#miniera di sale
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yaellaharpe-blog · 7 months ago
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This 3100-year-old wooden staircase is the oldest in Europe and was found in a Hallstatt salt mine in Austria
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(English / Español / Italiano)
Esta escalera de madera de 3100 años es la más antigua de Europa y se encontró en una mina de sal de Hallstatt en Austria
Questa scala in legno di 3100 anni è la più antica d'Europa ed è stata trovata in una miniera di sale di Hallstatt in Austria
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oscuroio · 1 month ago
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Lettera ad un padre.....
Scusami Padre, se in tutto questo tempo ti sono stato lontano, ma ero fuori di mente ed ora me ne pento.... Ti dedico queste righe tra i pensieri di te che affiorano nella mente. Trema la mia mano, sul foglio bagnato, dal dolore e lacrime di sale sull'inchiostro corvino. Ti chiedo perdono Padre, per quanto ti ho fatto soffrire con la mia insolenza, ma ero giovane e non capivo.... Tu mi hai educato a modo tuo e punito severamente, ed ora capisco il significato, e la cinghia l'ho meritata tutta. Tu, uomo di altri tempi, roccia che non conosceva paura e fatica, ci hai cresciuto nella semplicità ed umiltà, ti sei spaccato la schiena nei campi, e rischiato la vita in miniera, per donarci un futuro migliore, e ci sei riuscito alla fine. Poi arriva quel giorno maledetto.... quel foglio nelle mani di mia madre, ricordo il suo sguardo d'un tratto spento nel buio, alla notizia del tuo brutto male, mentre tu, seduto in poltrona col tuo giornale di sempre, eri ignaro del triste tuo destino. Quando sono partito per sempre, eri lì, già sofferente, sostenuto da mamma, in attesa che il treno partisse, e con una scusa hai voltato lo sguardo, per nascondere le lacrime ed il pianto. Dio sa quanto ho sofferto e pianto anche io durante il mio viaggio. Ti chiedo scusa mio Padre, in tutto questo tempo, per non averti portato dei fiori, tre piccoli fiori ad un uomo, ad un padre e ad un amico di sempre. Rimarrà indelebile di te, in me, il ricordo e l'amore marchiato nella mente e nel cuore.
Scusami Padre........
OscuroIo
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libriaco · 1 year ago
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4 dicembre, Santa Barbara
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«Guardi, diceva un minatore muovendo in giro la mano tesa, tutto quello che lei vede è della Montecatini. Non si può sbagliare.» La Montecatini, qua a Niccioleta, possiede le case, le strade, gli spacci aziendali, i mezzi di trasporto, le sedi dei partiti politici, il terreno circostante. Della Montecatini sono i grossi casamenti gialli, sparsi in disordine per le pendici di questi colli scabri, collegati appena da un sentiero scosceso, con larghi improvvisi sterrati nudi; il palazzotto del dopolavoro, una costruzione pseudo - razionale, di taglio littorio, stile 900, come si diceva nel ventennio; e la chiesa, un altro scatolone con una specie di pronao rettangolare, che fa pensare ad una palestra di boxe. Son della Montecatini le grigie e scialbe casette degli impiegati, e la mediocre villa della contadina, ed i più vecchi amano ancora, dopo la miniera, coltivare un pezzetto di terra, per cavarne ortaggi, od allevarvi un coniglio, un paio di galline. Molti operai non abitano qui, ma nei villaggi vicini, a Prata, a Monterotondo, o vengono addirittura da Massa Marittima: tutti su automezzi della Montecatini; prima della guerra venivano in bicicletta, e non pochi a piedi, dieci chilometri di strada e dopo il lavoro.
L. Bianciardi, La lambretta dei minatori [1954]. Online QUI.
Immagine: Il pranzo del minatore, miniera di Niccioleta (GR), primi anni '70. Nel 'caldaino', conservato nella 'panierina', il primo e il secondo. E nella 'panierina' anche il vino, il pane, il sale, le posate… I topi, dove c'erano, riuscivano a penetrare nelle panierine (di cartone pressato) e allora se ne doveva usare una di lamiera zincata.
