#meglio' na canzone
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Hommage à l'homme d'affaires, de médias puis Président du Conseil italien Silvio Berlusconi 🌹🇮🇹🎈le "Cavaliere" R.I.P 🕊
Photo de Carlo Carino, 1981
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Silvio Berlusconi et Mariano Apicella 🎶 Meglio 'na Canzone
Bonne soirée
#hommage#rip#silvio berlusconi#président du conseil#italie#la cinq#média#brut#photographie#carlo carino#clip audio#mariano apicella#meglio' na canzone#bonnesoirée#fidjie fidjie#Youtube
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realizzo solo ora, alle 23.15 mentre con un cacciavite in mano aggiusto l'asta della doccia che forse io, qui, non ci volevo tornare. prendo una fascetta di quelle perfette per fare un accrocco in stile non lo so aggiustare proviamo con quella, ma purtroppo fallisco nel mio intento. papà ha un mobile in garage dedicato SOLO alle fascette e mentre sono li a guardarle realizzo che mi sento fortunata nell' avere una "casa di emergenza" in cui scappare quando qui non ci voglio stare. quindi mi ripeto che è vero, che io sono una di quelle persone che invece che risolvere il problema ci circumnaviga intorno e poi scappa, come se farci il giro intorno trovasse la soluzione. eppure prima o poi a casa ce devi torna' e per forza ti impregni i vestiti, l'anima e i pensieri di queste problematiche che saturano l'ambiente. che sai quando gli zen dicevano "e questa malinconia che mi sale dentro al cuore quando entro a casa mia" e mo li capisco troppo bene. intanto ho tolto lo stantuffo dall'asta, ho stretto la vite che si era allentata e cercando di capire come cazzo fosse incastrato tutto penso che anche io mi sento incastrata in una situazione che non ho mai voluto e che forse forse, quando anni prima scappavo a suonare la chitarra alle 2 di notte in stazione non c'avevo poi tutti i torti. quindi penso a quella canzone che dice "non ero più a casa mia nemmeno a casa mia solo mille guai" e quindi mi fermo un secondo, smadonno perché lo stantuffo non entra e mi ripeto che prima di andare a dormire sta cazzo di doccia deve essere perfetta, non solo perché col cazzo che prendo un pezzo nuovo, ma poi perché da qualche parte quei mille guai bisogna farli diventare 999. quindi provo, riprovo, insisto, sudo, cazzo che caldo regà, però alla fine ci è entrato, forse perché il buon signore Gesù ha detto "famogliela na grazia a sta sfigata" e quindi un po' per culo, un po' perché voglio credere di aver capito davvero come andasse e un po' perché le preghiere non aiutano ma le bestemmie sì ci sono riuscita. cosa abbiamo imparato da questa storia? innanzitutto che non è vero che ci sono "problemi per i maschi" e "problemi per le femmine" perché i problemi sono per tuttɜ, poi c'è chi si fa coraggio per affrontarli e chi ci li circumnaviga perché se tanto ci pensiamo domani vedi che non succede nulla. quindi non lo so, sinceramente volevo dire qualcosa di intelligente perché sto con questo cacciavite in mano mentre guardo quasi soddisfatta sta minchia di asta della doccia che finalmente sta ferma e mi dico che forse, nella vita, oltre alle madonne, si ha sempre bisogno di un cacciavite, però si insomma non so se sia meglio piatto o a stella quindi sapete cosa? prendere il kit della lidl che stanno le punte intercambiabili e soprattutto, tenete vicine quelle persone che ti dicono che ce la puoi fare, che ti facciano sentire liberɜ e che ti prendano per mano per vincere sta malinconia.
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https://www.napoligrafia.it/musica/testi/marechiaroMarechiaro.htm
MARECHIARO MARECHIARO
Renato Forlani Maria Murolo, Roberto Murolo 1962
Che so’ ‘e rricchezze, che songo ‘e denare? Niente pe mme. I’ so’ padrone ‘e ‘nu grande tesoro tutto pe mme.
Marechiaro, Marechiaro. Tu, sulo tu, puó fá dicere a ‘stu core: "Ma che vuó cchiù?" E’ ‘na musica ‘stu mare ca nisciunu prufessore ‘ncopp’â carta po’ stampá. ‘Nu cuncierto senza fine ca si dduje se vònno bene, nun se pònno cchiù scurdá. Quanno ‘ncielo sponta ‘a luna, chi è meglio ‘e me? Tengo ‘ammore ‘int’a ‘sti bbraccia, dint’ô core ‘na canzone. Tengo ‘a luna e tengo a te.
Dint’ô silenzio ‘st’ammore è ‘nu suonno bello a sunná. Mentre suspirano e parlano ll’onne d’eternitá.
Marechiaro, Marechiaro.
Cosa sono le ricchezze, cosa sono i soldi? Niente per me. Io sono padrone di un grande tesoro tutto per me.
Marechiaro, Marechiaro. Tu, solo tu, puoi far dire a questo cuore: "Ma cosa vuoi di più?" E’ una musica questo mare che nessun professore sulla carta può stampare. Un concerto senza fine che se due si vogliono bene, non possono più dimenticare. Quando in cielo spunta la luna, chi è meglio di me? Ho l’amore tra queste braccia, nel cuore una canzone. Ho la luna e ho te.
Nel silenzio questo amore è un sogno bello da sognare Mentre sospirano e parlano le onde di eternità.
Marechiaro, Marechiaro.
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Tiberio Ferracane - U’ pisci spada
Uno dei tre singoli che coronano il libro dell’artista torinese dedicato a Domenico Modugno
La vita italiana nelle canzoni di Domenico Modugno. A 30 anni dalla sua scomparsa, l'artista torinese ci regala un libro, tre brani a corredo e un progetto che approderà ad un disco.
«La mia scelta di interpretare “U’pisci spada” rientra in un progetto ampio che si inserisce nella presentazione del libro “Mister Volare, 20 anni di vita italiana attraverso le canzoni di Domenico Modugno” - Paola Caramella editrice - e che terminerà nella produzione di un disco a lui dedicato. La potenza lirica e l’accompagnamento essenziale (nel disco del 1954 si accompagna con la sola chitarra) mi ha convinto ad affrontare questo brano con il solo utilizzo della mia voce per meglio esprimere la drammaticità di questa storia d’amore tra due pesci spada, in cui la femmina viene arpionata e il maschio pur di starle accanto si lascia catturare e morire con lei.» Tiberio Ferracane
“U’ pisci spada”, lato B della “Donna riccia”, è un brano di Domenico Modugno del 1954 che esce per l’etichetta RCA italiana. Rientra in quella cultura popolare e da cantastorie che tanto ha pervaso soprattutto l’inizio carriera di Modugno. La lingua utilizzata è il siciliano, ma di certo fu scritto nel dialetto vernacolo sanpietrano che tanto assomiglia a quello messinese. Mimmo racconta che la storia è vera ed è accaduta davanti alla costa calabrese. Dice altresì che è la prima sua canzone che ha cantato in pubblico.
“U’ pisci spada” è uno dei tre brani che arricchiscono il progetto editoriale di Tiberio Ferracane intitolato “MISTER VOLARE – 20 anni di vita italiana attraverso le canzoni di Modugno” edito da Paola Caramella. Un pamphlet asciutto e incisivo che attraverso lo strumento dell’intervista, ci restituisce pagine dense di storia, episodi, ritratti e aneddoti, facendoci assistere come fossimo a teatro in prima fila alla crescita, alla maturazione e alla consacrazione di Domenico Modugno, intrecciando le sue canzoni con i ricordi, i momenti salienti, le sfide affrontate dalla sua famiglia.
Il libro contiene anche 3 tracce pianoforte-voce cantate e suonate da Tiberio Ferracane a cui si può accedere con un codice QR dedicato. I brani sono “U’ pisci spada”, “Tu si na cosa grande” e “Vecchio Frack”.
Il libro è disponibile sul sito www.paolacaramella.it e presso tutte le principali librerie e online.
Tiberio Ferracane è un cantautore e interprete, compositore e musicista, insegnante di musica e canto, specializzato in musica e dislessia.
Nasce a Torino nel gennaio del 1964. Figlio di siciliani profughi dalla Tunisia, che agli inizi del ‘900 erano emigrati in quella terra, dividendosi tra agricoltori e operai, per costruire la ferrovia.
Si diploma in organo elettronico e perfeziona in organo liturgico, si diploma inoltre come autore di testi alla scuola di Mogol (C.E.T.).
