#modello svedese
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"Per estirpare le gang dal paese ci vorranno 10 anni, la Svezia ha trascurato il crimine e i problemi di integrazione per troppo tempo".
L'intervista al Financial Times di Dunnar Strömmer, ministro della giustizia svedese, è la pietra tombale sul modello di accoglienza portato avanti da un paese che ora si ritrova la guerriglia in casa e prova, tardivamente, a prendere contromisure.
via https://x.com/LeonardoPanetta/status/1836345885900325347
Modelli nordici da pedinare più che da seguire.
Notare Stormer Uk che non dice certo queste cose in casa sua, non potrebbe, ma viene a Roma e loda apertamente la Meloni, portandosi dietro il suo ministro dell'interno (in una visita estera!): come a dirgli, fatti spiegare, impara qualcosa.
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Leva obbligatoria in Danimarca: parità di genere e venti di guerra
Dal 2026, in Danimarca, la leva sarà obbligatoria anche per le donne. La novità fa parte di un piano più ampio di ristrutturazione dell'esercito danese presentato dalla prima ministra Mette Frederiksen. La Danimarca non è il primo Paese europeo che negli ultimi anni si sta riarmando. Nell'Europa, fondata sulla pace, i venti di guerra soffiano sempre più forti. La leva obbligatoria e il piano di difesa danese Attualmente l'esercito danese conta 9.000 soldati professionisti e 4.700 riservisti provenienti dal servizio militare; tra questi ci sono molti volontari e anche donne. Il servizio militare dura quattro mesi. Con il piano presentato dalla Frederiksen, la coscrizione sarà estesa anche alle donne con l'obiettivo di aumentare a 5.000 il numero dei riservisti. Inoltre, la durata del servizio militare sarà prolungata da 4 a 11 mesi sia per gli uomini che per le donne. Il piano sarà discusso dal Parlamento nel 2025 e convertito in una legge che andrà in vigore nel 2026. In Europa, a oggi, il servizio di leva è obbligatorio per le donne già in Norvegia e Svezia. Nel progetto di ristrutturazione dell'esercito, c'è anche l'impegno, da concretizzare nell'arco dei prossimi 5 anni, di aumentare la spesa destinata alla difesa fino a 5,4 miliardi di euro. La decisione nasce come risposta alla richiesta della NATO ai Paesi membri di dedicare il 2 per cento del PIL alle spese militari. Inoltre andrebbe in continuità con la decisione, approvata lo scorso anno, di abolire una festa nazionale per ricavare ulteriori fondi da destinare alla difesa. Il riarmo dell'Europa La guerra in Ucraina, possiamo dirlo senza ombra di dubbio, non è stata voluta dall'Europa, eppure la sta attraendo nella sua spirale sempre di più. Dopo due anni in cui si procede a inviare armi per aiutare il paese guidato da Zelensky contro l'esercito russo, i Paesi europei stanno alzando il tiro. La Germania, dove il servizio militare obbligatorio era stato abolito nel 2011, sta valutando l'introduzione di un modello di leva semi obbligatoria sul modello svedese. In Svezia, il servizio militare era stato abolito e poi ripristinato. In Francia, Macron ha annunciato che, se la situazione sul campo lo richiedesse, sarebbe disposto a inviare soldati in Ucraina. Intanto, anche il suo governo sta pensando a ristrutturazioni dell'esercito. Potrebbe innalzare il limite d'età per i riservisti dai 62 e i 65 anni attuali ai 70 e 72 anni per avere a disposizione circa 300.000 soldati di cui 100.000 riservisti. In Italia, dove la leva obbligatoria è stata abolita nel 2004, si sta pensando alla creazione di un contingente ausiliario delle Forze armate di oltre 10.000 unità composto per lo più da ex militari da impiegare in conflitti o crisi internazionali come supporto. Una legge a riguardo già c'è mentre un nuovo disegno di legge dovrebbe portare alla creazione di una riserva militare da utilizzare in caso di emergenza o di grave minaccia. L'Europa fondata sulla pace La Danimarca non si sta riarmando per fare la guerra, ha dichiarato la prima ministra Frederiksen, ma per evitarla. Inoltre, ha affermato la Frederiksen, la leva obbligatoria per le donne rappresenterebbe un nuovo tassello nell'attuazione della parità di genere. Macron, nel dichiarare la sua disponibilità a inviare soldati (la quale cosa costituirebbe un upgrade nella guerra) ha illustrato come priorità impedire a Putin di vincere. Non molti giorni fa, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito non impossibile il rischio di una guerra in Europa. Ha incitato a impegnarsi nella produzione di armi così com'è stato fatto per il vaccino durante la pandemia. Da quando, nel 2022, la Russia ha invaso l'Ucraina, abbiamo visto un'Europa prendere posizione a favore del Paese invaso. Una scelta che è equivalsa alla rinuncia di un ruolo di terzietà che avrebbe potuto collocarla in un posto d'onore al tavolo delle trattative di pace. La parola pace, invece, non è mai stata contemplata e come se ciò non bastasse ora ci prepariamo a un'escalation del conflitto. Intanto gli Stati Uniti, grandi attori nel conflitto russo-ucraino, potrebbero da qui a qualche mese uscirne definitivamente. Ci ritroveremo, così, a gestire da soli una guerra non voluta ma appoggiata e, per queto, alimentata. L'Europa, quella del Manifesto di Ventotene, non era fondata sulla pace? In copertina foto di Amber Clay da Pixabay Read the full article