La foto, ovviamente 'in posa', da QUI.
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mccek · 2 years ago
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Notte nera, notte in bianco
Mi apro un parco tra le paranoie
Nel porto pronto al grande sbarco
Ma questo non mi riguarda
Qualcosa qui non mi esalta
La febbre non c'è ma la temperatura sale su
La notte ha vomitato l'alba nei mari
Lupi di mare mannari
Che fissano una luna in fondo al mare blu
La notte cupa lupa, le sensazioni
Ogni genio prima o poi torna nella teiera
E quella lupa è da una vita che allatta questi due soli
È da una vita che è una strana luna di notte piena
Si fuma dentro una miniera
Chiacchierando con i vermi
Mentre già si stanno trasformando in hummus
Io faccio una preghiera
Per i figli di dio su croci di lamiera
Mentre mi sto trasformando in lupus
Licantropi io guido un autobus notturno
Il capolinea scritto sul display sembra un refuso
Recito ciò che è illecito, sveglio ma taciturno
E mi agito per questo strano turno in cui mi hanno recluso
È tragico, adesso accosto intanto che spengo i fari
Entro nel bosco ed esco con i lupi mannari
Il baffo magico di cranio fermerà il tuo sparo
Facciamo versi strani mettiti al riparo
L’abc del rap italiano Pt.45
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fashionbooksmilano · 11 months ago
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Sandro Sanna
Opere 1990-2000
Testi di Maurizio Calvesi, Augusta Monferini
Mazzotta, Milano 2000, 72 pagine, 21x24cm, ISBN 88-202-1415-6, Testo Italiano e Inglese
euro 20,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Vibo Valentia Palazzo De Riso Gagliardi luglio/agosto 2000
Nel 2000 una grande mostra curata da Maurizio Calvesi e Augusta Monferini, propone opere del decennio 1990-2000 nelle sale del Palazzo De Riso Gagliardi di Vibo Valentia. Questa retrospettiva mette in luce alcuni passaggi fondamentali del lavoro dell’artista: in particolare la serie dei Luce Formante, Miniera del Sole, Rock Nero Sabbia, Pietre, Bisanzio, Geodi, Maglie e Derive e Lo Specchio dei Pianeti,  che esposti contestualmente e nel medesimo luogo rendono evidente l’evoluzione della poetica incentrata sull’allusione alla tridimensionalità, sullo spaesamento percettivo e sulla “riduzione” della materia, che per sua propria peculiarità cromatica o riflettente sostituisce il colore. 
03/02/24
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yoursticazzi · 1 year ago
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⁰[…]
Era l’arcana miniera delle anime.
Simili a silenziose vene d’argento
ne penetravano la tenebra.
Tra radici scaturiva il sangue che sale verso gli uomini
e greve come porfido appariva nella tenebra.
Nient’altro era rosso.
C’erano rocce
e boschi inanimati. Ponti sopra il vuoto
e quello sconfinato e grigio stagno
cieco che pendeva sul suo fondo lontano
come cielo di pioggia su un paesaggio.
Tra i prati, placida e colma di indulgenza,
biancheggiava pallida la striscia di un unico
sentiero, stesa nella sua lunga incertezza.
Venivano per quest’unico sentiero.
[…]
_____
Rainer Maria Rilke
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dropsofsciencenews · 4 months ago
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Un Vecchio Fagiolo da Record
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Può un seme essere tra i più grandi mai registrati nel registro fossile, rappresentare la prima testimonianza di migrazione tra placche tettoniche verso la regione australiana ed essere anche l’unico antenato registrato del Castano Magnifico (Castanospermum australe)? La risposta è un triplice sì.
Di chi stiamo parlando? Il suo nome è Jantungspermum gunnellii, una pianta leguminosa che risale al periodo Eocene, in particolare a circa 34-40 milioni di anni fa.
