#mestizia
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spaceofentropy · 1 year ago
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That pasta looks so dead scaring it is the least of the problem!
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autolesionistra · 2 months ago
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Ho letto un paio di articoli tecnici sulla storia dei cercapersone esplosivi (niente di memorabile o meritevole di link, tristi ipotesi plausibili su genesi e diffusione di dispositivi del genere), non provavo uno schifo simile dai "pappagalli verdi" del libro di Gino Strada.
Mi rendo conto sia una posizione un po' naïf e banale da un lato, dall'altro per quanto l'ingenuità sia sostanzialmente un privilegio mi seccherebbe perderla e diventare ancora più cinico, ma il pensiero di (tanti) esseri umani attivamente impegnati a pensare, sviluppare, costruire e diffondere una roba del genere e presumibilmente pure ad essere soddisfatti del risultato (visto che ha funzionato come doveva funzionare) è una di quelle robe che mette una mestizia infinita addosso.
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papesatan · 11 months ago
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Non vi scrivo da un po', troppa mestizia e ben poca voglia di condividerla, ma in questi giorni di feste voglio smettere per un attimo il musone per regalarvi almeno un sorriso. Di recente, mi sono accorto di star tragicamente perdendo sempre più il mio udito lupesco (certo colpa di quei maledetti demoni urlanti), per cui quando qualcuno mi chiede qualcosa, la mia prima reazione è quasi sempre questa:
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Dimodoché capita che ad esempio l'espressione: "tallone d'Achille" diventi per me: "pallone da killer" o che ascoltando il trailer televisivo d'un brutale film d'azione chiamato I predoni, questo si trasformi in un fiabesco I tre doni, o che ancora in un talk show mattutino, di quelli dove adorano parlarsi sopra, un semplice "invio di carte" si muti in me in un trascendente "dio di carte".
Dunque riepilogando, per questo 2024:
Capelli bianchi ✅
Sordità ✅
Sciatica ✅
Sono ormai pronto per la trasformazione in Vecchiodimerda. Dov'è la mia pensione?
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libero-de-mente · 11 days ago
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Sto provando delle strane sensazioni in questo periodo della mia vita. Un cambio repentino in quello che è stato il mio ciclo vitale fino a oggi. Ora provo la chiara consapevolezza di ciò che non ho fatto quando avrei potuto farlo. Non più credere di essere ancora in tempo, no, ma la percezione di aver perso il tempo giusto. Io, che ho sempre mostrato meno "danni" di quelli che avevo, sembro aver accelerato per portare in parità anima, corpo e anni di vita trascorsi.
Tutto quello che penso ha una connotazione ben precisa nel tempo, i miei frutti cresciuti e in fase di maturazione, mettono a nudo le mie radici datate. Scoprendo le fragilità che il tempo ti presenta come conto, alla fine di tutto, da pagare come pegno.
I fatti del passato, le persone che ne hanno fatto parte, si annebbiano come quando si tratta di personaggi che non sono più presenti in questa vita. Ma i significati e il senso di azioni, situazioni e parole sembrano mantenere colori, seppur un po' sbiaditi come quelli di Pompei, restano evidenti e più chiari. Comprensibili. Che sia la famosa età della consapevolezza. O della mestizia?
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t-annhauser · 24 days ago
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la gonna a matita
Dice Vogue Italia che è tornata la gonna a matita, un classico di eleganza senza tempo, ma per indossare la gonna a matita ci vuole una donna a matita con i fianchi a matita, e chi li ha invece a viola d'amore dovrà in qualche modo procedere piuttosto speditamente alla matitizzazione della sua figura se non vorrà ritrovarsi tagliata fuori dal trend del momento (alla donna moderna è richiesto il cambio della silhouette con cadenza stagionale FW/SS, una stagione va la donna chiatta, quella dopo la donna piatta; "chiatta" si fa per dire, perché gli stilisti, per deformazione professionale, guardano alla donna essenzialmente come un'esile gruccia su cui appendere le loro striminzite taglie 38, perché gli costa la stoffa). A noi cultori delle culottes de cheval queste miserie fanno sorridere, noi sacerdoti del culto di Afrodite Callipigia e della Venere di Willendorf (che poi, a dispetto del nome altisonante, sembra essere stata realizzata nella zona dell'Alto Garda, specialità i canederli in brodo). La gonna a matita mi mette una mestizia, ma una mestizia, che per riprendermi dovrò disegnare per un mese solo donne cannone (e con le mani amore, per le mani ti prenderò, e senza dire parole nel mio cuore ti porterò).
