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Voglio Andare a Vivere a Lisbonaaa
PROMPT : Ciao! Ho un promt per voi, se vi può interessare. Sia Ermal che Fabrizio si prenderanno una pausa quest'estate. E se si fossero regalati, per i rispettivi compleanni, un viaggio a Lisbona? In modo da poter rivivere i bei vecchi tempi in quella città di cui tanto si sono innamorati.
Ciao gente! Sto arrancando in queste giornate davvero pesantine per me, però pian piano ce la sto facendo, dai. Per cui, eccoci qui con un nuovo headcanon piccino picciò molto fluffino poco pornino insomma va beh una cosa più zuccherosa del solito perché ne ho bisogno anche io.
Quando quella mattina Ermal si sveglia, ci mette un attimo a fare mente locale di dove si trovi.
Non è tanto il corpo caldo e solido vicino al suo a disorientarlo - ormai, quella anche se rara è diventata comunque una sensazione conosciuta nonché rassicurante e ben accetta - o il respiro lento che gli sfiora una spalla nuda facendolo rabbrividire piano, quanto la luce che filtra dalle finestre che, strizzando appena gli occhi, infastidito, vede dare direttamente su una città di primo impatto sconosciuta.
Ci mette qualche secondo per elaborare, il cervello ancora mezzo addormentato, intorpidito come le sue membra da un riposo che sembra essere stato stranamente lungo, ma quando lo fa, sorride, rilassandosi contro al materasso morbido e profumato e rifugiandosi nel calore del petto appiccicato alla sua schiena
Ah, sì.
Lisbona
La città in cui, più di un anno prima, lui e Fabrizio erano saliti sul palco dell’Eurovision con la loro canzone
Sorride al ricordo di quelle giornate, ripercorrendole con la memoria.
Le partenze frenetiche, i viaggi avanti e indietro, i mille aerei, le risate per girare la cartolina, le strade di Porto e quelle di Lisbona
L’ansia da palcoscenico, l’agitazione, la paura di non farcela, lo stress, ma anche i momenti piacevoli, gli scherzi, i sorrisi, le conoscenze fatte e la gioia nel constatare che le persone avevano colto il loro messaggio.
Tutto, nel suo cervello, sembrava essere stato mescolato in un’unica grande giornata lunga una settimana, una sorta di gigantesco fermo immagine indelebile nel suo cuore e nella sua mente
Ma c’erano momenti che spiccavano da soli, in quella marasma di suoni, colori e parole, di attimi e di sensazioni.
Tipo il bacio che si erano scambiati nella stanza d’albergo che poi era diventata loro, e non solo quella di Fabrizio.
Oppure la prima notte che avevano passato insieme lì, accoccolati l’uno tra le braccia dell’altro, parlando e parlando e parlando
Il sorriso che Fabrizio gli aveva rivolto per calmarlo prima di salire sul palco, le sue mani che si erano strette alle proprie e la sua bocca che aveva formulato un “Andrà bene” anche se, Ermal poteva sentirlo, pure lui stava tremando e subendo la pressione che avevano sulle spalle da settimane ormai, mediatica e non
Mani che poi aveva intrecciato di nuovo con le sue quando avevamo terminato, una volta tornati dietro alle quinte.
E poi l’aveva abbracciato, tirandoselo contro e stringendoselo forte, il suo profumo che l’aveva avvolto quanto le sue braccia.
Sorride al ricordo, sentendo il cuore battere più forte ora come allora, e osserva distrattamente il braccio solido e tatuato che lo cinge, ora nudo, contrariamente a quella serata.
Con la punta delle dita, per non svegliare Fabrizio, inizia lentamente a percorrere i contorni di quei disegni inchiostrati, un pigro sorriso che gli si stende sulle labbra in automatico
Ah, Lisbona.
La città dove un anno e mezzo prima avevano partecipato all’Eurovision e dove, per tanti motivi, avevano lasciato il cuore
In qualche modo, la sentivano un po’ loro come città, visto tutto quello che ci avevano condiviso: in fondo, una parte della loro attuale relazione era stata costruita proprio lì, tra le strade sconosciute che però sapevano di libertà e del piacere di poter camminare stando vicini e sfiorandosi le mani senza che nessuno prestasse loro troppa attenzione
Era stato bello ed Ermal era grato a quella esperienza, a quella città, e a qualunque cosa li avesse portati a quello
Grato e innamorato di quel posto, che per loro aveva quindi una sorta di significato speciale dato che aveva ampliato e consolidato una volta per tutte il loro legame romantico
E per questo, Ermal si era ripromesso di tornare
Desiderava riesplorare quei posti, rivedere quelli già conosciuti e scoprirne di nuovi, sempre in compagnia di Fabrizio
Difatti, una sera di diversi mesi prima, mentre la data del compleanno di Fabrizio si avvicinava, si era trovato a guardare nella galleria del telefono le foto di quel periodo e subito una scintilla gli si era accesa nel cervello: quale miglior regalo se non una vacanza in quella città?
Una, tra l’altro, ben più che meritata vacanza
Dato che sia lui che Fabrizio avrebbero preso un periodo di pausa durante l’estate, perché non approfittarne per recuperare il tempo sottrattogli precedentemente dai tour e dai millemila impegni che, ovviamente, non collidevano e li tenevano solo sempre più separati
Sarebbe stato stupido non farlo
E poi, Fabrizio avrebbe apprezzato il gesto
Altre idee, non ne aveva.
O era quello, o era un qualche marchingegno da cucina, ma il secondo non gli sembrava molto romantico come regalo
E ok, lui non è uno che fa chissà quali eclatanti gesti di romanticismo e sdolcinerie varie, ma non serviva di certo rendere il tutto più zuccheroso del necessario
Fabrizio avrebbe capito da solo il perché di quella scelta
Un ritorno all’inizio, un dolce rivivere quegli attimi senza però sentire l’ansia della competizione, solo godendosi una romantica e decisamente meritata vacanza
Nel giro di un paio di giorni, aveva organizzato e prenotato sia i voli che l’hotel, scegliendo lo stesso in cui avevano alloggiato durante l’Eurovision dato che conosceva solo quello e non aveva voglia di passare ore a cercarne un altro
E poi, era carina l’idea di tornare proprio lì
Dopotutto a Fabrizio piaceva così tanto lo Skybar perché negarglielo no?
Si era tenuto il segreto fino al giorno del suo compleanno, in cui gli aveva poi mostrato una foto loro a Lisbona
“Ti ricordi questo periodo?” aveva chiesto, sorridendo e guardandolo sorridere a sua volta mentre annuiva
Erano stesi a letto, nudi, abbracciati e avvolti dalle coperte scompigliate
Avevano appena finito di fare l’amore, per l’ennesima volta in quella giornata. Sembravano non averne mai abbastanza ma come dargli torto quando erano settimane quelle che dovevano colmare?
“Certo che me ‘o ricordo” aveva replicato Fabrizio stringendogli appena di più il braccio attorno alle spalle e attirandolo a sé per baciargli piano il capo “So vecchio ma ancora ce l’ho la memoria” aveva scherzato
“Mh ho qualche dubbio su questo” aveva scherzato di rimando, beccandosi un leggero pizzico al fianco che l’aveva fatto sobbalzare e ridere “Comunque, sarebbe bello tornarci non trovi?”
Per un secondo, Fabrizio l’aveva squadrato.
Aveva una faccia strana, anche se Ermal non aveva capito perché
Non aveva di certo fatto o detto qualcosa di male
“Si, sarebbe bello” aveva risposto infine Fabrizio, mollando la pelle dell’interno guancia che nel frattempo aveva mordicchiato nervosamente “perché?”
“Beh” Ermal si era sporto, tirando fuori dal comodino i biglietti aerei e la prenotazione, sorridendogli, appena rosso in viso “Buon compleanno”
Fabrizio, di nuovo, per un attimo non aveva reagito
Era rimasto immobile, osservando i pezzi di carta nella sua mano come se fossero scritti in geroglifico e non in italiano, la sua espressione completamente neutra, come se stesse processando qualcosa di cui però non riusciva a capacitarsi
Ci mancava solo di vedergli scritto in fronte Fabrizio.exe
Ermal aveva atteso, inizialmente pensando che Fabrizio stesse elaborando lo shock della cosa e che da un momento all’altro gli avrebbe sorriso di gioia, ma più i secondi passavano più il tempo sembrava dilatarsi e più lui iniziava a sentirsi a disagio, oltre che preoccupato
Alla fine, dopo qualche secondo di stallo, si era schiarito la voce, sentendo una morsa fastidiosa alla bocca dello stomaco
“Qualcosa non va?” aveva domandato, incerto, cercando di tenere però la voce salda e ferma
E solo allora, Fabrizio si era riscosso
Finalmente, il suo viso si era aperto in un sorriso delicato e gentile, ma stranamente anche un po’ colpevole
“Nun c’è niente che non va” l’aveva rassicurato “è un regalo bellissimo, davvero. Solo...” aveva detto, allontanandosi con gentilezza da lui per alzarsi, andando poi a frugare nel suo armadio
Era nudo, ma non se ne era curato
Ermal ne aveva approfittato per osservare la sua schiena ampia, le spalle larghe e forti, e il culo, beh, sodo. Le cosce tornite e le gambe abbronzate e atletiche, rifacendo poi il percorso al contrario fino alla sua nuca, i capelli ancora più scompigliati del solito
L’aveva guardato, chiedendosi però cosa mai stesse facendo mentre frugava lì dentro
la confusione è in agguato
Fabrizio ne era riemerso qualche giacca dopo, con in mano una busta, cosa che gli aveva fatto reclinare il capo, mentre l’altro tornava indietro e si sedeva sul bordo del letto, tendendogliela
Perplesso, una rughetta di concentrazione in mezzo agli occhi, Ermal si era tirato su e l’aveva presa
Girandola, aveva notato che c’era scritto, nella traballante grafia di Fabrizio “Per Ermal”
“Per me?” aveva chiesto, alzando un sopracciglio “Ma la devo aprire?”
Fabrizio aveva annuito e lui non aveva perso tempo, stracciando la carta bianca
Due secondi dopo, si era ritrovato a fissare con incredulità un semplice biglietto che recitava “Buon Compleanno dal tuo Bizio” quasi incomprensibile da quanto era scritto male (avrebbero dovuto dargli una laurea ad honorem in interpretazione linguistica, nel senso che quegli scarabocchi dovevi interpretarli per dargli la forma di delle parole e ormai lui conosceva la Biziografia così bene da poterci pubblicare un libro anzi parecchi libri) e quelli che erano palesemente dei biglietti aerei per, beh, Lisbona. E una prenotazione per... beh, il Tivoli.
Si erano, inconsapevolmente, regalati la stessa cosa.
La stessa vacanza, probabilmente dovuta alla stessa idea
Per un secondo, Ermal aveva sentito gli occhi pizzicare dalla commozione: non solo Fabrizio riteneva quel luogo importante quanto lo riteneva lui, ma si era anche prodigato per fargli quella sorpresa.
Lui, che non riusciva mai a nascondergli nulla, che poteva leggere ormai come un libro aperto
Si era impegnato per non dire nulla, per organizzare tutto come regalo di compleanno
Era una cosa che, per quanto in fondo banale, lo faceva sentire come l’uomo più fortunato sulla faccia del pianeta
“Volevo aspettare per dartelo” aveva spiegato Fabrizio, osservando il suo viso, le mani che si tormentavano l’una con l’altra “Ma visto che le cose stanno così, ce dobbiamo organizzà”
Ermal aveva sorriso, tirandosi su “Sì, ci dobbiamo organizzare” aveva acconsentito “Ma intanto grazie. Mi hai fatto un bellissimo regalo” aveva mormorato, sporgendosi poi per baciarlo, perché le parole in quel caso non sarebbero servite ad esprimere quel sentimento tanto profondo che sembrava partire direttamente dalla sua anima, mentre Fabrizio rispondeva “Prego. Anche tu me ne hai fatto uno bellissimo”
Ripensando alla scena, un risolino gli scappa, leggero
Si spande nell’aria pigra e immobile della camera d’hotel, spegnendosi fortunatamente prima di arrecare fastidio a Fabrizio che, ancora dormiente, si stringe appena di più a lui
Alla fine, dopo un po’ di giri, erano riusciti ad annullare alcuni dei biglietti aerei e, per loro fortuna, essendo che le prenotazioni dell’albergo erano state fatte più o meno nello stesso periodo, erano riusciti a unirle in qualche modo, prolungando così il loro soggiorno e spiegando il disguido a un gentilissimo receptionist che fortunatamente li aveva aiutati a sistemare il tutto
E quindi, la mattina precedente, mentre le luci dell’alba ancora non coloravano il cielo, si erano imbarcati sull’aereo per Lisbona, eccitati come due bambini il giorno di Natale.
Dopo aver depositato le valige in hotel erano usciti
Erano andati al mare, poi avevano cenato in un lussuoso ristorante sulla riva dello stesso, mangiando, bevendo vino e chiacchierando, e poi avevano girato per le strade ricoperte di luci e colori, godendosi la brezza fresca della sera e tendosi la mano, la luna alta nel cielo che sembrava l’unica silenziosa testimone di quei gesti
Tornati poi nella loro stanza, si erano baciati, dolcemente
Si erano spogliati, senza fretta, godendosi ogni istante di quegli attimi, e poi si erano esplorati, con le bocche e con le mani, mille volte e poi ancora una di più, i loro corpi caldi che si erano stretti e poi uniti, quasi fusi insieme
Si erano presi il loro tempo, facendo tutto con calma, isolati in quella bolla lontano dal mondo e dalle loro preoccupazioni, per una volta liberi da qualsiasi pensiero.
Alla fine, si erano addormentati, esausti ma felici, le loro membra che ancora creavano un intreccio indissolubile che si confondeva con le lenzuola e il buio della notte, apparentemente impossibile da sciogliere
Ora, alla luce del giorno, guardando le pareti intonse Ermal riesce ancora a sentire l’eco dei gemiti di quella notte, e quasi gli pare di sentire i loro sospiri rincorrersi sotto al letto e tra i comodini, i loro nomi che sembrano essere impressi ovunque: sulle lenzuola, sui cuscini, sulla bocca e sulla pelle altrui.
“Ermal?”
Sorride quando sente quel suono provenire da dietro di lui, forte e chiaro, non un ricordo ma una realtà attuale
“Bizio” risponde subito, rigirandosi nella sua stretta per guardarlo in faccia mentre Fabrizio sbadiglia, stropicciandosi poi gli occhi.
