#mi fai sembrare
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sembra che abbia tentato di tagliarmi le vene, in realtà sono graffi del gatto. è da considerare incitamento al suicidio?
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L’amore che ci lega

Non posso fare a meno di sniffare, odorare e leccare tutto ciò che ti riguarda. Anche adesso che siamo assidue amanti in segreto. Io, la studentessa del quarto piano e tu, la quarantenne manager in carriera divorziata della mansardina. Ti lecco e annuso ovunque. L’attrazione sessuale ha moltissimo a che fare con odori e sapori del corpo della persona amata. Se ne ha un gran bisogno. Il tuo odore mi serve per ritrovarti tra la folla, in un pub o al supermercato sotto casa. Per capire se sei passata dove io sono in quel momento. O come surrogato del sesso quando non ci sei. Perché ti cerco di continuo. Mi urgi sempre.

Ed è solo colpa tua: mi sono innamorata di te a prima vista. Da quando mi sono trasferita qui per l’università e tu m’hai invitata a cena la sera stessa. Non ero mai stata con un’altra donna, prima di questa storia folle. E tu dopo un po’ di tempo me l’hai fatto sembrare così naturale, che non mi sono resa conto di cadere man mano nella tua infallibile rete. Fatta di seduzione, giochi intellettuali raffinatissimi, sguardi, carezze, sottintesi e baci sempre più arditi e frequenti. Le settimane passavano e a un certo punto, durante il giorno hai semplicemente iniziato a mancarmi: ovunque fossi, qualsiasi cosa stessi facendo, non vedevo l’ora di tornare a casa.

Per vederti, per avere un qualche contatto con te. Anche se magari ero fuori con degli amici simpatici e giusti per la mia età. Una vera ossessione d’amore. E poi volevo disperatamente provare il rapporto fisico con il tuo corpo slanciato e perfetto. Sognavo le tue bellissime labbra sulle mie, anche se tu nel primo periodo di studio reciproco, al momento del commiato m’avevi dato sempre solo un bacio sulla guancia.

Che in verità, progressivamente nei giorni s’è prolungato. Per poi trasformarsi in una evidente e gradita leccata fino al collo, ove diventava un succhiotto di pochi secondi. Cose di tua lunga esperienza, che m‘accendevano di desiderio e mi facevano inumidire la fica. Tornavo a casa regolarmente stordita, pensando a te. Ogni sera, mentre mi leccavi rapida e sicura di te, io mi ti stringevo un po’ di più. Sperando che tu osassi molto altro. Perché io proprio non avevo il coraggio di andare oltre il nostro rapporto amicale e intimo.

Dopo pochi giorni dalla nostra conoscenza, ho iniziato ad avere dapprima semplice e genuina curiosità, poi un desiderio grande e sempre più intenso delle tue intimità. E quando ti venivo a trovare, mi sono sorpresa quasi senza accorgermene a chiudere gli occhi e odorare i tuoi golfini e i foulard che lasciavi sparsi in giro per casa. Lo faccio ancora, in verità.

Confesso ora pubblicamente anche di aver commesso una scorrettezza. E che Dio benedica il momento in cui l’ho fatto: una sera, dopo cena t’ho rubato un reggiseno e uno slip dal cesto dei panni sporchi. Per il puro gusto di portarmeli a letto e annusarmeli da sola, pensandoti e masturbandomi. Non si dovrebbe fare, ma dentro la mia mente e le mie zone erogene iniziava la forte necessità di te.

Del furtarello ti sei accorta la sera stessa, perché dovevi fare una lavatrice. M’hai mandato subito un messaggio molto educato:
“ehi, bamboletta: per caso avessi preso per sbaglio un mio coordinato intimo dai panni sporchi? Se ti piaceva così tanto, potevi semplicemente chiedere: non credi? Ma tranquilla: continuo ad avere stima di te e a volerti bene. Baci baci.”

Avrei voluto morire! Non sapevo come uscirne fuori, cosa risponderti. M’hai tolta d’impaccio tu, venendo a casa mia direttamente. Ho sentito il campanello, ho aperto e il mio cuore è impazzito: eri profumata e sensuale da mozzare il fiato. Sei entrata e io non avevo il coraggio di guardarti in viso. Tenevo gli occhi bassi. Tu mi ti sei piazzata davanti, hai sollevato il mio mento con due dita e m’hai detto a voce bassa e guardandomi fissa negli occhi: “sai che quando hai le guance rosso fuoco e sei imbarazzata mi fai morire, bambina dispettosa?”

Poi senza avere alcun dubbio in merito, sapendo ormai di andare sul velluto, m’hai baciata: un bacio che è durato forse buoni dieci minuti. Mi manovravi decisa, forte e sicura. Mentre mi infilavi le mani dappertutto e io non riuscivo a fermarle. Anzi: desideravo che entrassero più a fondo, ovunque tu volessi. La tua lingua comandava, scavava dentro la mia bocca.

Era padrona. Io la accoglievo e cercavo a mia volta di annodare le nostre lingue in un gioco stimolante ed eroticissimo, molto intimo. Le tue labbra sapevano di miele e di purissimo peccato. Non ero ancora esperta delle schermaglie tra donne; perciò mentre ci baciavamo e tu mi frugavi, mi sono limitata ad accarezzarti il viso e tenerti il capo, piangendo di felicità. Ma non staccavo la mia bocca dalla tua. Non volevo altro dalla vita, in quel momento.

