#molto suggestivo
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mancano-le-parole · 4 months ago
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Stanotte ho sognato di andare in Norvegia e controllavo il meteo di Oslo, però non avevo con me vestiti più pesanti e me li sarei comprati lì
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angelap3 · 4 months ago
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Giunge dal mare, ogni 5 agosto, su una barca di pescatori.
È la Madonna della Neve.
Savona vive i culti mariani con molta tenerezza.
I pescatori sono la tradizione di vita faticosa e perigliosa.
Affidarsi a Lei è sempre stato un rifugio sicuro.
Uno degli appellativi della Madonna infatti è STELLA MARIS.
Vederla arrivare, traballante nel buio sulle onde e' molto suggestivo.
Ai lumini, incerti sui flutti, saranno affidate le speranze, le intenzioni, le preghiere.
(Angela P.)
Mio scatto, ieri sera 5 agosto
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harshugs · 2 months ago
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oggi giornata carina: mi sono svegliata verso le 9:30/10, ho cazzeggiato un po’, mi sono alzata e sono scesa a fare colazione, poi siamo usciti e siamo andati nell’altra nostra vecchia casa in paese qui in sicilia, tutto molto suggestivo (post precedente con foto e testo). Poi siamo tornati a casa, abbiamo mangiato, abbiamo messo apposto alcune cose e poi sono uscita con una ragazza. lei l’avevo incontrata due anni fa sempre qui, e niente era diventata una mezza crush (perché è proprio il tipo di ragazza che mi piace), solo che era minorenne e io ero timida. lo è ancora adesso in realtà lol, ma è stato bello, mi sono divertita, abbiamo mangiato e passeggiato, abbiamo incontrato una sua amica, siamo state un altro po’ in giro e poi mi ha riaccompagnata a casa e ci siamo messe d’accordo per vederci domani. ora andrò a letto e torneranno i soliti pensieri, quelli che sono sempre fastidiosamente presenti ma che si cerca di ignorare durante il giorno. però almeno andrò a nanna un po’ più serena✨
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pettirosso1959 · 1 month ago
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🧑‍🎤 VECCHIONI: "ETTORE COME SINWAR"
• IL TALLONE DI ACHILLE DI VECCHIONI
Di Tonino Serra Conti
Caro prof. Vecchioni
amo in lei il poeta, il cantore delle emozioni profonde, l'insegnante amato nel suo liceo, l'uomo buono che ha sofferto molto ma, mi permetta di dirle con affetto, che lei è un gran pasticcione.
Paragonare Ettore a Sinwar è una solenne bestemmia, caro professore, e nei suoi allievi potrebbe provocare una grave confusione. Non avrei mai immaginato che, forzando il mito avrebbe tradito il logos, preferendo un paragone suggestivo, ma falso, alla realtà cruda ma vera.
Mai avrei pensato che sarebbe diventato un cattivo maestro.
La seguiranno in molti purtroppo perch�� confonderanno la sua musica con le sue parole inappropriate. Lo stanno già facendo.
Ettore, "il grande Ettorre", è l'eroe magnanimo per eccellenza, il guerriero che si batte per la sua gente affrontando a viso aperto il più forte e invincibile degli eroi greci: Achille, figlio di Teti, che lo aveva reso quasi immortale.
Sa bene di morire nel duello, sotto le mura di Ilio. Lo sa così bene che saluta per l'ultima volta Andromaca, la donna amata che sta per lasciare sola insieme con il piccolo Astianatte, al quale augura comunque un futuro felice: "Non fu sì forte il padre".
Ma si fa uccidere in un duello impari per proteggere la sua città, si sacrifica per essa.
Sinwar non affronta il nemico con lealtà. Si nasconde nelle caverne profonde e sicure, dove ha ammassato viveri e danaro, assistendo al massacro della sua gente, che sacrifica sull'altare di un ideale di morte. Non difende i suoi cittadini, ma se ne fa scudo e li lascia uccidere.
Prima di scatenare il pogrom di vecchi e bambini, prima di rapire e stuprare uomini e donne ridotti a schiavi, sapeva che avrebbe portato il suo popolo al massacro: lo desiderava, anzi, per suscitare la commozione contro il nemico che si era costruito con odio per anni.
Il sangue della sua gente sarebbe servito a erigere uno stato islamista, fanatica, malvagia.
Ama il martirio, ma degli altri.
Dal suo regno sotterraneo vede soddisfatto la sua gente morire sotto le bombe da lui innescate
No. Sinwar non è Ettore.
E non merita, come lei auspica, che il suo cadavere sia restituito alla famiglia per rendergli onorata sepoltura.
Sinwar non ha una famiglia, non ha un padre come Priamo che gli dei pietosi aiutano a raggiungere di nascosto la tenda dove abita l'assassino del figlio Ettore. Ha solo dei complici di una vita violenta, di assassini senza umanità alcuna.
Lascia non un orfano puro come Astianatte, ma figli educati all'odio con lettere deliranti e un esempio diabolico. Questi familiari chiederebbero il suo corpo per farne un feticcio di morte, un monumento all'intolleranza, al razzismo, all'odio eletto a sistema.
No. Sinwar non avrà un Omero che ne racconti i giochi in suo onore, con il mondo eroico che si inchina davanti alla purezza del più grande di loro.
Ecco, professore, il nemico restituisce il corpo di un uomo che rispetta, non il cadavere di un uomo odiato per la sua ferocia, che ha disonorato ogni principio di civiltà.
Questo cadavere sia bruciato e le sue ceneri vengano disperse.
Come quelle di un altro efferato assassino, anche lui cresciuto nell'odio verso gli ebrei e nel sogno infernale di distruggere un popolo.
Era Adolf Eichmann.
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Caro professore,
avrebbe potuto dire ai suoi allievi e ai fanatici che domani costruiranno il mito di Sinwar anche attraverso le sue parole, che il macellaio di Gaza e dei palestinesi non è Ettore: Sinwar è Thanatos, la personificazione della morte.
Omero, che le consiglio umilmente di rileggere, racconta che era un dio crudele, figlio della Notte come Ipno, che concede ai mortali la dolcezza del sonno.
Thanatos è invece il dio dell'angoscia e dell'incubo: abita il mondo sotterraneo dal quale esce per tormentare i mortali.