“Buongiorno” scherza appena, posandogli un buffetto leggero sul petto
“Buongiorno” replica Fabrizio, voltandosi a sua volta a guardarlo con un leggero sorriso sulle labbra
“Dormito bene?” gli domanda ed Ermal annuisce, soddisfatto
Si sente impigrito, come succede quando dorme molto dopo lunghi periodi di dormite brevi e per nulla riposanti, ma ora come ora non gli importa che quel torpore gli formicoli addosso e che la sua pelle sia calda e sudata, quasi come se avesse la febbre, anche se non sente alcun dolore: non ha fretta, per una volta non ce l’ha davvero
Fabrizio lancia una rapida occhiata fuori, strizzando gli occhi per la luce quasi accecante, perplesso di vederla così
“Quanto abbiamo dormito?” gli domanda ed Ermal per tutta risposta scrolla le spalle, rigirandosi per allungarsi a prendere il proprio telefono
“Un bel po’“ dice, dopo aver osservato l’ora, aggrottando la fronte “Sono quasi le tre” commenta, anche se stupito a sua volta
“Le tre?” ribatte Fabrizio, strabuzzando appena gli occhi “Ammazza oh, me cojoni dell’aver dormito!” esclama, facendo scoppiare a ridere Ermal che, lentamente, si riaccoccola su di lui
“Chissenefrega” sbadiglia, soddisfatto “Ce lo possiamo permettere, ora come ora” gongola, guardandolo poi annuire da sotto in su, la testa poggiata sul suo petto
“Già, in effetti...” concorda Fabrizio “Che facciamo oggi?” gli chiede, ed Ermal, di nuovo, scrolla le spalle
“Non saprei. Possiamo anche rimanere tutto il giorno a poltrire a letto” scherza prima di dire “No, non lo so. Che dici, andiamo al mare? Oppure potremmo andare a vedere quel posto, sai, te lo ricordi no, quello dove-”
Man mano che parlano, le proposte prendono forma
Proposte che prevedono tappe già viste e tappe inesplorate, i programmi che si dipanano e diventano vaghi ma pieni di possibilità che sì, per una volta, possono davvero concedersi di esplorare e considerare
In fondo, pensa Ermal sorridendo mentre guarda e ascolta Fabrizio parlare di un ristorante di cui non ricorda il nome ma che aveva visto il giorno prima sulla strada percorsa, quella è la loro vacanza ed è giusto che se la godano
La loro vacanza romantica, in qualche modo, in quella città che gli ha dato tanto e di cui si sono innamorati, esattamente come si sono innamorati l’uno dell’altro
Ah, Lisbona
La città da scoprire e rivedere in ogni suo angolo, lasciando altri ricordi, altre dolci memorie, riassaporando quelle vecchie e godendosi quelle nuove, lontano da tutto e da tutti, solo concentrandosi su di loro, per innamorarsi ancora più di prima e una volta in più di quello che entrambi sanno essere il compagno di una vita
E per una volta, per farlo hanno davvero tutto il tempo del mondo.
E quindi, eccoci qua. Questa volta ho voluto fluffare, spero che vi sia piaciuto!
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Some random headcanons (because I want to write my fanfiction, but my finals are here and I have NO time! I should be studying right now )
So:
Fabrizio has a thing for Erma���s hands. The first time he noticed them, was when Ermal played guitar on his daughter’s bed while they were writing NMAFN. He couldn’t take his eyes of of the slender fingers on the strings of the guitar. And those tiny wrists!!!
You all remember that interwuve when Fabrizio sayed Ermal made him change his outfit twice when they were in the dressing room, yeah? That was the first time they shared a dressing room, it wasn’t that Fabri’s outfits were that bad, it was that Ermal simply enjoyed the view. That was the first time he saw Fabri shirtless.
The first time they hold hands is on their night walk back from the restaurant. They are both blushing and feeling like two teenagers. That is also the first time Ermal stays overnight in Fabri’s house.
The next morning he wakes up to a total shock. Anita comes running in to the bedroom with: “daddy I’m hungry I want breakfast!” She is a bit surprised to find Ermal there but wishes him good morning and asks him if he’s hungry to? Ermal looks at Fabrizio (who is completely calm) than back at here and nobs.
It’s only later when she is already eating her omelette that she asks why Ermal was in daddy’s bedroom. Fabrizio says that they came back late last night from the studio and that it was too late for Ermal to go home, so he slept here. The little girl is satisfied with that answer.
Fabrizio’s children loves Ermal! Even tho Libero needed some time to warm up to him.
And Ermal’s mom LOVES Fabrizio.
Ermal is afraid of thunder. He never told that to anyone. When he was a child, he would usually comfort his little sister during electrical outages, so there would be no time for his own fear.
Fabrizio finds that out pretty much by accident when one night during the storm the lightning hits near the house and Ermal allmosed jumps out of his skin. He doesn’t mock him. He takes out his guitar and starts playing it and asks Ermal to join in by singing. They played for hours that night.
Ermal likes to be organized, Fabri doesn’t. It shows in Ermal going around the house mumbling swear words quietly, while picking up Fabri’s clothes that ley around everywhere.
Ermal helps Libero out with his English homework.
Fabrizio always, ALWAYS falls asleep on the couch during a movie. Five minute in to the film and he’s out. Ermal doesn’t mind, he cuddles next to him and wakes him up when it’s over. He then always teases him, by asking: how did the movie end.
Fabri loves to listen to Ermal talk. Especially when it’s something he is passionate about. He would simply stare at him and listen with that fond smile on his lips, he can’t help it.
Ermal is surprisingly good at massages. Whenever Fabri has a bad day Ermal would take him to bed and give him a nice, long, full body massage. I think we all know how this ends. ;)
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- "Ci dobbiamo vedere".
- "Non ce la faccio più".
- "Non ce la fai più senza di me?"
- "Anche".
#MetaMoro#metamoro hc#metamoro ff#metamoro fanfiction#metamoro#morometa#metamoro live#ermal meta#fabrizio moro#mi mancano#metamoeo fanfic#ermal e fabrizio#metamoro headcanon
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22 and 83 for the prompts please?
Thank you, and I’m sorry for the long wait! These prompts were “Don’t be scared, I’m right here.” and “We’re going to be okay.”
He knew they had to deal with this in their own way. They were different people, with completely different reactions to what was happening. That was why he was in his room, and Fabrizio in his own down the hall. That was why they hadn't seen each other much, or talked, since hearing the news, since they could finally escape all the people that wanted to know what they thought and what they felt and what they were going to do.
Ermal knew what he wanted to do. He wanted to rush out of his room, find those journalists and cameras, and tell them what he had on his mind. He wanted to tell them exactly what he thought and what he felt. He wanted to let them know how unfair this was, how ridiculous. He wanted to talk, and talk, and talk, and argue and discuss and reason until the whole country saw the truth, until he had countered all the untrue things that had been said. He didn't want to stay here in his room, as if he was hiding. As if he was admitting his guilt. He wanted to defend himself, he wanted to defend Fabrizio.
Fabrizio.
Ermal knew Fabrizio was quite the opposite to him. He had locked himself inside his room without another look at Ermal. Ermal knew that Fabrizio would stay in his room and ignore the world around him, be with his thoughts, and let them go where they wanted. He would try to make sense of it all on his own, not talking, not explaining, not arguing. If this was how the world wanted to see him, well, he would let them be mistaken.
So Ermal knew that storming out of his room and carrying out his own impulses would not help, and Fabrizio would most likely not agree. He would try to face everything calmly when he had to, preferring to keep to himself when he could. He wouldn’t appreciate Ermal going out and spinning a tale, adding explanations and arguments that would just be misunderstood or ignored. Fabrizio was aware of what they had found, what they had made, of the worth of it. He would stand by it, and it would the people’s loss if they couldn’t see it, if they let it slip away on stupid rules and accusations.
And now Ermal had to trust in that too, that worth of their song, of their collaboration, of them together, even when his instincts told him to go out and convince people of the truth. He had to let the discussions go, and follow Fabrizio’s lead in this, support him in the decision to just be, regardless of people’s opinions. Fabrizio had to be more important than what the people out there thought of them. After all this, if the worst news would follow, the opinion of the people might be lost, but Ermal had found a friend in this.
His thoughts turned to his friend now. He hadn't been able to see the look on Fabrizio's face before he closed the door behind him. He didn't know if Fabrizio was angry or sad or blaming himself. There was an almost endless set of possibilities and Ermal didn't like any of them. Fabrizio shouldn't be feeling bad, in any way, ever.
Ermal wondered if he should go to him, if he could. If he was stuck waiting, doing nothing, Ermal really preferred not to be alone. But would he be welcome, going to Fabrizio? Ermal knew he valued his privacy, needed those moments on his own. Would this be one of them, or was this something too big to deal with alone? Was this something where it was them against the world, so they could be together? Could he go?
The next five minutes decided it for him. Out of habit he had taken out his phone to fill these empty hours, and opened social media.
He shouldn't have done that.
It took only a few messages before his desire to go out and scream from the rooftops everything that was on his mind was back, and stronger than before. Ermal gritted his teeth, pressed the button on the side of the phone long enough to shut it off, and threw it on the bed. He paced the room for a few minutes before he realised that it wouldn't do. He couldn't be alone right now. It would drive him crazy, these four walls, a phone he couldn’t face, and the endless circle of the same thoughts in his head. He needed someone else.
He just hoped Fabrizio felt the same.
Leaving the room was harder than Ermal had thought. Something about going out, about possibly meeting so many people he didn't want to see, was scary. He just wanted Fabrizio. He didn't need any comments from outsiders, no matter how well-meant. He stood there for a minute or so, listening at the door, feeling pathetic all the while.
There was nothing he could hear, no footsteps, no voices, so he finally slowly opened the door, scanning the hallway for any movement. To his relief, there indeed was nothing, and he quickly stepped through the hall towards Fabrizio's door.
The next hurdle. Ermal took a deep breath, and then he knocked.
"Bizio, it's me. Please let me in?"
It felt like an age had passed before Ermal heard some shuffling and then the click of the door lock. Fabrizio opened the door, it swinging open slowly.
"Can I come in?" Ermal asked softly, a bit hesitantly.
Fabrizio didn't answer, and Ermal decided to take it as a yes. He slowly stepped into the room, closing the door behind him, leaning against it.
Fabrizio had sat down on the edge of the bed, staring at the floor. It didn't seem he was taking all of this too well, but Ermal didn't know what to do about it. Not until he knew a bit more of what was going on in Fabrizio’s mind.
"Bizio?"
"Ermal," Fabrizio sighed. "I'm so sorry."
That made Ermal cross the room, sitting down gently next to Fabrizio.
"What for?"
It seemed he was blaming himself, and Ermal didn't like it at all. They were not to blame, neither of them, they hadn't done anything wrong, but least of all Fabrizio, who was always so considerate of him, of anyone.
"It was my music, the part they have a problem with. I had it lying around, I knew it wasn't new. And I dragged you into this mess."
“Fabrizio, no. No, you didn’t!”
Fabrizio didn’t really seem to believe him, he kept staring at the floor, and the expression on his face hadn’t changed from the downtrodden despair from before either. Ermal put his hand on his shoulder, making Fabrizio not look at him, as he had hoped, but at least his eyes flickered to the hand on his shoulder.
“Bizio, this is not your fault, not at all. First of all, if your argument holds at all, it is my fault as much as yours. I knew it was a part of what you and Andrea had written before, and then all of us would be to blame. Equally. But it is not like that. Not at all.”
“How not?” There was a slightly bitter edge to Fabrizio’s voice.
“Because what you wrote was never made public. It was never released. It should not make a difference if you wrote it decades ago or last month, if it wasn’t released they can’t accuse us of plagiarism. Because we didn’t. They are the ones at fault here, not us. Not you, least of all you.”
Fabrizio was quiet, and while Ermal hoped, he didn’t quite think it would be so easy to make Fabrizio feel better.
The silence stretched as they sat there, Ermal’s hand now rubbing slow circles over Fabrizio’s shoulder. Time seemed to blur a little, but that might just be an effect of having no way to tell it.
“Still it’s my fault. I convinced you to enter the festival with me. Otherwise you wouldn’t be here, dragged down by this all. It will impact your career, and it’s my fault. They will-”
“No, stop, Bizio. They won’t do anything to us,” Ermal interrupted him. He let a pause fall, to let that reference sink in. It was teasing a smile to his own face, despite everything. Because wasn’t it true? He and Fabrizio, they had found each other, and they had found a friend in this, and what was happening would only bring them closer. “They can’t do anything to us. We won’t let them. Isn’t that what you always tell me? People’s opinions don’t matter. I know I usually find it hard to see that, but you’re right. We know what we made, and we know what we got out of it. A song. A message. A friendship. They won’t do anything to us. We are going to be okay.”
Fabrizio slowly nodded, and he seemed more convinced now that everything would be fine. Ermal let himself relax a little, and allowed himself to believe those words too. Everything would be okay, no matter what would be decided about their song and their participation in the festival.
“Yes?” he asked, checking up on Fabrizio, just to be sure it really was okay.
“Hmm,” was all the response he got from Fabrizio, who let himself fall back on the bed, an arm slung over his eyes.
“No?” Ermal asked, lying down next to him, on his side so he could keep his eyes on Fabrizio.
The answer took a while to come, but then there was a muffled, “No”.
“What’s wrong, Bizio? This is nothing like you, you’re usually so much more collected, you’ve been through worse. It’s only accusations, nothing is decided yet.”
Fabrizio only sighed once, rubbing his eyes.
“I don’t care about myself. You’re right, I’ve been through worse, it’s fine, I’ll deal with it and keep working hard as I’ve always done. That’s not it…”
“Then what is?” Ermal asked, waiting patiently for Fabrizio’s answer. There was nothing else to do anyway, he wanted nothing more than make sure Fabrizio felt better, and any decisions wouldn’t be made till tomorrow at the earliest, so there was a whole night to get through in this unfair uncertainty.
“You shouldn’t have to deal with it. You shouldn’t have to fight so hard to get the bare minimum, you deserve so much more. And not this mess, not with your album set to be released and the tour you planned. It shouldn’t have to fall apart in this, it’s so unfair.”
Ermal sighed softly at hearing that, his heart aching. He tried to formulate a comforting response, something to take away that sting that Fabrizio was feeling on his behalf, but before he could, Fabrizio continued.
“And you say it’s not my fault, that you don’t blame me for anything, but what if that changes? What if you realize it is all my fault, what if you realize I’m to blame for your career being hold down right when it could have gone so far - when it should have gone so far. You say that we found a friendship, and I agree, and I’m so glad about that, but what if you change your mind? When you realize that it is in fact all because of me… I can take the setback in my career, but I can’t lose you, not like this.”
The words came quickly, as if Fabrizio couldn’t stop them now that he had started revealing what he really feared, what was really on his mind. He wasn’t meeting Ermal’s eyes, still hiding his eyes behind his hand.
Ermal gently reached out to take it away, he wanted Fabrizio to look at him, or in the least be able to see the expression on his face. He intertwined their fingers, settling them together on Fabrizio’s chest. Fabrizio lifted his head to look at them for a second, but then he went back to staring at the ceiling.
“Fabrizio, you won’t lose me. It is not your fault, and I won’t ever come to the conclusion it is. Because I know it isn’t. Anything that might happen, it’s unfair, yes, but we know the truth. And that won’t change, it really won’t. Don’t be scared, I’m right here. And I’m not going anywhere. I will stay here. With you. So we’ll be together. And you won’t lose me.”
Towards the end of Ermal’s speech, Fabrizio turned, facing Ermal, and buried his face in his chest, keeping a grip on Ermal’s hand as he did. Ermal slowly moved his free hand so that he could tangle his fingers in Fabrizio’s hair.
They lay there like that for a time, Ermal couldn’t say how long. There was nothing but the sound of their breathing, the smell of Fabrizio in his nose, and the feel of his hair between his fingers. And in that immeasurable moment, Ermal knew he had been right, before. If everything would fall apart tomorrow, uncertainty gone but decisions made against them, this was what they had. This was what they would keep. This is what they had found, and it would all be worth it.
