#migliori film Jude Law
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pier-carlo-universe · 4 days ago
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"The Order": Il thriller che unisce suspense e realtà. Un complotto sconvolgente che cambia le regole del gioco. Amazon Prime
The Order, disponibile su Amazon Prime, è un thriller mozzafiato che fonde finzione e realtà in una narrazione che tiene incollati allo schermo.
Una trama avvincente ispirata a fatti reali The Order, disponibile su Amazon Prime, è un thriller mozzafiato che fonde finzione e realtà in una narrazione che tiene incollati allo schermo. Jude Law, nei panni dell’agente veterano dell’FBI Terry Husk, si trova a indagare su un complotto terroristico che minaccia di abbattere il governo federale degli Stati Uniti. Basato su fatti realmente…
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denimbex1986 · 8 months ago
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'...Ripley Netflix
Again , does it make sense to adapt a novel (by Patricia Highsmith) that has already become a cult film (or rather, various films) (the most wow with the marvelous trio of Matt Damon, Jude Law and Gwyneth Paltrow)? Yes, if behind the project there is an author like Steven Zaillian and a perfect cast, who introduce Ripley to a new generation with a character study wrapped in a noir that plays a lot on details. Andrew Scott (sensational) is about twenty years older than the protagonist played by Damon and is now an expert con man. Dickie has the face of Johnny Flynn and Marge has that of Dakota Fanning (also worthy of applause). The rest is done by the Caravaggio-esque photography of Oscar winner Robert Elswit. More cinema than cinema...'
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tarditardi · 4 years ago
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Stefano Pain & Francesco Pittaluga: è tempo di "Good Times", una bomba funky house
Esce su I Am House Music Plant Group, la label di Georgie Porgie, storico dj and producer di fama internazionale tra i creatori della house music Made in Chicago, il nuovo singolo di Stefano Pain & Francesco Pittaluga. Si chiama "Good Times", che vuol dire bei momenti o qualcosa del genere, ed è proprio il pezzo perfetto, con le sue sonorità funky house decisamente happy, per il periodo non facile che stiamo vivendo. La traccia, in esclusiva su Traxsource, ha raggiunto il primo posto nella chart  Pre-Order, mentre da fine luglio il brano è disponibile su Spotify, iTunes e dintorni.
Stefano Pain e Francesco Pittaluga sono amici da una vita e insieme hanno creato un brano davvero magico, pieno di energia, ritmo e melodia, perfetto per i club in giro per il mondo, ma anche per l'ascolto in streaming o alla radio.
Stefano Pain & Francesco Pittaluga -  "Good Times" https://open.spotify.com/album/74KFYz3zVIUkZlyclkFmPG?si=CrtPRxGTQ-GUlfg3NlEkUQ&dl_branch=1
Ma chi è Stefano Pain?
DJ / Producer / Remixer, Stefano Pain è nato in Italia dove la passione lo ha portato nel mondo della vita notturna all'età di 15 anni. Ha iniziato a lavorare nei migliori club del bel paese, alimentato dall'amore per la musica e una forte determinazione. Il suo stile ha una forte tendenza verso l'house / electro / progressive in cui melodie e ritmi si fondono insieme... La qualità delle sue produzioni è conosciuta in tutto il mondo. "Quake", una sua produzione, è stata pubblicata da Revealed, l'etichetta di Hardwell, già dj numero uno al mondo per Dj Mag ed è stata inclusa nella colonna sonora nel recente Dom Hemingway, film hollywoodiano di Richard Shepard con Jude Law, più volte candidato all'oscar, e Richard E. Grant. E non è tutto: "RAM TAM TAM (Pilot 6 - Armada) è stato scelto dagli Swedish House Mafia per i loro set per diversi mesi ed è presente nel film-documentario Leave The World Behind. Tra i tanti brani che Pain ha prodotto citiamo almeno: BACK (Cr2 Records) ha raggiunto la cima della classifica Beatport House; BRING THAT NOIZE è stato pubblicato su Mix Mash, etichetta di Laidback Luke: SOMEWHEe molti altri... I suoi brani sono stati presentati su BBC Radio1 Essential Mix, DMC US House Chart e Cool Cut Chart, Beatport Chart e playlist da migliori djs di musica dance come: Swedish House Mafia, Tiesto, David Guetta, Avicii, Axwell, Sebastian Ingrosso, Alesso, Pete Tong, Paul Oakenfold, Bob Sinclar, Fedde Le Grand, Nicky Romero, Harwdell, Dyro, Dannic, W & W, Bingo Players, Eddie Thoneik, Chuckie, Deniz Koyu, Roger Sanchez, Thomas Gold, Dannic, Daddy's Groove, Promise Land, Alex Gaudino, Robbie Rivera, Dimitri Vegas & Like Mike, Swanky Tunes, Firebeatz, Nari & Milani, Antoine Clamaran, Olav Basoski e molti altri. Si è esibito in tutta Italia, Usa, Spagna, Siberia, Ucraina, Grecia, Croazia, Georgia, Giappone, Germania, Svezia, Russia e Svizzera sia come resident che come special Guest.
