#momenti di incomprensibile romanticismo
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Otto Künzli, Ring for Two, 1980
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Yuzhou Feigou
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Voglio Andare a Vivere a Lisbonaaa
PROMPT : Ciao! Ho un promt per voi, se vi può interessare. Sia Ermal che Fabrizio si prenderanno una pausa quest'estate. E se si fossero regalati, per i rispettivi compleanni, un viaggio a Lisbona? In modo da poter rivivere i bei vecchi tempi in quella città di cui tanto si sono innamorati.
Ciao gente! Sto arrancando in queste giornate davvero pesantine per me, però pian piano ce la sto facendo, dai. Per cui, eccoci qui con un nuovo headcanon piccino picciò molto fluffino poco pornino insomma va beh una cosa più zuccherosa del solito perché ne ho bisogno anche io.
Quando quella mattina Ermal si sveglia, ci mette un attimo a fare mente locale di dove si trovi.
Non è tanto il corpo caldo e solido vicino al suo a disorientarlo - ormai, quella anche se rara è diventata comunque una sensazione conosciuta nonché rassicurante e ben accetta - o il respiro lento che gli sfiora una spalla nuda facendolo rabbrividire piano, quanto la luce che filtra dalle finestre che, strizzando appena gli occhi, infastidito, vede dare direttamente su una città di primo impatto sconosciuta.
Ci mette qualche secondo per elaborare, il cervello ancora mezzo addormentato, intorpidito come le sue membra da un riposo che sembra essere stato stranamente lungo, ma quando lo fa, sorride, rilassandosi contro al materasso morbido e profumato e rifugiandosi nel calore del petto appiccicato alla sua schiena
Ah, sì.
Lisbona
La città in cui, più di un anno prima, lui e Fabrizio erano saliti sul palco dell’Eurovision con la loro canzone
Sorride al ricordo di quelle giornate, ripercorrendole con la memoria.
Le partenze frenetiche, i viaggi avanti e indietro, i mille aerei, le risate per girare la cartolina, le strade di Porto e quelle di Lisbona
L’ansia da palcoscenico, l’agitazione, la paura di non farcela, lo stress, ma anche i momenti piacevoli, gli scherzi, i sorrisi, le conoscenze fatte e la gioia nel constatare che le persone avevano colto il loro messaggio.
Tutto, nel suo cervello, sembrava essere stato mescolato in un’unica grande giornata lunga una settimana, una sorta di gigantesco fermo immagine indelebile nel suo cuore e nella sua mente
Ma c’erano momenti che spiccavano da soli, in quella marasma di suoni, colori e parole, di attimi e di sensazioni.
Tipo il bacio che si erano scambiati nella stanza d’albergo che poi era diventata loro, e non solo quella di Fabrizio.
Oppure la prima notte che avevano passato insieme lì, accoccolati l’uno tra le braccia dell’altro, parlando e parlando e parlando
Il sorriso che Fabrizio gli aveva rivolto per calmarlo prima di salire sul palco, le sue mani che si erano strette alle proprie e la sua bocca che aveva formulato un “Andrà bene” anche se, Ermal poteva sentirlo, pure lui stava tremando e subendo la pressione che avevano sulle spalle da settimane ormai, mediatica e non
Mani che poi aveva intrecciato di nuovo con le sue quando avevamo terminato, una volta tornati dietro alle quinte.
E poi l’aveva abbracciato, tirandoselo contro e stringendoselo forte, il suo profumo che l’aveva avvolto quanto le sue braccia.
Sorride al ricordo, sentendo il cuore battere più forte ora come allora, e osserva distrattamente il braccio solido e tatuato che lo cinge, ora nudo, contrariamente a quella serata.
Con la punta delle dita, per non svegliare Fabrizio, inizia lentamente a percorrere i contorni di quei disegni inchiostrati, un pigro sorriso che gli si stende sulle labbra in automatico
Ah, Lisbona.
