#modellini
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Piccolo capolavoro
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Edifici londinesi in carta riciclata https://www.design-miss.com/edifici-londinesi-in-carta-riciclata/ Una collezione di #modellini di carta che riproduce #edifici londinesi in stile brutalista
#carta riciclata#cemento grezzo#costruzioni#edifici londinesi#londra#miniature#modellini#packaging#stile brutalista
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Alla ricerca disperata di uno di quei modellini in legno di un galeone che richiede 2847374737 ore per essere montato correttamente
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Decidi insieme alla famiglia di tornare in un centro commerciale dopo anni sapendo che è stato radicalmente modificato nel tempo ma senza conoscere cosa contiene adesso e scopri che la galleria viene utilizzata per mostre e esibizioni mentre di negozi sono rimasti pochissimi, vedi la mostra e non ti capaciti che tanta bravura venga esibita dentro un centro commerciale e non in un museo!
La mostra elogiava con dei modellini/plastici pazzeschi l'Abruzzo con i suoi castelli e monumenti, chiese e opere moderne come ponti e porti, ma tutto realizzato nei minimi dettagli una vera Italia Abruzzo in miniatura! STUPENDO!!!!
Ecco a voi qualche opera e se uno degli artisti dovesse passare di qui COMPLIMENTI DAVVERO PER L'IMMENSO TALENTO!
I dettagli che adoro riprodotti in miniatura 🤩
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#fotografia#foto#scatto fotografico#mostra#Abruzzo in miniatura#borgo d'Abruzzo#centro commerciale#sorpresa#artisti#miniature#modellino#plastico#dettagli#opere#arte#monumenti#Abruzzo#abruzzese#elogio#chiese#castelli#fortezze#statue#rocca#affresco#rosone#riproduzioni#eremo
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com'è vivere con 3 ragazzi? (2 dai, il terzo non lo vedo da gennaio, ma dalla regia ci dicono che sta bene)
c'è chi ti offre i Nutella biscuits e chi i suoi modellini o in alternativa dei boxer
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Raven 4B by Alessandro Cazzaniga Via Flickr: 1× pulse rifle 1× solid shield 1× jetpack 1× comm system Evolution of the previous build, Raven 4, inspired by the Armored Core video game series. Now I have applied little, almost imperceptible, but significant changes, especially to the legs. Waiting for all the pieces in the right color combination to bring this series of models to their final form. 🇮🇹 Evoluzione del precedente build, Raven 4, ispirato alla serie di videogiochi Armored Core. Ora ho applicato piccole, quasi impercettibili, ma significative modifiche, sopratutto alle gambe. In attesa di tutti i pezzi nella giusta combinazione di colori per portare questa serie di modellini alla loro forma finale. Raven 4: flic.kr/p/2pB5PJi
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STARSCREAM ( Voyager ) Generations LEGACY UNITED Cybertron
C'era un volta la miniserie a fumetti War Within della DreamWave, dove tramite le magiche matite di Don Figueroa i classici personaggi dei Transformers G1 venivano ritratti per la prima volta con fighissime forme Cybertroniane, e tutti bramavamo di vedere prima o poi quei meravigliosi design tramutati in modellini. E venne presto il giorno, dato che per la versione di Galaxy Force / Cybertron di STARSCREAM, Hasbro e Takara si ispirarono platealmente al seeker grigio e rosso visto nel fumetto succitato!
Tutto bene quindi? Circa, poiché ai tempi Hasbro decise di farne una versione gigante Supreme di questo Astrum, snobbando il Voyager uscito normalmente in Giappone, da qui la difficoltà ai tempi di trovare la versione pi�� economica tramite mercato estero piuttosto che non comodamente nei negozi di giocattoli e ipermercati vari come ancora si usava ai tempi.
