#melania dalle grave
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10 Corso Como, Milan, Italy,
By 2050 + Melania dalle Grave - DSL studio
Courtesy of 10 Corso Como
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10 Corso Como, Milan, Italy,
By 2050 + Melania dalle Grave - DSL studio
Courtesy of 10 Corso Como
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Top, The first thing you’ll see if you search Google for “tank man” right now will not be the iconic picture of the unidentified Chinese man who stood in protest in front of a column of tanks leaving Tiananmen Square, but an entirely fake, AI-generated selfie of that historical event. Update 9/21/2023: Google says it has removed the AI-generated selfie from Knowledge Graph and Knowledge Panels, where it was appearing, after 404 Media reached out for comment and first published this story. Via. Bottom, Eva and Franco Mattes, BEFNOED, 2013-ongoing, installation view from the exhibition Fake Views at Frankfurter Kunstverein, July 14 – September 10, 2023. Photo: Melania Dalle Grave. Via.
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Computer imaging tends to flatten our magnificent, multi-sensory, simultaneous and synchronic capacities of imagination by turning the design process into a passive visual manipulation, a retinal journey. The computer creates a distance between the maker and the object, whereas drawing by hand as well as working with models put the designer in a haptic contact with the object, or space. In our imagination, the object is simultaneously held in the hand and inside the head, and the imagined and projected physical image is modelled by our embodied imagination. We are inside and outside of the conceived object at the same time. Creative work calls for a bodily and mental identification, empathy and compassion.
Juhani Pallasmaa, from The Eyes of the Skin: Architecture and the Senses, 1996. Via.
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Dunque, le telefonate che avrebbero cambiato l’aria attorno alla guerra russa all’Ucraina, quella di Trump a Putin, vantata dall’entourage di Trump e recisamente negata da quello di Putin, poi quella indiscutibile e prolissa di Scholz a Putin – che dalla corte del Cremlino è stata puntigliosamente dettagliata, chiamo io o chiami tu: “E’ stato Scholz a chiamare” – avevano ambedue il proposito dichiarato di indurre Putin a rinunciare all’estensione degli attacchi. Trump l’avrebbe fatto addirittura ricordandogli, un piccolo avvertimento, la presenza di forze e armamenti americani in Europa. La replica russa è stata un’intensificazione da record dei bombardamenti sulle città ucraine, fino al ritorno alle cifre a due zeri dei morti ammazzati, ieri, nella notte a Sumy e in pieno giorno a Odessa, dove i feriti sono stati decine. Intanto gli ufficiali di Biden avevano fatto sapere che il divieto all’impiego dei missili americani di media gittata in territorio russo sarebbe stato revocato. Mosca ha commentato che si trattava di uno sviluppo molto grave e dalle gravi conseguenze. A Putin piace poter bombardare l’Ucraina da capo a fondo, occuparne il territorio, rapirne i bambini (Nello Scavo, “Il salvatore di bambini. Una storia ucraina”, Feltrinelli), arruolare undicimila soldati nordcoreani e prenotarne dieci volte tanti, senza sollevare alcuna obiezione nel fronte supposto nemico. E scandalizzarsi dell’obiezione, prima ancora di lasciarla diventare ufficiale. Che la situazione sia insieme straordinaria e grottesca, lo mostra anche la coincidenza tra le reazioni di qualche esponente di partito di Putin – “è un passo verso la terza guerra mondiale” – e di Donald Trump, sia pure junior: “Biden vuole scatenare la terza guerra mondiale prima che arrivi papà”.
Mi auguro calorosamente che Zelensky e i suoi collaboratori evitino di partecipare della grottesca tragicità adeguando i loro aggettivi ai passi di danza delle decisioni militari e diplomatiche sul ciglio della scadenza di un’epoca: dal piano della vittoria al piano di resilienza al ritorno al piano della vittoria e così via. C’è un terremoto in corso. Nessuna parola può prendersi per l’ultima.