Dal 2013 a oggi è presidente, socio fondatore oltre che responsabile ed insegnante, nei laboratori musica e canto dell’Associazione Un Mondo in 3D. Doposcuola DSA-BES. www.unmondoin3d.com
Autore e interprete di spettacoli di “teatro-canzone” quali:
"Marisa tra le nuvole" commedia d'amore, sogno e trasformismo. "Il sale sulle note" viaggio tra le maggiori scuole della canzone d'autore e la cucina regionale. "Ritratti d'Autore" monografie dei più grandi Cantautori e interpreti della canzone d'Autore. “Metti una sera al cinema”
LAVORI DISCOGRAFICI: Album, “Tiberio Ferracane” (2006) – Cantautore Singolo, “L’uomo senza memoria” (2007) – Cantautore Album, “Tiberio Ferracane” (2008) Edizioni Notebook - Cantautore Singolo, Cosa Rimarrà Di Me (2008) Edizioni Notebook - Cantautore Album, “Che cosa rimarrà di noi” (2009) Edizioni Notebook - Cantautore Album, “Metti una sera al cinema” (2016) – Interprete Album, “Magaria” (2022) Edizioni Moovon – Cantautore – Interprete
Contatti social
Faebook: https://www.facebook.com/Tiberio-Ferracane-146415408805544 Instagram: https://www.instagram.com/tiberioferracane Youtube: https://www.youtube.com/user/MrTiberioferracane Spotify artista: https://spoti.fi/33pOQyY Spotify playlist libro Mister Volare: https://t.ly/PSlE
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“Tu faje comme vuó tu e a me me piace accussì pecché
Jesse a murí pe’tté dimane si tu vuó
Ma tu nn”o facisse pe’mmé mentre i’ ‘o facesse pe’tté
Pecché muresse pe’tté pure si nun vuó.”
Questa canzone vuole far capire che,per il proprio amore si è disposti a far di tutto,mille pazzie,e che l'altro riesce a tirar fuori il meglio del proprio partner,anche se non si sa di averne!
"staij rrenn e t facess chiu e na fot' i momenti belli,come i sorrisi del proprio amore…..sono unici,ed è bello ricordarli attraverso foto.
lo per te non sono mai esistit" perchè per te,oltre a te stess* non esisteva nessun'altr"
Ci fecimo una promessa ma subito svani...
lo e te non siamo fatti per un "NOI", ma tu sei fatt* per me,perché mi fai sia male che bene.
Pur sta vot,m puort e n'arij e po me faje care
'nderr,pchè t piac e nun
me fa capi niente, ma
chesta vot,bast.
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Però, Randagio, ammazza che peso le ultime cose! Stai allegro come il primo album de li Smashing Pumpkins e speranzoso come 'na canzone de Battisti-Mogol! Bevi, fuma, scopa, drogate, ma ripìate!
Caro anonimo dai ragguardevoli gusti musicali (almeno all'apparenza),
innanzitutto grazie, perché (immaginandoti mentre questa cosa la dici con voce alla Tomas Milian quando impersonava l'ispettore Giraldi) mi hai regalato una risata di gusto!
E poi, cosa devo dirti? Al momento mi sento così: nel pieno di una crisi di mezza età, un poco sconclusionato e qui a farmi trascinare dalla corrente.
E bere: bevo, fumare: giusto un sigaro ogni tanto, indulgere nei piaceri della carne: solo quando ne vale la pena, drogarmi: se contano anche le sostanze che aumentano le prestazioni sportive, lo ho fatto ma ho smesso.
Verranno tempi migliori.
O meglio: verranno tempi migliori?
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LA MIA SECONDA PRIMA VOLTA
Sono agitato? Forse.
Sì, credo di sì.
È passato così tanto tempo che non ricordo nemmeno più come ci si agita. Credo di esserlo un po', ma forse non abbastanza.
Non manca tanto allo spettacolo. Non so. Due ore, Forse tre. Credo quattro.
Le prove sono andate così così, nel senso che sono andate bene credo, ma anche quelle non mi ricordo più com'è che andavano una volta. Ricordo che non gli davo nemmeno peso "tanto lo so come si fa, figurati se mi servono le prove". Oggi non mi ricordo nemmeno più come si fanno le prove. Dovrei stare attento ai volumi? Mi sento troppo? Mi sento troppo poco? Ci sono le spie, ma io non canto più con le spie non so da quanto. Usavo gli in-ear. Gli in-ear mi hanno rammollito. Sono un viziatelo da in-ear. Sta a guardare. No, ora dimostro a me stesso che sono ancora quello tosto di una volta, che cantava nei rave sotto cassa, nelle serate d'n'b gonfio di droga o nelle dancehall in spiaggia ubriaco e fumato. Sono sempre io. Ce la facevo una volta, ce la faccio ancora. Spero.
"Pier mi puoi alzare solo un po' la voce in spia?"
"Purtroppo no, perché dalle spie esce quello che esce anche fuori e se alzo la voce a te la alzo anche al pubblico."
"Ah."
Sono fottuto.
Sono fottuto.
Sono in un mare di merda.
Già non so se mi ricordo i testi. Quanto tempo è passato dall'ultima volta? Credo fosse l'estate del 2018. Cristo è dal 2018 che non tengo un microfono in mano?! Ma com'è possibile?! Ma che sono stato criogenizzato per tutto questo tempo?!
E poi io la maggior parte delle canzoni che canterò stasera non le ho mai cantate proprio se non quando le ho registrare, due anni fa. Sono fottuto, lo sento.
Sono due settimane che le canto tutti i giorni e tutti i giorni sbaglio qualcosa. Le ho cantante anche un paio d'ore fa, in camera. Stavolta mi sono anche mosso un po' per vedere se mi reggeva anche il fiato mentre mi muovevo. Risultato? Sono in un mare di merda. Avrei dovuto farmela qualche corsetta. Non sono più il ghepardo di una volta. Fottuto divano. Fottuto lockdown. Fottuto io più che altro.
E poi sono un po' preoccupato per i testi. Perché questo non è il mio pubblico. A proposito:
"Ste ma che tipo di pubblico c'è stasera?"
"Vario."
"Ah."
Che cazzo vuol dire vario? Sicuro che al primo "troia" che dico mi arriva una shitstorm di proporzioni bibliche. Però con Gio abbiamo rivisto la scaletta. Credo che così qualche speranza di salvarmi ce l'ho. Iniziare con Ballo era decisamente troppo hardcore. La mia idea era entrare a gamba tesa, ma non sapevo che prima di me ci sarebbe stato uno spettacolo di burlesque. Entrare in scena dopo due ore di burlesque con un "Tra te e la tua amica non so chi è più troia. Girate in due tu succhi lei ingoia." a un non so che di terroristico. Io non faccio musica per questo. Meglio entrare con Il mago. Così mi scambiano per un bravo ragazzo.
Quanto manca?
Un'ora.
Diciamo un'ora.
Bello il burlesque, non l'avevo mai visto.
Sono agitato? Non capisco se sono agitato o meno. Sta a guardare che cinque minuti prima di salire sul palco mi viene il cagotto. Sicuro. Matematico.
Però ho voglia di salire sul palco. Sì, mi sa che ho voglia. Vorrei salire ora. Però ora sul palco c'è Gonzalo completamente nudo con palle e pisello in un sacchetto tempestato di paillettes. Forse aspetto a salire.
Ma non manca molto.
Sento che da un momento all'altro inizio ad agitarmi. Che tra l'altro avrei anche ragione a farlo. Mi agitavo prima quando ero in tour da tre anni, provavo in continuazione le mie canzoni, cantavo con gli in-ear, avevo un...microfono radio! Cazzo non hanno il microfono radio! Glielo avevo anche chiesto! È l'unica cosa che avevo chiesto. Non canto con il microfono a filo dal 2013. Sicuro che con quel filo mi lego per le caviglie come un agnellino. Sicuro. Una volta l'ho strappato con i piedi mentre saltavo sul palco. Che giovane. Che energia. Ok devo ricordarmi di muovermi poco per due motivi: il fiato e il cavo. Ok. Ma se non mi muovo che cazzo faccio? Magari canto.
"Mudimbi!"
Che è?! Ah devo salire. Cazzo, mi sono scordato di agitarmi. Merda. Partiamo male.
Ecco il microfono col cavo. Che bello, mi ci posso impiccare. Ora dico qualcosa di simpatico.
Fatto.
Vabbè cantiamo.
Il mago la so abbastanza dai. Sarà che l'ho cantata sul peggiore, nel senso di ansia, dei palchi. Direi che su questa sono a prova di bomba. Dai sto andando bene, anche il fiato regge. Si alla fine ho fatto bene a cambiare la scaletta. Ballo è complicata anche a livello di fiato, oltre al fatto che non l'ho mai cantata prima in pubblico. Il mago è il migliore dei rodaggi. Ah ok, questo è il buco strumentale dopo il secondo ritornello. Faccio il balletto. Mi sento un coglione. Madonna mi sembro un ciocco di legno. Che schifo. Mi dispiace che sta gente abbia pagato per vedere sta roba. Vabbè. Devo cantare lo special adesso. Comunque dai, è quasi finita. Intendo questa canzone. Alla fine la prima ce la siamo quasi tolta.
"...il mago, c'est moi!"
Finita.
Mo che cazzo dico?
Improvviso.
Meglio se improvviso che quando mi preparo le cose sembro ancora più legnoso di quanto già non mi senta.
Comunque gli devo far capire che le cose che dico non vanno prese alla lettera. Per forza, glielo devo far capire, che sennò entro domani finisco a testa in giù su una croce. Simpatia. La butto sulla simpatia e sul non prendermi troppo sul serio che io sto qua a cantare canzoni mica a fare un comizio.
