#miseria e nobiltà
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Miseria e Nobiltà
Miseria e Nobiltà Miseria e Nobiltà In Europa il peperoncino è arrivato con Cristoforo Colombo. Il navigatore genovese lo conosce durante il suo primo viaggio e ne parla, per la prima volta, in una relazione di viaggio datata 15 gennaio 1493. Era arrivato a Espaniola, la moderna Haiti e scrive testualmente: “Vi era in abbondanza pure axi che è il loro pepe, di qualità che molto sopravanza quella…
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Pizza senza glutine da "Miseria e Nobiltà" a Taranto
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#celiachia#Cronache di una Celiaca#miseria e nobiltà#miseria e nobiltà taranto#pizza gluten free#pizza senza glutine#pizza senza glutine taranto#Taranto#taranto senza glutine
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Domande a cui rispondere
Ringrazio @pianetatschai che mi tagga in questa simpatica catena.
1. Are you named after anyone?
Mi chiamo come mio nonno paterno, Vincenzo. Non vi dico le volte che mi hanno fatto la battuta di Miseria e Nobiltà con Totò "Vincenzo m'è padre a me". Io rispondevo che a me era nonno.
2. Quando è stata l'ultima volta che hai pianto?
Quando è morto mio padre, ormai due anni fa.
3. Hai figli?
Ho un figlio maschio che chiamo Tigrotto.
4. Fai largo uso del sarcasmo?
Solo perché l'omicidio è illegale.
5. Quali sport pratichi o hai praticato?
Ho giocato a calcio ma a livello amatoriale dilettantistico e in squadre da 5 o 8 non certo a 11. Però ho fatto l'arbitro, vale? Ho praticato tennis con scarsi risultati.
Ora faccio camminate. Cioè non ora ora perché fa troppo caldo. Se ne riparlerà a settembre. Nell'attesa farò nuoto al mare.
6. Qual è la prima cosa che noti in una persona?
Fisicamente devono colpirmi gli occhi. Mi piacciono le persone intelligenti, non invadenti e generalmente ho scoperto di preferire persone riservate.
7. Qual è il colore dei tuoi occhi?
Castano scuro. Una volta mi dissero che sono "profondi"... non ho mai ben capito cosa significhi.
8. Scary movies o happy endings?
Mi piacciono i film di spavento anche se finiscono male. Va pur detto che se almeno al cinema non c’è l’happy ending ci resto male, un po’ come nel primo Nightmare che finisce… no vabbè dai niente spoiler.
9. Qualche talento particolare?
A parte disegnare, conosco a memoria i nomi e numeri di maglia della nazionale italiana campione del mondo 1982. Pure quella del 2006. Anche quella dell’Argentina 1986. Sono campione mondiale di procrastinazione e faccio pure una discreta pizza.
10. Dove sei nata?
Nella città di Gabriele D’Annunzio e di Ennio Flaiano, nella terra famosa più per gli arrosticini che per le sue montagne. Benché molti credano che Pescara sia nelle Marche sono nato in Abruzzo. A Pescara, per l’appunto.
11. Quali sono i tuoi hobby?
Modellismo ferroviario (che però non pratico non avendo sufficiente spazio e soldi), disegnare, leggere.
12. Hai animali domestici?
No nessun animale domestico. In generale pur amando molto gli animali preferisco non tenerli in casa perché mi sembrerebbe di tenerli sempre un po’ prigionieri.
13. Quanto sei alto?
Circa 1.77 m da disteso.
14. Materia preferita a scuola?
Disegno, italiano e storia. Ma alla fine molto poco italiano e storia e molto disegno. Ho imbrattato tutti i libri nelle seconde e terze di copertina con i miei disegni. Pure i libri di italiano e storia, ovviamente.
15. Dream job?
Disegnatore di fumetti.
A questo punto dovrei taggare qualcuno e scelgo @mybittersweet @crisigenerica @surfer-osa @labluesky e chiunque si senta di farlo.