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La versione di Woody
Chi non ha mai citato una battuta di Woody Allen (“Le parole più belle del mondo non sono Ti amo, ma È benigno”, “Sei così bella che fatico a distogliere gli occhi dal tuo viso per guardare il tassametro”, “Finché sono vivo, la morte è qualcosa che riguarda gli altri”, “La vita è piena di miseria, solitudine, sofferenza - e tutto ha fine troppo presto”, “L’uomo sfrutta l’uomo e a volte è il contrario”)? I suoi film sono definitivamente entrati nell’immaginario collettivo, i suoi libri divertenti e ironici sono una manna per i cacciatori di battute (basti pensare a Citarsi addosso, dove si fa la parodia del coro della tragedia greca, come succederà poi, con risultati di irresistibile comicità, in La dea dell’amore, a Saperla lunga, con la prefazione di Umberto Eco, e a Effetti collaterali, curato da Daniele Luttazzi) e ora, a breve distanza dal film del 2019 Una giornata di pioggia a New York, un’uscita tormentata e rallentata da annose polemiche, ecco pubblicata, anch’essa dopo varie difficoltà e tentativi di boicottaggio, e grazie al coraggio degli editori de La nave di Teseo, A proposito di niente, l’autobiografia del grande regista newyorkese.
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“Dedicarsi alla lettura di A proposito di niente, per i seguaci del regista, è come sfogliare le pagine di una storia già nota; il final cut di un vecchio film riportato in sala con aggiunta di scene tagliate e contenuti extra”. Un’opera interessante e ironica (“Se morissi adesso non potrei lamentarmi né lo farebbe un mucchio di altra gente”, p. 344), ma soprattutto un’autodifesa da accuse che si trascinano ormai da trent’anni. Il maestro si rammarica di non aver mai fatto un grande film, ma, dice, ci sta ancora provando: attribuisce il successo più alla fortuna che a reali capacità tecniche (“Come riassumere la mia vita? Tanti stupidi errori compensati dalla fortuna”). Si può certo perdonare il peccato di falsa modestia all’autore di Io e Annie (la cui sceneggiatura è citata nelle antologie scolastiche), Manhattan, Provaci ancora Sam, Crimini e misfatti, Blue Jasmine, al diciannovesimo posto nella classifica stilata da Entertainment Weekly dei cinquanta migliori registi di tutti i tempi, i cui premi e riconoscimenti ormai non si contano più (Oscar, David di Donatello, Golden Globe, Grammy Award, Leone d’oro e moltissimi altri).
Della modestia di Allen parla anche Natalio Grueso in una biografia del 2016, Woody Allen l’ultimo genio. Da questa ‘accusa’ il maestro si schermisce decisamente: “Io un genio? Allora cosa sono Shakespeare, Mozart o Einstein? No, no, sono solo un comico di Brooklyn che nella vita ha avuto molta fortuna”. Grueso ci parla del debutto come ghostwriter e cabarettista, dei grandi autori che ne hanno forgiato la personalità artistica (soprattutto Bergman, Fellini e i maestri del Neorealismo) e delle sue passioni: il jazz, la scrittura e la magia (impossibile dimenticare l’esilarante interpretazione del mago Splendini in Scoop).
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“Nuova variazione jazz sull’immaginario newyorkese, Un giorno di pioggia a New York è una commedia ineffabile come la nascita di un sentimento”. Due giovani innamorati decidono di trascorrere un fine settimana nella grande mela: sulle struggenti note della tromba di Chet Baker il protagonista Gatsby Welles (alter ego di Allen), nome azzeccatissimo per un nostalgico amante dei film in bianco e nero, della musica di Gershwin e Charlie Parker, dei locali old fashioned e della pioggia. Ma il destino è il vero protagonista di un film che non delude i fans di Allen, lasciando un messaggio semplice e positivo, sintesi di un discorso filosofico e psicanalitico che dura da tutta la vita dell’autore, a riprova della legge non scritta che nell’arte la semplicità è sempre una faticosa conquista. A impreziosire il quadro, la partecipazione dell’ottimo Jude Law e la fantastica fotografia di Vittorio Storaro su una città che da sempre è stata una delle muse ispiratrici del regista (ricordate l'esordio di Manhattan?: “New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata”).
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Riportiamo qui sotto il trailer di Rifkin’s Festival, quarantanovesimo e ultimissimo film scritto e diretto da Allen, appena presentato in anteprima mondiale al Festival di San Sebastian. “La vita è come un film: talvolta è una commedia, talvolta un dramma o un romanzo, ma soprattutto è un mistero”. Allen lavora ormai al ritmo di un film all’anno, nella ricerca quasi ossessiva del grande capolavoro ancora da scrivere.
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Il poster di Rifkin’s Festival è stato disegnato dall’illustratore spagnolo Jordi Labanda.
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Tutti abbiamo nel cassetto una classifica dei nostri film preferiti di Allen, nel mio c’è Manhattan, e in particolare, la scena finale in cui Woody, sdraiato sul divano, registra come idea per un racconto un elenco delle cose per cui vale la pena vivere, e cita, fra gli altri, Groucho Marx, vera icona della sua formazione comica, Joe di Maggio, Mozart, Louis Armstrong, i film svedesi, Marlon Brando, Frank Sinatra, Cézanne, il viso di Tracy…
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Del resto, che senso avrebbe la vita senza la natura, l’armonia in famiglia, una biblioteca ricca e sempre aggiornata…? Siamo sempre, ansiosamente, curiosi di conoscere le vostre opinioni in merito!