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Leva semi-obbligatoria: la Germania sceglie il modello svedese in chiave anti-Russia
BERLINO – La Germania si prepara a reintrodurre la leva obbligatoria. O meglio: semi-obbligatoria, ispirata al modello svedese. Il ministro della Difesa, Boris Pistorius, avrebbe incaricato i suoi uffici di preparare entro il primo aprile una proposta che renda la chiamata alle armi «rapidamente» realizzabile. Dinanzi ai venti di guerra che spirano sempre più forti dalla Russia, il politico…
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#aggiornamenti da Italia e Mondo#Mmondo#Mmondo tutte le notizie#mmondo tutte le notizie sempre aggiornate#mondo tutte le notizie
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Idee per la tua cucina Ikea nuova o da rinnovare
Queste idee ti aiuteranno a trovare l’ispirazione per progettare la tua nuova cucina Ikea o più semplicemente per rinnovarla nel look. Le cucine Ikea sono perfette per creare un ambiente su misura bello e funzionale ad un prezzo accessibile. Nota per le soluzioni salvaspazio e il design scandinavo, Ikea offre un ricco assortimento di prodotti per la cucina, da sistemi di armadi modulari e ante che possono essere configurati in un’infinità di modi per creare la disposizione perfetta, a mobili flessibili e autoportanti, ideali per sfruttare al meglio il tuo spazio. Se per la tua cucina Ikea sei alla ricerca di soluzioni completamente attrezzate, il colosso svedese offre un servizio di progettazione in negozio che ti aiuteranno nella progettazione. In alternativa, puoi farlo in autonomia utilizzando lo strumento di progettazione 3D online (Kitchen Planner Ikea) che consente di organizzare e visualizzare il layout della cucina in pochi minuti. L’ulteriore vantaggio offerto dall’azienda è la possibilità di acquistare piani di lavoro, elettrodomestici, lavelli e rubinetti tutto in un unico posto. Che si tratti di una cucina piccola o grande, nuova o semplicemente da rinnovare, ecco una selezione di idee per cucine Ikea che ti aiuteranno nella scelta.
modello Stilo di Rikrea Design
Personalizzare le cucine Ikea METOD (e FAKTUM)
Le cucine METOD di IKEA sono molto flessibili e permettono di creare infiniti layout. In fase di progettazione è inoltre possibile scegliere tra stili diversi, dal più moderno al country, dal più elegante al minimalista scandinavo. Grazie al sistema componibile METOD puoi progettare e organizzare ogni elemento in base alle tue esigenze: dai cassetti ai mobili della cucina. In questo modo trascorrerai meno tempo a cercare ciò che ti serve e più tempo a cucinare. Robuste e poco costose, le cucine Ikea sono anche un'ottima base per creare la struttura della tua cucina da completare con elementi artigianali e su misura. Un esempio è RIKREA, azienda specializzata nella produzione di ante, fontali per cassetti e piani lavoro per cucine Ikea MEDTOD e FAKTUM ( il modello antecedente). Il vantaggio è che puoi scegliere materiale e colore, inoltre, nel caso delle laccature potrai scegliere un colore personalizzato riferendoti alle cartelle colore più comunemente usate (RAL, NCS, SIKKENS). La produzione artigianale, l’uso di materiali di qualità, la passione per i dettagli consente di realizzare una cucina dal design unico e di qualità, ad un prezzo accessibile. Personalizzare una cucina Ikea è il modo giusto per creare una cucina su misura senza rinunciare alla qualità.
Mescola e abbina per creare la cucina dei tuoi sogni
Grazie all’ampia gamma di mobili da cucina modulari in diverse dimensioni, alle soluzioni contenitive salvaspazio, alle finiture disponibili, sono tante le idee per creare una cucina Ikea pratica, funzionale e dall’estetica accattivante. Che tu stia cercando una cucina moderna e tecnologica o una soluzione più tradizionale e curata nei dettagli, troverai la combinazione più adatta al tuo gusto. Per uno stile contemporaneo con un tocco di colore, prova il design lucido delle ante KALLARP, disponibile in grigio-blu chiaro o rosso-mogano. Se, invece, preferisci una cucina bianca elegante, guarda le ante VOXTORP disponibili sia con effetto lucido che opaco.
Crea una cucina moderna ispirata al minimalismo scandinavo
Sogni una cucina moderna dove minimalismo e funzionalità convivono perfettamente? In questo caso ti suggeriamo il modello FRÖJERED. I frontali sono realizzati in bambù, un materiale naturale, resistente, che ricresce velocemente. Ogni frontale per cassetto e ogni rivestimento è un pezzo unico, con variazioni di colore irripetibili, capaci di enfatizzare il fascino naturale del legno. Le linee semplici e sobrie accostate ai colori tenui accompagnano con discrezione il legno chiaro predominante. Un vero omaggio al design scandinavo.
Una cucina a vista moderna e funzionale di colore nero
Il nero è molto di tendenza per le cucine dall’aspetto moderno. I frontali UPPLÖV antracite si caratterizzano per il design raffinato e minimalista. Un equilibrio perfetto tra linee pulite e moderne e tonalità tenui e nero scuro, che trasmettono calore e armonia. La finitura opaca risulta soffice al tatto e aggiunge una nota di unicità. Il design curato nei dettagli coniuga estetica e funzionalità, con mobili bassi sotto al piano cottura. Le superfici pulite sono perfette per preparare il cibo, cucinare con la massima comodità e infine pulire velocemente per avere sempre una cucina raffinatamente pulita.
