#martire dei nostri giorni
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Mostra su Rosario Livatino: Il Giudice Beato, Esempio di Giustizia e Fede. Dal 16 al 24 novembre all'Istituto Leardi di Casale una mostra itinerante sul giudice Rosario Livatino e la sua lotta alla mafia
All'Istituto Superiore Leardi di Casale Monferrato, dal 16 al 24 novembre, si terrà una mostra speciale dedicata a Rosario Livatino, il giudice assassinato dalla mafia nel 1990 e beatificato nel 2021.
All’Istituto Superiore Leardi di Casale Monferrato, dal 16 al 24 novembre, si terrà una mostra speciale dedicata a Rosario Livatino, il giudice assassinato dalla mafia nel 1990 e beatificato nel 2021. La mostra, intitolata “Sub tutela Dei. Il giudice Rosario Livatino”, è stata presentata per la prima volta al Meeting di Rimini nel 2022 ed è ora itinerante. L’evento è frutto della collaborazione…
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punto per punto
la storia degli ebrei è un mito che si fonda sulla Bibbia (e basta)
A) l'archeologia e la filologia dimostrano che gli ebrei non furono espulsi dalla loro terra nel 70 d.C (furono i dotti, gli studiosi della Torah che scelsero la religione invece della terra [fonte Belkind])
B) ai primi del novecento c'erano ancora molti villaggi arabi il cui nome rimanda a origini ebraiche.
C) La probabilità che dall'antichità fino ai giorni nostri si fosse mantenuta in loco la continuità demografica della popolazione è molto alta anche dopo la conquista islamica [Polak]: l'Islam cacciò i Bizantini, non il popolo del Libro.
D) La logica dell'Esilio è di origine cristiana: il primo a tematizzare il mito della cacciata fu Giustino martire che a metà del terzo secolo spiegava l'espulsione dei circoncisi da Gerusalemme dopo la rivolta di Bar Kokba come una punizione collettiva per l'uccisione del Cristo. Altri scrittori cristiani videro nella presenza di ebrei fuori dalla Terra Santa una conseguenza e una prova schiacciante dei loro peccati [Sand].
E) sulla base di fonti tannaitiche del II e III sec. d.C. che il termine "galut" - esilio - indicava un asservimento politico, non uno sradicamento territoriale, e che le due cose non erano necessariamente correlate [Milikowsky].
A+B+C+D+E = La Diaspora è una colossale narrazione (recente) costruita da storici al servizio dello Stato etnico-religioso ebraico. The end.
-Shlomo Sand (L'invenzione del popolo ebraico)
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LA BASILICA DI SANTA CECILIA IN TRASTEVERE
La Basilica di Santa Cecilia nacque inizialmente come dimora della nobile Cecilia che vi viveva. La storia di questa donna mette i brividi ma comunque porta sempre avanti il suo fascino. La donna martirizzata intorno al 230 d.C. tentò di convertire il marito e il fratello, e secondo la tradizione non si poteva fare, dunque venne incarcerata 3 giorni con il tentativo di omicidio con vapori caldissimi. Per tre giorni però il suo corpo resistette a tali torture, e gli aguzzini furono obbligati a decapitarla.
La Legenda vuole che Papa Urbano I dell’epoca, decise di seppellire il corpo della donna martire tra quelli dei vescovi, e fece diventare la sua dimora appunto una Basilica, arrivata fino a noi, oggi ancora visitabile. La sua storia rimane viva e calda nella memoria di molti Papi che si dice l’abbiano vista apparire nel punto in cui è stata seppellita.
Cosa ancora più inspiegabile accadde nel 1599, durante i lavori di ristrutturazione, il cardinale Sfondrati fece aprire il sepolcro di Santa Cecilia, facendo così rinvenire il corpo miracolosamente integro, vestito di bianco e con le ferite sul collo. A Stefano Maderno fu dato l’incarico di realizzare una statua in marmo, riproducendo l’esatta posizione in cui fu ritrovato il corpo della Santa.
L’interno, diviso in tre navate, presenta sulla volta l’affresco con l’Apoteosi di Santa Cecilia di Sebastiano Conca. Nel catino absidale, il mosaico del IX secolo che rappresenta il Redentore benedicente con i santi Paolo, Cecilia, Pietro, Valeriano e Agata insieme al Papa Pasquale I raffigurato con il modellino della chiesa; in controfacciata, il Giudizio Universale di Pietro Cavallini, realizzato alla fine del XIII secolo. Sotto l’altare è posta la celebre statua di Santa Cecilia.
Nei sotterranei della chiesa sono stati riportati alla luce alcuni ambienti riferibili a un impianto termale e ad abitazioni antiche di cui rimangono i pavimenti a mosaico bianco e nero.
Sarebbe bello rivivere la storia della Santa Cecilia con i propri occhi! Per farlo , potrai soggiornare a Roma in uno dei nostri B&B Roma adatto a te! Ci trovi nel B&B Roma centro, a pochi passi dai principali monumenti (e anche da Trastevere!); potrai trovare B&B and breakfast Roma centro.
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I segni che sicuramente avranno luogo prima della Manifestazione, senza nessuna condizione, cioè: la rivolta di Sufiani, la rivolta di Yamani, il grido dal cielo, l’uccisione di un’anima pura (al-nafs al-zakiyyah), lo sprofondare dell’esercito di Sufiani nel deserto e la manifestazione del dajjal.
2. I segni che non sono sicuri e necessitano una o più condizioni; se quest’ultime avranno luogo anche il segno si manifesterà, e sono molti.
Da un altro punto di vista, i segni della Manifestazione possono essere suddivisi in quattro gruppi, in breve:
a. I segni sociali – in modo riassuntivo, la loro conseguenza sarà la degenerazione della civiltà umana; ne citiamo alcuni:
1) La diffusione dell’oppressione in tutto il mondo, ovvero la globalizzazione e la propagazione della tirannia.
2) I leader del mondo saranno corrotti. È necessario precisare che per oppressione mondiale e corruzione dei governatori s’intende che vi saranno in varie parti del mondo sistemi politici basati sull’oppressione sociale, politica, culturale ed economica e i governatori amministreranno i loro stati con tirannia, colonialismo e despotismo; ciò non vuol dire che non ci saranno al mondo uomini o governi giusti, ma che in generale il sistema dominante sarà oppressivo e corrotto.
3)Rincaro e instabilità economica, conseguenza del sistema oppressivo.
4) La manifestazione di bugiardi e dajjal con la pretesa di migliorare la società. La venuta del dajjal è uno dei segni sicuri della Manifestazione ed è citata da tutte le religioni precedenti. Dajjal terminologicamente significa “ciò che nasconde la verità con la falsità, frode ed inganno”; sembra (secondo i segni citati negli hadìth) che esso non faccia riferimento a una persona in particolare, ma sia un concetto generale per indicare gli individui e i governi che ingannano la gente e impediscono loro di conoscere la verità. Alcuni pensano che esso si sia manifestato attraverso la moderna civiltà occidentale.
5)Individui corrotti e bugiardi diventeranno portavoce della società.
6) Le persone probe e sincere saranno smentite e isolate, mentre quelle bugiarde e superbe approvate.
7)La rivolta di Sufiani, anche questo è uno dei segni sicuri della Manifestazione. Non si può esprimere un’opinione certa sul fatto che si riferisca a una persona in particolare o sia un termine generale per indicare più individui o governi disonesti. È certo che Sufiani è un individuo, un gruppo di persone o governi capitalistici, saccheggiatori, potenti, oppressori, reazionari, promotori di superstizioni. La loro peculiarità sarà il disfacimento esteso della società. Gli hadith accennano al fatto che Sufiani e il suo esercito sprofonderanno nel deserto di al-Bayda' (una località tra La Mecca e Medina), di cui rimarrà vivo solo un componente che diffonderà la notizia
8)La comparsa di guerre, corruzione e spargimento di sangue nel mondo: negli hadìth si cita una guerra da parte dei turchi (apparentemente un popolo della discendenza di Turk figlio di Jafet figlio di Noè, che attualmente vivono in Mongolia, Punjab, Turchia, Siberia, Afghanistan e India) il cui vasto significato comprende anche paesi occidentali[4]. Inoltre si accenna che prima della Manifestazione, due terzi della popolazione mondiale saranno uccisi e questo è considerato un segno incerto.
9)Scoppieranno rivoluzioni per combattere l’oppressione e la corruzione mondiale, di cui alcune riusciranno a formare un governo. La rivolta di Yamani, simbolo dell’insurrezione della verità contro la deviazione e la dissolutezza presente alla Fine dei Tempi, sarà una di queste rivoluzioni[6]. Il movimento di sayyid Khorasani (discendente dell’imam Husayn -a-, che insorgerà per stabilire la giustizia) sarà un’altra di queste insurrezioni. Entrambi questi movimenti rivoluzionari, di cui uno nello Yemen e l’altro in Iran, prepareranno il terreno per la manifestazione dell’imam Mahdi (aj)[7]. Inoltre gli hadìth alludono a un governo che si costituirà in Iran, che inviterà la gente all’Islam e all’Ahl al-Bayt (a) e ripulirà il territorio, che amministrerà fino a Kufa, dall’oppressione e corruzione, quindi, dopo la manifestazione del Mahdi (aj), si unirà a lui e gli ubbidirà.
b.I segni religiosi - cioè la religione divina sarà alterata. In alcuni hadìth del Principe dei Credenti (a) è riportato che alla Fine dei Tempi la preghiera sarà abbandonata, la custodia infranta, la menzogna permessa, l’usura diffusa, la corruzione comune, la religione venduta per il mondo, ci si consiglierà con le donne, s’interromperanno i rapporti familiari, la gente diventerà adoratrice delle proprie passioni, l’assassinio sarà un’azione normale, la pazienza sarà considerata una debolezza, l’oppressione un vanto, gli 'arif (gnostici) diventeranno traditori, i recitatori del Corano depravati, le moschee diventeranno belle e i minareti alti (però vuote di contenuto spirituale), le promesse saranno infrante e vari i desideri mondani..
In generale, prima della Manifestazione, i precetti dell’Islam non saranno messi in pratica, questa sarà tuttavia una caratteristica relativa, cioè la maggior parte della società sarà così. Com’è riportato negli hadìth, quando l’Imam (aj) si manifesterà, governerà con un metodo, un libro e una religione nuovi, e con ciò s’intende che l’Islam sarà stato così confuso con le superstizioni e il Corano alterato di significato, che la verità sarà stata dimenticata[10].
c.I segni naturali – un altro dei segni della Manifestazione, saranno le calamità naturali, citate negli hadìth, per esempio: i fulmini, le eclissi lunari e solari in periodi non previsti, cambiamenti del mondo astrale, dell’atmosfera e del clima, il sorgere del sole da Occidente, ecc. Questi hadìth possono essere spiegati con alcuni eventi dei giorni nostri, per esempio il martire Motahhari interpreta il sorgere del sole da Occidente con la manifestazione dell’Islam per mezzo dell’imam Khomeini (r.a.) da Parigi.
d. I segni individuali e miracolosi
1) Il grido dal cielo – apparentemente gli hadìth riportano che, prima o durante la Manifestazione, un angelo dal cielo annuncerà alla gente la manifestazione dell’Imam (aj). Quest’angelo sarà Gabriele al-amin (l’affidabile) e il grido si sentirà in tutto il mondo, ognuno lo sentirà nella propria lingua o dialetto, però non si potrà capire da dove proviene. Contemporaneamente a questo annuncio, Satana griderà: “'Uthman l’oppresso è stato ucciso”, volendo così insinuare il dubbio nella gente.
2) L’uccisione e il martirio dell’anima pura – al-nafs al-zakiyyah è il soprannome di un giovane di elevato livello di origine hashimita. Egli si scontrerà con l’esercito di Sufiani e si rifugerà a Medina. Quando l’esercito arriverà a Medina, egli si dirigerà verso La Mecca e qua inviterà la gente all’Ahl al-Bayt (a). Tuttavia, senza aver commesso alcuna colpa, sarà ucciso tra il rukn e il maqam. Il suo martirio risveglierà le coscienze degli esseri umani tale che la gente sarà pronta per stringere il patto di alleanza con l’Imam (aj). Tra il suo martirio e l’inizio dell’insurrezione dell’Imam (aj) passeranno quindici giorni. Egli sarà il rappresentante e il messaggero dell’Imam (aj) tra la gente.
Oltre ai segni citati, ve ne sono altri, riportati negli hadìth[.