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erhabene-melancholie · 2 months ago
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mentre il mio male mi mangia da dentro
la penna diventa estensione del fiume della mia mente, una lama che distrugge la carta con la sua mestizia
le lacrime mi bagnano il viso, mi dissetano e mi sento ancora un po' viva
tutto intorno continua a scorrere nella calma apparente, mi chiedo se si senta il mio malinconico grido
difficile però udire per chi non è disposto ad ascoltare
allora taccio e mi lascio mangiare
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tizianacerralovetrainer · 9 months ago
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La donna, se vuole, riesce a far stare tanti mobili in una stanza minuscola, marmellate di tutti i colori in barattoli piccolissimi, il mare dentro un bicchiere da acqua, una farmacia, una bigiotteria, le foto di famiglia dentro una borsa da polso…
Fa stare la notte dentro la sua anima, un ricordo nel suo vestito, i suoi singhiozzi dentro una canzone, la lussuria in uno sguardo, la compassione in un tocco…
L’indifferenza nei suoi passi, l’irresistibilità nelle curve delle labbra, la memorabilità in un sorriso…
La sua mestizia in una sigaretta, i suoi segreti dentro un caffè, le sue grida in un silenzio…
Un uomo nel suo cuore e nel suo letto per tutta una vita, un figlio nel grembo e nella sua vita…
La donna, se vuole, riesce a fare spazio a tutto.
Ma chissà perché non riesce a far spazio a se stessa, non si riesce farla stare in questo enorme mondo”.
[Ferzan Ozpetek]
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gaysessuale · 3 months ago
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a proposito della parvill io ricordo questa fanart bellissima pazzesca della scena in cui parvis urla su tipo una collina CRUCIFYY MEE STRIFEE perché mi si è impressa nella retina nel 2014 e non si è mai levata ma non la trovo più la sofferenza il dolore la mestizia
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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La donna se vuole riesce a far stare :
Tanti mobili in una stanza minuscola
Marmellate di tutti i colori in barattoli piccolissimi
Il mare dentro un bicchiere d’acqua
Una farmacia, una bigiotteria, le foto di famiglia dentro una borsa da polso …
Fa stare la notte dentro la sua anima
Un ricordo nel suo vestito, i suoi singhiozzi dentro una canzone
La lussuria in uno sguardo , la compassione in un tocco.
L’indifferenza nei suoi passi , l’irresistibilità nelle curve delle labbra , la memorabilità in un sorriso
La sua mestizia in una sigaretta, i suoi segreti dentro un caffè ,le sue grida in un silenzio .
Un uomo nel suo cuore e nel suo letto , un figlio nel grembo per tutta una vita.
La donna se vuole riesce a fare spazio a tutto.
Ma chissà perché non riesce a far spazio a se,stessa .
Non riesce a farsi spazio in questo enorme mondo.
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Ferzan Ozpetek
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saladinovasser · 2 months ago
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Sfoglio profili come pagine dell’antologia di Spoon River. Leggo di sogni interrotti e pensieri celati. E mi rendo conto che dietro le immagini e le parole scritte ci sono persone reali con i loro dolori e le loro esperienze.