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Prese
La primavera del 1789 in Francia fu meteorologicamente disastrosa: freddo fino a maggio, grandinate e piogge fortissime ridussero i campi in miseria. Il prezzo del pane raddoppiò e in tutta la Francia serpeggiava il sinistro sentore di carestia. Luigi XVI deve ricorrere al sostegno di Jacques Necker, politico ed economista svizzero, come ministro dell’economia. In primis, per cercare di arginare il malcontento popolare che mal digeriva lo sfarzo di corte a Versailles. Il suo principale tentativo è quello di ottenere la ripartizione egualitaria delle tasse. Le classi borghesi e popolari, riunite nel "Terzo Stato”, sono i ceti che soffrono maggiormente il peso tributario. Il 5 maggio 1789 viene indetta l’Assemblea degli Stati Generali. Sono passati ben 175 anni dall’ultima volta. Il “Terzo Stato” ha la maggioranza numerica di deputati, ma il suffragio si svolgerà non per voto pro capite, bensì per ordine sociale, soluzione quest’ultima che avvantaggerebbe l’alleanza fra clero e nobiltà. Ma il 20 giugno del 1789, il “Terzo Stato”, insieme ad una piccola percentuale di esponenti degli altri due ceti, decide di radunarsi a parte per costituire “L’Assemblea dei deputati della Nazione”. La loro autoproclamazione è di fatto un affronto al Re in persona. La soluzione politica che Luigi XVI aveva affidato al ministro Necker, è ormai irrealizzabile. La nuova Assemblea si ritira nella sala dedicata al gioco della palla corda, per proclamare un giuramento solenne. La destituzione del ministro delle Finanze Jaques Necker, da parte del sovrano Luigi XVI, è per Parigi la prova inconfutabile della congiura aristocratica, il segno della bancarotta e della controrivoluzione. Così la mattina del 14 luglio 1789 la popolazione parigina insorge, riversandosi nelle strade con una bandiera tricolore: nasce la drapeau française. Il rosso e il blu simboleggiano Parigi, il bianco è il colore della dinastia borbonica. Quella mattina settemila insorti attaccano l’armeria de l’Hotel Des Invalides. Il bottino è di quasi trentamila fucili e diversi cannoni, ma della polvere da sparo nessuna traccia. Il popolo però sa dove trovarla: a Saint Antoine, nel centro della città, dove sorge la fortezza della Bastiglia. Prende avvio l’assedio di questo tetro carcere, simbolo dell’Ancien Régime, costruito sotto il regno di Carlo V, che detiene al momento dell’insurrezione solo sette prigionieri: quattro falsari, il Conte di Solages e due folli. Annientata l’ultima resistenza delle guardie del comandante De Launay, la Bastiglia è presto conquistata da migliaia di rivoltosi. Luigi XVI, sconvolto, decide di riassumere il ministro Jacques Necker e spera in una tregua, ma la protesta è ormai dilagata nelle maggiori città del paese e non solo. Le notizie che giungono da Parigi, unite all’insostenibile condizione determinata da più di un decennio di recessione, spingono alla ribellione. A dare adito all’insurrezione è la rabbia accumulata, la carestia e la disperazione della popolazione francese. Con la presa della Bastiglia e il martirio dei parigini uccisi per la libertà, si accende la prima scintilla della Rivoluzione, un colpo violento che sarà il primo di una lunga serie. Da quel 14 luglio 1789, la rivolta, divenuta rivoluzione, ha trionfato sul potere assoluto, delineando le sorti di una Nazione. E, per la Francia così come per tutti i popoli dell’Europa, niente sarà più come prima.
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Influencer scrocconi, la rabbia del titolare di un hotel romano: «Voleva 600 euro e notti gratis per 3 persone. Vergogna. Ora basta»
Ripetiamolo, perché forse non è chiaro.
La signora influencer pretendeva non solo il pernottamento gratuito per sé, altre due persone e il cane.
Voleva pure che l'albergo le sganciasse 600€.