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Dieta na hubnuti 10 kg
La maggior parte di loro è attivamente coinvolta e, in una situazione del genere, la maggior parte commette un errore imperdonabile: inizia la dieta. Non so di camminare da marzo, meno 1 kg !!! La cospirazione per la perdita di peso sulla luna può essere letta in una diversa interpretazione... [Continua a leggere→]
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Differenza tra sovrappeso e obesita
Ma anche se l'obiettivo di praticare sport non è la perdita di peso, gli esercizi cardio sono necessari non solo per la perdita di peso, come pensano molte persone. Nonostante il fatto che il produttore garantisca l'effetto senza aderire a una dieta, una dieta equilibrata porterà la perdita di peso più rapida e il beneficio per ... E qual è il modo migliore per preparare il martire? Quando acquisti un simulatore per l'allenamento a casa, devi conoscere le caratteristiche principali di vari modelli tecnici. La dieta Kefir-mela è progettata per 9 giorni e ti consente di perdere circa 9 kg. Primo suggerimento. Impara a imbrogliarti un po 'In generale, incoraggiati mentre perdi peso con il tuo prodotto preferito. Le pillole dimagranti sono attivamente condannate su Internet. Non tutte le donne sono pronte a dedicare quasi tutto il suo tempo libero allo sport o al conteggio delle calorie. Ricette per una corretta alimentazione per dimagrire. Quando si perde peso, si consiglia spesso di sostituire la carne grassa con prodotti a base di pesce.
Brucia grassi naturale fai da te
Il risultato dipende dalla percezione individuale. Se nella ricetta qualsiasi prodotto deve essere fritto, usa la griglia o prenditi il tempo e salala tu stesso la trota a casa, beh ... Questo può essere colazione e cena, pranzo e cena, colazione e pranzo. Si ritiene spesso che l'inizio del digiuno intermittente nella sua comprensione moderna e nel suo uso pratico sia stato posto da Martin Berkhan, quindi l'elenco dei migliori esercizi per la perdita di peso a casa per le donne. Dieta di sette giorni delle ballerine. E se leggi delle bacche di goji per dimagrire, recensioni reali di persone che cercano di perdere peso, allora il 90% di loro risulta essere entusiasta e ricorda strane uvette, le bacche di goji possono vantare un elenco di raccomandazioni delle dimensioni di una guida pesante. È possibile che gli alimenti che contribuiscono alla perdita di peso includano un ortaggio così meraviglioso come le uova e altre proprietà benefiche non legate alla perdita di peso, ad esempio ... Dieta na hubnuti 10 kg Recensioni. Cos'è Polysorb? E se stiamo preparando un piatto caldo, è meglio scaldare prima le spezie in una padella asciutta, quindi aggiungere altri ingredienti in modo che i condimenti si aprano. Il programma per l'allenamento in palestra per ragazze per dimagrire più le regole nutrizionali su Facciamo un programma per l'allenamento in palestra per dimagrire.
Dieta avocado calorie
Come si calcola il metabolismo di base? Grazie a questa dieta, puoi facilmente perdere circa tre chilogrammi di peso in eccesso in una settimana. Sono realizzati in silicone, hanno inserti di magneti al neodimio con elevata forza coercitiva. Per trovare la motivazione per perdere peso, è necessario identificare fattori stimolanti specifici per una determinata persona e associarli a ... Per una comoda perdita di peso senza stress, è necessario moltiplicare il risultato per 0,8. Il principio di questa dieta a base di frutta e verdura è abbastanza semplice: devi mangiare solo verdura un giorno e solo frutta il giorno successivo. La condizione più importante per una buona dieta per il dimagrimento è il controllo della quantità di proteine e di carboidrati semplici. Apparecchiature per il massaggio stimolatori muscolari hardware perdita di peso. Gli esercizi per perdere peso sul tapis roulant non sono per tutti. I risultati della perdita di peso saranno evidenti ...
Bere un bicchiere di vino la sera fa dimagrire
Dieta rapida a base di pomodoro per dimagrire addome e fianchi, cibo espresso per 4 giorni Perdita di peso con grano saraceno. Le pillole per il metabolismo sono vendute nelle farmacie. Anche i prodotti per la perdita di peso sono divisi in diversi gruppi, eccone quattro principali: 1. Il drenaggio linfatico domestico supporterà il lavoro dei vasi sanguigni, aumenterà il lavoro del sistema linfatico, rafforzerà il tono della pelle e ... Bodyflex è il sistema di perdita di peso più semplice ed economico. Dividi per l'intera giornata, per 5-6 ricevimenti ... Sì, adoro le chicche, MA non mi piace chiudere la dieta della banana: questa perdita di peso è facile, gustosa e non costosa. Dieta del cavolo. Una dieta a base di kefir aiuterà a perdere peso di 6 kg a settimana. Ho avuto 10,8 intorno al 19 agosto. In caso di scarso appetito o bulimia grave, perdita di peso o sovrappeso, diarrea o ...
La buena dieta alimenticia
Una perdita di peso riuscita è l'80% di una dieta consolidata e solo il 20% degli sport regolari. Per dimagrire. Creme solari. Crea una rete di iodio sulla parte interna della coscia. Principi di base della perdita di peso con PCOS. Stai dritto con le mani dietro la testa. Dopotutto, il lino ha solo un effetto aggiuntivo, aiuta a purificare il corpo e ... Dieta a base di carboidrati - Elenco e risultati degli alimenti. Una dieta a base di grano saraceno per dimagrire può assumere la forma di giorni di digiuno, quando il paziente mangia esclusivamente chicchi bolliti per 24-72 ore, lavati con acqua pulita o kefir. In questo articolo, i nostri esperti risponderanno alla domanda se sia possibile mangiare il pane perdendo peso, come mangiarlo correttamente e se valga la pena escluderlo completamente dalla dieta. Fiducia dei clienti abituali.
Quante calorie brucia il corpo in un giorno
Puoi pulire un oggetto del genere abbastanza rapidamente. Per perdere 15 kg in una settimana, è imperativo fare esercizi fisici, perché senza di loro semplicemente non puoi perdere così tanti chilogrammi! Lascia domande nei commenti, condividi la tua esperienza, le tue ricette preferite per il cibo sano. Non puoi perdere peso in sicurezza facendo una dieta e stando in piedi in un bar di tre minuti ogni giorno, ma regolarmente The Secret of Brewing Chang Shu Purple Tea per un'efficace perdita di peso. Ora le cattive notizie: sebbene la chetosi sia benefica in molti modi, potresti sentirti carina ... Aumento di peso Body building. Una dieta settimanale a base di kefir ti aiuterà a sbarazzarti di quattro, ma una dieta settimanale è considerata la più efficace. Per le loro proprietà fisiche, i teip multicolori sono assolutamente ... Il prodotto è interrotto. La macchina per l'estensione delle gambe da seduto è in vendita.
Snellente integratore
L'attuale industria della bellezza e della moda impone che gli esercizi dimagranti per gli uomini mirino a pompare i muscoli della schiena, bicipiti e tricipiti più la stampa. Se i carboidrati complessi forniscono una saturazione a lungo termine, i carboidrati semplici vengono rapidamente assorbiti nel sangue e ... Salto fitness sui trampolini. Convenienza: 3.62. Metodo dimagrante con l'ago d'oro. Abbiamo già detto che il danno è evidente già nella fase di conoscenza della raccomandazione per l'uso di questa dieta. Dopo la ginnastica, non è consigliabile mangiare per un'ora. È una dieta classica. Lo strumento aiuta efficacemente a perdere peso molto rapidamente, ma allo stesso tempo ha un numero enorme di effetti collaterali. Non stavo morendo di fame per perdere peso. Allenamento numero 6 !!! Come perdere peso velocemente IN ESTATE Se attraversi l'intera maratona di dimagrimento dall'inizio alla fine, ti garantisco una perdita di peso totale entro l'estate ...
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Il 24 febbraio 1869, a Melissano, il miracolo della Madonna
di Fernando Scozzi
“Era un giorno tranquillo e ridente”, così inizia l’inno alla Madonna del Miracolo, unica fonte scritta di quell’avvenimento straordinario di cui furono testimoni i nostri avi 151 anni fa. Una comunità, quella melissanese, costituita nel 1869 da poco più di 1.000 persone che si dedicavano ad un’agricoltura di sussistenza. Un tessuto urbano che esprimeva chiaramente la povertà della frazione: poche casupole affacciate sulla campagna, la parrocchiale di Sant’Antonio ed una casa a due piani, di proprietà dell’ex-feudatario, che agli occhi dei melissanesi sembrava un castello.
Assenti i proprietari terrieri che preferivano abitare nei più confortevoli paesi limitrofi. Né l’eversione della feudalità prima e l’unificazione nazionale poi avevano portato alcun miglioramento sociale ed economico; anzi, la politica accentratrice perseguita dallo Stato unitario comportò la chiusura della farmacia, dell’ufficio di conciliazione e perfino dell’ufficio dello stato civile della Frazione. Un paese, quindi, che non era ancora uscito dalle nebbie del Medioevo e nel quale il solo punto di riferimento era la Fede cristiana, l’unica istituzione la parrocchia.
La devozione per il Santi, come negli altri paesi del Mezzogiorno, permeava la vita di tutti i giorni e si manifestava non solo in chiesa, ma anche fra le mura domestiche dove le famiglie si raccoglievano in preghiera dinanzi a piccole statue commissionate da alcuni devoti “per grazia ricevuta” ed accolte di casa in casa. Tra queste, c’era un’immagine lignea della Madonna Immacolata che il 24 febbraio 1869 si trovava presso l’abitazione di Vito Fasano. L’ultracentenaria Luisa Margari, ultima testimone oculare, così raccontava l’avvenimento: ”Quella mattina, nulla lasciava presagire l’imminente, furioso scatenarsi degli elementi. Più tardi, all’improvviso, incominciarono ad addensarsi su Melissano delle nubi sempre più nere, pregne d’acqua e di grandine, foriere di una spaventosa catastrofe. In pochi minuti, nell’immensa nube nera a forma di cono si produsse un vortice turbinoso. Tutto divenne buio, mentre nei paesi limitrofi splendeva il sole. Dai campi la gente osservava sconvolta volare per aria turbinosamente, come pagliuzze, pesanti fascine. Un vento violentissimo, inizio del ciclone, rovesciò i muri degli orti quasi fossero canne, i guizzi di una luce sinistra ed il pauroso rombo del tuono si alternavano al crescendo delle raffiche del vento, mentre grida di terrore si sentivano qua e là. La furia degli elementi pareva stesse per risucchiare il piccolo paese quando, all’improvviso, il vento si placò, le nubi si diradarono ed il sole tornò a splendere in cielo. Un grido di letizia per il ritorno della vita si diffuse in un baleno da un capo all’altro dell’abitato dopo un’ora di furia infernale. Miracolo! Le campane suonarono a festa. Melissano, infatti, era scampata ad un cataclisma, in un istante, per un prodigio, vecchi, donne, bambini ed uomini ritornati subito dai campi corsero in casa dei Fasano dov’era la piccola statua della Madonna. Lì videro attoniti e sbigottiti che il volto della Vergine, madido di sudore, veniva asciugato con un fazzoletto.” Da quel giorno, l’immagine miracolosa divenne patrimonio della Comunità melissanese e fu custodita nella chiesa della confraternita. La parrocchia istituì una festa ed il Consiglio Comunale di Taviano deliberò l’istituzione di una fiera nella ricorrenza della solennità della Vergine del Miracolo.
Melissano, 24 febbraio 1979 – L’uscita della processione della Madonna del Miracolo
Ma, avvenimenti del genere non erano una novità. A Casarano, nel 1842, San Giovanni Elemosiniere salvò il paese dalle piogge torrenziali che minacciavano i raccolti e la stessa popolazione. Anche in quel caso, il sudore che bagnava il viso della statua del Santo fu asciugato con un fazzoletto, mentre le nubi si diradavano ed il sole ritornava a splendere. Nel 1866 la Madonna Addolorata liberò i tavianesi da un’epidemia di colera e l’anno successivo, San Giorgio Martire e Santa Cristina salvarono dalla peste, rispettivamente, Matino e Gallipoli.
Il 24 febbraio 1869, dunque, un miracolo anche a Melissano, un evento prodigioso che contribuì ad affermare l’esistenza di una Comunità dimenticata da tutti, ma non da Dio ed impegnata proprio in quel periodo a gettare le basi per il suo sviluppo. Alcuni anni dopo, infatti, la distruzione dei vigneti francesi (causata dalla fillossera) indusse gli industriali d’oltralpe a chiedere grandi quantità di vini pugliesi e quindi anche a Melissano si verificò una rivoluzione colturale di notevole portata. Il trionfo della viticoltura consentì la formazione di una classe agraria interessata allo sviluppo socio-economico ed all’autonomia amministrativa del paese. Melissano divenne polo di attrazione per numerosi braccianti ed artigiani dei paesi limitrofi, mentre con le risorse finanziarie provenienti dalla commercializzazione del vino fu edificata la nuova chiesa parrocchiale, simbolo della Fede operosa dei melissanesi che erano riusciti a superare la situazione di oggettivo svantaggio rispetto ai paesi limitrofi.