Tu dopo poco ti sei finalmente tolta il cappotto; sotto avevi una gonna ampia, che hai tolto in due secondi: avevi le autoreggenti senza gli slip. T’eri fatta bella da morire, per la nostra prima volta. Ti sei seduta, m’hai fatto cenno di inginocchiarmi davanti a te. Uno di quei comandi impliciti che non ammettono dinieghi. Ma anche io non volevo che quello. Quindi, decisa, a gambe ben larghe, sì da farmi osservare a lungo e chiaramente la cosa più bella e desiderabile che io abbia mai visto, hai preso la mia testa e l’hai tuffata tra le tue cosce, tenendo la tua mano ferma sulla mia nuca e premendomi contro di te.

Respiravo il tuo odore intimo molto aspro e forte. Finalmente. Ti assaporavo per la prima volta. Era la nascita della mia dipendenza fortissima da te. Quasi avevo un orgasmo, dalla contentezza. Mi hai detto: “sai, è veramente stupido annusare e leccare il mio intimo, quando invece puoi avere direttamente l’originale a tua disposizione! Ora stupiscimi: leccami, sbocconcellami, fammi venire. Voglio godere della mia ragazzina viziata preferita.” Sono stata così, incollata al tuo inguine, per almeno mezz’ora. Il mio viso era tutto bagnato, totalmente coperto dal tuo miele.
Godevi. Gemevi piano, muovevi i fianchi in mille modi, per farmi entrare meglio con la lingua e per offrirti tutta a me. Ti piaceva. Mentre ti mordicchiavo dolcemente, ti leccavo e succhiavo, perché ormai ero pazza d’amore per te. Non so come, ma sono riuscita anche a togliermi i vestiti di dosso: volevo essere completamente nuda e offrirmi a te tutta. Umile e folle di te. Pronta a tutto. Infine, strusciavo tutto il mio corpo contro la tua passera, per bagnarmi e ricoprirmi del tuo amore. Per farti marcare il territorio. Tu sorridevi, contenta e vincitrice. E continuavi, generosa, a venire e a regalarmi così il tuo miele. Sei abituata a ottenere tutto, dalla vita.

Tra l’altro, appena denudata, la prima cosa che ho fatto è stata cercare di infilare un mio seno nella tua fica. Era molto che desideravo fartelo. Tu hai iniziato a ridere contenta e mentre la contraevi, per cercare di trattenere il mio capezzolo turgido, m’hai detto: “ah, ah: vedo che non ti manca l’inventiva, bambina! Però adesso io mi giro e tu leccami il culo. Molto intensamente. Fammi morire dalla passione. Completa il sortilegio, la magia che mi lega a te. E mentre lecchi il mio ano, toccami le mammelle, sorreggimele dolcemente. Accarezzamele. Perché mi devi eccitare tutta e far inturgidire anche i capezzoli. Voglio offriteli fra un po’. Sono i cioccolatini di ‘benvenuta dentro il mio cuore’ che ho portato stasera per te.”

Infine, siccome sei una leonessa dominante e fiera, dopo esserti trastullata con le mie leccate e i miei primi, goffi tentativi di far godere una donna, messi in atto cercando in fretta nella mia mente un inesistente bugiardino del sesso proibito, m’hai presa e rivoltata come un leone con la sua gazzella quotidiana. M’hai distrutta con la passione, col tuo corpo e col sesso. Non sapevo che l’amore tra due donne potesse essere così intenso e gratificante. M’hai fatta venire mille volte. M’hai fatta innamorare ancor più di quanto nella mia mente non fossi già tua, tua, tua.