Ieri, mentre censivo le angosciose notizie dall’Ucraina, i morti, i feriti, le distruzioni, le regioni al buio e al freddo, la visita coraggiosa di Zelensky a Pokrovs’k e la baldanzosa rivendicazione russa di nuovi chilometri raccattati nel Donetsk, mi ha colpito un dettaglio giornalistico dal Kyiv Independent. Il quale ha anche lui una rubrica quotidiana sulle “Notizie più popolari”. In testa, questa: “La tv di stato russa, mentre si congratula con il marito per la vittoria alle elezioni, trasmette foto esplicite di Melania Trump”. Il canale statale Russia 1, il più visto, dando notizia in prima serata della vittoria di Trump, aveva rimandato le immagini della modella Melania nel 2000. I conduttori-propagandisti, Olga Skabeeva e Yevgeny Popov, si erano soffermati ammiccando sulla “modella che indossava solo la biancheria intima, sdraiata su un tappeto blu con lo stemma degli Stati Uniti, come se i redattori della rivista maschile, GQ, sapessero qualcosa in anticipo sul suo futuro”.
Non è difficile spiegarsi il successo del ripescaggio (continua intanto la cascata di notizie sulla scoperta dei porno da parte dei soldati nordcoreani finalmente iniziati alle meraviglie della rete). Melania disabbigliata attira gli sguardi equanimi, ma al di là dell’attenzione piccante, c’è un doppio interrogativo. Perché da parte russa, in una sede così ufficiale e controllata, si siano riesumate quelle immagini della prossima “First Lady per la seconda volta”, sorridendone e dandosi di gomito. E se da parte ucraina, almeno dei lettori del quotidiano di Kyiv in lingua inglese, ci si chieda se l’accordo annunciato fra Trump e Putin possa essere incrinato dall’eccesso di zelo bombarolo dello zar, o dalle punture di spillo dei suoi cortigiani alla signora.
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“A Pink House,” Pera Meria, Kastellorizo Island, Greece,
Designer: Savvas Laz,
Architect: Fotini Chalvantzi,
© Agnese Bedini and Melania Dalle Grave, DSL Studio
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Installation view Series of Paintings and carpet designed by the artist Immersione Libera, group show at Bagni Misteriosi, Milan, 2019 curated by Giovanni Paolin, with Galleria Continua, ideated by Marina Nissim
Photo credits: Melania Dalle Grave e Agnese Bedini per DSL Studio
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La mostra più provocatoria di Richard Serra fu a Roma. Da rivivere oggi al Macro
La mostra più provocatoria di Richard Serra fu a Roma. Da rivivere oggi al Macro
PICCOLA RASSEGNA MOLTO IMPORTANTE AL MACRO. UNA RICOSTRUZIONE FOTOGRAFICA DELLA PRIMA MOSTRA PERSONALE DI RICHARD SERRA ALLA GALLERIA LA SALITA NEL 1966 Richard Serra: Animal habitats live and stuffed… Roma, La Salita, 1966, Vista esterna. MACRO, 2022. Ph. Melania Dalle Grave, DSL Studio Richard Serra: Animal habitats live and stuffed… Roma, La Salita, 1966, fin dal titolo, documenta in maniera…
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La luna nello spritz
In queste serate - che sto trascorrendo lontana dalle irpine nuvolaglie (metaforiche e non) - sul tardi, si può ammirare il sorgere della luna calante. Nei giorni scorsi, poi, si è vista per la sua metà e sulla linea dell’orizzonte ha assunto una gradevole colorazione giallo arancio.
Pur pienamente consapevole delle circostanze astronomiche e blablabla, la prima cosa che mi è venuta in mente è che quello spicchio di luna non sembra altro che la mezza fetta di arancia di uno spritz.
Oddio - ho sobbalzato - come mi è venuta in mente una similitudine così prosaica?!? Marika mia, come sei messa male!
Ho pensato di trovarmi in uno stato di rilassamento grave se più dell’ode di Saffo alla luna (una per tutte), mi è venuto in mente il cocktail (che tra l’altro non bevo) aperitivo (di origine veneta come le linee programmatiche del nostro Sindaco).
Ho continuato a chiedermi il perché dell’aver immediatamente associato una pur splendida luna ad un banale spritz?
Saranno i tempi in cui viviamo - mi sono detta giustificandomi - banali e banalizzanti.
Se - per esempio - abbiamo banalizzato la bella cittadina di Noto che adesso sarà famosa più per i Ferragnez che per il barocco delle sue decorazioni; se la miglior la politica è assemblare la più banale (perché efficace) raccolta di slogan; figuriamoci se non venivo attaccata anche io dal virus della banalizzazione.
