esistenza con una prosa poetica che incanta e fa riflettere Trama del libro “La vanità delle stelle cadenti” di Alessandro De Benedetti è un’opera che combina narrativa, filosofia e poesia per indagare il significato della vita e dell’universo. Le stelle cadenti, simbolo di desideri e aspirazioni, diventano qui metafora della fragilità e della…
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sgiandubh · 10 months ago
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Anon rebelde.
Me voy a meter en un jardín pero creo que la mala hierba de cierto blog dedicado a un sujeto que quiere, necesita y ansía ser anónimo así que no se que misión tiene en si ese blog, está alcanzando tamaño como para darle un repaso y dejarla en su tamaño de ego preciso. Las nuevas/viejas fotos de GETTY han sido una novedad para el fandom, fotos recogidas en distintas plataformas y publicadas en ellas a razón del sesgo de cada cuenta, y si, esas fotos no aparecian en los antiguos post del portal a la que alude como si fuera la biblia de GETTY así que no me sirve esa triste excusa de actualizaciones de fotos, son fotos nunca antes publicadas como la UNICA que ella publicó porque esa si que se ajustaba, con calzador eso si, a su narrativa. Entonces una si y otras no ? Señora de las iniciales en mayúsculas, como las rubias de Sam, sea mas coherente con sus excusas de mal pagador que no hay ser más patético que el que no sabe retroceder o por lo menos guardar silencio ante un muro de realidad porque si no corre el riesgo de que, hasta su media docena de notas, se avergüencen de su idiotez.
Dear (returning) Anon Rebelde,
Disculpe esta publicación tan retrasada (48 horas) de su excelente envío. Como bien sabes, estos dos últimos días fueron bastante intensos. No voy a añadir más comentarios sobre lo que tan elocuentemente escribiste. No fue fácil de traducir, pero me faltaba ese argot madrileño (Alguien y yo preferimos hablar en francés, solo porque somos 2 pijos muy, muy #tontos). Y por mucho que me gustaría dejar de lado este maldito tema, también soy de la opinión de que se debería animar a la gente a expresarse. Así que aquí va la traducción, para que la disfruten todas nuestras amigas./Please excuse this very much delayed posting (48 hours) of your excellent submission. As you well know, these last two days were pretty intense. I am not going to add any more comments to what you so eloquently wrote. It was not easy to translate, but I was missing that Madrid slang (Someone and I prefer to talk in French, just because we are 2 #silly pijos). And much as I would like to put this damn topic to rest, I am also of the opinion that people should be encouraged to express themselves. So here goes the translation, for all our friends to enjoy:
'I will probably overanalyze again, but I think the weeds of a certain blog, dedicated to somebody who wants, needs and craves anonymity (and I do fail to see what could be the main objective of such a blog), have reached that size when they need to be cleaned up and that ego trimmed to reasonable proportions. The new/old GETTY photos have been a novelty for the fandom. They have spread on other platforms, too, where people shared them based on the agenda of each account. And yes, those photos did not appear in the old posts of that webpage to which she alludes as if it were the GETTY Bible, so that sad excuse of photo updates doesn't work for me. These are never before seen photos, and so is the ONLY one that she published, just because she did manage to shoehorn it into her own narrative.
So that photo is ok, but not the other ones? Hey, Block Letters Lady (just like Sam's blondes), you should really bring more than lame excuses to the table, because there's nothing more pathetic than someone who doesn't know how to push back or at least remain silent, when confronted with reality. If you don't, you risk to make even that half dozen likes you get for your posts feel ashamed, because of your stupidity.'
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Bangkok Traffic Scene. Taken by me, April 2009.
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muffa21 · 4 months ago
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Ho avuto un'infanzia meravigliosa. Con i monti e i torrenti e gli alberi e le lucertole assolati del mio Paesello. E Dio che ci sorvegliava, sonnacchioso dentro ai tabernacoli delle chiese, insieme alle vecchiette con la bocca piena di caramelle Rossana e canti sacri nella luce colorata che filtrava attraverso le vetrate della Matrice.
A undici anni, il declino. Abusato il primo anno di scuole medie da un compagno di classe pluri-ripetente. Mi costringeva a masturbarlo di fronte a tutti. Nessuno mosse un dito. Temo che qualche professoressa sapesse; ma meglio non andarsi a infilare in faccende più grandi di sé... soprattutto se ti ritrovi disgraziatamente a buscarti il pane nel quartiere più violento e feroce di Palermo, a pochi anni della guerra e delle stragi di Mafia. Nessuno si vergognò. Né l'abusante, né i compagni, né chi sapeva e non ha mosso un dito. In compenso mi vergognai io. Questo causò una timidezza patologica, una goffaggine che superava il ridicolo. E di conseguenza il bullismo, il male minore fra quelli sopportati, mi costrinse a chiudermi in casa. Ad uscire solo per andare a scuola e incontrare giorno per giorno il mio carnefice. Perché conoscevo già cos'erano i doveri. La mia famiglia mi ha sempre amato - le uniche persone ad averlo mai fatto - e li ho ripagati essendo sempre ligio ai miei doveri di figlio.
Le superiori andarono un po' meglio. Ma anche qui, amicizie superficiali che si basavano sulla simpatia che sucitava il mio essere goffo e ridicolo e brutto - avevo denti sporgenti e pesavo quanto una vacca - e per il resto cinque anni passati in casa a leggere narrativa fino alla nausea.
En passant: Prima e unica esperienza sentimentale. Rifiutato e umiliato.
Botta di culo. Passo i test di medicina. Volo a Pavia. Ci resto sei anni.