RDA
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“In definitiva, che cosa vuole l’Anima da questa vita?” Ed egli mi rispose: “Potrebbe sembrare strano ma l’Anima vuole le stesse cose che vuole l’ego: ovvero che ti realizzi in una vita dignitosa e piena di abbondanza, attraverso le tue relazioni e la libera espressione dei tuoi doni e talenti. Ma con una differenza sostanziale! Infatti. Mentre l’ego ti spinge ad agire partendo da una dimensione di paura, insicurezza e senso di colpa, facendoti sentire sbagliato, rifiutato, fallito, giudicato e abbandonato ad ogni passo che fai, l’Anima vuole che tu agisca partendo da un presupposto di celebrazione, agendo per il puro piacere di agire e celebrando anche i tuoi errori, libero dal bisogno di accettazione, considerazione e convalida. www.spazioazzurro.net *********************** “Ultimately, what does the Soul want from this life?” And he answered me: “It may seem strange but the Soul wants the same things that the ego wants: that you fulfill yourself in a dignified and abundant life, through your relationships and the free expression of your gifts and talents. But with a substantial difference! Indeed. While the ego pushes you to act starting from a dimension of fear, insecurity and guilt, making you feel wrong, rejected, failed, judged and abandoned at every step you take, the Soul wants you to act starting from a premise of celebration, acting for the pure pleasure of acting and celebrating even your mistakes, free from the need for acceptance, consideration and validation. www.spazioazzurro.net
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Mi dà fastidio che mi facciano sembrare una persona cattiva quando molte volte ho smesso di pensare a me stessa per il bene degli altri, vedono sempre quello che non fai, non si prendono il tempo di pensare di tutte le volte che eri lì quando non c'era nessun altro.
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AMERICA
Chiedevo per un sorso d’acqua. Bussai a venti case, trenta consolati e mille e mille bettole. Aprì solo un cristo giallo con le vene gonfie e dure di bile nera. Mi disse; “Più avanti c’è l’ambasciata americana. Quando ebbi sete, aprirono e mi diedero quel che cercavo”. A passi lunghi mi avvicinai al grande edificio - pareva il viso di una bambina mascherata per sembrare già avvizzita e saggia - poi bussai.
La porta dava su un grande cortile. Dietro il lacchè pareva ci fosse una festa. E in effetti le bocche erano tirate in larghi, estatici sorrisi. Ma dalle gole usciva come un lamento d’upupa che riempiva il vuoto tra le colonne corinzie: le foglie scolpite in modo che apparissero già marcite.
Il lacchè chiese: “Che vuoi.” E io risposi. Poi chiese: “Chi ti manda?” E gli mostrai le mie labbra screpolate e la mia lingua percorsa da grosse crepe bianche. “Quello che ho da darti sta qua, nel mio taschino”. Tirò fuori un fazzoletto di seta. Mi disse Tira fuori la lingua prese un po’ di polvere dal fazzoletto e gliela gettò sopra: era sale.
Chiuse la porta ed ebbi ancora più sete.
Mi sentii preso in giro e una turgida corda di rabbia e veleno mi si agitava nel petto come una grossa biscia rognosa bisognosa di carezze. La sete montò ancora. E allora decisi di fare qualcosa: rubai una bottiglia di cedrata da un vecchio chiosco di gelati. Pensai, però Mezza la tengo. Più tardi avrò sete ancora.
Intorno, altra gente brancolava in cerca di pioggia. Quella mezza bottiglia, mi aveva permesso di accorgermene. Quella mezza bottiglia, era preziosa, mi accorsi. In breve tempo, divenni il re degli straccioni e degli assetati. Per un po’ di cedrata, o limonata, o bourbon erano disposti a barattare tutto: le nuore, le mogli, le figlie, le madri… E con madri, mogli, figlie e nuore divenni il re dei disamorati. E poi il re dei diseredati, e di chi aveva sepolto la dignità sotto il trogolo delle sere e dei mattini. Con la loro dignità riuscì a comprarmene una tutta mia. E per Corso Buenos Aires la gente mi guardava come pesci dentro a una boccia di vetro. Guardavano il mio vestito, il mio orologio, il mio toupet nuovo, al profumo di sandalo, la mia moglie nuova, profumata di zàffiro, e si chiedevano, tutti, cosa avessi fatto per meritarmi tutto quello.
Poi, una sera d’inverno, passeggiando nel grande parco a nord della città, beandomi dei miei privilegi, del mio merito e delle mie tasche gonfie di ciarpame, si mise a piovere. Ed io mi beai anche di quella carezza che Iddio in persona aveva deciso di regalarmi. Distesi il collo, e piegai in alto la testa per bearmi ancora meglio dell’aria fresca di gennaio e per vedere Dio negli occhi e stringergli la mano. Ma, arrampicatosi su un pioppo, vidi solo il lacchè che stava pisciandomi sul cappello. Chiesi solo “Che fai lassù.” “Aspetto” “Cosa.” “Che nostro Signore mi appaia” “Per fare?” “Per chiedergli cosa devo fare, quali santi devo pregare, stuprare o assassinare per meritarmi…” e un singhiozzo di profonda malinconia gli bloccò la lingua e il diaframma per un istante. Poi riprese: “…per meritarmi quella villa del cazzo che mi guarda dal punto migliore di Sunset Boulevard a Los Angeles”. Non mossi un dito. Non pronunciai un sibilo. Capivo. Capivo benissimo la sua disperazione. E allora bevvi. Aprì la gola e bevvi, come un disperato.
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La manipolazione da parte di un genitore è una delle esperienze più profonde e laceranti che una persona possa attraversare, perché colpisce alle radici stesse del nostro senso di identità, fiducia e sicurezza. Un genitore dovrebbe essere un rifugio, una guida, una base sicura, quando invece diventa un manipolatore, ogni certezza si sgretola.
La manipolazione genitoriale può assumere tante forme: senso di colpa, vittimismo, gaslighting (una forma di manipolazione verso una persona con l'obiettivo di farla dubitare di se stessa e della sua stessa sanità mentale), silenzio punitivo, minacce velate o dirette, controllo emotivo...