Nell’Alcesti di Euripide Thanatos è il tetro sacerdote dell’Ade che combatte con Eracle venuto a riprendere Alcesti: il dio della morte che combatte per sottrarre una sventurata alla vita.
Ieri nell'Ade, oggi a Gaza.
E siccome a lei piacciono i paragoni, vorrei ricordarle che Freud, profondo conoscitore dell'animo umano, contrappone teoricamente Eros a Thanatos, due divinità che da sempre agitano l’inconscio dell’uomo tra istinti di vita e istinti di morte.
Sta qui la differenza tra Ettore e Sinwar: non simili, ma contrapposti e incompatibili come lo sono il culto della vita e la morbosa adorazione della morte.
Io so con chi stare. Senza alcun dubbio e nessuna confusione.
Fino alla sconfitta definitiva di Thanatos e dei suoi fanatici fedeli.
Buona vita e buone letture, professore.
Di Tonino Serra Conti
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abr · 6 months ago
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Un esempio di pensiero debole suggestivo. La SUA risposta è ovviamente quella mainstream: SERVONO PIU' IMMIGRATI. E' noiosa francamente inudibile riformulazione dello stantìo: "le risorse ci pagheranno le pensioni".
Caro Gori, faccia i compiti a casa prima di parlare a vanvera, controlli i conti, non più solo dei Paesi "più avanti" del nostro ma anche i nostri. Scoprirà il sistema non solo del welfare ma anche dei consumi interni non può esser retto da gente a carico del welfare system, che prende i soldi pochi e in nero qui ma li spende dove costa meno, cioè a casa loro. Micascemi loro, gli scemi sono quelli che te che glie lo consentono.
la soluzione vera, caro Gori, é come sempre molto lontana e ben più ardua delle SCORCIATOIE, neoschiaviste woke in questo caso: le attuali e nuove generazioni (causa di un sistema pensionistico ottocentesco a schema Ponzi, ma questo è un altro discorso) han necessità di ggiovani che gli paghino le pensioni? CHE FACESSERO PIU' FIGLI, punto e a capo. Con tutte le conseguenze economico-sociali (ma naturali) del caso. Se no ciccia. Spiaze.
Comunque un'altra soluzione emergenziale c'è, è già stata sperimentata: da vecchi non potendo mantenervi vi toglieranno di mezzo anzitempo concentrandovi nelle Rsa, poi qualche finta epidemia e un po' di "vigile attesa", problema pensionati gestito.
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sistemabibliotecariomilano · 7 months ago
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Primavera di libri
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Torniamo a suggerirvi nuove letture e film “raccomandati” dai vostri bibliotecari di fiducia.
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Un autentico caso letterario l’inedito di Gabriel García Márquez Ci vediamo in agosto, che, come narra la leggenda a proposito dell’Eneide di Virgilio, l’autore avrebbe voluto distruggere: “un omaggio alla femminilità, una storia di libertà e di desiderio che non si sopisce con l’età e nemmeno con l’amore coniugale”. I figli hanno consentito la pubblicazione di questo breve romanzo, che esce in contemporanea in tutti i paesi e ci delizia come una sorpresa inaspettata, nonostante la volontà del suo artefice, forse troppo esigente con sé stesso.
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Tutt’altro che deprimente, Piccoli suicidi tra amici di Arto Paasilinna è ormai diventato un classico. Scritto con stile quasi cronachistico, la sua apparente freddezza (che peraltro ben si addice alle gelide lande della Finlandia da cui provengono i personaggi del libro) non fa che accrescere l’ironia, magari un po’ macabra, di cui è pervaso. “… ogni giorno è per ciascuno sempre il primo della vita che gli resta da vivere, anche se siamo troppo occupati per rendercene conto” è la sintesi filosofica di un romanzo divertente, originale, che si risolve in un inno non banale alla vita, alla solidarietà, all’amicizia. Un vero toccasana “per tempi agitati”, citando Mauro Bonazzi, come sono quelli in cui ci troviamo a vivere. Dalla postfazione di Diego Marani: “Una delle cose più belle dei romanzi di Paasilinna è che dopo il tumulto, il fragore e le spericolate rincorse tutto si risolve delicatamente, come una risata di cui resta solo il gioioso ricordo, nell’acqua increspata d’un lago, nel vento della sera, nell’odore di foraggio appena tagliato. … In questo libro la grande beffata è la morte”.
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Ambientato a Bologna durante le festività natalizie tra la fine del 1953 e l’inizio del ’54, Intrigo italiano di Carlo Lucarelli ci ripropone la compagnia del commissario De Luca, sempre ombroso, inappetente e drogato di caffeina. Lo accompagna un giovane poliziotto che lo introduce negli ambienti musicali degli amanti del jazz, di cui era appassionato un noto professore morto in circostanze non chiare. Ma il mistero si infittisce quando anche la vedova viene trovata uccisa e De Luca stesso è controllato dai Servizi Segreti. Non siamo più in tempo di guerra mondiale, ma di guerra fredda e anche i migliori si devono aggiornare. Un giallo di classe, con una ricostruzione storica sempre molto accurata. È del 2022 il ritorno del commissario Marino, segretamente ma attivamente antifascista, in Bell’abissina, dopo l’esordio del 1993 con Indagine non autorizzata, quando era ancora soltanto ispettore. Si tratta di un cold case soltanto apparente, perché la serie di delitti, legati da somiglianze via via sempre più chiare, si protrae dal passato al presente pericolosamente minacciato dall’imminente scontro bellico. Marino ha un temperamento diverso da quello di De Luca e si getta anima e corpo in questa indagine che coinvolge corrotti fiancheggiatori del regime. Un incontro, come dice l’autore stesso nei Ringraziamenti, tra la storia, con la s minuscola, frutto di fantasia, e la Storia, quella del secondo conflitto mondiale che Lucarelli conosce molto bene e che ha trattato anche in diverse trasmissioni televisive.