Il primo anno, fantastico. I miei sono lontani. Mi sento in diritto di mollare la presa sulle mie remore morali. Inizio a fumare tabacco e a bere, quasi ogni sera. Passo alla marijuana. Sembra la svolta. Ma dietro l'angolo c'è il baratro. Divento dipendente dall'erba - sì, gente, come si può essere dipendenti da quella porcheria che è il porno si può benissimo essere dipendenti da un fumo magico che fa svanire le proccupazioni - fumo fino a 15 canne al giorno; e le fumo solo, uscendo fuori dalle grazie di Maria. Dimentico che sto lì per studiare e inizio a mandare a troie la possibilità di laurearmi, dicendomi c'è tempo, e raccontandomi un fottìo di fregnacce. Ma sono consapevole delle fregnacce e per tre anni non faccio niente, se non spendere soldi in droga, vedere film d'essai su megavideo e masturbarmi fino a stordirmi, perdere i sensi e finalmente dormire.
Un gruppi di belle persone mi raccatta dal fango a 22 anni. Tra i 22 e 24 finalmente vivo, mi diverto, sono felice, quasi quasi mi viene pure voglia di studiare e dare una bella ordinata alla mia vita... ma i traumi dell'infanzia sono troppo pesanti e mi ammalo. Esordio psicotico acuto. Fottuto. Per 10 anni passo la vita, tra ricoveri, farmaci, psicologi, psichiatri, testi di roschark (o come cazzo si scrive) e le urla, i pianti e la depressione di tutti i miei familiari.
Per 10 anni lotto... e ne vengo fuori. Trovo lavoro a Milano, le miei poesie vengono pubblicate da una piccola casa editrice di Roma che crede in me, mi metto in forma, da dipendente pubblico ho tutte le agevolazioni del mondo e uno stipendio che farebbe invidia al mio psicologo.
Ma perché questa carrellata sulla mia vita? Perché ieri ho visto questo angolino di luce che mi sono costruito a calci e mozzichi e mi sono detto: non ho nessun diritto ad essere così fortunato. E pensavo a Gaza, all'Ucraina, alle carceri libiche, alla barista del mio paese morta a 40 anni, senza aver mai visto la Luce.
Fortunato? Porca Madonna, l'unica fortuna è essere nato in un paese del primo mondo, avere una famiglia che mi ama, ed essere molto meno stupido della media. Tutte cose niente affatto scontate. Ma la Fortuna, cazzo, è un'altra roba.
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multiverseofseries · 9 months ago
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Dune - Parte Due, un sequel imponente, tra continuità e naturale evoluzione
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Ci siamo. Finalmente
Finalmente perché è uno di quei film che sono in grado di portare il pubblico in massa nelle sale. Finalmente perché è indubbiamente il tipo di produzione di cui il cinema ha bisogno per solleticare l'immaginario degli spettatori e mostrare come e quanto il grande schermo possa fare ancora la differenza rispetto all'ormai abituale visione casalinga.
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L’attesa è stata ampiamente ripagata da quanto si è potutto vedere, perché ha contribuito nell’ accrescere l’ hype per questo secondo capitolo e anche perché arriva in un periodo meno carico di novità rispetto lo scorso autunno, quando era programmata inizialmente la sua uscita. 
Dune - Parte Due si presenta al proprio pubblico in una perfetta continuità con quanto visto nella prima parte, non solo continuando ma anche sviluppando la storia che era stata impostata, rappresentandone la naturale evoluzione sia in termini narrativi che  espressivi. Resta il Dune che molti avevano amato nella sua prima parte alzano però l'asticella sotto molti punti di vista.
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Dune - Parte Due riparte da dove ci aveva lasciato, da quella conclusione che a molti aveva lasciato l'amaro in bocca. La seconda parte riprende l'arco narrativo di Paul Atreides (Timothée Chalamet) e le fila del racconto in senso ampio e compiuto. In questa seconda parte molto più spazio è finalmente dedicato al personaggio di Zendaya che nella prima parte aveva un ruolo molto introduttivo. Ed è alla Chani di Zendaya e ai Fremen che Paul si unisce, alla ricerca della vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia e per fermare quel terribile futuro che è in grado di prevedere. Una missione che mette Paul davanti a sfide e scelte, portando avanti la componente drammatica ed epica che l'adattamento di Villeneuve aveva già introdotto nel precedente.
Denis Villeneuve ci riconduce in un mondo affascinante e costruisce il film attorno ai suoi personaggi: il suo Dune, pure essendo un grande spettacolo visivo, è anche sopratutto la loro storia che il regista asseconda sia in termini di scelte visive che per la fotografia. L'autore di Arrival e Blade Runner 2049 ci mette faccia a faccia con le scelte che deve compiere Paul per poter portare avanti la sua missione, ma sopratutto si affida per dare cuore e forza al racconto alla Chani di Zendaya, forse uno dei personaggi con il percorso più solido e strutturato. Se però lei non è una novità assoluta, lo è invece Austin Butler con il suo Feyd-Rautha Harkonnen, figura enigmatica e folle, a cui l'attore dà vita sia nello sguardo che nelle movenze, in un perfetto equilibrio su un filo sottilissimo senza scivolare in eccessi che l'avrebbero potuto rendere una macchietta.
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Peccato per le altre New Entry che hanno poco spazio, che come per Zendaya nel capitolo precedenti fanno capolino nella storia in attesa di avere maggior spazio e ulteriore importanza nel seguito. È il caso di Florence Pugh e Christopher Walken, la cui valutazione andrà ragionata sulla lunga distanza e sulla trilogia che Villeneuve ha in mente. Si tratta in ogni caso di limiti dovuti alle scelte di scrittura e costruzione narrativa su più film, piuttosto che valenza e qualità degli attori, perché tutto il cast e la relativa resa visiva è sempre a fuoco e ottimale.