Ermal released Fabrizio’s hair for a second to fumble around and drag a blanket over them both.
No one would be able to do anything to them, not as long as they had each other.
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@innominecarbohydrates e @sammylikesyaoi io vi ringrazio di tutto cuore perché praticamente è GRAZIE A VOI se freneticamente ogni sera tornando da lavoro o da lezione apro la pagina di AO3 e vedendo che c'è un aggiornamento mi date quella mezz'oretta di belle letture su un fandom piccolino, ma che ancora sforna belle storie.
Grazie. Veramente
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#ermal meta#metamoro#fabrizio moro#my edit#hogwarts au#metamoro au#metamoro headcanon#metamoro hc#aesthetics#metamoro aesthetic#aesthetic
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Consigli per qualcuno con tanta, troppa ispirazione ma che si lascia bloccare dal fatto che non scrive oneshot, moments et similia da oltre un anno?
So che può sembrare stupido e persino... insensato, ma non appena ho una nuova idea penso "e se non ne fossi all'altezza?" e la lascio ad invecchiare in un angolo della mia mente...
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prompt: Fabrizio sees Ermal's photos with Tirana's mayor and is a bit jealous because they look cute together and also he's in Milan and Ermal isn't with him, but somehow Ermal notices and tries to make it up for him?
I hope you’ll like it! I know it’s not the best thing ever, sorry…
Fabrizio sighed as he fell with his back into the mattress of his hotel room
He just arrived in Milan after a long day of traveling
He is here to work on the last bits and pieces of his new album
Normally when he’s in Milan, he stays at Ermal’s place
It’s just something that always happens without even thinking about it
But unfortunately Ermal is not in Milan, he’s in Tirana
Fabrizio can’t deny that he is a bit sad about it
Ermal and him don’t see each other as often as they would like
So to finally be in Milan, but without the curly haired man next to him is at first very frustrating and then very disappointing
The rooms is quiet and the lights are dimmed
He can only imagine how it would be like if Ermal was with him right now
How they would have cuddled up in the bed, watching Netflix or just talked for hours and hours
He grabs his phone, opens instagram and starts scrolling through his feed
There wasn’t much on there until he stumbled upon a picture of Ermal from today
It looks like he’s planting a tree
Damn, he even looks good while shovelling sand
There are more pictures on the post he Fabrizio swipes to the left
More pictures of him shovelling and smiling, but then with another man
Apparently the man is the mayor, it says in the post
God, they are smiling at each other. Ermal even holds the man’s arm
This feeling of jealousy comes flooding in
Ermal doesn’t really like touching people or people touching him
But looking at the pictures, he doesn’t mind at all with this man
Why does he feel so jealous?
It’s not like he should be, he trusts Ermal with anything
Maybe because it still bugs him that Ermal is not with him
He decided to send a text even though Ermal is probably busy and will not respond right away
How was today? Are you having fun?
To his surprise Ermal answered shortly after
It was really nice! It’s weird to be back though, hearing my language and speaking it again…well, apart from the daily calls to my gran of course
I’m happy for you
Yeah with the mayor. He’s a nice guy, I had a good time
Yeah I could see that from the pictures
What do you mean?
I saw some pics on Instagram of you today and also some with him. You already made a friend I see
Friends? I don’t know, I’ve only met him for the 2nd time today. But he’s nice
Really nice probably, you were all laughing and smiling with that dude
Okay, he didn’t intent respond like this. But he just couldn’t help himself
Are you jealous? 😏
No……
Aww bizio. You know you don’t have to be jealous, I love you amore
I know, it’s just that…I feel a bit lonely in my hotel room in Milan when I normally would have been with you
I wish you were here too :(
I miss you, I just want to cuddle up and kiss you
God bizio, I can’t wait to see you again
Me too, but when? Do you have any free days soon?
I was thinking about passing through Rome on my way back home Monday. How does that sound?
That sounds perfect, I can’t wait ❤
I can’t wait too ❤
Sleep well for later, ti amo
Ermal suddenly goes offline from the chat. That’s weird, maybe he had to go?
But then the callers screen pops up with Ermals name on it
‘’Ermal?’’
‘’Edhe unë të dua Bizio. Sleep tight amore, Iove you.’’
‘’ Anch'io Ermal, Anch'io.’’
~
The next morning Fabrizio woke up feeling well rested
He expected to have a sleepless night being away from home and not having Ermal to wake up next to
But fortunately he felt really good and was excited to work some more on the album
Suddenly he heard a knock on his door
‘’Good morning sir, I have room service for you.’’
‘’Oh okay, thank you.’’ That’s weird, he didn’t order anything
He sat on his bed with the tray in front of him, still wondering if this wasn’t supposed to be for another room
He lifts the tray lid off the plate and finds some heart shaped pancakes with strawberries and nutella
This is definitely delivered in the wrong room
But just when he wanted to call the man back he received a text from Ermal
Enjoy the breakfast, it’s on me ;) ❤
Fabrizio is sure now, Ermal is definitely the most amazing person in the world
And that amazing person is his boyfriend
He feels the luckiest man alive
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Abbi Cura Di Me
Sono di nuovo Milena e sono qui di nuovo ad ammorbarvi con le mie cazzate. Premettendo che la sere dei duetti mi sono addormentata male prima di vedere Ermal (poi ho guardato da YouTube e che magia ragazzi, pura magia) e che al momento dovrei star facendo tutt'altro, ringrazio quella buona anima di Cristicchi per averci detto che Ermal e Fabrizio si sono abbracciati ieri e mi appropinquo ad usare questa bellissima canzone come titolo per una cazzatina che pensavo di dover assolutamente scrivere dato l’anniversario. E quindi, con la mia cioccolata al caramello salato e il mio panda mug heater, il cuor non si spaura e sono pronta! Colgo inoltre l’occasione per ringraziare le 324 persone che sono qui a leggere le mie stronzate. Vi voglio bene. Buona lettura!
Ermal sta cercando Fabrizio.
Gira per i camerini di Sanremo, guardando le facce degli ospiti e dei partecipanti, in cerca di degli specifici lineamenti che però non ritrova in nessuno dei visi che incontra con lo sguardo
Alcuni di loro gli fanno quasi tenerezza, particolarmente i più giovani: si aggirano per le stanze con i visi smunti e le labbra strette, le mani strette a pungi per non farle tremare. Non che altri siano messi meglio: chi più chi meno, avvertono tutti la tensione della competizione, lo stress e la stanchezza di quei giorni dove il sonno è un lusso che non possono concedersi a lungo.
Ad Ermal viene quasi da sorridere al ricordo dell’anno prima, quando era lui che girellava come una bestia in trappola in tondo in quel camerino che gli sembrava opprimente e soffocante, quasi claustrofobico, le pareti che si stringevano attorno a lui come alla sua gola, impedendogli di respirare. L’ansia e la paura che l’avevano preso allo stomaco insieme alla rabbia per le accuse di plagio e che l’avevano fatto rimettere mentre Fabrizio gli scostava i capelli dal viso e gli accarezzava la schiena, preoccupato; gli sguardi altrui sul suo viso stanco e smunto, gli amici che gli davano una pacca sulla spalla e lo rassicuravano e altri che non osavano fare molto di più che guardarli da lontano come se fossero un disonore per la competizione o come se provassero pena per loro
Ma era tutto passato e alla fine avevano vinto ed ora, ad un anno di distanza, si trovano lì per accompagnare altri amici sul palco.
E’ un peccato che Fabrizio non canterà con lui e Simone, ma capisce il suo bisogno di stare vicino a Niccolò. Se ci fosse stato Cordio su quel palco, avrebbe avuto una bella gatta da pelare a sua volta dato che probabilmente l’altro gli avrebbe fatto la stessa richiesta.
Con quel pensiero si avvia verso il camerino di Niccolò, in cerca dei due romani.
Bussa delicatamente alla porta e quando ottiene il consenso del più giovane-che mormora “avanti” con voce sottile e tremula-apre delicatamente l’uscio, sporgendovi il capo.
“Ciao” lo saluta, sorridendogli appena, anche se i suoi occhi volano a percorrere la stanza rapidamente e non è senza delusione che si rende conto che Fabrizio non c’è “Bizio?” chiede, guardando il ragazzo che si sta nervosamente passando una mano tra i capelli scuri, scompigliandogli, con già addosso un completo bianco. Non sembra particolarmente nervoso a primo impatto, ma il piede che tamburella senza sosta sul pavimento e le mani incapaci di stare ferme in grembo dicono in realtà il contrario: è in ansia e come dargli torto. E’ il palco di Sanremo, quello, ed è in gara con i big e canterà con Fabrizio quella sera. Da quel che ha potuto vedere è stato bravo a gestire il palco dell’Ariston fino a quel momento, ma ciò non toglie che l’agitazione pre performance sia legittima e totalmente normale da parte sua. Una parte di lui si sente quasi in colpa per non avergli nemmeno chiesto come sta.
“Sta fuori” gli risponde lui dopo essersi schiarito la voce e essersi leccato le labbra secche “E’ venuto a cercarti” gli fa presente Niccolò ed Ermal annuisce, sorridendo appena
“Grazie” gli mormora in risposta “Scusa se ti ho disturbato” aggiunge e poi si avvicina. L’altro lo guarda, curioso, e rimane sorpreso quando gli posa una mano sulla spalla, annuendo “Sta’ tranquillo, che sei bravo” lo rassicura “Andrai bene. Sali sul paco, fai un respiro e canta. C’è Bizio lì, e ci sono tutti quelli che ti vogliono bene con te, anche se non fisicamente. Dai su” dice, dandogli un’altra piccola pacca “In bocca al lupo”
“Grazie” replica Niccolò con qualche secondo di ritardo, mentre lui si è già avviato verso l’uscita “E...ermal?” lo richiama, cosa che lo fa voltare con curiosità “Fabbrì... voglio dire... Fabrizio” balbetta il ragazzo “Era contento, di vederti. Io... insomma m’ha detto che...ecco. Cioè un po’ ‘o pensavo già però m’ha proprio spiegato e... E... cioè... niente te volevo dire che... so contento. Cioè non che io c’entri qualcosa ma sembra felice con te per cui... ecco” tartaglia, imbarazzato, improvvisamente rosso in viso, cosa che fa sorridere ancora di più Ermal, che gli fa un leggero cenno d’assenso, riconoscente “A dopo. Vai e spacca, mi raccomando” lo saluta, uscendo e riprendendo la sua esplorazione.
Prosegue, sempre più frustrato di non trovarlo
Dove mai puo’ essere finito?
Si avvicina circospetto a Drigo, provando a chiedergli se l’ha visto, ma l’altro scuote il capo in segno negativo e rispondendogli che no, non ha visto Fabrizio
Continua a girellare, sempre più nervoso: scorge un sacco di persone, ma non lui. C’è Motta, gli Zen Circus, Arisa, ma di lui nemmeno l’ombra. Gli viene il sospetto che sia uscito a fumare, ma quando riesce a sporgere il capo dalla porta non lo trova tra i volti di chi, appoggiato al muro, fuma nervosamente o pacificamente le proprie sigarette. Nei visi avvolti dal fumo e dalla luce pallida del pomeriggio, Fabrizio non c’è.
E’ non senza una punta di delusione che ricaccia la capoccia dentro, sospirando e ricominciando a gironzolare in cerca del compare.
Alla fine, dopo altri dieci minuti decide di tornarsene in camerino dato che Simone lo sta aspettando e non è nemmeno giusto da parte sua abbandonarlo con un “Scusami un attimo, vado a salutare Fabrizio e torno” e sparire mezz’ora senza, per altro, ottenere nulla. Si vedranno dopo, gli tocca.
“Ermal”
Ecco, a proposito di Simone, lo sta chiamando. Con il viso già contrito nella richiesta di perdono per il ritardo dietro a cui maschera il proprio fastidio e la propria delusione si volta, ma le parole gli muoiono in gola nel momento stesso in cui pronuncia la prima s delle sue scuse
Infatti, non appena si è voltato i suoi occhi hanno colto due cose: la prima sono stati i capelli di Simone, sempre voluminosi, e la seconda è stata la sagoma della persona che gli camminava a fianco, tenendo quella sua tipica andatura
E’ già vestito, con i pantaloni neri che gli avvolgono perfettamente le gambe, la maglia con gli inserti scuri che sembra essergli dipinta addosso da quanto gli calza a pennello e la giacca che sembra essersi stata cucita direttamente su di lui tanto è perfetta e gli sta bene. Quel colore gli dona, pensa, ma non ha troppo tempo di farci caso perché Fabrizio si apre in un sorriso che, lo sa, è palese specchio di quello che sente formarsi sul proprio viso, luminoso e enorme
Ermal sente il cuore acceleragli bruscamente nel petto: vorrebbe corrergli incontro, urlare il suo nome e gettargli le braccia al collo; posare le sue labbra sulle sue, sentire le sue mani stringerlo e le sue braccia circondarlo, ma si tiene fermo sul posto usando tutta la forza di volontà che ha, ondeggiando appena sui talloni mentre gli altri due gli si avvicinano
“Ermal” lo saluta Fabrizio mentre cammina verso di lui. Sorride, Ermal, notando come gli occhi altrui gli stiano scorrendo addosso con maliziosa fretta ma anche lenta delizia, felice di vederlo quanto probabilmente lo è lui. E poi, mentre lo guarda e si fa sempre più vicino, alza le braccia, lentamente, allargandole in una richiesta chiara come il sole a cui adempie subito, colmando quei pochi passi con un piccolo sprint e gettandosi in quell’abbraccio che lo stringe non appena si ritrova con il petto premuto contro quello altrui e il viso al lato del suo, il mento posato sulla sua spalla e le braccia strette attorno a quel corpo che più di una notte ha circondato con le proprie membra e stretto a sé
“Bizio” saluta di rimando, senza nemmeno più fare caso al fatto che ormai usa sempre quel soprannome
Si abbracciano, stringendosi in silenzio, godendo solo l’uno della presenza dell’altro e di quello scudo di intimità fatto dai loro corpi uniti che si sono costruiti attorno, immuni a chiunque, intorno a loro, li guardi
Si stringono e respirano un po’ meglio, sentendo l’aria espandere comunque i loro polmoni compressi dalla presa e pure se non riescono a farlo decentemente è meglio del solito perché stare insieme fa sembrare tutto più facile e l’ossigeno non è solo ossigeno, ma anche aria permeata dal loro profumo, e respirare non è solo un atto fisico e meccanico, ma anche un atto del cuore e della mente
Stanno meglio, quando sono insieme, e questo è quanto
Non possono fare molto altro davanti a tutti, ma quel contatto è sufficiente perché si dicano tutto quello che dovevano
La mano di Fabrizio gli accarezza dolcemente la schiena, scorrendo sul tessuto della sua giacca, mentre le dita di Ermal rimangono arpionate alla stoffa, che stringono come se avesse paura di sentirlo svanire sotto al suo tocco
Sospira Ermal, e chiude gli occhi, appoggiandosi meglio a lui, sfregando appena il viso contro la sua spalla
“Mi sei mancato” bisbiglia e subito la voce di Fabrizio accarezza il suo orecchio con un bisbiglio dolce, basso e roco che ha la forma delle parole “anche tu”
“Era venuto a cercarti nel nostro camerino” sorride Cristicchi che, nel rispetto loro, si è tenuto a un paio di passi di distanza, senza invadere la privacy da quel momento tanto pubblico quanto intimo “te l’ho portato non appena ho capito dove fossi andato”
Ermal annuisce, ringraziandolo con un sorriso e uno sguardo che gli lancia da sopra la spalla di Fabrizio.