Simpatia...simpatia...
Chissà se gli sto rimanendo simpatico? Secondo me invece gli sto andando più sul cazzo che altro. Fammi cantare va.
"Muoviti muoviti come se nessuno qui guardasse te."
Cazzo questa è tosta. Parte in extra-beat. E io non so manco se mi basta la saliva che c'ho in bocca. Alla fine de Il mago mi si stava attaccando il labbro superiore alla gengiva tanto mi si era seccata la bocca dall'agitazione. Devo ricordarmi di bere.
Oh ce l'ho fatta. Ho fatto l'extra-beat. E non è stato manco na merda dopotutto. Dai che un po' ho capito come regolarmi con queste spie. Però mi sento sempre un ciocco di legno. Ma com'è che facevo prima? Mi ricordo che ero così agile, così sciolto. Bò.
È già finita?
Cazzo.
Quindi adesso Ballo.
Faccio una premessa? Non la faccio? La faccio breve che le premesse mi stanno sempre sul cazzo, sembra che ti stai a giustificà quando nessuno t'ha ancora detto niente. E che c'hai la coda di paglia?
Ok vado. La canto.
"..........................troia..........................."
Nessuna m'ha tirato una scarpa.
Forse non l'hanno sentito.
Effettivamente l'ho detto veloce.
Vabbè mejo così.
"......ma non è colpa mia se sei una vacca quella non è una vulva è una baracca..."
Aridaje.
Ma che c'avevo quando ho scritto sta canzone? Perché io lo so il significato che sta dietro alle parole che uso, ma davanti a un pubblico che non conosco, dopo quasi tre anni, un po' di ansia che all'improvviso parta un plotone della morte per asfaltarmi mi viene.
".......mi avvicino alla vecchia puttana..."
Ho finito!
Basta. Ce la siamo tolta dal cazzo.
Madonna.
Però sono vivo. Senza segni di percosse. E la gente? La gente era presa bene. Non li vedo tutti perché c'ho i fari puntati al centro delle pupille che anche se mi muovo mi seguono, ma ho percepito della presa a bene.
Dai.
Dove sono quei due ragazzi che mi sono venuti a salutare prima? Mi sa che mi avevano detto dove si sarebbero seduti ma forse l'ho dimenticato. Vabbè, meglio quello che i testi delle canzoni. Comunque mi ha fatto troppo piacere vedere che almeno due stronzi si ricordano di me e si sono fatti la sbatta di venirmi a vedere stasera. Chissà se l'hanno capito che ero veramente felice e anche un po' imbarazzato? Magari avranno pensato che recitassi, il finto cordiale. Sono contento che almeno loro due siano venuti per me stasera.
"Supercalifrigida!"
Questa me la canto davvero da Dio. Bé la canto da quando avevo diciott'anni, se non canto bene questa non canto bene niente. Il fiato c'è. Non mi devo nemmeno muovere troppo, perché questa mi piace cantarla stando abbastanza sul posto. Granitico. La canto da paura. Quanto gli voglio bene a questa canzone. È stata la mia croce e la mia fortuna. Al mio funerale suonate questa per favore. Ma poi, posso dirlo? La canto molto meglio adesso che quando l'ho registrata. Senti che voce che ho adesso. Riesco a tenere un timbro molto più basso, senti come vibra. Quando l'ho registrata c'avevo na voce di uno a cui non sono ancora scese le palle. Forse la devo ri-registrare va.
"...ma siccome tutte le cose belle finisco, siamo già arrivati all'ultima canzone."
Ammazza, già è l'ultima.
Qua mi devo impegnare. El Matador è complicata. Devo fa un sacco di voci diverse. Non so se me le ricorde tutte. Vabbè mo qualcosa m'invento. Oh, comunque alla fine sbaglio sbaglio, mica ho sbagliato così tanto. Sì giusto 2 parole mangiate, ma tanto la gente mica sta a sentì a me, figurati.
Ok vado.
"Sono il più amato dai poveri. Apro ricoveri. Regalo vestiti Coveri."
Dinamicità fratello, dinamicità. Qua ti devi muovere. Ma non mi ricordo come si fa cazzo. Quando torno a casa mi guardo due tutorial di danza.
Aspetta, qui mi ero preparato un passo.
Eccolo.
No.
Non lo sto facendo come me l'ero preparato.
Vaffanculo Michel.
Ok, tra un po' c'è un altro momento identico. Ci posso riprovare.
Eccolo.
Vai.
Lo sto a fa uguale a prima porca di una troia puttana.
Vabbè a casa me lo provo.
Tanto loro non lo sanno che volevo fare un'altra cosa, quindi tranquillo.
Finito.
Non ci sto a capì un cazzo.
Ma com'è andata?
Già che non ho sentito un vaffanculo per me è stato un successo.
"Bis!"
Che ha detto?
"Bis!"
Ma sai che ti dico? Ma chi cazzo se ne frega, stasera vale tutto. So arrivato vivo fino a qua. Famo il primo bis della mia vita.
Supercalifrigida.
Che bellezza. Non avevo mai fatto un bis. È una bella sensazione. È bello vedere che la gente non vuole farti scendere dal palco. Forse non ho fatto così schifo come penso. Che poi non penso di aver fatto schifo. Sicuramente sono stato sottotono per i miei standard. Ma è pure passato del tempo. E c'ho pure n'età.
"Grazie!"
E adesso che succede?
Devo scendere dal palco, ok. Ma dopo?
Mi spaventa questa parte.
Scendere dal palco è sempre un momento decisivo. Più che salirci. Parlo per me almeno.
Scendo pieno d'adrenalina. Pieno di entusiasmo. Pieno di speranza.
Speranza in cosa? In qualcuno che mi dica "Cazzo sei stato bravissimo! Hai spaccato!". Perché io sono il primo a dire che dei complimenti non me ne frega niente, ma solo finché me li fanno.
Comunque ora vedremo.
Spero che vado bene.
Spero davvero che vada bene.
Sono agitato? Forse.
Sì, credo di sì.
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“Sono nato con un microchip incorporato, che mi indirizza verso la spiritualità. All’età di otto anni scrissi, andando clamorosamente fuori tema, ‘Io chi sono?’. Una domanda particolare per un bambino nato in una famiglia dove non si avevano libri da leggere, ma nella quale sono stato felice di nascere”.
“Io chi sono?” è certamente una domanda particolare per un bambino di otto anni quale era Franco Battiato quando scrisse quelle parole, ma è “la domanda” che è insita in ogni essere umano. Che Battiato se la ponesse già a quell’età, è evidentemente segno di una grandezza d’animo che pochi hanno. Quel “microchip incorporato” come lo definisce lui è la natura dell’uomo, altrimenti detta senso religioso, che è inestirpabile dal nostro cuore, benché si faccia di tutto per renderla anestetizzata.
La domanda del senso religioso «che senso ha tutto?» è un dato oggettivo e diffuso nell’attività dell’uomo di ogni tempo e investe, coinvolge tutta l’attività umana. Sono le esigenze elementari (esigenza di felicità, di verità, di giustizia, ecc.) scintilla dell’azione umana.
Per tutta la vita Franco Battiato ha cercato di placare quel “microchip” che lo ha reso ansioso ma allo stesso tempo pacificato: “L’Ispirazione e di conseguenza l’Arte, sono cellule, tracce del divino. È chiaro che una società consumistica e nichilista sta all’opposto. Non ci può essere vero progresso – intendo un progresso consapevole e spirituale, i cui valori sono i valori umani che più elevano l’uomo – se aboliamo la voce del poeta, il momento dell’incanto e della riflessione; se non coltiviamo l’intuizione, l’Arte e il desiderio per il Mistero. Credo che sia questa la strada, per questo coltivo tali “abitudini”. Anche il peggiore degli esseri è destinato a evolversi. Dobbiamo sforzarci di combattere il male con pietà cristiana, facendoci prossimi e solidali: il bruco, per sua natura, è destinato a diventare farfalla” avrebbe detto Franco Battiato in età avanzata, spiegando perfettamente il suo percorso.
Un percorso affascinante, di chi si è abbandonato completamente nelle braccia del Mistero, senza negare nessuno dei suoi aspetti, senza precludere ogni modo con cui si è presentato a lui, curioso ricercatore, avventuriero della realtà: “Mi sono progressivamente arricchito di insegnamenti che non posso considerare casuali. Ho scoperto la meditazione quando ero sopraffatto dalle nevrosi, i mistici quando la necessità di una sfera spirituale diventò urgente e i tibetani da una decina di anni studiandoli dal 1100 ad oggi. Praticamente, non leggo altro”.
Ma ci vuole disciplina e impegno, come gli antichi monaci di clausura, o i monaci buddisti: “Non amo il conflitto e soprattutto non amo il confronto rissoso e giudicante con la gente, con l’esterno invadente e distruttivo. Quando dico esterno dico televisione, ad esempio, cioè l’universo principe della volgarità e dell’idiozia, e dico corruzione, mancanza di legalità, di senso civico. Invece il rilassamento lo raggiungi e lo conservi da solo. E’ un privilegio ma è anche disciplina interiore, sobrietà di pensieri e di gesti. Rilassamento è pace, immobilità del sentimento, consapevolezza massima, fermezza”.