C'è infatti continuità narrativa e visiva in Dune - Parte Due rispetto al suo precedessore. Il nuovo film riprende e amplifica quanto già visto con coerenza stilistica e contenutistica, un aspetto che consideriamo come uno dei suoi pregi, ed è qualcosa di non così scontato come potrebbe sembrare. Il Dune di Villeneuve si dimostra un'opera unica e potente. Nessun compromesso a cui sottostare, Villeneuve, nel dettare i tempi del suo racconto, lo porta avanti con un andamento calmo e ragionato ma allo stesso tempo potente e travolgente: non c'è scena di Dune - Parte Due che non lasci il segno, che sia un semplice dialogo o una battaglia che lascia senza fiato.
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Ci si sente travolti dalla sabbia del deserto di Arrakis, tremano le gambe quando ci si trova faccia a faccia con i possenti vermi che abitano quei luoghi, e si freme di emozione nei momenti più intensi ed emotivi. Si partecipa alla visione e ci si immerge al suo interno sostenuti dalla musica di un Hans Zimmer e da una fotografia d'impatto capace di adattarsi ai diversi momenti e luoghi del film e dei personaggi. Dune - Parte Due prende a piene mani quanto c'era già di buono nel capitolo precedente e fa quel passo in avanti che ci si aspettava e augurava. E travolge lo spettatore come una tempesta di sabbia.
Concludendo Dune Parte 2 è un sequel in perfetta continuità con quanto visto nel precedente, un secondo film che affonda a piene mani in quanto di buono e forte era già presente nel primo capitolo e lo sviluppa con coerenza. Una vera e prorpia evoluzione, più che una sola continuazione di quanto già visto, che porta alla realizzazione del percorso di alcuni personaggi, sviluppandone altri soltanto accennandoli e guarda avanti introducendo altri elementi che la possibile e probabile terza parte avrà modo di approfondire. Molto a fuoco tutto il cast, ma è la messa in scena del racconto da parte di Denis Villeneuve a lasciare davvero senza fiato, grazie alla potenza e magnificenza della costruzione audio-visiva. Un film da vedere e da ammirare.
Perché ci piace
- La coerenza con cui vengono sviluppati i discorsi introdotti nella prima parte, sia dal punto di vista narrativo che visivo.
- La potenza della messa in scena e tutto il comparto audio-visivo del film.
- Un Hans Zimmer in stato di grazia nel sostenere il racconto con la sua colonna sonora.
- La Chani di Zendaya, su cui è stato fatto un ottimo lavoro di scrittura e costruzione narrativa.
- Timothée Chalamet, Zendaya e tutto il cast.
Cosa non va
- … al netto di un paio di personaggi che sono solo introdotti e che dovremo aspettare di veder sviluppati nella possibile Parte Tre.
- Se eravate scettici dopo il primo film, è possibile che anche il secondo non vi travolga. Ma per qualità e potenza vale la pena di provare.
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abatelunare · 1 year ago
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Redenzione
La Morte è la sola e unica opportunità di Redenzione concessa a chi da Gran Figlio di Puttana ebbe a comportarsi. Questo lo sanno bene i narratori giapponesi, che nelle loro produzioni seriali hanno mostrato quanto grigio sia presente nel Mondo Reale. E in tutte le sue sfumature. Da quanto si vede al cinema e in televisione, è una lezione narrativa che stiamo imparando noi pure. Non bene quanto loro. Però ci stiamo impegnando.
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jamessixx · 1 year ago
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Toss a coin to your Witcher, oh valley of planty. Difatti, fai un salto nell'universo epico di "Toss a Coin to Your Witcher" con la nostra esclusiva analisi e descrizione. Questa canzone, ispirata dalla serie Netflix "The Witcher", incanta con la sua melodia avvincente e le liriche coinvolgenti. Esplora il significato delle parole e la magia dietro ogni nota, scoprendo come questa canzone abbia catturato l'immaginario di fan in tutto il mondo. La nostra disamina dettagliata svela la profondità emozionale di "Toss a Coin to Your Witcher", rivelando la sua influenza sulla colonna sonora della serie e oltre. Unisciti a noi in questo viaggio attraverso la musicalità e l'emozione di una delle canzoni più iconiche degli ultimi tempi. Toss a coin to your Witcher e immergiti nella magia di questa traccia che ha conquistato il cuore di migliaia di appassionati di musica e fantasy.
Inoltre, scopri la magia e l'epicità di "Toss a Coin to Your Witcher" con la nostra esclusiva analisi e descrizione. Questo brano avvincente, ispirato alla celebre serie "The Witcher", cattura l'essenza dell'avventura e del destino. Approfondisci il significato delle liriche e immergiti nei suoni avvolgenti che hanno reso questa canzone un'icona. La nostra disamina dettagliata ti guiderà attraverso ogni nota, svelando la forza narrativa e emotiva di "Toss a Coin to Your Witcher". Unisciti a noi in questo viaggio musicale, dove la magia si fonde con la melodia, regalandoti un'esperienza unica. Per esplorare a fondo l'universo sonoro di "Toss a Coin to Your Witcher", affidati alla nostra guida esperta e scopri il motivo per cui questa canzone ha conquistato i cuori di fan in tutto il mondo.