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aseparatepeace · 6 years ago
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A pomeriggio pensavo a Nipote 1 che sta imparando a leggere e, come con tutte le cose nuove, è un po' restio a farlo per paura di sbagliare davanti a chi lo ascolta. Io temo profondamente che a lui non piaccia la lettura, perché mi fido poco degli uomini che non leggono e nei miei occhi da adulto sarà un uomo brillante, testa di cazzo, ma brillante e ciò implica necessariamente una grande libreria (ma i miei libri li avrà solo dopo che sarò morta). Oltre a leggergli qualcosa quando sono da lui (praticamente sempre e solo un libro, maledettissimi pompieri) o accompagnarlo in biblioteca comunale a prenderne uno in prestito (lui non lo sa che io non ne ho mai presi), non mi viene in mente nient'altro da fare. Certo, mi vede leggere sul kobo ed ha casa piena di libri per bambini da quando era piccino, ma non so se basta. Io non ricordo perché da piccola ho iniziato a leggere, né quando è successo. Credo che uno dei miei primi libri letti sia stato "Il maialino Lolo" della collana bianca del Battello a Vapore, che ancora esiste tra l'altro, preso in prestito a scuola, ovviamente al libro è seguito un peluche a forma di maialino e dato che ho sempre avuto fantasia da vendere, l'ho chiamato Lolo. Com'ero scontata fin da piccola. Dopo non so quanti libri letti, è arrivato Harry Potter, che è stato un magnifico rifugio da quello che avevo intorno, che non faceva così schifo ma non era nemmeno così splendente. Se penso alla morte di Sirius e Dobby, piango ancora e non sono mai riuscita a rileggere gli ultimi libri. Una volta, non ricordo come fosse uscito il discorso, il mio ex e mia zia, zia Antonia per i nipoti migliori e zia Tetta per gli altri, si ritrovarono a parlare di me da piccola. Lei disse che da piccina non mi si sentiva nemmeno, arrivavo a casa del nonno, mi mettevo sulla poltrona accanto a lui e leggevo. Ci si poteva anche dimenticare che ero lì, poi nonno a volte chiedeva se me ne fossi andata, perché lo avevo salutato arrivando, ma poi non mi aveva più sentita. Leggevo, semplicemente leggevo. Doveva sembrare particolare questa nipote che, nonostante fosse l'ultima, era stata la prima a perdersi così tanto nei libri. Tra l'altro, quando andavo da mio nonno con mia mamma, passavamo in quella che allora era l'unica libreria in paese e io in vetrina adocchiavo i libri che poi avrei chiesto di avere. Ricordo ancora il pomeriggio in cui ci passai davanti e vidi due libercoli, minuscoli, di Harry Potter e mi accesi come nemmeno le luminarie a San Pietro. Furono miei dopo cinque minuti probabilmente. Animali fantastici e dove trovarli più di 10 anni dopo si è trasformato in una caterva di film e nel culo meraviglioso di Jude Law, ma per una pulce di 10 anni o poco più è stato un attimo di infinita gioia.
Dal mio rapporto con la lettura, si può evincere facilmente se sono stressata e, soprattutto, come sto reagendo a quello stress. Non mi è mai stato chiaro come il mio ex potesse essersi meravigliato di quello che mia zia gli stava raccontando. Il mio rapporto con la lettura è sempre stato così profondo (come d'altronde lo è quello di chiunque legga) che non mi sono mai spiegata come per lui ciò non fosse lampante, nonostante fosse stato a casa mia a Torino, a casa mia giù, nonostante mi avesse anche vista girovagare in una Feltrinelli qualsiasi. Forse quella era la dimostrazione esatta che l'amore fine a se stesso non basta, che poi in fondo amare è anche conoscere da dove viene l'altro e come ci è arrivato fino a quel punto, osservare e cercare di capire. Certo è che mi abbia regalato dei libri.
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seamsrighttome · 4 years ago
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I Migliori Tagli di capelli per Indossare Quando si Verifica la Perdita di Capelli
In onore di Perdita di Capelli del Mese di Sensibilizzazione stiamo per darvi le sei, le migliori acconciature uomo per il diradamento dei capelli. Un “grazie” speciale va a Rogaine per la sponsorizzazione di questo articolo. Per chi non lo sapesse, Rogaine è scientificamente dimostrato la perdita di capelli di trattamento. Si può rallentare la perdita di capelli, o, in alcuni casi, ricrescono i capelli che hai perso. La cosa che ci piace è la schiuma! Funziona brillantemente con altri prodotti per lo styling, e soprattutto il nostro styling balsamo, e può aiutare a tirare fuori questi stili.
L'errore più grande che i ragazzi fanno quando si tratta con il diradamento dei capelli è immediatamente rasatura loro testa. Bene, di stare lontano da rasoi, perché ci sono alcuni piuttosto liscia acconciature che potrete roccia, anche se i vostri capelli è un po ' più sottile di quanto non fosse qualche anno fa.
La perdita dei capelli di solito avviene in tre modi diversi: 1) partendo templi e spostando indietro, 2) iniziare a corona e in movimento in avanti e 3) un generale di tutto il consiglio assottigliamento della parte superiore della testa. Così siamo andati avanti e scelto i due migliori acconciature per ciascuna di queste situazioni.
Andiamo in opzioni con esempi di persone che sono in possesso del loro tipo di capelli.
Sfuggente TempliQuesto è probabilmente il tipo più comune di perdita dei capelli. E ' quasi come un mix tra una maturazione attaccatura dei capelli (cosa che accade solo con l'età) e calvizie maschile. Va bene mostrare quei templi, non hai bisogno di nascondere loro e si può anche evidenziare loro.