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Irresistibile la doppietta di Simenon che vi proponiamo. Gli altri, inedito in Italia fino alla pubblicazione di Adelphi del 2023, è scritto in forma di diario-confessione e ci guida con il suo ritmo irresistibile tra i meandri di un suggestivo castello francese, che racchiude, ça va sans dire, una morte misteriosa, una giovane e affascinante castellana, nonché un burbero e attempato maggiordomo, sospettosamente depositario di ogni segreto… Come sempre, con pochi abili tratti l’autore descrive una serie di personaggi che non potrebbero essere fra loro più diversi, anche se appartenenti alla stessa famiglia: la sua penna riesce a far sembrare del tutto naturali e accettabili legami apparentemente inconciliabili e al limite della moralità. Il finale è riservato all’apertura del testamento: a chi andrà la cospicua eredità del vecchio Antoine Huet? Ma soprattutto: in che modo la ricchezza influirà sulla vita e le abitudini dei protagonisti? A voi il piacere di scoprirlo. Il romanzo La prigione inizia ex abrupto con un misterioso omicidio, su cui la polizia indaga. Ma duplice è la ricerca intrapresa dall’autore: da una parte il movente del delitto, dall’altra la psicologia del protagonista, costretto a scavare nella sua vita per scoprire su sé stesso e sulle persone che gli erano più intimamente vicine segreti che ignorava o che, più probabilmente, cercava di rimuovere per superficialità, paura o inadeguatezza. Così la prigione diventa una metafora per descrivere una vita fasulla che implode in un solo istante di un giorno d’autunno. Al di là del caso limite rappresentato dal fatto di sangue e delle inevitabili differenze di carattere, è talmente accurata l’analisi psicologica che ogni lettore potrebbe ritrovare qualcosa di sé nell’indole del protagonista e comprendere i suoi atti apparentemente privi di logica. Simenon, come sempre, con ritmo inesorabile e accanito vaglio introspettivo ci conduce all’unica soluzione possibile.
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Furio Scarpelli e Agenore Incrocci hanno firmato, sotto la nota sigla di Age&Scarpelli, “le più memorabili sceneggiature dell’epoca d’oro del cinema italiano”, da Totò le Mokò di Bragaglia, a La banda degli onesti di Mastrocinque, C’eravamo tanto amati di Scola, I soliti ignoti, L’armata Brancaleone e La Grande guerra di Monicelli, per citarne solo una minima parte. Tra gli inediti di Scarpelli che Sellerio sta ripubblicando (è del 2019 Amori nel fragore della metropoli) vi consigliamo Si ricorda di me, signor tenente?, romanzo che introduce i protagonisti alternando, con la tecnica del flash back, la narrazione contemporanea al memoriale di guerra. Lo scavo nel complesso passato del personaggio principale porterà alla luce gravi traumi, profondi e rimossi sensi di colpa. Ma chi è lo sgangherato seccatore che apostrofa con la domanda del titolo il vecchio Giulio, tranquillo pensionato che passeggia per le vie della Milano del 1999? Un truffatore, un commilitone o un rigurgito della sua coscienza addormentata? Si legge piacevolmente tutto d’un fiato.
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Per una lettura diversa dal solito vi proponiamo Nightmare Alley, La fiera delle illusioni di William Lindsay Gresham, “una tipica storia noir”, da cui sono stati tratti ben due film: un classico con il fascinoso Tyrone Power in una veste per lui inedita e il recentissimo remake di Guillermo Del Toro con Bradley Cooper, Cate Blanchett, Willem Dafoe. Diviso in due parti (con un finale ad anello): da un lato il fantastico, bizzarro, grottesco mondo del circo, con i suoi misteri e le sue crudeltà; dall’altra quello dell’alta borghesia, non meno pericoloso. In sintesi, il libro e i due film sono “Tre facce della stessa storia che presentano tutte letture degne di essere lette e viste per una storia che potrebbe benissimo svolgersi anche al giorno d’oggi. I prestigiatori, che siano o meno appassionati di mentalismo/spiritismo, vi troveranno molti spunti interessanti.”
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Un prezioso suggerimento dal passato: se vi fosse sfuggito, potete rimediare cogliendo dai nostri scaffali Il peso falso di Joseph Roth. Un autentico gioiello che mischia allo stile formulare dei poemi omerici, un’autentica passione d’amore e una finissima riflessione sull’essere umano, dominato dai suoi difetti, quasi deterministicamente volto verso il male, incapace di sfuggire alla tentazione del peccato, anche quando è mosso dalle migliori intenzioni. I temi sono quelli consueti della poetica di Roth, e spesso tornano anche gli stessi personaggi, che inevitabilmente cadono nella colpa: il tutto senza pessimismo né amarezza, anzi forse con una leggera sfumatura di fatalistica ironia.
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Come una diabolica matrioska le vicende biografiche dell’autore, Herbert Clyde Lewis, giornalista e scrittore americano, nato a New York da ebrei russi emigrati, si ripercuotono sul protagonista del romanzo per poi accanirsi inspiegabilmente sulle vicissitudini editoriali dell’opera che vi vogliamo consigliare, Gentiluomo in mare. Sì, perché come l’autore ebbe una vita difficile, nonostante gli incessanti sforzi profusi per affermarsi e l’indubbio talento, così il protagonista di questo delizioso romanzo breve è vittima di “una sorte bizzarra e cattiva”, per citare la splendida canzone di Lauzi-Conte, e infine la novella fu ingiustamente ignorata alla sua prima pubblicazione nel 1937 per essere poi “ripescata” (è proprio il caso di dirlo) dall’abisso dei libri dimenticati per la prima volta in Argentina nel 2010: da quel momento il successo, più che meritato anche se postumo, divenne planetario. Davvero “una perlita”, come fu definito nella recensione argentina.
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diceriadelluntore · 8 months ago
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Farine
Ogni anno, quando ci sono gli sconti Adelphi (tra Fine Gennaio e Fine Febbraio), compro un libro che sta in una ormai ingiallita lista di titoli, alcuni irrecuperabili, altri fuori catalogo e altri non ancora presi per vari motivi (disponibilità, tempo, anche a volte economiche).
Tra questi c'era questo libro
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Nella presentazione sinottica di Adelphi, c'è scritto: Il libro che finalmente ci ha fatto capire che cosa vedessero gli antichi nel cielo.
Giorgio De Santillana è stato un fisico italiano, nato a Roma nel 1901, e costretto dalle leggi razziali a fuggire dal nostro Paese nel 1938 verso gli Stati Uniti. Lì insegnò a lungo al MIT di Boston, occupandosi soprattutto di Storia del Pensiero Scientifico.