Anche Simone sorride, le dita incrociate davanti a sé e lo sguardo che indugia verso il basso, probabilmente per non disturbarli troppo anche se, discretamente, non può fare a meno di osservarli di sottecchi ogni tanto
Rimangono lì per qualche minuto, dondolandosi appena sul posto, senza dire nulla, in quella stretta che agli occhi altrui ora sta diventando anche fin troppo lunga e imbarazzante ma a loro non importa perché, lo sanno, hanno bisogno di sentirsi e quando sarà sufficiente lo decideranno solo loro
Alla fine, Fabrizio scivola piano all’indietro, ma non si tira su a sufficienza per guardarlo in faccia, almeno non prima di avergli stampato un bacio leggero e discreto, ma comunque sentito, in quel punto dietro l’orecchio che è solo suo e che ha rivendicato tutto per sé.
Un brivido lo attraversa appena a quel gesto mentre si tira leggermente indietro, rendendosi conto solo in quel momento di essersi teso verso di lui più che poteva, quasi sforzandosi per stargli il più vicino possibile, annullando così quello spazio tra loro che, seppur esiguo, faceva sempre male come quando si componeva di chilometri
Non erano mai abbastanza vicini, mai, non con i vestiti addosso e senza essere uniti e anche in quel modo a volte gli sembrava di essere distante anni luce da lui, di trovarsi vicino a un universo bellissimo ma per lui inaccessibile
Tira appena su con il naso a quel pensiero e all’idea che hanno un’intera serata davanti prima di potersi concedere ancora qualche ora di totale e profonda intimità, ma nonostante ciò sorride a Fabrizio, guardandolo adorante e sa che deve essere quasi imbarazzante visto dall'esterno ma il fatto che lui ricambi quello sguardo da sottone basta ad annullare tutto il resto e a fargli ignorare chiunque abbiano attorno
È solo allora, dopo qualche altro secondo, che Simone si schiarisce appena la voce, per richiamare la loro attenzione mentre, cautamente e appena ingombrante nella sua imbarazzata tenerezza, si avvicina per posare una mano sulla spalla di ermal, cautamente. Un tocco leggero e delicato, quasi timoroso
“Io vado un attimo...” mormora, facendo un generico cenno verso un indefinito punto “Puoi tornare in camerino, se vuoi. Starò via una decina di minuti”
Ermal sorride, grato, annuendo appena: lo sa che quello è il modo di Simone di lasciargli un po’ di intimità in uno spazio nascosto agli occhi del mondo in cui possono, finalmente, salutarsi a dovere e il fatto che l’altro gli offra così spontaneamente quella possibilità gli scalda il cuore nel petto.
“Va bene” annuisce, posando piano la mano sulla schiena di Fabrizio mentre si volta, spingendolo appena verso il camerino “Ci vediamo tra poco” asserisce, iniziando già ad allontanarsi mentre Cristicchi annuisce, facendo ondeggiare la massa riccioluta di capelli che ha sulla sommità della testa.
Percorrere quei pochi metri lentamente gli costa fatica.
Ermal vorrebbe correre, verso quel camerino. Vorrebbe fiondarcisi dentro trascinandosi Fabrizio appresso, per poter così arrivare subito alle sue labbra, ma sa che non possono farsi vedere mentre se la danno a gambe ridendo come due ragazzini ebbri d’amore per andare a chiudersi dentro a un camerino. Sarebbe troppo ovvio, il perché.
Per cui si costringe a mantenere un’andatura dignitosa, rilassata, anche se per ogni secondo in più che bruciano in quella sorta di passeggiata di fuoco gli fa accelerare il cuore nel petto e aumenta la bruciante urgenza di avere ciò che sta aspettando
Lanciando un’occhiata a Fabrizio, si rende conto che anche lui non è messo esattamente meglio: cammina con fare appena impacciato, guardandosi mestamente attorno e posando saltuariamente lo sguardo su di lui.
Incrocia gli occhi con i suoi nocciola lucidi e ardenti, colmi di un qualcosa di indefinibile che però è capace di smuovere ogni sua più piccola e microscopica parte e che ritrova sempre ogni volta che fissa lo sguardo nel suo
Stringe appena la presa delle dita sulla stoffa della sua giacca, arricciandole, mentre finalmente scorge la porta del loro camerino
Suo e di Simone, certo
L’anno scorso, invece, era loro loro, suo e di Fabrizio, ma ora che quello può esserlo anche solo per qualche minuto gli va bene lo stesso
Non appena posa la mano sulla maniglia sospira, spalancando la porta e quasi spingendovi dentro Fabrizio, che si volta per guardarlo appena accigliato da quella foga, per poi entrare a sua volta e chiudersela alle spalle
Il tonfo che fa quando la sbatte con un po’ troppa veemenza forse non ha ancora finito di risuonare che già a colmare il silenzio è il rumore del leggero sospiro che ha la forma del nome di Fabrizio e che Ermal emette mentre, subito, gli afferra i bordi della giacca e lo attira verso di sé, posando finalmente le labbra sulle sue.
C’è una certa irruenza in quel gesto, ma non per questo vi manca una agrodolce e disperata dolcezza, una sorta di agognata tenerezza che si accompagna alla felicità del rivedersi e al bisogno di sentirsi
Fabrizio non ci pensa un attimo a stringerlo a sé, una mano che corre sulla sua schiena e premervi fermamente contro e l’altra che si infila nei suoi ricci, le dita che vi si incastrano e stringono, tirandoli appena, il dolore che gli attraversa il capo che è gradito quanto la forma delle sue labbra stampata sulle proprie.
Le loro bocche si muovono dolcemente l’una sull’altra, fameliche quanto appaganti, avide nel chiedere ma generose nel donare, e non appena Fabrizio schiude la propria Ermal fa lo stesso, concedendogli accesso nella propria e cercandolo nella sua, le loro lingue che si intrecciano subito, quasi a volersi accarezzare anche loro.
Anche una mano di Ermal è finita tra i corti capelli castani di Fabrizio, alla base della nuca, e le sue dita lunghe e sottili si muovono appena, grattando con affetto il suo cuoio capelluto, come se invece di un uomo fosse un grosso gatto
Sospirano piano, rubandosi e restituendosi l’aria, riluttanti perfino all’idea di allontanarsi per respirare e in quei sospiri nascondono sussurri che hanno la forma del nome altrui, di un dolce chiamarsi e di un rassicurarsi sul fatto che sì, si sono mancati in egual misura, di quella mancanza che ti toglie il fiato e che ti fa dolere il petto ad ogni battito. Quella che anche quando sei circondato da persone ti fa sentire sempre un po’ solo, che non sai scrollarti di dosso in un abbraccio amico quanto in un letto vuoto per metà; quella che fa sembrare ogni spazio un’immensità, pure quel mezzo millimetro che intercorre tra i loro corpi il più possibile premuti insieme
Si mormorano che non vedevano l’ora di rivedersi e che sì, l’attesa infine vale sempre la pena di essere sopportata se poi porta a quel momento e per quanto dura diventi ogni giorno di più l’importante è che ora sono lì, l’uno tra le braccia dell’altro.
Si spiegano che si vogliono bene e si riconfermano che si amano e tutto questo non se lo dicono semplicemente a voce, ma se lo imprimono addosso, sulla pelle, con le mani che accarezzano e stringono, che dolcemente percorrono ogni spazio dell’altro a volerlo reimparare a memoria per l’ennesima volta, pure se in mezzo, questa volta, ci sono i vestiti a fargli d’ingombro.
Se lo dicono con le bocce che baciano quella altrui quanto il suo viso, le labbra di Fabrizio che stanno posando infiniti baci sulle sue guance, sul suo mento, sul suo collo; dietro le orecchie, sulla fronte corrugata, perfino sulla punta del naso.
Se lo dicono senza dirselo, perché tra loro è sempre stato così e spesso le parole sono state più un intralcio che un aiuto perché non hanno bisogno di tirar fuori certi concetti vocalmente quando basta uno sguardo o un tocco per capirsi
Come quando Fabrizio l’aveva rassicurato passandogli una mano sulla schiena o quando gli aveva stretto la mano alla vittoria. Quando l’aveva abbracciato, quando l’aveva sostenuto. Quando c’era, semplicemente c’era, nel bene e nel male.
Ed Ermal aveva fatto lo stesso, toccandolo piano con fare rassicurante quando a Lisbona sapeva che era nervoso, facendolo ridere nel momento in cui gli aveva posato la mano sul ventre, in segno di scherzoso ma sincero affetto.
Come quando avevano fatto l’amore la prima volta e allora si erano scritti sulla pelle in punta di dita ogni cosa che non avevano avuto le parole per dirsi, percorrendosi, imparandosi e amandosi, imprimendosi addosso ogni sentimento provato, ogni grazie e ogni scusa, sussurrandosi sui corpi baci e sospiri che valevano più di ogni superflua parola.
Si sono sempre presi cura l’uno dell’altro in quel periodo e hanno continuato a farlo anche poi, ogni giorno sempre di più, ed Ermal sapeva quanto Fabrizio si fosse preso cura della sua anima e del suo cuore, di quanto li avesse risanati e rimessi insieme, alleviando il dolore, medicando quelle ferite che vi si erano aperte fino a quando non avevano smesso di sanguinare e si erano, pian piano, richiuse, lasciando solo delle immaginarie cicatrici che a volte pizzicavano un po’ ma che comunque non erano più fonte di un costante e profondo dolore, debilitanti quanto difficili da chiudere.
Si erano presi cura l’uno dell’altro in quel percorso, abbracciando le paure e le sicurezze altrui, placandole quando potevano o semplicemente restandogli accanto in sostegno. Si erano curati a vicenda e si erano fatti bene, tanto bene e questo era innegabile a chiunque li conoscesse. Insieme avevano accettato ciò che avevano davanti, passo dopo passo, imparando ad accettarsi anche a vicenda e facendo di tutto per sostenersi e supportarsi, per aiutarsi e incoraggiarsi, gioendo ad ogni traguardo, facendosi forza ad ogni sconfitta e quando il loro viaggio professionale era finito avevano continuato a farlo da amici e da amanti, senza mai lasciarsi andare.
Fabrizio lo spinge lentamente indietro ed Ermal si lascia guidare fino a quando la sua schiena non tocca il muro, una mano di Fabrizio che si posa sul suo fianco mentre l’altra tira appena i ricci scuri per fargli inclinare la testa e baciarlo meglio, potendo così anche raggiungere il suo collo, cosa che lo fa sospirare
Ma Ermal non accetta a lungo quelle attenzioni perché subito lo riporta alle sue labbra, quasi con la stessa disperazione di un assetato che vuole bere alla fonte che ha a portata di mano
Scorre la mano più in basso, fino alle sue natiche, cosa che fa ridacchiare Fabrizio mentre, con fare piuttosto sbrigativo e bucchino, gli infila una gamba tra le sue, facendolo sussultare e gemere appena.
E’ solo quando devono staccarsi per forza di cose per respirare che aprono gli occhi, guardandosi, aprendosi immediatamente in due sorrisi luminosi quanto tremuli per le lacrime che sentono pizzicare negli occhi e che tentano in ogni modo di rimandare indietro.
Ermal tira appena su con il naso, prendendogli il viso tra le mani e carezzandolo con i pollici, tirandosi appena indietro dalla sua gamba contro la quale, in realtà, vorrebbe invece sfregarsi, ma c’è luogo e tempo per ogni cosa
“Simone starà per tornare” mormora, tirando appena su con il naso “E non possiamo traumatizzarlo così come non possiamo sparire a lungo” soffia, posandogli un leggero bacio sulla guancia ruvida per la barba
Fabrizio lo guarda ma, dopo qualche istante, annuisce, comprensivo, tirandosi indietro con la gamba
“C’hai ragione” mormora, carezzandogli dolcemente il fianco e portandogli l’altra mano sul viso
E’ con un sorriso che Ermal si appoggia al suo palmo ruvido e caldo della sua mano, sospirando leggermente
“Ci rifacciamo appena finiamo, va bene?” chiede, sorridendo ancora di più quando lo vede annuire “mi eri mancato così tanto” sussurra poi
“Anche tu” mormora Fabrizio in risposta, la voce bassa e roca mentre i suoi occhi gli scorrono dolcemente sul viso, donandogli un abbraccio che va oltre al fisico e che ha più a che fare con l’anima
“Ermal” mormora poi, con gli occhi lucidi, più di prima, e il tono che trema appena “Io voglio-” soffia, tirando su con il naso.
“Lo so” lo interrompe, carezzandolo più energicamente “Stanotte” mormora Ermal “Stanotte ce ne prendiamo cura, di questa cosa. Promesso. Tiriamo via tutto quello che fa ancora male” gli promette, baciandolo poi piano piano
Dopo un istante Fabrizio si tira su, annuendo, guardandolo quasi con gratitudine per la sua rassicurazione
Ermal ricambia dolcemente quello sguardo, continuando ad accarezzarlo
Lo sanno entrambi che hanno bisogno, ancora una volta, di prendersi cura l’un dell’altro, di levarsi di dosso quel dolore schiacciante e di ritrovarsi uniti del tutto, una volta di più.
Se lo aspettavano, certo, ma quando la porta si apre timidamente e delicatamente, sobbalzano tutti e due, voltandosi, incapaci però di staccarsi a dovere e per fortuna è solo Simone che scivola nel camerino, sorridendogli impacciato
“Mi spiace interrompervi” mormora lui, tormentandosi appena le mani “Ma Fabrizio, ti stanno cerando” ammette, guardandoli con un sorriso che trasuda scuse
Ermal sorride appena di rimando, sospirando stancamente ma comunque annuendo
“Va bene” mormora “Grazie Simone” soffia, mentre anche Fabrizio annuisce
“Grazie. Mo’ sarà meglio che vada” mormora, guardando Ermal che, di nuovo, compie un leggero cenno d’assenso
Esita un attimo, lanciando un’occhiata a Simone che sta guardando insistentemente una lampadina rotta sul soffitto come se fosse la cosa più interessante del mondo, e poi si china in avanti per posare un’ultima volta le labbra sulle sue, in un bacio casto e leggero ma ricolmo di così tanto significato che probabilmente pure l’altro può sentirlo.
Ermal sospira, socchiudendo gli occhi mentre accetta quel bacio, sentendo un brivido che non ha nulla a che fare con l’eccitazione percorrerlo, e quando Fabrizio scivola indietro lo accompagna nel movimento, le sue mani che lo accarezzano mentre si allontana e lui che sembra volerlo seguire per non staccarsi da lui
Ma alla fine Fabrizio si allontana e lui lo lascia fare, sospirando pesantemente, quel macigno che aveva addosso che torna a pesargli parzialmente sulle spalle
“Ci vediamo dopo” promette Fabrizio, guardandolo un’ultima volta prima di scivolare via.