Mi soffermo a leggere riguardo il loro tempo perduto, di quello che la loro vita sarebbe potuta essere. Mi cruccio perché ne percepisco la sofferenza, ma in parte mi rallegro anche del mio nostalgico dispiacere, perché sembra quasi che io sia ancora in grado di provare qualcosa, nonostante la mia aridità che mi consuma giorno dopo giorno.
Anzi mi faccio anche un po’ schifo, perché certe volte è come se mi abbandonassi ad una sorta di sciacallaggio emotivo, cibandomi della sofferenza altrui, solo per tornare a provare anch’io un’emozione, sebbene per via indiretta.
Mi rivedo poi in quei loro sogni spezzati o in quella loro rabbia e delusione per se stessi, al punto che certe frasi sembrano scritte da me stesso. Alcune di queste me le sono ripetute fino allo sfinimento, un po’ per incoraggiarmi ed un po’ per punirmi. E mi torna alla mente di quanto io sia stato rude con me stesso, riportandomi con il pensiero ad un tempo in cui ero ancora in grado di sognare.
Vorrei dire loro di non fare i miei stessi sbagli. Di non lasciare che il disprezzo per se stessi li convinca di essere dei mediocri come il sottoscritto e di non permettere che quel senso di svuotamento che sembra loro riempirli, li trasformi nella nullità che io poi realmente sono diventato nel tempo. E quando parlo di mediocrità e di nullità non mi rivolgo a me come a quello che appaio esternamente. Tutto sommato a prima vista potrei sembrare una persona sufficientemente intelligente, e neanche così orribile ad un primo ed esteriore impatto visivo, ma se mi si potesse leggere dentro si scorgerebbe come la trama del mio essere sia solo un insieme di pagine bianche.
Percepisco nelle loro parole un vuoto che non è appunto vacuo, ma piuttosto determinato da una pienezza trasbordante incapace di essere adeguatamente incanalata. Come se un terremoto avesse abbattuto lo spazio in cui riponevano le loro speranze, ma quelle speranze in fondo sono sempre lì premendo dentro di loro, reclamando il loro posto. Anime vagabonde in cerca di un sacrario dove riversare tutto l’amore che hanno dentro. Loro si disprezzano, eppure io li ammiro così tanto.
Poi penso a me, alla mia sterilità emotiva. Penso che io quei desideri li ho vissuti e quelle visioni le ho in parte realizzate, ma nel tempo le ho rese grigie e trasformate in momenti di tristezza. Penso che ho la facoltà di rendere malinconico anche il momento più gioioso, come una sorta di Re Mida della mestizia. E come tale ho imparato, per conservare quel poco di serenità che mi resta, a non toccare più nulla al di fuori di me, e mi sono progressivamente spento, divenendo sempre più distaccato e insensibile nei confronti dell’altro. Al punto tale da non riuscire più a provare sentimenti. E così certe notti sento che baratterei volentieri questa asfissiante e apatica vacuità con un po’ di sana vecchia e dolorosa passione…
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binosaura · 1 year ago
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Mestizia imbellettata
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autolesionistra · 6 months ago
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Le elezioni europee sono il mio appuntamento quinquennale con lo scorno politico. Non che io normalmente sia un entusiasta ma per qualche motivo, vuoi il letale mix di respiro internazionale e pochezze locali, vuoi un quorum incompatibile con le mie passioni di nicchia, vuoi per ricordi di ex parlamentari europei comportatisi quasi ineccepibilmente a Bruxelles per poi rovinare anche le aspettative più basse una volta usciti di lì, l'appuntamento con le europee mi mette addosso una mestizia Baudelairiana.
Oltre ad una già discussa impressione di peggioramento qualitativo, si sono uniti gli scambi umani con persone più o meno conosciute, ascrivibili a due macrocategorie:
i nichilisti in attesa di mordere, che sono quelli che buttano lì l'argomento europee come il pescatore da laghetto la pastura, e alla prima ipotesi sul voto anche vaga ti trasmettono con una certa delicatezza che loro non vanno a votare e che tu sei chiaramente un coglione se ci vai
gli indecisi tormentati che si chiedono a vicenda un parere sperando che qualcuno di stimato tiri fuori idee illuminanti e propongono una chat di gruppo fra amici fidati per trovare una strada sensata tergiversando fino alle 22:50 di domenica
Tendo a preferire (e ad appartenere) alla seconda categoria. Ieri l'altro un'amica diceva che sarebbe entrata in cabina guardando la scheda senza fare niente aspettando di essere richiamata dal presidente di seggio, e un po' la capisco.