Raccomandato Taglio Di Capelli: Parte LateraleNon c'è apparentemente un milione di modi diversi per stile di una parte laterale e Jeff Buoncristiano è un ottimo esempio di rock questo stile. Egli utilizza alcuni prodotti per ottenere i suoi capelli posare il modo in cui egli gode e utilizza il tempio area per davvero accentuare la parte.
Fonte: Dominick D / CC BY-SA 2.0
Un'altra opzione è più di una naturale parte che non fa uso di prodotti a base di olio per ottenere lo stile. Probabilmente l'uso di una fibra o un mascherino in argilla, poi un asciugacapelli, per dare loro un aspetto più naturale, pur dando un sacco di controllo per i vostri capelli.
Raccomandato Taglio Di Capelli: Disordinato Taglio Di EquipaggioFonte: Gage Skidmore / CC BY-SA 3.0
Ecco un altro stile popolare è possibile scegliere. Hai visto Cranston, probabilmente, come Walter White, con la testa rasata e pizzetto. Ma, in genere le rocce di questo come il suo solito sguardo.
Tu non stai andando troppo a lungo sulla parte superiore, meno di un pollice, ma più di un paio di centimetri di lunghezza. Tutto è corta e stretta in modo che non evidenziare i templi come il precedente taglio. È meno di un look strutturato, ma ancora non ottiene troppo selvaggio a causa della sua breve lati.
Fonte: Gabbot / CC BY-SA 2.0
E Michael Fassbender sceglie un aspetto simile. Hai visto il riavvio di X-Men e Alien film. In genere si va per una strutturata pasticcio di un taglio di equipaggio. Lo stesso taglio, ma si mette un sacco di texture su di esso e rende il suo stile.
Diradamento CoronaQuesta è una delle cose più difficili da cercare su Internet. La maggior parte delle foto da davanti piuttosto che la cima, così non si può davvero vedere molto. Si può davvero ottenere via con un sacco di stili diversi, con questo taglio, quindi è completamente a voi.
Raccomandato Taglio Di Capelli: CiuffoQuesto taglio di capelli va dal più corto nella parte posteriore, vicino alla corona, a lungo davanti. Per stile si sarebbe colpo secco in avanti ed in alto. Così facendo, porta un sacco di attenzione al vostro viso, piuttosto che la tua corona.
Raccomandato Taglio Di Capelli: Naturali PompadourSi può anche crescere i capelli più lunghi nella parte anteriore e spazzare tutto il senso alla parte posteriore della vostra testa. Esso può avere una parte laterale o si può semplicemente slick indietro. Quanto tempo ci va per un punto della schiena, si dovrebbe essere tutto a posto.
La parte superiore della Testa DiradamentoÈ solo un pò di diradamento su tutta la linea sulla parte superiore. Non tutti possono tirare fuori, o addirittura trovare il giusto stile. Spesso i ragazzi a trovare il più intimidatorio tipo di perdita di capelli.
Evitare questo taglio di capelli: Il Pettine SopraFonte: Chatham House / CC BY-SA 2.0
Un ragazzo che non gestisce molto bene il Principe William. Ha avuto un sacco di diradamento sulla parte superiore, e le sue parti solo poof fuori un mazzo durante il tentativo di tentare un pettine sopra.
Raccomandato Taglio Di Capelli: Barbetta LookFonte: Harald Hillemanns / CC BY-SA 2.0
Fonte: Gabbot / CC BY-SA 2.0
Ci sono alcuni altri attori chiave, si può avere un'influenza. A seconda della gravità della vostra perdita dei capelli, si può andare con questo stile di prenderlo a breve e a provare di nuovo. La chiave qui è quello di mantenere super breve e al punto.
Raccomandato Acconciatura: Lungo Parte Del LatoFonte: Alan Chang / CC BY-SA 2.0
Con questo taglio, è possibile rock un lato o una parte naturale in parte, o qualsiasi tipo di parte. Per ottenere un aspetto simile a mantenere un po 'di lunghezza sui lati, e un po' di lunghezza sulla parte superiore, quindi pettinare all'indietro e mettere una parte leggera su di esso. Con questo taglio, è possibile mantenere le dimensioni dei tuoi capelli mentre si dà un po 'di un aspetto occidentale se si accoppia con un po' collottola. Sarà solo migliorare con l'età troppo.
Fonte: Gage Skidmore / CC BY-SA 2.0
È inoltre possibile roccia un aspetto simile, come un ragazzo giovane, ma con alcune modifiche. Will Arnett fa un buon lavoro di tirare fuori questo. La sua attaccatura dei capelli non andare abbastanza lontano, ma la sua corona è abbastanza spessa. E ' molto simile a Jude Law capelli pure.
Fonte: Georges Biard / CC BY-SA 3.0
Beh, sono sei diversi tagli di capelli che si può provare quando i vostri capelli è in partenza per il sottile. Se abbiamo perso tutte le zone, facci sapere e noi provvederemo a darvi alcune idee e stili diversi che si possono provare. Ma basta parlare di celebrità, cosa y'all fare con i vostri capelli:
Quali sono i vostri preferiti acconciature da indossare? Cosa stai a dondolo in questo momento? Ragazzi che stanno vivendo un qualche tipo di perdita di capelli, stile che si sceglie di aiutare a coprire quei punti? Avete suggerimenti per aiutare coloro che stanno vivendo gli stessi problemi?