Quando la porta si chiude dolcemente alle sue spalle, Ermal si lascia andare a un leggero singhiozzo, che è quasi stupito lui stesso di sentirsi uscire dalla gola
“Scusa” mormora, all’indirizzo di Simone che, seppur un po’ stupito, scuote il capo e si affanna per tendergli un fazzoletto
“Non preoccuparti” dice rassicurante “E’ stato bello vedervi riabbracciarvi è stato... emozionate” mormora a mezza voce “Si capisce che vi volete bene e... non lo so, mi avete smosso qualcosa dentro. Fare parte di quell’istante, anche se da esterno, è stato più di quanto avrei immaginato” gli mormora, carezzandogli piano una spalla, mentre Ermal si soffia il naso e ricaccia indietro le lacrime “Penso che voi siate l’esempio migliore di quel che intendo con cura” mormora poi dopo un istante di silenzio, ed Ermal volta il capo nella sua direzione, stupendosi quando lo trova con gli occhi appena lucidi
“Si vede che ci siete sempre l’uno per l’altro, anche quando non siete lì fisicamente” mormora a mo’ di spiegazione Simone “Si percepisce, il vostro affetto, e in quell’abbraccio si percepivano tante cose... tutte molto belle. Vedi per me la cura non è solo una cosa fisica, ma anche una cosa dell’anima e non è fatta da grandi gesti, quanto da piccoli particolari. Semi, che si piantano e coltivano con piccoli gesti d’amore che gli consentono però di sbocciare e prosperare. Questo intendo, quando dico che niente è più grande delle piccole cose: non servono cose eclatanti, per prendersi cura di un’altra persona. Basta un sorriso, un gesto d’affetto. Basta esserci, sia fisicamente che non. Questo, è il vero miracolo. Ho la sensazione che siate quel tipo di persone che capiscono a fondo cosa vuol dire che non esiste giorno che sia uguale a ieri e che per questo siate davvero capaci di dare valore a ogni singolo attimo. Come in quell’abbraccio di prima: in un istante, ci avete messo un universo intero” gli sorride, prima di tirasi su “Si capisce che avete coltivato la vostra amicizia, insieme a tutto il resto. Che avete superato le difficoltà che avete trovato insieme e insieme siete andati oltre. Oltre alle.. come dite voi? le vostre stupide guerre” cita “Avete costruito un ponte tra i vostri due mondi e tra i vostri cuori, riuscendo a costruirne uno ancor più grande tra voi e le persone. Le avete unite come vi siete uniti voi. Siete un bell’esempio di cosa sia l’amore, in qualsiasi forma lo si voglia guardare” asserisce prima di sospirare
“Comunque, ora dobbiamo andare” osserva “Ce la fai?” gli chiede dolcemente
Ermal annuisce, gettando il fazzoletto nel cestino e raddrizzandosi a sua volta, commosso dalle parole rivoltegli “Sì, grazie” mormora, prima di ricomporsi, regalandogli poi un sorriso mentre si avvicina “Adesso” afferma, mettendogli le mani sulle spalle con fare solenne “tocca a me prendermi cura di te e della tua canzone, per cui andiamo” afferma, guardando Simone sorridergli di rimando mentre mette piano le mai sulle sue braccia
“E di questo, io ti ringrazio. So che lo farai bene” lo rassicura “E sarei onorato di dire di aver trovato un nuovo amico” gli rivela, guardandolo annuire e mormorare “anche per me sarebbe un onore” prima di sistemarsi appena la giacca, togliendo le mani da lui
“Andiamo allora” mormora, uscendo dal camerino con Ermal a seguito
E mentre camminano in silenzio l’uno affianco all’altro, Ermal sa che prima tocca a Simone e che deve resistere solo qualche ora prima di potersi prendere cura anche di Fabrizio
Ma come sempre, varrà la pena aspettare.
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"E avevi quel raggio di sole che t'incideva un po' di luce sul viso, una cicatrice felice, come uno spicchio di riso o il ricordo di una frase che avevo sottolineato in un libro tanti anni fa. Ce l'ho ancora sulla punta della lingua: la felicità si vede".
#MetaMoro#metamoro#morometa#metamoro live#mia#metamoro hc#metamoro fanfiction#metamoro ff#metamoro fanfic#metamoro headcanon#ermal e fabrizio#ermal meta#fabrizio moro#mi viene spontaneo scrivere di loro
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Lu sole, lu mare, lu vientu
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Si trovano in una sera di inizio estate, in un ristorante, tra bottiglie di vino e candele. Ermal e Fabrizio sono una coppia sposata da ormai cinque anni ma sono stati insieme una vita intera, le persone cambiano molto in fretta e si trovano a fare i conti con qualcosa che mai avrebbero immaginato: la separazione.
Qualcosa o qualcuno aprirà loro gli occhi verso un futuro migliore.
Let’s go.
Ermal non sa come vestirsi, è stato davanti allo specchio per ore. Lì nudo osservando la sua pelle candida e troppo bianca, le clavicole sporgenti e le costole in bella vista. Le può contare una a una. Ogni tanto butta lo sguardo fuori dalla finestra, controlla che non sia ancora arrivato. Trema, non vuole uscire. Non vuole uscire a cena con lui. Con Fabrizio.
Indossa il suo miglior completo, chiude i polsini della camicia bianca con quei gemelli che gli aveva regalato proprio lui. Se li toglie ricacciando un gemito frustrato, li lancia nel portaoggetti indiano sul comodino, i ricci non ancora domati gli cadono davanti agli occhi e li caccia all’indietro con uno sbuffo.
E quando Fabrizio arriva si sente tremendamente a disagio. “Parcheggia qui la macchina, andiamo a piedi” soffia per non dover sentirsi in trappola accanto a lui in quella scatola di ferro. L’altro annuisce appena scendendo dalla macchina, l’Ermal di dieci anni prima l’avrebbe venerato quell’uomo quella sera terribilmente bello. La strada la percorsero in silenzio, entrambi con la testa colma delle proprie preoccupazioni e pensieri.
Arrivarono puntuali al ristorante, si siedono al tavolo uno di fronte all’altro, sotto un pergolato decorato da fiori colorati e file di lucine dalla luce calda. Fabrizio prende tra le mani la piccola candela posta al centro del tavolo, estrae l’accendino dalla tasca dei pantaloni e accende lo stoppino tra mille scintille. Ermal già prova fastidio, lui e quella sua mania delle candele. Le accendeva sempre, a tavola ne metteva sempre una tra di loro. Ha una gran voglia di soffiare sulla fiammella ma si trattiene, non ha voglia di litigare.
“Ermal, come stai?” comincia l’altro, nota che si sente a disagio per come si sistema la camicia bianca. Lascia sempre tre o quattro bottoni slacciati lasciando in bella mostra le clavicole tatuate, è così bello. Ermal apre la bocca per dire: “Ho bisogno di staccare un po’.”
“Dove vorresti andare?” chiede premuroso l’altro. “Forse Calcutta, ma non posso abbiamo altro da sbrigare.” sente la rabbia montargli in corpo. L’altro deglutisce e basta, non ha voglia di controbattere. Dopo che una splendida ragazza prese le ordinazioni, Fabrizio sputa: “Ascolta, lasciamo la rabbia da parte. Siamo qua non come coppia ma come due persone che hanno un compito preciso.”
“Ovvero stabilire la fine di questo matrimonio, parla chiaro Fabrizio. O ti fa paura pure la parola divorzio?” Ermal già non ne può più di quella cena, è una follia lo sa molto bene.
“Ermal abbassa la voce.” ringhia appena guardando la terrazza affollata. “Alla gente non interessa.”. L’altro alza le mani in segno di resa, i piatti addosso se li erano già tirati mesi prima quando esausto lo cacciò di casa.
Dopo un paio di minuti in silenzio e i piatti fumanti davanti si decisero a parlare. Lo fa Fabrizio titubante: “Ho trovato una casa discografica pronta per accettare il mio progetto.” e versa del vino nel calice di Ermal.
“Sai che non bevo più.” dice l’altro alzando appena lo sguardo dalla sua cena, si trattiene ancora mordendosi la lingua e: “Notevole Fabrizio, sono contento per te.” si sbriga a sputare.
“Volevo chiederti se a casa hai trovato un paio di miei spartiti, sai mi servono.” Ermal fa mente locale ma: “No, prova a cercare nelle cose che ti ho lanciato addosso l’ultima volta che ci siamo visti.” stronzo.
Bastardo, mi hai rovinato la vita. “Ermal ti prego, evitiamo?”
“Evitiamo cosa Fabrizio? Hai paura ancora?”
“Smettila di giocare con le mie paure.” e si erano incontrati così. Ermal lavorava in uno studio medico, faceva lo psicologo lì. Fabrizio aveva bisogno di un medico, un consulto o la sua vita si sarebbe lacerata sotto le pesanti mani della paura. Paura di tutto quanto. Ermal gli aveva alleviato quel dolore, avevano fatto anche l’amore. Tanto, troppo, passionale, mai incerto, ovunque. E Fabrizio che aveva curato Ermal da quella sua depressione, tra i farmaci e il lavoro. Quella sua dannata insicurezza che lo faceva chiudere a riccio ad ogni minimo stato d’animo, Fabrizio l’aveva visto nudo, nudo da ogni maschera e aveva pianto vedendo quanto fragile fosse.
“Quando fissiamo la data della prima udienza?” chiede Ermal portandosi alla bocca il calice ricolmo di vino, assapora il sapore acidulo e speziato dell’alcolico facendolo scivolare giù per la gola. “Quando vuoi tu, prenderò un buco per quella giornata.”
“Non mi raccontare cazzate, l’ultima volta te ne sei dimenticato. Sono rimasto un’ora sotto la pioggia ad aspettarti.” e per la seconda volta stronzo.
“Mi hanno trattenuto, lo sai bene.” e Fabrizio vede rosso.
“Non mi interessa, sai che avevamo quell’appuntamento fissato da una vita. Sarei dovuto andare in montagna dopo.” disse con più rabbia che sangue in corpo.
“Con chi?”
“Sono un uomo libero di fare quello che vuole, tu non mi puoi controllare.”
“Era semplice curiosità la mia.”
E la scusa era sempre il lavoro, torno tardi mangia pure e Ermal passava la vita da solo. Non era così prima. Prima erano le gite al mare, tre giorni fuori e un cambio in macchina. Erano i sogni, le pietre lanciate nell’acqua esprimendone uno. Era la famiglia pazza di Fabrizio, a tavola fumavano erba e c’era un mobile ricolmo di libri sul cinema e la musica. Poi erano i fine settimana a Bari a casa di Ermal con sua mamma e i fratelli, fare l’amore in spiaggia sotto le stelle con la paura di venire beccati. E poi le poesie sussurrate all’orecchio, con quella voce roca e bassa che provocava piacere, tanto piacere.
“Non fare lo stronzo.” e stavolta lo dice, glielo sputa in faccia.
“Sei un bastardo, un codardo.” e Fabrizio posa la forchetta nel piatto avanzando il risotto che aveva ordinato.
“Io non sono un bastardo, quello che si è fatto una scappatella sei tu!” non ha più voglia di trattenersi, sbaglia clamorosamente.
“Stai parlando di?”
“Marta, hai capito bene. Quella bella segretaria che ti scopavi in sala di registrazione.”
“Ermal, abbassa quella cazzo di voce.”
Avrebbero dovuto comprare un rustico fuori Roma, bello e solitario come loro due. Mille progetti per la mente, cambiare lavoro, tentare la fortuna nel campo della musica, Ermal vorrebbe scrivere un libro, un saggio di psicologia. Stavano passeggiando per Villa Borghese quando Fabrizio gli ha chiesto, rigorosamente in ginocchio, se lo volesse sposare e Ermal era scoppiato a piangere felice come un bambino. Sì, sì e sì. Sempre e solo sì. E si erano baciati, a fondo, con amore come se non ci fosse nessuno intorno a loro.
“Ti ricordi?” sussurra Fabrizio, erano rimasti in silenzio finendo la cena. La bella cameriera ha portato via i piatti. Continuano a bere del vino.
“Che cosa?”
“Quando ci siamo sposati.” e Ermal grugnisce, non vuole pensarci. Fa roteare il vino nel calice e sospira. Se lo ricorda benissimo, era agitato, tanto. Non vedeva l’ora di vederlo, di baciarlo e di essere suo marito. Lo voleva con tutto il cuore, con l’anima e con la testa. Stretti in quei completi scuri si erano giurati fedeltà e amore eterno, ed erano così fottutamente felici.
“No, non me lo ricordo.” sbuffa poi. Sentela rabbia, la sente nello stomaco che brontola e che non vuole saperne del cibo che aveva inghiottito.
“Che cosa ci siamo fatti?” sussurra Fabrizio tra le sue.
“Te lo spiego io, non ci sei mai stato. Non ci sei mai stato per me, te e le tue canzoni, te e la chitarra…”
“A te piaceva quando la suonavo.”
“Cosa ti è successo Fabrizio? Te ne sei andato, stanco della tua vita, stanco del tuo lavoro, stanco di me! Sei andato a cercarti la segretaria.” è esasperato.
“Sempre colpa mia ma non ti fai un mezzo esame di coscienza, è stata colpa tua se ci siamo ridotti così.” sputa in preda all’ira. Ermal stringe il calice nella mano sinistra, un impeto di rabbia gli fa vuotare il vino sulla faccia del marito.
“Tu sei pazzo, io ti rovino.” pronuncia Fabrizio pulendosi con il tovagliolo. Ermal si morde il labbro e trattiene un singhiozzo a fatica, vorrebbe baciare quelle sue labbra rosse e morbide. Lo vorrebbe fare con tutto sé stesso. Piange, si lascia andare.
“C'eravamo tanto amati, era un amore bellissimo il nostro.” Le guance sono rigate dalle lacrime amare che sta versando. “Eri la cosa più bella che mi fosse mai capitata, sei stato la luce infondo al tunnel.” e a Fabrizio si mozza il fiato in gola.
“Perché è finito tutto?” chiese poi a Ermal. “Perchè siamo stati così stupidi?”
“Perchè siamo cambiati, perchè non ci bastava l’amore, volevamo il sesso, la rivincita, la gloria, prevaricare l'uno sull’altro, giocare a essere forti e non essere felici.” alza lo sguardo asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
“E’ finito tutto.” si limita a dire Fabrizio.
“Dillo.”
“Di cosa?”
“Di che non mi ami più” dice Ermal estremamente serio.
“Fallo tu, non ne sono capace.”
Ermal tira un lungo sospiro, svuota la mente e: “Io non ti amo più.” sputa.
“Nemmeno io Ermal.”
“Visto è facile”
Si guardano per attimi infiniti con la voglia di rimangiarsi tutto, tutti gli errori. Vogliono ritornare in quello studio medico in cui Ermal lavorava anni fa, dove si erano conosciuti ed annusati. Si erano baciati, si erano assaggiati, si erano mostrati le ferite e insieme le avevano ricucite. Avevano scopato, all’inizio, solo sesso senza sentimenti, poi avevano fatto l’amore spogliati da ogni sensazione negativa e incoraggiati da quel filo rosso che li legava.
“Non è facile Ermal.” soffiò Fabrizio e il riccio non può che sentirsi uno stupido, sta ancora mentendo a se stesso, lo sta facendo per sentirsi meglio. Forse?
