#melograni
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L'autunno conosce
i segreti delle altre stagioni,
li occulta nelle sue fosche mattine d'ottobre,
li cela nella luce fioca che filtra tra i rami
quando le schermaglie del sole
arrossiscono gli ultimi melograni...
Monia Pin
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You have probably already heard of the famous composer Wolfgang Amadeus Mozart. But did you know that he had an equally talented sister who was sidelined?
This is her story.
A child prodigy
Maria Anna “Nannerl” Mozart (1751-1829) was born in Salzburg, Austria, to Anna Maria Mozart (née Perti) and composer Leopold Mozart. She was thus immersed in a musical environment from early on.
She began learning music at the age of 8. Like her little brother, Nannerl was a child prodigy and excelled at playing the harpsichord. But she wasn’t supposed to make a living out of it. Her musical education only aimed at increasing her value in the marriage market.
Between 1763 and 1766, she toured Europe with her brother. Nannerl was 12 and Wolfgang 7. They gave concerts in no less than eighty cities. Contemporary praised Nannerl’s musical abilities, calling her a “wonder”, “prodigy” or “virtuoso”. She could indeed play the most difficult pieces “with precision, incredible lightness, with perfect taste”. She was sometimes even billed first.
End of an artistic career
Nannerl helped write down some of her brother's compositions and wrote her own as well. Wolfgang was supportive and encouraged her. He frequently asked for her opinions on his work. She sent him at least one piece and he called it “beautiful”. Her father said nothing of it.
A musicologist made the hypothesis that Nannerl could have written two of Wolgang’s concertos for violin. Sadly, as far as we know, none of her music survived.
Nannerl, who referred to herself as an "obedient daughter", stopped touring and performing in public at 16. It was now time to prepare for marriage and her father now focused only on Wolfgang's musical talent.
A loveless marriage
Nannerl was 33 when she ultimately married an older aristocrat who already had five children from previous marriages and whom she didn't love. She had three children with him. She didn't completely give up on music and kept giving piano lessons.
After her father’s death, Nannerl managed to garner all of his estate. Her relationship with her brother became strained and their correspondence ceased after 1788.
Preserving her brother’s memory
Wolfgang died in 1791. Nannerl later encountered Franz Xaver Niemetschek’s biography of him and was deeply moved by it, learning of the difficult conditions he spent the end of his life:
“Herr Prof. Niemetschek's biography so completely reanimated my sisterly feelings toward my so ardently beloved brother that I was often dissolved in tears since it is only now that I became acquainted with the sad condition in which my brother found himself.”
She later helped Georg Niklaus von Nissen (who had married her brother’s widow, Constance) in writing a biography of Wolfgang by lending him an important collection of letters.
Nannerl became blind at the end of her life and died in 1829 at the age of 78.
Her fate leaves us wondering what she could have become in a more supportive environment and what her music could have sounded like.
Feel free to check out my Ko-Fi if you want to support me!
Further reading:
Gault Philippe, "Mozart : Sa soeur Maria Anna, dite Nannerl, a-t-elle composé certaines œuvres signées Wolfgang ?"
Laleu Aliette de, Mozart était une femme : histoire de la musique classique au féminin
Melograni Piero, Wolfgang Amadeus Mozart: A biography
Milo Sylvia, "The lost genius of Mozart's sister"
Solomon Maynard, Mozart: A life
#nannerl mozart#mozart#wolfgang amadeus mozart#18th century#history#women in history#women's history#artists#composers#female artists#female composers#austria#classical music#maria anna mozart
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Io sono del mio amato e il suo desiderio è rivolto a me. Vieni mio amato, usciamo nei campi e trascorriamo la notte nei villaggi. Di buon mattino andremo nelle vigne; vedremo se mette gemme la vite, se sbocciano i fiori, se i melograni fioriscono. Là ti darò le mie carezze.
Cantico dei Cantici 7:11-13.
cywo
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📷 Cammino portoghese 2023.
Tu mi hai rapito il cuore, o mia sorella sposa mia! Tu mi hai rapito il cuore con un solo sguardo dei tuoi occhi, con uno solo dei monili del tuo collo. Quanto è piacevole il tuo amore quanto migliore del vino è il tuo amore e la fragranza dei tuoi olii profumati e più soave di tutti gli aromi. Le tue labbra stillano come un favo di miele, miele e latte sono sotto la tua lingua e la fragranza delle tue vesti è come la fragranza del Libano. Tu sei un giardino chiuso, una sorgente chiusa e fonte sigillata. I tuoi germogli sono come un giardino di melograni con frutti squisiti piante di alcanna con nardo e croco, cannella e cinnamomo, con ogni specie di alberi d'incenso, mirra e aloe con tutti i migliori aromi. Tu sei una fonte di giardini, un pozzo di acque vive coi rivi che scaturiscono dal Libano. Tu sei tutta bella amica mia!
Ca. 4:9-15 📖
lan ✍️
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«Sei bella tutta.