Già personalmente adoravo l'originale, figurarsi ora dopo quasi 20 anni, ritrovarselo in una versione Generations per Legacy United, una versione che è pure il paradigma di come dovrebbero essere questi aggiornamenti moderni di classici del passato, senza magari scadere in errori o pigrizie tecniche varie ( Hot Shot, sto parlando con te!! )
Il ROBOT esteticamente infatti è semplicemente splendido, dato che che potrebbe passare tranquillamente per una Action Figure non trasformabile da quanto è armonioso nelle forme e misure. E la cosa risalta ulteriormente appena tirato fuori dalla scatola, dato che i moduli alati che finiranno sulle spalle e gli alettoni sono appunto staccati, e si assemblano sulla figura grazie ai soliti fori per armi standard appositi.
I moduli alati sulle braccia davano al robot originale un che di maestoso, quasi avesse un mantello che gli scendeva sulle spalle, mentre il Legacy odierno è più agile e longilineo, con spalle meno imponenti ma di riflesso con avambracci normali e non tozzi come il GF.
Ma il tocco di classe che da alla figura quel qualcosa in più è certamente la parte centrale del jet che non scende con la punta fino alle ginocchia ma si ferma al pube, e la cabina in plastica trasparente ora non più ad altezza "pacco" ma sullo stomaco come i più classici dei Seeker.
Magari qualche dettaglio colorato latita come il giallo sulle spalle o un po' di rosso su gambe ed avambracci, ma la scultura è eccellente, ed è davvero alto come Voyager, ben una testa più del suo precedente omonimo Armada di Legacy, e vale quindi lo stesso discorso fatto per Hot Shot sull'evoluzione dei personaggi nelle varie fasi della trilogia.
Notevole come il bacino possa ruotare nonostante la parte centrale del jet copre tutto il torso fino al pube, ed abbia pure i pugni che ruotano, e nonostante l'ampio uso di massa per accessori ed altezza, non abbia vuoti come nei soliti posti fastidiosi come interno dei polsi, cosce e polpacci vari.
E parlando di accessori, ribadiamo che i moduli sulle braccia non solo hanno le ali che si piegano, ma come per la gimmick dell'originale, vi sono ripiegate all'interno ciascuno una lama in plastica viola trasparente, così come dello stesso materiale è la CYBER PLANET KEY ed il fucile che cita quello sparante del Voyager G.F.: quello originale era un rettangolone nero un po' anonimo col missile viola trasparente, questo invece ha un design più ricercato con un paio di alette qua e là, ed è esso stesso tutto viola trasparente!
Ma di bello il fucile ha che tramite un apposita fessura posteriore vi si può sistemare la C.P.K., oltre che nella fessura apposita sotto la nuca. Ah, infine, a proposito della schiena del nostro Astrum Cybertron, i due alettoni posteriori possono ripiegarsi al massimo verso il basso, dando così meno fastidio possibile rispetto invece a come un po' rimanevano più larghi del giocattolo Voyager del 2005.
La TRASFORMAZIONE è, come ovvio, molto simile all'originale ma con qualche tocco in più, ovvero le braccia che si ribaltano all'indietro ma non prima qui di aver ruotato di 180° ed aver fatto rientrare i pugni, un pannello poi che dietro la schiena si apre per nascondervi la testa, e le gambe che ruotano verso l'esterno e si ripiegano mentre si solleva il torso, ma con i pannelli dei polpacci che si aprono. Ed infine gli alettoni posteriori che si uniscono nella pinna
IL JET SPAZIALE è sputato all'originale come aspetto, a parte magari la zona della cabina di pilotaggio meno in rilievo, o le strisce rosse ai lati di queste ( cioè quindi sulle gambe ), così come le ali sarebbero un po' piccole ma non ci si fa caso se non con un confronto diretto col G.F. di un tempo, dato che per la fisionomia ed aerodinamicità del velivolo sono della giusta misura.
Anzi, ironico come senza i moduli alati e gli alettoni, e con la punta ripiegata, questo jet ricordi parecchio l'hovercraft spaziale di Scourge G1! :D
Comunque, tutti i dettagli dall'originale sono al loro posto, pure un modulo nero dietro la cabina a mimare la testa del robot che era nascosta alla buona! XD
Visto da sotto non è male, anche se ha i due pannelli dei polpacci uniti come fossero un modulo di entrata d'aria per il reattori, ma forse era meglio se lo rendevano comunque più aerodinamico. Di contro, il fucile può sistemarsi lì sotto semi nascosto come nel Cybertron o anche nell'alettone verticale, ed il jet ha ( a parte quelli per i moduli alati ) solo un paio di fori sotto per eventuali armi aggiuntive.