La scoperta di questa pianta è stata frutto di estrema determinazione e, forse, anche di un po' di fortuna. Raccogliere fossili in Borneo meridionale è una sfida notevole: la maggior parte delle rocce in superficie è costantemente erosa dalle forti piogge tropicali, coperta da fitta vegetazione e, in molti casi, sovrastata da edifici o terreni agricoli. Nonostante queste difficoltà, nel 2014, un team di ricercatori ha raccolto dai filoni di una miniera di carbone nel Sud Kalimantan, Borneo indonesiano, tre grandi semi fossili, il più grande dei quali misurava 7,2 cm di lunghezza, oltre a 43 foglie e due campioni di polline. Tutto il materiale è stato portato in laboratorio per analisi dettagliate.
Con grande sorpresa dei ricercatori, i semi trovati sembrano essere antichi parenti del genere Castanospermum, di cui oggi esiste solo una specie al mondo. Tuttavia, questo lignaggio nasconde ulteriori sorprese legate ai movimenti tettonici. La collisione tra le placche tettoniche del sud-est asiatico e dell'Australia, iniziata circa 20 milioni di anni fa e ancora in corso, ha portato a un significativo scambio di specie vegetali e animali tra queste masse terrestri. Durante il Cenozoico, l'area è stata interessata da due importanti fenomeni geologici: le collisioni Asia-India e Sahul-Sonda. Sahul è parte della piattaforma continentale del continente australiano e giace al largo delle coste dell'Australia, mentre Sonda fa parte della placca euroasiatica. Il contatto e collisione tra queste zone ha permesso a numerose linee vegetali provenienti dall'Australia di migrare fino all’Asia. Questo è evidente dal fatto che le specie presenti nei record fossili asiatici si trovano anche nei più antichi record fossili australiani, suggerendo che queste piante si siano evolute inizialmente in Australia e successivamente abbiano colonizzato l'Asia, fornendo un chiaro segnale temporale della migrazione.
Ma le piante potrebbero aver compiuto anche il viaggio contrario, dall'Asia all'Australia? La rarità di macrofossili vegetali provenienti da Sonda ha finora limitato la comprensione della vegetazione pre-collisione e delle piante che migrarono da Sonda a Sahul.  Le prove a riguardo erano scarse e basate principalmente su dati palinologici e molecolari. Fino ad oggi. Aver scoperto questo seme ha fornito la prima evidenza macrofossile di una linea evolutiva vegetale che si è spostata dall'Asia all'Australia. Dato che Jantungspermum appartiene alla stessa sottofamiglia del Castanospermum, possiamo ipotizzare anche come i semi si siano spostati. Oggi, Castanospermum disperde i suoi semi utilizzando baccelli galleggianti e tolleranti al sale, capaci di viaggiare per chilometri in fiumi e oceani, specialmente dopo eventi tempestosi. I semi fossili di Jantungspermum sono stati recuperati dal Membro superiore di Tambak (un membro è una parte di una formazione geologica distinguibile dal resto della formazione stessa in base alle sue caratteristiche litologiche) in un paleombiente deposizionale costiero, probabilmente salmastro, suggerendo che i loro baccelli abbiano viaggiato una distanza significativa, analogamente ai suoi discendenti, dalla pianta genitrice ripariale prima di disintegrarsi e rilasciare i loro semi.
L’incredibilità di questo seme non finisce qui. Questi fossili rappresentano anche i legumi fossili più antichi dell'arcipelago malese. Inoltre, i semi sono tra i più grandi mai registrati nei fossili, esclusi quelli di noci di cocco e alcune altre palme. Crescevano probabilmente in un baccello che raggiungeva la lunghezza di una mazza da baseball e poteva contenere fino a cinque semi.
Il nome Jantungspermum gunnellii deriva dalla parola indonesiana "Jantung", che significa cuore, in riferimento alla forma del seme fossile. "Spermum" significa seme in latino, mentre il termine specifico "gunnellii" è un omaggio al defunto Gregg Gunnell, un paleontologo di vertebrati precedentemente al Duke University Lemur Center, che ha guidato la spedizione.
Ci sono ancora molte storie sepolte sotto la roccia e, a volte, un piccolo grande seme può svelarcene una.
fonte
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benissimamente · 1 year ago
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Miniera di sale di Petralia.
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vorticimagazine · 1 year ago
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La mostra "Favoloso Calvino"...