Il rischio della semplificazione linguistica, concettuale, politica è proprio la banalizzazione. Solo che diventando la ragione sottesa non la riconosciamo più come tale. Anzi, a mollo tra le banalità (linee programmatiche amministrative, media, social media, web) ci spaventiamo al cospetto di un pensiero complesso, di un ragionamento con qualche secondaria nidificata, di un lessico appena appena un po’ più ricercato, ovvero di un’idea interessante e soprattutto ragionata e ben argomentata. Così, davanti alla complessità gridiamo al complotto, ci sentiamo turlupinati da qualche furbo che conosce qualche parola in più. Quindi, guerra alle parole complesse, alle sintassi elaborate e perfino alla grammatica. (Lo ‘stermicidio’ - un neologismo creato da una mia collega e sta per ‘sterminio, ma più tragico’ - del congiuntivo è in pieno svolgimento.) Cerchiamo il banale perchè comodo e livelliamo al banale ormai ogni situazione.
Fare uno sforzo, imparare qualche vocabolo in più e salire un gradino concettuale, no? Per carità, dovessimo bruciarci qualche sinapsi nel cimento.
Consoliamoci con la circostanza per cui non siamo solo noi Italiani a trovarci a mollo nell’oceano delle semplificazioni (fatte, da farsi, richieste). Ho letto su Le Monde di un gruppo di insegnanti belgi della Vallonia che intendono cambiare la regola grammaticale dell’ausiliare dei verbi composti. In francese funziona come da noi: ho mangiato (avere per i verbi transitivi), son caduta (essere per i verbi intransitivi). Ebbene, la regola appare agli insegnanti obsoleta e complicata. Hanno calcolato che ci vogliano almeno ottanta ore agli studenti per comprenderla, troppo per questi tempi rapidi. Ritengono che vada cambiata optando per un unico ausiliare (���avere’, similmente all’inglese dei tempi composti) e che l’uso sarà rinforzato dalla sua intrinseca coerenza (un solo coerente ausiliare e non si commetteranno più errori, cioè). Ritengono, infine, che le lingue cambiano con l’uso.
Già ma se si usa male una lingua come si può proporre che quell’errore debba diventare una nuova regola? Ovvero: cancelliamo gli errori facendoli diventare nuova regola? Praticamente, un uovo di Colombo.
Semplificare, bisogna semplificare: è il popolo (che vuole parlare come mangia: junk foodin enmtrambi i casi) che lo chiede. Eccoci dunque arrivati allo scopo della semplificazione parossistica: farsi capire immediatamente dal popolo e non importa se ci va di mezzo l’intelligenza, lo spirito critico, la ricchezza della differenza, la creatività.
Perché - e lo sapete benissimo - non è creativo copiare i programmi politici e - ahimè - non è neanche più un errore o una colpa. Copiò Melania Trump dal discorso di insediamento di Michelle Obama: un paio di scuse frettolose e il caso venne chiuso. Ha copiato Marine Le Pen da Fillon. Non scandalizza più di tanto nessuno se il Sindaco di un paesone (perché la nostra Città è un paesone) copi il programma di un altro Sindaco (manco del suo stesso partito) di grande Città industriale. (Tra l’altro è già successo a Bordighera, alla Regione Sardegna, a Roma, a Teggiano, a Torrile.)
Il discorso di Sboarina, copiato da Ciampi, è comunque pieno di banali luoghi comuni adattabili dappertutto, a Verona come ad Avellino, con l’aggravante che il Sindaco irpino ha pure preso tempo per tale meschina e banale copiatura, rispetto ad un programma che non informa sul futuro della nostra Città.
Aboliamole, quindi, questa linee programmatiche, ché anche quando non sono copiate, manco servono perché nessuno le onorerà. Si farà quel che si potrà. E - credetemi - si potrà fare sempre meno. Anzi, quasi nulla.
© Orticaland
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Inaugurata questa mattina la “Casa in Comune” di Via Pasqui ad Arezzo, un progetto di coabitazione e vita indipendente per 5 persone con disabilità grave di età tra i 18-65 anni. Al momento prende avvio con 4 persone, che già da metà dicembre convivono nell’appartamento. E’ prevista la presenza alternata di due assistenti familiari, qualificati e conviventi, che si occupano dell’organizzazione della casa e di seguire le persone disabili fornendo assistenza, cura e supporto relazionale nel rispetto dei singoli progetti personalizzati.