È la versione, calata nella realtà, di quella scena del film "Miseria e nobiltà" in cui il coinquilino di Totò pretendeva che quest'ultimo andasse a fare la spesa a credito e si facesse dare in sovrappiù dal negoziante le lire con cui comprarsi i sigari.
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Una lettera sul Pitocchetto
Caro Piero 1, ho visto: Lotto, Palma il vecchio, Cariani, Savoldo, Romanino, Morone, Moretto e poi ancora Fra Galgario, Piazzetta,
e perché no, Baschenis, Bettera ecc. tutti operativi nei due secoli d’oro della pittura Bergamasca e Bresciana (che allora però era sotto Venezia).
Perché no il Ceruti? No, non il Gino di Gaber, che “lo chiamavan drago”; Ceruti Giacomo soprannominato il Pitocchetto (Milano 1698- 1767), quello di Miseria e Nobiltà. No, non la commedia del grande Eduardo napoletano, quella del Museo di S. Giulia nella Brescia Capitale della Cultura dell’anno del Signore 2023 appena cominciato e bisognerà pure precipitarsi a Bergamo, associata per la grande occasione!
Perché no il Pitocchetto? A parte un paio di nature morte decenti della cucina bresciana (polenta e usei + graspa da raspi di Franciacorta filtrata nel cappello del montanaro, ah indelebile ricordo dell’amico ospite egregio negli anni ’60 / ‘61), pura fotografia, pura documentazione realistica della faccia di popolani e di signori. Sì, anche di quelle dei poveracci. Si occupa uno spazio un po’ negletto (ma l’idea non fu solo sua, è un po’ nell’aria spagnola-asburgo-veneta, e anche del grandissimo Velasquez) e si soddisfa una clientela con senso di colpa. E cosi il ritratto di chi ti dà del pitocco, perché non ce la fa a comprartelo,finisce nella sala da pranzo con camino fumante, insieme con la granseola appena arrivata da Venessia: Toh, l’è propio l’ciabatin, l’è lu!
La somiglianza non è facile a cogliersi! Allora perché no il Pitocchetto?
Perché l’arte non è solo mestiere, non imita la realtà, è invenzione. Per rendere la somiglianza poi di mestiere ne basta poco e ammesso e non concesso che ci sia, l’arte non è solo la toppa nel vestito, lo straccio, il cappello sfondato. La realtà, tutta la realtà è transeunte: una teoria di facce scomparse, nobili e poveraccie. Cosa crei a imitare la realtà ? l’arte è luce, tocco, sorpresa; è oltre la realtà. Al massimo, se ci riesce, consolazione per la morte. Qui casca l’asino, mentre il colore meravigliato nell’occhio di Fra Galgario è invenzione, aggiunta a qualcosa che non c’era, irrealtà. Perfino il parruccone in grigio matita del von austriaco (non mi ricordo più come si chiama) è luce autentica, sensibilità delicata dell’occhio del Piazzetta, lì nella stessa sala!
Ma allora perché tanto casino, tanto rumore (“Un grandissimo pittore” gli organizzatori) per questo produttore in serie di scatti fotografici su stracci ineccepibili? Ma è logico: è la democrazia! W il ritratto dei poveri migranti, quelli scampati alle carestie con la polenta delle americhe spagnole o ai naufragi nel Canale di Sicilia (7.3.23): mettiamoglieli in casa a sti borghesi arricchiti! Hai visto come siamo democratici? oggi come ieri e senza bisogno della cura suprema dell’atmosfera, alla Chardin, o più modesta, alla Baschenis (bergamasco con liuto cremonese). Oggi come ieri, perché anche oggi siamo furbi e sappiamo sfruttare le mode, le orde di piccoli schiavi della burrrocrazia (non è un lapsus) a caccia di patenti intellettuali, intruppati dietro le guide museali, biglietto 28 Euri sonanti (14 Museo di Villa Giulia + 14 Martinengo) per un centinaio, dicesi almeno cento, fotografie antelitteram, come quelle dei telefonini odierni alla portata di tutti i cretini, anzi soprattutto di genere femminile, cretine: è così bello apparire con la propria coiffure nel selfie davanti al Pitocchetto della Capitale della cultura!