Non era uomo di appartenenza Franco Battiato, ma spirito libero: “Non sono cattolico. Ho amicizie molto forti nella Chiesa cattolica e soprattutto in alcuni monasteri di clausura, dove ho sempre trovato una toccante liturgia. Ho una mia spiritualità, una mia ricerca dell’ascesi, sono un uomo religioso, ma non ho una parrocchia” aveva detto. Allo stesso tempo, era un uomo rispettoso anche verso istituzioni di cui non si sentiva parte. Come disse parlando del suo film Niente è come sembra, “ho fatto una grande fatica a far dire cose intelligenti da parte dell’ateo. Di solito un ateo attacca il Vaticano come rappresentante di Dio in terra, ma è una posizione di basso livello”.
Centinaia di canzoni bellissime, dove si ritrovano tracce del suo percorso: “E ti vengo a cercare anche solo per vederti o parlare perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza… questo mio sentimento popolare nasce da meccaniche divine … E ti vengo a cercare perché sto bene con te perché ho bisogno della tua Presenza”. Poi una mattina tutto finisce, con serenità, con l’amata solitudine perseguita per tutta la vita, anche nella canzone omonima: “Così è finita, mi stacco da te, da solo continuo il viaggio. Rivedo daccapo il cielo colorato di sole, di nuovo vivo”.
Alla fine dii tutto, forse in modo ancor più commovente, resta una canzone fra le meno note, dimenticata dai più, cantata nel dialetto della sua amata Sicilia, Stranizza d′amuri, la stranezza dell’amore. Quella cosa strana, quell’amore che ci viene messo nel cuore come un oggetto sconosciuto e ci smuove tutto, ci apre allo sconosciuto infinito desiderio di bene. E’ lo sguardo di un altro o di un’altra, è il mistero che non sappiamo definire, l’indicibile a cui il cuore anela. E’ una febbre che entra nelle ossa, anche se intorno c’è la guerra, quando ti incontro per la strada e vedo te. E anche se fuori si muore non muore questa stranezza d’amore.
′Ndo vadduni da Scammacca
Nel vallone di Scammacca
I carritteri ogni tantu
I carrettieri ogni tanto
Lassaunu i loru bisogni
Lasciavano i loro bisogni
E i muscuni ciabbulaunu supra
E i mosconi ci volavano sopra
Jeumu a caccia di lucettuli …
Andavamo a caccia di lucertole
A litturina da CiccumEtnea
Il vagone della Circumetnea
I saggi ginnici ‘u Nabuccu
I saggi ginnici, il Nabucco
A scola sta finennu.
La scuola sta finendo.
Man manu ca passunu i jonna
Man mano che passano i giorni
Sta frevi mi trasi ′nda ll’ossa
Questa febbre mi entra nelle ossa
Ccu tuttu ca fora c’è a guerra
Anche se fuori c’è la guerra
Mi sentu stranizza d′amuri … l′amuri
Mi sento una stranezza d’amore… L’amore
E quannu t’ancontru ′nda strata
E quando ti incontro per strada
Mi veni ‘na scossa ′ndo cori
Mi viene una scossa nel cuore
Ccu tuttu ca fora si mori
E anche se fuori si muore
Na mori stranizza d’amuri … l′amuri.
Non muore questa stranezza d’amore…L’amore.
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[INTERVISTA] Incontrate i candidati per la prima volta ai GRAMMY: i BTS parlano estasiati dei GRAMMY Award 2021 e del rappresentare la Corea e il K-Pop su un palcoscenico globale
“Prima della loro esibizione ai GRAMMY Award 2021 e per celebrare la loro nomination per la migliore performance di gruppo/duo pop per ‘Dynamite’, GRAMMY.com ha incontrato i BTS, superstar del pop mondiale.
Il 2020 è stato un altro anno importante per i BTS. Il settetto sudcoreano (formato da RM, Jin, SUGA, J-Hope, Jimin, V e Jungkook) era già un fenomeno mondiale prima ancora della sua prima nomination ai GRAMMY per la Best Pop Duo/Group Performance ai GRAMMY Award 2021 per il singolo da primo posto ‘Dynamite’. Tuttavia, è stato il successo senza precedenti di suddetta canzone che ha spinto il mondo della musica in generale a prestare un’attenzione maggiore. Non solo la nomination è una grande novità per loro, ma è anche la prima nomination ai GRAMMY per un artista K-pop.
I BTS hanno pubblicato il loro album ‘BE’ nel novembre 2020 in risposta alla pandemia del COVID-19, e il singolo ‘Life Goes On’ è diventato la prima canzone non inglese a debuttare in cima alla Billboard Hot 100. Dopo l'uscita di ‘BE’, i BTS sono diventati il gruppo più veloce a guadagnare tre canzoni numero 1 in tre mesi dai Bee Gees che avevano segnato il record più di 42 anni fa. Per finire, i BTS sono il gruppo più veloce dai tempi dei Beatles ad aver avuto cinque album da primo posto e il primo gruppo ad avere due album in cima alle classifiche negli Stati Uniti nel 2020 (con l’album ‘Map of the Soul: 7′).
I BTS, che il TIME ha nominato ‘Intrattenitori dell'anno 2020’, sono un gruppo che ha familiarità con i primati. Basta guardare il modo in cui hanno sconvolto l'industria della musica pop americana nel corso degli anni, il che è stato un piacere. Ogni anno sono diventati sempre più importanti proprio sotto ai nostri occhi. Nel 2017 sono diventati il primo gruppo pop coreano a esibirsi in una premiazione americana, nello specifico agli AMA. Come se non bastasse, il 2018 ha visto poi non solo il gruppo vincere il Top Social Artist Award per la seconda volta consecutiva (questo è ormai diventato un evento ricorrente) ai Billboard Music Award, ma anche tenere un discorso alle Nazioni Unite.
Nel 2019 i BTS hanno fatto la storia come il primo gruppo coreano a presentare ai GRAMMY, occasione in cui hanno consegnato a H.E.R. il premio per il miglior album R&B, e l'anno successivo sono diventati il primo gruppo coreano a esibirsi sul palco dei GRAMMY quando si sono uniti al remix-multiverso di ‘Old Town Road’ di Lil Nas X. Torneranno sul palco dei GRAMMY anche quest'anno, ma per esibirsi da soli e, questa volta, con l'aggiunta del titolo di candidati a un premio.
I loro messaggi universali e toccanti vanno oltre le arti. Il gruppo ha, ad esempio, appena rinnovato il proprio impegno a proseguire con la campagna benefica ‘LOVE YOURSELF’ con l'UNICEF, con cui collaborano dal 2017 in occasione del rilascio dell’album ‘LOVE YOURSELF 承 Her’. Questa collaborazione, oltre a canzoni allegre come ‘Dynamite’ o album come ‘BE’, ha confermato l’autenticità dell’impegno dei BTS a mettere in pratica ciò che predicano. I fan dei BTS, alias gli ARMY, sono cresciuti enormemente e hanno sostenuto con passione le superstar per anni da quando la band ha espresso per la prima volta interesse per una vittoria ai GRAMMY.
La loro nomination ai GRAMMY per la Best Pop/Duo Group Performance non è soltanto un evento storico, ma anche prova del fatto che l’onestà, il duro lavoro e fan dedicati sono gli ingredienti base della ricetta per il successo. Il settetto ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti e distrutto così tante barriere che è ormai difficile tenere il conto, ma ciò che colpisce è che in tutto questo i membri siano rimasti dei ragazzi estremamente umili.
Come ha detto durante la nostra intervista RM, il leader del gruppo, sono solo ‘sette ragazzi coreani qualunque’, e con i loro sforzi per fare bene e catturare e spiegare la complessità della vita hanno dato conforto a molti, indipendentemente dalla lingua. I BTS hanno conquistato internet, ottenuto il riconoscimento dei loro illustri predecessori e colleghi, mostrato tanti lati di sé agli ARMY e in tutto ciò hanno continuato a rilasciare musica eccezionale. L’impatto culturale e il ruolo dominante dei BTS nell’industria musicale continueranno a essere determinanti e loro non smetteranno di aprire la strada a tutti quegli artisti che appartengono a gruppi etnici per cui fino a ora lo spazio per emergere è stato ridotto.
In occasione della 63esima edizione dei GRAMMY Award, GRAMMY.com ha potuto discutere con i BTS dell’importanza della nomination da loro ricevuta, del significato della rappresentazione in spazi diversi e di molto altro.
-DOMANDA- Come vi state preparando alla cerimonia dei GRAMMY Award 2021? Cosa vi passa per la testa con l'avvicinarsi della data?
V: Con l'avvicinarsi della premiazione, l'entusiasmo e le aspettative aumentano. Non riesco ancora a credere che siamo stati nominati e che ci esibiremo. Ottenere una vittoria sarebbe ancora più sorprendente.