La città dove un anno e mezzo prima avevano partecipato all’Eurovision e dove, per tanti motivi, avevano lasciato il cuore
In qualche modo, la sentivano un po’ loro come città, visto tutto quello che ci avevano condiviso: in fondo, una parte della loro attuale relazione era stata costruita proprio lì, tra le strade sconosciute che però sapevano di libertà e del piacere di poter camminare stando vicini e sfiorandosi le mani senza che nessuno prestasse loro troppa attenzione
Era stato bello ed Ermal era grato a quella esperienza, a quella città, e a qualunque cosa li avesse portati a quello
Grato e innamorato di quel posto, che per loro aveva quindi una sorta di significato speciale dato che aveva ampliato e consolidato una volta per tutte il loro legame romantico
E per questo, Ermal si era ripromesso di tornare
Desiderava riesplorare quei posti, rivedere quelli già conosciuti e scoprirne di nuovi, sempre in compagnia di Fabrizio
Difatti, una sera di diversi mesi prima, mentre la data del compleanno di Fabrizio si avvicinava, si era trovato a guardare nella galleria del telefono le foto di quel periodo e subito una scintilla gli si era accesa nel cervello: quale miglior regalo se non una vacanza in quella città?
Una, tra l’altro, ben più che meritata vacanza
Dato che sia lui che Fabrizio avrebbero preso un periodo di pausa durante l’estate, perché non approfittarne per recuperare il tempo sottrattogli precedentemente dai tour e dai millemila impegni che, ovviamente, non collidevano e li tenevano solo sempre più separati
Sarebbe stato stupido non farlo
E poi, Fabrizio avrebbe apprezzato il gesto
Altre idee, non ne aveva.
O era quello, o era un qualche marchingegno da cucina, ma il secondo non gli sembrava molto romantico come regalo
E ok, lui non è uno che fa chissà quali eclatanti gesti di romanticismo e sdolcinerie varie, ma non serviva di certo rendere il tutto più zuccheroso del necessario
Fabrizio avrebbe capito da solo il perché di quella scelta
Un ritorno all’inizio, un dolce rivivere quegli attimi senza però sentire l’ansia della competizione, solo godendosi una romantica e decisamente meritata vacanza
Nel giro di un paio di giorni, aveva organizzato e prenotato sia i voli che l’hotel, scegliendo lo stesso in cui avevano alloggiato durante l’Eurovision dato che conosceva solo quello e non aveva voglia di passare ore a cercarne un altro
E poi, era carina l’idea di tornare proprio lì
Dopotutto a Fabrizio piaceva così tanto lo Skybar perché negarglielo no?
Si era tenuto il segreto fino al giorno del suo compleanno, in cui gli aveva poi mostrato una foto loro a Lisbona
“Ti ricordi questo periodo?” aveva chiesto, sorridendo e guardandolo sorridere a sua volta mentre annuiva
Erano stesi a letto, nudi, abbracciati e avvolti dalle coperte scompigliate
Avevano appena finito di fare l’amore, per l’ennesima volta in quella giornata. Sembravano non averne mai abbastanza ma come dargli torto quando erano settimane quelle che dovevano colmare?
“Certo che me ‘o ricordo” aveva replicato Fabrizio stringendogli appena di più il braccio attorno alle spalle e attirandolo a sé per baciargli piano il capo “So vecchio ma ancora ce l’ho la memoria” aveva scherzato
“Mh ho qualche dubbio su questo” aveva scherzato di rimando, beccandosi un leggero pizzico al fianco che l’aveva fatto sobbalzare e ridere “Comunque, sarebbe bello tornarci non trovi?”
Per un secondo, Fabrizio l’aveva squadrato.
Aveva una faccia strana, anche se Ermal non aveva capito perché
Non aveva di certo fatto o detto qualcosa di male
“Si, sarebbe bello” aveva risposto infine Fabrizio, mollando la pelle dell’interno guancia che nel frattempo aveva mordicchiato nervosamente “perché?”