“Fabrizio io non …” ma non ce la faceva, non riusciva ad ammettere che davvero non l’amava più ma … forse era meglio così. Forse era giusto chiudere quel matrimonio e vedere solo il senso buono di quella relazione, che continuare ad odiarsi a morte.
Ed Ermal venne invaso da quel profumo di salsedine e pino di quella casetta sul mare che affittavano per le vacanze, le vacanze in macchina con due valige e la voglia di amarsi ovunque senza mai lacerarsi, senza mai farsi del male. I problemi erano insorti con il tempo, Fabrizio rispondeva sempre al telefono, pure mentre facevano l’amore e ciò faceva sentire Ermal vuoto. Una sensazione pesante che lo faceva sempre di più essere distante da Fabrizio, era sempre distratto: lasciava le cartelle dei suoi pazienti a casa, passava con il rosso, dimenticava i medicinali e sua mamma lo chiamava preoccupata.
Aveva conosciuto quel certo Marco, in un bar, un martedì mattina. Una spremuta di arancia e quattro chicchiere e aveva ritrovato in lui quella scintilla che Fabrizio aveva i primi tempi. Marco era puntuale, non rispondeva mai al telefono, gli chiedeva come stava.
“Ci siamo fatti del bene.” dice scosso dai pensieri Ermal. Fabrizio ride, una risata genuina, quella che gli fa incurvare i lati della bocca e stizzare gli occhi.
“Ma ora ci odiamo.” e di nuovo occhi negli occhi, sensazioni e sentimenti in subbuglio negli stomaci. Non hanno ordinato il dolce, bevono vino bicchiere dopo bicchiere.
“Non riesci più a mangiare, ho fatto fatica questa sera.” aggiunge Ermal sbriciolando il pane sulla tovaglia ecrù.
“Non mi dire così Ermal.” vuole prendergli la mano, accarezzare con il pollice le nocche rosa. Non lo fa. Sa che Ermal sta male, sa che sta per ripiombare in quella spirale dolorosa e buia, ha paura.
“Scusate, posso?” si avvicina un cameriere. Notano con gran sorpesa che il locale è vuoto, gli ultimi rimasti sono loro. “Ce ne andiamo adesso.” lo rassicura Fabrizio.
“No aspettate, in verità io vorrei parlarvi.” e sono abbastanza stupiti, si guardano spostando poi lo sguardo sull’uomo in divisa. “Vi ho osservato tutta la sera, mi dispiace risultare un po’ invadente, ma riconosco in voi due anime profondamente distrutte.” e sorrise. “Distrutte sì, ma unite da un grande sentimento che porterete con voi per tutta la vita. Per quanto voi possiate odiarvi e pensare che vada meglio stando da soli, non è così. Se vi siete salvati è per il semplice motivo che uno c’era per l’altro, nessuno si salva da solo, ricordate.”
Si guardano senza proferire parola, si guardano a lungo capendo che davvero si sono salvati, uno a salvato l’altro e viceversa. “Signori, spero che voi possiate passare una buona serata.” e il cameriere si congeda sparendo oltre una porta bianca dal pomello argentato.
Rimango in silenzio, nulla nella loro testa, come svuotata da ogni sentimento e visione. Camminano per i vicoli di Roma illuminati dalla luce calda dei lampioni, non fa freddo, una dolce brezza tiepida li investe portando con se il profumo dell’estate. Le mani che si sfiorano, leggere ma non si intrecciano, la luna piena alta in cielo, estremamente leggera quella notte e li guarda silenziosa.
Fabrizio si ferma d’improvviso, Ermal si volta a guardarlo. Si sofferma su ogni piccolo particolare dell’altro: i capelli corvini arruffati e spettinati, il naso all’insù, le lentiggini che gli sporcano gli zigomi, le lunghe ciglia, i tatuaggi che spuntano dalle maniche della camicia e disegnano figure sulle mani e le braccia, il petto leggermente abbronzato lasciato in bella mostra con quelle scritte d’inchiostro nero. Fabrizio ride, ride di gusto.
“Ma che ti prende?” ed Ermal non riesce a trattenersi, sorride senza capire perchè suo marito stesse ridendo come un matto. “Non lo so E, non lo so. Solo che mi sento davvero bene.” e gli prende una mano guidandolo su per la via. Ridono come quando, nei primi tempi, si divertivano come matti correndo sulla spiaggia, quando il tramonto tingeva il mondo di arancione.
Fabrizio lo accompagna fino al portone di casa, Ermal lo apre e si infila nell’androne e fa per chiudere la porta alle spalle. Si volta per guardare il marito per un’ultima volta, gli pare di essere tornato indietro nel tempo in quel giorno in cui ci sono entrati per la prima volta in quella casa insieme.
“Buonanotte E.”
“Buonanotte Fabrizio.” e con il cuore leggero si chiude il portone alle spalle. Sale le scale due a due levandosi la giacca del completo, spalanca la porta di casa gettando tutti i suoi effetti personali sul divano. Quella leggerezza gli ha aperto lo stomaco, spera di avere qualcosa di commestibile nel frigorifero ma nota quella bella torta al cioccolato che gli ha regalato la vicina quella mattina. La voleva buttare perchè di sicuro non l’avrebbe mai mangiata e invece ne prende una fetta e un tovagliolo, si appoggia allo stipite della finestra, ne apre le ante.
Lo vede. Fabrizio, la sigaretta accesa tra le labbra che guarda verso la finestra. Ermal sussulta quando questo gli sorride e alza il braccio per salutarlo, si gira e se ne va su per la via.
Non sanno se questo è un nuovo inizio o una fine, non lo sanno ancora. Si sentono leggeri, si sentono come nuovi perchè inconsapevolmente si sono curati, si sono salvati anche questa volta.
Grazie per essere arrivat* fino a qui. Mi sono ispirata ad un libro che mi ha davvero reso il cuore a pezzi, si intitola Nessuno di salva da solo di Margaret Mazzantini.
Grazie mille, vi abbraccio.
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Milan Cathedral - MetaMoro
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Autobus!AU - parte uno
Dopo millenni sono finalmente tornata con un nuovo chilometrico headcanon a punti! Ci stavo rimuginando su da almeno due mesi, solo che la mia idea ha subito numerose trasformazioni e alla fine il mio cervello, a causa dei molteplici autobus presi nelle ultime settimane, ha partorito questo.
Breve contestualizzazione: Ermal studia lingue a Roma e, abitando piuttosto lontano dall’università, è costretto a muoversi con i mezzi pubblici. In un’ordinaria mattina di ottobre, a causa del suo coinquilino Marco, perde l’autobus ed è costretto ad aspettare il successivo. È così che il destino gli fa incontrare Fabrizio, che cerca di racimolare soldi mitigando da un lavoro all’altro e, di tanto in tanto, esibendosi in qualche locale notturno. Il resto è storia.
Nonostante la corsa olimpionica dall’androne del palazzo fino alla pensilina della fermata, Ermal arriva giusto in tempo per vedere l’autobus ripartire e sfilargli davanti, senza che lui possa fare niente per fermarlo
In quel preciso istante il suo cervello sta già formulando improperi in tutte le lingue e i dialetti da lui conosciuti, oltre che un piano infallibile per vendicarsi di Marco, il suo sventurato coinquilino
“Io ho lezione alle nove, tu alle undici. Ergo, in bagno ci vado prima io”
Peccato che quella mattina Marco, dopo aver passato la nottata insonne, aveva deciso che necessitava di una lunga doccia fredda e aveva tenuto occupato il bagno per mezz’ora
E a poco erano serviti i pugni sulla porta e le velate minacce di morte: non era comunque riuscito a prepararsi, a mangiare quel tanto che bastava per non svenire in aula, a ritrovare l’abbonamento – che chissà come era finito in mezzo ai libri – e a non perdere il bus
Così adesso, seduto su una panchina con le braccia incrociate al petto e con uno sguardo omicida dipinto in volto, è costretto a prendere la corsa successiva. Sarebbe riuscito comunque ad arrivare in tempo, ma avrebbe dovuto rinunciare al solito caffè in compagnia di Dino e probabilmente sarebbe crollato dopo nemmeno la prima ora
Sono due le cose che Ermal odia di più in assoluto: arrivare in ritardo e rinunciare al caffè, soprattutto quando lo aspettano due ore di linguistica. E lui è in ritardo – almeno rispetto ai suoi standard – e non assume caffeina da più di dodici ore
La giornata è decisamente iniziata con il verso sbagliato e non può che finire col peggiorare
L’autobus arriva venti minuti più tardi, mentre Ermal sta scrivendo un messaggio a Dino e sta pensando ad un metodo per rasare il ciuffo di Marco senza essere scoperto
Perlomeno non è eccessivamente affollato e ci sono dei posti a sedere. Si fionda su quello più vicino, proprio di fronte ad un ragazzo intento ad ascoltare musica ad alto volume. È talmente forte che riesce a sentirla pure lui e questo lo scazza ancora di più
In realtà non è nemmeno troppo fastidioso, ma la giornata è appena iniziata e a lui già girano le palle, quindi gli urterebbe anche il ronzare di una mosca
Prima che possa scoppiargli un mal di testa atroce, decide di dirgliene quattro chiedergli gentilmente di moderare il volume, il tanto che basta per non ostentare i suoi gusti musicali a chiunque si trovi nel raggio di pochi passi
Ma quando si volta in sua direzione la sua bocca non riesce a produrre nessuna frase di senso compiuto, rimanendo semiaperta e conferendogli un’espressione a dir poco ridicola. Perché il ragazzo di fronte a lui è innegabilmente bello, tanto da fargli perdere ogni funzione cognitiva
Avrà qualche anno in più di lui, i capelli castani e gli occhi scuri, tra i più belli che avesse mai visto. Il naso è all’insù, contornato da una leggera spruzzata di lentiggini, e le labbra carnose e screpolate, che normalmente avrebbe considerato orrende ma che su di lui stavano d’incanto. Inoltre non può fare a meno di notare le braccia ricoperte da tatuaggi.
Ermal.exe non risponde
Non riesce a staccargli gli occhi di dosso. Sembrava essere stato scolpito dal più abile degli scultori. L’avrebbe volentieri fissato per ore ed ore, studiando ogni singolo particolare
Vabbè dai, possiamo anche dire che si è preso una bella sbandata per un perfetto sconosciuto
Manco nei romanzi rosa o nelle soap opera più scadenti
“Aò regazzì, che te sei ‘ncantato?”
Ermal è talmente andato che nemmeno si è accorto che il tipo si è tolto un auricolare e lo sta guardando abbastanza confuso. Probabilmente l’avrà anche scambiato per un pazzo o un maniaco
È stato beccato in pieno e non può camuffarlo in alcun modo. Infatti nemmeno si è premunito di abbassare o distogliere lo sguardo. Il suo unico intento è quello di non arrossire, almeno per mantenere un minimo di decenza
E la prima figura di merda della giornata è stata fatta
Non gli ci vuole molto per mettere su l’espressione più strafottente che conosca e fare sfoggio della sua tagliente ironia, l’arma più valida ed efficace che possegga. Anche perché l’unica cosa che può fare è buttarla sul ridere
“Scusa, ma è colpa tua. Ti hanno mai detto che sei tremendamente bono?”
Tanto la sua dignità l’ha già mandata a puttane un minuto fa, non ha niente da perdere
Il ragazzo sembra apprezzare il suo tentativo di battuta, perché ridacchia imbarazzato e si copre gli occhi con una mano
Ermal.exe è completamente fuso
“Pe’ caso ce stai a provà co’ mme?”
Ma no, cosa te lo fa pensare?
“È così che attacco bottone. Di solito funziona”
ErMarpione mode on
No davvero, ci manca solo che ammicchi
“Sono Ermal, comunque”
“Io so’ Fabrizio”
Ermal nota adesso che si era sfilato un auricolare, quindi si allunga per afferrarlo e se lo porta all’orecchio destro. Almeno così avrebbero avuto un argomento di conversazione – perché un’altra cosa che odia sono i lunghi silenzi imbarazzanti – ed è troppo curioso di sapere cosa stia ascoltando
Quando riconosce la canzone si illumina, ma cerca in ogni modo di non far uscire il fanboy che è in lui. Fabrizio l’ha ovviamente notato e il sorriso gli si allarga un po’ di più
“Non mi dire, anche a te piacciono i Radiohead?”
Tempo due secondi e già stanno discutendo di generi musicali, artisti e concerti vari. Ermal è a dir poco entusiasta: lui ama la musica, ma non riesce mai a parlarne con i suoi coetanei, perché, oltre ad essere terribilmente ignoranti in materia, hanno dei gusti alquanto discutibili e lontani anni luce da quelli che sono i suoi
Scopre inoltre che nel tempo libero Fabrizio suona e scrive canzoni, proprio come lui
Non solo è bellissimo, ma è anche un musicista. Ermal è a tanto così dal chiedergli di sposarlo
“Un giorno di questi devi farmi ascoltare qualcosa di tuo”
“Un giorno di questi? È il tuo modo pe’ chiederme ‘n appuntamento?”
“Forse”
“Ce sto, ma solo se me fai ascoltare pure qualcosa di tuo”
Questi due sono ormai dentro ad una bolla, potrebbero continuare a chiacchierare fino a che non si faccia sera. Tornano alla realtà solo nel momento in cui Ermal si accorge di essere arrivato alla fermata e finalmente ricollega i puntini: ha lezione all’università, è in ritardo e se non vuole arrivare fino al capolinea forse è il caso che si affretti a scendere
Ermal scatta in piedi, già pronto a correre a perdifiato fino alla sua aula pur di trovare un posto decente, ma Fabrizio lo ferma poggiandogli una mano sul braccio
“Ci vediamo domani mattina, Ricciole’?”