Quando accade, il figlio si ritrova a vivere un paradosso profondo: amare e, allo stesso tempo, doversi difendere da chi dovrebbe amarlo incondizionatamente. Questo genera un cortocircuito interiore. La mente viene condotta in “luoghi” dove la logica si spezza, dove il bisogno di protezione si scontra con l’istinto di sopravvivenza.
La rabbia che emerge in questi casi non è una rabbia “normale”. È una forza primitiva, quasi arcaica, che viene dal centro delle nostre ferite. È il dolore di un bambino mai ascoltato, mai visto davvero. La violenza, reale o potenziale, può affiorare proprio perché la pressione interna è così forte da non trovare altro canale di uscita.
Per chi non conosce da vicino queste realtà può sembrare quasi assurdo, impossibile che un genitore possa fare tutto questo eppure sono tanti i casi in cui si verifica, ma perchè succede?
Come mai un genitore manipola?
▪️Molti genitori manipolatori non sono consapevoli del loro comportamento. Sono cresciuti in ambienti dove il controllo, il ricatto emotivo o la negazione dei sentimenti erano la norma. Hanno appreso che l'amore si dà “a condizione”, che il potere è più importante della connessione. E così, senza strumenti emotivi sani, ripetono ciò che hanno subito, magari convinti di agire per il bene del figlio.
▪️Altri genitori potrebbero avere delle ferite irrisolte, infatti un un genitore emotivamente immaturo, insicuro, narcisista o profondamente ansioso, potrebbe usare la manipolazione per colmare i propri vuoti interiori. Il figlio, invece di essere visto come un individuo separato, diventa un’estensione del genitore, o un “oggetto” da cui ottenere conferma, amore e attenzione.
Di solito il pensiero di fondo (spesso inconscio) che guida il loro comportamento è “Se tu non fai quello che voglio, io soffro. Quindi è colpa tua”. Ovviamente è un pensiero distorto ma purtroppo percepito molto reale nella loro mente.
▪️Per alcuni genitori, avere il controllo totale sui figli è l’unico modo che conoscono per non sentirsi persi. Il potere, in questi casi, è una stampella emotiva. E allora manipolano per non perdere quel “centro”, quel senso di importanza e quella illusione di stabilità.
Tutto questo si regge su un assunto centrale, queste persone confondono l’amore con il bisogno... Un genitore manipolatore spesso non ama in modo libero, ma in modo possessivo. Dice “ti amo” ma significa “ho bisogno di te per sentirmi qualcuno”. E se quel bisogno non viene soddisfatto, arrivano la colpa, la rabbia e la manipolazione.
Spesso chi manipola è stato, a sua volta, manipolato. Ha appreso la manipolazione come unico strumento per ottenere ciò che desidera o per non affrontare le proprie vulnerabilità. Non è una giustificazione, ma è una spiegazione che può aiutare a vedere l’essere umano ferito dietro il comportamento tossico.
Serve come figli a liberarsi. Perché se vedi il genitore non più come un mostro invincibile, ma come una persona ferita, allora inizi a tornare potente nella tua storia. Non più vittima di un incantesimo, ma testimone lucido della realtà.
Potremmo immaginare un pensiero di questo tipo in un figlio che comprende questo concetto “Mi hai fatto del male. Ma io non sono quel dolore. E non ti permetterò di definirmi e di ferirmi ancora”.
Come si fa però in pratica a sfuggire e a salvarsi da questo tipo di manipolazioni? Come dico sempre i miei sono suggerimenti, spunti di riflessione, che non sostituiscono una terapia e un lavoro profondo su se stessi e sulle proprie ferite, ma possono aiutare a comprendere meglio e a riflettere se si può avere bisogno di aiuto.
🌼Il primo passo è accorgersi che stai vivendo una manipolazione. Questo spesso richiede tempo, perché la manipolazione si camuffa da amore, preoccupazione, “lo faccio per te”.
🌼 E' fondamentale avviare una separazione mentale... anche se sei fisicamente vicino al genitore, puoi iniziare a costruire uno spazio interiore tuo, libero dal suo giudizio o dalle sue dinamiche. Questo può voler dire mettere dei limiti, anche se invisibili.
🌼Riscrivi la narrazione della tua storia, non sei la persona che lui/lei vuole che tu sia. Sei altro. Sei molto di più. Scrivi (letteralmente, se serve) la tua storia, fuori dai confini imposti dall'altro.
🌼Dai spazio alla rabbia, senza lasciarti inghiottire. La rabbia è una bussola, non un nemico. Ascoltala. Trova modi sicuri per esprimerla: parola, scrittura, arte, movimento. La tua rabbia non è “sbagliata”. È sacra.
🌼Cerca un sostegno, che sia un terapeuta, un amico, un gruppo. Qualcuno che ti guardi senza bisogno di cambiare la tua verità. Che ti dica: “Hai ragione. È successo davvero. Non sei pazzo”.
🌼Coltiva l'empatia per te stesso, sei sopravvissuto. Questo già ti rende tanto forte. Ma ora meriti di vivere, non solo di sopravvivere.
Alla fine, sfuggire alla manipolazione di un genitore non è solo un atto di ribellione: è un profondo atto d’amore. Amore verso te stesso, verso quella parte di te che da troppo tempo cerca di respirare, di essere vista e soprattutto di essere libera.
È un percorso che può fare paura, lo so, perché implica mettere in discussione chi ci ha creati, chi ci ha fatto nascere o chi ci ha allevati o ci ha formati. Ma è anche un processo di nascita. Una rinascita, più precisamente. Ogni passo che fai lontano dalla manipolazione, è un passo verso la tua verità. Verso una voce interiore che non ha bisogno di giustificarsi, che non chiede più il permesso per esistere.
Ricordati sempre che non sei sbagliato perché provi dolore, perché sei arrabbiato, perché vuoi mettere dei confini. Sei umano. Profondamente e meravigliosamente umano e ogni emozione che stai vivendo è una risposta sana a una realtà che ti ha ferito.
Puoi guarire. Si può guarire da questi rapporti ma non sarà immediato, e a volte sarà faticoso, tanto faticoso. Ma ricorda sempre che dentro di te c'è una forza che ha resistito a tutto questo. Una forza che ora vuole vivere. E puoi iniziare da lì.
Da te e dai tuoi confini. ❤💪
Dott.ssa Valentina Scoppio
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Il problema non è la rabbia e, a volte,
nemmeno la più prepotente delusione.
Il problema è quando vieni ingiustamente ferito e ti guardi intorno (e dentro) per cercare di capire il perché.