Melissano, chiesa della Confraternita dell’Immacolata. La statuetta della Madonna del Miracolo (XIX sec.)
Oggi, invece, i vigneti e gli uliveti sono fagocitati dal deserto che avanza tra l’indifferenza dei più e la sofferenza dei pochi che ricordano ancora il paesaggio materno e di tanto in tanto si avventurano, come fantasmi, per quella campagna dalla quale i loro avi hanno tratto le risorse per lo sviluppo di Melissano. Il cordone ombelicale che univa il territorio al paese è stato tagliato. Ormai non bastano nemmeno i miracoli.
#Fernando Scozzi#Melissano#miracoli nel Salento#Paesi di Terra d’Otranto#Spigolature Salentine#Tradizioni Popolari di Terra d’Otranto
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Sarà beato Fulton Sheen, colui che annunciò Gesù in tv
Il Papa ha autorizzato a promulgare il decreto che riconosce il primo miracolo attribuito all’intercessione di Fulton Sheen (1895-1979), il vescovo e telepredicatore che espose la verità e la bellezza della fede in un’America in piena secolarizzazione, guadagnando innumerevoli anime a Dio. Il primo compito del sacerdote? «Annunciare Gesù, farlo conoscere e amare».
di Ermes Dovico (07-07-2019)
Per anni i fedeli americani, e in generale i suoi devoti sparsi in tutto il mondo, hanno atteso che venisse ripresa la causa di beatificazione del venerabile Fulton Sheen (1895-1979), sospesa a tempo indefinito nel 2014 per una controversia sulle reliquie sorta tra la Diocesi di Peoria e l’Arcidiocesi di New York. A giugno l’annosa disputa sul telepredicatore più famoso e ispirato degli Stati Uniti è stata finalmente risolta, e ieri papa Francesco ha potuto autorizzare la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto per il riconoscimento del miracolo dovuto all’intercessione dell’arcivescovo Sheen, che quindi potrà essere presto proclamato beato.
IL MIRACOLO
Il miracolo riguarda l’inspiegabile risurrezione nel 2010 di un bambino nato morto, il piccolo James Fulton Engstrom, che per 61 minuti non aveva né avuto un battito rilevabile né respirato, iniziando a emettere il suo primo respiro nel momento stesso in cui i medici ne stavano dichiarando ufficialmente la morte. In quei 61 minuti la madre e il padre avevano pregato per l’intercessione del Servo di Dio, Fulton Sheen. I dottori avevano poi predetto che il bambino sarebbe cresciuto con gravi insufficienze a livello di organi e con una paralisi cerebrale, ma dopo cinque mesi di vita del piccolo si era constatato che James Fulton aveva uno stato di salute normale. Nel 2014 c’era stato il via libera al riconoscimento del miracolo da parte di una commissione medica e poi teologica. Nel frattempo, due anni prima, Benedetto XVI aveva riconosciuto le virtù eroiche di Sheen.
NEL SEGNO DELLA PUREZZA
Infine, ieri c’è stato appunto l’ulteriore fondamentale passo verso la beatificazione, nel giorno di santa Maria Goretti, la «martire della purezza» come la chiamò Pio XII quando la canonizzò nel 1950, sottolineando una virtù che Sheen andava più volte insegnando in quella stessa epoca. Come in una catechesi sul perché del matrimonio verginale tra Maria e Giuseppe, in cui diceva: «L’amore della donna determina quello dell’uomo. La donna è educatrice silenziosa della virilità del suo sposo. Essendo Maria il simbolo della verginità e la sublime ispiratrice della purezza per tutti, perché non avrebbe dovuto impiegare questa sua caratteristica con il suo Giuseppe, il giusto? La Vergine conquistò il cuore del suo giovane sposo non con la diminuzione dell’amore, ma sublimandolo». La purezza nasce da Dio, è stare alla Sua presenza, proprio come avveniva per Maria e Giuseppe che avevano in mezzo a loro Gesù, provavano già «la gioia senza pari che è il possesso dell’amore eterno del Cielo», a cui ogni matrimonio deve tendere, e quindi «non desideravano nient’altro» (cfr. Aleteia).
I PRIMI PASSI, DAGLI STATES ALL’EUROPA
Battezzato con il nome di Peter John Sheen (Fulton era il cognome da nubile della madre), il futuro beato era venuto alla luce l’8 maggio 1895 a El Paso, nell’Illinois, primo dei quattro figli di una coppia con origini irlandesi. La famiglia si era poi trasferita nella vicina Peoria, dove Fulton aveva fatto il chierichetto e a 24 anni era stato ordinato sacerdote. Desideroso di approfondire il pensiero di san Tommaso d’Aquino, venne in Europa, dove conseguì il dottorato in filosofia all’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, e in teologia all’Angelicum di Roma. Quando fece ritorno negli Stati Uniti aveva insomma acquisito una formazione solidissima, unita a una fervida fede. Già nel 1929, consapevole del necessario legame tra fede e cultura, incoraggiava gli insegnanti della National Catholic Educational Association a «educare per una rinascita cattolica».
EVANGELIZZAZIONE VIA RADIO E TV
Sapeva che questa rinascita, nel mezzo della galoppante secolarizzazione, era necessaria per ricondurre quante più anime a Dio. Dopo l’avvio della sua prolifica attività da scrittore (tra i suoi 73 libri c’è anche una Vita di Cristo) e brillanti predicazioni in parrocchia, la prima grande occasione in tal senso gli si presentò nel 1930. Alla radio. La NBC gli affidò una trasmissione notturna domenicale, chiamata The Catholic Hour. Parlava di fede e di morale, senza trascurare le notizie d’attualità. Al culmine del suo ventennio in radio il suo pubblico arrivò a 4 milioni di ascoltatori settimanali. Il laico Time, nel 1946, lo definì «la voce d’oro», «il famoso predicatore del cattolicesimo statunitense», e riferì che per la sua trasmissione riceveva settimanalmente dalle 3.000 alle 6.000 lettere di ascoltatori.
Non temeva di affrontare temi scomodi. Parlando di Hitler, lo aveva definito un esempio di «Anticristo» e non meno netto fu quando, già in televisione, aveva denunciato il regime comunista di Stalin. Era il febbraio 1953 e lo spunto l’aveva tratto dal Giulio Cesare di Shakespeare, sostituendo i nomi di Cesare, Cassio, Bruto e Antonio con quelli di alcuni dei principali leader sovietici, Stalin incluso. Concluse la sua catechesi con questo ammonimento: «Stalin dovrà un giorno andare incontro al suo giudizio». Pochi giorni dopo il dittatore venne colpito da un’emorragia cerebrale e il 5 marzo morì.
L’approdo di Sheen in televisione era avvenuto due anni prima, chiamato dalla DuMont per un programma in prima serata, Life is worth living («La vita vale la pena di essere vissuta»), in onda il martedì. Nella stessa fascia oraria agivano giganti dello spettacolo come Frank Sinatra e il comico Milton Berle. Quest’ultimo, chiamato familiarmente «Zio Miltie», così disse a proposito del suo nuovo ‘rivale’ televisivo: «Se devo essere vinto da qualcuno, è meglio che perda da Colui per cui parla il vescovo Sheen». Il prelato stette al gioco, dicendo che le persone potevano chiamarlo «Zio Fultie»; e quando poi, nel 1952, vinse un Emmy Award, accettò il premio imitando, a modo suo, i ringraziamenti che faceva Berle agli operatori dietro le quinte: «Sento che è ora di rendere omaggio ai miei quattro scrittori – Matteo, Marco, Luca e Giovanni».
Le sue catechesi televisive arrivarono a raggiungere circa 30 milioni di spettatori a settimana. La marcia in più di questo eccezionale predicatore, che guardava in camera con uno sguardo penetrante e parlava a braccio servendosi a volte di una lavagna, non era figlia di mera eloquenza, bensì frutto della sua gratitudine e del suo stupore per il mistero di Dio. Al di là dei microfoni la sua era infatti una vita di preghiera e di adorazione, con lunghe soste a contemplare il Santissimo Sacramento, da cui attingeva la grazia per parlare secondo il cuore di Dio. Solo Lui sa quante anime si sono convertite grazie a questo Suo figlio prediletto, che portò o riport�� in seno alla Chiesa cattolica anche diversi personaggi famosi. Presentando alla società, che si allontanava progressivamente da Dio, la ragionevolezza e insieme la bellezza della fede. Ci fu molto merito suo se la parte di America cattolica, in tempi ormai di sottile persecuzione ed emarginazione culturale, si sentì fiera di essere, davvero, cattolica.
PASTORE FEDELE. E PROFETICO
Lo stesso clero, si sa, viveva in quegli anni una vasta crisi di fede, con molti consacrati volti a inseguire il mondo e dimentichi del trascendente. Ma Sheen, che fu vescovo ausiliare di New York e poi arcivescovo di Rochester, ricordava ai sacerdoti che il loro primario compito è santificare attraverso i sacramenti e unirsi al sacrificio di Gesù «offerto sulla croce e sull’altare. Non basta alleviare le necessità materiali dei fratelli, occorre annunciare Gesù, farlo conoscere e amare». Da lucido profeta, lesse i nostri tempi come apocalittici, in cui le forze che combattono con Cristo e quelle che combattono con Satana «stanno cominciando a elaborare le linee di battaglia per la fine». E osservò: «La terza tentazione in cui Satana chiese a Cristo di adorarlo e tutti i regni del mondo sarebbero stati suoi, diventerà la tentazione di avere una nuova religione, senza una Croce, una liturgia, senza un mondo a venire, una religione per distruggere una religione, o una politica che è una religione - quella che rende a Cesare anche le cose che sono di Dio».
NELLA GLORIA CON LO SPOSO
Il 20 settembre 1979, alla Messa per il 60° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, disse: «Non è che io non ami la vita, ma ora voglio vedere il Signore. Ho passato tante ore davanti a Lui nel Santissimo Sacramento, ho parlato a Lui nella preghiera e di Lui con chiunque mi volesse ascoltare. Ora voglio vederlo faccia a faccia». Due mesi e mezzo dopo, era il 9 dicembre, Fulton Sheen fu chiamato per sempre a contemplare il Volto di Colui al quale aveva anelato per tutta la sua vita terrena.
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di Tobia Iacconi
Ricordo che pensai: ora, fascista dimmerda, ora ti stroncolo. Ricordo che pensai: ora, sai che c’è, ora ti disintegro. Ti prendo per le orbite e ti lancio fuori dal treno in corsa. Questo pensai, dopo aver letto la scritta sulla tua maglietta nera dimmerda. Ma i treni regionali vanno troppo piano, pensai ancora, te la caveresti con due mesi di gesso e qualche cicatrice che esibiresti con onore – fasci dimmerda, voi e il vostro onore da tronfioni impettiti. Per quanto mi riguarda l’onore l’ho perso da piccolo e non ci tengo a riaverlo, nossignore, voglio piangere e avere paura e abbracciare i cuscini tutte le volte che mi va – ma il tuo onore, quell’onore tutto maschio che ti sta tanto a cuore, te lo levo a suon di schiaffi, parola mia – ora è il momento di far piangere te, fringuello nazista – ti faccio male, ti faccio tanto, tanto male. E poi, pensai mentre sbirciavo tra le tue spille dimmerda, che cazzo ci fai su un regionale, guardati attorno, qua dentro io e te siamo gli unici bianchi razza di coglione, come ti è saltato in mente di venirti a mischiare con noi disgraziati, tutti diversi e stanchi e arrabattati alla bell’e meglio, tutti assonnati per i nostri lavori dimmerda, tutti in ritardo perché alle coincidenze facciamo passare avanti i treni dei ricchi. Te lo dico io cosa ci fai, ti trovi anche tu su questo treno scannato perché non hai un soldo come tutti noi, imbecille, proprio tu, rigurgito del capitale, proprio tu – in mezzo a noi, internazionale di morti di fame – questo pensai osservando le tue spille dimmerda. E, indovina un po’, brutta testa di stronzo, ora mi metto a spiegare a tutti gli altri passeggeri che belle cose significano quei simboli da pezzo dimmerda che indossi con orgoglio, e allora sì, ah bene, allora sì che vedrai, capirai quanto sei solo e stronzo. Sissignore, chiuderemo il vagone, parola mia, tireremo il freno d’emergenza, sigilleremo porte e finestre per poterti picchiare indisturbati, per poterti randellare meglio e più a lungo e con ancora più gioia. Faremo dei turni, dei turni santo cielo, per non smettere mai di picchiarti e di farti sputare sangue e saliva e denti e pezzi di lingua. Ricordo che pensai: ci inventeremo delle nuove vite qua dentro, in questo vagone antidiluviano dimmerda, su questo binario infestato dai rovi che taglia come un rigagnolo di piscio questa periferia grigia e consumata – aggiungeremo tubi innocenti e pancali di truciolato – piegheremo lamiere di vecchie carcasse d’auto attorno ai frigoriferi abbandonati – costruiremo una nuova e meravigliosa città attorno, e sopra, e sotto a questo sconcertante treno regionale occupato – e questo tenace e combattivo spazio sarà fondato sull’antifascismo, sull’antirazzismo, sull’antisessismo, sulla condivisione e sulla cooperazione, sull’esaltazione viscerale di qualsiasi diversità – e sul riempirti di legnate – sì, hai capito bene: riempire di legnate proprio te, fascistello dimmerda. Prenderti a sberle sarà il rito fondativo al quale nessuno vorrà mancare. Mai. Nemmeno durante le ferie, nei giorni di pioggia.