Le tue guance, spezie e fiori dolci;
il tuo respiro, canfora e nardo;
zafferano; calamo e cannella;
incenso e aloe;
la tua gola fatta per le perle;
i seni latte e miele:
dovresti tenere la mano sinistra sotto la mia testa,
con la destra abbracciarmi.
Solo a guardarti la mano,
impazzisco d'amore.
Sei il melo tra gli alberi della foresta.
Sono disteso alla tua ombra
e il tuo frutto è dolce al mio assaggio.
Sei un grappolo di fiori di canfora nel vigneto;
un frutteto di fichi maturi, melograni.
Sono tuo e tu sei mia,
fino allo spuntare del giorno e quando le ombre svaniscono.
Non c'è fiume che spenga l'amore, né mare che lo anneghi»
(Carol Ann Duffy)
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Felice Casorati, sognando i melograni, 1913
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"melograni sull'asse" (2016)
acrilici su vecchia asse sverniciata cm14,5x47
"Con l'autunno cominciai a sputare aspri semi del frutto. Cercavo di cambiare per evitare di trovarmi a sputare sangue, amaro."
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L'autunno conosce
i segreti delle altre stagioni,
li occulta nelle sue fosche mattine d'ottobre,
li cela nella luce fioca che filtra tra i rami
quando le schermaglie del sole
arrossiscono gli ultimi melograni...
Monia Pin
Poesia scelta da https://ma-pi-ma.tumblr.com/
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L’albero a cui tendevi la pargoletta “ah ‘nfame!”
A volte le attese non sono ripagate. La vita probabilmente è bella proprio per questo, non sai mai cosa ti riserva ed il solo pensiero che un giorno di monotono grigiore possa essere spezzato da un lampo di luce ti pone sempre nella prospettiva che tutto sia un dono. Tranne che per il melograno che ho in giardino. In realtà è un ritaglio di terra, piena zeppa di piante di vario genere che incornicia un approssimativo rettangolo di cemento dove parcheggiamo le auto. È un cemento vissuto, pieno di crepe a loro modo poetiche, tutte indistintamente testimoni della nostra vita familiare. Quante auto hanno lasciato l’impronta dei propri pneumatici su quel cemento! Papà vende automobili, contare il numero di veicoli che hanno, anche per un solo giorno, bivaccato in quel cortiletto è per me impresa impossibile. Molte persone passano decenni con una sola macchina, noi no, non ci siamo potuti mai affezionare ad un Pandino rosso con gli interni in finta pelle o una Citroen col paraurti un po’ ammaccato come tutte le persone normali. Nossignore, un porto di mare quel cortiletto col cemento un po’ crepato. Però tutte le piante messe lì ad addolcirne la seriosa austerità hanno sempre reso il tutto un gradevole posto dove tirare due calci ad un pallone quando la mia vita era un po’ più spensierata e sicuramente meno invasa dall’elettronica di consumo. E tra quelle piante spicca un albero maestoso, di cui non mi sono mai chiesto la specie, ma che è la quintessenza della bellezza, almeno ai miei occhi. Ci passavo davanti oggi, alle sette del mattino e mi sono fermato un attimo ad osservare la deliziosa cupola verde formata dall’intreccio di rami e foglie che pian piano diradano in due tronchi, cosa assai strana invero, che si attorcigliano parzialmente uno sull’altro, sembrando ai miei occhi ormai concupiti da concetti scientifici, quasi un richiamo alla scala a chiocciola del DNA. Poi lo sguardo si è posato su un piccolo arbusto, poco distante dal mio amato albero senza nome. Un alberello smilzo, venuto su quasi a stento in quasi trent’anni, quando la zia lo pianto con ben altri intenti. Ci ha messo una vita a superare il metro e mezzo, venendo meno a tutte le promesse e le aspettative che ci eravamo fatti. Per una vita ho sognato di gustarne i frutti maturi e lui sempre lì, ogni anno impercettibilmente più alto e sempre più smunto ed anemico. Ho sempre pensato che non avrebbe mai dato frutti e già pensavo al Carducci che con lui avrebbe avuto ben poca ispirazione per la sua famosa poesia. Ed invece dopo ben 30 anni suonati il primo frutto, l’anno dopo ben due e quest’anno abbiamo voluto esagerare con ben 8 bei melograni. Li raccolgo tutto contento e li assaggio. Avrei preferito un bicchiere di cicuta, tanto erano amari quei frutti, tutto sommato gradevoli da vedere ma aspri come l’ultimo bacio che mi diede una mia ex prima di dirmi che era finita per sempre. A volte le attese non sono ripagate. Dopo tutto chi nasce melograno, non può morire tiramisù ma per me, mio caro albero, rimani un grande infame.
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Garofani e melograni (Carnations and pomegranates), 1929 Marcelli Bertoletti Pasquarosa (1896-1973, Italian)
#dianthus#carnation#painting#still life#flowers#flower vase#pomegranate#20th century art#20th century painting#italian art#Marcelli Bertoletti Pasquarosa
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Per altri sentieri
torneremo alla piana
celeste di ulivi.