Progetta una cucina country con le ante BODBYN bianco sporco
Con il loro design semplice e senza tempo, ante e frontali dei cassetti BODBYN hanno un piacevole look dal sapore country, mentre la finitura bianco sporco aggiunge eleganza e rende lo spazio più luminoso. Per una cucina dallo stile country e senza tempo, scegli un'unica tonalità di colore che renda armonioso l'ambiente. Se vuoi accentuare questo stile, abbina un lavello con frontale visibile ispirato agli antichi lavandini delle case di campagna, si sposa alla perfezione con la moderna zona cottura.
Abbina due finiture diverse
Scegliere di abbinare due finiture diverse per i mobili base e i pensili è un modo semplice per personalizzare una cucina Ikea. Accostando ante e fontali dei cassetti di colore nero e legno ti permette di creare una cucina dallo stile senza tempo. In questo caso Ikea ha optato per un nero opaco e un legno scuro, ma nulla ti vieta di accostare altre finiture e colori. In fase di scelta non sottovalutare la luminosità dello spazio e ricorda di utilizzare i colori scuri solo se l’ambiente cucina è luminoso altrimenti la stanza risulterà ancora più buia.
Idee per rinnovare la tua cucina Ikea
Rinnovare la cucina acquistata da Ikea può essere meno costoso di quanto pensi. Il modo più semplice ed economico è di mantenere struttura e disposizione andando a sostituire tutti o parte dei suoi componenti: - ante - maniglie - piano di lavoro - rivestimento a parete La sola sostituzione di alcuni elementi è sufficiente a cambiare aspetto alla tua cucina. Per farlo, puoi usufruire del nuovo servizio Ikea “Rinnova la cucina” pensato appositamente per chi desidera sostituire le ante, il piano di lavoro e gli elettrodomestici della tua cucina IKEA. Al trasporto, montaggio, smontaggio e smaltimento della vecchia cucina ci pensa Ikea. Il servizio, ad oggi, è disponibile nei punti vendita IKEA di Carugate, Corsico, San Giuliano e Albricci Plan & order point. Rivolgiti al reparto Cucine del negozio più vicino a te, gli interior designer di Ikea ti illustreranno i diversi livelli del servizio (base, intermedio e completo) e ti aiuteranno nel progetto di restyling. Read the full article
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"Museo HZERO
HZERO è un Museo dedicato al mondo dei treni in miniatura, è stato inaugurato il 29 maggio 2022 e si trova a Firenze, in piazza degli Ottaviani 1.
Il Museo ospita un plastico ferroviario di oltre 1.000 metri quadrati, con oltre 70 treni in movimento.
Un luogo dal fascino particolare, esclusivamente dedicato al mondo dei treni in miniatura che ha affascinato generazioni e generazioni e che continua ad avere una infinità di estimatori fra granti e piccini.
Un progetto museale che nasce da una grande passione, talmente grande da dover destinare un altrettanto grande spazio, quello che un tempo ospitava il cinema Ariston, completamente ristrutturato.
Diciannove mesi dopo il Museo si arricchisce di un bistrot che propone un'esperienza culinaria unica e originale.
TÅG è il nome dato al bistrò, treno in svedese, acronimo di "turismo, arte e gastronomia", in italiano.
Il bistrot propone un menu contemporaneo che combina sapori e tecniche di cucina provenienti da diverse culture, con un particolare focus sulla cucina fusion e sul sushi.
Il bistrot è stato ideato da Fanny Isaksson, proprietaria svedese della catena Shake Cafè e Federico Masilla, amministratore delegato de Il Vizio, il design si ispira naturalmente al treno, un po' carrozza ferroviaria e un po' stazione e si caratterizza per l'offerta culinaria che fonde sapori e culture diverse, sapientemente amalgamate.
L’inaugurazione al pubblico è prevista per venerdì 8 dicembre 2023.
L'originale proposta ha come riferimento culturale la Svezia, il Giappone e l’Oriente come modello gastronomico e come approdo finale Firenze, la Città delle Arti per antonomasia.