Questa opportunità rientra nel progetto “Niente su di noi senza di noi” che vede come ente capofila il Distretto Arezzo-Casentino-Valtiberina insieme a partners istituzionali e del privato sociale. In questo caso la gestione è affidata alla cooperativa “Progetto 5”. Alla costruzione dell’intero progetto hanno contribuito anche soggetti sostenitori, rappresentati dalle associazioni di volontariato di famiglie con disabili.
All’inaugurazione erano presenti il direttore generale della Sud Est Antonio D’Urso, l’assessore comunale Lucia Tanti, la presidente di “Progetto 5” Melania Faggionato, il direttore Alessio D’Aniello, il direttore dei Servizi Sociali per la Sud Est Lia Simonetti e il direttore della Zona Distretto Evaristo Giglio.
“Il progetto, avviato in seguito alla Legge 112/2016, rappresenta un nuovo modo di realizzare un sostegno alla disabilità e va ad aggiungersi, ad Arezzo, alla significativa rete di servizi già esistente – ha dichiarato d’Urso – Il finanziamento nazionale, integrato con quello regionale, ha permesso di costruire un progetto così atteso dalla famiglie e dalla comunità, a beneficio di persone con disabilità grave e con una rete familiare assistenziale fragile. Entro il 2020 nasceranno nella stessa Zona Distretto altre due esperienze simili ma siamo soddisfatti di poter dire che in ogni Zona ci sono analoghe iniziative, alcune già attive e altre in fase di avvio. Vorrei ringraziare la Progetto 5, il Comune e il personale della Zona Distretto, Articolazione Aretina, in primis il direttore Evaristo Giglio, per l’impegno che è stato messo in questa progettualità, così complessa e delicata. Dobbiamo continuare in questa direzione. Con la sinergia tra istituzioni si possono raggiungere risultati importanti”.
L’immobile che ospita “Casa in Comune” è stato messo a disposizione dal Comune di Arezzo e concesso in comodato d’uso gratuito. “Anche questa scelta va in direzione del progetto che abbiamo definito di ‘rigenerazione degli immobili’ – ha dichiarato l’assessore Tanti – Restituire un senso e una finalità a edifici di proprietà pubblica, quindi della città e degli aretini, grazie a progetti sociali inclusivi, in grado di permettere alle persone in difficoltà di vivere comunque in autonomia: solo così possiamo fare emergere le loro competenze e abilità. Un principio di natura etica, propedeutico e funzionale al perseguimento di autentiche pari opportunità. L’amministrazione, ancora una volta, fa un investimento a favore delle famiglie, che possono così pianificare insieme alle istituzioni un percorso di vita per i propri cari, sia ‘durante che dopo di noi’, coerentemente con i bisogni reali”.
“Oggi, con l’inaugurazione di Casa In Comune accendiamo una luce nel mondo spesso chiaro scuro delle persone non autosufficienti – ha detto D’Aniello – Siamo orgogliosi che Progetto 5 sia una delle prime cooperative sociali a dare vita a percorsi di indipendenza delle persone con disabilità”.
“Questa è un’azione che consente una importante sinergia con Asl, operatori sociali e famiglie – ha continuato Faggionato – C’è ancora molto lavoro da fare ma sicuramente questo è un primo passo nel processo di generazione di esperienze di Dopo di Noi”.
I disabili coinvolti nel progetto, una sessantina, sono stati tutti valutati dall’èquipe U.V.M.D. (Unità di Valutazione Multidimensionale) della Zona Distretto e hanno un PAP (Progetto Assistenziale Personalizzato) che ha definito le attività da seguire.
Gli ambiti di intervento sono: percorsi di accompagnamento per favorire lo svincolo dalla famiglia tramite laboratori per il raggiungimento e il consolidamento dell’autonomia personale; laboratori con esperienze graduali di autonomia abitativa al di fuori della famiglia di origine; azioni di supporto alla domiciliarità attraverso la sperimentazione di soluzioni alloggiative in coabitazione; attività di sensibilizzazione, informazione, accompagnamento e sostegno ai familiari di disabili, sempre orientate a favorire lo svincolo dai nuclei familiari.