Ascolta l'incantevole melodia di "Toss a Coin to Your Witcher" con la nostra analisi esclusiva. Questo brano avvincente, ispirato alla famosa serie "The Witcher", cattura l'essenza epica del mondo fantasy. Attraverso la nostra disamina dettagliata, ti immergerai nelle emozioni intrise di avventura e mistero di questa canzone iconica. Scopri la magia delle parole e delle note che compongono "Toss a Coin to Your Witcher", trasportandoti nei meandri di questo viaggio musicale coinvolgente. Unisciti a noi per svelare i segreti dietro questa traccia indimenticabile e scopri come il suo richiamo melodico continua a risuonare nell'immaginario collettivo. Toss a coin to your Twitcher e esplora con noi il fascino senza tempo di questa canzone, un viaggio musicale che cattura l'anima di The Witcher.
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midnightmayflower · 1 year ago
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Babylon: No todo lo que brilla es oro
El día de hoy vi por primera vez Babylon, dirigida por Damien Chazelle. Este director ha demostrado tener una perspectiva visual y narrativa unica, pues al momento de tener que poner una escena cruda, lo pone con todo y la iluminación adecuada. Los personajes que protagonizan esta pelicula pasan por un cambio drástico, ascienden a la fama junto con la evolución del cine mudo al sonido. Sin embargo, como una serpiente mudando de piel, el cambio es doloroso, la adaptación es incómoda y pesada, pero el amor al arte y la ambición hace que todo sea posible. Claro que... el ascenso a la fama tiene su precio, principalmente al tomar malas decisiones, pues consecuencias son fatales.
Tengo tres personajes favoritos en esta pelicual de los cuales uno permanecerá siempre en mi corazón y ese es Jack Conrad. Los otros dos fueron Sydney Palmer y Elinor St. John, pero de ellos hablaré más adelante.
Conrad es mi personaje favorito y es su transición en ascenso y descenso me hicieron sentir la soledad que este personaje presentaba. Nunca es suficiente, nunca es demasiado y al momento de creer estar en la cima y querer evolucionar con el resto, el mundo te dijo que tu tiempo ya pasó. La despedida de este personaje es melancolica junto con la musica y la iluminación. El dialogo de Conrad suena como una despedida y junto con la camara lo acompañas a su última escena.
Por otro lado considero a Sydney Palmer y Elinor St. John como los personajes más sensatos, con los pies en la tierra, que lograron darse cuenta a tiempo de lo que trataba la industria del cine. Ambos tenian la opción de quedarse o retirarse. Por un lado Sydney al verse en un mundo lleno de pobreza donde la musica no era apreciada de la misma manera que él lo veía, decide aprovechar la oportunidad de convertirse en un actor al ser parte del elenco de la música. Prueba por un momento la dulzura de la fama y la riqueza, pudo ser importante por un momento y eso le gustaba, pero al momento de tener que cambiar o adaptarse a lo que los demás le pedían para poder quedarse en ese mundo, decidió abandonar la industria. Él amaba la música y no iba a terminar hechandolo a perder solo para convertirse en parte de un circo y perder su escencia.
Elinor es el personaje que supo como manejarse en el mundo del entretenimiento siguiendo sus propios principios. Mantenía su perfil neutral cuando se presentaba en eventos y manejaba con mano dura sus palabras escritas en sus artículos. Ella fue testigo de la evolucion del cine y la decadencia de grandes figuras del cine mudo. Estaba consciente de que los cambios muchas veces no permiten a los que estaban en la cima seguir adelante. El publico era cruel al igual que la critica y la industria del cine. La última platica que le da a Conrad es lo que me hizo ver lo muy inteligente que ers esta mujer. Definitivamente una mujer poderosa, que al igual que un escritor omnisciente, solo observa.
La musica y la iluminación son el fuerte de este maravilloso director, ya que sabe como y cuando posicionar los colores y la musica en el momento ideal. La melancolia, los excesos, la frustración, la victoria entre otras emociones se sienten con tan solo visualizar y escuchar la escena.
Aunque el final no lo sentí conectado con el ritmo del tercer acto, compredí que era una carta de amor al cine. Su evolución, el proceso y los sacrificios que permitieron esa historia llegar a millones de personas. Nadie sabe lo que ocurre tras bambalinas, nadie sufre ni siente lo que el director o los actores, el elenco en general tuvo que pasar para que una sola escena saliera. Sentir esa satisfacción de logro y victoria por el éxito es algo que se experimenta en cabeza propia. Es por eso que como consumidores debemos valorar el trabajo que se hace para que nosotros podamos disfrutar de algo que fue hecho para el mundo.
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f0rsokeng0d · 2 years ago
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hojas en blanco
revisando viejos documentos encontré algo que habia escrito hace algun tiempo. Tal vez nadie lo lea pero se siente nice subirlo a un lugar publico. No soy la unica que tiene bloqueos de escritura asi que aajsjas.
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No sabía por qué escribió esto, solo que quería hacerlo. Ninguna historia, conflicto o final llegaban a su cabeza, solo situaciones sueltas y conversaciones sin sentido, personajes sin nombre o villanos sin rostro, animales que nunca existieron y lugares abandonados, un castillo enorme abandonado en el claro dentro de montañas, una ciudad subterránea conectadas por túneles angostos, un pueblo pequeño con magia escondida entre los tablones de madera que conformaban los suelos de la casa, un arma poderosa, una elegida, una profecía, pero nada de eso tenía final, nada de eso tenía un motivo de ser.