Riccardo Rescio per I&f Arte Cultura Attualità
Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo Toscana Promozione Turistica Feel Florence
HZERO Museum Italia&friends Toscana
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Spotify renderà presto disponibile un catalogo di 150mila audiolibri
Il catalogo di audiolibri lanciato da Spotify sarà inizialmente disponibile nel Regno Unito e in Australia, e lo diventerà negli Stati Uniti durante il 2024, ma l’obiettivo dell’azienda è di portare questo nuovo servizio in tutti i paesi. Spotify era entrata nel mercato degli audiolibri nel 2022, quando aveva comprato 300mila titoli dal distributore di audiolibri digitali Findaway e li aveva resi disponibili nei principali paesi anglofoni, cominciando dagli Stati Uniti a settembre del 2022. Il servizio non riscosse però tanto successo, dato che gli utenti dovevano comprare ogni audiolibro che volevano ascoltare, che avessero l’abbonamento a Spotify Premium o meno, e dovevano farlo dal sito web di Spotify per poi ascoltarli dalla app. In più, un utente non poteva scegliere un audiolibro sull’app e pigiarci sopra per essere portato al sito per acquistarlo, a causa delle regole “anti-steering”, che rendono impossibile per le app indirizzare i propri clienti verso acquisti al di fuori di esse. Includere nell’abbonamento la possibilità di sentire gli audiolibri senza doverli acquistare renderà la loro fruizione più semplice e l’azienda spera che la aiuterà anche a trattenere abbonati poco convinti e far abbonare nuove persone. Gli utenti Premium di Spotify sono aumentati del 17 per cento nell’ultimo anno, passando da 188 a 220 milioni in tutto il mondo. Il numero di utenti paganti in rapporto a quelli che ascoltano la musica gratis sull’app è però in diminuzione, dato che sono in grande aumento coloro che non pagano l’abbonamento e accettano di ascoltare la musica intervallata dalla pubblicità, che però porta sempre meno ricavi. Nel 2022 il mercato degli audiolibri ha generato ricavi per oltre 5 miliardi di dollari (circa 4,8 miliardi di euro), di cui circa 1,8 miliardi (circa 1,7 miliardi di euro) nel mercato statunitense. Le piattaforme principali sono Audible, di proprietà di Amazon, e la svedese Storytel, che nel 2021 aveva comprato Audiobooks.com, il principale concorrente di Audible negli Stati Uniti. Degli originali 300mila titoli del catalogo a pagamento di Spotify solo la metà sarà disponibile gratuitamente con l’abbonamento Premium, e per ora l’ascolto non sarà illimitato: ogni utente potrà ascoltare solo 15 ore al mese gratuitamente, e poi dovrà pagare per ascoltarne altre. Questo è in linea con il modo in cui funzionano le altre app di audiolibri in alcuni paesi. In Italia infatti abbonandosi ad app come Storytel si possono ascoltare audiolibri senza un limite di tempo o di titoli, mentre in altri paesi è stato trovato un compromesso con le case editrici contrarie a questo modello. Gli abbonati ad Audible negli Stati Uniti, ad esempio, hanno un limite di audiolibri che possono ascoltare ogni mese. Read the full article
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Koenigsegg CC: la prima svedese
Sì, lo sapete che talvolta parlo di Svezia ‒ e l’argomento non dev’essere per forza l’Ikea, né il Premio Nobel. Già, perché l’argomento odierno è CC, ossia il primo modello della Casa di Christian von Koenigsegg. di Ergonomidesign – Opera propria, soggetto: Koenigsegg side, dimensioni originarie: 3602x2575px, Licenza: CC BY-SA 3.0, nome file: Koenigsegg side.jpg, data creazione file: 16…
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L'impatto rivoluzionario degli smartphone sulle nostre vite
Tempo fa si diceva "siamo ciò che mangiamo", ora sarebbe meglio dire "siamo ciò che creiamo". Con l'inizio dell'era smartphonesca, la vita umana ha subito un drastico cambiamento. L’iPhone, come magari si può pensare, non è stato il primo smartphone della storia. Tuttavia, è stato quello che ha reso popolare questo concetto, diventando poi il "paradigma" con il quale esso si è diffuso nell'intera società. Gli smartphone e la vita umana Smartphone significa «telefono intelligente», ovvero un dispositivo in grado di fare sì telefonate, ma che al contempo integra anche funzioni tipiche dei pc. Un esempio? Archiviare, elaborare e trasmettere dati, attraverso l’uso dei diversi sistemi operativi. La telefonia mobile è nata prima di quanto molti di voi pensiate: negli anni Settanta con i radiotelefoni. Il suo boom è però avvenuto venti anni dopo, grazie alle prime reti cellulari. Rispetto alla radiotelefonia, che funzionava solo in città e prevedeva un’unica antenna e dunque un unico punto di accesso per tutti gli utenti, la tecnologia cellulare divideva il territorio in tante celle (da qui il nome). In questo modo aumentava incredibilmente il numero di chiamate supportate e ovviamente semplificata il modo di comunicare. Ciò permise la diffusione del servizio e l’aumento degli utenti, innescando la "rivoluzione della telefonia mobile". I cellulari dei primi anni Novanta erano semplici, passivi, senza nessuna funzione aggiuntiva, nemmeno la rubrica, e spesso privi di monitor o con schermi molto piccoli. Si componeva il numero sulla tastiera e si schiacciava il pulsante di chiamata, oppure, in ricezione. Niente più di questo. Con il passare degli anni, grazie al miglioramento e alla miniaturizzazione dei circuiti integrati e all’implementazione di nuove reti di comunicazione mobile, i cellulari iniziarono il loro cammino per diventare sempre più smart e ricchi di funzionalità. Il primo cellulare chiamato "smartphone" fu il modello GS88 proposto dalla Ericsson nel 1997. Il primo dotato di un proprio sistema operativo fu il modello R380 sempre della casa svedese. Il sistema in questione era il Symbian, un software nato dalla collaborazione fra diverse aziende di elettronica e informatica. L'arrivo dell'IPhone Scommettiamo ciò che volete che Steve Jobs non avrebbe mai creduto di rivoluzionare a tal punto il mondo della telefonia mobile. Il suo era solo un progetto come tanti. Tuttavia, nel 2005 si rese conto che i cellulari stavano diventando sempre più smart, permettendo di includere nuove funzioni. Questa avrebbero finito per integrare anche i lettori mp3, invadendo il dominio dell’iPod (2001) e mettendo a repentaglio il modello di business della sua azienda. Per questo motivo Steve Jobs decise di occuparsi anche di telefonia mobile, scendendo velocemente in campo per non farsi trovare impreparato davanti a quella che sembrava un’ineluttabile certezza: il consumo della musica era destinato a convergere nel telefono. Forse sera spinta da puro interesse commerciale e probabilmente una punta non tantino piccola di gelosia e possessività. L'iPhone rappresentò poi una profonda rivoluzione rispetto agli altri smartphone. A ben guardare, Jobs e la Apple non inventarono nulla di nuovo: il dispositivo non era nient’altro che un telefono che integrava al suo interno un computer. Ma i suoi dettagli e le sue caratteristiche, dai materiali al sistema operativo, fino all’interfaccia e alle icone, fecero dell'iPhone qualcosa di mai visto. Italo Calvino, scrisse a metà degli anni Ottanta nel libro “Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio”: " è il software che comanda, che agisce sul mondo esterno e sulle macchine, le quali esistono solo in funzione del software, si evolvono in modo d’elaborare programmi sempre più complessi. La seconda rivoluzione industriale non si presenta come la prima con immagini schiaccianti quali presse di laminatoi o colate d’acciaio, ma come i bits d’un flusso d’informazione che corre sui circuiti sotto forma d’impulsi elettronici." Che Jobs abbia letto Calvino e abbia preso spunto? A noi pare proprio di sì. Read the full article
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METAMOSAIC Ep. 10 | Genitorialità e Stato
Cosa comporta crescere dei figli? Come può lo stato prendersi cura delle famiglie? Qual è il modello svedese? Potremo scegliere le caratteristiche genetiche dei nostri figli?