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Dallo scorso 13 Ottobre, alle Scuderie del Quirinale, è possibile visitare una mostra particolarmente interessante intitolata: “Favoloso Calvino. Il mondo come opera d’arte: Carpaccio, de Chirico, Gnoli, Melotti e gli altri”. La rassegna è stata pensata e organizzata per celebrare il centenario della nascita di Italo Calvino. Sicuramente si compie un viaggio entusiasmante attraverso la vita, i luoghi, l’impegno politico e civile, l’immaginario e la produzione letteraria di questo nostro straordinario protagonista del Novecento e noi di Vortici.it vi aiuteremo a scoprirne l'importanza e il fascino che porta con sè. Guarda il video di Vortici TV a questo link...La mostra "Favoloso Calvino": un evento inaugurato dal Presidente della Repubblica...
Alla mostra "Favoloso Calvino" sono esposte più di duecento opere tra dipinti, sculture, disegni e illustrazioni di decine di artisti dal Rinascimento a oggi: codici miniati medievali, arazzi, fotografie e ritratti d’autore e molte prime edizioni dei libri di Italo Calvino.
Le sale delle Scuderie del Quirinale vivono dunque tutti i temi calviniani: dall’impronta cosmopolita all’apertura internazionale delle ricerche scientifiche, dall’attrazione per la modernità urbana contemporanea alle proiezioni cosmogoniche suggerite dall’astronomia, senza mai dimenticare gli orizzonti dell’immaginazione fiabesca. Immagini, opere e oggetti di varia natura, dialogano costantemente in mostra con le parole dello scrittore. Non viene dunque tradito lo spirito di Italo Calvino perché, è nell’esortazione a guardare – “il cervello comincia dall’occhio”, scriveva l’autore ligure – che definisce il progetto curato dal professor Mario Barenghi (per la prima volta curatore di una mostra), come esercizio di avvicinamento all’immaginario calviniano, non a caso filtrato attraverso il suo rapporto con le arti visive. Per aiutarne la comprensione si forniscono coordinate biografiche e geografiche – il rapporto con la natura filtrato dall’impegno in campo agronomico e botanico dei genitori Mario Calvino ed Eva Mameli, una donna di cui ci siamo occupati nella nostra rubrica Rivoluzione al femminile. In generale lo possiamo definire un progetto visivo, attraverso la figura e l’opera dello scrittore, che si rivolge sia al pubblico degli estimatori di Calvino sia ai lettori nuovi, in particolare ai giovani, che solo ora si avvicinano ai suoi testi, destinando particolare attenzione al rapporto di Calvino con le arti. Per la prima volta è indagato così compiutamente in una mostra, anche grazie al sostegno e alla disponibilità d’istituzioni pubbliche e private nazionali e internazionali e di numerosi artisti e collezionisti. La scommessa di questa iniziativa, che vorrebbe porsi come un possibile modello per altre esposizioni dedicate alla letteratura, consiste nel proposito di visualizzare il percorso creativo dello scrittore mettendo in relazione ambienti reali, forme dell’immaginario, visioni, teorie. “Il punto di partenza – spiega Mario Barenghi – è un’immagine nata chissà come – che si porta dietro a volte per anni; a poco a poco dall’immagine comincia a dipanarsi una storia, che gradualmente dispiega significati inattesi e acquista senso. Più tardi, a innescare la fantasia calviniana saranno diversi fattori: le teorie cosmologiche, gli arcani dei tarocchi, oggetti d’uso quotidiano. Costante rimane però l’avvio da uno spunto visuale, di cui il lento lavoro della scrittura rivela le potenzialità dandogli forma di racconto”. Per Calvino l’arte rappresenta pertanto un’inesauribile miniera d’ispirazioni dalla quale lo scrittore attinge fino alla fine della sua vita, come dimostrano le scelte di copertina dei suoi libri, mai casuali, con gli amati Klee e Picasso, o ancora gli scritti dedicati a Giulio Paolini, Fausto Melotti, Giorgio de Chirico, Luigi Serafini, Enrico Baj. Non mancano in mostra le installazioni direttamente ispirate ai suoi libri, pensate e create per l’occasione da artisti viventi come Emilio Isgrò. E ancora le esperienze artistiche più recenti, accostabili per varie ragioni all’immaginario calviniano, come quelle di Giuseppe Penone ed Eva Jospin.Sono solo alcuni degli accostamenti scelti con efficacia che chiariscono l’idea di una letteratura all’insegna della ripetizione, del dubbio, della cancellazione. Sguardi che l’esposizione caleidoscopio alle Scuderie del Quirinale getta su Italo Calvino e sulla curiosità indagatrice rivolta agli aspetti più vari della cultura e della realtà. La mostra sarà visitabile fino al 4 Febbraio 2024. Concludiamo con una piccola curiosità tutta da leggere intitolata: Favoloso Calvino, Acea e Scuderie del Quirinale accendono Palomar Immagine di copertina: Scuderie del Quirinale Read the full article
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levysoft · 1 year ago
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Martin Kunze vuole raccogliere su piatti un'istantanea di tutta la conoscenza umana e seppellirla nella miniera di sale più antica del mondo.