“Beh” Ermal si era sporto, tirando fuori dal comodino i biglietti aerei e la prenotazione, sorridendogli, appena rosso in viso “Buon compleanno”
Fabrizio, di nuovo, per un attimo non aveva reagito
Era rimasto immobile, osservando i pezzi di carta nella sua mano come se fossero scritti in geroglifico e non in italiano, la sua espressione completamente neutra, come se stesse processando qualcosa di cui però non riusciva a capacitarsi
Ci mancava solo di vedergli scritto in fronte Fabrizio.exe
Ermal aveva atteso, inizialmente pensando che Fabrizio stesse elaborando lo shock della cosa e che da un momento all’altro gli avrebbe sorriso di gioia, ma più i secondi passavano più il tempo sembrava dilatarsi e più lui iniziava a sentirsi a disagio, oltre che preoccupato
Alla fine, dopo qualche secondo di stallo, si era schiarito la voce, sentendo una morsa fastidiosa alla bocca dello stomaco
“Qualcosa non va?” aveva domandato, incerto, cercando di tenere però la voce salda e ferma
E solo allora, Fabrizio si era riscosso
Finalmente, il suo viso si era aperto in un sorriso delicato e gentile, ma stranamente anche un po’ colpevole
“Nun c’è niente che non va” l’aveva rassicurato “è un regalo bellissimo, davvero. Solo...” aveva detto, allontanandosi con gentilezza da lui per alzarsi, andando poi a frugare nel suo armadio
Era nudo, ma non se ne era curato
Ermal ne aveva approfittato per osservare la sua schiena ampia, le spalle larghe e forti, e il culo, beh, sodo. Le cosce tornite e le gambe abbronzate e atletiche, rifacendo poi il percorso al contrario fino alla sua nuca, i capelli ancora più scompigliati del solito
L’aveva guardato, chiedendosi però cosa mai stesse facendo mentre frugava lì dentro
la confusione è in agguato
Fabrizio ne era riemerso qualche giacca dopo, con in mano una busta, cosa che gli aveva fatto reclinare il capo, mentre l’altro tornava indietro e si sedeva sul bordo del letto, tendendogliela
Perplesso, una rughetta di concentrazione in mezzo agli occhi, Ermal si era tirato su e l’aveva presa
Girandola, aveva notato che c’era scritto, nella traballante grafia di Fabrizio “Per Ermal”
“Per me?” aveva chiesto, alzando un sopracciglio “Ma la devo aprire?”
Fabrizio aveva annuito e lui non aveva perso tempo, stracciando la carta bianca
Due secondi dopo, si era ritrovato a fissare con incredulità un semplice biglietto che recitava “Buon Compleanno dal tuo Bizio” quasi incomprensibile da quanto era scritto male (avrebbero dovuto dargli una laurea ad honorem in interpretazione linguistica, nel senso che quegli scarabocchi dovevi interpretarli per dargli la forma di delle parole e ormai lui conosceva la Biziografia così bene da poterci pubblicare un libro anzi parecchi libri) e quelli che erano palesemente dei biglietti aerei per, beh, Lisbona. E una prenotazione per... beh, il Tivoli.
Si erano, inconsapevolmente, regalati la stessa cosa.
La stessa vacanza, probabilmente dovuta alla stessa idea
Per un secondo, Ermal aveva sentito gli occhi pizzicare dalla commozione: non solo Fabrizio riteneva quel luogo importante quanto lo riteneva lui, ma si era anche prodigato per fargli quella sorpresa.
Lui, che non riusciva mai a nascondergli nulla, che poteva leggere ormai come un libro aperto
Si era impegnato per non dire nulla, per organizzare tutto come regalo di compleanno
Era una cosa che, per quanto in fondo banale, lo faceva sentire come l’uomo più fortunato sulla faccia del pianeta
“Volevo aspettare per dartelo” aveva spiegato Fabrizio, osservando il suo viso, le mani che si tormentavano l’una con l’altra “Ma visto che le cose stanno così, ce dobbiamo organizzà”
Ermal aveva sorriso, tirandosi su “Sì, ci dobbiamo organizzare” aveva acconsentito “Ma intanto grazie. Mi hai fatto un bellissimo regalo” aveva mormorato, sporgendosi poi per baciarlo, perché le parole in quel caso non sarebbero servite ad esprimere quel sentimento tanto profondo che sembrava partire direttamente dalla sua anima, mentre Fabrizio rispondeva “Prego. Anche tu me ne hai fatto uno bellissimo”
Ripensando alla scena, un risolino gli scappa, leggero
Si spande nell’aria pigra e immobile della camera d’hotel, spegnendosi fortunatamente prima di arrecare fastidio a Fabrizio che, ancora dormiente, si stringe appena di più a lui
Alla fine, dopo un po’ di giri, erano riusciti ad annullare alcuni dei biglietti aerei e, per loro fortuna, essendo che le prenotazioni dell’albergo erano state fatte più o meno nello stesso periodo, erano riusciti a unirle in qualche modo, prolungando così il loro soggiorno e spiegando il disguido a un gentilissimo receptionist che fortunatamente li aveva aiutati a sistemare il tutto
E quindi, la mattina precedente, mentre le luci dell’alba ancora non coloravano il cielo, si erano imbarcati sull’aereo per Lisbona, eccitati come due bambini il giorno di Natale.