Queste tematiche saranno presenti nello spettacolo teatrale REPLIKA, il terzo capitolo della saga TOTENTANZ della Markus Zohner Arts Company, con debutto il 18 novembre 2022 al Teatro Foce di Lugano, Svizzera.
A maggio 2022 la compagnia si è trovata a Firenze per tracciare le tematiche e i contenuti dello spettacolo REPLIKA, nello splendido spazio G.A.D.A. presso la chiesa sconsacrata di San Francesco dei Macci.
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Metamosaic è la serie podcast dove ti offriamo dei tasselli di conversazioni svolte durante la settimana intensiva di ideazione del terzo capitolo della saga TOTENTANZ, prodotta dalla Markus Zohner Arts Company per l’Associazione Artistica PETRUSKA.
Futuro, tecnologia, intelligenza artificiale e umanità: come stanno cambiando le nostre vite? Quali sono le direzioni possibili?
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Abbiamo registrato queste sessioni con un telefono, inizialmente per documentazione nostra e archiviazione. Tornando a Lugano, abbiamo visto che potrebbe essere interessante di condividere i pensieri e di dare a un pubblico la possibilità di partecipare alle discussioni. Il nostro collaboratore Luca Massaroli ha preso in mano il materiale e l'ha trasformato in un podcast di 12 puntate: METAMOSAIC – tasselli di conversazioni.
Le conversazioni sono state registrate nello splendido spazio G.A.D.A. di Firenze, nella chiesa sconsacrata di San Francesco dei Macci.
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Con: Patrizia Barbuiani, Alessandra Francolini, Edoardo Groppler, Luca Massaroli, Sandro Pianetti, David Zurbuchen.
Regia e tecnica: Luca Massaroli.
Direttore artistico: Markus Zohner.
Produzione: Markus Zohner Arts Company per Associazione artistica PETRUSKA, Lugano / Svizzera.
Ascolta la nuova puntata!
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METAMOSAIC Ep. 10 | Genitorialità e Stato
Cosa comporta crescere dei figli? Come può lo stato prendersi cura delle famiglie? Qual è il modello svedese? Potremo scegliere le caratteristiche genetiche dei nostri figli?
Queste tematiche saranno presenti nello spettacolo teatrale REPLIKA, il terzo capitolo della saga TOTENTANZ della Markus Zohner Arts Company, con debutto il 18 novembre 2022 al Teatro Foce di Lugano, Svizzera.
A maggio 2022 la compagnia si è trovata a Firenze per tracciare le tematiche e i contenuti dello spettacolo REPLIKA, nello splendido spazio G.A.D.A. presso la chiesa sconsacrata di San Francesco dei Macci.
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Metamosaic è la serie podcast dove ti offriamo dei tasselli di conversazioni svolte durante la settimana intensiva di ideazione del terzo capitolo della saga TOTENTANZ, prodotta dalla Markus Zohner Arts Company per l’Associazione Artistica PETRUSKA.
Futuro, tecnologia, intelligenza artificiale e umanità: come stanno cambiando le nostre vite? Quali sono le direzioni possibili?
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Abbiamo registrato queste sessioni con un telefono, inizialmente per documentazione nostra e archiviazione. Tornando a Lugano, abbiamo visto che potrebbe essere interessante di condividere i pensieri e di dare a un pubblico la possibilità di partecipare alle discussioni. Il nostro collaboratore Luca Massaroli ha preso in mano il materiale e l'ha trasformato in un podcast di 12 puntate: METAMOSAIC – tasselli di conversazioni.
Le conversazioni sono state registrate nello splendido spazio G.A.D.A. di Firenze, nella chiesa sconsacrata di San Francesco dei Macci.
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Con: Patrizia Barbuiani, Alessandra Francolini, Edoardo Groppler, Luca Massaroli, Sandro Pianetti, David Zurbuchen.
Regia e tecnica: Luca Massaroli.
Direttore artistico: Markus Zohner.
Produzione: Markus Zohner Arts Company per Associazione artistica PETRUSKA, Lugano / Svizzera.
Ascolta il nuovo episodio!
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(...) Venerdì scorso il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner (FDP) ha presentato il progetto (...) per realizzare un fondo di investimenti privato con cui assicurare la stabilità delle pensioni.
Si tratta in sostanza di passare dal modello puramente sociale basato sui contributi ad un "modello liberal-sociale", ha spiegato Lindner. La giustificazione è che solo così si potrà mantenere l’impegno di non abbattere le pensioni e di non alzare l’età pensionabile.