-DOMANDA- ‘Dynamite’ era una canzone per i fan, per rallegrare le loro vite in un momento difficile. Eppure è stata questa spontanea autenticità che vi ha fatto ottenere la vostra prima nomination ai GRAMMY. Come vi sentite a riguardo? È questa [canzone] a catturare meglio il cuore dei BTS?
J: Il fulcro dell’operato dei BTS è raccontare le nostre storie in modo genuino attraverso la musica. ‘Dynamite’ rappresenta tutto ciò. È una canzone che ci dà forza e incarna il messaggio che vogliamo trasmettere ai nostri fan. Crediamo che la sincerità arrivi sempre.
-DOMANDA- Questa nomination è la prima non solo per i BTS, ma anche in generale per un gruppo K-pop. Molti artisti vi ammirano per i vostri successi nell'industria occidentale. Cosa significa per voi avere così tanti giovani che vi vedono come coloro che stanno spianando la strada agli artisti coreani all'estero? Come ci si sente a essere i rappresentanti globali della Corea?
JK: Siamo sopraffatti dall'essere considerati i rappresentanti della Corea. Siamo semplicemente grati per il supporto e l'attenzione che abbiamo ricevuto non solo dai nostri fan, ma anche dai nostri colleghi. Continueremo a lavorare di più per portare sul palco musica e performance ancora migliori. Ed è un incredibile onore essere i primi artisti pop coreani a essere nominati per un GRAMMY, speriamo che questo sia solo l'inizio. Una vittoria sarebbe significativa non solo per noi, ma anche per molti che perseguono la diversità nella musica.
-DOMANDA- ‘BE’ è il vostro progetto più personale fino a oggi e tutti voi avete contribuito a crearlo per gli ARMY. Come mai avete deciso di incanalare le vostre frustrazioni sulla pandemia in un album?
JM: Abbiamo sentito il bisogno di dire agli altri che condividiamo le loro stesse emozioni e mostrare loro in che modo siamo rimasti coerenti alle nostre vite quotidiane che sono cambiate così bruscamente, perché la vita va avanti. Quello che potevamo fare era fare musica ed esibirci, così abbiamo creato l'album ‘BE’ nella speranza che le persone si relazionassero e fossero confortate dalla nostra musica.
-DOMANDA- Come avete passato il vostro tempo negli ultimi mesi? Cosa non vedete l'ora di fare una volta finita la pandemia?
JH: Abbiamo lavorato sulla nostra musica. Penso di poter parlare per tutti noi quando dico che la prima cosa che vorremo fare una volta che la pandemia sarà finita sarà andare in tour ed esibirci davanti ai nostri fan. Voglio guardarli negli occhi e gridare: ‘Vi amo ARMY!’
-DOMANDA- Il grande pubblico potrebbe conoscervi come idol del K-pop, ma la vostra musica ha trasceso quei confini e la vostra fanbase è ampia e diversificata, tanto che conta, ad esempio, anche il presidente della Corea del Sud. Cosa ne pensate dell'etichetta di K-pop posta sulla vostra musica? Come vi descrivereste come artisti, con parole vostre?
RM: ‘K-pop’ è un termine che in origine era usato per riferirsi alla musica popolare coreana, ma che a un certo punto è diventato un genere a sé stante. In realtà è abbastanza difficile definire cosa sia il K-pop. A essere onesti, siamo solo molto grati e felici di mostrare la nostra musica e le nostre performance ai fan e di ricevere così tanto amore. Per descriverci brevemente, direi che siamo solo sette ragazzi coreani qualunque.
-DOMANDA- Spesso siete gli unici artisti provenienti dall’Asia dell’Est a partecipare agli eventi musicali più importanti o a essere menzionati nelle discussioni circa la cultura pop mainstream. Come vi sentite a riguardo? Come vorreste che i vostri traguardi cambiassero il panorama musicale anche per gli altri, se non del tutto?
SU: Siamo testimoni sempre più spesso di movimenti che spingono verso la ‘diversità’, nell’industria musicale globale. Speriamo vivamente che il corso di questi cambiamenti subisca un’accelerazione e vada oltre. Nella stessa Corea ci sono tantissimi altri artisti, oltre a noi, che creano musica eccellente, e sono sicuro del fatto che la cosa valga ancora di più su scala globale. Speriamo davvero di poter essere d’aiuto affinché le persone si abituino sempre di più a essere esposte a musica diversa e più musicisti possano essere conosciuti a livello globale.
-DOMANDA- Secondo le vostre opinioni personali, a quali canzoni o album della vostra discografia dareste un GRAMMY? Per le persone che potrebbero non aver ancora esplorato in profondità tutta la vostra musica, di quali dei vostri lavori precedenti siete più fieri e perché?
RM: Mi sento di consigliare di ascoltare ‘LOVE YOURSELF: 轉 TEAR’ perché è un album grandioso e lo abbiamo rilasciato nel 2018 in un periodo per noi estremamente difficile. Personalmente, poi, ‘Spring Day’ è il singolo a me più caro ed è molto speciale.
-DOMANDA- Cos’hanno in serbo per il 2021 i BTS? Musica nuova? Progetti da solisti?
RM: Come abbiamo fatto con ‘Dynamite’, speriamo di poter diffondere ancora una volta, attraverso bella musica e belle esibizioni, un messaggio di speranza e conforto in tempi in cui la pandemia ancora aggrava le vite di tutti noi.
J: Stiamo lavorando sodo per rilasciare nuova musica, quindi aspettate con impazienza le novità future!
SU: Speriamo che la situazione pandemica migliori così da poter fare un tour nel 2021 e che sia qualcosa che state aspettando anche tutti voi [fan].
JH: Vogliamo confortare le persone e donare loro gioia attraverso esibizioni sensazionali e nuova musica, quindi questo è ciò su cui stiamo lavorando più duramente, al momento.
JM: Considerando la situazione attuale, non possiamo stabilire con sicurezza quando riusciremo a rivedere di persona i nostri fan, ma faremo del nostro meglio per accorciare le distanze con loro e stare loro quanto più vicino possibile, non importa se lo faremo attraverso un album o altro tipo di contenuto.
V: Spero che potremo essere come una brezza che soffia sulle persone portando loro conforto e un senso di empatia.
JK: Nel 2021 ci esibiremo sul grande palco dei GRAMMY, continueremo a fare ciò che possiamo e a mostrare i lati migliori di noi. Inoltre, vorremmo dare prova ancora di più ai nostri fan della nostra versatilità musicale”.
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©MatchaMochi, ©VRonnie, ©jimindipityR) | ©GRAMMY.com
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E se m'hai visto piangere
Sappi che era un'illusione ottica
Stavo solo togliendo il mare dai miei occhi
Perché ogni tanto per andare avanti sai, avanti sai
Bisogna lasciar perdere i vecchi ricordi
Mi chiedi come sto e non te lo dirò
Il nostro vecchio gioco era di non parlare mai
Come due serial killer interrogati all'FBI
I tuoi segreti poi a chi li racconterai?
Tu che rimani sempre la mia password del Wi-Fi
E chi sa se lo sai
Per favore, non piangere
E non ci rimanere malе
Che noi due ci conosciamo benе
Dalla prima elementare
E scrivevo tutti i miei segreti
Col pastello bianco sul diario
Speravo che venissi a colorarli
E ti giuro, sto ancora aspettando
E se m'hai visto ridere
Sappi che era neve nel deserto ma
Ormai di questi tempi non mi stupisce niente
Ti chiedo come stai e non me lo dirai
Io con la Coca-Cola, tu con la tisana thai
Perché un addio suona troppo serio
E allora ti dirò bye bye (bye bye)
Seduti dentro un bar poi si litigherà
Per ogni cosa, pure per il conto da pagare
Lo sai mi mancherà, na-na-na-na
Per favore non piangere
E non ci rimanere male
Che noi due ci conosciamo bene
Dalla prima elementare
E scrivevo tutti i miei segreti
Col pastello bianco sul diario
Speravo che venissi a colorarli
E ti giuro, sto ancora aspettando
Tu mi hai insegnato la differenza tra le ciliegie e le amarene
E io non la dimenticherò più
E ti auguro il meglio, i cieli stellati
Le notti migliori e le docce di altri
Dove tu forse non stonerai più
Per favore non piangere
E non ci rimanere male
Che noi due ci conosciamo bene
Dalla prima elementare
E scrivevo tutti i miei segreti
Col pastello bianco sul diario
Speravo che venissi a colorarli
E, ti giuro, sto ancora aspettando...