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giancarlonicoli · 6 years ago
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17 GIU 2019 10:34
DEL #METOO ABBIAMO LE P-ALLEN PIENE – PARLA ANDREA OCCHIPINTI, CHE CON LA SUA “LUCKY RED” PORTERÀ NEI CINEMA ITALIANI “A RAINY DAY IN NEW YORK”, IL FILM DI WOODY ALLEN CENSURATO IN AMERICA: “È STATO PROCESSATO DUE VOLTE E SCAGIONATO: È SOLO VITTIMA DI UNA CAMPAGNA DIFFAMATORIA” – “IL #METOO È CACCIA ALLE STREGHE. IN AMERICA NON AVREMMO POTUTO DISTRIBUIRLO, È UN PAESE DI FANATICI, DI GENTE STRANE: A 12 ANNI PUOI PRENDERE UN FUCILE, A 18 NON PUOI DARE UN BUFFETTO A UNA RAGAZZA…”
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Federico Pontiggia per “il Fatto Quotidiano”
Andrea Occhipinti, perché Lucky Red ha deciso di portare in sala l' ultimo film di Woody Allen, A Rainy Day in New York , che al contrario Amazon ha cassato negli Stati Uniti?
Abbiamo distribuito La ruota delle meraviglie nel 2017 e avevamo un accordo anche per questo titolo: l' ho confermato e mantenuto.
In America sono di diverso avviso.
Con tutto il rispetto per il #MeToo, si tratta di caccia alle streghe. Per le accuse di molestie alla figlia Dylan Farrow, Allen è già stato processato due volte quasi trent' anni fa e scagionato: non capisco quale sia il problema.
Sarebbe?
Dylan ha nuovamente reso pubbliche queste accuse, c' è chi le ha creduto e ha preso posizione unilateralmente, rimettendo Allen alla gogna. Negli Stati Uniti l' ipersensibilità si spreca, anche qui è molto antipatico parlarne: se ti esprimi a favore della legalità, sembra tu sia contro il #MeToo, ma non è il mio caso.
Lo reputo un movimento fondamentale, ma ciò non comporta che chiunque si svegli e accusi una persona abbia legittimità. Si portino le prove, si onorino le sentenze, altrimenti il rischio è di abusi in senso opposto.
C' è chi discrimina tra l' artista e l' uomo.
Può essere un mostro, ma salvaguardiamo le sue opere d' arte? Non scherziamo: Woody è solo vittima di una campagna diffamatoria.
Nondimeno, Amazon ha stracciato il contratto per quattro film, sicché Allen ha intentato causa per 68 milioni di dollari.
Nel mercato Usa la reputazione è preminente, e i social non aiutano: se tutti vanno dietro a una fake news, non importa più che sia una fake news. Se il popolo pensa che Allen vada punito, il gigante dello shopping non può rimanere indifferente, a meno di non mettere in conto danni economici.
L'esercizio non lo vorrebbe A Rainy Day in New York, la stampa ti attaccherebbe, e saresti costretto a cambiare strategia. Viceversa, in Italia esercenti, giornalisti, cinefili ci hanno scritto lodando la scelta di portarlo in sala.
Sta dicendo che Lucky Red in America A Rainy Day in New York non lo avrebbe distribuito?
Giusto o meno che sia, non avremmo potuto: non si può prescindere dall' aria che tira.
Devi prenderne atto, se i cinema non ti programmano, se tutti parlano male di te perché hai il film di Allen, non lo distribuisci.
Terra di libertà, l' Europa.
Le libertà individuali da noi vengono maggiormente preservate. L' America è anche un paese di fanatici, di gente strana: a 12 anni puoi prendere un fucile, a 18 non puoi dare un buffetto a una ragazza che non conosci. Il fucile va benissimo, ma se ammicchi sei spacciato. Posso capire se si tratta di un minore, però vedo che il problema non è quello: non puoi fare un' avance nemmeno a un adulto.
Jude Law ha bollato quale "onta terribile" la decisione di Amazon, ma altri due interpreti, Timothée Chalamet e Selena Gomez, hanno devoluto il proprio cachet a Time' s Up e altre associazioni a tutela delle donne.
Conformismo, puro e semplice. Potevano starsene zitti, facevano più bella figura. Tra l' altro, con Allen la paga degli attori è poco più che simbolica: non hanno fatto 'sto sacrificio.
Dal 3 ottobre in sala, A Rainy Day in New York lo vedremo prima alla Mostra di Venezia, sì?
Non credo sia pronto, ci stanno ancora lavorando. E non spetta a me entrare nelle strategie festivaliere.
Che film è?
Woody Allen che ritorna a casa, New York. E segue due adolescenti che vi trascorrono una settimana, tra aspirazioni e avventure.
C'è chi ha puntato il dito sulla relazione tra un uomo maturo, interpretato da Law, e una ragazzina, Elle Fanning, allora 19enne.
È in linea con quanto Woody ha fatto prima, non c' è nessuna morbosità nel rapporto. E insinuare una sovrapposizione tra finzione e biografia è immotivato.
Gioveranno queste polemiche al botteghino?
Allen ha in Europa il mercato di riferimento, il suo pubblico è abbastanza costante, fedele.
Uno dei migliori risultati La ruota delle meraviglie l' ha fatto in Italia.