Cada día su frustración crecía más y más, el rostro apabullado mirando sus manos sin saber que escribir, sintiendo su cabeza llenarse con cientos de ideas que no puede expresar, emociones que no puede describir, palabras que no conoce, todo junto y solo quiere escribir. Quiere escribir para olvidar lo que necesita hacer, lo que debería hacer, o lo que debería sentir. Quiere escribir para ser capaz de sumergirse en la historia y sus personajes, sus locaciones, sus sonidos, pero eso es imposible cuando lo único que tiene son páginas en blanco y miles de frustraciones a la punta de sus dedos. El deseo de relatar en la fibra de su lengua y dedos todos los días, todo el día, solo para ser malgastado y dejar hojas en blanco, hojas en blanco y una mente desbordada de conceptos sin terminar.
Dragones, sirenas, amor incondicional, decenas de cosas de las que desea escribir y no puede, lo peor, no entiende por qué. Aunque en la verdad sí lo sabe, sabe que desea escribir, miles de palabras sin detenerse y solo queriendo continuar, pero su chispa se apagó, y ni siquiera se había dado cuenta, un párrafo de cien palabras ya resulta difícil, y llegar a escribir mil es un completo logro. Cuando lee obras anteriores, viendo las veinte mil, diez mil palabras, se sorprende de cómo ha podido llegar a eso tan rápido, de forma tan fluida, que aunque la narración sea torpe y los adjetivos demasiados repetitivos, seguía siendo una historia completa, personajes con nombres, motivos y apariencias. Un comienzo, desarrollo y final entendibles con solo las primeras páginas. Y ahora, ahora solo eran momentos sueltos, personas sin sabor, sin motivo, situaciones sin terminar o descripciones imprecisas, incomodas.
Desde hace mucho tiempo que dejó de disfrutar de escribir, y aquello deja una sensación pesada en su pecho como una manta mojada, pesando el doble de lo que debería, empapando su corazón sin dejarle respirar, sentirse en calma. En algunas ocasiones sucede que hasta siente envidia de sí mismo, leyendo escrituras viejas, donde su narrativa sí lucía, recordando como aquella tarde o noche pudo escribir párrafo tras párrafo, letra tras letra como si no tuviera todo el tiempo del mundo, desesperado por arrancar las ideas de su mente y haciéndolo de una manera grandiosa. Ahora solo puede leerlos sintiéndose feliz por lo que hizo, pero la envidia y odio pesando en su pecho sin nada para evitarlo. No entiende que sucedió, no entiende por qué no puede seguir escribiendo, pero lo odia, lo odia con todo su corazón.
No tiene sentido, le gustaba escribir, escribir acerca de cualquier cosa. Una hermana buscando a su hermano, los días a días en una cafetería de barrio, una chica y su dragón, una joven con el poder de explorar las profundidades del océano, un hombre buscando a una niña en un pueblo lleno de gente extraña, o una organización creada para asesinar a la gente que sabía demasiado. Demasiados conceptos, demasiadas microhistorias, ¡Qué eran buenas! Realmente lo eran. Pero que nunca pudo continuar.
Y ahora los dedos se convierten cada vez más pesados, las letras distanciándose cada vez más. No sabe que escribir. Un escritor que no puede escribir es un escribano que no sabe leer, es inútil.
Está cansado, no puede escribir, y con todo el odio, envidia y desgano quemando sus pensamientos, el cansancio se encuentra sobre todo eso. Haciendo que cada vez pueda escribir menos y menos, hasta el día que solo tenga hojas y hojas en blanco. Es su mayor miedo, llegar a esa instancia. No quiere tener una hoja en blanco, pero cada día se hace más difícil. Simplemente no puede escribir, sus manos son pesadas y sus ojos están cansados. La sensación de comezón en su lengua va a seguir continuando, queriendo decir todo lo que tiene guardado, a quien sea que esté dispuesto a escuchar. Pero si ni siquiera el autor quiere escucharse a sí mismo, las historias están condenadas, y nada va a ver su fin.
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roma-sera-giornale · 15 days ago
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Il Monaco che vinse l’Apocalisse
Il film, intitolato “Il Monaco che vinse l’Apocalisse“, promette di essere un’esperienza visiva e narrativa unica, intrecciando storia, misticismo e introspezione. Questo film ci trasporta in un’epoca di oscurità e fervore religioso. Il protagonista, Joachim, è un asceta il cui saio è diventato una seconda pelle. La sua vita è avvolta dall’oscurità del mondo, ma è anche illuminata da esperienze…
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ilterzolivello · 17 days ago
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LUNA ROSSO SANGUE
L'esperienza sensoriale prima che emozionale, in questo capitolo recente della produzione lanzettiana che ha per titolo LUNA ROSSO SANGUE, è la cifra artistica che ne rende unica e speciale la lettura.