E quando nel 1969 l'uomo sbarca sulla luna pubblica un saggio, insieme alla etnologa tedesca Hertha von Dechen, dal titolo suggestivo: Il Mulino Di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo.
La tesi di fondo degli autori è affascinante: la mitologia antica non è solo un racconto epico, ma è il modo in cui dei saggi arcani hanno trasmesso le loro idee e conoscenze sul cosmo e sulla misurazione del tempo. Un pensiero come quello antico non poteva che esprimere in termini mitici quelle che sono verità razionali, matematiche: in una parola, scientifiche. Per questo lo fa attraverso animali nei cieli, storie di Giganti, maghi, fiumi, oceani. Per dimostrare ciò, De Santillana e von Dechen si prodigano in un colossale, erudito e sorprendentemente ricco tesoro di miti, storie, brani che vanno dai miti Norreni a quelli Greci e Romani, da quelli babilonesi a quelli Indiani, dalla Cina fino ai miti Polinesiani e delle grandi civiltà sudamericane, alla ricerca di un fattore comune, una "tragedia cosmologica" che gli antichi erano stati capaci di individuare: la lenta ma inesorabile trasformazione del cielo delle stelle fisse causata dalla precessione degli equinozi. Questa capacità secondo gli autori era già presente in "arcaici saggi" circa 5 mila anni fa, e la saggezza del mito simbolico è stata una pratica che si è perpetuata almeno fino a Platone, secondo loro ultimo "discendente" di questi saggi astronomi.
Invito chiunque sia arrivato a leggere fino a qui a vedere i commenti che il libro ha sui siti sia di lettori che di vendita dei libri. Nella quasi totalità dei casi è considerato un libro capolavoro, un geniale saggio che scardina gli studi del settore, un classico di mitologia comparata.
Quello che invece ho sentito io è che, nonostante lo studio francamente gigantesco e ammirevole delle fonti (che farà aumentare la ingiallita lista di almeno una cinquina di raccolte di racconti mitologici) la tesi del libro (che è di 420 pagine, più 120 di Appendice e 100 di bibliografia) non solo non è dimostrata, ma non è affatto dimostrabile. Detto che è dal punto di vista filologico molto discutibile la qualità e la scelta delle traduzioni e gli autori che sono stati usati per rafforzare l'ipotesi di base, ci sono almeno tre punti storico-critici incontrovertibili:
non è mai stato dimostrato che la precessione degli equinozi sia stata scoperta prima di Ipparco, nel 127 A.C., cosa che invece il saggio pone almeno due millenni prima;
la divisione dello zodiaco in dodici segni da trenta gradi ciascuno, altro punto centrale di tutto il discorso astronomico del saggio, è quasi certamente una convenzione che inizia soltanto nel V secolo a.C. a Babilonia, e non ci sono a 60 anni di distanza dalla pubblicazione di questo libro ipotesi che sia stata architettata 3 mila anni prima;
l’ipotesi di un unico Ur-mito di migliaia di anni fa di natura astronomica è essa stessa un mito, nato nell’Ottocento e ormai improponibile in ambito accademico.
Credo sia la prima volta che parlo di un libro che, per quanto mi abbia stuzzicato e in molti punti anche provocato ammirazione, è davvero complicato, in molti punti intellegibile sotto la cascata infinita di citazioni in lingue più o meno morte, e di rimandi che molto spesso è palese fossero prese per i capelli, e niente affatto evidenti le corrispondenze. A tale riprova, va detto che il libro non uscì mai in ambito accademico, che di per sé non è un male, ma che alla fine è diventato il testo "culto" di un certo fanatismo occultista.
Non mi resta che spiegare il titolo. Amleto prima di essere il protagonista indimenticabile della tragedia di William Shakespeare, è stato uno dei miti fondativi delle popolazioni scandinave. Il racconto più bello è quello che fa Saxo Grammaticus nel De Gesta Danorum (XIII secolo), ma probabilmente si rifà a miti molto più antichi: infatti è possibile risalire da Amleth a Amblothæ, Amladhe ed Amlaighe fino alle saghe islandesi di Amlóði il quale, secondo quanto si racconta nel medievale discorso sull’arte scaldica, “fuori dall’orlo terrestre” possedeva un crudele “mulino di scogli”, mosso da nove fanciulle: per questo una delle kenning – le avviluppate metafore della lirica norrena – per significare il mare è Amlóða kvren, il mulino di Amleto.
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anchesetuttinoino · 2 months ago
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🇷🇺 SERGEY LAVROV: un discorso perfetto, logico, a prova di scimmia. Chi non l'ha ancora capito (era facile, dai) sta al livello mentale dei platelminti delle paludi.
"Abbiamo firmato contratti a lungo termine con l'Europa. Rispettiamo sempre i nostri obblighi, a differenza dell'Europa o degli Stati Uniti.
Abbiamo lavorato per decenni durante l'era sovietica, a partire dagli anni '70, per sviluppare una cooperazione reciprocamente vantaggiosa nella sfera della fornitura di gas.
È stato grazie al gas russo a prezzi accessibili che i settori energetici dell'Europa, e in primo luogo della Germania, e le loro economie nel complesso hanno avuto un andamento così positivo.
Il Cancelliere Olaf Scholz ha dichiarato in un'intervista che è stata la Russia a tagliare le esportazioni di gas verso l'Europa.
Perché una persona adulta dovrebbe mentire? Tutti sanno cosa è successo.
Quando Angela Merkel era cancelliere, gli Stati Uniti impedirono alla Germania di lanciare i gasdotti Nord Stream 1 e 2 e di utilizzare il più costoso - molto più costoso - GNL americano.
Oggi l'Europa copre il suo fabbisogno energetico di base con il gas naturale liquefatto, compreso il GNL americano.
Ma se qualcuno volesse acquistare il nostro gas, ci rimettiamo ai nostri accordi.
Siamo vicini. Ci sono i gasdotti.
Sebbene siano state fatte esplodere tre tratte del Nord Stream, ci sono altri percorsi per i gasdotti, tra cui quello che passa per l'Ucraina e la Turchia, attraverso il Mare di Mezzo.
Se la cooperazione è reciprocamente vantaggiosa, perché darsi la zappa sui piedi? Che la bella Europa si dia la zappa sui piedi da sola.