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Sul set di Apocalypse Now
I veri maestri, quelli da cui moltissimi – se non tutti – hanno imparato l’arte del cinema non sono poi davvero molti; uno di questi è senza dubbio Vittorio Storaro. Nato a Roma il 24 giugno 1940, figlio di un proiezionista, inizia a studiare fotografia sin da bambino. Oltre a numerosi premi cinematografici ha vinto ben tre Oscar, il primo per Apocalypse Now e gli altri due per Reds e L’ultimo imperatore. Coppola (4 film), Beatty (3 film) e soprattutto Bernardo Bertolucci (8 film) sono proprio i registi più importanti della sua carriera, insieme a Carlos Saura (6 film), Alfonso Arau (3 film) e Woody Allen con cui ha girato gli ultimi 3 film.  Uno delle sue prime pellicole fu l’esordio di Dario Argento, L’uccello dalle piume di cristallo.
Sul set de L’ultimo imperatore
Da quel giorno Vittorio Storaro ha illuminato i volti di Marlon Brando, Laurence Oliver, Robert De Niro, Al Pacino, Jack Nicholson, Dustin Hoffman, Gene Hackman, Woody Allen, Elisabeth Taylor, Madonna, Peter O’Toole, Donald Sutherland, Gerard Depardieu, Jean-Pierre Léaud, Jean-Louis Trintignant, Warren Beatty, Diane Keaton, Burt Lancaster, Alida Valli, Massimo Girotti, Laura Betti, Sterling Hayden, Charlotte Rampling, Richard Burton, Vanessa Redgrave, Gianmaria Volontè, Giancarlo Giannini, Debra Winger, Elliott Gould, Geraldine Chaplin, Martin Sheen, Robert Duvall, Harrison Ford, James Caan, Dennis Hopper,  Stefania Sandrelli,  Renato Salvatori, Roberto Benigni, Franco Nero, Laura Antonelli, Carlo Verdone, Sergio Rubini, Maria Grazia Cucinotta, John Malkovich, Kate Winslet, Nastassja Kinski, Isabelle Adjani, Anne Parillaud, Sharon Stone, Joan Chen, Rutger Hauer, Stellan Skarsgård, Michelle Pfeiffer, Maria Schneider, Kristen Stewart, Jude Law, Halle Berry, Keanu Reeves, Jeff Bridges, Timothée Chalamet, Francisco Rabal, Placido Domingo e persino Andy Warhol (sul set di Identikit). Scusate se è poco.
Sperando di non aver dimenticato altri nomi molto celebri, si può dire che – a differenza di grandi suoi colleghi come Gregg Toland, Sven Nykvist o Roger Deakins  –  Storaro abbia lavorato con tutti i migliori attori della sua generazione a livello internazionale oltre che a grandi nomi di quella precedente e di quella successiva. Anche questo fa di lui un Numero Uno assoluto della storia del cinema. Per celebrare gli ottant’anni di questo genio della cinematografia non ci resta che lasciare spazio alle sue immagini e alle foto che lo ritraggono al lavoro.
Pronto per le riprese aeree con la musica di Wagner
Il maestro Vittorio Storaro ha lavorato in diversi settori al di fuori del cinema ( e non solo serie TV come quella su Caravaggio qui sotto) e ha progettato l’illuminazione anche dei Fori Imperiali a Roma.
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Apocalypse Now
On the set of the film Apocalypse Now, directed by Francis Ford Coppola and based on Joseph Conrad’s novel Heart of Darkness. (Photo by © Caterine Milinaire/Sygma via Getty Images)
No Merchandising. Editorial Use Only. No Book Cover Usage. Mandatory Credit: Photo by Zoetrope/United Artists/Kobal/REX/Shutterstock (5886120w) Marlon Brando Apocalypse Now – 1979 Director: Francis Ford Coppola Zoetrope/United Artists USA Scene Still War
The conformist / Il conformista
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L’uccello dalle piume di cristallo / The bird with the crystal plumage
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Vittorio Storaro Best Images
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Vittorio Storaro Cinematographer
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Vittorio Storaro al lavoro in post-produzione
Cafè Society al cinema Arcadia di Melzo
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Vittorio Storaro: il maestro della luce in 200 immagini I veri maestri, quelli da cui moltissimi - se non tutti - hanno imparato l'arte del cinema non sono poi davvero molti; uno di questi è senza dubbio Vittorio Storaro.
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pangeanews · 6 years ago
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Paolo Sorrentino gira “The New Pope” (e John Malkovich in veste papale fa convertire frotte di accaniti atei). I romanzi più belli sul Papa? Li hanno scritti Giorgio Saviane, Morselli, Quinzio, Roberto Pazzi… (Con lettura in allegato, in attesa della Mostra/Messa del cinema di Venezia)
Con diabolico cinismo si potrebbe dire che la faccenda dei ‘due papi’ abbia contribuito al cospicuo revival – in termini di pubblicistica, almeno – della Chiesa cattolica. Domenica scorsa, per dire, terminata la Messa – cioè, sciolto l’incanto di un’esistenza davvero ‘diversa’ – tra la foresta delle colonne, sentivo una signora sussurrare a mezza voce, “quello lì” – si riferiva a Papa Francesco – “usurpa il posto che è di Benedetto XVI”. La tizia non è una vaticanista né una teologa, eppure difende la propria opinione con verve da invasato.