Poi non è che voglia sovrastimare l'importanza delle europee, ma non è tanto per l'elezione in sé, è più per il suo ruolo di fotografia rappresentativa di un fallimento di ambizioni politico-sociali e di assenza di movimento in quel senso, che non è una novità per nessuno ma vederlo in 4k e in ogni singolo doloroso dettaglio è un passaggio un poco sofferente.
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lunamagicablu · 3 months ago
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Si domandò se il sopraggiungere di settembre avesse a che vedere con quell'atmosfera di mestizia. Guardò dalla finestra: i pergolati cominciavano ad appesantirsi di grappoli dorati. Com'era possibile che la gente smettesse di amare la vita, si disse. Per lui il solo fatto di vivere in campagna, pur nel più completo isolamento, era già un motivo di felicità. Veder crescere i frutti della natura, coltivarli, attenderli, gustarli, lavorare, leggere e dormire. Chi mai aveva messo nella testa degli uomini la tensione e la continua ricerca della felicità? Alicia Giménez-Bartlett photo on Pinterest *********************** He wondered if the arrival of September had anything to do with that melancholy atmosphere. He looked out the window: the pergolas were beginning to grow heavy with golden grapes. How could people stop loving life, he said to himself. For him, the mere fact of living in the countryside, even in complete isolation, was already a reason for happiness. Seeing the fruits of nature grow, cultivating them, waiting for them, tasting them, working, reading and sleeping. Who had ever put tension and the constant search for happiness in the heads of men? Alicia Giménez-Bartlett photo on Pinterest 
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tananaifanblog · 5 months ago
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Alla scoperta dei Piccoli Boati di Tananai
Composto da sei brani per una ventina di minuti, il lavoro rappresenta una lucida fotografia di un preciso periodo nella vita di Ramusino, quello che segue la fatidica fine di un’intensa relazione amorosa. Ne viene fuori un canzoniere sintetico che flirta con trap e soul, pop e rock. Un linguaggio in cui riversare un misto di comfort e disillusione, mestizia e una buona dose di romanticismo, tra momenti intimi e catartici ed altri più ironici e giocosi.
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Leggi l'intervista completa.
di SENTIREASCOLTARE 13 MAR 2020
Sono evidenti le influenze derivanti da un certo mondo musicale contemporaneo, fra batterie hip-hop e autotune, che si uniscono a un lato più analogico e cantautorale caratterizzato da un intelligente uso delle chitarre, acustiche ed elettriche, con curiose incursioni slide e blues. Può ricordare certe composizioni di Carl Brave e Franco126, ma non solo: ascoltandolo vengono subito in mente artisti come Coez, Venerus, Frah Quintale e Generic Animal, che di questa commistione di generi hanno fatto un marchio di fabbrica. Di grande impatto, in tal senso, è la collaborazione di Tananai con il suo chitarrista, Enrico Wolfgang Cavion, il quale è riuscito a inserire sfumature intriganti, in grado di catturare l’attenzione. In più di un’occasione ricorda John Frusciante, storico chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, in particolare nell’assolo di Paglie, una sorta di I Could Have Lied del 2020, e 10k Scale. Sul lato internazionale dei riferimenti potremmo snocciolare il soft rock delle HAIM, ad esempio, o le prose oblique di un King Krule, ma veniamo al dunque: abbiamo incontrato Alberto per saperne di più su Piccoli Boati e naturalmente su di lui.