Era il momento peggiore. La Lega e il Movimento Cinque Stelle erano al governo e Minniti era il peggior Ministro dell’Interno che avessimo mai avuto. No. Faccio confusione. Era il momento peggiore: il PD era al governo, sì, era così, e Salvini era il peggior Ministro dell’Interno che avessimo mai avuto, sì, dev’essere stato così. No. Faccio confusione. E poi non riesco proprio a ricordare dove fosse Berlusconi. C’era ancora Berlusconi? Non ricordo. Ricordo il postcolonialismo. Quello lo ricordo, ma vagamente. Ricordo che popoli interi si mettevano in moto, i loro saperi, i loro corpi, le loro poche cose. Sì. E noi non li volevamo. No. Gli altri, erano gli altri a non volerli. Noi li volevamo eccome, li avremmo voluti, li avremmo aiutati, se solo. Se solo. Ma era il momento peggiore. Non avevamo forze, eravamo stanchi, eravamo distratti. O, semplicemente, eravamo sazi. In pochi anni eravamo passati dalla lotta di piazza ai bistrot con cucina a vista, dai free party al clubbing, dalla contestazione alla sussunzione mercificata. Costringevamo ostriche e tartare di wagyu in soluzioni simmetricamente soddisfacenti, per poi fotografarle con inquadrature assiali citando Wes Anderson. Disquisivamo di Cărtărescu mentre degustavamo sontuosi pinot neri dell’Oregon e, dopo gli eventi vaporwave, ci affollavamo ad assaggiare gli esclusivi cocktail signature nei nostalgici speakeasy. Per consumare ed essere consumati dagli happening globali e trilingue di una nuova ed elettrizzante Belle Èpoque, avevamo lentamente abbandonato le periferie, i quartieri, le province profonde: i centri
storici, si sa, sono più fotogenici. Dalle retrovie della Storia, eccoli. Come se non fosse bastato il neoliberismo a scartavetrarci i coglioni. Anche i fascisti, erano tornati. No. Faccio confusione. Non se ne erano mai andati. Mondo Nuovo, Vecchie Merde.
Ricordo che pensai: ora ti faccio finire sul giornale, giuro, ti faccio diventare famoso dalle botte che ti rifilo. Ricordo che pensai: ora ti martirizzo, fascista dimmerda. Faranno delle magliette col tuo nome, camerata stocazzo, martire di stafica. Quanti anni avrai: venti, ventidue? Col cazzo che ti faccio arrivare a ventitré, bastardo. Ti stai accorgendo, voglio sperare, che non ti tolgo gli occhi di dosso? Bravo, inizia ad avere paura. Tanto questa è l’unica lingua che sapete parlare. La paura. Ma ora sei solo. Adesso tocca a te, tremare. Ricordo che pensai: la tua folgore dimmerda la spengo a sputi, stronzo, questo pensai, mentre decifravo di soppiatto gli obbrobri celtici tatuati sulle tue giovani braccia dimmerda. Tu, brutta merda. Merda infima e abietta. Mi fai schifo. [‘ʃkifo].
Era il momento peggiore. La finanza, astratta e intoccabile, governava il mondo degli uomini. La sua spietatezza algoritmica aveva affamato le masse, che adesso gridavano alla vendetta, all’abbattimento dello status quo, al rovesciamento di ogni potere. E il potere, per contro, aveva consegnato i governi all’unica forza apparentemente rivoluzionaria che avrebbe salvaguardato gli interessi del capitalismo: i fascisti. Ed eccone uno, di quegli infami bastardi. Proprio lì, a due sedili di distanza da me, su quel regionale dimmerda. Solo, senza branco. Più basso di me di almeno dieci centimetri. Più magro, meno corpulento. In forma, il nanerottolo, ma pur sempre venti chili meno di me. Quello stronzetto rappresentava tutto ciò che odiavo dell’umanità. Una forza ignorante e sovranista, una narrazione tetra e bigotta lo aveva plasmato affinché in lui affiorassero i lati peggiori – quelli meschini, vigliacchi e crudeli – dell’essere bianco, di sesso maschile, eterosessuale, occidentale, giovane, magro, pulito, in salute, di bell’aspetto – vale a dire gli elementi dominanti delle più comuni dicotomie sociali. Una narrazione sostanzialmente vittimista, capace di occultare sotto un astuto amalgama di eroismo, coraggio e onore la sua reale e trasversale peculiarità: l’essere sempre e comunque dalla parte del più forte.
Ricordo che pensai: ma non ora, fascista dimmerda, non qui. Ora i più forti siamo noi. È il momento di conoscere la pelle dei giusti, di sentire il rumore dell’osso sull’osso. O forse no. Ricordo che pensai: forse c’è qualcosa di ben peggiore, per uno come te. C’è qualcosa di ben peggiore dell’essere menato, qualcosa che risulterebbe insopportabile a tutta la maschiosfera, a tutto quel vostro mondo patriarcale, virile e cisgenere di cui andate tanto fieri: è in quel momento che pensai, lo ricordo bene, pensai che lo sai cosa ti dico, nazistello omofobo dimmerda? Che adesso t’inculo. T’inculo, sissignore, con tutto il cazzo, vaffanculo, fino a farti cacare sangue. E poi chiamo tutti gli altri e cascasse la volta a capriata del cielo merdoso se non li convinco a incularti uno per uno. Metterò un erogatore di biglietti con il numerino, come alle poste, come dal macellaio, così le persone non litigheranno per incularti per primi. E mica solo gli uomini, cosa credi? No caro, ti piacerebbe. Anche le donne, usando un po’ tutto quello che trovano: pugni, bastoni, vibratori, strap-on. E se credi che su un treno regionale faremo fatica a trovare qualche compagna transessuale, be’, ti sbagli di grosso. Sai che storie su Instagram? Bellezza, diventerai virale in men che non si dica. Salivando dalla rabbia, gli occhi arrabuzzati e cattivi, pensai: imparerai. Ti pentirai di ogni volta che hai detto frocio dimmerda, finocchio di qua, lesbicaccia di là. Ti pentirai di aver deriso ogni adolescente effemminato che hai avuto in classe, di aver chiamato troia ogni ragazza scosciata, di aver chiamato zecca ogni nostra compagna con la maglietta dei Crass. Ti pentirai della vostra necropolitica schifosa, grottesca e negazionista. Ti pentirai dei vostri incubi privati, grigi e omofobi, ti pentirai del mondo arido e depotenziato nel quale vorreste costringerci a vivere. O forse no. Forse non ti pentirai di niente. Ma sant’iddio, di cazzi ne avrai presi a secchiate. Chiudi gli occhi e prefigurati le nostre cappelle baby, lo splendore, il fulgido splendore. Ma poi pensai. Pensai a una frase apparsa sui muri di Parigi in quegli stessi giorni, quando il movimento dei gilet gialli bloccava la città e la Francia intera: Macron on t’encule pas, la sodomie c’est entre ami-e-s. In fondo ero, e sono, e sarò sempre, un idiota.
Solamente noi eterosessuali sappiamo essere così miopi. Ricordo che mi vergognai di me stesso, ricordo che serrai forte i denti, ricordo che pensai: hai capito, stronzo? Tra amici. Non te la meriti la nostra sodomia, stronzo. Voi siete gli stupratori, stronzo. Siete voi a fare schifo – noi siamo bellissime, stronzo. Noi siamo il clamore e l’audacia e la discordia vestita di luce. Siamo il liquore e il balsamo, siamo l’estasi e il furore. Siamo il tuono e siamo il miele, stronzo. Siamo il virus, l’azzardo, il fulcro e la visione. Noi siamo Arthur Rimbaud e siamo Sarah Kane, noi siamo il colore che abbaglia e noi siamo la pece che inonda. Siamo la brina e il tepore, siamo i cieli inclinati e siamo le birre calde nei centri sociali. Siamo precari, oppressi, disoccupati, sfruttati, e siamo così pieni di dolore da dimenticarci di mangiare. Ma siamo rabbia feconda che si tramanda, che incendia, che straripa. Noi siamo le barricate e i sanpietrini divelti, noi siamo le case occupate e le scarpe slacciate. Noi siamo il tuono che cresce dal basso, che ringhia, che lacera, che libera. Non lo capisci? Noi siamo l’impulso vitale, la scintilla orgiastica, il sole che sorge sul vostro avvenire dimmerda. Noi dormiamo nudi, avvinghiati, intrecciati, brutto stronzo, noi scopiamo in quattro per aspettare l’alba, e appena arriva scopiamo anche lei. Il disequilibrio dolce, i nostri corpi ibridi, noi. Non puoi non arrivarci, è evidente: noi siamo, razza di stronzo, tutta la gioia che voi non proverete mai.
Era il momento peggiore. Il capitalismo ci spingeva a sognare oggetti, abitudini e stili di vita che il capitale stesso non ci avrebbe mai permesso di raggiungere. Nella lotta per le briciole, i triti succedanei di felicità e di tranquillità economica che la Nazione aveva da offrire, gli italiani avevano iniziato a ringhiare verso gli unici che avevano meno di loro. Con i denti e con i pugni. Nelle ferite purulente del capitale, nei luoghi dimenticati dalla politica, nel tempo immobile delle vite senza speranza. Con tutta la loro ferocia. Come nei periodi peggiori della Storia, anche le persone comuni iniziavano a fare paura.
Ricordo che pensai che, in fondo, eri solo un ragazzo. Che alla tua età era sufficiente avere a che fare con un fratello maggiore megalomane, un cugino stronzo e bullo, un compagno di classe prepotente e carismatico o un padre testa di cazzo per fare la tua fine. Che magari eri nato nel quartiere sbagliato, nella casa popolare sbagliata, nella famiglia sbagliata al momento sbagliato. Ricordo che pensai che forse, per te, c’era ancora speranza. Che qualcuno o qualcosa avrebbe potuto salvarti. In quel momento capii che non ti avrei fatto niente. Non ti avrei gridato, non ti avrei nemmeno sfiorato. Mi giustificai pensando che, inoltre, le bastonate sono il vostro mezzo, il vostro ignobile linguaggio, i manganelli, i pestaggi, le lame infami; mentre noi abbiamo le parole, le argomentazioni, le idee, l’amore, e mentre mi dicevo queste stronzate iniziai a pensare al Natale dimmerda e alle vecchie pubblicità della Coca Cola: vorrei cantare insieme a voi, in magica armonia. La verità è che l’odio, a volte, può essere così dolce. Così buono. E la violenza è necessaria. I nostri nonni e le nostre nonne ce l’hanno insegnato, incidendolo col sangue sui libri di storia. D’un tratto un missile argenteo ad alta velocità sfrecciò accanto alla nostra bagnarola, togliendogli la pelle, quasi ribaltandola. Ricordo di aver provato compassione per il nostro vecchio trenino scalcinato, incartapecorito e prossimo alla pensione, mentre si allontanava sferragliando, sconfitto e mortificato dall’incontro col suo asettico e fotonico pronipote. Mentre inseguivo questo pensiero stupido e tenero ho incrociato i tuoi occhi cattivi e spavaldi. Mi stavi fissando con superiorità, con disgusto, senza alcuna traccia di paura. Ho distolto lo sguardo con un pretesto, ho tossicchiato, ho armeggiato col telefono scarico. Ricordo che pensai che non eri così mezza sega come mi eri sembrato all’inizio, pensai che sicuramente passavi il tuo tempo libero nelle palestre di MMA, a imparare come sbriciolare di botte un altro essere umano. Ricordo che pensai che magari non eri nemmeno solo, magari stavi solo aspettando che salisse qualche camerata alle stazioni successive. Ricordo che pensai che non era più l’Italia di un tempo, che su quel treno dimmerda sarebbe sicuramente spuntato qualche leghista pentastellato a darti manforte, e che insieme mi avreste rifilato due sganassoni e mandato a casa con le guance calde. Ma niente di tutto questo accadde. Il treno arrivò alla tua stazione dimmerda. Un paesino dimmerda anche il tuo, come i nostri, un paesino senza sogni, fuori dalla Storia del Mondo. Scendesti dal treno lanciandomi un ultimo sguardo carico di sfida e di odio. Io feci finta di niente, chinai il capo ancora una volta, gli occhi nervosi sul telefono spento. È finita, pensai. Quanto tempo avevamo passato accanto? Un minuto? Un’ora? Difficile dirlo. Mi facevo schifo. [‘ʃkifo].