Bah, che nausea, caro Piero! Perché ho scelto quel mestiere? Che nausea la realtà, i telefonini, le mostre di fotografia, la democrazia, il Pop. Sfoglio un contemporaneo del pitocco, niente popò di meno che Denis Diderot: “l’imagination ne crée rien, elle imite, pour creer il faut avoir de l’exprit critique” (1750 o giù di lì e Oscar Wilde 1880, citato da Carmelo Bene 2002). W la tabula rasa (3)
1 ½ Botta, che mi ha consigliato la mostra.
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Le più famose commedie napoletane al cinema
La commedia napoletana è una tradizione teatrale e cinematografica che ha origini antiche. I suoi protagonisti sono spesso personaggi popolari, come pescatori, contadini, artigiani, che si trovano a vivere situazioni comiche e rocambolesche. La lingua napoletana, con la sua ricchezza di espressioni e il suo ritmo incalzante, è uno dei tratti distintivi di questa commedia. Il cinema napoletano ha contribuito a diffondere questa tradizione in tutto il mondo, regalando al pubblico capolavori che sono ancora oggi considerati dei classici. Ecco alcune delle più famose commedie napoletane al cinema: - Miseria e nobiltà (1954), diretto da Mario Mattoli, è un adattamento dell'omonima commedia di Eduardo Scarpetta. La storia racconta di un sarto napoletano che, per sfuggire ai creditori, si traveste da nobile e si rifugia in un palazzo. - L'oro di Napoli (1954), diretto da Vittorio De Sica, è un film a episodi che racconta la vita quotidiana di alcuni personaggi napoletani. I protagonisti sono un gruppo di pescatori, un venditore di palloncini, un gruppo di bambini e una donna che vende frutta. - Ieri, oggi, domani (1963), diretto da Vittorio De Sica, è un film a episodi ambientato a Napoli, Roma e Torino. I protagonisti sono tre donne, interpretate da Sophia Loren, Marcello Mastroianni e Jean-Paul Belmondo. - Matrimonio all'italiana (1964), diretto da Vittorio De Sica, è un adattamento della commedia teatrale di Eduardo De Filippo "Filumena Marturano". La storia racconta di una donna napoletana che, dopo aver vissuto con un uomo per 25 anni, lo costringe a sposarla. Questi film hanno contribuito a rendere Napoli una delle città più iconiche del cinema italiano. Le loro storie, i loro personaggi e la loro lingua sono diventati parte della cultura popolare italiana e internazionale. Perché le commedie napoletane hanno così tanto successo? Le commedie napoletane hanno così tanto successo per diversi motivi. Innanzitutto, sono storie che parlano di persone comuni, con i loro problemi e le loro aspirazioni. Il pubblico può facilmente identificarsi con i protagonisti e le loro vicende. In secondo luogo, la commedia napoletana è caratterizzata da un umorismo vivace e pungente, che spesso si basa sull'uso della lingua napoletana. La ricchezza di espressioni e il ritmo incalzante della lingua napoletana contribuiscono a creare un'atmosfera comica e coinvolgente. Infine, le commedie napoletane sono spesso ambientate a Napoli, una città dalla forte personalità e dal fascino unico. La bellezza della città, la sua storia e la sua cultura sono spesso presenti nelle storie, contribuendo a creare un'atmosfera ancora più suggestiva. Ecco alcuni dei motivi specifici che hanno contribuito al successo: - La presenza di attori e registi di grande talento. I film napoletani hanno avuto la fortuna di avere nel cast alcuni dei più grandi attori e registi italiani, come Vittorio De Sica, Eduardo De Filippo, Sophia Loren, Totò, Peppino De Filippo, Mario Mattoli, Luchino Visconti e tanti altri. - La capacità di raccontare storie universali. I film napoletani non sono semplici commedie ambientate a Napoli. Sono storie che parlano di amore, famiglia, amicizia, tradimento, ambizione, e che possono essere apprezzate da un pubblico di qualsiasi provenienza. - L'uso della lingua napoletana. La lingua napoletana è una lingua ricca e musicale, che può essere utilizzata in modo efficace per creare un'atmosfera comica. I film napoletani hanno sfruttato questo potenziale, rendendo la lingua napoletana uno dei loro tratti distintivi. Foto di Elias da Pixabay Read the full article
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Miseria e nobiltà!