Con la dolcezza di questa canzone ti auguro davvero il meglio ❤️
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Mio padre è una di quelle persone che torna a casa e l'unica cosa che fa il 90% delle volte è mettersi sul divano a guardare la tv
Mi sforzo di non essere troppo schifato da questa cosa, perché comunque lavora tutto il giorno e ha quasi 60 anni, quindi che cazzo dovrebbe fare alla fine
... Però, col cazzo che sarò qualcosa di simile alla sua età
Citazioni a riguardo:
Να είναι καλύτερο άτομο από τον πατέρα σου
Che si legge: Na ine calìteron atomo apò ton patèrasu
Che in greco significa: "sii un uomo migliore di tuo padre"
... Che non è che mi sia messo a studiare greco eh, è solo che sto riguardando una serie TV che guardavo alle medie su Italia uno, ovvero Fringe, e queste frase è un fil rouge di tutta la serie (che poi, qualcuno conosce Fringe? A chiunque ne parli non ne ha minimamente memoria 💔)
Seconda cit:
Ce la posso fare, posso fare meglio di mio padre
Io ce la posso fare, cambiare, la mia razza si estingue
Ce la posso fare, posso fare meglio di mio padre
Io ce la posso fare, ripartire, la mia razza si estingue
Ovvero il ritornello di "Greta thumberg", canzone nell'ultimo album di Marracash
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Angelo blu
Finalmente sono arrivat* con 'sta fanfiction promessa da giorni! Spero vi possa piacere, buona lettura!
Fandom: Sanremo RPF
Ship: Domille, Bossille, Achille Lauro/Boss Doms o comunque vogliate chiamare questa coppia fantastica.
Storiella non troppo angst e, a giudicare da ciò che hanno detto i miei amici, "adorabile". Ambientata a Roma ben prima che Lauro ed Edo diventassero in qualche modo famosi.
Note: ringrazio @lovegayships per avermi dato quest'idea💜, e @missaristocrat che ha betato ogni singolo dialogo in romanesco🖤
Word count: 2k
Lauro aveva avuto una giornata di merda, ma di quelle davvero orrende: sin dal mattino, sembrava che il mondo stesse complottando contro di lui e la sua sanità. E inoltre, non c'era un singolo istante di pausa.
Era buio, lui ed Edoardo avevano appena concluso una serata in una piccola discoteca. Ora erano troppo lontani da casa per avere davvero voglia di tornarci, ma non sapevano comunque dove andare o cosa fare.
"Ma se andassimo boh, che ne so, al Mc?" propose Edo, con le mani ficcate nelle tasche della giacca. Faceva un freddo assurdo quella notte.
"Se vabbè, perché ce sta n’Mc aperto de notte qui, vè?" ribatté Lauro, non senza una punta di ironia. Poteva ancora sentire i bassi risuonargli nel petto, gli occhi gli facevano quasi male per le luci. Camminarono in silenzio per un po' lungo il viale, ogni tanto i fari di un'auto illuminavano i loro volti stanchi.
Fu Edoardo a rompere nuovamente il silenzio, per indicare un'altura piuttosto lontana: "Sai che là ce sta un posto co’ ‘na vista stupenda?"
"Vabbè, ce voi andà?"
"A piedi? Ma che sei scemo?." E rise. Lauro adorava la sua risata: riusciva a mettergli allegria senza nemmeno parlare. Il più giovane scrollò le spalle: camminare non era un problema per lui, lo aveva fatto per tutta la vita. E comunque, farlo avrebbe forse potuto aiutarlo a smaltire tutta l'adrenalina, che gli faceva tremare le mani.
Alla fine comunque, presero un autobus scassato e vuoto, dove si sedettero in tutta comodità occupando due sedili a testa.
"Comunque avemo spaccato prima." esordì Lauro, poco prima che scendessero alla fermata più vicina. Edo annuì in assenso: apprezzava che Achille considerasse il loro rapporto come un duo. Non è che avessero già chissà quale nome: erano a malapena riusciti a trovare un posto dove esibirsi con qualche inedito tra le tante canzoni che avevano creato. Ma andava bene così.
Camminarono per un po', la salita era leggermente ripida da fare a piedi, ma niente che non si potesse fare. Parlarono del più e del meno, perchè non si erano visti per più di una settimana e sembrava importante raccontare ogni singolo istante della loro esistenza. Achille si era da poco lasciato con una ragazza, erano stati insieme circa 4 mesi. Arrivarono finalmente in cima all'altura, per sedersi vicino al guardrail, con il fiato un po' corto.
"C’ho pure scritto ‘na mezza canzone, ma non è ancora pronta."
"Ma com'è che ve siete lasciati?" Domandò Edoardo, estraendo il pacchetto di sigarette e l'accendino dalla tasca. Ne offrì una all'amico, che rifiutò con garbo, poco prima che il suo viso si rabbuiasse alla domanda.
"Che ne so? Casini. Cazzo, già lei stava fori de testa, in più s’è messa co’ uno pieno de problemi come me… non può uscì niente de buono. Ma sai, certe volte dici 'fanculo, famolo, e alla fine ce rimani sempre inculato."
"Non c’ho capito un cazzo." affermò il maggiore, prendendo un tiro dalla sigaretta che teneva stretta tra le labbra. Si mise più comodo, stendendo le gambe avvolte in un paio di jeans piuttosto stretti e altrettanto sdruciti.
"Manco io. Boh sai, forse non so’ fatto pe’ amà." Lauro sospirò, guardando dritto al cielo. Edoardo lo guardò un po' di traverso, pensando a quanto l'amico tendesse alla drammaticità. Tipico suo. Edoardo alzò le spalle, per non dar corda alle stronzate che Achille cercava di raccontarsi ogni giorno: "Non credo sia quello er problema."
Lauro roteò gli occhi, per poi guardare lontano. "Boh, forse me piace un'altra persona e n’ c’ho la testa pe’ fa finta de amà qualcun altro. Le cazzate non le so dì in generale, figurate a me stesso.."
"Ma perché ha letto qualche messaggio, o roba del genere?"
"No, figurate. Però se capiva che n’ ero innamorato. Er problema è che n’ so manco se me piace davvero un'altra persona o no. Forse so’ solo un cojone." Concluse, portandosi le dita alla bocca e mordicchiando distrattamente le unghie. Brutto vizio che ogni giorno si riprometteva di abbandonare, per poi fallire, come al solito.
"Forse dovresti esse sincero con te stesso pe ‘na vorta." quelle parole scossero il più giovane, che si sentì toccato nel profondo. Odiava mentirsi, ma non poteva farne a meno. Certe volte nascondersi le cose era il modo migliore per non finire sotto un treno.
"Cambiamo argomento o parlamo de me pe’ l'eternità?" Disse, infastidito e piuttosto colpito dalla schiettezza di Edoardo. Era sempre stato completamente onesto nei suoi confronti, ma mai a quel livello.
Proprio Edo in quel momento si passò una mano sul viso, quasi con rassegnazione, assumendo poi un'espressione quasi preoccupata: "Lauro, cazzo, è importante. Nun poi continuà a seppellì i sentimenti pe’ fa finta che va tutto bene e stampatte ‘n cazzo de soriso in faccia quando stai morendo dentro. Semo migliori amici pe ‘n cazzo?"
Lauro rimase in silenzio per un tempo indefinito, a guardare il vuoto. Edoardo nel frattempo aveva spento la cicca sulla terra secca, e solo una volta alzato lo sguardo si era reso conto delle lacrime che scorrevano sul volto quasi impassibile del minore.
"Oh, ma stai…?" Cercò di avvicinare una mano al volto dell'amico, ma poi si fermò a mezz'aria. Non era sicuro che fosse una buona idea.
"Odio sta qua." Sussurrò, per poi esalare un sospiro. Fortunatamente era seduto, perchè sentiva il corpo talmente stanco che se fosse stato in piedi sarebbe crollato sul momento.
Il crollo fu, piuttosto, mentale. Finì per rannicchiarsi con il viso sepolto nell'incavo fra gli avambracci le ginocchia che stringeva al petto.
Non gli piaceva piangere, gli capitava raramente, e stava di merda.
Presto respirare divenne più difficile del previsto: il suo petto sembrava non riuscire ad accogliere abbastanza aria. Il fiato si accorciò in fretta e Lauro si sentiva isolato, solo, con la parte più distruttiva di sé stesso.
Edoardo ci mise un po' a realizzare che cosa stesse succedendo. Degli attacchi di panico aveva solo letto da qualche parte sul web, e l'unica cosa che sapeva era di dover aiutare Lauro a respirare. Si inginocchiò accanto a lui, Achille sembrava davvero piccolo in quel momento: avvolto nella giacca pesante, rannicchiato, con le mani sulle orecchie per isolare chissà quali voci. Stava anche tremando, mentre la sua schiena si muoveva ritmicamente con il corpo alla ricerca di ossigeno.
"Lauro, me senti?" Edoardo lo chiese piano, cercando di tenere la voce bassa, così che potesse aiutare l'amico a calmarsi. Il cantante annuì, quasi incapace di parlare.
"Te posso toccà?" Domandò ancora, e solo quando ricevette un "sì" soffocato, prese le mani di Lauro e le strinse, intrecciando le loro dita che sembravano unirsi perfettamente.
Lauro pensò di stare per morire. Non solo stava avendo un attacco di panico in mezzo al nulla, ma il suo migliore amico era lì e gli teneva le mani e lo stava vedendo in quelle condizioni. Così debole e vulnerabile. Niente avrebbe potuto aiutarlo a quel punto.