Una vita autonoma nella “Casa in Comune”. La struttura che consente la convivenza e l’indipendenza di alcuni disabili. Il “Dopo di noi” si concretizza grazie alla sinergia tra istituzioni Inaugurata questa mattina la “Casa in Comune” di Via Pasqui ad Arezzo, un progetto di coabitazione e vita indipendente…
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10 dic 2018 09:12 ECCO COME VIALLI PUO’ RESISTERE AL CANCRO AL PANCREAS. MELANIA RIZZOLI: "OGNI MESE PIÙ DI MILLE PERSONE IN VENGONO COLPITE DA QUESTO TUMORE, FORSE IL PEGGIORE CHE ESISTA, PERCHÉ SI MANIFESTA SPESSO QUANDO È IN FASE GIÀ AVANZATA, E DAL MOMENTO DELLA SUA SCOPERTA LA SOPRAVVIVENZA NON SUPERA I DUE ANNI" - I SINTOMI, LA PREVENZIONE E LE CURE
Melania Rizzoli per “Libero Quotidiano”
Lo ha riportato alle cronache ed acceso i riflettori su di lui l' ex calciatore Gianluca Vialli, che ha parlato pubblicamente della sua malattia in atto, un tumore maligno del pancreas contro il quale combatte da oltre un anno, rivelando di giocare la partita più dura della sua vita, e di essersi dato un obiettivo a lunga scadenza, quello di non morire prima di aver portato le sue figlie all' altare.
Vialli però non è il solo a soffrire, poiché più di mille persone al mese in Italia si ammalano di cancro del pancreas, e sono 13.300 gli italiani che nel 2018 si sono visti arrivare questa diagnosi, per la quale si fa ancora troppa poca prevenzione. È il tumore più temuto da medici e pazienti, forse il peggiore che esista, perché dá i suoi segnali e si manifesta spesso quando è in fase già avanzata, e dal momento della sua scoperta, purtroppo sempre tardiva, la sopravvivenza generalmente non supera i due anni.
Negli ultimi 15 anni l' adenocarcinoma pancreatico ha fatto registrare un aumento del 60% dei casi, una impennata anomala rispetto all' incidenza di tutti gli altri tipi di tumori, con un lieve aumento nelle donne rispetto agli uomini, e per la quale esiste ancora poca informazione, nonostante la malattia venga indicata ormai come la quarta causa di morte oncologica, con previsioni che presto diventerà la seconda nei Paesi occidentali.
Il pancreas è un organo ghiandolare piatto a forma di lingua, situato in profondità nell' addome, posto dietro lo stomaco a ridosso dell' arteria aortica e della colonna vertebrale, predisposto alla produzione di enzimi essenziali per la digestione, di succo pancreatico e dell' insulina, ormone vitale per regolare la glicemia nel sangue. Ogni cento casi di tumore maligno del pancreas, due sono di tipo neuroendocrino, detti Pan - NET (Pancreatic Neuroendocrine Tumors), derivanti dalle cellule che producono gli ormoni pancreatici, i quali hanno un decorso meno aggressivo rispetto al temibile adenocarcinoma.
SINTOMI E SEGNI SUBDOLI I segni e i sintomi più comuni di questa affezione maligna purtroppo non compaiono quasi mai nelle fasi iniziali, perché sono sfumati, subdoli e difficili da percepire, ma quando avvertiti devono destare allarme, e sono: il dolore alla schiena non giustificato da alterazioni del rachide, (il pancreas si appoggia sulla colonna lombare), il dolore diffuso addominale o intorno allo stomaco notturno o durante la digestione, la comparsa di feci grasse, lucide, poltacee e di colore chiaro, di urine scure, con tonalità simile al cognac o al marsala, mentre il sintomo principe è la comparsa di ittero, ovvero del colorito giallo prima delle sclere degli occhi e poi della pelle, un segno però specifico della malattia già avanzata e metastatica, insieme al prurito diffuso, la perdita di appetito e di peso corporeo. Raramente il tumore si sviluppa prima dei 40anni, e più della metà dei casi compare dopo i 70anni, ed almeno il 50% delle persone con questo adenocarcinoma presenta il diabete al momento della diagnosi, una malattia considerata un fattore di rischio insieme all' obesità, ad una pregressa pancreatite, al tabagismo ed alla familiarità neoplastica pancreatica.