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Il balcone di San Pietro a Cinecittà: verità e finzione nel film di Paolo Sorrentino, “The New Pope”; Photo by Gianni Fiorito
M’aggancio qui a una notizia uscita un paio di giorni fa. Paolo Sorrentino mostrerà alla prossima Mostra del cinema di Venezia The New Pope, la serie che segue, papale papale, The Young Pope, pubblica nel 2016. Della serie, prodotta da Sky Studios, HBO e Canal+, si sa che il ‘giovane papa’, l’ammaliante Jude Law, sarà avvicinato e sostituito da un ‘nuovo papa’. John Malkovich. Le fotografie divulgate dall’ufficio stampa Sky (qui potete leggere un servizio sul set) sono di fantomatica bellezza. Malkovich in divisa papale convincerebbe un ateo a darsi alle fauci di Dio.
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Il balcone di San Pietro e la Cappella Sistina ricostruite a Cinecittà con rigorosa raffinatezza portano a pensieri verticali. Che corrispondenza c’è tra la Chiesa cattolica e la sua dimora vaticana? Che grado d’incarnazione esiste tra la Chiesa e un edificio detto chiesa? Che cosa è immaginato, immaginario o autentico della fede? È possibile immaginare Dio? Che affinità esiste tra formula e atto, tra rito e verità? Come si sa, il demonio seduce con un gioco di specchi.
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Intendo dire. Paolo Sorrentino, che ha fiuto narrativo, si è accorto del potenziale romanzesco che cova sotto la sottana vaticana. Di fatto, abbiamo lasciato il ‘tema’ del circuito vaticano, del nitore papale, alla narrativa ‘di genere’, allo scirocco dei Dan Brown. Peccato. Insomma, in Vaticano c’è il rappresentante di un dio che si è fatto carne, in cui la lotta tra la vita e la morte è pungolo di diamante. C’è un uomo che crede che la morte, vinta, si possa vincere, ancora. Non vedo tema più inevitabile di questo. Il papa ha un potere conferitogli dalla realtà spirituale, non dall’elettorato terreno.
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La grande letteratura italiana, preoccupata, forse, per il fatto ‘sociale’ o per la questione ‘morale’, ha ignorato il Vaticano e i suoi sotterranei e sotterfugi (per sfottere Gide). Di romanzi dedicati all’inquietudine papale – non rientra nel club il meraviglioso Quinto evangelio di Pomilio – senza malie noir (il ‘genere’, in impasto italico, sul tema è agguerrito e pimpante e più informato di una presunta narrativa ‘alta’, altra; faccio solo due nomi: Fabio Delizzos e Marcello Simoni) ne conto pochi. Il libro più noto resta Il papa di Giorgio Saviane, del 1963, finalista allo Strega – finì buon ultimo della ‘cinquina’, in una edizione di lusso vinta da Natalia Ginzburg con Lessico famigliare sopra Rien va di Tommaso Landolfi, La tregua di Primo Levi e Un giorno di fuoco di Beppe Fenoglio – e vincitore del Campiello. Questo romanzo sull’abisso della ‘chiamata’, “su un possibile papa fuori di ogni schema fisso… pieno di pagine memorabili” (Nazareno Fabbretti), fu tradotto in inglese (The Finger in the Candle Flame) e in spagnolo (El papa), ottenne un più che discreto successo di pubblico, vi fu l’intenzione – prima di Sorrentino – di tradurlo in film. C’erano già produttore (Cecchi Gori) e sceneggiatore (Massimo De Rita, che avrebbe scritto un’altra pellicola tratta da un romanzo di Saviane, Eutanasia di un amore, con Ornella Muti e Tony Musante). Il progetto, però, saltò: “Non se ne fece nulla. L’ho detto più volte: Saviane era un antipatico, non faceva il lacchè, non gli piaceva mendicare attenzioni”, mi disse la moglie, Alessandra Del Campana.
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Con Roma senza papa, il romanzo fanta-vaticano di Guido Morselli, come si sa, Adelphi comincia la pubblicazione di un’opera anarchica e totalmente postuma; uno dei romanzi meno noti di Sebastiano Vassalli, La notte del lupo (1998), piglia avvio dall’attentato a Giovanni Paolo II tentato da Ali Agca. Roberto Pazzi è tra i rari scrittori italiani viventi attenti al ‘tema’: Conclave (2001) è uno dei suoi romanzi più alti, a cui va legato, per ‘partecipazione’ narrativa L’erede (2002) e per altezza filosofica Vangelo di Giuda (1989). Anche Ferruccio Parazzoli è scrittore che fiorisce tra le asperità religiose: cito soltanto 1994. La nudità e la spada (1990), Il fantasma di Dio (2013), Missa solmenis (2017). Di stampo diversamente narrativo è il libro di Sergio Quinzio, Mysterium iniquitatis (1995), dove si raccolgono “le encicliche dell’ultimo papa”, un prometeico Pietro II.
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La ‘rinuncia’ di Benedetto XVI, il fratres carissimi sussurrato l’11 febbraio del 2013, mi è parso un tuono, uno squarcio, una ‘novità’ nella Storia come quelle, folgoranti, che possono accadere solo grazie a chi regna sull’invisibile e ha ragione sopra i morti. Vi scrissi un libro, Rinuncio, pubblicato da Guaraldi, che ha avuto un insperato (stando ai miei canoni mefistofelici) ‘successo’ – al Campiello, nella tarda primavera del 2014, fu eletto da Monica Guerritore come il libro più bello ed estremo del convegno –, fu tradotto in lavoro per il teatro. Tra lettori che vivono nei sotterranei, quel libro continua la semina (Piergiorgio Odifreddi, impertinente ateo, impenitente matematico, lo ha apprezzato e lo ha donato, di recente, a Benedetto XVI). The New Pope sarà presentato a Venezia – due puntate –, durante la Mostra/Messa del cinema che si svolge dal 28 agosto al 7 settembre. Lego qui due brandelli da Rinuncio, come spartito, nell’attesa. (d.b.)