Stupidissime lacrime continuavano a scorrergli lungo le guance, e non poteva controllarsi, non poteva nemmeno respirare decentemente. Non era del tutto cosciente di cosa stesse succedendo: la mancanza di aria gli rendeva la testa confusa, nel senso negativo della cosa.
"Cerca de pensà a cose belle." Propose Edo, prima di insultarsi mentalmente: come se quella cosa potesse essere d'aiuto. Lauro sembrò ignorare quel consiglio, più che altro perchè non poteva pensare a nulla di coerente. "Te capita spesso?"
"O-ogni tanto." Lauro inciampò sulle vocali, mentre si malediceva in ogni lingua per aver bevuto al locale e per non avere con sé dell'acqua. Tornò a concentrarsi sul respiro, i suoi occhi sembravano terrorizzati.
Erano già passati diversi minuti, e Edoardo stava facendo del suo meglio per ricordare tutte le informazioni che aveva letto a cuor leggero, senza immaginare che gli sarebbero servite un giorno. Non gli veniva in mente nulla, quindi fece semplicemente ciò che gli stava rimbalzando in testa da qualche secondo.
Il che significò baciare Lauro e sperare che non svenisse. Achille non smise realmente di tremare ma perlomeno, smise di respirare. Edoardo non era sicuro se fosse un bene o meno.
Durò qualche secondo. Lauro ne contò sei, Edo poteva giurare che fossero stati più di dieci, ma non aveva importanza. Una volta che si separarono, si guardarono negli occhi per un po'.
"M’hai appena…" il più giovane iniziò, non del tutto coerente, e lasciò la frase in sospeso. Il cuore gli batteva all'impazzata, ma almeno riusciva a controllare il proprio respiro.
Edoardo guardò dalla parte opposta, mentre la realizzazione di quello che aveva appena fatto lo investiva come un treno: "Ho letto che trattenè il respiro aiuta."
A quel punto, Lauro lo abbracciò e lo strinse, nascondendo il volto nell'incavo del suo collo. Edoardo non ebbe problemi a tenerlo lì, mentre si calmava.
Achille aveva le famose, famosissime farfalle nello stomaco e stava bene, si sentiva a casa, felice. E il suo cuore continuava a battere veloce, senza nessuna ragione apparente.
"Non me potevi semplicemente dì de trattenè il respiro?" Domandò quindi, la voce soffocata da un sorriso che gli spuntava sulle labbra e dai vestiti di Edoardo che sapevano di colonia e di erba.
Cazzo.
In quel momento tutto prese forma e senso: il perché non poteva amare la tipa con cui stava, perché il sesso non gli piaceva granché, perché il cuore gli batteva così forte e perché non gli aveva fatto schifo l'idea di baciare Edoardo.
Edoardo, cazzo. Era innamorato di Edo.
"Perchè te conosco troppo bene, figurate se me davi retta." Il maggiore rispose prima di sospirare: era tutto finito, dovevano solo tornare a casa. Magari potevano dormire da lui, perchè sicuramente casa di Lauro era invasa da qualche spacciatore, ed era meglio evitare per quella sera.
Il minore si accigliò a quelle parole, e alzò la testa per guardare negli occhi dell'altro: "Te sbaji. Farei quarsiasi cosa me chiedessi, qualriasi cosa pe te. Andrei all'inferno pe’ te, Edoà, e niente pò cambià ‘sta cosa." Confessò piano, senza riuscire a guardare l'altro negli occhi. Quelle parole erano vere, sentite; parole che aveva soffocato per anni cercando di farsi piacere altre persone e fallendo mirabilmente perché nessuna era Edo, nessuna lo faceva sentire come solo lui poteva.
Se ne stava già pentendo, però.
"’o so che te pò sembrà assurdo e improvviso, e forse tu non senti la stessa cosa-"
Ma Edoardo gli prese il mento e lo interruppe: "Statte zitto." sussurrò prima di baciarlo di nuovo, questa volta cercando di godersi ogni istante, ogni sensazione: il sapore al gin tonic delle labbra di Lauro, e il modo in cui si stavano curvando in un sorriso incontrollabile, per poi approfondire quel bacio. E il più piccolo intrecciò le dita tra i capelli tinti di Edo, un appiglio alla sopravvivenza perchè il suo cuore stava per esplodere di sentimenti, di felicità.
Si separarono dopo un po’, e nessuno questa volta si era impegnato a contare i secondi, ma entrambi avevano desiderato che durasse per sempre.
Gli occhi verdi di Lauro sembravano quasi gialli sotto la debole luce di un lampione poco lontano, e i lineamenti di Edoardo sembravano quelli di una scultura.
Si alzarono in piedi dopo qualche minuto speso in silenzio, seduti a tenersi la mano. Si accesero una sigaretta, per cercare di zittire la botta emotiva e, probabilmente, anche il desiderio di rimanere lì fino all’alba.
Nessuno dei due si pose il problema di cosa sarebbe successo dopo nella loro relazione, era come se non ce ne fosse nemmeno bisogno.
“Annamo a casa?” Domandò Lauro, finalmente calmo. C'era il suono di un sorriso nella sua voce, e ciò portò Edo a sorridere di rimando.
Il maggiore prese un lungo tiro dalla sigaretta, imitato immediatamente dall’altro. “Daje, vieni da me?”
“Daje.” Lauro, ovviamente, fece l'occhiolino e si beccò una leggera gomitata nello sterno. Entrambi risero, e passarono il tragitto inverso a piedi, poi in autobus e infine in auto, ridendo e parlando tranquillamente del più e del meno, del futuro, di cosa avrebbero fatto con la loro musica, dell’album e mille progetti.
Qualsiasi cosa fosse successa tra loro, non aveva fatto altro che unirli di più, e non serviva nemmeno parlarne con l’imbarazzo tipico di chi non sa bene come comportarsi dopo un evento simile.
Arrivati a casa, il divano rimase vuoto. Questa volta, al contrario delle precedenti, non servì proprio: dormivano nello stesso letto, stretti sicuramente, ma non per questo scomodi.
Tag list: taggherò la gente che ha commentato sotto i post dove parlavo di scrivere questa fic (ma alcuni non riuscivo a taggarli). Spero non vi dispiaccia!
@coralsin @shadowsofkpop @giulia-liddell @earthlingsander @waffleandcomics @irislvcia @marypapayagaya @slipperydevorak @kissesfromearth @lovegayships @beepbeepjesus @oopshiaddict @nalularry9194 @braiinz
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Prima dell’inizio
Era il 2018, non ti avevo mai visto, non so nemmeno come ti ho notato, non mi ricordo. Io ero piccina, più o meno, non avevo esperienze con i ragazzi; te facevi il grande, il vissuto, come sempre, (sei na mezza sega bro), il nostro rapporto quell’anno fu basato su uno scambio di drum-ciospa, tre secoli fa cavolo: fumavo ancora le paine, non so come ma eri particolarmente corretto in questo scambio illegale, ho ancora uno dei tuoi drum dimmerda nel borsello, so na matta psicopatica lo so!
Poi quell’anno abbiamo parlato di musica. Io sarei tornata qualche giorno a casa per il concerto di Gemitaiz, tu ovviamente sapevi tutte le sue canzoni.. sai sempre tutto sei odioso: Mi ricordo un giorno eravamo al campo, come tutti i santi pomeriggi, stranamente non stavi giocando a pallavolo, stavi facendo l’altra cosa che ti riesce meglio, fumavi un drum con quel tabacco da tossico #marlbororossonelcore. Avevi messo e stavi cantando quella, che casualmente, sarebbe diventa la mia canzone preferita: Veleno n.6 di Gem, del mitico.
Quell’anno fu così privo di qualunque altro tipo di contatto, privo di qualunque sentimento.. o forse no, tu stronzo e adorabile pezzo di merda mi piacevi già.
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Casa è dove si trova il telecomando - Cosa vedere e sentire in #quarantena.
Mi ritrovo di nuovo a scrivere su questo blog dopo almeno 4 anni di assenza. Ognuno fa quello che può per passare il tempo!
Sono a Londra, dove la situazione è pessima. Sto cominciando a pensare che siate molto più al sicuro voi in Italia che noi qui. Il governo frallocco di quell��ebete degno amico di Trump e Salvini, ha deciso che dobbiamo lasciarci morire, aspettando di ottenere un'immunità che nessuno ha realmente provato esista. Chi sopravvive bene, il resto “ciao core”, come si dice dalle mie parti!
La nostra unica speranza a questo punto è che Boris si ammali e con lui i suoi amici e poi “ciao core” lo diciamo noi!
In ogni caso io sono chiusa a casa e voi pure, facciamoci compagnia!
Per questo motivo proverò ad accompagnarvi nella scelta di qualche film da vedere in questi giorni di reclusione. Se non vi fidate, peggio per voi! Se vi sto antipatica non mi leggete!