La rabbia, a poco a poco, si farà paura. E diremo niente. Faremo niente. Ce ne staremo lì, in mezzo a tutti e soli come tutti, a far picchiare gli altri, a lasciarli rimpatriare o marcire nei lager. A lasciarli annegare. Torturare. Stuprare. Ci ergeremo seduti, indignati e sereni. Troveremo riparo e conforto nel capitale e nelle sue energiche e metodiche consolazioni: maratone di Black Mirror su Netflix, pizze Domino’s ordinate su Just Eat, libri di Frantz Fanon consegnati dai corrieri Amazon, carrellate di culi e sneakers su Instagram, una sana dipendenza da pillole e centomila seghe su Pornhub. Tutto, pur di non aver paura. Pur di non ricordare. Pur di non riconoscere il male, l’abominio, l’orrore. Un altro secolo passerà. Le donne e gli uomini dell’ennesimo Mondo Nuovo si chiederanno come la nostra civiltà abbia potuto lasciare che tutto questo accadesse, così come noi ce lo siamo chiesti dei nostri avi. E, proprio come noi, mentre guarderanno indietro non sapranno riconoscere le nuove atrocità del loro mondo e del loro tempo, poiché allora il male avrà cambiato forma, nome e colore. Ed è raro che il male si vesta di nero due volte di seguito. Ancora una volta gli antichi tumori dell’umanità ci trascineranno giù, nell’abisso orrido, nella tenebra immonda e molliccia. Scenderà la notte. S’infittirà un nero precoce, da Ovest, la memoria si farà ombra e, lentamente, dimenticheremo. E poi scenderà la pioggia, che purificherà ogni anima e laverà ogni peccato, e dimenticheremo. E poi tuonerà la Storia, annichilendo corpi e vite, e ancora una volta dimenticheremo. E poi arriverà qualcos’altro, qualcosa di ancora più narcotico e terribile, che porterà via tutto, che cancellerà ogni male, che ci farà dimenticare persino di aver dimenticato, di aver ricordato, qualcosa che non ricordo.
Non ricordo più.
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Il Regno di Dio è in mezzo a noi!
Nell'Ordine benedettino si celebra la festa di San Martino, primo santo non-martire. Sono previste le letture proprie. Noi rimaniamo per il commento, con le letture del giorno. Quando tra di noi parliamo dei regni umani il pensiero si indirizza subito a tutte le caratteristiche di cui questi sono connotati: lo sfarzo, la gloria, il potere... I farisei, da sempre sognatori di potere, chiedono a Gesù quando verrà il Regno di Dio. La loro attesa è fortemente legata a criteri umani, sperano quindi che la manifestazione divina sia accompagnata da bagliori di grandezza e dal ripristino di glorie passate. La risposta del Signore sicuramente li delude, ma per noi invece è di grande conforto: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!». La presenza del Cristo già ha determinato l'avvento del Regno, l'accoglienza del suo vangelo e il vivere in conformità ad esso fa sì che il Regno sia dentro di noi. Occorre però tenere limpido lo sguardo della fede per «vedere» il giorno del Signore, per accorgersi dell'evento salvifico che egli porta a tutti noi, per godere della sua salvezza ed essere certi della sua e nostra risurrezione. A conclusione del brano Gesù ci ricorda una grande verità, che ci accompagnerà sempre: «ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione»: anche ai nostri giorni, anche noi del terzo millennio, stiamo ripudiando il Signore e ripetendo la sua crocifissione, ma ancora una volta dentro l'assurdo del peccato del mondo, egli si erge a vittima e salvatore nostro. È l'inevitabile passaggio nei meandri della sofferenza da cui Dio sa trarre i motivi della salvezza!
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Julien Baker - Little Oblivions
Perché se non avessi neanche un briciolo di cattiveria in corpo
Troverei qualche altro modo per farti del male
Non sto nemmeno a chiederti scusa per una cosa che so già che farò di nuovo
(da: Relative Fiction)
1. Hardline
Linea dura
Ho perso i sensi in un giorno della settimana
Una cosa che sto cercando di evitare
Comincio a chiedere perdono in anticipo
Per tutte le cose che distruggerò in futuro
Così posso rovinare tutto
E quando lo faccio, non puoi certo considerarla una sorpresa
Quando alla fine diventa troppo
Ti ho sempre detto che potevi andartene in qualsiasi momento
Intanto vado avanti a cancellare la differenza tra medicina e veleno
Prendo quello che viene bene, mentre mi brucia nello stomaco
Mi leggo il futuro da sola
C’è questa cosa che non posso evitare
So già che strada sto prendendo, ma non trovo il freno
Sono finita al tappeto nel fine settimana
Useresti tutta questa forza se io fossi un ragazzo?
Sai, non ho bisogno che mi difendi tu
Perché è proprio il genere di cose che mi piacciono
Ci sono caduta
Fisso un limite oltre cui non andare
Quando ci passo sopra diventa la terza volta
Dico il mio nome allo specchio
E quando non compare nessuno, mi dici che non è tutto così chiaro e lineare
Non è o tutto bianco o tutto nero
E se è sempre tutto nero tutto il tempo?
Tutto il tempo
Tutto il tempo
Tutto il tempo
2. Heatwave
Ondata di caldo
Lo scheletro di un motore, senza spiegazione
Scoppiato prendendo fuoco, inghiottito dalle fiamme
Respiro gas di scarico, un miraggio dovuto al caldo
Niente da perdere fino a quando non resta più nulla per davvero
È peggio che la morte quella vita, condensata per riempire una pagina del giornale della domenica
Ho avuto un sussulto al pensiero che questa cosa mi avrebbe fatto fare tardi al lavoro
Mordo una catenella, libera come una corsia
Ti si può guarire?
Mi sbuccio le ginocchia sulla ghiaia
Dico che rientra tutto nei patti
Piena di cicatrici profonde un canyon
Non è come pensavo
La raccapricciante bellezza della tua faccia su tutti quelli che incontro
Ero finita in una lunga spirale verso il basso
Ma prima di arrivare a toccare terra
Mi stringo al collo la Cintura di Orione e calcio via la sedia
In una lunga spirale verso il basso
Ma prima di arrivare a toccare terra
Mi stringo al collo la Cintura di Orione e calcio via la sedia
E calcio via la sedia
Calcio via la sedia
3. Faith Healer
Santone guaritore
Ah, mi manca l’effetto
E come smorzava il terrore e la bellezza
Ora vedo ogni cosa con un’intensità sconcertante
Ah, cosa non darei per far andare via questa fitta per un solo minuto
Tutto quello a cui tengo lo darei via pur di sentire quella scarica nel petto
È da qualche settimana che scatta l’allarme antincendio
Non è venuto nessuno
E metà delle volte non è quello che pensi
Santone guaritore, vieni a toccarmi con le mani
Venditore di fumo, ti credo se mi fai sentire qualcosa
Santone guaritore, vieni a sfregarmi con le mani
Venditore di fumo, ti credo se mi fai sentire qualcosa
4. Relative Fiction
Finzione letteraria relativa
Mezzanotte: potresti vedermi penzolare
Un bagliore come una ciliegia che cade
Ora c’è un acquazzone
E potresti vedermi che faccio a gara con la pioggia a chi arriva prima al suolo
Tu sei l’unica cosa per cui resto qua ad aspettare
Magari quando esci dal lavoro ci possiamo beccare
Potremmo andare a sfrecciare sulla via principale
Potresti provare a guardare mentre io corro in mezzo agli abbaglianti
Perché se non avessi neanche un briciolo di cattiveria in corpo
Troverei qualche altro modo per farti del male
Non sto nemmeno a chiederti scusa per una cosa che so già che farò di nuovo
Visto che potrei passare il weekend in giro a bere
Ci faccio il callo o resto soffice?
Quale delle due è peggio e quale è meglio?
Considerarmi morta virtualmente, un massacro
Un personaggio inventato da qualcuno
Un martire nell’ennesima rievocazione della Passione
Probabilmente non m’importa perdere la mia convinzione se tanto è tutto una finzione letteraria relativa
Perché non ho bisogno di un salvatore
Ho bisogno che tu mi porti a casa
Non ho bisogno del tuo aiuto
Ho bisogno che mi lasci un po’ in pace
Sono là dove gli ubriachi al bancone parlano sopra alla band che suona
Cerco di esprimermi
Non riesco a capire
Schiaccio i tasti con violenza
Mi faccio sanguinare le mani fino a che non mi sentite
Non ho motivo di pregare
Ho finito di essere buona
Ora posso finalmente sentirmi a posto
Non nel modo in cui pensavo di dovere
5. Crying Wolf
Gridare al lupo
La medaglietta del giorno uno* sul tuo comodino
Mi sfascio a casa tua
Chiedo se ti ricordi
Mi dici “Non so di cosa parli”
Deglutisco la verità
Mi cacciate giù in gola il carbone
Quando alla fine riprenderò i sensi magari avrò qualcosa da riferire
È il primo giorno del nuovo anno
Le visite sono finite e sono andati tutti a casa
Ho scoperto quello che pensavo fosse solo un trucchetto del fumo
Non potevo sopportare il pensiero di avere tutto da perdere
Per cui ho stretto un nodo**
Perché non grido al lupo
Sono qua fuori che li cerco
La mattina quando mi sveglio nuda nella loro tana giuro di smettere con tutte le cose che penso mi abbiano fatta finire qui
E la sera ci ritorno
Perché non grido al lupo
Sono qua fuori che li cerco
La mattina quando mi sveglio nuda nella
Sono qua fuori che li cerco
La mattina quando mi sveglio nuda nella loro tana giuro di smettere con tutte le cose che penso mi abbiano fatta finire qui
E la sera ci ritorno
* Sono le medaglie o gettoni che vengono dati ai membri di Alcolisti Anonimi e di altri gruppi di supporto per le dipendenze al raggiungimento di un certo numero di giorni (in questo caso, le prime 24 ore) di astinenza.
** “tied a knot” può intendersi in senso letterale (in riferimento a un tentativo di suicidio), ma anche in senso metaforico come l’espressione “to tie the knot” che in inglese vuol dire “sposarsi”.
6. Bloodshot
Iniettati di sangue
Mi vedo dentro ai tuoi occhi iniettati di sangue
Chissà se tu ti vedi nei miei
O forse vedi solo me, e di me quello che vuoi vedere?
In piena notte, vedo solo le stelle
Le ho tirate fuori dai miei occhi e dalle braccia della persona con cui stavi prima
Tiro un gancio dopo l’altro
E se fossi in te, dopo tutto quello che ho fatto, avrei fatto la stessa cosa su di me
Non è che l’ho fatto apposta
È che mi dimentico appena l’ho imparato
Tutto quello che mi succede me lo merito
Mi sussurri “Non ti piace quando fa male?”
A cinque giorni di distanza dall’evento iniziale
Ci vogliono due tipi di pillole per farmi schiudere i pugni
Sei troppo gentile a dire che puoi aiutare
Ma non c’è in giro nessuno che mi possa salvare da me stessa
Non è che lo faccio apposta
È che mi dimentico appena lo imparo
In cerca di piccoli oblii
Farei qualsiasi cosa sapendo che tu mi perdoneresti
Non c’è gloria nell’amore
Solo lo spargimento di sangue dei nostri cuori
Venga pure ad azzannarmi la gola
A prendermi e farmi a pezzi
Non c’è gloria nell’amore
Solo lo spargimento di sangue dei nostri cuori
Venga pure ad azzannarmi la gola
A prendermi e farmi a pezzi
A trascinarmi via al buio
A prendermi e farmi a pezzi
7. Ringside
Lato ring
Sono tutta sporca di sangue a forza di prendermi a botte
E a te do un posto a lato ring
Dici che è imbarazzante
Mi spiace che hai dovuto vedermi in quello stato
Potresti o guardare che annego
Oppure cercare di salvarmi mentre ti trascino a fondo
Voglio risolvere il problema, ma non so come
Non è giusto farti aspettare mentre tutti i tuoi amici escono
Gesù, puoi aiutarmi ora?
Cedimi in cambio di una corona di spine
C’è nessuno che torna indietro a prendermi?