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George Orwell, tra allegoria e distropia
Lo scrittore che diede una svolta alla fantascienza del Novecento… George Orwell nacque in India il 25 giugno 1903 con il nome di Eric Arthur Blair, a Motihari, nel Bengala, da una famiglia di origine scozzese. Il padre, angloindiano, era funzionario dell'Indian Civil Service, l'amministrazione britannica in India e faceva patrte di a quella borghesia dei sahib che lo scrittore stesso definì ironicamente come una "nobiltà senza terra", per le pretese di raffinatezza e decoro che contrastavano con gli scarsi mezzi finanziari. Tornato in patria nel 1907 con la madre e le due sorelle, lo scrittore visse nel Sussex, dove si iscrisse alla Saint Cyprian School, ma ne uscì con un opprimente complesso d'inferiorità, dovuto alle sofferenze ed alle umiliazioni che era stato costretto a subire per tutti i sei anni di studio, come racconterà nel saggio autobiografico Such, Such were the Joys del 1947. Rivelatosi uno studente precoce e brillante, Orwell vinse una Borsa di Studio per la famosa Public School di Eton, che frequentò per quattro anni, e dove ha per insegnante Aldous Huxley, narratore che, con le sue Utopie alla rovescia, ebbe una grande influenza sul futuro scrittore. George non proseguì gli studi ad Oxford o Cambridge ma, spinto da un profondo impulso all'azione, e probabilmente anche dalla decisione di seguire le orme paterne, si arruolò nel 1922 nella Indian Imperial Police, prestando servizio per cinque anni in Birmania poi, diviso tra il disgusto per l'arroganza imperialista e la funzione repressiva che il suo ruolo gli imponeva, si dimise nel 1928. Rientrato in Europa, il desiderio di conoscere le condizioni di vita delle classi subalterne lo spinse a umili mestieri nei quartieri più poveri di Parigi e di Londra, dove sopravvisse grazie alla carità dell'Esercito della Salvezza e sobbarcandosi lavori umili e miseri, come disse nel romanzo-resoconto Miseria a Parigi e Londra. Tornato in Inghilterra Orwell alternò all'attività di romanziere quella di insegnante in scuole private, di commesso di libreria e di recensore di romanzi per il New English Weekly e, scoppiata la Guerra Civile Spagnola, vi prese combattendo tre le file del Partito Obrero de Unificacción Marxista. L'esperienza spagnola e la disillusione procuratagli dai dissensi interni della Sinistra lo spinsero a pubblicare un diario-reportage ricco di pagine drammatiche e polemiche, Omaggio alla Catalogna, nel 1938, acclamato come il suo lavoro migliore. Durante la Seconda Guerra Mondiale curò per la BBC una serie di trasmissioni propagandistiche dirette all'India, quindi divenne direttore del settimanale di Sinistra "The Tribune" ed infine corrispondente di guerra dalla Francia, Germania e Austria, per conto dell'Observer. Nel 1945 pubblico il primo dei suoi due romanzi utopici La fattoria degli animali che, coniugando il romanzo con la favola animale e la lezione satirica, è un unicum della narrativa orwelliana e nel 1948 esce 1984, utopia che prefigura un mondo dominato da due superstati in guerra tra loro, scientificamente organizzati all'interno in modo da controllare ogni pensiero ed azione dei propri sudditi. Orwell scrisse anche molta saggistica, che spaziò dalla critica letteraria ad argomenti sociologici, sino al pericolo dell'invasione della Letteratura da parte della Politica fino alla scomparsa, avvenuta il 21 gennaio 1950 in un ospedale di Londra. Read the full article
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ALVIGNANO: ATTESA PER IL PALIO DELLE CONTRADE