Un anno fa, ho letto una dichiarazione del ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire, il quale ha affermato che le industrie in Europa, compresa la Francia, pagano l'elettricità quattro volte di più che negli Stati Uniti.
Questo è esattamente ciò che volevano gli Stati Uniti.
Cercano sempre di sbarazzarsi dei rivali.
Quando hanno visto la Russia come rivale, hanno creato un regime antirusso, russofobo e nazista in Ucraina e lo hanno messo contro il nostro Paese.
Anche l'UE era un rivale per gli USA. Non è più un rivale e non lo sarà mai, se interpreto correttamente le tendenze di sviluppo in Europa.
L'Europa si sta deindustrializzando.
Quando uno dei migliori asset della Germania - l'industria automobilistica - inizia a trasferire la produzione in altri Paesi e la Volkswagen chiude gli stabilimenti e licenzia migliaia di dipendenti, è suggestivo.
La burocrazia europea segue obbedientemente la strada tracciata dagli Stati Uniti.
Ma sempre più Paesi dell'UE si rendono conto che questo non è nel loro interesse, ma in quello del loro partner d'oltreoceano".
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Excerpt from remarks by Russian Foreign Minister Sergey Lavrov during an interview with Sky News Arabia, September 20, 2024.
Source: Ministry of Foreign Affairs of the Russian Federation
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furlantravelfashionblogger · 5 months ago
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La Piramide Cestia è una tomba romana a forma di piramide di stile egizio costruita a Roma tra il 18 e il 12 a.C. Si trova nelle immediate adiacenze di porta San Paolo ed è inglobata nel perimetro del posteriore cimitero acattolico, costruito tra il XVIII e il XIX secolo.
Molti visitatori che visitano Roma restano stupiti nel vedere una piramide in stile egizio alta 36 metri, con una base quadrata di circa 30 metri per lato. In realtà questo monumento è testimone di una storia molto antica e leggende misteriose.
Fu costruita per essere il mausoleo di Gaius Cestius Epulo, un facoltoso romano. La forma del monumento funebre deriva da una moda molto in voga all'epoca romana, infatti, nel 30 A. C., l'Egitto divenne una provincia romana e si iniziarono ad erigere costruzioni piramidali nella capitale dell'Impero Romano. Caio Cestio decise così di farsi costruire la propria tomba a forma di piramide al di fuori della città, lungo la via Ostiense.
La Piramide Cestia è l'unica sopravvissuta fino alla nostra epoca di quelle costruite a Roma, oltre all'obelisco di Piazza Montecitorio. La piramide fu successivamente inglobata nella cinta muraria costruita tra il 272 e il 279 su iniziativa dell’imperatore Aureliano.
In realtà, a ben vedere la Piramide Cestia presenta una struttura leggermente diversa dalle piramidi egizie. In particolare la punta è più acuta rispetto alle piramidi originali, probabilmente a causa dei materiali utilizzati dai romani. La differenza di forma potrebbe derivare anche dal fatto che i costruttori romani presero come modello di riferimento le piramidi nubiane, più appuntite rispetto a quelle di Giza.
Intorno a questo luogo, così suggestivo, si sono create delle leggende misteriose. Nel Medioevo si pensava, infatti, che i due mausolei fossero le tombe dei due fondatori, Romolo e Remo. Questa credenza è andata avanti fino a quando, nel 1600, all'interno della Piramide di Cestia è stata rinvenuta un'iscrizione che faceva riferimento a Gaius Cestius Epulo.
La Piramide Cestia è visitabile nel suo interno solo con un permesso speciale.
(Fonte, Angela Di Francesca ,Foto e Notizie storiche)
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b0ringasfuck · 11 months ago
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Fantascienza, serie, diritti d'autore, mercati nazionali, fruizione e conservazione del patrimonio culturale
Sono sempre alla ricerca di nuovi film di sci-fi da guardare.
Fonte di suggerimenti sono Google e WeChat.
Pare che i cinesi abbiano la passione per fare dei micro-riassunti di film e serie.
Altra cosa... guardano molti più film NON americani di noi. Ed è un peccato essere totalmente all'oscuro di produzioni tedesche, francesi, russe, tailandesi... primo perchè il cinema murricano finisce per essere anche molto seriale e poi anche come finestra verso il mondo. Che dico, gli stessi media che ci tormentano con l'importanza della diversità, poi ci rifilano lo stesso pancotto.
Il 90% della roba sono serie... che io non ho la pazienza di mettere li 10h+ per vedere una roba il cui punto suggestivo spesso sarebbe riassumibile in 20 minuti.
È scaduto di recente il copyright su UNA delle rappresentazioni di topolino: 96 anni.
Sono stati prodotti una marea di film e dalla finestra che ho sullo streaming via Amazon Prime, le scelte del disponibile dipendono molto dalle contrattazioni sui diritti più che dalla qualità dell'opera.
Il risultato è che a parte che manco è detto che tu abbia accesso a piattaforma X dove è presente titolo Y che ti interessa, ma sostanzialmente se non ci fosse la pirateria, molta roba sarebbe impossibile da guardare.
P.S. se avete film di sci-fi da suggerire... prego.
P.P.S. sul mio blog ci sono diverse recensioni di film di sci-fi (e non). Quasi tutte sono taggate #sci-fi o #fantascienza o #review o #recensione.
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multiverseofseries · 9 months ago
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Moon Knight: Una folle corsa tra mistero e avventura
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Non posso nascondere l'entusiasmo nello scrivere le prime righe di questa recensione di Moon Knight. La serie che ha per protagonisti Oscar Isaac e Ethan Hawke è infatti un'operazione ben costruita su un personaggio molto intrigante e che permette ai Marvel Studios di andare in una nuova direzione e aggiungere un ulteriore e importante tassello al mosaico che sta componendo sulla piattaforma streaming Disney+.
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La nuova serie Marvel adatta un affascinante personaggio a fumetti creato da Doug Moench e Don Perlin nel 1975. La costruzione dei primi episodi della serie è tale da conquistare e spiazzare lo spettatore, soprattutto se a digiuno del materiale di partenza. Lo fa sin da un incipit suggestivo, che ci fa fare la conoscenza del protagonista Steven Grant e la sua monotona vita da impiegato del negozio di souvenir del British Museum, ma fatta anche di qualcosa di dissonante, tra comportamenti spiazzanti che gli vediamo compiere sin dalle prime battute e una frammentarietà di azioni e ricordi che ci fanno capire fin da subito che sotto l'apparenza di ordinario impiegato giace qualcosa di diverso. Un qualcosa di cui lui stesso è all'oscuro.