Il sistema pensionistico tedesco, come quelli di altri paesi, è infatti in difficoltà per ragioni demografiche. (...) Già adesso lo Stato tedesco deve integrare i fondi esistenti con altri introiti erariali. Nel 2022 oltre 100 miliardi, pari ad oltre il 30% delle pensioni erogate. La tendenza è in crescita e si stima che dal 2027 lo Stato dovrà sopperire con almeno 128 miliardi all’anno. (...)
Christian Lindner, nel presentare il progetto, non ha peraltro escluso che in futuro anche quota dei contributi individuali fluiscano nella fondazione per generare una rendita come nel modello svedese, ha presentato anzi questa possibilità come il traguardo finale cui tendere. La legge con tutti i dettagli sarà presentata nelle prossime settimane al Parlamento. (...)
Lindner, auspica apertamente maggior ricorso alla previdenza sociale individuale e vuole renderlo più attrattivo e sicuro. Ha ipotizzato come possibili alternative future l’esempio statunitense di versamenti in un deposito speciale le cui rendite godano di sgravi fiscali, oppure in un nuovo prodotto previdenziale dovendo scegliere obbligatoriamente tra uno pubblico od uno privato paragonabile. Il ministro ha anche delineato il progetto di creare una piattaforma con la collega dell’Istruzione per l’educazione finanziaria ed abbattere le paure verso la previdenza privata.
via https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/01/15/la-svolta-tedesca-nel-sistema-previdenziale-strizza-locchio-al-modello-usa-investimenti-azionari-per-integrare-gli-assegni/6936377/
Oh ma guarda , la previdenza MODELLO STATUNITENSE ... ricordo che in Cermania governa la sinistra ma lì son più diretti, si sono resi conto che al modello "i migranti ci pagheranno le pensioni" ci possono credere solo più le Boldrine (e ne hanno molti più di noi, moltissimi in regola).
Btw, i fondi pensione privati-pubblici che tanto fan paura ai nostri kompagni pensionati, oltre a tenere benissimo botta finanziaria sul medio e lungo periodo sinora, sono anche le principali entità che finanziano le imprese.
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Riccardo Tennenini
IL TRAMONTO DEL MONDO BIANCO
La società multiculturale, tra “grande sostituzione” e Black Lives Matter
Le proteste scaturite dalla morte di George Floyd hanno assunto una portata planetaria. I saccheggi e le sommosse, accompagnati dalle roboanti campagne mediatiche e dall’abbattimento delle statue, hanno mostrato i limiti di un modello multiculturale che sembra essere proiettato verso il baratro della furia iconoclasta e delle perenni tensioni, nel solco della nuova narrazione funzionale al “pensiero unico” e ai meccanismi di mercato.
Se è vero che “le vite dei neri contano”, che cosa accade al “mondo bianco”? Quale futuro si prospetta - nella cosmopoli globale del terzo millennio - per gli europei e per i loro discendenti d’oltreoceano? Afflitto dal declino demografico e sottoposto ad una forte pressione dal Terzo Mondo, l’Occidente si avvia stancamente al tramonto della propria Civiltà originaria. Tra “white guilt”, inginocchiamenti di massa, rimozione forzata della storia e livellamento delle appartenenze, dunque, si impone una discriminazione strisciante e “politicamente corretta”.
Questo saggio affronta il tema della “società aperta” alla radice, riportando dati, fatti e testimonianze che non trovano spazio nei media mainstream: dalle “no go areas” nel cuore del Belgio alle celebri banlieue francesi; dal melting-pot inglese alla metamorfosi della società americana; dal nuovo caos svedese alla violenta trasformazione sudafricana; dalla tragedia rhodesiana all’Untergang tedesco, passando per l’evoluzione di Haiti e per l’attuale contesto italiano.
L’autore, inoltre, dedica particolare attenzione al fenomeno del cosiddetto “antirazzismo”, ripercorrendone le tappe e gli effetti: dalle prime battaglie per i diritti degli afroamericani alla genesi del “potere nero”, fino al più recente fenomeno dei “Black Lives Matter”, che trova aperto sostegno nei gangli vitali del sistema globale.
Un viaggio nel mondo che verrà, dove la disgregazione delle identità rischia di produrre inutili “guerre tra bande” e pericolose derive razziali.
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Ho appena versato un’intera tazza di caffè americano sul letto, imbrattando copripiumone, lenzuolo, coprimaterasso, materasso, comodino, cassettiera, bracciolo del divanetto, puff appena sbiancato per la seconda volta dopo le due salse messicane con cui l’ho finemente decorato e soprattutto la marmellata di ragnetti rossi che ci ho spalmato sopra con le chiappe; persino il cavo di stoffa del cellulare si è imbevuto. Ora, se c’è un odore che mi dà la nausea è l’odore del caffè quando non viene dalla caffettiera o dalla tazzina fumante, quando si asciuga sulle superfici, ché in fondo il caffè a me manco me piace, ma lo bevo, specie in versione americana, solo perché me fa figo e me sento un sacco un modello svedese (con la faccia da turco de Izmir). Così, immediatamente colto da estasi bacchica antiodore, ho cominciato a ribaltare cosunque, sfoderando, smontando e divellendo. Nella foga smacchiante strofinante, come sempre succede, mi sono ustionato le nocche degli indici e dei medi, mentre nella foga spray-candeggiante, mi sono ustionato il resto delle mani e i polpastrelli hanno cominciato a bruciare e diventare bianchi, che ormai, considerata la mia annosa battaglia con la muffa, se solo mi limito a dire “varichina” già me comincia(no) a veni’ i fantiòli (termine tecnico anconetano per “convulsioni”).