A Hallstatt, in Austria, un pittoresco villaggio annidato in una regione costellata di laghi chiamata Salzkammergut, Kunze ha trascorso gli ultimi quattro anni a incidere immagini e testo su quadrati di argilla delle dimensioni di una mano. Ceramista di professione, crede che la durabilità dei materiali che lavora conferisca loro una capacità ancora ineguagliata di immagazzinare informazioni. La ceramica è impermeabile all'acqua, ai prodotti chimici e alle radiazioni; è incoraggiato dal fuoco. Tavolette cuneiformi sumeriche sono ancora in circolazione oggi e risalgono a prima del 3000 a.C
"L'unica cosa che può minacciare questo tipo di supporto dati è un martello", dice Kunze.
Finora ha realizzato circa 500 quadrati, che permette a chiunque di realizzarli con una piccola donazione. Molti conservano ricordi della vita o del lavoro delle persone coinvolte nel progetto. Circa 150 tavolette presentano oggetti provenienti dalle collezioni dei musei di storia nazionale e di storia dell'arte di Vienna. Alcune aziende locali sono state immortalate. Il CV di un ricercatore ora giace nel caveau. [...]
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szemere · 1 year ago
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Mary's Motel
Scendi dalla Sierra Nevada e in basso c’è il lago Mono con le sue rive incrostate di sale e pinnacoli di fango salato che sembrano quelli che facevo da bambino in spiaggia lasciando colare sabbia bagnata dal pugno. Appena oltre, il deserto. Volevo andare a Bodie. Un tratto di nulla e poi a sinistra su per le montagne brulle e aspre. Bodie è una città fantasma. Quello che rimasto di una miniera…
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Matino: Red Ronnie inaugura la sua mostra fotografica
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Matino (LE): Red Ronnie inaugura la sua mostra fotografica. Taglio del nastro il 28 luglio 2023 alle 20, di “Red Ronnie e la Fotografia”, mostra fotografica dell’artista, ospitata dalle sale del Foscolo, ristorante e galleria d’arte nel cuore storico di Matino (Le). Sarà proprio l’autore degli scatti, Red Ronnie, ad inaugurare l’esposizione visitabile dal 28 luglio ad agosto tutti i giorni, dal martedì alla domenica a partire dalle 19, cogliendo occasione per incontrare giornalisti, visitatori, appassionati. La galleria d’eccezione scelta per ospitare la rassegna non è un luogo casuale. Il Foscolo nasce infatti nel centro storico di Matino nel dicembre 2018, da un'idea di Marta Carichino e Luca Pavia. La prima appassionata di buona cucina, e il secondo importante gallerista d'arte contemporanea, che insieme immaginano un posto che unisce il buono, e cioè una cucina pugliese interpretata in chiave raffinata e contemporanea dal giovane e talentuoso Chef Francesco D'Aprile, al bello, una vera e propria galleria d'arte contemporanea che mette in mostra opere meravigliose dei più importanti Maestri italiani. Il risultato è un luogo piacevole, rilassante, nel quale è forte la sensazione di sentirsi a casa, circondati dalla bellezza e coccolati dal buon cibo. Insieme alle opere d’arte esposte, per tutta l’estate sarà quindi possibile conoscere da vicino la passione del noto critico musicale per gli scatti vivi. “La fotografia è stata la mia prima passione e la Minolta il mio gioiellino. Nessun corso, solo l’istinto. Ho allestito anche una camera oscura dove stampavo le foto in bianco e nero. I primi soggetti: la mia ragazza, le corse automobilistiche e tutto ciò che mi