Se sei intelligente, prima di tutto ti metti in discussione. Poi, se un po’ ti ami, non accusi sempre te stesso di avere sbagliato, ma valuti anche l’ipotesi, che non sempre gli altri abbiano la tua stessa sensibilità o la tua stessa anima o...
Una volta, una tra le persone che mi conosce di più (in tutti i miei limiti e difetti e cuore) mi ha detto:
"Tu fai paura perché sei talmente vero
da non sembrare vero. La gente non è abituata a essere amata come ami tu".
Ricordo di essere rimasto in silenzio , e lei aveva concluso:
"Difenditi da chi non ti capisce. Difenditi, ma non cambiare mai.."
Mi difendo, ma non cambio. Non più ormai.
Cristian Campeggio
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“Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore.
Non mi interessa quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido per l’amore, per i sogni, per l’avventura di essere vivo.
Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna, voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore, se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.
Voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio e il tuo; se puoi ballare pazzamente e lasciare l’estasi riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirti di cautela, di essere realisti, o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani.
Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera.
Voglio sapere se sei capace di deludere un altro essere identico a te stesso, se puoi subire l’accusa di un tradimento e non tradire la tua anima.
Voglio sapere se sei fedele e quindi hai fiducia.
Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non é bella tutti i giorni.
Se sei capace di far sorgere la vita con la tua sola presenza.
Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, tuo e mio e continuare a gridare all’argento di luna piena: SÌ!
Non mi interessa dove abiti e quanti soldi hai, mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due, e fare quel che si deve fare per i bambini.
Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui, voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me e non retrocedere.
Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove, voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l’ha fatto.
Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso, e se veramente ti piace la compagnia che hai…nei momenti vuoti.”
Scritto da un’indiana della tribù degli Oriah-1890)
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“il reggiseno indossato, il timore di farsi vedere...
la prima volta ho chiesto il buio, non tanto per me (la prima volta che mi sono vista allo specchio è stato uno shock, ma ero viva! mi è passato subito), quanto per lui. non volevo restasse inorridito. lo avrei capito, certo, ma ci sarei rimasto di merda praticando poi l'astinenza a oltranza.
invece ci abbiamo puro riso sopra, perché ero con una persona intelligente e a quel punto, come dici tu, puoi dire e fare tutto”
Cara Lady Vixen, ho seguito in silenzio le tue vicissitudini di questi ultimi tempi e l’empatia che provo mi porta ad esserti vicino con un abbraccio. sono vicino ai tuoi pensieri per empatia, non per condivisione non avendo vissuto un’esperienze analoga ne personalmente ne con persone a me vicine. Qualche volta in circostanze simili mi è stato detto ma come fai a parlarne tu di questo? credo che si possa, ci si può avvicinare all’altro con empatia. Immaginare che la sessualità e la sensualità vengano colpite da questi percorsi e che la visione di se stessi si possa modificare inibendo la spontaneità nel viverle liberamente. Le tue parole nelle confessioni sono limpide e sentite, dall’altro ogni mia parola può essere fraintesa, superflua o sembrare superficiale. Sei una donna sensuale e sempre ironica , credo che sia naturale sentirsi inadeguati essendo colpiti nella propria femminilità. Credo sia naturale e giusto per te ma non per me o per chi ti vive ogni giorno o di persona . So con certezza che la tua sensualità non dipenda da due seni torniti , e seppur bellissimi “oltre le tette c’è di più” …oppsss non era proprio così il ritornello …. , chi siamo ci viene scritto anche sul corpo, sulla pelle ma è l’aurea che ci circonda ad occupare il nostro spazio ed a metterci in connessione con l’altro. Non preoccuparti di come appari, sii te stessa, lo sei, sono dettagli che sono irrilevanti nel momento in cui l’altro riesce a cogliere la tua aurea, la tua sensualità e la femminilità che non può essere cancellata così semplicemente. Non si può rimanere inorriditi difronte alla vita che scorre ma viverla ed accudire con empatie le mancanze. un abbraccio …. uomo 56. Ps scusa le semplificazioni
ti ringrazio ❤️
direi che è uscito qualche spunto interessante dalle ultime confessioni
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Ho voglia di far l'amore con te, ma non fraintendermi. Non parlo di carezze o di lingue che giocano, di tutta quella forza che troviamo dentro all'improvviso mentre ci muoviamo come se non facessimo altro da una vita intera. Non parlo di piacere assoluto, di qualcosa di proibito, delle mie gambe intorno al tuo bacino, dei miei piedi che si posano piano sulla tua schiena. Non parlo di quando proprio non dovresti, eppure mi tocchi e te ne freghi, né di quando diventiamo un po' troppo erotici per il mondo e ci tocca nasconderci in camera. Non parlo di quando mi sfiori il collo, mi chiedi di avvicinarmi e mi sussurri che forse è ora di andare a fare l'amore, ché tu non ce la fai più. Parlo solo di un bacio, di quel bacio che viene dopo qualche bacio, ogni volta che ci vediamo. Il primo è sempre un po' così, imbarazzato. Poi ci ritroviamo più vicini e ci baciamo di più, e mi sembra che tu entri dentro di me, tanto che forse inizio a fare qualcosa che potrà sembrare strano, e di certo quasi impercettibile: ti accolgo. Ogni volta in cui ti vedo, dopo tutti i giorni passati lontana da te, mi apro e ti accolgo. E non sono nuda, e non arrossisco. Ho voglia di far l'amore con te con un bacio, e lo so che hai capito cosa intendo, lo so.♠��🔥
Susanna Casciani
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Addirittura bella