Se mai c’erano, ora non ce ne sono
Che cosa resta di cui parlare?
E resto aggrappata come a un gratta e vinci
Le mie unghie affondate nella tua pelle
Tesoro, non sono stupida
Lo so che nessuno vince questo tipo di cose
È solo un modo come un altro per passare un’ora
Vorrei essere diversa
Nessuno si merita una seconda possibilità
Ma tesoro, io continuo a riceverle
Come un gratta e vinci
Le tue unghie affondate nella mia pelle
Tesoro, non sono stupida
Lo so che nessuno vince questo tipo di cose
È solo un modo come un altro per passare un’ora
Vorrei essere diversa
Nessuno si merita una seconda possibilità
Ma io continuo a concederle
8. Favor
Favore
Abbiamo preso la 40* per andare a trovare i parenti
E io ti ho detto che gli unici familiari che conosco sono le persone che vedevo dalla barella
Prima pensavo di avere del talento come bugiarda
Invece ho scoperto che tutti i miei amici stavano cercando di farmi un favore
Io vorrei sempre dire la verità
Ma non sembra mai il momento giusto per fare i seri
Mi dispiace che mi metto a piangere
Quanto mi resta prima di esaurire la benevolenza di tutti nei miei confronti?
Abbiamo deciso di sederci sul cofano, abbiamo passato lì tutta la notte
Cercando di mettere insieme qualche monetina
Tu hai tirato fuori una falena dalla griglia del pickup
Dicendo che era davvero un peccato
Com’è che è molto più facile con qualsiasi cosa che non sia umana lasciarsi andare alla tenerezza?
Non ci riuscireste a farmelo fare
Non sembra andare malissimo
Ma non sembra neanche andare benissimo
Un po’ come un cerotto di nicotina
Comincia a malapena a funzionare ed è già finito
Chi ha deciso che mi avresti trovato lungo il tuo cammino?
Che diritto avevi di non lasciarmi morire?
Ma lo sapevo che cos’è che stavo chiedendo?
Se si fosse fatto a modo mio, avrei sentito la tua mancanza più di quanto tu sentissi la mia
Più di quanto tu sentissi la mia
Più di quanto tu sentissi la mia
Più di quanto tu sentissi la mia
* “la 40” potrebbe comunque anche essere un riferimento al classico formato di bottiglia di alcolici in America, che contiene 40 oz. di liquore.
9. Song in E
Canzone in mi
Vorrei bere per colpa tua e non solo per colpa mia
Almeno potrei dire che il motivo è un dolore che riuscirebbe a non farmi sembrare ancora più debole
E tu sentendo il mio nome potresti infuriarti e avere una buona ragione per esserlo
E cantando un tremendo sfoggio alcolico dei miei pensieri peggiori direi
“Non mostrarmi nessuna compassione”
È la clemenza che non riesco ad accettare
Vorrei che passassi da me
Non per restarci, solo per dirmi in faccia che sono stata il tuo più grande errore
E poi lasciarmi da sola in un appartamento vuoto, a faccia in giù sul tappeto
Vorrei che mi facessi del male
È la clemenza che non riesco ad accettare
10. Repeat
Ripetere
Oceano di aree commerciali
Ti aiuto ad attraversare a nuoto fino all’altro lato della luce della stazione di sosta
Quando scenderà l’effetto delle sostanze, si farà sentire quello dell’amore?
Resteresti in giro abbastanza da ricominciare da capo?
Continuamente e continuamente do la caccia alla tua forma lungo il materasso
Lascia fare a me finché non vieni a metterla a letto
Dico “mi manchi” come un mantra, alla fine mi dimentico cosa vuol dire
Non importa cosa mi dici, ho solo bisogno di sentirti parlare
Tutte le mie più grandi paure alla fine si rivelano il dono della profezia
Tutti i miei incubi che si avverano vengono a tracciare la mia sagoma sulla strada
Mentre ogni notte ricreo lo stesso sogno ricorrente
Ora sono prigioniera di una visione che si ripete, ripete, ripete, ripete, ripete, ripete, ripete, ripete, ripete, ripete, ripete, ripete, ripete
11. Highlight Reel
Momenti salienti
Accasciata sul sedile posteriore di un taxi
Scusi, può accostare? Credo di essere in trappola
Ingabbiata sott’acqua, picchio sul vetro
Mi mastico il braccio all’altezza della spalla
Mi aiuterebbe a uscire?
È un montaggio dei momenti salienti
Dimmi come ti senti
Tiro giù un proiettore
Un prurito dietro agli occhi
Sorvola in panoramica, impigliato nei cavi dell’alta tensione
È un montaggio dei momenti salienti
Dimmi come ti senti
Dimmi che cosa ha spento lo stoppino che hai negli occhi
Gonfi i muscoli del petto per controllare di essere ancora in vita
Quando va a morire, puoi dirmi quante di queste cose erano una bugia
Mi sa che sono io che devo deciderlo
Quando va a morire, puoi dirmi quante di queste cose erano una bugia
Mi sa, eh, mi sa, eh, mi sa che sono io che devo deciderlo
12. Ziptie
Fascetta di plastica
Avanzo trascinandomi come un figliol prodigo
Qualcuno mi ha preso per la testa nei sobborghi degradati
A ogni cosa che faccio peggiora
Natura umana, di’ pure che è una maledizione
Stanca di fare la collezione di cicatrici e di storie alle feste e nei bar
Cerco di trovare un motivo per lottare
Ma qualcuno mi ha messo la testa dentro una fascetta di plastica
Ah, buon Dio, quand’è che la dai per persa
Scendi dalla croce e cambi idea?
Mi trovate sulla linea nemica a dare in pegno tutto l’oro che ho nei denti
È stata una delusione scoprire quanto tutti mi assomiglino
Ah, buon Dio, quand’è che la dai per persa
Scendi dalla croce e cambi idea?
Ah, buon Dio, quand’è che la dai per persa
Scendi dalla croce e cambi idea?
13. Guthrie
Guthrie
Dico quello che intendo veramente solo quando comincio a parlarti nel sonno
Posso essere sincera quando penso di essere in un sogno
Posso fare delle promesse che da sobria non manterrò mai
E tu puoi credermi quanto vuoi
Qua dentro non c’è nient’altro che sangue e viscere
Quando tocco il fondo comincio a tirar sù le assi del pavimento
Ogni volta che mi arriva qualcosa, me ne serve sempre un pochino di più
Mi faccio dare un passaggio per prendere il primo volo
Mi hai detto che ti sei spaventata per com’ero stasera
Ah, mi manca quando stavo male per ogni minima cosa
Avevo talmente paura di dimenticarmi che me lo sono scritta con l’inchiostro
Mi rivolgevo chiamando uno Spirito, ora mi sa che il cielo lascia squillare
Volevo maledettamente essere buona, ma è una cosa che non esiste
#julien baker#little oblivions#hardline#heatwave#faith healer#relative fiction#crying wolf#bloodshot#ringside#favor#song in e#repeat#highlight reel#ziptie#guthrie
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San Lorenzo
Nacque ad Osca in Spagna nel 226 da nobilissimi e santi genitori. Tanti furono i doni che ricevette nei Sacramenti del Battesimo, Cresima ed Eucaristia, che sembrò prevenuto dalla grazia; mentre era ancora bambino s'astenne sempre da ogni divertimento puerile e fu a tutti modello di docilità e santa innocenza. Ricevuta la prima istruzione in patria, passò a Saragozza per apprendere lettere, ed in questa celebre Università i suoi progressi furono sì rapidi e meravigliosi, che era ritenuto il migliore di tutti gli allievi. In questo tempo il Vescovo di quella città, vedendo in lui un tal candore di vita, gli conferì gli ordini dell'Ostiariato, del Lettorato ed Esorcistato.
Trovandosi nella penisola Iberica il futuro Papa Sisto II, allora arcidiacono della Chiesa Romana, avendo udito parlare delle virtù di Lorenzo, lo condusse seco a Roma, ove personalmente ebbe cura della sua formazione. All'età di 17 anni, per il suo progresso nella scienza e nella virtù, fu dal Pontefice Fabiano ordinato accolito, sei anni dopo suddiacono e quindi diacono: aveva 27 anni. Nel 258, essendo stato eletto alla Cattedra di Pietro Sisto II, Lorenzo divenne arcidiacono della Chiesa Romana, càrica che corrisponde alla attuale dignità cardinalizia.
Ma mentre la Chiesa lavorava e si espandeva ognor più fra i pagani, specie per l'infuocata predicazione di Lorenzo, si scatenò la persecuzione di Valeriano che al dire di San Dionisio fu delle più terribili.
Lorenzo fu imprigionato e torturato. Poco tempo dopo anche S. Sisto venne preso e condannato al carcere. Mentre il Pontefice veniva barbaramente trascinato dalla soldatesca, gli si fece incontro Lorenzo che col volto bagnato di lacrime incominciò ad esclamare: « Dove vai, o Padre, senza il tuo figlio? Per dove ti incammini, o santo sacerdote, senza il tuo diacono? ». Sisto gli rispose: « Io non ti lascio né ti abbandono, o figlio, ma a te spettano altri combattimenti... Dopo tre giorni mi seguirai... Prendi le ricchezze ed i tesori della Chiesa e distribuiscili a chi tu meglio credi ».
Lorenzo fece diligente ricerca di quanti poveri e chierici potè trovare nei quartieri di Roma e distribuì loro tutte le ricchezze. Poscia, salutati per l'ultima volta i Cristiani, si portò da Valeriano che già l'aveva fatto chiamare, ed all'intimazione di recargli i beni della Chiesa, promise che entro tre giorni glieli avrebbe mostrati. Percorse le vie della città, raccolse un gran numero di poveri e glieli condusse dicendo: « Ecco qui i beni della Chiesa! ». Ma quell'uomo irritato gridò: « Come hai tu ardito beffarti di me?... Io so che tu brami la morte... Ma non credere di morire in un istante poichè io prolungherò i tuoi tormenti ». Ordinò infatti che Lorenzo fosse posto su una graticola di ferro rovente ed arrostito lentamente. Ma nel cuore del Martire ardeva un incendio ben maggiore! Quando fu bruciato da una parte, il carnefice ordinò che lo rivoltassero, ed avendo gli aguzzini ubbidito, il Martire con volto sereno disse: « Ora potete mangiare, perchè la mia carne è già cotta abbastanza ».
Nuovi insulti uscirono dalla bocca del prefetto, ma il Martire, cogli occhi rivolti al cielo si offriva al Signore invocando su Roma la divina misericordia, per incoraggiare ancora una volta i Cristiani presenti. Tra questi spasimi spirò la sua grande anima. Era il 10 agosto 258.
PRATICA. Sopportate con pazienza e rassegnazione le sofferenze della vita ed offritele a Dio per la propagazione della fede.
PREGHIERA. Dacci, te ne preghiamo, Dio onnipotente, la grazia di estinguere le fiamme dei nostri vizi, tu che desti al beato Lorenzo la forza di superare il fuoco dei suoi tormenti.