Saremo
dove si leva
l’infanzia dei profumi;
dove l’acqua
non si fa nera
ma vacilla di luna;
dove i passi
avranno memorie di solchi
e le dita di melograni;
dove ti piace dormire
e ti piace amare.
Sono questi gli orti,
i confini per ricordarci.
Franco Costabile
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Era imperatore Claudio quando il piccolo morì. Era il più bel bambino che fosse mai nato e suo padre, Ti. Claudius Nicanor, un ricco liberto dell’imperatore con un importante incarico, lo amava teneramente. La sua morte lo travolse come un’onda di disperazione e il bel sepolcro che aveva fatto costruire per sé, per i propri cari, per i propri liberti e le proprie liberte, ebbe così il suo primo occupante. Quel sepolcro, che gli appariva così bello, simbolo di distinzione e del potere che aveva raggiunto, risollevandosi dalla sua condizione di schiavo fino a diventare uno dei più potenti liberti dell’imperatore, ora gli appariva per quello che era: un posto freddo, buio, dove regnava solo la morte. Spese una fortuna ma decise di far ritrarre il suo bambino a uno dei più bravi scultori in circolazione, famoso per la sua capacità di cogliere nel segno. Lo scultore ricordava bene il bambino, lo aveva visto pochi mesi prima, in un caldo pomeriggio di novembre, quando i melograni del suo giardino erano carichi di frutti. Il bambino gli aveva ispirato subito simpatia, interessandosi a quegli strani frutti dalla scorza dura che non aveva mai visto. “La scorza è dura perché deve proteggere la ricchezza dell’interno” gli aveva spiegato l’uomo porgendogliene uno. “Tieni piccolo, ti porterà fortuna! Il melograno è simbolo di ricchezza ma anche di immortalità!”. Quelle parole gli risuonarono nella testa facendolo rabbrividire. Lo ritrasse adagiato su un lettino, appoggiato su un elegante cuscino a frange, con quel melograno nella mano sinistra, speranza e promessa di immortalità. Passarono moltissimi secoli finché, nel 1941, gli archeologi ritrovarono quella tomba. Entrarono con cautela perché tutto era completamente immerso nell’acqua. Tranne il bimbo; sembrava che sorridesse tranquillo e che li avesse sempre aspettati mentre, sereno, tendeva verso di loro quel melograno, il melograno della sua immortalità.
Testo: Museo nazionale romano
©Archivio Fotografico MNR
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Chiudi forte gli occhi e pensa a tutti gli autunni che ti hanno fatto battere il cuore...
E tornano ancora
visioni che ogni anno si ripetono
di atmosfere intime
di viali ramati di foglie vicine vicine
di suoni ed echi lontani
di villaggi arroccati nella montagna
illuminati da calde lucine e avvolti da nebbioline
che appaiono nella sera come un presepio.
Odori acri e pungenti di fumi
di legni antichi
di stoppie e comignoli;
di mattini brinati
di candele speziate
di cachi,caldarroste e melograni
di bosco,di muschio di ghiande e pigne.
E nella piccola casa ,
piccole candele sono accese alla finestra
la crostata cuoce in forno,
la velluttata di zucca é giá
sulla tavola
il nuovo romanzo nella poltrona vicino al focolare scoppiettante
la pioggia picchietta sul tetto.
E il Maestrale in abito scarlatto scrive già nel suo librone una nuova storia da raccontare.
Ed io pronta a fantasticare nuovi dolci momenti.
L'autunno è un modo di sentire,di vivere ,di sognare.
L'autunno arriva al cuore.
-Ignazia Atzori-
🍃🍂autumn backdrop
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IL SEGRETO CUSTODITO DAL MELOGRANO: formare Urolitina A nell’intestino
L’UROLITINA A contribuisce a sostenere la biogenesi e la funzionalità mitocondriale, ad aumentare l’autofagia e ridurre l’inflammaging, uno dei segni dell’invecchiamento. Inoltre, accresce la funzionalità del tessuto muscolare, di articolazioni, intestino e reni, e svolge un’azione cardioprotettiva e neuroprotettiva.
L’urolitina A viene prodotta nel nostro corpo dai batteri intestinali ed è favorita da una dieta ricca di polifenoli, come quelli presenti, ad esempio, nei melograni, nelle bacche e nelle noci. Poiché la dieta, l’età, la genetica e le malattie influenzano la composizione del microbioma intestinale, le persone producono urolitina A a ritmi diversi.
https://www.erboristeriarcobaleno.it/.../melograno-bio.../
#urolitina_A#antinvecchiamento #benessere#melograno#erboristeria_arcobaleno_schio
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FOOD/ LA DOMENICA IN TAVOLA: RISOTTO ALLA CREMA CASTAGNE SALVIA E TALEGGIO E UN CALICE DI MEGONIO IGT LIBRANDI
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