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Il montaggio e la costruzione del primo episodio sono perfetti per farci entrare fin da subito nel mondo del protagonista, sia dal punto di vista della routine in cui appare impantanato e dalla quale è completamente oppresso, sia sul versante opposto in quel qualcosa di fuori dal comune che viene evocato prima e mostrato poi. Oscar Isaac è il perfetto interprete di questa duplicità, nell'incarnare lo schivo Steven ed evocare, con sempre maggior spazio e convinzione, Marc Spector, il mercenario che condivide il suo corpo: l'attore si rivela in perfetto equilibrio tra i due, così come tra i diversi toni che compongono la serie, che non rinuncia a stemperare la cupezza di fondo con sprazzi di quella leggerezza a cui i Marvel Studios hanno abituato i loro spettatori.
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Non è però l'unica nota positiva di un cast che si fregia della presenza di un altro grande interprete, un Ethan Hawk altrettanto in parte e altrettanto efficace nel ruolo di un antagonista tutto da scoprire. Intrigante anche il grande lavoro fatto sulle canzoni che accompagnano l'azione, sullo sfondo di un'ambientazione e un contesto narrativo che attinge a piene mani dalla mitologia dall'antico Egitto, le sue divinità e il suo suggestivo e iconico immaginario.
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Un immaginario che ben si sposa con lo stile dinamico alla Indiana Jones, che Moon Knight sviluppa con gusto, e che prendono il sopravvento in alcuni degli episodi. Ma sarebbe inesatto definire Moon Knight come una serie d'avventura, così come lo è considerarla una serie di stampo superoistico classico o un thriller a base di tensione e toni dark: la nuova produzione Marvel, sviluppata da Jeremy Slater, attinge a toni e generi diversi per proporre al suo pubblico qualcosa che possa stuzzicarlo, intrattenerlo e sorprenderlo, così di catturare lo spettatore in una sorta di attrazione da parco a tema, capace di cambiare le carte in tavola e spiazzare ulteriormente una volta che si pensa di averla inquadrata.
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Come già detto Moon Knight è una serie che mescola toni e generi diversi, divertendosi a spiazzare lo spettatore nel presentarci il nuovo personaggio interpretato da Oscar Isaac, un'ottima aggiunta al corposo cast dell'Universo Marvel. Non è da meno Ethan Hawke, che completa il quadro con un antagonista da indagare, sullo sfondo del suggestivo immaginario mitologico dell'antico Egitto e con un interessante lavoro sulla selezione di canzoni.
👍
- Oscar Isaac, ottima aggiunta al già corposo cast dell'MCU.
- Ethan Hawke, antagonista all'altezza della situazione.
- L'immaginario dell'antico Egitto che aggiunge fascino e suggestioni interessanti.
- La miscela di generi, dal thriller all'avventura, per proporre qualcosa che possa intrattenere e spiazzare.
👎
- La componente più leggera può deludere chi avrebbe preferito una storia del tutto cupa e matura.
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morelin · 11 months ago
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Rocca del Sasso
In molti comuni dell'entroterra romagnolo sorgono diverse fortificazioni costruite a scopo difensivo dai Malatesta, una delle famiglie nobili più influenti del Medioevo. Anche nel borgo di Verucchio (Rimini) se ne trova una che viene chiamata Rocca del Sasso, questo perché è posizionata sull'apice dello sperone di roccia che domina la valle del fiume Marecchia. Vi consiglio di andarci in una bella giornata tersa per poter ammirare il suggestivo panorama circostante.
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Questa Rocca è una delle fortezze malatestiane più interessanti per il suo stato di conservazione. La Torre del Mastio, le bombardiere, le stanze interne e le prigioni nei sotterranei permetteranno un salto indietro nel Medioevo. Molto particolare il grande albero genealogico della famiglia Malatesta nella grande Sala Magna e la guardiola con l'orologio.
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Ho trovato molto espressive due sculture di Angela Micheli che al tempo si trovavano nel giardino della fortezza.
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pettirosso1959 · 1 year ago
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Aveva gli occhi che parevano quelli di un demone infuocato. Guardateli questi occhi. Guardateli.
Sono stata sabato scorso a trovare questo signore a Castellarano di Reggio Emilia. Castellarano è anche una bella cittadina. Che nemmeno te la immagini. Ci si arriva prendendo l’autostrada che attraversa Modena. Sassuolo. Eccetera. Eccetera. Passi anche per una cosa chiamata CeramicLand. Perché qui sta il cuore della produzione della ceramica.
Castellarano invece in zona collinare sulla riva sinistra del fiume Secchia, è un borgo storico fluviale molto suggestivo, tra vicoli in pietra, slarghi e piazzette restaurate, case e palazzi ben tenuti. Solo che. Solo che anche qui ci sono le case occupate.
Arrivo a casa di questo signore ghanese che non paga l’affitto e che ha il contratto scaduto da oltre un anno e mezzo che è quasi mezzogiorno. La proprietaria gli suona il campanello. Ma lui non vuole scendere. “Vieni tu su”, le dice. Io lì per lì sono titubante poi dico: “Ok andiamo. Andiamo su”. L’aria era pure solforosa. Pressante.