ALVIGNANO – Si terrà domenica 16 aprile a partire dalle ore 14:30 in piazza Notarpaoli di Alvignano il Palio delle Contrade, evento organizzato da tutte le Associazione del posto e patrocinato dal Comune. Le 7 contrade in gara sfileranno a tema cinematografico per aggiudicarsi il labaro 2023. I gruppi in particolare hanno scelto “un animale” per contraddistinguersi e un’interpretazione davvero speciale da regalare a quanti decideranno di esserci e di non perdere la prima edizione di un evento che sarà riproposto nei prossimi anni. Nel dettaglio la Contrada della Volpe vestirà i panni di “Grease”; la Contrada dello Scorpione Mercoledì Addams; la Contrada dell’Istrice Tutankhamon Il Fanciullo; la Contrada della Gazzella ha scelto il tema dei Blues Brother; la Contrada del Giaguaro punta, invece, su Pinocchio; la Contrada del Lupo ha pensato ai Pirati dei Caraibi e la Contrada dell’Aquila Miseria e Nobiltà. Si tratterà di una parata dinamica ed interpretazione del tema scelto, a cui seguiranno premiazione (la consegna di un drappo prezioso, che è appunto il Labaro del Palio Alvignanese) e tanto divertimento. La manifestazione sarà condotta e presentata dalla giornalista Federica Landolfi, le musiche e l’intrattenimento saranno a cura di Dj Raf.
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A Grosseto “Miseria e Nobiltà, uno spettacolo a sostegno delle donne vittime di violenza
A Grosseto “Miseria e Nobiltà, uno spettacolo a sostegno delle donne vittime di violenza. Sabato 15 aprile, al Teatro degli Industri, la compagnia “Il Teatraccio” porterà in scena “Miseria e Nobiltà”, la celebre commedia scritta da Eduardo Scarpetta. L'evento è organizzato dal Comune di Grosseto e da “Tutto è Vita”, Centro Antiviolenza Elisabetta Fiorilli, che offre sostegno a donne vittime di maltrattamenti e ai loro figli. Parte del ricavato sarà destinato ad una raccolta fondi per l'acquisto di un immobile che possa ospitare le donne che subiscono soprusi. «Un modo per divertirsi a teatro e, allo stesso tempo, contribuire a sostenere un'importante causa sociale – hanno dichiarato il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e l'assessore alla Cultura Luca Agresti - purtroppo il fenomeno delle violenze familiari continua ad aumentare. Grazie al lavoro delle ONLUS, come “Tutto è Vita”, le persone che subiscono maltrattamenti hanno la possibilità di ricevere conforto e sostegno».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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"Miseria Nobiltà", Giacomo Ceruti in mostra a Brescia
di Ida Bini (ANSA) – BRESCIA, 13 FEB – Si inaugura il 14 febbraio al museo di Santa Giulia a Brescia la grande mostra “Miseria & Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del ‘700”, dedicata al pittore settecentesco Giacomo Ceruti, noto come Pitochetto. Fino al 28 maggio è possibile ammirare 60 opere dell’artista lombardo che, con le sue toccanti rappresentazioni dei ceti umili e i suoi ritratti…
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Miseria e nobiltà
Bravo! Viva l’ignoranza! E se ha dei figlioli non li mandi a scuola, per carità! Li faccia sguazzare nell'ignoranza!
Totò
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Miseria & Nobiltà. GIACOMO CERUTI nell’Europa del Settecento Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto non fu solo un raffinato ritrattista ricercato e conteso dall’aristocrazia del tempo ma anche un attento pittore degli ultimi, capace di rappresentare con realismo la povertà e la miseria di un’umanità sofferente.
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Miseria e Nobiltà - Film Completo Full Movie (Multi Subs) by Film&Clips
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