romanzo di Antonio Lanzetta, 2024 NEWTON COMPTON EDITORI Il mio quarto Lanzetta non è una conferma, scontata come dicono tutte le recensioni che ho letto, è di più: è un salto che si aggrappa a quella chimera mitologica di perfezione narrativa che il talento di Antonio doma e mette al servizio di una storia incredibile e sconvolgente. Lo dice lui in un’intervista che LUNA ROSSO SANGUE è la prova…
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pier-carlo-universe · 1 day ago
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Storia di due anime di Alex Landragin: Un viaggio tra reincarnazione e mistero. Recensione di Alessandria today
Un romanzo che intreccia amore, segreti e vite passate in una narrazione unica e sorprendente
Un romanzo che intreccia amore, segreti e vite passate in una narrazione unica e sorprendente. Introduzione:Storia di due anime di Alex Landragin è un romanzo che affascina e sorprende per la sua originalità narrativa e la profondità emotiva. Attraverso una struttura innovativa, che permette di leggere il libro in due modi diversi, l’autore ci conduce in un viaggio tra passato e presente, amore…
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micro961 · 3 months ago
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I fratelli Bulgarelli - Il nuovo cortometraggio “Quello che non ti ho detto”
Una visione intima sul tema del rimpianto e della comunicazione
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La prima nazionale del cortometraggio “Quello che non ti ho detto” dei fratelli e registi Flavio e Massimo Bulgarelli viene proiettata il 7 ottobre 2024 alla 21esima edizione del Sedicicorto Festival di Forlì. “Quello che non ti ho detto” è stato prodotto da E Elle Produzioni, una società di produzione audiovisiva specializzata nell'offrire servizi di alta qualità. Grazie ad una consolidata esperienza nel settore, il team di professionisti crea prodotti originali in grado di catturare l'attenzione del pubblico e suscitare emozioni ma soprattutto capaci di veicolare in modo efficace contenuti di qualunque tipo. Preziosa la collaborazione con Duende Film che pianta le sue radici nel panorama cinematografico indipendente, dove ha consolidato collaborazioni con registi, attori e sceneggiatori di talento, arricchendo costantemente il patrimonio creativo. Ogni progetto che porta avanti è il risultato di una combinazione unica di esperienza, innovazione e dedizione che porta ad elaborare la creatività su ogni progetto. L’intero progetto è distribuito da Associak, casa di distribuzione cinematografica indipendente nata nel 2012 ed impegnata nella diffusione artistica e commerciale di lungometraggi, documentari e cortometraggi nei principali festival nazionali. Associak vuole essere un punto di riferimento per opere di elevata qualità estetica ed artistica in grado di unire il puro intrattenimento con l’originalità e l’innovazione narrativa. Il protagonista del cortometraggio è Giorgio, un anziano signore che vive solo: degli strani rumori nel suo appartamento rivelano Anna, una giovane ragazza che si muove nel cuore della notte, la più importante della sua vita. L’uomo è tormentato dai rimpianti e questa donna rappresenta l’amore perduto, che riapre le vecchie ferite e rivela le verità nascoste. Giorgio affronta nuovamente il suo passato, fra lacrime e confessioni, accettando il rimorso delle occasioni mancate. "Quello che non ti ho detto" è una disamina sul tema del rimpianto e dell’incapacità comunicativa in una coppia: la generazione di Giorgio, infatti, non ha ricevuto un’educazione affettivo-relazionale e le conseguenze di questa mancanza risultano, purtroppo, evidenti. Con uno sguardo sensibile, il cortometraggio guida attraverso i labirinti del passato, illuminando le sfumature della bellezza e della tragedia che risiedono nei ricordi del grande amore. Attraverso sequenze incantevoli e dialoghi evocativi, “Quello che non ti ho detto” trasporta il pubblico in un universo emotivo intenso e suggestivo, dove ogni gesto e ogni sguardo raccontano una vita, fatta di sogni, di perdita e poi anche di speranza. Un incontro magico, che mescola la dolcezza dell'amore giovanile con il peso della morte, creando un'atmosfera di malinconia e serenità allo stesso tempo. L’opera parla di un tema universale, in grado di arrivare alla maggior parte degli spettatori. La sua forza risiede proprio nella sua capacità di toccare corde emotive comuni a tutti, indipendentemente da background, esperienze personali o provenienza culturale.
Storia dei registi
Flavio Bulgarelli nasce a Roma il 7 settembre 1984. Si laurea in psicologia nel 2011, nel frattempo si avvicina al mondo del cinema creando uno studio horror indipendente che realizza più di dieci cortometraggi destinati al web e virali in alcuni paesi del mondo con più di 1 milione di visualizzazioni. La sua specialità è la sceneggiatura, che ha studiato negli anni con vari professionisti.
Massimo Bulgarelli nasce a Roma il 4 giugno 1996. Diplomato presso l’Istituto per cinematografia e televisione “Roberto Rossellini” come montatore, si dedica in seguito alla direzione fotografia e all’editing. Al momento lavora come assistente alla regia e come videomaker.
Cresciuti con le stesse influenze cinematografiche di commedia all’italiana e cinema internazionale, Flavio e Massimo trovano un punto di forza proprio nei 12 anni di differenza che li rendono capaci di “parlare” sia ad un pubblico adulto che ad un pubblico più giovane. Doppio Gioco, è stato il loro primo cortometraggio, una commedia all’Italiana 2.0 sul tema della ludopatia. Singolarmente, ma sempre facendo appoggio l’uno sull’altro, hanno scritto e diretto altri cortometraggi di fantascienza come Senza Parole o Lo Spazio sulla Terra.