“Certo, a domani”
Inutile dire che questo è solo la prima serie di molti altri “ci vediamo domani”. Da questo momento, infatti, Ermal prende abitualmente l’autobus delle otto e un quarto col solo scopo di vedere Fabrizio almeno una volta al giorno. Egli, d’altro canto, gli occupa sempre il posto di fronte o, se è già occupato, gli cede con molta galanteria il suo
E quelle semplici chiacchierate si trasformano ben presto in molto altro: una colazione e una sigaretta smezzata in una fredda mattinata di novembre, una pausa pranzo passata insieme quando Ermal ha lezione al pomeriggio, interi weekend trascorsi a casa di Fabrizio ad ascoltare musica e strimpellare la chitarra. Senza dimenticare che, quando può, Fabrizio lo accompagna fino al campus universitario e si ferma con lui fino a che non cominciano le lezioni
“Avete la mia benedizione” aveva sentenziato Marco la sera in cui finalmente il suo coinquilino gli aveva presentato Fabrizio. Ermal l’aveva invitato a cena senza dirgli nulla, quindi era rimasto un attimino scioccato quando era rientrato a casa e aveva visto in cucina i due flirtare palesemente battibeccare come una vecchia coppia sposata e scambiarsi sguardi languidi. Subito aveva sentito il bisogno di ritirarsi nella sua camera, sentendosi di troppo, e di ripresentarsi solo una manciata di minuti più tardi
Marco ha capito da subito quanto Fabrizio sia importante per Ermal, l’ha capito da tutte le accurate descrizioni che gli fornisce e dal sorriso che mette su quando lo nomina – e quel sorriso ce l’ha solo quando parla di sua mamma e dei suoi fratellini
E insomma, è piuttosto palese che si sia preso una bella cotta, peccato che Ermal sia terribilmente cocciuto e, piuttosto che ammettere una cosa del genere, preferirebbe nuotare in acque infestate dai piranha
Ha provato anche ad affrontare l’argomento con lui, ma il suo coinquilino gli è letteralmente scoppiato a ridere in faccia
Va bene, non può negare che Fabrizio sia splendido e che gli provoca non pochi scompensi. Ed è vero anche che in pochissimi mesi abbia assunto un ruolo fondamentale nella sua vita. E sì, ama passare quanto più tempo possibile in sua compagnia e, quando non riescono a vedersi, sente un pochino la sua mancanza. E la sua voce lo fa impazzire, potrebbe ascoltarlo cantare per giorni interi senza mai stancarsi
Ma da qui a dire che si è innamorato che ne vuole, sebbene tutti quelli che conosce sostengano il contrario
E ne rimane fermamente convinto fino ad una fredda mattina di metà gennaio
Ermal ha un importante esame e, nonostante abbia studiato per tutte le vacanze di Natale, è più in ansia del solito. Sente di non essere abbastanza pronto e teme di dimenticare anche quelle poche cose che ha memorizzato
Si è svegliato con una fastidiosa sensazione di nausea e non ha nemmeno fatto colazione. Adesso se ne sta pentendo perché non solo si sente debole come uno straccio, ma il suo stomaco ha anche iniziato a brontolare. Una volta arrivato all’università avrebbe bevuto come minimo tre caffè
Fabrizio si è accorto che ha qualcosa che non va, l’ha capito quando era salito sull’autobus senza degnarsi di salutarlo e tenendo gli occhi fissi su quelle che sembravano pagine e pagine di appunti e schemi
“Non so un cazzo, Fabrì” esordisce Ermal, dopo aver passato gli ultimi cinque minuti a ripetere sottovoce lo stesso argomento a mo’ di cantilena
“Dai, mo’ non esse’ tragico. A me sembra che le cose le sai”
“Non sono tragico, sono realista. Non so davvero un cazzo”
E Fabrizio cerca di tranquillizzarlo, ma le sue parole sono completamente inutili. Ermal non lo sta minimamente ascoltando ed è tornato a concentrarsi su quei fogli
Quindi si sporge verso di lui, e gli appoggia una mano sulla coscia, col tentativo di rasserenarlo un po’
Quando Ermal se ne accorge, deve autoimporsi di mantenere un certo contegno e di pensare soltanto ai suoi appunti. Ripassare non è mai stata un’impresa così ardua
Senonché il pollice di Fabrizio inizia a tracciare dei cerchi concentrici sulla sua coscia ed è allora che Ermal compie un errore fatale: incrociare lo sguardo dell’altro
Nello stesso momento il cuore prende a battergli furiosamente nella cassa toracica e cerca di convincersi che no, questo non vuol dire che si sta innamorando
Poi Fabrizio gli sorride in un modo così puro ed adorabile e all’improvviso si sente mancare la terra sotto i piedi (in realtà sta seduto, ma dettagli). Non può fare a meno di ricambiare
E sì, forse si è un attimino perso in quegli occhi nocciola, perché ci mette un po’ a realizzare di essere arrivato
“Io… dovrei andare” bisbiglia Ermal, rompendo quell’attimo magico e deciso a mettere quanta più distanza fra loro, perché è fin troppo confuso
Così confuso che di primo acchito nemmeno si accorge che Fabrizio – che è molto meno stupido di Ermal e figuriamoci se lo fa scappare via proprio adesso! – è sceso con lui e gli ha poggiato una mano sulla spalla per fermarlo
“Ti posso offrire una colazione? Me pari ‘n cadavere, non puoi affrontà l’esame in ‘ste condizioni”
“Ma non mi sembra il caso. E poi tu devi andare a lavoro…”
“Non ti preoccupà pe’ mme. Avverto che faccio ‘n po’ tardi. E poi te c’hai bisogno d’aiuto ed è a questo che servono gli amici, no?”
Sì sì, Fabrì, proprio amici siete
Venti minuti e due muffin al cioccolato dopo, Ermal si sente decisamente più carico e l’ansia opprimente sembra essere svanita quasi del tutto. E il merito è da attribuire solo a Fabrizio: quel ragazzo gli fa davvero tanto bene
Fabrizio si è anche offerto di aiutarlo a ripetere qualcosa – o meglio, di ascoltarlo mentre ripete, perché le sue conoscenze di inglese sono alquanto limitate
E infatti lascia che Ermal parli a ruota libera mentre lui rimane imbambolato, annuendo di tanto in tanto. Quell’insieme di suoni sono indecifrabili, ma di una cosa è certo: Ermal che parla in inglese è il sesso
“Guarda, non ho capito una mazza, ma secondo me farai un figurone”
“Grazie mille, Fabrì. Davvero. Senza di te, a quest’ora sarei già svenuto dalla fame”
“Ma figurati, Ricciole’, pe’ così poco!”
Senza pensarci troppo, Ermal allunga la mano verso quella di Fabrizio e gliel’afferra. Stretta che Fabrizio ricambia immediatamente, facendo intrecciare le loro dita
A questo punto, se avessimo a che fare con due persone normali, scatterebbe in automatico il bacio. Purtroppo, i nostri due eroi sono tutto fuorché normali, quindi niente. Si limitano solo a sorridersi come dei beoti
“Merda, si è fatto tardi!” esclama Ermal dopo quelli che sembrano secoli, controllando l’orario sul cellulare e scattando in piedi
Recupera tutti i fogli e li infila alla rinfusa nello zaino, mentre anche Fabrizio si alza e lo aiuta
“Chiamami appena finisci, va bene?”
“Sarai il primo a cui comunicherò il voto”
Fabrizio se lo abbraccia tutto e gli dà un bacio, che inizialmente avrebbe dovuto essere sulla guancia ma, siccome Ermal si era leggermente voltato verso di lui, finisce per poggiare le labbra sull’angolo della bocca
Error 404, Ermal.exe doesn’t work
È il primo a sciogliere l’abbraccio, imbarazzato fino alla cima dei capelli
“Ci sentiamo dopo, Bizio” gli dice in tono fin troppo soft e si allontana prima che l’altro possa vedere che le sue gote si sono graziosamente colorate di porpora
Okay, forse si è davvero innamorato di Fabrizio
E fine! Almeno per il momento…
Non so, avrei una mezza idea per un continuo, ma non vi assicuro niente (già per scrivere questo ci ho messo due settimane). Fatemi sapere se può interessarvi.
#ermal meta#fabrizio moro#metamoro#metamoro headcanon#madonna se fa schifo rispetto ai capolavori che scrivete voi#perdonate il mio romanaccio maccheronico#vabbè io mi dileguo
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Un anno dopo
Era stato impossibile per lui non ripensare all’anno precedente.
Esattamente 365 giorni prima si trovava a Milano, seduto davanti al piano con in testa tanti pensieri. Qualche lacrima ancora bagnata sulla guancia e in testa confusione, tanta confusione. Quello era stato il suo primo Natale da solo dopo tanti anni e quella che era una ferita ancora fresca era tornata a fargli male. Non un male fisico ma quell’idea di soffocamento che ti viene al petto quando ti accorgi che niente sarà come prima, che non si può tornare indietro.
La sua confusione era formata da pensieri di tutti i tipi; c’erano quelli che aveva appena finito di provare a mettere nero su bianco, “cazzo da soli fa male” pensava, e proprio a causa di quella ferita si sentiva solo, più solo che mai.
Poi c’erano quei pensieri che tengono compagnia quando si è all’inizio di un percorso: la speranza che però cerchi di nascondere in fondo al cuore perchè sai che non dovresti sperare, che sperare porta alle aspettative e che spesso queste aspettative causano delusioni. Eppure in queste occasioni non si riesce a fare altro se non sperare che il percorso si sviluppi al meglio, che vada tutto bene e, perchè no, che porti anche qualche sorpresa.
Così aveva passato la sua vigilia, cercando di mettere in ordine quello che era il suo cervello e che non ne voleva sapere di stare zitto un attimo, neanche con un po’ di vino in corpo. Parole su parole, immagini, ricordi, speranze, sogni: un groviglio di elementi che gli stavano causando solo un gran mal di testa.
Oggi, proprio un anno dopo, a stento riusciva a riconoscere la sua vita. Quelle speranze, quei sogni non erano che una piccolissima parte di quello che era stato effettivamente il suo 2018. O almeno, il cast era lo stesso bene o male ma tutto era cambiato.
In casa sua, nella sua Bari quest’anno avrebbe festeggiato il natale, con la sua famiglia. O meglio, più che festeggiare avrebbero mangiato e passato una serata tutti insieme come non succedeva da tempo. Non erano soliti festeggiare il Natale e sicuramente per loro era più importante il Capodanno. Era quello lì il giorno in cui si sarebbero scambiati i regali e si sarebbero augurati "Gëzuar Krishtlindjet!” ma a lui non importava molto di quale giorno si dovesse festeggiare. L’importante era che era con la sua famiglia, il suo mare e di lì a pochi giorni lo avrebbe raggiunto anche il romano.
Avrebbe passato le vacanze con le persone a cui teneva di più.
Ecco quanto erano cambiate le cose in un anno.
(...)
Quella giornata era stata a dir poco magica e ancora non era finita. Lui e Fabrizio avevano festeggiato assieme alla sua famiglia a pranzo, si erano scambiati i regali e avevano pranzato tutti insieme.
Il romano, terrorizzato dal dover fare buona impressione aveva comprato un regalo a ognuno compresa la piccola Miria che aveva apprezzato particolarmente quella decisione. Quella tastierina che le era stata regalata l’aveva aperta subito dopo esseri fiondata tra le braccia di Fabrizio per ringraziarlo. Ora avrebbe potuto creare delle canzoni stupende proprio come suo zio.
Rinald ci aveva provato negli anni a insegnarle a disegnare ma, dopo alcuni tentativi dove, non solo erano stati maltrattati colori e tempere, ma aveva preferito disegnare sulla faccia della mamma piuttosto che sui fogli, avevano notato che se la cavava molto meglio con il canto e allora lo zio più piccolo si era dovuto arrendere all’evidenza.
(...)
Quando il pomeriggio arrivò, i due ,dopo aver salutato, si diressero sul luogo dell’evento.
La piazza era gremita di persone e passandoci affianco, dal finestrino potè notare alcuni palloncini gialli e blu che lo fecero sorridere e portare a stringere la mano del compagno seduto accanto a lui. Quello lo guardò curioso e Ermal semplicemente alzò le spalle per poi poggiare la testa sulla sua.
Che strano il destino, pensò, esattamente l’anno prima erano assieme a un evento ma non insieme.Si erano trovati là quasi per caso e sicuramente la felicità nel vedersi era tanta ma mai avrebbero immaginato che Fabrizio l’anno successivo avrebbe accettato di partecipare solo per un motivo. Lo stesso motivo che aveva cercato di proteggere in tutti i modi a Sanremo, che era stato il suo traduttore a Lisbona, che aveva guardato con occhi fieri mentre calcava il palco di Assago, lo stesso che aveva reso completa una delle serate più belle della sua vita, il concerto allo stadio Olimpico.
In un anno era cambiato tutto: quel rapporto che, all’inizio inaspettatamente ma poi consapevolmente era diventato la loro costante in questi mesi, la spalla su cui piangere, la mano per rialzarsi, quello su cui poter fare affidamento.
Ermal venne risvegliato dai suoi pensieri con l’arrivo della macchina a destinazione.
Sarebbe stato troppo emotivo su quel palco, lo sapeva, ma non gli interessava più di tanto perchè aveva faticato per arrivare dove era quel giorno, aveva sofferto ma ora stava bene, molto bene.
Durante le prove ognuno provò le sue canzoni. Salì sul palco dopo Annalisa, Fabrizio aveva già provato e quando alla fine delle prove tornò nel backstage notò le facce deluse di qualcuno. D’altronde li capiva, erano entrambi lì, i vincitori di Sanremo, perchè non potevano cantare la loro canzone, quella canzone che aveva dato tanta speranza e tanto coraggio a molti ragazzi che li seguivano e che avevano dimostrato tutto il loro amore per entrambi.
Però la scaletta non prevedeva la loro canzone perchè gli artisti dovevano esibirsi singolarmente. E infatti appena scese dal palco notò Fabrizio che gesticolava con la stessa Panicucci. Si avvicinò a lui e riuscì a capire che stava tentando di convincerla a cantare la loro canzone.
Ci teneva Fabrizio, più volte gli aveva ribadito quanto quella collaborazione fosse stata importante per lui che era riuscito a ritrovare l’ispirazione; inoltre si commuoveva a vedere tanti ragazzi profondamente legati a un tema così importante in parte anche grazie a loro.
Si inserì anche lui facendo notare che molti ragazzi si aspettavano di vederli salire sul palco, insieme e che, la canzone avendo vinto Sanremo non poteva proprio mancare.
(...)
Ormai l’atmosfera del Capodanno era presente in tutta la piazza; il calore del pubblico era più forte che mai, alcuni artisti si erano già esibiti e presto sarebbe toccato a loro.
Sì, loro perchè alla fine erano riusciti a convincere Federica a cantare Non mi avete fatto niente.
L’ansia iniziò a farsi sentire: era da Settembre che non cantavano quella canzone e Ermal voleva che l’esibizione fosse perfetta, per i fan e per loro, per avere la certezza che le cose non erano cambiate, che non si sarebbero dimenticati di questo splendido anno.
Erano le 11, Fabrizio era sul palco a finire il suo medley e Ermal lo guardava orgoglioso: aveva una strana energia quella sera che gli faceva scaldare il cuore.
Venne accolto sul palco con un boato del pubblico e un sorriso luminoso del suo romano. Prese un respiro e iniziò a cantare. Quanto gli era mancata quella canzone e quell’energia che essa aveva la capacità di scaturire.
“Braccia senza nomi , facce senza mani “ si perse a vedere quello che stava facendo il più grande accanto a lui. Aveva appena raccolto un ramoscello di una pianta che aveva riconosciuto subito ed Ermal era sbiancato tanto da invertire le parole della canzone: cosa voleva fare Fabrizio?
Il moro si avvicinò a lui con il ramoscello in mano che portò in alto, sopra le loro teste.
Il cuore del più piccolo perse un battito e le sue guance si tinsero di rosso
"perchè la nostra vita non è un punto di vista…” Fabrizio si sporse verso di lui e lasciò un sonoro bacio sulla sua guancia. Ermal rispose con un sorriso timido scuotendo la testa in dissenso: si era perso una battuta della canzone e di certo non era la miglior performance che avessero fatto; ma cosa più importante aveva paura che le guance, che in quel momento sentiva andare a fuoco, si notassero fin troppo alla tv. Possibile che Fabrizio fosse riuscito a farlo arrossire davanti a tutta l’ltalia? Si girò verso di lui e si accorse che quello aveva continuato a cantare come se nulla fosse successo anche se sul volto aveva un sorriso sagace. *
“La felicità volava.. come vola via una bolla” conclusero la canzone abbracciati come era successo nelle numerose esibizioni; dall’occhio di Ermal scese una lacrima ma si sa che se è l’occhio destro a piangere si piange di felicità, o forse era il sinistro, poco importava: quello che sapeva era che quella lacrima era dovuta a tutti i ricordi belli che quella canzone gli aveva permesso di avere. Doveva molto a quella canzone e a quella collaborazione e cantarla nella sua Bari l’ultimo giorno di quello che era stato un anno grandioso lo aveva reso emotivo.