Un conto è essere belli. Un conto è piacere…
www.malikahajer.tumblr.com

Laura
-Ai tuoi occhi forse devo sembrare addirittura bella. Eppure, se mi guardo allo specchio, vedo dozzine di imperfezioni. Difetti e caratteristiche che mi fanno vergognare di me stessa. Però malgrado io cerchi spesso di nascondere il mio corpo e mortificarlo con maglie larghe e pantalonacci, tu sei sempre lì a dirmi: “sei bellissima” e a mettermi le mani dappertutto. Ma sei tu scemo o mia mamma, pur di sbolognarmi, t'ha fatto una macumba? Non so proprio cosa ti abbia legato a me: mi mandi continuamente messaggi, mi guardi come fossi una top model. Ma io sono piccolina, stortignaccola e oggettivamente più belle di me ce ne sono a bizzeffe.

Regolarmente, quando usciamo e per te mi metto in tiro, faccio i confronti con le altre che ci passano accanto e, anche se non lo do a vedere, vorrei solo sprofondare dalla vergogna. Ti guardano. Le vedo. E vorrei solo tornare a casa per nascondermi nell'armadio o sotto le coperte. Ma poi vedo i tuoi occhi comunque fissi su di me. E mi proteggi, mi abbracci, mi sbaciucchi di continuo. Boh… Che ci troverai in me… Spero che non t'innamori mai di una più bella… ce ne sono cento lì, che fanno la fila per te. Me lo dicono le mie amiche. Soprattutto quelle che ti messaggiano di nascosto e tanto io poi lo vengo a sapere. Sono rosa dalla gelosia. Puttane. Troie maledette.

Mauro
-Sei un capolavoro della natura: di te non mi sazio mai. Non te ne rendi conto, ma è tutto l'insieme armonico di quelli che tu chiami difetti a renderti unica, originale, affascinante e attraente. Molto attraente e non solo per me. Infatti sai che di te sono geloso, ma lo sono ancor di più proprio se penso a quanto tu sia particolare e rara. Ho occhi solo per te. E lo sai, mia coniglietta smarrita e bizzarra che mi fai impazzire. Si: ti bacio ovunque e godo del tuo piccolo seno e del tuo culetto, che tocco di continuo. Le tue gambe leggermente a croce mi fanno salire il sangue al cervello. Il tuo nasino aquilino è fisso nei miei pensieri.
La tua miopia ti conferisce mistero e fascino. Le tue labbra, poi… oh: quelle! Sono una dipendenza! Altro che droghe o alcool. Sono dolcissime e determinano in maniera assoluta il mio stato d'animo. Se si schiudono in un sorriso, per me c'è la gioia più pura. Se sono serrate o imbronciate, perdo la pace. E quando lasciano sfuggire degli “ooh…” sommessi e adorati, so che stai godendo sotto di me. E solo allora io tocco il cielo con un dito. Perché… ti amo! Adoro massaggiarti i piedi, la schiena e il collo, dopo l'amore. No: di te non riuscirei a stancarmi neppure se lo volessi. Quanto ai messaggi anche abbastanza espliciti che ricevo, ne capisco lo scopo; ma mi limito a sorridere ed essere cortese. E soprattutto a non offendere nessuna. Stai tranquilla. Sappi che non ti libererai mai di uno che ti ama così. Mai.