Gli chiedo perché non se ne sia ancora andato, come mai con un contratto scaduto da oltre un anno lui sia ancora lì. Gli chiedo perché nonostante un’ordinanza di sfratto lui continui a rimanere fregandosene di tutto. E di tutti. Fottendo la gente. Fottendo lo Stato. Poi. Poi gli dico: “Allora tu riconosci di avere un debito verso questa donna”. Donna che tra l’altro è disperata. Non sa come fare per tirare a campare. Questa casa era la sua pensione. E ha fatto perfino lo sciopero della fame. Lui mi dice: “Sì sono 3 mila euro”. Io gli dico di no. Gli dico che gliene deve oltre 16 mila. Ma lui. Lui in un baleno esplode. E i suoi occhi si fanno rossi. Vermigli. Cremisi. Sembravano palle infuocate che saettano nel cielo. In un lampo sembrano deflagrare. Paiono venire fuori dalle palpebre che contengono gli occhi. Le sue pupille erano dilatate. Il suo iride era ingigantito di rabbia e violenza. I suoi nervi hanno iniziato a ingrossarsi. E le sue vene erano gonfie di collera. A un certo punto ha iniziato a gocciolare sudore e a me son tremate per un attimo le gambe. È esploso in un “No! No! No! Nooooooo”. E lo diceva così bilioso, iracondo, che pareva impossibile tenerlo. Da lì ha iniziato a farneticare. A gesticolare. E in preda a un violento turbamento ha iniziato a bestemmiare. Gli ho detto: “Stai bestemmiando e dici anche di essere cristiano”, e lui ha continuato. Credeva di incutermi timore ma non ho fatto né un passo indietro. E nemmeno un passo avanti. Sono rimasta di marmo. Ho continuato a fissarlo dritto negli occhi. E lui all’improvviso. All’improvviso ha iniziato a guardarmi. A fissarmi. A squadrarmi. Mi guardava il volto. Il seno. Le gambe. Le braccia. Mi fissava come a dire: “Io sono un uomo. Tu una donna”. Ma non gli ho dato retta. Aveva lo stesso sguardo che un felino riserva alla sua preda. Questa non è gente che viene in Italia e si converte al Cristianesimo di punto in bianco. Nel loro profondo la donna è considerata un essere inferiore. Come fosse una gallina. Fatto sta che questo signore continua a occupare una casa che non è sua. Continua a non pagare soldi alla proprietaria. Continua a fottersene di tutto. Tanto da che può chiedere sei mesi e il giudice magari glieli concede. Sa che avrà lo Stato dalla sua parte. Sa che i suoi diritti, a differenza della proprietà privata, sono garantiti dalla sciatteria e dal pressapochismo e dall’inefficacia e inefficienza delle nostre leggi. Questa è tutta gente che i talebani dell’accoglienza proteggono.
Buonisti col culo degli altri. Fino a che non occupano casa tua.
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stranomavero-o · 2 years ago
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Il castello di Agliè(glie)
Lo scorso weenend con Fidanzato abbiamo improvvisato una gita fuori porta per ripigliarci dalle fatiche di Ercole del suo trasloco (ma quanta cazzo di roba può tenere in casa una persona?). Meta selezionata: il ridente castello di Aglié “alle porte di Torino”.
In effetti in 45-50 minuti ci si arriva, e con un po’ di cu... fortuna si trova parcheggio proprio sulla piazza del Castello, forse in modo un po’ abusivo, ma meglio non approfondire.
Per l’ingresso al castello ahinoi è andata male: le visite vanno prenotate e per quel giorno c’era disponibilità solo nel tardo pomeriggio, noi non avevamo voglia di aspettare; il giardino però è visitabile senza prenotazioni o orari quindi optiamo per questo. Oltre al fatto di dover prenotare l’ingresso l’altra menata è il fatto che non accettino i pagamenti elettronici, forse per rimanere più fedeli alla storicità dell’ambiente e non rovinare l’atmosfera, fortuna che l’ingresso con abbonamento musei è gratuito perché io in cash non avevo un euro.
L’atmosfera del giardino è un po’ “castello gotico abbandonato”, che in un certo senso è così, ma ecco i vasi abbandonati nella pozza melmosa non me li aspettavo:
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Possiamo forse dire che fanno atmosfera... non so.
Però passando oltre ci sono alcune piccole gemme inaspettate nella parte superiore.
Primo una specie di corridoio trasformato in serra con rampicanti fino al soffitto, piante ovunque e vetrate altissime, davvero molto suggestivo:
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Secondo una parte di stanze che danno sul cortile con bellissimi affreschi sul soffitto che davvero non mi aspettavo. Non se le aspettava nemmeno la signora che passando di lì ci ha chiesto “Ci saranno i fantasmi?” con un certo timore, speriamo di no signora, comunque lei non dia confidenza.
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Magari la prossima volta torneremo con più calma per una visita al castello, con prenotazione.
Shout out al gruppetto di studenti leccesi che in attesa del loro turno al castello sono entrati al giardino e invece di visitarlo si sono accampati su un ceppo d’albero per fare un pic nic, puoi sempre contare su un pugliese per l’organizzazione impeccabile in tema di cibo, non cambiate mai ragazzi.
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diceriadelluntore · 1 year ago
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Storia Di Musica #291 - Deacon Blue, Raintown, 1987
Lo spunto per le storie settembrine me lo ha dato un aneddoto simpatico sugli Steely Dan, protagonisti dell'ultima storia di Agosto. Una delle loro canzoni più famose, Deacon Blues, da Aja (il loro capolavoro del 1977) fece un viaggio emozionale fino in Scozia, dove un giovane ragazzo si appassionava alla musica, soprattutto a quel pop così sofisticato, pieno di stratificazioni sonore, piccoli gioielli musicali incastonati nelle melodie, e immensa classe esecutiva. Ricky Ross si chiama quel giovane ragazzo, che dopo che a Dundee viene licenziato da professore precario delle scuole secondarie, si trasferisce a Glasgow, dove decidere di mettere su un gruppo. Prima trova il batterista, Dougie Vipond, poi un bravissimo pianista, James Prime, un chitarrista, Graeme Kelling, e una corista, Carol Moore. Le prime esibizioni sono incoraggianti, ma la Moore decide di mettersi da parte. Ross si ricorda che aveva sentito ad un provino, improvvisato in Bath Street, una ragazza che lascia il suo indirizzo, ma non il suo numero di telefono. E la storia vuole che fu lo stesso Ross ad arrivare sulla Great Western Road di Glasgow per chiedere a Lorraine McIntosh di unirsi al gruppo. E c'è la ciliegina sulla torna: durante uno delle prime serata acclamati dal pubblico, Dougie Vipond leggermente brillo incontrò Ewen Vernal, bassista, nel bagno di un locale e gli chiese di unirsi al gruppo. Il nome per la band è quello che Ross ha in testa da anni: Deacon Blue, e siamo nel 1985. Glasgow in quegli anni è una città in piena trasformazione sociale, anche con profonde fratture socio economiche (per farsi un'idea, suggerisco i romanzi di Douglas Stuart) ma dal punto di vista musicale sarà la capitale scozzese della musica. Tanto che un giornalista del Glasgow Herald, John Williamson, decise di produrre una cassetta in allegato alle pagine culturali del giornale con tutte le promesse della musica cittadina di quel periodo: ci sono futuri gruppi e artisti molto famosi come i Wet Wet Wet, Kevin McDermott, Hue and Cry e i Deacon Blue, che contribuiscono con Take The Saints Away.