Instagram: https://www.instagram.com/fratellibulgarelli/ 
Duende Film
https://www.instagram.com/duende_film
E ELLE Produzioni
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ignore-69 · 3 months ago
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Eu nao sei quando, mas me perdi na minha propria narrativa e só percebi isso agora, talvez por quase estar com um cortex pre frontal definido ( assim espero ). Minha vida parou por conta da minha depressao e ansiedade, eu simplesmente me tranquei dentro da minha cabeça, e eu fantasiei fazer tantas coisas, estudar tantas coisas, me tornar tantas coisas, que tudo pareceu ser tão verdade, eu nao fazia as coisas que pretendia fazer, mas me iludia com a sensação de que pensar o bastante sobre faze-las ja era quase como fazer em si. E eu não aprendi nada. Temos ai uns 3 anos da minha vida desperdiçados, nada para mostrar, nada. E ao mesmo tempo eu me desprendi de tudo oque amava. Literalmente a unica coisa que eu fazia o dia inteiro era f1 , tirar um cochilo, e trabalhar um emprego de merda. E f1 que na verdade eram f5 um atras do outro, ate nao aguentar e dormir, fvarios em tamanha quantidade que nem me lembro do pouco que fiz, como pintar o cabelo , quando pintei, as vezes em que me encontrei com amigos, e varias coisas importantes que compartilhamos e conversamos. E eu pretendia ler livros, comprei uns 60 afinal, comprei ate um kindle, e eu pretendia fazer fanarts, afinal comprei uma display, e eu pretendia pintar telas, afinal comprei pinceis e tintas. Eu planejava estudar, entrei em uma faculdade, eu planejava ser artista, por que entao que eu nao fiz nada disso ? Eu amava isso
E eu fiz apenas oque eu odiava e aquilo me fazia esquecer das coisas que eu odiava. Se eu realmente ja fui inteligente algum dia eu nem sei, ate duvido na verdade. Tenho que largar enquanto o meu cerebro tem alguma chance de se recuperar ( eu digo isso sabendo que neurônio nao regenera ).
Fiquei 6 anos fumando consecutivamente uma coisa que envelhece o cerebro e agora eu nem consigo entender um texto. E eu me condicionei a só dormir com isso, muito dificil nao me odiar hjmkkkkk e ainda por cima fumei antes de escrever isso KKKSKSKKSK aaaaa ☠️
Eu nao me arrependo de começar, mas eu me arrependo de nao ter o auto controle de só fumar de vez em quando, era pra ser uma coisa recreativa e passou a ser um problema do cotidiano e uma conta fixa para pagar.
Então agora eu vou la, me sento em um bar ao redor de pessoas da minha idade porem tao diferentes de mim. Eu tenho meus privilégios, eu preciso reconhecer, mas eu queria ter o deles, eu queria ter uma boa estrutura familiar, eu queria que o mundo tivesse sido mais gentil com os meus pais para que eles pudessem ter sido mais gentis comigo. Eu queria nao sentir ciumes da minha mae dizendo que ama o meu sobrinho, por ela nao conseguir dizer que me ama e eu queria conseguir dizer que eu a amo.
Eu queria conseguir fugir
E eu queria nao ter medo de ir
E como sempre eu fico apenas querendo
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multiverseofseries · 4 months ago
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A Quiet Place - Giorno 1: quando imparammo a stare in silenzio
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A Quiet Place: Giorno 1 ci porta all'inizio dell'invasione in un film essenziale ed asciutto, in linea con una saga che ci ha sempre colpiti per atmosfera e per la forza dell'idea. Protagonista Lupita Nyong'o.
C'è un dettaglio, un singolo momento vissuto durante la visione di A Quiet Place: Giorno 1 che fa capire quanto forte sia l'idea, e quanto il nuovo film riesca a sostenerla a dovere: nel mezzo di una scena di tensione e di caccia delle creature che hanno invaso il nostro pianeta, dall'orologio di chi vi sta scrivendo ha emesso il solito rumore di una sveglia che utilizzo come memo e la mano è corsa a coprire il quadrante per zittirla. È stata la conferma di uno spunto, quello alla base della saga avviata da John Krasinski nel 2018, di grande impatto immaginifico e dalle enormi potenzialità narrative che inevitabilmente la produzione ha l'intenzione di sfruttare ancora (e ancora?). E lo fa proprio Krasinski, qui co-autore della storia con il regista Michael Sarnoski, riprendendo le stesse suggestioni e spostandole in un momento diverso dell'evoluzione del racconto di A Quiet Place: alle origini di tutto.
La trama che ci porta all'inizio dell'invasione
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I protagonisti in strada a New York
E quelle origini, quell'incipit di un'invasione che ben conosciamo, piomba a New York, seguendo la protagonista Sam, malata terminale in gita con altri pazienti dell'istituto in cui è ricoverata nel corso di una escursione in città con lo scopo di assistere ad uno spettacolo teatrale e, soprattutto per la donna, approfittare per mangiare una buona pizza. Ed è proprio mentre sono nelle vie caotiche della città che tutto inizia, in modo suggestivo e drammatico, con scie di fuoco nel cielo e l'arrivo degli esseri che abbiamo conosciuto nei due precedenti film della serie: uno dopo l'altro, i passanti in preda al panico vengono attaccati ed eliminati, lasciando ben poco margine di dubbio: i predatori seguono i rumori che emettono e l'unica salvezza è non produrre suoni.
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Vietato urlane in A Quiet Place: Giorno 1
Dopo un inizio che traspare la nostra rumorosa normalità, le peculiarità della saga prendono il sopravvento e i sopravvissuti devono muoversi e comunicare cercando di non causare alcun tipo di rumore. Vietato parlare, ovviamente, ma anche calpestare qualcosa che possa rompersi, sbattere contro oggetti o qualunque possibile evento che possa attirare l'attenzione dei mostri che stanno invadendo il nostro pianeta.
Enjoy the Silence.
Torna, preponderante e in maniera sempre efficace, lo spunto base della saga di A Quiet Place con quell'atmosfera unica che accompagna la storia che ci viene raccontata. Se da una parte manca, ovviamente, la novità, dall'altra è interessante come la tematica venga introdotto sin dalla didascalia iniziale, che sottolinea come New York produca un quantitativo di decibel costante pari a quello di un essere umano che urla. Una semplice nota introduttiva, mentre il rumore di fondo monta e diventa opprimente, che tratteggia da subito il contesto in cui ci andremo a muovere e del mondo che abbiamo creato e in cui ci troviamo a vivere costantemente, soprattutto se siamo cittadini di una metropoli affollata e caotica. In questo, pur mancando della novità che poteva avere il primo film, A Quiet Place: Giorno 1 riesce ad aggiungere un ulteriore livello di lettura ai presupposti della saga.