Oggi iniziamo con un film che per ovvi motivi mi gira in testa da un po’. Nulla ti accompagna meglio lungo il percorso di una quarantena quanto una bella storia di contagio e solitudine. Chi meglio di un giovane Danny Boyle poteva raccontarla? Con l’aiuto di uno splendido Cillian Murphy (Peaky Blinders) che si risveglia in una Londra vuota, abbandonata e terrificante (per chi come me vive a Londra, in questo momento e na mano santa!).
Gran film, non annoia mai e nonostante l’argomento sia facilmente traducibile in “puttanata”, Danny Boyle non delude, a differenza invece dei sequel che sconsiglio vivamente!
Il film si chiama “28 days later” in originale, mentre in Italia “28 giorni dopo”, incredibile eh?!
Non adatto ai bambini e ai cagasotto!
https://www.youtube.com/watch?v=c7ynwAgQlDQ
Non facciamoci due palle così, facciamoci una cultura!
Daje!
ps. per tirarvi su dopo la catastrofe, vi dedico una canzone per alleggerirci le giornate.
https://www.youtube.com/watch?v=d-diB65scQU
#coronavirus#coronavirusitalia#covid19#cinema#musica#consigli#film#quarantena#pandemia#stateacasa#stiamoacasa
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“Colpa delle Favole” Album Opinion
Ok allora sono Milena e ho appena finito di sentire colpa delle favole per cui vi faccio un attimo di commento sulle canzoni. Vi ricordo che questa è la mia opinione personale e che io commento non avvalendomi di nessun titolo a livello di conoscenza tecnica della musica, seguo solo il mio cuore e il mio orecchio. Per cui! Andrò in ordine non di preferenza ma di brani.
"Colpa delle Favole" : Niente da dire, musicalmente molto azzeccato, il testo bello, BRV Niccolò, anche se non mi ha colpito chissà quanto. Cioè è una bella canzone ma non credo diventerà mai la mia nuova preferita però ottimo lavoro
“I tuoi particolari" : La salto brutale perché mi sta uscendo anche da non dico dove. Si è orecchiabile ma non è assolutamente una delle migliori mi dispiace, ormai a furia di sentirla l'ho imparata ma buh cioè è bellina ma niente di che. E infatti dopo aver sentito tutto l’album mi chiedo che cazzo ha portato a fare quella a Sanremo che ci sono cose mooooolto più belle
"Quando fuori piove" : Ma si, ci sta. Mi piace molto il pezzo iniziale solo voce e piano, testo bello, bello anche poi il ritmo che si crea alla fine. Un po’ ripetitiva ma non mi ha rotto le balle, per cui good job.
"Ipocondria" : GIOELLINO. Mi fa impazzire il ritmo di questa musica che ti verrebbe voglia di ballarci sopra, testo molto carino. Also "ting" "QUEL MESSAGGIO CHE MI E' ARRIVATO ALLA FINE" sono arte all’ennesima potenza. Dritta fra una delle mie fave.
“Fateme Cantà" : Va beh raga che vi devo dire, questa non la salto manco se mi pagano perché fin'ora è una delle mie preferite del nuovo album e a fine ascolto è comunque rimasta nelle vette delle preferenze. Ho impiegato un po' a decidermi ad ascoltarla quando era uscita, ma quando l'ho sentita mi sono innamorata (e il dialetto romano è solo valore aggiunto). NICCOLO’ DOVEVI PORTARE QUESTA A SANREMO CAZZO questa si che è una canzone che avrebbe SPACCATO VERO. E niente la amo amo amo e basta.
"Rondini al guinzaglio" : Io è da quando era uscito il titolo che ero curiosa e ora finalmente me la son sentita. Avevo un po' paura, non sapevo cosa aspettarmi, POI VA BEH TRE SECONDI DI CANZONE E ERO GIA' MORTA BENE GRAZIE. IO SONO IN LACRIME CHE CAZZO VI DEVO DIRE. DI CHE PARLIAMO I MEAN CIOE’ IO NON VA BEH ARTE ARTE ARTE
"Amati Sempre" : Allora non riesco??? A capire??? Se questa canzone??? Mi piace o meno??? TIPO adoro il testo, mi piace un fracco, e anche musicalmente mi è orecchiabile, ma in dei momenti non mi piace per come è cantata??? E per come??? Suona??? Nel complesso??? Boh??? Però comunque il testo è bello quindi vabbene ci sta sarà a me che non sconfifera del tutto
"Quella Casa Che Avevamo In Mente" : Perché la nostra storia è in queste cose In ciò che non si dice ma rimane E' molto bellina, non è tra le mie preferite fino ad ora, ma comunque mi piace. Forse mi servirà qualche ascolto per apprezzarla meglio, ma musicalmente la chitarra è molto bella e per il resto ci sta. Niente da dire insomma.
"Piccola stella" : Ora dirò una cosa cattivissima. Appena ho letto il titolo ho pensato: sta canzone mi farà schifo. Non mi ha fatto schifo, ma quasi. A parte che ho odiato il crescendo nella strofa finale, non mi è piaciuto per niente, ma poi cioè in alcuni punti il testo è bellino ma vi giuro che mi sembra troppo na cosa di chiesa cioè Sei la piccola stella che porto nei momenti in cui non ho luce EEEEH EMMANUEL EMMANUEL SEI LA VITA EMMANUEL. Poi alla fine faceva pure molto ballata delle sagre di paese e non lo so per ora la boccio mi spiace, fosse per me la toglierei proprio dall’album.
"Aperitivo grezzo" : Grazie che così mi sono sciacquata le orecchie dalla cosa di prima. LA ADORO. IL RITMO, IL MODO DI CANTARLA, LA MUSICA, IL TESTO, TUTTO TUTTO TUTTO A R T E. Si discosta abbastanza dal resto ma è fantastica proprio per questo, ti prende proprio. BRAVO NICCOLO DIESCI MI PIASCE
"Fermo" : Bellissima. Piccola piccola, ma è un gioiellino. Il testo è perfetto, perfetto al cubo. Nella sua brevità, mi ha conquistato subito, la prima strofa è davvero arte e quindi niente direi che ci siamo ripresi bene
“Il tuo nome (Comunque vada con te)" : Allora punto primo I SUSSURRI NO CHE IO MI SENTO MALE CHI TE L'HA INSEGNATA STA COSA ERMAL PER CASO BIZIO ALLORA SIGNORNI NON SI INSEGNANO QUESTE COSE CHE SI FA STERMINIO DI MASSA. A parte questo... la canzone è carina, il testo è bellino, la musica bella bella. Però questa volta la brevità al contrario di "Fermo" secondo me l'ha penalizzata. L'avrei voluta più lunga. Ciò non toglie che non sia assolutamente da buttare, anzi.
"La Stazione Dei Ricordi" : Raga. Che vi devo dire. Ho chiuso gli occhi per sentire questa "canzone" e mi sono ritrovata in lacrime ancora prima di saperlo. Dico "canzone" tra virgolette perché questa cosa non è un canzone: è un monologo sussurrato piano nel buio, quando tutti e nessuno possono sentirlo, uno di quegli attimi che nella vita abbiamo tutti in cui che sia notte o meno ci sentiamo tanto stanchi e vorremmo solo dormire e magari, anche nel silenzio di un appartamento, apriamo bocca e parliamo perché ne abbiamo il bisogno fisico. E' una di quelle confessioni che si fanno a mezza voce, tra un rimpianto e un groppo in gola, tra un abbraccio e un rannicchiarsi sotto le coperte da soli, tra uno scusami e un grazie. Non so nemmeno cosa dire, boh. Vorrei farci un post a parte ma la verità è che non saprei cosa dire: questa canzone è oltre, oltre tutto proprio. C’è solo da dire: Siamo tutti Giusy, cambia soltanto dentro a quale pelle
E niente, siamo alla fine, e questo è il resoconto personale di Milena dopo l’ascolto! Fatemi sapere voi che ne pensate!
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23/07/19
Salgo in auto, riesce ad essere caldissima anche la sera. Abbasso l'unico finestrino che ancora funziona, ovvero quello dal lato guidatore, poi premo il pulsante per aprire il tettuccio, perché a differenza della Subaru baracca quest'auto ha l'agavazzzz, non la manetta. Tutta scassata: persino l'autoradio dà problemi, ma io apro YouTube dal telefono, perché non so stare senza musica.
Retromarcia. Il pezzo parte.
"Seee na na na na"
prima
"io passeggiassi nel tuo cuoooor "
salto la seconda marcia, non mi piace, a volte parto persino in terza. Poi subito quarta.
Il vicolo sulla destra è chiuso per lavori, devo fare il giro lungo, lo scopro mentre canto la strofa "è meglio che non pensi a teeee". Cambio strada, prendo la parallela, il limite di velocità è più alto. Da lontano vedo il semaforo rosso, ma io aumento la pressione sul pedale, sono fiduciosa. Arrivo a pochi metri e scatta il verde: nello stesso momento parte il ritornello e io urlo a squarciagola "anima di gommaaaaa, anima di gommaaaa".
Se mi beccate in giro, apprezzatemi almeno voi. E apprezzate questa perla di canzone.
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