Insomma, un ottimo modello con una bella trasformazione, un robot strepitoso ed un gran bel jet col solo inestetismo della "presa d'aria" sotto il muso, ma per il resto finalmente un Generations praticamente perfetto, fedele e che migliora il già bello e carismatico giocattolo originale!
-Videorecensione
#transformers#hasbro#generations#decepticon#recensione#review#starscream#astrum#cybertron#galaxy force#legacy united#voyager#distructor#takara
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Questa è la prima pietra del Ponte sullo Stretto. Non sono sicuro che sia l’originale, perché ne esistono a decine, di tutte le epoche. E comunque, non ne esiste una sola che sia quella autentica.
Non esiste una vera prima pietra del Ponte sullo Stretto. Tutte valgono quanto questa: sono solo una promessa, una fantasia, una millanteria politica. Perché non è mai stata posata una seconda pietra. Di prime pietre, invece, si è ormai perso il conto.
La prima promessa di costruire il Ponte sullo Stretto risale agli anni Settanta. Che cosa avete capito: gli anni Settanta dell’Ottocento, un secolo e mezzo fa. Il governo Zanardelli promise di unire Sicilia e Calabria, sopra o sotto il mare, ovvero con un ponte o con un tunnel. Erano gli anni della rivoluzione industriale, c’era una fede illimitata nel progresso. Tutto pareva possibile, anche l’impossibile.
Vent’anni dopo il terremoto e maremoto di Messina, ottantamila morti, sconsigliò di costruire ponti da quelle parti.
Anche il cavalier Benito Mussolini disse che il Ponte si sarebbe fatto, per maggior gloria della nazione. Ma la cosa non ebbe seguito, nell’agenda politica del fascismo c’erano altre priorità, invadere l’Albania, spezzare le reni alla Grecia, si sa che la guerra è un’opera pubblica molto costosa.
Passano gli anni, i bimbi crescono, le mamme imbiancano, e nel 1981 il governo Forlani istituisce la società Stretto di Messina spa con il compito di realizzare l’opera. Per vent’anni la società è in essere e lavora al progetto, ma non ne rimane traccia percepibile.
Bettino Craxi nel 1988 annuncia che il Ponte sarà realizzato entro il 1998, ma anche lì, dopo un po’ non se ne sa più niente. Nessuna traccia del Ponte, a meno che il modellino che Berlusconi portò nel 2004 a Porta a Porta fosse il frutto paziente del lavoro ventennale della Società Stretto di Messina. Sapete, come quelli che costruiscono i modellini delle navi con i fiammiferi. Ci vogliono tempo e pazienza.
Nel 2008 il governo Prodi blocca il progetto, perché non ci sono soldi. Due anni dopo Berlusconi torna al governo e annuncia che il Ponte sarà fatto, anzi rifatto perché lo aveva già fatto, direi personalmente, a Porta a Porta sei anni prima.
Nel 2012 il governo Monti dice di nuovo che non ci sono i soldi e mette in liquidazione la nuova società che Berlusconi aveva nel frattempo istituito, che si chiamava Eurolink.
Nei giorni scorsi il governo in carica ha rilanciato l’idea. Anzi, ha proprio detto: il Ponte si farà. C’è dunque una nuova prima pietra, identica a questa, già pronta a Roma e in partenza per Villa San Giovanni. Il costo stimato (di tutto il Ponte, eh, non della prima pietra) è intorno ai 4 miliardi di euro, secondo calcoli meno ottimisti potrebbe raddoppiare, si sa come funzionano in Italia i preventivi, per ristrutturarti un bagno ti dicono dieci e tu già sai che saranno venti.