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subconsci0 · 2 years ago
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“A volte mi chiedo se ho sbagliato qualcosa con te. Come sono stato?”
Sono passati quasi due mesi dalla morte di mio padre. Che era una morte annunciata, una morte che mi aspettavo – mio padre era ammalato da così tanto tempo che non mi ricordo di un momento della mia vita in cui non mi sia sembrato di cristallo.
Ultimamente pensavo alle cose che mi ha insegnato. Al fatto che volesse vivere, e che volesse vedermi felice e realizzata.
Mio padre mi ha insegnato che c’è molto di più rispetto a ciò che vediamo. Che ciò che sentiamo, a volte, è molto più forte di quello che vedono – o non vedono – i nostri occhi. E io molte cose nella mia vita non le ho volute vedere, anche se avevo la possibilità di farlo, perché guardare in faccia la realtà era troppo doloroso. Troppo difficile, per una come me che ha passato la vita a dare un’immagine di sé sempre edulcorata, sempre plastificata mentre mi nascondevo come un topo per non farmi conoscere mai sul serio.
Mio padre mi ha insegnato a usare quell’italiano che è diventato la mia prima arma a disposizione per difendermi, perché saper parlare e conoscere ciò che dico è il primo modo che ho per conoscere il mondo. Se so quello che dico – e io so dire tanto, lo ammetto senza modestia – riesco a riconoscere il mondo attorno a me. Se so parlare e scrivere bene e se conosco il latino è per quei lunghi, tediosi e interminabili pomeriggi che mio padre ha trascorso al mio fianco per insegnarmi che prima di capire chi siamo, dobbiamo sapere da dove veniamo. E io so chi sono e da dove vengo.
So chi sono e da dove vengo. Mio padre era debole nel corpo, ma non nel cuore; ho ereditato da lui quel sorriso sincero e gentile e quella risata sonora e genuina, il naso piccolo e dritto ma non i suoi occhi turchesi come il mare – i miei sono di un grigio perlaceo molto meno rassicurante.
Mio padre mi ha insegnato che non c’è nulla di male nell’essere buoni. Non c’è niente di sbagliato nell’essere deboli. E lui mi ha insegnato a essere forte tanto quanto a essere debole, a soffrire – ma a soffrire bene, non per finta, sennò su Ludovica io non imparo nulla, divento solo un cumulo di rabbia e dolore, di tristezza e di rancore.
“Sono stato un buon padre?”
“Sei stato il migliore.”
Questa storia potrebbe finire così.
“Mo’ non esageriamo. Mi stai allisciando.”
“Vabè oh, pure tu. Che devo dirti, che fai cagare?”
“Se proprio devi dire quella parola, dici caCare. Che quando dici caGare pari Umberto Bossi prima dell’ictus.”
“Va bene, caCare. Ma non sarebbe vero. Sei stato il migliore, per me.”
“Ti ho detto pure che era inutile che facevi danza, tanto non diventavi Carla Fracci.”
“E infatti non sono Carla Fracci.”
“Già.”
“Sono Ludovica.”
“Sì.”
Oggi ripenso a quella conversazione con non poca mestizia.
Rifletto su ciò che mi è rimasto di lui: non solo un’urna, o il cuoricino di metallo che è bruciato con lui. Le mie radici, la sua storia: mi rimane sempre mio padre.
“Ti voglio bene, papà.”
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avereunsogno-62 · 1 year ago
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Mentre scende la sera
e un velo di mestizia avvolge i cuori,
Gesù, misterioso Pellegrino,
accompàgnati a tutti i viandanti che,
sulle strade del mondo,
vanno senza meta e senza Parola
dissipa le tristezze,
sciogli i dubbi angosciosi
che ci opprimono la mente;
entra nelle case, e resta a cena con noi…
Possano i nostri occhi riconoscerti
nel gesto dello spezzare il pane,
e il nostro cuore gioisca
al fulgore della tua luce di Risorto.
Amen.
(Madre Anna Maria Cànopi)
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