incuriosiva. Ho vinto i primi due concorsi fotografici a cui ho partecipato e, per l’arroganza tipicamente giovanile, non ne ho più fatti altri. Tanto avevano sancito che ero il più bravo. Poi la passione per la musica mi ha portato ai concerti. Riuscire ad avere un pass per me non è mai stato un problema. Quando ho iniziato a collaborare con il mensile Popster, la fotografia era molto importante. Era una rivista patinata, la più bella in Europa. Eravamo in piena era punk. Io fornivo tutto: foto, articolo e intervista. Solo per questo mi pubblicavano servizi su artisti allora sconosciuti, perché le foto erano belle. Poi nel 1980 ho acquistato la mia prima telecamera e, con l’inizio dei miei programmi televisivi nel 1983, ho rallentato il tempo dedicato alla fotografia. Migliaia di diapositive sono state dimenticate nei loro scatolini gialli. Con l’avvento della fotografia digitale sono passato da Canon a Nikon. Spesso giravo con telecamera e macchina fotografica a tracolla. Quando inquadravo qualche situazione interessante, spegnevo la registrazione e scattavo la foto. È stato Cristiano Ragni, del Glance Art Studio, a vedere qualche mia foto e a dirmi che erano molto belle. Così ne ho digitalizzate qualcuna, anche se la miniera di tutte quelle che ho fatto è ancora inesplorata. Un esempio? Guardando diapositive di Vasco Rossi ero attratto da una foto un po’ mossa ma che mi piaceva. Il mio regista, Filippo Baietti, è entrato nel mio studio, ha visto la foto sul computer e immediatamente è corso a prendere l’album “Bollicine” di Vasco Rossi, il disco più importante nella storia del rock italiano. La mia foto era quella del collage in copertina. Ma io non lo sapevo. Allora, all’inizio del 1983 e prima del boom di “Vita spericolata”, ben pochi fotografavano Vasco. Così Guido Elmi, il suo produttore, mi aveva chiesto qualche foto per la copertina. Gli avevo dato un paio di scatolini di diapositive. Quando me li ha restituiti mi ha detto che aveva messo nella busta interna una mia foto di Vasco al Roxy Bar (unica volta in cui c’è andato perché gliel’ho portato io). Ma non mi aveva detto che ne aveva usato anche una per la copertina. Solo dopo quasi 40 anni me ne sono accorto. Ah, fra l’altro, anche la foto nella copertina di “Va bene, va bene così” di Vasco è mia. Il successo dei miei programmi televisivi mi ha dato l’opportunità di frequentare le star musicali più importanti e poterle fotografare da un punto di vista privilegiato. Oggi, con i telefonini, tutti fanno foto. Già con il digitale la scelta della qualità e del momento giusto per scattare non esisteva più. Quando avevi un rullino di 36 diapositive, prima di scattare ci pensavi e curavi l’immagine. Inoltre tutti tengono le foto dentro agli smartphone e le guardano in uno schermo piccolo. Nessuno le stampa per appenderle alle pareti. Per tutte queste ragioni comincio a convincermi pure io che le foto che ho fatto, viste incorniciate, sono davvero belle”. Queste le parole di Red Ronnie sulla nascita della passione per la fotografia.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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seminostorie · 2 years ago
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El Tío
C’è una canzone di Naughty Boy, “La La La” (uscita nel 2013), che riprende un’antica leggenda boliviana legata a El Tío, una figura demoníaca paragonabile a un guardiano infernale o al diavolo stesso. La storia è, più o meno, questa. (Mi sono concesso una personalizzazione).