Alla fine anche dell’esibizione di Ermal, Fabrizio gli venne incontro ridendo. “Ricciolè me insegni come si scaricano i vidio? Penso guarderò la tua faccia terrorizzata per sempre!” Il più piccolo si sporse verso di lui abbraccindolo e sussurrandogli un “Certo che sei proprio stronzo, che figura di merda”
Vennero richiamati sul palco a pochi minuti dalla mezzanotte. Avrebbero aspettato il 2019 tutti insieme su quel palco che quella sera aveva regalato molte emozioni
Federica fece partire il conto alla rovescia e Ermal si voltò per guardare Fabrizio accanto a lui
55: Gli fissò le labbra e sbuffò rumorosamente consapevole che non avrebbe potuto baciarlo, non subito almeno
40: Fabrizio lo guardò e sorrise, anche lui avrebbe voluto baciarlo proprio come nei film
25: ermal sentì Fabrizio attirare la sua attenzione con una spallata e portare il braccio dietro la schiena del più giovane
15: Ermal portò le mani dietro di lui e Fabrizio fece incrociare le loro dita rassicurato dal fatto che coperti dalle loro schiene nessuno li avrebbe visti
10: Ermal aveva capito che quel gesto voleva dire comprensione, anche il più grande desiderava essere da un’altra parte e avere la possibilità di baciarlo liberamente allo scoccare della mezzanotte ma avrebbero dovuto farsi bastare un abbraccio
5,4,3,2,1 Buon anno!!! Il più grande avvolse Ermal con le braccia sussurrandogli gli auguri nell’orecchio. Non si interessarono particolarmente a chi avevano intorno, già che non potevano baciarsi cercarono di godersi al meglio quell’abbraccio. Ermal pocciò la frote sulla sua spalla e alcune lacrime caddero sulla giacca stranamente elegante di Fabrizio ma questo non embrò accorgersene.
Quando si staccarono si avvicinarono verso gli altri cantanti per augurarsi buon anno e il piccolo, girandosi verso il romano notò quanto brillava anche a causa di alcuni coriandoli che gli erano rimasti incastrati in quei ciuffi ribelli. Notò anche un’ombra sul volto del compagno che solo un occhio attento avrebbe notato ma cercò di non dare peso alla cosa.
Scesi dal palco Ermal lanciò un’occhiata al compagno sperando che lo capisse e si direse verso il loro camerino. Beh non era solo loro perchè erano con altri due cantanti ma non gli importava molto, avrebbero aspettato.
Quando Fabrizio aprì la porta Ermal si precipitò tra le sue braccia e posò le labbra sulle sue. Finalmente dopo una lunga serata poteva baciarlo.
“Facciamo i particolari noi, non ci piace il clichè del bacio di mezzanotte, preferiamo quello di mezzanotte e un quarto.” Disse il più piccolo staccandosi dalle sue labbra. Il più grande sorrise e lo strinse a se.
"Allora?” domandò Fabrizio. “ Allora che?” “ A ricciolè ho una camicia addosso non un impermeabbile, me ne accorgo se mi piangi sulla spalla.” Ermal spalancò gli occhi, allora se n’era accorto sul palco ma aveva fatto finta di niente. Proprio non voleva rovinare quella serata con le sue paranoie eppure sapeva che Fabrizio voleva delle spiegazioni.
“Non è niente davvero” “ Nun dire scemenze ora mi spieghi anche perchè ho iniziato a pensare che me volessi lascià pecchè magari avevi trovato su tuitter quarcosa che diceva che se lasci qualcuno il primo dell’anno porta fortuna o ste stronzate che leggi e vuoi provare assolutamente” “ Ma che dici io non faccio stronzate leggendo articoli su twitter” “ A nun me prende in giro, te ricordo che ‘na volta avevi letto che con tanti cuscini si dorme meglio e la mattina avevo rischiato de soffocare perchè mi ero trovato un cuscino sulla faccia oltre al fatto che co’n altro hai rotto la lampada”
Okay va bene a volte leggo cose e voglio provare per vedere se funzionano ma stavolta non c’entra” rispose il riccio ridendo al ricordo di quella notte caotica in mezzo ai cuscini” “ Menomale ma allora che c’avevi?”
“Ma non lo so che mi è preso è che ho paura, non so come spiegarlo, tipo l’aware¹, però è diverso perchè lì rappresenta una sensazione invece la mia è proprio paura
“Ermal parla come mangi, come buono proposito per quest’anno prova a un farmi uscì di testa con parole che non capisco che già quando ti ci metti con tutti questi laikks e fanfision qua nun ce sto a capì niente. Che dici ci provi a parlà in italiano?” Ermal rise alla faccia confusa di Fabrizio e ricominciò il discorso.
“Questo 2018 è stato bellissimo e ho paura che il 2019 cambi tutto. In questo momento sono felice ma felice davvero e so che la felicità non dura per sempre e ho paura che questo nuovo anno cambi tutto. Cioè il 2018 è stato il mio anno, il nostro anno, perchè dovrei festeggiare la sua fine se preferirei rimanere in quell’anno che ci ha potato molto?” Disse nascondendo la sua testa tra il mento e il collo del compagno. Gli accadeva spesso di aprirsi con il romano eppure ogni volta si vergognava di tutti quei pensieri che sputava fuori così improvvisamente.
L’altro gli accarezzò la guancia e fece incontrare i loro occhi
“E, guardami, siamo nel 2019 già e io sto ancora qui. Potranno succedere un migliaio di cose ma io sto qui e non me ne vado, ho intenzione di recuperare tutti gli anni che abbiamo perso non conoscendoci prima. C’ero ieri, ci sono oggi e ci sarò domani, in un modo o nell’altro tutti i Domani ci sarò.” Fece scontrare le loro labbra trasmettendo nel bacio tutto quello che aveva appena detto, lo pensava davvero, lo aveva appena trovato e non voleva perderlo. E Ermal si sentì meglio, come sempre fabrizio era in grado di trovare le parole giuste per calmarlo. Si strinse a lui con tutta la forza che aveva e chiuse gli occhi, si sentiva protetto in quell’abbraccio.
Il telefono di Fabrizio squillò e interruppe il loro abbraccio. Quello si sedette sul divanetto presente nel camerino e prese il telefono, quando Ermal notò il sorriso del più grande capì da chi arrivava la chiamata e fece per uscire per lasciarlo parlare in pace con i suoi bambini ma la voce del moro lo fece voltare “ Viè qua” disse, battendo le mani sulle sue gambe e il più piccolo si avvicinò a lui mentre l’altro accettava la videochiamata.
Seduto sulle sue gambe con una mano intorno al suo collo sorrise nel vedere i bambini che si stropicciavano gli occhi ma che non smettevano di sorridere
“ Ancora svegli state? Auguri piccoli miei” “Volevamo farti gli auguri ma la mamma ha detto di aspettare un po’” rispose Libero, “Auguri papà! Hai visto che sono rimasta sveglia come i grandi” si intromise la più piccola e la voce di Libero che rivelava che in realtà Anita era stata svegliata da poco fece ridere entrambi. “Uffa Lì sei un guastafeste anche in questo anno nuovo, che noioso” “ Anì dai, non importa giuriamo di tenere il segreto per noi e non rivelarlo a nessuno: tutti penseranno che stai sveglia fino a tardi come i grandi, vero Fabbrì?” Rispose Ermal per rassicurare la più piccola dei Mobrici.
“Ora che è un nuovo anno potete tornare a Sanremo insieme no?” domandò la bimba con il fratello che le dava manforte, erano stati proprio bravi il papà e il suo amico riccio che poi avevano imparato a conoscere meglio e ad apprezzare. Sarebbe stato bello rivederli ancora su quel palco insieme.
I due interessati negarono “ Bimbi se vado a Sanremo non riesco a passare molto tempo con voi, non mi sembra una buona idea” provò a convincerli Fabrizio e quella frase generò negli occhi dei piccoli Mobrici un velo di tristezza che li fece subito cambiare idea, il loro papà lo volevano a casa. “Vabbè però promettete che farete un Sanremo solo per noi qui a casa?” “ Lo giuro” rispose il riccio portandosi la mano sul cuore; avrebbe fatto di tutto per veder sorridere quei due bambini che tanto somigliavano al suo romano e ai quali voleva un bene dell’anima.
Fabrizio poi li convinse ad andare a dormire e promise loro che si sarebbero visti l’indomani. “ papà ma domani-oggi o domani-domani?” domandò Libero che non voleva ammetterlo ma al quale il suo papà mancava tanto. Fabrizio sapeva che sarebbe stato stanco morto, che praticamente non avrebbe avuto tempo di dormire quella notte ma aveva promesso loro che avrebbero feseggiato comunque il primo dell’anno insieme e nonostante le 5 lunghe ore di viaggio che lo aspettavano in tarda mattinata l’indomani sarebbe stato dai suoi bambini.
(...)
Fabrizio si era già allontanato quando Ermal, uscito dal camerino vide arrivare Silvia. La abbracciò augurandole buon anno e vide Fabrizio guardarlo con occhi di fuoco ai quali rispose con un sorriso e mandandogli un bacio.
Nonostante tutto in quell'abbraccio stava ancora bene o forse di nuovo bene, si sentiva sicuro e, consapevole di tutto quello che era successo tra di loro e di quello che avevano passato quell'anno, le sussurrò all'orecchio sorridendo “Nankurunaisa²”, l’ultima parola che le aveva detto quando si erano lasciati. Si sistemerà tutto. e così sembrava essere stato. I due avevano raggiunto un bel equilibrio, lei sembrava serena e lui stava bene. Sì quel 2018 sembrava aver sistemato tutto e mai se lo sarebbe dimenticato.
*: l'idea del vischio l'ho trovata su twitter ma non ricordo da chi, se è vostra ditemelo che vi do i crediti perché è una cosa carinissima che ho voluto usare.
¹ Aware (giapponese)= la sensazione dolceamara che si ha quando si sta vivendo un bel momento, periodo
² Nankurunaisa (giapponese)= con il tempo si sistema tutto
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Ieri è stata una giornata un po' strana e l'unica gioia è stata la notizia dei metamoro insieme a capodanno. Ho deciso quindi di staccare la testa ed è uscita questa cosa un po' lunga e sconclusionato.
Grazie a @romanticasemiva che sopporta le mie paranoie e ha betato questa bullet point (?)💖
Se siete arrivati fino alla fine vi ringrazio, ditemi cosa ne pensate💛💙
#cose senza senso#troppo lunghe#headcanon metamoro#ermal meta#fabrizio moro#metamoro#metamoro fanfiction#metamoro fic
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Um, *slides 20 $*, could you write a cute hc about tonight's reunion? I already miss them and your fluff would help a lot :(
Anon, canyou read my mind? I was already planning to do so. I miss them too already, solet’s hope for the amazing metamoro things that will come to us this year! (I just had to write this down, I didn’t evenhave breakfast yet xd)
“Watch out, don’t fall over Bizio.”
Ermal giggled as both men stumbled through the hallway of the hotel
They’re not drunk, maybe just a bit tipsy
“Ahh here it is.”
Fabrizio fished the key out of his pocket, looked around one last time and opened the door
Luckily no one was around so nobody saw them enter the same room
Ermal entered the room first as he took his big brown coat and his shoes off
When he turned around they met in a tight embrace
Nuzzling his face in Fabrizio’s neck and his arms wrapped around the man’s waist
They parted only just a bit to touch noses
Fabrizio traced his cheek with his thumb, smiling like never before
“It’s so unfair, I wanted to kiss you at 12 but everybody could see us. Even backstage it was packed with people.”
His smile turned a bit sad
“I know Bizio, but you can kiss me all night now, I’m all yours.”
Fabrizio didn’t need telling twice
Their lips softly met as Fabrizio puts his hand at the back of Ermal’s head
They both smile into the kiss, happy that they’re finally alone
Gently their faces parted, and just for a few seconds they stared into each other’s eyes
“Make yourself comfortable, I’ll look if they have some champagne here.”
Fabrizio made his way to the bed, he lied down but in the opposite way
His head at the end and his feet on the pillows
He looked at Ermal coming his way with an amused smile
“Why are you lying like this?”
“Because I can.” He giggled
Ermal kneeled down and bends over Fabrizo’s head
His hands start to caress Fabrizio’s beard
“They is no champagne by the way.”
“Shame, that means we even have more time to kiss now.” And a smirk formed on his lips as he look up at Ermal
First Ermal kissed his forehead but then decided to try for the lips
Only it was upside down, like a spiderman kiss
It was a bit weird but also quite nice
His hand stayed on Fabrizio’s cheek as they kissed
“Come here.” Fabrizio whispered
Ermal got up and lied down next to Fabrizio
Their faces oh so close, just observing each other
Looking at each other with the greatest love
They kissed again but this time less slow
Fabrizio’s hand found its way under Ermal’s sweater, pulling his closer and stroking his back
Soon it deepened more and more
Clothes were tugged at, and thrown on the floor
“Mmm wait here, I brought the condoms and lube.”
Fabrizio made his way to his suitcase and quickly went back to Ermal
But was met by the man with his eyes closed
“Are you tired?”
Ermal nodded his head, looking up with guilty eyes
“It’s alright. We can also just cuddle.”
Ermal opened his arms for the older man
Fabrizio lays his head on Ermal’s shoulder and snuggled up to him
“Are you also too tired to kiss a bit more?”
“I think I can manage.” He winked back
Fabrizio moves a bit, now lying on top of him
Softly caressing those beautiful curls, giving little kisses on every inch of his face
Soon it becomes one of those breathless kisses
They are just short pecks because they need the closeness, but they also need air
Their hot breaths mixed together, just waiting to be able to kiss again
Breath, kiss, breath, kiss, smile, breath, and then all over again
Fabrizio sits up after a while, leaving his hands on Ermal sides
Their eyes are locked, funny how you can communicate by sharing eye contact
Ermal knows Fabrizio wants him to come closer, to sit up too
And so he did by wrapping his arms around Fabrizio’s waist again
They put their noses together, rubbing them up and down
The breathless pecks begin again, but the short pecks become longer and so does the breathing
At one point Ermal let himself fall back into the bed, patting the space next to him
‘’Let’s watch some more fireworks.’’
They crawl under the duvet and Ermal turns his body to the left so he could look out of the window
Fabrizio spoons him, laying his in the crook of Ermal’s neck and holding one of his hands
‘’I had one of the best years Bizio, thank you for everything.’’
‘’Thank you too for being so amazing. For giving me so much more than I ever asked for.’’
‘’I love you Fabrizio.’’
‘’I love you too Ermal.’’
‘’Happy new year, I can’t wait to spend it with you.’’
‘’It’s gonna be an amazing year, I’m sure of that. As long as you are with me.’’
Little snores came from the younger man
Fabrizio kissed his shoulder and snuggled up tighter
‘’Happy new year.’’
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