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Lupita Nyong'o è Sam nel terzo capitolo della saga
Ma, parallelamente, il film ci coinvolge con una protagonista riuscita e intrigante, ben interpretata da una brava Lupita Nyong'o: la sua Sam è forte, decisa ed emozionante per costruzione e sviluppo, e ben si accompagna al comprimario Eric di Joseph Quinn, che ritroviamo con piacere dopo averlo amato in Stranger Things. Se loro due funzionano e reggono bene la costruzione narrativa ed emotiva del film, accompagnati dal magnifico gatto di Sam che rischia più volte di rubare la scena, è certo un peccato che le altre figure che ruotano attorno a loro fatichino a trovare spazio e approfondimento, anche nel caso del Henri di Djimon Hounsou, che pure si presenta come personaggio dalle buono potenzialità.
Uno sviluppo essenziale ma efficace
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Djimon Hounsou nel ruolo di Henri
Se possiamo considerare un difetto l'essenzialità della scrittura e la mancanza d'approfondimento, è in realtà la naturale conseguenza di una costruzione narrativa asciutta e diretta, che scende in lungaggini che avrebbero diluito le tempistiche dell'azione e della tensione, annacquandone la resa: A Quiet Place: Giorno 1 non perde tempo a costruire qualcosa che già conosciamo o spiegare dettagli che i suoi stessi personaggi non conoscono, si limita a seguirli nella loro muta lotta per la sopravvivenza, nel cammino verso una salvezza difficile da raggiungere. Michael Sarnoski, dunque, ci guida in questo percorso imbastendo sequenze che trasmettono ansia e tensione, ma anche momenti toccanti in cui è l'emotività a prendere il sopravvento. E in questo il suo film funziona a dovere, senza strafare e con i tempi giusti per non scivolare mai in momenti di stanca o di noia. Per approfondire il mondo di A Quiet Place siamo sicuri che avremo altre occasioni in futuro, perché lo spunto è troppo potente per non riprenderlo in ulteriori capitoli della saga.
Conclusioni
In conclusione A Quiet Place: Giorno 1 funziona. Funziona perché riprende e sviluppa con coerenza i presupposti della saga di cui è prequel, ma soprattutto perché il regista Michael Sarnoski lo sviluppa con una costruzione narrativa diretta e lucida che non perde tempo in inutili divagazione che avrebbero annacquato la storia. Peccato solo che lo spunto, così potente ed efficace, sia ormai noto e non aggiunga novità di sorta, oltre che per uno sviluppo dei comprimari solo accennato, ma i 99 minuti del film tengono molto bene la tensione e questo basta per giustificare la visione di questo nuovo capitolo della saga.
Perché ci piace
La tensione, costante ed efficace, al cospetto di mostri pronti a cogliere ogni piccolo rumore.
I personaggi di Sam ed Eric con rispettivi interpreti Lupita Nyong’o e Joseph Quinn.
La costruzione narrativa diretta e asciutta, che evita inutili lungaggini e spiegazioni.
Lo spunto iniziale, forte e ancora efficace…
Cosa non va
… che però non rappresenta più una novità, come è ovvio per un terzo capitolo.
I personaggi secondari sono solo abbozzati.
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nusta · 4 months ago
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Finito poco fa in spiaggia, prima che scoppiasse il temporale. Veloce, interessante, insolito. Se vi piace il ciclo arturiano, questa è una riflessione su alcune donne, più o meno protagoniste, delle storie che sono state narrate e rimaneggiate nel tempo. Se vi piacciono le fan-fiction e la narrativa di rielaborazione, è una illuminante critica sulla prospettiva e sulle carenze della rappresentazione e le conseguenze sull'immaginario collettivo. Se avete amato Michela Murgia, è una piccola finestra biografica su un pezzetto della sua vita che ha fatto da significativo ingrediente per quello che è stato composto successivamente.
Non esistono libri innocui, perché non siamo innocui noi. Gli esseri umani sono pericolosi e quello che nutre il loro immaginario si rivela l’innesco di processi di misteriosa combustione, talvolta divampante, talvolta ardente in latenza, come una minaccia in attesa di concretizzarsi. Non sempre ne siamo consapevoli mentre leggiamo e forse è un bene, perché credo saremmo più cauti nel considerare le storie un diversivo al reale: ne sono invece la matrice.
(...)
In nessuno dei libri che avevo letto fino a quel momento il conflitto di genere era mai stato posto con questa chiarezza, né mai l’avevo visto collegato all’immaginario religioso. Ne uscii scioccata. Le considerazioni politiche e specificamente femministe che sono in grado di formulare oggi ovviamente non erano così strutturate mentre leggevo il libro in nave, ma la storia le insinuava in modo molto efficace e per me tutt’altro che indolore. In quella riscrittura c’era però già qualcosa di ineludibile: l’evidenza che il cristianesimo– che negli anni del papato di Giovanni Paolo II sbraitava ancora per essere riconosciuto come unica “radice d’Europa”– appariva sì dominante, ma solo in quanto distruttore di tutte le alternative. Acquisire questa consapevolezza durante la lettura del romanzo non fu un processo neutro per me. Mentre facevo quella traversata in mare nella notte con in mano Le nebbie di Avalon, io ero vicepresidente diocesana dell’Azione cattolica.
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rugantino7 · 4 months ago
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