La prevenzione primaria, per arrivare a diagnosi più precoci possibili, si basa su una semplice ecografia mirata a questo organo specifico, spesso ignorato durante l' esecuzione delle comuni ecografie addominali o pelviche, e che invece è in grado, eseguita da un occhio esperto, di individuare iniziali anomalie del pancreas e del suo dotto biliare, che possono indurre il sospetto di piccoli tumori in fase di crescita, e consigliare più approfondite indagini radiologiche. Inoltre, per chi soffre di mal di schiena persistente a livello lombare, è imperativo estendere la Tac o la Rmn anche al pancreas prima di farsi operare per problemi discali, allo scopo di escludere o ridurre gli errori di valutazione per la concomitanza di affezioni rachidee, come è accaduto al Maestro Luciano Pavarotti, il quale era affetto dal dolore cronico lombare del tumore del pancreas, una sintomatologia attribuita erroneamente ad ernie del disco che pur erano presenti e che ne hanno inficiato la diagnosi corretta, avvenuta solo alla comparsa dell' ittero, con colpevole ritardo.
La terapia è chirurgica, con rimozione della neoplasia quando non estesa, con interventi miniinvasivi laparoscopici e robotici, compresi i casi più complessi che richiedono di intervenire anche a livello dei vasi sanguigni, con resezioni vascolari quando il tumore ha infiltrato le vene e le arterie. La ricerca scientifica comunque non si ferma di fronte a questa malattia che incute timore ed ha un' aura nefasta, per la quale esistono diversi regimi di chemioterapia associata alla immunoterapia, mirati a disinnescare il microambiente cellulare e infiammatorio imputato di autoproteggere e favorire la crescita della neoplasia, sulla quale fervono studi di decodificazione del genoma di questo tipo di cancro, del quale non esiste un unico tipo, ma ce ne sono diverse tipologie istologiche, con differenti alterazioni oncologiche del suo Dna.
FARMACO INTELLIGENTE Le nanotecnologie hanno cambiato i paradigmi di cura, e da qualche anno è disponibile il nab-pactilaxel, un farmaco intelligente il quale, legato all' albumina plasmatica come veicolo, va a colpire direttamente le cellule tumorali, una molecola approvata dalla UE come terapia di prima linea contro questo killer silenzioso. Comunque le epatiti virali del fegato, non curate a dovere, insieme all' obesità e ad una dieta ricca di lipidi, sono oggi i fattori di rischio maggiormente imputati, visto che il succo pancreatico, che viene prodotto dopo ogni pasto, serve ad emulsionare i grassi alimentari, i quali, se non digeriti, possono provocare infiammazioni croniche ed irritative di carattere digestivo, in grado, dopo qualche anno, di degenerare, di malignizzare e sviluppare il cancro.
Per i motivi che ho elencato, se sono presenti persistenti problemi digestivi, o dolorosi addominali sine causa, con modificazioni dell' alvo, delle feci e delle urine come sopra riportato, è bene eseguire una ecografia preventiva e mirata su questo organo profondo e mascherato dell' addome, il quale può rivelare i suoi segni "fantasma" ed indiretti della sua azione patologica anche esaminando con attenzione i dotti biliari del fegato e della cistifellea, due organi a lui strettamente collegati nel processo quotidiano digestivo, ed esplorabili anche con una endoscopia gastrica e duodenale. Perché, come sempre ricordo e sottolineo nei miei articoli divulgativi, quando compaiono dei sintomi, essi sono sempre il segnale di allarme che il nostro corpo ci invia per comunicare una malattia in atto, lieve o grave che sia, ed i quali, se persistono, non andrebbero mai ignorati, minimizzati o sottovalutati.
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“A Pink House,” Pera Meria, Kastellorizo Island, Greece,
Designer: Savvas Laz,
Architect: Fotini Chalvantzi,
© Agnese Bedini and Melania Dalle Grave, DSL Studio
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L’antica leggenda della foglia di cavolo / The antique legend of the cabbage leaf 200 x 180 cm, Oil on canvas, 2019 carpet designed by the artist Installation view at Immersione Libera, group show at Bagni Misteriosi, Milan, 2019 curated by Giovanni Paolin, with Galleria Continua ideated by Marina Nissim photo credits: Melania Dalle Grave e Agnese Bedini per DSL Studio
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