RDA
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esiste una parola più corta per "telefono cellulare" di "cellulare" o "telefonino"? ho già sentito "mobile" prima - e "cell", ma solo una volta su reddit.
Non voglio proprio dire "dov'è la cel-lu-la-re?" ogni volta che non riesco a trovarla. grazie : )
Ciao!
Prima di risponderti, permettimi di farti notare che cellulare va usato al maschile, quindi nel tuo esempio dovresti dire "dov'è il cellulare?" (e "trovarlo"): cellulare in questo caso è un aggettivo che viene utilizzato come nome per abbreviare la definizione intera che, come già sai, è "il telefono cellulare" (telefono è il nome, maschile singolare, come devono essere di conseguenza anche articolo e aggettivo).
Per il resto... sì, puoi dire "il cell", soprattutto se stai parlando con te stess* o con amici. Credo che venga molto più spesso utilizzato nello scritto, per essere più veloci quando mandiamo messaggi, ma anche usarlo nel parlato in certe situazioni molto informali va bene. Altri modi oltre a quelli che hai citato putroppo non ce ne sono, ma puoi tranquillamente usare "lo smartphone" se preferisci, lo diciamo spesso anche nelle pubblicità ormai. Unica cosa: fai attenzione quando usi "il mobile": credo che questa definizione (questo aggettivo) del telefono sia usata solo in contrapposizione a "il fisso", cioè la linea fissa/di casa (quella che una volta aveva il telefono col filo, quindi che non si poteva muovere = fisso, non mobile), e non nel linguaggio comune ma in specifici contesti. Se mi parli di "mobile" io penso prima di tutto a una parte della tua forniture e non al tuo mobile phone. Onestamente lo eviterei, a meno che non stia firmando un contratto per una nuova linea o dando i tuoi dati (telefono fisso/telefono mobile) a qualcuno.
Io personalmente, quando mi trovo nella tua situazione, mi chiedo "dov'è/dove ho messo il telefono?" :)
Certo in italiano abbreviamo molte parole, ma con certe altre non è proprio possibile... credo dovrai arrenderti e prenderti del tempo per parlare del tuo telefono! (che non è poi male: andare piano, con calma, è utile soprattutto quando si è nel panico e non si riesce a trovare qualcosa ;) ) Oppure, lascialo sottinteso: se parli con te stess*, sai già a cosa ti riferisci, quindi puoi chiederti semplicemente "ma dov'èèèè?!" (e se vuoi sembrare ancora più italian*, puoi aggiungere una o più swearing or fake-swearing words tipo "ma dove cazzarola è *finito*?!")
#it#italian#langblr#italiano#italian language#italian langblr#languages#lingua italiana#text#italianblr
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Sono più vecchia e ho l'aspetto di una donna della mia età. Alcune mattine, guardandomi allo specchio penso: "E se mi opero? Ma lo escludo sempre perché la chirurgia è come quando bendavano i piedi alle donne in Cina, una nuova conseguenza della misoginia. Se lo facessi potrei sembrare di 56 anni, ma quando compirò 76 anni sembrerebbe che ne abbia 66... È vincere una battaglia per perdere la guerra. Inoltre, alla lunga, la bellezza sta soprattutto nell'eleganza e nell'intelligenza. Penso ad esempio a Maria Callas, Frida Kahlo, Anna Magnani... A 20 anni siamo tutti belli con jeans e maglietta. Ma dopo, la bellezza è una questione di stile, personalità, carisma... Non bisogna nascondere i difetti, ma trasformarli per essere unici. Ora non cerco più di essere sexy, ma di trovare la migliore espressione di me stessa. Quando sei giovane hai molta pressione: lavoro, soldi, figli... Ma con il compimento degli anni ti senti più libera e sicura e fai quello che vuoi. Nessuno parla di quanto sia meraviglioso invecchiare!
- Isabella Rosselli
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Io ringrazio tutti per le vostre parole ed i vostri consigli... Io amo il mio ragazzo, ma, anche se posso sembrare...stupida dicendolo... amo e sogno e bramo l'idea di...essere vista.. guardata... Magari è vero come dice qualcuno, che è solo perché non mi ci sono mai trovata, ma, conoscendomi, credo proprio che lo amerei... Vorrei solo trovare il coraggio...ed un modo per pubblicare in pieno anonimato...
ok. se decidi di provarci su tumblr, non potrai andare oltre una certa soglia nell'esplicitezza delle foto se non vuoi essere censurata e oscurata dallo stesso tumblr. occhio che, anche se lo fai in un blog secondario, credo che l'eventuale "oscuramento" di tumblr interesserebbe anche il blog primario. per non rischiare questo dovresti aprire un altro tumblr-blog con un'altra email. in ogni caso dovresti rimanere sul "soft".
in alternativa puoi andare su un server esterno su cui caricare le immagini e poi condividerle con un link, come ho visto fare a molti. (a mio avviso questi server lasciano adito a molte perplessità e dubbi: non si sa cosa l'azienda proprietaria faccia con le foto caricate nel suo cloud).
p.s. il pieno anonimato a prova di bomba non esiste.
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non parlarmi Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto mi fai sembrare schizofrenico
#[.txt]#^ the sentence is a burla from my friends#no ma comunque. Nella mia testa rent free accanto a matteo e massimilliano