Dopo questa esperienza, sono pronti ad andare in studio, insieme a Jon Kelly, capo ingegnere del suono agli Air Studios di Londra. Ross ha in mente una sorta di concept album su Glasgow, che ne racconti le sfumature più varie. Raintown, pubblicato nel 1987, si presenta con una meravigliosa foto in bianco e nero di Oscar Marziaroli, italo scozzese futuro acclamato fotografo, che ferma una città avvolta nella perenne pioggerellina con sullo sfondo uno dei simboli della città, la Finnieston Crane, una gigantesca gru portuale, ormai non operativa, simbolo dell'industriosità degli abitanti, proprio all'imbocco del porto cittadino. Dal punto di vista musicale, seppur si parte dall'idea di pop sofisticato del mitico duo da cui prendono il nome, i Deacon Blue mischiano il lirismo vocale e le atmosfere uniche di Van Morrison, un canto-racconto degno del primo Springsteen e un'eleganza che ha una sua totale particolarità. Il disco ha un andamento ondeggiante tra brani calmi e riflessivi e quelli più incalzanti: l'inizio è davvero suggestivo, con Born In The Storm che come una nebbia si dirada e sfuma in Raintown, canzone che è profondamente legata all'esperienza di Ross, con versi che dicono "Waiting for the phone to ring to make me all I am.\You're in the suburbs waiting for somewhere to go\I'm down here working on some dumb show\In a raintown" che raccontano l'inizio di tutta la storia. Ross scrive del rapporto con il business musicale nella bella Ragman e nell'altrettanto suggestiva Loaded, scritta di getto come un flusso di coscienza su una base improvvisata dagli altri componenti della band su una cassetta super 8, ed è capace di dipingere affreschi musicali persino drammatici in abiti delicati e affascinanti. He Looks Like Spencer Tracy Now è ispirata ad un pensiero, a che vita avesse fatto l'uomo che sganciò la bomba atomica su Hiroshima: tra incontri particolari ("he may have been with Oppenheimer, shaken Einstein's hand\Did we have to drop the bomb? You bet, to save this land\He was only taking pictures around the critical mass\While the troops on Tinian island sang 'Follow the bouncing ball') e cosa potrebbe essere oggi (He may have been a nationalist, a physicist or a pacifist (...) Well, I have seen that movie of Dr. Jeckyll and Mr. Hyde\And I know he looks like Spencer Tracy Now). When Will You (Make My Telephone Ring) ha ai cori il famoso gruppo R&B londinese dei Londonbeat. Alto livello è anche Chocolate Girl, che racconta di un tipo anaffettivo, un certo Alan, ricco e spendaccione, "He calls her the chocolate girl\Cause he thinks she melts when he touches her\She knows she's the chocolate girl\Cause she's broken up and swallowed\And wrapped in bits of silver". Ma il capoavoro è Dignity: ritratto di quello spirito scozzese della dignità del lavoro, racconta la storia di un impiegato comunale, probabilmente uno che lavora sulle strade, e che non perde il sorriso nemmeno quando è preso in giro dal ragazzini e che ha un sogno, comprare un gommone, un dinghy, che vuole chiamare Dignity, con cui "I'll sail her up the west coast\Through villages and towns\I'll be on my holidays\They'll be doing their rounds\They'll ask me how I got her I'll say, "I saved my money"\They'll say, "Isn't she pretty? That ship called Dignity". In Love's Great Fears, liricissima e tutta giocata sul duetto Ross - McIntosh, che diventeranno marito e moglie poco tempo dopo, c'è Chris Rea alla chitarra.
Il disco, per le qualità musicali, per la scelta azzeccata dei singoli e per la sua atmosfera sofisticata, che quasi inventerà un genere, ha un successo clamoroso: arriva fino al numero 14 nella classifica dei dischi più venduti, rimane in classifica un anno e mezzo e vende oltre un milione di copie. La band continuerà a scrivere belle cose, e il successivo When The World Knows Your Name del 1989 arriva persino al numero 1 in UK e contiene la loro canzone più famosa, Real Gone Kid, facendo divenire sogno il successo che un ragazzo scozzese aveva immaginato sentendo una canzone, Deacon Blues, che parla di nerds and losers, secondo le famose parole di commento di Donald Fagen. Dedicherò il mese di settembre a gruppi scozzese degli anni '80, che è un periodo storico e una zona geografica che ha regalato cosine niente affatto male alla storia della musica.
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anchesetuttinoino · 2 months ago
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✅ Il Prof.Marco Cosentino, medico chirurgo specializzato in farmacologia e tossicologia, risponde alle domande di QuotidianoWeb su Proteina Spike e mRNA.
Che effetto hanno le vaccinazioni mRNA ripetute sull’organismo?
La questione è duplice: da un lato la ripetuta stimolazione del sistema immunitario e dall’altra, la reiterata somministrazione di RNA ingegnerizzati. Riguardo alla prima, sappiamo per esempio da vari studi sulla vaccinazione antiinfluenzale che ripetuti richiami tendono a indebolire la risposta immunitaria finendo per portare alla produzione di anticorpi meno efficaci e che rischiano paradossalmente di aiutare il virus. Suggestivo che varie evidenze epidemiologiche con i vaccini COVID-19 paiano indicare che a ogni richiamo, con il declinare della copertura (la cosiddetta “efficacia negativa”) possa aumentare più rapidamente il rischio di contagio.
La questione della somministrazione di RNA è molto meno chiara: questi RNA ingegnerizzati hanno proprietà in larga parte ancora da caratterizzare. Ad esempio, esistono studi che mostrano in modelli sperimentali come le pseudouridine possano favorire le metastasi tumorali.
Infine, per quanto riguarda i vaccini a RNA COVID-19, non va scordato che questo codificano per la tossina virale attiva, e a ogni risomministrazione si ha una produzione di questa tossina nell’organismo, in quantità, sedi e per tempi che nessuno al momento è in grado di definire.
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