Miguel è un ragazzino di dieci anni, orfano di madre, morta durante il parto. Miguel vive a La Paz, in Bolivia, con il padre, un uomo disilluso e sconfitto dalla vita, che ha venduto la sua anima alla bottiglia. 
Miguel è sordo-muto dalla nascita e, come se non bastasse, è additato dal padre come la causa di tutte le sventure della sua famiglia. La morte della moglie, la povertà, lo sfruttamento, l’alcolismo.
Miguel non ha amici, non va a scuola, è sordo-muto dalla nascita: non riesce a dialogare con gli  uomini, ma riesce a sentire le voci dell’anima, le voci del dolore, della disperazione.
Un pomeriggio, mentre il padre è chissà dove a ubriacarsi, Miguel scorge dalla finestra un uomo ben vestito, con tanto di auto di lusso e autista. Ha con sé un cagnolino, un meticcio dal pelo corto. Miguel lo osserva incuriosito, fin quando l’uomo non lo nota e gli fa cenno di raggiungerlo.
L’uomo elegante riesce a entrare nella mente di Miguel, parlano attraverso una forma di telepatia. L’uomo elegante non è un mortale qualunque: è Ekeko, il dio dell’abbondanza, della ricchezza, della prosperità. Parla a Miguel di un viaggio, gli racconta una storia, gli parla del dono di riuscire a sentire le voci dell’anima, del dolore e della disperazione.
Miguel annuisce, prende con sé il cucciolo e si incammina verso sud-est. 
Dopo qualche isolato, Miguel incontra un altro uomo vestito elegante, ma a differenza di Ekeko, questi ha l’abito tutto strappato e impolverato. Alcuni ragazzi gli tirano delle pietre, mentre le donne dai palazzi lo insultano a gran voce. Solo l’arrivo della polizia riesce a sedare il caos che imperversa per la strada fangosa. 
L’uomo, Ramon, dice di chiamarsi Ramon, corre a nascondersi sotto un porticato. È un ex-imprenditore immobiliare, che è stato accecato dal potere dei soldi. Ha osato paragonarsi a Ekeko e, ora, si ritrova con un pugno di polvere e vessato per la sua superbia. Fa un gesto per scacciare Miguel e il piccolo Paco (così si chiamerà da questo punto in poi il cagnolino), ma quando il ragazzo parla alla sua anima addolorata e disperata, Ramon capisce che è arrivato il momento della sua redenzione.
I tre si mettono in cammino verso sud-est.
Prima di lasciare La Paz, i viaggiatori incontrano quello che noi chiameremmo vigile urbano, solo un po’ diverso. Molto diverso. Veste un’uniforme in stile carnevalesco e il suo naso è una proboscide. Luis, così si chiama, è un poliziotto corrotto, che ha fatto affari con i cartelli della droga. Ora rispecchia la miseria e la povertà di spirito della sua vita, fatta di feste, droga e lusso effimero. Anche Luis fa per scacciare i tre, ma quando il ragazzo parla alla sua anima addolorata e disperata, Luis capisce che è arrivato il momento della sua redenzione.
I quattro si mettono in cammino verso sud-est. La meta è la cittadina mineraria di Potosì, a 647 km da La Paz. Ci vogliono 136 ore per raggiungerla a piedi, circa 6 giorni di cammino.
Attraversano foreste, scalano montagne, si perdono senza una guida e finiscono per attraversare il deserto di sale di Uyuni. Di giorni, per arrivare a Potosì, ce ne mettono 15. Arrivano stremati, ma decisi ad accompagnare Miguel fino al termine del suo viaggio.
Dopo qualche ora di riposo, ripartono per un nuovo cammino, questa volta di sole 2 ore, per la miniera di Cerro Rico, la casa di El Tío, una figura demoníaca paragonabile a un guardiano infernale o al diavolo stesso. Venerato dai minatori come signore dell’oltretomba, è la causa delle sofferenze e dei dolori del mondo.