In attesa degli eventi, le vere notizie sono due:a prima è che gli unici a costruire effettivamente un ponte sullo Stretto furono i romani durante le guerre puniche. Secondo Plinio il Vecchio i romani costruirono un ponte di barche per far passare gli elefanti sequestrati ai cartaginesi. Per fortuna Berlusconi non ha letto Plinio il Vecchio, altrimenti avrebbe portato a Porta a Porta un elefante. La seconda notizia è che per andare da Palermo a Ragusa con i mezzi pubblici ci vogliono 12 ore. Esattamente come il tempo dei cartaginesi.
Concludendo. I ponti sono opere meravigliose. Spesso molto belle anche da vedere, comunque bellissime per la loro funzione, che è unire, avvicinare. Ma l’esatto contrario dei ponti sono le promesse a vuoto. Le promesse a vuoto rappresentano, appunto, il vuoto: allargano la distanza tra le due rive, la riva delle parole e la riva della realtà. Il famoso “Tra dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Mi piacerebbe essere il primo che passa lo stretto in tre minuti, percorrendo il nuovo ponte e dedicando il trionfo della tecnologia agli elefanti di Annibale. Ma prima di mettermi in coda voglio aspettare almeno la seconda pietra. Non per sfiducia. Per esperienza.
Michele Serra
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Modelli. Anzi, modellini.
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Giochi riusciti male
Lo confesso. Io adoro le italianate, vale a dire le pellicole anni Ottanta di casa nostra che facevano il verso a quelle americane. Però Cop Game, del 1988, è troppo perfino per una bocca buona come la mia. La confusissima trama è parzialmente ricalcata su Saigon, vedi caso dello stesso anno. Anche qui due poliziotti indagano su un omicidio commesso in Vietnam. Con alcune differenze, però. Recitazione e dialoghi sono terribili. Le sequenze d'azione sono sparpagliate alla cazzo, e c'è un inseguimento automobilistico che secondo me è stato realizzato impiegando dei modellini. L'andamento narrativo è palesemente altalenante. E mi fermo qui perché non sta bene infierire nel giorno di Nostro Signore. Ecco, ha un solo pregio. Dura poco.
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Stavo guardando lo speciale del programma "Ulisse" su Piero Angela. A parte il mio grandissimo amore per questo uomo incredibile fin dalla più tenera età (Quark iniziò nel 1981, io sono nata alla fine del '79 e mia madre mi raccontava che da piccola l'unico modo sicuro per ottenere un paio d'ore di tregua e silenzio era piazzarmi davanti a Quark) quello che ne emerge tra le tante cose è, in un certo senso, la nostalgia per quando le scoperte e l'innovazione andavano avanti a ritmo incalzante e il desiderio e il bisogno di comunicare diventavano pressanti. E allora ci si ingegnava in ogni modo e con ogni mezzo, la necessità rendeva creativi e si tiravano fuori scenografie eccezionali, modelli artistici e sorprendenti, inquadrature, macchine meccaniche di ogni tipo. Quando internet non c'era e i computer assomigliavano ancora ad un macinacaffè gigante e per creare un documentario bisognava passare ore al telefono, contattando esperti e scienziati di tutto il mondo, a sfogliare pubblicazioni e riviste, a dipingere scenografie e plasmare modellini (o modelli giganti come quelli dei dinosauri, ad esempio), a buttare giù tonnellate e tonnellate di appunti scritti a mano, su foglietti volanti dei quali poi magari bisognava andare a caccia perché se n'era perso uno. Sì, era molto più lento e difficile, ogni cosa diventava una sfida, ma che meraviglia e quanta soddisfazione... Quel senso del meraviglioso e quella soddisfazione che nella nostra realtà usa e getta forse sono andati in gran parte perduti. E poi la grande generosità di quest' uomo fuori dal comune, che ha voluto accendere la curiosità in generazioni di ragazzini e adulti, che ha fatto del metodo scientifico e della comunicazione efficace dei pilastri della propria incredibile vita. "Chi ti vuoi sposare tu, da grande?" "Piero Angela!"
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Edifici londinesi in carta riciclata https://www.design-miss.com/edifici-londinesi-in-carta-riciclata/ Una collezione di #modellini di carta che riproduce #edifici londinesi in stile brutalista
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lo stop motion si sta impossessando di me: ho sognato di costruire modellini tutta la notte 💤
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