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Sul prato di fronte alla mia cella, la neve si è accumulata in un cerchio. Sembra, sotto la luce, un lago, un foro che risucchia il cielo e le montagne. Arrancando, sono giunto alla finestra, mi sono arrampicato con il mento, che poi ho aggiustato presso il vetro. La pozza di neve mi affascina perché mi ricorda il lago di Rimsting. I lupi vi si avvicinavano avidi di vedere la propria immagine riflessa. A volte si gettavano nel lago, emergendone freddi, grigi come stelle comete. Sono certo che speravano di diventare uomini. Ma la loro forma, inflessibile, non mutava e questo ha esasperato la rabbia, ha dato crescita ai denti. Poiché la trasformazione non si era adempiuta, si esprimevano mordendo i compagni, attaccando il villaggio, desiderandone i bambini. Il lago, nella mia immaginazione, era Dio.
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«Che fine di merda ha fatto mio padre, certo, ma io sono finito a pulire la merda del nonno»: la confessione di quell’uomo mi sconvolse. Ero stato eletto Papa da poco, per questo, immagino, dimenticai la veste, vestendomi come un cardinale. L’uomo compiva degli studi nella Biblioteca Vaticana riguardo all’esicasmo – più tardi scoprii che aveva scritto un libro sui sacerdoti suicidi. Lo incontrai nell’atrio della Biblioteca e lui mi affrontò con quella frase. Non era cupo né scontroso, parlava con gioia. Mi disse che il padre si era suicidato quando aveva dieci anni, per questo, adulto, si prendeva cura dei nonni paterni. «La nonna bestemmia e spera nella rapida morte del coniuge», mi disse sorridendo. A seguito di un incidente il nonno, novantenne, era immobilizzato a letto. L’uomo gli cambiava ogni mattina il pannolone, «afferro le macerie della sua merda con le mani, rifiuto i guanti», mi disse, e disse che vortici di vomito gli perforavano la gola e lo stomaco. Eppure, resisteva. «Per la depressione la nonna si scava il viso, fino a deformarlo, perché nell’aldilà nessuno possa riconoscerla», mi disse. Gli risposi, sconvolto, che forse doveva ricorrere a degli infermieri, farsi aiutare. Replicò con il silenzio, con la serenità dei martiri. Mi parve che quella fatica non fosse una pena ma una gloria. «Nella cacca del nonno vedo Dio», mi disse e per me fu inaccettabile, entrai nell’aula, senza benedirlo. Più tardi mi accorsi che era stato lui ad estorcere la mia confessione di impotenza.
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Due papi che pregano insieme: non è questo un segno diabolico? Le schiene bianche e grevi, simili ai cancelli della Città di Dio. Ma una volta varcati, come scrivono i mistici bizantini di ritorno dalle proprie visioni, ad attendere il fedele è una falange di giaguari. Incaricati di divorare l’anima per vomitarla davanti a Satana. Il Paradiso non è un premio, ma una tentazione, un artificio del demonio. La vita è il premio concessoci da Dio e il dolore la medaglia. I nostri ricordi s’incardinando negli animali e nelle piante: altrimenti, perché guardarli provoca in me un abisso di memorie? Testimonio che non incontrerò mai Papa Francesco, il mio successore. Ma la Curia saprà narrare una storia diversa: non escludo che abbiano da tempo stanato il mio sosia. L’immagine dei due papi non smette di ossessionarmi. Essi mi sembrano i purissimi chiodi che hanno trafitto, come rose, le mani di Cristo. Oppure, mi appaiono come i due ladroni al fianco della Croce: chi sarà il redento?
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Georg carissimo,
per anni ho considerato piazza San Pietro come le fauci di un lupo bianco. Le colonne mi parevano i denti enormi della bestia e il pavimento la spianata del palato. San Pietro è un luogo che divora, che espropria l’anima: quando ne usciamo siamo davvero migliori, che conversione attraversiamo? Ora, da lontano, San Pietro mi pare una culla e la Chiesa un bambino. In questa visione, i lupi, allora, sono i papi, che con continua avidità divorano il bambino. La forza della Chiesa è in questa secolare strage dell’innocente, che forse è una ostinata ricerca di Cristo. Eppure, la Chiesa è fondata dai fedeli più che dai sacerdoti. Ma i fedeli, senza il Papa, sono come lupi esiliati dal branco: l’inverno salderà il loro muso con una museruola di ghiaccio, per sopravvivere dovranno imparare a cibarsi d’erba, aspirandola con il naso, con gli occhi. Da sempre la fede è una questione di sopravvivenza e il cristianesimo una coltivazione di larici nel deserto.
Davide Brullo
*In copertina: Jude Law e John Malkovich in “The New Pope”, di Paolo Sorrentino; fotografia di Gianni Fiorito
L'articolo Paolo Sorrentino gira “The New Pope” (e John Malkovich in veste papale fa convertire frotte di accaniti atei). I romanzi più belli sul Papa? Li hanno scritti Giorgio Saviane, Morselli, Quinzio, Roberto Pazzi… (Con lettura in allegato, in attesa della Mostra/Messa del cinema di Venezia) proviene da Pangea.
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