Qualcuno mi suggerisce che si tratta di karma, ché io sono troppo sensibile alle macchie, alle cicatrici, a ciò che perde la sua integrità. A me invece, se penso “karma”, viene in mente che tutte le sue lettere sono comprese nella bestemmia che mi risuonerà poderosa nella testa da qui all’eternità.
E niente, buongiornissimo anche a voi.
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Il compianto Mark Fisher definiva “realismo capitalista” la convinzione diffusa che non vi siano alternative al sistema economico dominante, secondo il quale ogni aspetto della vita privata e collettiva può e deve essere mercificato e/o gestito come un’azienda. E’ il mondo in cui viviamo: un sistema di potere che ha conquistato le menti e imposto una visione del mondo, un linguaggio, una serie di credenze fino a rendere impensabile un altro modo di vivere e organizzare la società.
E’ il perverso miracolo realizzato da un gruppo di economisti radicali, teorici del mercato come unico regolatore della società. Da intellettuali eccentrici e marginali, a dominatori ideologici del nostro tempo: la vicenda di personaggi come Friedrich von Hayek, Milton Friedman e seguaci – i campioni del neoliberismo – è per un verso affascinante, per molti altri agghiacciante. Com’è stato possibile il loro successo planetario? La loro affermazione pressoché totalitaria? Un pezzo di risposta è nel ruolo giocato dai milioni di dollari dei think thank statunitensi (finanziati dai grandi capitalisti del paese) che a partire – almeno – dagli anni Settanta hanno avviato una potente opera di persuasione e propaganda, finanziando università, centri di ricerca, singoli studiosi e apparati di comunicazione. Senza dimenticare il ruolo del Premio Nobel per l’economia, inventato nel 1968 dalla Banca centrale svedese a presidiare il terreno della ricerca accademica.
La narrazione precedente, qualcosa di simile al modello social-liberale affermatosi in Europa, è stata alla fine scalzata dall’ideologia radicale del mercato; nuove parole d’ordine hanno preso il sopravvento: crescere, privatizzare, liberalizzare, abbattere i confini, affamare lo stato, insomma trasformare la vita collettiva secondo i canoni della vita aziendale. E’ il paradigma insegnato agli studenti di economia, applicato dai manager, ripetuto in ogni dove, accettato dalle forze politiche di destra e (ex) sinistra, alla fine subìto dalla popolazione.
E’ una storia di successo cominciata, politicamente parlando, nel Cile di Pinochet, che affidò ai Chicago Boys, economisti devoti all’estremismo di mercato, il miracolo economico della dittatura, a forza di privatizzazioni dei servizi essenziali, abbattimento delle libertà sindacali, riduzione dei salari, esportazioni. Il suggello, sempre politicamente parlando, arrivò con l’adesione al neoliberismo da parte delle socialdemocrazie europee, sull’onda della cosiddetta terza via sposata da Tony Blair e seguaci (fu Margaret Thatcher a indicare beffardamente il “New Labour” blairiano come il suo maggiore successo politico).
E’ una storia da studiare a fondo, come fa Marco D’Eramo nel suo bellissimo “Dominio” (Feltrinelli): solo capendo le ragioni di tale successo, è possibile pensare a una via di uscita.
Fra gli innumerevoli aspetti da considerare, ce n’è forse uno che li riassume tutti: la capacità dei teorici neoliberisti di imparare dai loro avversari. Hanno letto almeno Marx e Gramsci e “rubato” le idee forti della sinistra e degli avversari del capitalismo, per usarle ai loro fini, ribaltandone l’indirizzo. La lotta di classe è anche per loro la dinamica interna della società capitalistica, ma sono riusciti a farlo dimenticare: è così che i capitalisti hanno sopraffatto i lavoratori, mistificando la realtà, ben sapendo d’essere vincitori di un conflitto sotterraneo.
La lotta di classe c’è stata anche quando si è smesso di parlarne: è stata condotta dall’alto e l’hanno vinta i capitalisti. Le abnormi diseguaglianze presenti nascono da qui. I dominatori sono riusciti a far credere che non esistono più le categorie dello sfruttamento e dello schiavismo: la forza lavoro, nella loro narrazione, si presenta liberamente sul mercato e lì compie scelte razionali, massimizzando il proprio utile: le persone accettano certi salari in cambio del lavoro, corrono dei rischi nelle migrazioni in vista di compensi proporzionati e così via. Ogni lavoratore, dicono, è dotato di un capitale umano da spendere sul mercato: non ci sono né padroni, né costrizioni o subordinazioni. Ciascuno è imprenditore di sé stesso…
Il capitalismo, insomma, è lo stato naturale delle cose: affermando questa credenza, le classi dominanti hanno conquistato un’egemonia ideologica incontrastata e via via raffinato gli strumenti di potere, che oggi sono l’indebitamento dei singoli e degli stati; lo smantellamento dei servizi sociali e dell’istruzione pubblica; l’obbligo sociale del consumo. Senza mai dimenticare che tutto o quasi tutto si gioca sul piano delle idee. Le idee, per i dominatori, sono armi.
Il capolavoro, naturalmente, è proprio il “realismo capitalista” colto da Fisher: un’alternativa è diventata addirittura impensabile, mancano anche le parole per definirla e presentarla nel discorso pubblico, indisponibile ad accogliere idee e concetti estranei o contrapposti all’ideologia dominante. E dire che i dominatori hanno un progetto di società che somiglia ormai a un incubo.