MARTIROLOGIO ROMANO. Festa di san Lorenzo, diacono e martire, che, desideroso, come riferisce san Leone Magno, di condividere la sorte di papa Sisto anche nel martirio, avuto l’ordine di consegnare i tesori della Chiesa, mostrò al tiranno, prendendosene gioco, i poveri, che aveva nutrito e sfamato con dei beni elemosinati. Tre giorni dopo vinse le fiamme per la fede in Cristo e in onore del suo trionfo migrarono in cielo anche gli strumenti del martirio. Il suo corpo fu deposto a Roma nel cimitero del Verano, poi insignito del suo nome.
https://www.santodelgiorno.it/san-lorenzo/
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Una fede da proteggere e diffondere con la spada è ben debole. La storia è del resto consapevole del paradosso che fa sì che la fede cristiana diventi più forte quando è perseguitata. Il sangue dei martiri, scriveva Tertulliano, è seme di cristiani. Ai giorni nostri, il termine “martire” è usato per definire chiunque soffra e muoia per una “causa”, che può essere l’idea di nazione, la rivoluzione sociale, persino la “guerra santa” caldeggiata dai fanatici. Ma simili martiri sono causa di sofferenze maggiori di quelle inflitte a loro stessi. Il vero martire (dal greco, che significa testimone) soffre semplicemente perché è cristiano: testimone di Cristo. Il nostro secolo è stato davvero il secolo del martirio, con innumerevoli martiri, come i cristiani armeni in Turchia, i cattolici in Messico, nella Germania nazista, nell’ex Unione Sovietica e nell’Europa dell’Est, in Cina, in Corea, in Vietnam, in Sudan... L’elenco potrebbe continuare. E, per restare vicino a noi, molti sono coloro che affrontano un martirio “bianco”, cioè senza spargimento di sangue, tentando semplicemente di vivere la fede in un mondo sempre più ateo o predicando le esigenze integrali dell’insegnamento della Chiesa nel campo della morale, avendo per fondamento la rivelazione di Cristo. Non dobbiamo essere sorpresi, ma piuttosto rallegrarci ed essere felici: è questo che egli ci ha promesso. #vangelodelgiorno #dalvangelodioggi https://www.instagram.com/p/CAPOvmGDt1m/?igshid=1uo43lc6cflvc
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Anime 006 - Fantasmagorie
Fantasmagorie - Emile Cohl
Se la data di nascita del cinematografo è universalmente riconosciuta nella serata, a pagamento, di quel 28 dicembre 1895, per quanto riguarda l’animazione, la questione è più complessa. Pur presentandosi come sottoinsieme del "Live Action", il disegno animato non è scaturito dalla pretesa matrice ma gli è, e di molto, anteriore. L’animazione aveva potuto fare a meno del caposaldo della cinematografia, la pellicola, sicché il cinematografo nasce necessariamente dopo la fotografia, e con l’alto patronato della Medusa, che del cinema fu la prima martire, auto-pietrificata dalla sua stessa immagine. L’animazione no. I disegni fissati nel tempo furono il primo problema che si pose l’umanità già ai tempi dei dinosauri, quando, a tempo ritrovato, faceva il graffitaro. Da quel momento si possono ricordare migliaia di composizioni, disegnate, colorate e legate da un proto-montaggio, ma quello più suggestivo, ricordato da Isao Takahata nella prefazione di un volume dedicato all’arte di Emil Cohl (Emil Cohl, l’inventeur du dessin animé), è un artefatto, la celebre "Tapisserie de Bayeux", un superbo arazzo di quasi settanta metri, in cui le singole pezzuole fungono da sequenze e le cuciture da montaggio della celebre conquista dell’Inghilterra da parte dei Normanni di Guglielmo il Conquistatore, con tanto di antefatto e incoronazione finale. Tralasciando il valore (immenso) e l’influenza (decisiva) dell’opera, possiamo notare che gli strumenti analitici della composizione sono più afferenti alla critica d’arte figurativa che alla futura critica cinematografica: come un quadro, una pala, un affresco, essa si presenta propriamente come arte sintetica, non nel senso di un incrocio di codici svariati ma di una stringa di significanti ellittici ed evocativi. Solo più tardi l’enorme serbatoio delle fiabe prima, e l’oceano delle storie illustrate, fumetti e graphic/light-novel poi, dirigeranno l’animazione verso una pescosissima narratività. Dalle ombre cinesi a Emile Reynaud Facciamo adesso un passo in avanti e poniamoci l’interrogativo di natura tecnica: come si crea il fenomeno ottico? I più antichi spettacoli di illusione ottica sono le ombre cinesi, ottenute in un primo momento col solo ausilio delle mani e che poi si perfezionarono con dei modellini ritagliati a mo’ di sagome, che si "muovevano" da dietro un proto-schermo, retroilluminato e translucido. Popolarissime nell’Estremo Oriente e a Giava, si diffusero per contiguità geografica nel mondo musulmano, che a sua volta adottò alcuni dei canoni delle marionette e del teatro dei pupi, in voga nell’Europa soprattutto Meridionale. Presentati sui palchi teatrali ma soprattutto negli spettacoli fieristici e itineranti, l’illusione del movimento, sia come silhouette sia come marionetta comandata e articolata dalle mani, trovò il suo pubblico naturale nella gente del popolo che accompagnava i bambini (ma ne traeva diletto essa stessa), tant’è che nei non rari spettacoli di corte, senza scusanti, i re, la regina, la pletora di nobili e la nobile infanzia condividevano gli stessi piaceri, e ciò rappresentò una caratteristica decisiva che l’animazione avrebbe sempre conservato, un bacino d’utenza totale, ricchi e poveri, colti e ignoranti, uomini e donne, bambini e adulti. Il linguaggio universale di cui la Lanterna Magica era dotata, aggiunse un altro tassello, nevralgico: nel secolo XIX, povero di alfabetizzazione, il mostrare senza bisogno di dichiarare mise in mostra le possibilità didattiche ma anche propagandistiche del nuovo mezzo di comunicazione. La didattica profuse tutte le sue forze nel messaggio morale: la Chiesa, per esempio, che calcò la mano sulla rappresentazione dell’Inferno che cementò le fedi più traballanti; e più tardi la Rivoluzione, quando, appena conquistata la Bastiglia, il fisico e illusionista Robert Robertson si impegnò a meravigliare il già ben eccitato popolo-pubblico parigino con le sue "Fantasmagorie", un termine ripescato dal greco antico che da quel momento entrò nel linguaggio comune (e che fu finemente analizzata da Aldous Huxley ne "Le porte della percezione"). Si trattava di una rappresentazione complessa, messa in scena da un fantascopio (due dischi disegnati e colorati che ruotavano in senso opposto) e una lanterna magica munita di ruote costrette su di un binario che, oltre all’illusione ottica, raddoppiava la dinamica con un movimento effettivo. La convulsione di immagini e movimento restituiva insomma il significato originario della fantasmagoria come una successione senza tregua di immagini impressionanti. Di evoluzione in evoluzione arriviamo infine a Emile Reynaud, il cui prassinoscopio è l’anello di congiunzione tra il pre-cinema e la cinematografia. Al di là della tecnica che, attraverso l’utilizzo degli specchi rende l’immagine più chiara e godibile, il prassinoscopio a cilindro girevole costringe, data la sua struttura complessa e estremamente fragile, alla stanzialità. È fuori discussione trasportalo nelle fiere, nelle quali le illusioni ottiche avevano sempre rappresentato l’attrazione più amata; in attesa della sala cinematografica, Reynaud si installa in un museo delle cere la cui direzione artistica era stata affidata al celebre caricaturista Alfred Grevin, e che diventò allora il Museo Grevin. Reynaud accetta di mettersi a stipendio e, col senno del poi, fu una pessima mossa poiché ne cedette l’esclusiva e fu completamente assorbito da una mole di lavoro impressionante, una media di 1500 immagini disegnate a mano e arrotolate in un nastro che scorreva senza alcun ausilio meccanico ma col tocco di entrambe le mani che si muovevano in sincrono, ma in direzione opposta. Inoltre, a ogni fine spettacolo, Reynaud era costretto a disfarsi di molte immagini che, al contatto con la lampada ad arco, si deterioravano molto facilmente, o si bruciavano addirittura. Il primo spettacolo di Reynaud porta la data del 28 aprile 1892, ed è una sorta di prova generale davanti a un pubblico selezionato, nel Museo Grevin; Grevin che, per motivi di salute, si era dimissionato e aveva affidato la direzione artistica all’altrettanto celebre disegnatore Jules Chéret; Chéret che, per l’occasione, disegna un brillante manifesto in cui Pierrot e Colombina stanno danzando una sarabanda, introducendo così il concetto di "locandina". Delle tre scene che costituiscono lo spettacolo, è giunta fino a noi solo la terza, Pauvre Pierrot, conservata tuttora nel Museo Arti e Mestieri di Parigi. Avevamo accennato al lavoro immane sulle spalle di Reynaud: una sua, almeno parziale, "furbizia", fu scaturigine di una tecnica decisiva nel cinema d’animazione, e la è tuttora. Si tratta del "principio di dissociazione". Consiste nel tenere fissa la porzione di quadro che non muta tra primo piano e sfondo, e nel disegnare solo i minimi mutamenti che intercorrono nella dinamica scena-personaggio (per esempio la mano che stringe il bicchiere e se lo porta alla bocca mentre il corpo rimane fermo). Questo principio di economia oltre a costituire un gran risparmio di tempo solleva il disegnatore dalla routine e verrà, di norma, delegato al cosiddetto intercalatore, la gavetta necessaria di ogni animatore. Reynaud, purtroppo per lui, poté al massimo essere intercalatore di se stesso poiché la sua dinamica consisteva di appena due frame sovrapposti, entrambi cruciali tanto da sconsigliarne la delega. Nell’animazione dei nostri giorni le chiamiamo key pictures e corrispondono ai frame che raccordano le inquadrature nel montaggio, uno di ingresso e uno di uscita, ed è una delle operazioni più delicate della messa in scena, motivo per cui Reynaud se li disegnava da sé. Ultima caratteristica rimarchevole è il sincrono suono/immagine, non soltanto attraverso i rumoristi o le piccole orchestre fuori scena, ma addirittura con la fissazione sul cilindro rotante di piccoli circuiti che si attivano tramite apposite linguette azionate dal giro di manovella che eccitano una elettrocalamita che batte un piccolo percussore che sincronizza, all’altezza esatta dei fogli in scorrimento, il suono desiderato (in questo caso un colpo secco). Del sudatissimo lavoro artigianale di Reynaud possiamo ammirare il suo apice, il suo capolavoro riconosciuto, "Autour d’une cabine" (1894), la summa delle più avveniristiche tecniche fin lì conosciute, dalle lanterne magiche alla cronofotografia di Marey, utilizzata per il volo dei gabbiani e la voga dei rematori, due riprese di così perfetta profondità che ancora oggi meravigliano. Emile Courtet, detto Cohl Il ricordo di Reynaud è il più legittimo viatico per l’ispezione dell’omonimo Emile, questa volta Cohl. Entrambi di multiforme ingegno, il primo fu meccanico, ottico, inventore, intercalatore, scenografo, ma non gli fu da meno il Nostro, suo più degno erede, "L’inventeur du dessin animé". Siamo nel 1907. È già nato il cinematografo, si è imposto lo standard dei fratelli Lumière. Georges Meliès è all’apice del suo successo e siamo alla vigilia del Viaggio sulla Luna, il suo capolavoro riconosciuto ma anche il trampolino di una caduta inesorabile e rovinosa. L’animazione è stata ridimensionata: le riprese dal vivo e impresse su pellicola solleticano il piacere del pubblico in misura decisamente maggiore. E proprio davanti a un live-action, "The Haunted House" (Stuart Blackton, 1907), gli alti papaveri della Pathè e della Gaumont si stropicciano gli occhi per Il film più meraviglioso che sia mai stato inventato. Nel periodo dei trucages di Meliès, ci si trova adesso, in effetti, davanti a qualcosa di totalmente nuovo, sorprendente. Un coltello, tutto da solo, affetta pane e salame; un letto si muove e si capovolge; mobili si aprono, si spostano, volano a mezz’aria. È una spaventevole casa infestata, che costringe lo sfortunato inquilino a scapparvi via nel bel mezzo della notte. I movimenti sono precisi, naturali, ma nessuno tra registi, produttori, sceneggiatori, operatori e segretarie riesce a capire in che modo un letto possa volare, dando per scontato che non l’avrà fatto di volontà propria. Un giovanissimo Louis Feuillade uscì da una intera nottata di proiezioni no-stop mezzo cieco, alla ricerca di fili trasparenti che lo avessero mosso, inutilmente. Fu un già maturo Emile Cohl a dare la spiegazione, all’epoca tutt’altro che banale, del giro di manovella che corrispondeva esattamente alla ripresa di una sola immagine. Il procedimento prese il nome di "movimento americano" oppure, più precisamente, "One turn, one picture". Più semplicemente noi l’avremmo chiamato Stop Motion o Passo uno e finalmente, dopo essersi osservati in cagnesco per i primi quindici anni, per la prima volta la cinepresa si presta a una tecnica così cruciale per l’animazione. In effetti, appena un anno dopo, Emile Cohl si piazza dietro la cinepresa e gira il primo film animato della storia del cinema, "Fantasmagorie". Stuart Blackton, a onor del vero, aveva già, nel 1907, realizzato un film in Stop Motion: "The Magic Fountain Pen" è un breve spettacolo nel quale una penna animata disegna e anima una serie di oggetti tra i più disparati e eterogeni. Per lui fu un