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Ciao mente, ti scrivo perché mi piacerebbe fossi meno disperata. Volevo condividere con te la mia esperienza dato che esco anche io da una storia di 5 anni. Penso di capire come ti senti, la sua motivazione che mi ha dato è stata "non ti amo più" quando semplicemente le piaceva un altro e si era stancata dei miei problemi dato che non ha mai provato a risolvere insieme a me le cose che non andavano, e quando ci provavo io venivo etichettato come quello che critica e che fa stare male l'altro. Comunque la storia che ti vorrei raccontare è inaspettata e riguarda questa sera. Sono uscito con degli "amici" che conosco da relativamente poco, e con cui ho stretto un po', per puro caso dopo essermi lasciato, proprio il giorno della mia laurea; giorno che avrei passato con lei, dato che ci siamo laureati insieme quel medesimo 14 Marzo. Stasera dopo il compleanno di uno di loro siamo andati in piazza a suonare la chitarra e cantare, e mi sono sentito felice. Libero di essere felice. Inoltre ho conosciuto ulteriore gente mai vista che suona e canta, che si è aggregata a noi, e questo potrebbe portare a nuove collaborazioni lavorative per me (sono un musicista). Ho avvertito la stima delle persone che mi circondano, il loro calore. Non mi dilungherò sulla serata in sé, ma sono stato benissimo. E questo lo devo esclusivamente a lei. Una parte di me vorrebbe scriverle grazie (ma credo mi abbia bloccato dopo che le ho scritto addio), un'altra le scriverebbe una lettera intera, magari una per ognuno della sua famiglia, perché sono tutti delle persone fantastiche, semplicemente per ringraziare. So che ti potrà sembrare strano, ma io la voglio ringraziare, perché uscendo dalla mia vita ha permesso a cose più belle di entrare. Ti mando un grande abbraccio e ti assicuro che un giorno, quando meno te lo aspetti, anche per te accadrà la stessa cosa.
Ciao caro, posso dirti una cosa?
Quello che hai scritto mi ricorda molto quello che è successo tra di noi 2 anni fa.
Avevamo dei problemi, lui voleva che gli venissi incontro, mi chiedeva cose che in realtà non sarebbero mai state possibili per me, non per mancanza di volontà ma per cose molto più grandi di me.
Cercare di forzarmi, ricattandomi emotivamente è stato orribile.
Sentirsi dire: "se non ci provi nemmeno a fare questa cosa, significa che non mi ami abbastanza, tutte le coppie si aiutano a vicenda, non posso continuare a fare tutto da solo mentre tu non fai nulla"
Era a conoscenza delle mie difficoltà fin dall'inizio, gli avevo chiesto aiuto per questo e ci ha anche provato ma presto si è stancato, ha detto che non reggeva più questa situazione e pretendeva che trovassi una soluzione da sola se quella che lui mi proponeva, non mi andava bene, tutto affinché come dicevo: "gli venissi incontro"
Ma io davvero non potevo, non con le mie sole forze, allora sparì per 2 settimane, smisi di scrivergli, non rispondevo ai suoi messaggi, lo lasciai.
Troppo dolore per quella promessa non mantenuta, troppo dolore per essere stata abbandonata nel bisogno da una persona per cui io mi ero e mi sono sempre fatta in quattro quando era lui a stare male.
Non si rendeva conto e non si rende tuttora conto di quanto amore ci fosse dentro ogni mio gesto.
"Se non lo fai allora non mi ami abbastanza"
Colpirmi proprio nel punto più doloroso, per una cosa che sta rendendo la mia intera vita uno schifo e non ho scelto io... è stato veramente troppo.
Dopo quelle due settimane di inferno senza parlarci in cui mi sono preoccupata per lui ogni secondo perché temevo che non reggesse la separazione e si facesse del male avendo anche fragilità di tipo mentale, sono tornata sui miei passi e siamo stati insieme a fatica per altri 2 anni.
Ieri sera, mezz'ora dopo il post che ho scritto qui riguardo alla rottura mi ha scritto: "notte" come se nulla fosse.
Non mi ha cercata per tutta la giornata anche se in serata era libero, ha aspettato di andare a dormire per scrivermi: "notte".
Sai questa cos'è? Manipolazione.
Perché a lui non interessa condividere le giornate, sapere come sto, passare del tempo insieme.
Reagisce con fastidio ogni volta che tento di parlargli ormai e non vuole nemmeno discutere della possibilità di chiudere.
L'unico significato dietro quel: "notte" è: "non me ne sono andato definitivamente, appartieni ancora a me, non sei libera."
Di modo che quando gli gira e non è troppo occupato con gli altri, mi trova sempre li.
Come un oggetto riposto in un agolo che tiri fuori all'occorrenza.
Questo vuole che io sia.
Non mi lascia perché altrimenti quando non c'è nessun altro, dove va?
Mi tiene vincolata per non rischiare la solitudine totale.
Questo non è amore.
Sono contenta che tu abbia conosciuto persone nuove, che ti fanno stare bene, il mio finale però sarà ben diverso purtroppo.
Ci ho riflettuto e ho capito che anche se un giorno dovessi rompere definitivamente le catene che mi legano a lui, la mia situazione non mi permetterà di costruire rapporti sani, reali, concreti e benefici.
Non in amore e né tantomeno in amicizia.
La mia vita è strutturata in un modo pessimo e non posso cambiarla, credevo di riuscire a trovare un modo ma ora mi rendo conto che se faccio entrare una persona nella mia esistenza la carico soltanto di pesi e responsabilità che non ho alcun diritto di affibiarle, e non sarebbe giusto chiederlo a nessuno.
Perciò rimarrò sola per sempre, grazie a dio ho una famiglia splendida, almeno quella...
Anche se sono giovane e avrei voluto degli amici con cui condividere esperienze, creare ricordi e una persona che mi amasse con tutto il cuore da poter ricambiare con ogni molecola del mio essere.
Tra me e F a quanto pare non è finita, non del tutto anche se lo è già da molto in realtà.
Chissà se stasera mi scriverà di nuovo oppure sparirà per sempre.
Questo limbo mi devasta più di qualsiasi altra cosa.
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