La prospettiva, nel contesto ecologico attuale, è un mondo sottoposto a crescenti disastri climatici, a ricorrenti pandemie, a brutali diseguaglianze, con vite quotidiane più simili all’attuale emergenza (mascherine, distanze di sicurezza, segregazione sanitaria, e poi sistemi di capillare controllo sociale e politico, competizione continua per risorse vitali come l’acqua potabile e l’aria respirabile e così via) che a un libero godimento del mondo.
Il futuro è cancellato oppure avvolto da forme di pensiero magico, come l’attesa messianica di tecnologie salvifiche. L’unico adattamento ipotizzato di fronte alla sfida ecologica è l’ossimorica nozione di “sviluppo sostenibile”, inventata per tenere insieme il dogma della crescita di produzioni e consumi con l’evidenza del collasso del pianeta, fingendo di non sapere che solo una riduzione dei consumi globali, quindi un drastico ridimensionamento dell’estrazione di risorse naturali, può mantenere una vita decente per tutti sul pianeta nei prossimi decenni.
Il re, o per meglio dire gli apprendisti stregoni del neoliberismo sono nudi e la pandemia ha gettato un ulteriore potente fascio di luce su tale nudità, ma a quanto pare non basta: il trionfo ideologico dei dominatori è così pervasivo che ogni volta che si affaccia un’idea nuova, un movimento sociale alternativo, una lotta politicamente promettente, si assiste a una generale sollevazione di chi occupa i centri nevralgici del potere politico, informativo, educativo.
Negli ultimi anni, oltretutto, il sistema ha scoperto di poter agevolmente convivere con modelli autoritari di stato: finora aveva preferito le democrazie liberali, purché impegnate a garantire le “migliori condizioni” per il mercato e le imprese, con privatizzazioni, liberalizzazioni, tagli all’istruzione e ai servizi sociali e sanitari e la demonizzazione dell’economia pubblica. La Cina e le esperienze di altri paesi ora dimostrano che il modello neoliberale funziona bene anche in assenza di democrazia: la prospettiva di trasformazioni illiberali degli stati occidentali non pare preoccupare – tutt’altro – le classi dominanti, che si sono dimostrate fra l’altro assai favorevoli, in questi anni, a ricorrere alla forza di polizia per sedare sul nascere rivolte sociali e forme pericolose di opposizione.
Tutto è dunque perduto? No, non è così. Primo, come dice D’Eramo, ricordiamoci che i teorici neoliberali sono stati a lungo emarginati e relegati in una nicchia, un po’ come accade oggi agli oppositori del sistema (tutto è quindi possibile); secondo, non siamo all’anno zero né sul piano delle idee né sul piano dell’organizzazione di forme di resistenza, proposta e azione: esistono movimenti sociali in lotta in tutto il mondo. Il “Dominio” non è per sempre, la lotta di classe e la lotta delle idee sono ancora in corso.
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stavo pensando.
se ciò che riteniamo sia normale di fondo lo è in quanto relativo a ciò che lo attornia e fa in modo che sia contestualizzabile si dovrebbe avere una concezione completamente diversa della normalità in ogni parte del mondo, ma non è così.
perché non è così? siamo forse simili ad uno svedese? è vero, siamo entrambi esseri umani, siamo entrambi in diritto di poterci definire persone; l'involucro potrà anche essere lo stesso ma ciò che c'è dentro è profondamente diverso e allora come fa una quantità incommensurabile di elementi diversi, contrastanti, complementari, oscuri, caotici e grandiosi a cadere nel buco nero del conformismo con una facilità disarmante? dove sono finite le storie di paese, gli imperi artistici ineguagliabili, le correnti filosofiche, gli eventi che hanno contribuito alla genesi della forma mentis di ognuno di noi, potenzialmente in grado di rendere il bello affascinante perché ricco di difformità? le peculiarità rendono ogni popolazione, territorio e angolo della terra diverso, ma ad eccezione dei reperti archeologici rinvenuti e preservati nel corso del tempo, ad eccezione dei musei, ad eccezione delle librerie storiche, ad eccezione della lingua parlata, ad eccezione delle sporadiche commemorazioni vissute con superficialità e del comportamento che assumono quotidianamente le persone che hanno casa a mille passi di distanza dalla nostra, esattamente, oggi, potremmo davvero proclamarci unici, in quanto individui o parti di qualcosa di più grande come una popolazione?
siamo incomparabili e ci soffermiamo costantemente sui paragoni, mai abbastanza sui confronti.
siamo inimitabili e non facciamo altro che vagare in cerca di una copia fasulla del nostro essere in cui riversarci.
siamo labili eppure associamo alla fine aggettivi come dolente, amara, desolante, angosciosa e lontana.
se partissimo dalla stessa idea potremmo ugualmente affermare che ciò che riteniamo sia diverso alla base lo è in quanto relativo a ciò che è normale.
e ancora, sorge spontanea un'altra domanda.
non è misera questa classificazione così generica degli individui che scandiscono a loro volta un'ordinarietà così somigliante a quella che ci viene proposta come modello e che se non si segue rende automaticamente sbagliati?
o sei diverso o sei normale, ma tanto è diventato troppo complicato persino distinguere chi lo è da chi non lo è.
a parer mio viviamo soffocati da una costrizione generale che si pone come chiave di volta la mediocrità.
ci sono ancora così tante sfumature vitali da cogliere che mi entusiasmo al solo pensarci.
spero di portare avanti quella che è la mia missione quaggiù, anche se non so ancora quale sia, a stento, sto pur sempre camminando.
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