Dopo aver depositato le valige in hotel erano usciti
Erano andati al mare, poi avevano cenato in un lussuoso ristorante sulla riva dello stesso, mangiando, bevendo vino e chiacchierando, e poi avevano girato per le strade ricoperte di luci e colori, godendosi la brezza fresca della sera e tendosi la mano, la luna alta nel cielo che sembrava l’unica silenziosa testimone di quei gesti
Tornati poi nella loro stanza, si erano baciati, dolcemente
Si erano spogliati, senza fretta, godendosi ogni istante di quegli attimi, e poi si erano esplorati, con le bocche e con le mani, mille volte e poi ancora una di più, i loro corpi caldi che si erano stretti e poi uniti, quasi fusi insieme
Si erano presi il loro tempo, facendo tutto con calma, isolati in quella bolla lontano dal mondo e dalle loro preoccupazioni, per una volta liberi da qualsiasi pensiero.
Alla fine, si erano addormentati, esausti ma felici, le loro membra che ancora creavano un intreccio indissolubile che si confondeva con le lenzuola e il buio della notte, apparentemente impossibile da sciogliere
Ora, alla luce del giorno, guardando le pareti intonse Ermal riesce ancora a sentire l’eco dei gemiti di quella notte, e quasi gli pare di sentire i loro sospiri rincorrersi sotto al letto e tra i comodini, i loro nomi che sembrano essere impressi ovunque: sulle lenzuola, sui cuscini, sulla bocca e sulla pelle altrui.
“Ermal?”
Sorride quando sente quel suono provenire da dietro di lui, forte e chiaro, non un ricordo ma una realtà attuale
“Bizio” risponde subito, rigirandosi nella sua stretta per guardarlo in faccia mentre Fabrizio sbadiglia, stropicciandosi poi gli occhi.
“Buongiorno” scherza appena, posandogli un buffetto leggero sul petto
“Buongiorno” replica Fabrizio, voltandosi a sua volta a guardarlo con un leggero sorriso sulle labbra
“Dormito bene?” gli domanda ed Ermal annuisce, soddisfatto
Si sente impigrito, come succede quando dorme molto dopo lunghi periodi di dormite brevi e per nulla riposanti, ma ora come ora non gli importa che quel torpore gli formicoli addosso e che la sua pelle sia calda e sudata, quasi come se avesse la febbre, anche se non sente alcun dolore: non ha fretta, per una volta non ce l’ha davvero
Fabrizio lancia una rapida occhiata fuori, strizzando gli occhi per la luce quasi accecante, perplesso di vederla così
“Quanto abbiamo dormito?” gli domanda ed Ermal per tutta risposta scrolla le spalle, rigirandosi per allungarsi a prendere il proprio telefono
“Un bel po’“ dice, dopo aver osservato l’ora, aggrottando la fronte “Sono quasi le tre” commenta, anche se stupito a sua volta
“Le tre?” ribatte Fabrizio, strabuzzando appena gli occhi “Ammazza oh, me cojoni dell’aver dormito!” esclama, facendo scoppiare a ridere Ermal che, lentamente, si riaccoccola su di lui
“Chissenefrega” sbadiglia, soddisfatto “Ce lo possiamo permettere, ora come ora” gongola, guardandolo poi annuire da sotto in su, la testa poggiata sul suo petto
“Già, in effetti...” concorda Fabrizio “Che facciamo oggi?” gli chiede, ed Ermal, di nuovo, scrolla le spalle
“Non saprei. Possiamo anche rimanere tutto il giorno a poltrire a letto” scherza prima di dire “No, non lo so. Che dici, andiamo al mare? Oppure potremmo andare a vedere quel posto, sai, te lo ricordi no, quello dove-”
Man mano che parlano, le proposte prendono forma
Proposte che prevedono tappe già viste e tappe inesplorate, i programmi che si dipanano e diventano vaghi ma pieni di possibilità che sì, per una volta, possono davvero concedersi di esplorare e considerare
In fondo, pensa Ermal sorridendo mentre guarda e ascolta Fabrizio parlare di un ristorante di cui non ricorda il nome ma che aveva visto il giorno prima sulla strada percorsa, quella è la loro vacanza ed è giusto che se la godano
La loro vacanza romantica, in qualche modo, in quella città che gli ha dato tanto e di cui si sono innamorati, esattamente come si sono innamorati l’uno dell’altro
Ah, Lisbona
La città da scoprire e rivedere in ogni suo angolo, lasciando altri ricordi, altre dolci memorie, riassaporando quelle vecchie e godendosi quelle nuove, lontano da tutto e da tutti, solo concentrandosi su di loro, per innamorarsi ancora più di prima e una volta in più di quello che entrambi sanno essere il compagno di una vita
E per una volta, per farlo hanno davvero tutto il tempo del mondo.