Miguel, Ramon e Luis lasciano un irrequieto Paco davanti l’ingresso della miniera, mentre si addentrano nell’oscurità. Dopo molti metri, trovano una statua terrificante, illuminata da candele. Alle spalle della statua, vi è la porta degli inferi. Miguel sente un richiamo. Si volta e, in lacrime, saluta Ramon e Luis. Ecco lo scopo del suo viaggio, il motivo della sua sofferenza e il motivo per cui riesce ad ascoltare le voci dell’anima, le voci del dolore, della disperazione: il sacrificio del bambino, per la salvezza dell’umanità.
Miguel oltrepassa la porta degli inferi e svanisce nel buio.
All’uscita dalla miniera, Ramon e Luis hanno espiato i loro peccati: possono tornare alle loro fattezze naturali e sono pronti per ricominciare a vivere. Prendono Paco e si incamminano verso casa.
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Esplosione in una miniera di carbone in Colombia, sette vittime
Nelle ultime ore i vigili del fuoco di Cundinamarca hanno confermato il ritrovamento dei corpi senza vita di quattro minatori rimasti dispersi dopo un’esplosione che ha coinvolto tre miniere a Cucunubá, nel nord, lo scorso 20 aprile. Lo riportano i media colombiani, specificando che ora il bilancio della tragedia nella miniera di Cundinamarca sale a sette morti, mentre altri quattro minatori sono…
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dinovelvet1999 · 2 years ago
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giusto per precisare
La macchina in foto dovrà spostare 500 tonnellate di terreno/minerale da raffinare per creare una batteria al litio per auto.
Consuma 450 litri/h di carburante in un turno di 12 ore. Il litio viene raffinato dal minerale utilizzando acido solforico. Una miniera di litio richiede fino a 75 cariche di acido solforico al giorno. Una miniera aperta consumerà miliardi di litri di acqua sotterranea, contaminerà acquifere e produrrà montagne di rifiuti tossici. Secondo le stime del Lithium Americas (New York Times), una miniera consumerà 12.200 litri di acqua al secondo per produrre 66.000 tonnellate di carbonato di litio all'anno. Quando la fonte di litio è un lago di salamoia alcalina, la tecnica standard di estrazione del litio è quella di evaporare l'acqua della salamoia. Il cloruro di litio diventa sale di idrossido o carbonato e poi si fa passare attraverso una fase di evaporazione. Una batteria di un'auto elettrica, es. una Tesla, è fatta di 11 chili di litio, 27 chili di nichel, 19 chili di manganese, 13 chili di cobalto, 90 chili di rame, e 181 chili di alluminio, acciaio e plastica, media di 385 chili di minerali, che e dovevano essere minati e lavorati in una batteria che serve per immagazzinare elettricità... elettricità generata da petrolio, gas, carbone, energia nucleare o acqua e una piccola frazione di vento e solare. La più grande miniera di litio d'Europa sarà in Spagna: il giacimento di Las Navas, e sarà in grado di estrarre 1,2 milioni di tonnellate di materiale all'anno, portando a 30.000 tonnellate di solfato di litio utilizzabili per batterie da auto elettriche. Dopo aver analizzato i dati possiamo garantire che fabbricare un'auto elettrica contamina il 70% in più di una di benzina.
Perché l'allarme sul cambiamento climatico colpisce solo i veicoli a combustione? cit. (da Tranchida)
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morelin · 4 years ago
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Miniera di sale di Wieliczka
Una delle attrazioni che mi avevano consigliato di visitare in Polonia erano le miniere di sale e sono stata molto contenta quando ho ricevuto il programma di viaggio dell’agenzia perchè era compresa la visita alla miniera di salgemma di Wieliczka, patrimonio dell’UNESCO dal 1978.
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La miniera è un dedalo di gallerie che si sviluppano per 300km su nove livelli ma il percorso per i visitatori è di circa 3km durante il quale si ha modo di conoscere la storia della miniera e di vedere attrezzi, macchinari e ricostruzioni delle diverse fasi dell’attività estrattiva.
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Inoltre si possono ammirare sculture e bassorilievi, cappelle e immagini sacre tutte scavate nel sale.
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L’attrazione principale però è la splendida cappella di Santa Cunegonda, una vera e propria chiesa lunga 54m ed alta 12m dove ogni singolo elemento è fatto di sale.
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