E quindi, eccoci qua. Questa volta ho voluto fluffare, spero che vi sia piaciuto!
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Per questa serie che ho appena battezzato
Viaggio all’interno del cervello di una che scrive di Hannibal e dell’Hannibal Extended Universe con la stessa solerzia con cui mangia biscottini
oggi parlo di Attimi.
Sulla scia di In Alternativa, nella mia testa che pensava a Will e Hannibal costantemente (ciò non è mutato in questi due anni, sono solo aumentati i personaggi, quindi se non penso a Hannibal e Will penso a Tonny e Grigg, tanto per fare un esempio incomprensibile ai più) si è fatta strada una serie di storielle brevissime, più che altro dialoghi, momenti, scene di vita casalinga, che ho messo giù sotto il titolo Attimi per sottolinearne il minimo word count.
Alla fine sono ancora oggi le storie all’ordine del giorno, quelle che ci metto poco a buttare giù e che non hanno mai una fine precisa, sono solo spaccati di vita quotidiana.
A ben pensarci ne ho da postare forse tre o quattro scritte mesi fa e che sono rimaste lì, poveracce, scavalcate da tutte le loro colleghe più lunghe e importanti.
Prima o poi arriveranno anche loro.
Fissazione Orale
Qui la fissazione più che altro è la mia. Di kinks ne ho in quantità, ma i morsi con Hannibal e Will sono diventati una specie di regola scritta… E orale.
Resistenza al Dolore
In realtà questa storiella nasce da altri due miei personaggi, però ho potuto adattarla anche a Hannibal e Will perché, seriamente, a quei due fanno di tutto e non si lamentano mai. A me non si può neanche dare un pizzicotto che prima urlo e poi cerco di vendicarmi con una difesa maggiore dell’offesa, tipo una coltellata, ma Hannibal e Will rendono l’apertura del cranio tramite sega elettrica roba che puoi fare la sera e nessun vicino ti suona per dirti che stai facendo rumore…
Però Will mi dà l’idea di uno che proprio se ne strafrega del dolore. Da lì la convinzione che di un paio di costole rotte nemmeno si accorgerebbe.
Scorciatoia
Will, Hannibal e i cani.
Non mi stanca mai.
Discussioni Familiari
Dunque… Non amo particolarmente inserire figli in una storia. Mi capita di parlare dei figli dalla parte dei figli, ma quasi mai mi cimento nel parlare di genitori e quando lo faccio solitamente i genitori ci perdono di brutto.
Ma capita che mi vengano in mente attimi con Abigail, di come sarebbe potuto essere, di che tipo di famiglia assurda sarebbero potuti essere.
Ecco, sono solo attimi, però, non riuscirei a vedere più in là di così. Non credo che Abigail sia mai stata parte del disegno, almeno nell’ottica di Hannibal.
Amare
Era un periodo che si discuteva molto nel fandom a causa di un post fatto da non so più chi che lamentava quanto l’Hannibal passivo fosse assurdo e senza basi.
Questa è una fic nata innanzitutto perché è come li vedo io, ma anche in risposta a qualcosa che mi disgusta profondamente.
Non è compito di nessuno stabilire cosa un uomo debba fare a letto per risultare uomo.
Un uomo è un uomo e basta, ciò che decide di inserire nel proprio corpo sono fatti suoi.
Anche un eterosessuale può decidere di farsi penetrare e ciò non lo rende meno uomo. Essere uomo dipende da ben altre cose che riguardano tutte l’anima di una persona, non il suo corpo.
Perciò sentir dire che Hannibal che sta sotto non è un uomo mi fa schifo, sentire dire che Hannibal che sta sotto è dominato, è passivo, è sottomesso mi fa ridere. Perché di solito è proprio il ruolo di noi donne e se le donne si sentono passive, dominate, sottomesse quando fanno sesso è un problema grosso.
Ecco per me questi due si godono il sesso esattamente come si deve fare, in tutte le sue sfaccettature e senza nessuna inibizione che dipenda da ruoli prestabiliti.
Poi da chi, vorrei sapere.
Un Giorno è Lungo
Questa è puro romanticismo che cola da Will, non è colpa mia, prendetevela con lui. Qui Hannibal non è neanche un cannibale e nessuno lavora a casi di omicidio. È tutto molto fiabesco e carino.
Solo Jack è sempre un rompipalle. Quello non cambia mai.
La mia Pace
La scena del finale alternativo di Hannibal, presa così com’è, è poesia pura.
Così, senza contesto e senza spiegazioni.
Ma se cerchi di spiegartela può diventare complicata e dolorosa.
Di chi è il palazzo mentale in cui si sono incontrati e in cui stanno insieme? Chi dei due è sopravvissuto all’altro?
Ecco… Onde evitare di soffrire su questo sono contenta che il vero finale di Hannibal sia un altro e ho preso quell’immagine solo per giocarci un po’ e poi risolvere le cose a modo mio.
Inclinazioni
Come ho detto anche nelle note della storia stessa mi rifiuto di chiamare perversioni qualunque cosa due persone adulte e consenzienti decidano di fare nella loro camera da letto. Non me ne frega proprio niente di che cosa può essere. Il termine perverso mi sa di qualcosa di negativo.
Se avete notato in italiano ci sono molte poche parole che aiutino a descrivere una scena di sesso senza scadere o nel volgare o, dall’altro lato, nel totalmente didattico.
Quando poi si cercano termini per pratiche specifiche non ci sono proprio. E se li hanno inventati e me li sono persi il problema rimane, perché evidentemente non sono abbastanza conosciuti da tutti.
Ecco, qui ci sono lievi accenni a cose di cui parlerei volentieri anche in modo più dettagliato, il problema è che mi dovrei rifare a qualsiasi altra lingua piuttosto che alla mia e ciò mi rincresce.
Ahimè, la mia amata lingua continua ad essere in netto contrasto col sesso. Un’ingiustizia che probabilmente trova le sue radici nel bigottismo che ancora oggi ci contraddistingue in quell’aspetto della vita umana.
Il Silenzioso Affronto
Ah! Tutta una storiella, tutto un dialogo tra questi due per mettere su carta l’urlo di dolore di Hannibal alla stupida decisione di Will.
Leggero Ritardo
Questa è stata una graditissima chiacchierata con una Fannibal che mi ha poeticamente descritto il suo personale inizio tipo da quarta stagione. E siccome mentre leggevo le sue parole la possibile storia si è praticamente svolta nella mia testa, le ho chiesto il permesso di utilizzare le immagini così evocative della sua idea per scrivere questo piccolo omaggio ai Murder Husbands in piena attività.
Il Mattino Dopo
Amo Hannibal e Will perché parlano. Non ci posso fare molto.
L’azione è stupenda, tiene viva la fantasia su di loro ed è bellissimo vederli agire, sia nella serie che nella mia testa. Ma parlare… Quella è l’attività per cui li amo anche di più.
E quindi figuriamoci se non trovano il tempo di parlare, proprio il mattino dopo, di quello che hanno fatto la notte prima.
Anzi… La fanfic è pure breve, parlerebbero molto ma molto di più.
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