divertissment, una riflessione metalinguistica fine a se stessa e che infatti non ebbe seguito. Cohl, al contrario in un altrettanto breve filmato cerca se non una linea narrativa almeno una coerenza formale che avrebbe stimolato l’intero genere. Emile nel 1908 non è però un giovane di belle speranze. Ha già 51 anni. Nato a Parigi nel 1857, il suo cognome, Courtet, si accorcia in Cohl appena ventenne, quando il suo naturale talento lo avvia a firmare così le sue illustrazioni, un mestiere nuovo ma già molto apprezzato da un pubblico di medio-alta cultura, che divora i periodici di cronaca che fanno bella mostra di sé attraverso le caricature in copertina firmate da André Gill, che il giovane Emile considera quasi come un dio e che sarebbe stato il suo mentore. Cruciali per la sua formazione furono inoltre le amicizie con il celebre attore Frederic Lemaitre (interpretato nel 1946 da Pierre Brasseur nel film "Les Infants du Paradis" di Marcel Carné) e con il discusso romanziere Paul De Cock, di cui alla posterità non sono arrivate le sue opere ma i sarcastici giudizi di Dostojevskji e Joyce. Nonostante la pochezza letteraria, il vecchio Paul sarà comunque una amicizia decisiva, che sprona Emile a coltivare il suo talento. Le sue caricature, per "L’Hydrophate", "La nouvelle Lune" e "Les hommes d’ajourd’hui" lo rendono noto e amato presso la boheme delle irrequiete notti parigine, che lo rendono celebre per un duello all’arma bianca in cui lui e lo sfidante Jules Jouy si feriscono a vicenda, e l’incontro finisce in parità. A neanche trent’anni, Emile diventa fotografo. Quella che sembra una regressione si rivelerà al contrario una tappa fondamentale per la sua carriera, e dal suo studio nel boulevard Strasbourg svilupperà una lunga serie di scatti, il più celebre dei quali è quello a Paul Verlaine, che lo metteranno in confidenza con la pellicola e i suoi misteri impressivi. In quegli anni Parigi, riemersa dalla sanguinosa esperienza della Comune, la repressione della quale costò circa trentamila funerali sommari, diventa sinonimo di joie de vivre e tirar tardi, si arrocca nella collinare Montmartre dove fraternizzano esemplari del consorzio umano tra i più improbabili, giovani artisti morti di fame, apache e pegre organizzata di magnaccia, prostitute, assassini, lavandaie e dame del bel mondo che mostrano il fondoschiena al mondo intero, nei locali più malfamati della Butte. In attesa del Moulin Rouge, inaugurato nel 1891, tiene banco il tuttora in vita Lapin Agile, esplicito omaggio a André Gill che vi aveva esposto il celebre quadro del coniglio in casseruola, e che offre un tavolo permanente a Cohl e ai suoi amici, redattori e disegnatori dell’altrettanta celebre rivista "Chat Noir". È da questa collaborazione che Emile Cohl sviluppa il suo interesse per le ombre cinesi, lo stimolo a una nuova impresa di un cinquantenne che ancora non ha combinato niente di rimarchevole, che ha diretto giornali chiusi per fallimento, e ugual sorte è riservata per il suo studio fotografico. Lo stile delle sue illustrazioni sembra tagliato apposta per il cinematografo: fulminanti, narrative, stilizzate, sono già delle sceneggiature pronte a essere impressionate. Cohl si presenta allora negli studi della Gaumont, non per pietire un impiego ma minacciandoli di denuncia per plagio. Casualmente, aveva assistito alla proiezione di un film-comique, "Le plaford trop mince" (1907), e vi ha riconosciuto una delle sue strisce illustrate, pubblicata nel 1891. Il dirigente Gaumont non si scompone e, riconosciutogli un compenso, lo assume. Il già maturo stagista è assegnato al più talentuoso della scuderia, Louis Feuillade, che gli insegna i fondamentali del mestiere. Esordisce come sceneggiatore ma entro pochi mesi si appropria della cinepresa e firma le sue due prime opere, entrambe live-action ("Le mouton enragé" e "Le violiniste"); in effetti, Cohl non si risolse mai a decidere tra realtà e animazione, e la sua produzione basculò fino all’ultimo tra il live action e i disegni animati, come si chiamava l’animazione all’epoca; ama definirsi cinegrafista, una qualifica che meglio rappresenta il suo stile e la sua idea di cinema. Così, il cinema di animazione, concepito qualche millennio prima di quello reale, è pronto all’esordio, nel 1908. FANTASMAGORIE: Sintesi Stilizzazione Sottrazione Completato nel maggio, "Fantasmagorie" consta di 36 metri di pellicola in cui si affollano mille disegni per duemila inquadrature, quel minimo di intercalo necessario alla fissazione nella retina di un ancora alle prime armi cinespettatore. Cohl lavora contemporaneamente su tre progetti, e "Fantasmagorie" sembra essere l’anello debole della catena. "Le cauchemar du fantoche" e "Un drame chez les fantoches" seguono un filo narrativo e focalizzano il fantaccio come un possibile eroe di tante possibili avventure; le fantasmagorie, al contrario, non raggiungono i due minuti di durata e, pur presente, il Clown, non emerge da protagonista. Girato con la tecnica del cartone animato, "Fantasmagorie" contiene un breve momento di "papier decoupé", quando le mani del regista irrompono nella storia e incollano in diretta il corpo strappato del Clown. Le dita operose sono inquadrate anche in un momento anteriore e cruciale: sulla prima inquadratura, una spessa linea orizzontale a mano libera, disegnano un cerchietto che sarà la faccia del Clown e darà il via all’avventura. La linea funge allora da traccia della composizione, allo stesso tempo argine all’accumulazione caotica e chiave di violino su cui stendere la partitura: spessa e incerta, pre-esistente alle matite laboriose, introduce un intero schermo bianco da assediare a piacimento, talché in presa diretta e a mano libera scendono due linee diagonali che costituiscono, nell’insieme, un personaggio stilizzato attaccato a un trampolino, la cui sospensione a mezz’aria è dinamizzata dalla opposizione dei due triangoli isoscele, quello più grande esplicitato dalle braccia tese e alle dieci e dieci che si tengono alla sbarra, e quello più piccolo che ne è sottoinsieme e fa da cappello à la Pinocchio del clown-acrobata. La faccia è inscritta anch’essa nel triangolo maggiore, che ne risulta, tutto sommato, una sorta di uomo vitruviano. Linea e cerchio sono allora la grammatica generativa che si articola e si coniuga dando luogo a figure sempre più complesse di pochissime regole, sintassi illimitata e lessico pressoché infinito. L’animazione, infatti, proprio da questo primo test enuncia una legge non scritta ma che nondimeno nessuno avrebbe mai messo in discussione, la totale libertà creativa, impossibile nel live-action che è soggetto prima che alla fisica alla biologia, in cui una caduta è latrice di conseguenze quasi logiche che nell’animazione invece sono il pretesto a gag e inversioni imprevedibili alle quali lo spettatore si allinea. Se la linea è il punto fermo di una morfologia limitante, necessaria a tenere in piedi storie e personaggi, il cerchio è la lettera d’incarico che lo pone al di là della legge, in barba alla sincronia narrativa, ai rapporti causa-effetto, alla stessa struttura biologica dei personaggi. Nella intersezione dei due elementi base, infine, si sviluppano le libere associazioni attraverso le stilizzazioni, quali il cappello a cono, la proboscide dell’elefante, il cappello a piede d’insalata eccetera. L’unica disciplina cui Cohl si piega è il ritmo, che si sviluppa come una progressione geometrica di una decina di micro-sequenze, ognuna portata al suo apice e subito saldata con una medesima micro-sequenza. Per quanto aritmeticamente misurabile, però, il ritmo narrativo della fantasmagoria assomiglia a qualcosa non ancora codificato nel 1908: il flusso di coscienza, che la lungimirante libreria-casa editrice Shakespeare & Co, solo nel 1922, pubblicherà a titolo "Ulysses" e a nome Joyce. Come un prestidigitatore, il clown elabora trucchi sempre più sofisticati che fanno fronte ad attacchi sempre più pericolosi, in una escalation che neanche la morte, per strappo, può fermare; una sorta di vendetta postuma alle fatiche di Reynaud, che a fine serata doveva ridisegnare i fotogrammi di cartone bruciacchiati o sgualciti. E il pubblico approva. Nel biennio 1908-1910, Cohl gira settantasette film, dal vivo e animati, molti dei quali perduti; incontra il favore del pubblico che ha già assimilato i virtuosismi di Meliès ma che reclama dell’altro. Se il miliare Goerges giustifica le sue fantasmagorie con l’intervento diabolico, Cohl sposta l’asticella e non cerca più giustificazioni né intermediazioni, le mostra direttamente. Forte della sua formazione figurativa e della pratica con gli strumenti di ripresa, affina il talento naturale, semplificando le figure e stilizzandole. Il clown del nostro film ne è il miglior esempio. Né fedele al canone di realtà né eccessivamente caricaturizzato, esso è la sintesi della grammatica linea-cerchio; la sua fisionomia è essenziale: una botticella come tronco, i quattro arti bidimensionali, la testa tonda, il cappello conico. È una figura abbozzata, agile e testata per le sue mutazioni e acrobazie. La donna davanti allo schermo, al contrario, ha una fisionomia eccedente, una struttura a cipolla che viene spogliata delle sue linee orizzontali e verticali fino a rivelare l’elemento base, il cerchio della testa, pronto a trasformarsi in una mongolfiera. Il 1908, allora, si rivela un anno cruciale nella storia del cinema: il punto più alto delle diavolerie di Meliès trovano il loro erede naturale nelle fantasmagorie di un povero clown, una maschera, contro un mondo reificato, un teatro di marionette, comunque ostile. Con l’unico trucco che era sfuggito a Meliès, la Stop-Motion, Emile Cohl supera l’impasse entro cui era costretta l’animazione e chiude infine quella che lo storico Georges Sadoul aveva chiamato "L’era dei pionieri": i Lumière, Meliès, Porter-Edison e, appunto, Cohl, che chiude la sua carriera nel 1921 con l’ennesima disavventura del fantoche, "Fantoche cherche un logement", e che è stata catalogato sul suo quaderno di appunti con la numero 238. In tredici anni di attività firma esattamente trecento opere, l’ultima delle quali è una publi-ciné intitolata "Les Dents"; per sbarcare un minimo di lunario, infatti, nel biennio 1921-1923 Emile gira 61 spot, biscotti, caffè, sigarette, fino al cioccolato Talmone. Il suo quadernino numera le righe fino al 306, ma le ultime sei posizioni rimarranno tristemente vuote. Nel complesso, le opere animate superano di gran lunga quelle live-action; le migliori in assoluto integrano le due tecniche, in una sinergia produttiva che ha dato alla luce dei gioiellini quali "Le joyeux mycrobe" (1909) e "Le ratapeur du cervelles" (1910). Artefice dei disegni che si fanno da soli, non ebbe discepoli fedeli, ma tutti fecero tesoro delle sue doti di sintesi, stilizzazione e sottrazione. Ci piace ricordare un genio dell’animazione italiana, oggi un po’ dimenticato ma conosciuto in tutto il mondo: Osvaldo Cavandoli e la celeberrima Linea. E, anche questa volta, non finisce bene Il biennio 1908-1910 fu il suo periodo glorioso, quello delle sue opere migliori, targate Gaumont. Il divorzio da questo colosso lo spinse nelle braccia del colosso antagonista, Pathè, finché, nel 1912, ebbe l’opportunità di lavorare a New York, in una terra in cui l’animazione poteva contare su investimenti importanti. Cohl approfittò del suo Erasmus per studiare le tecniche più avanguardistiche e la nuova sinergia dell’animazione con la sceneggiatura, condizione necessaria per un bacino d’utenza di massa. In quegli anni, il punto più alto dell’animazione narrativa era un film ancora molto primitivo, che faceva convivere realtà e animazione, "Gertie il dinosauro" (1914). L’uso del dispositivo narrativo in luogo delle trovate aveva, come primo effetto, portato la durata a ben dodici minuti; ancora più significativo, la fisionomia del personaggio mette da parte le tre S, Sintesi, Stilizzazione, Sottrazione per una fisionomia quanto più antropomorfa possibile, in grado di caricare psicologicamente un ottuso dinosauro cui viene anche dato un nomignolo (Gertie) e in grado insomma di creare l’immagine-affetto, quell’empatia col pubblico che farà la gloria definitiva di Walt Disney, una gloria tutta meritata, beninteso. Lo scoppio della I Guerra Mondiale richiama Cohl patriotticamente a casa. Nonostante l’età, lavora energicamente su documentari e film di propaganda; nel 1918 si arruola come ufficiale di collegamento con le truppe americane. I venti anni che seguirono furono assai duri. Ridotto in miseria, non trovò sostegno alcuno nei suoi tentativi di tornare dietro la cinepresa; il suo stesso ruolo nella storia del cinema venne minimizzato. Muore in una casa di riposo per anziani indigenti, il 20 gennaio 1938. Il giorno dopo, se ne va un altro grande vecchio dimenticato: Georges Meliès.
Su Youtube è possibile accedere a una maratona aggiornata e restaurata delle opere di Cohl, dalla durata di più di tre ore. Si consiglia una visione a blocchi.
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giro del senegal
Arrivando in senegal da nord si passa attraverso le risaie e le canne da zucchero della regione del fiume al confine con la mauritania e è usanza fare scorta di riso e zucchero da distribuire tra i villaggi cui si farà visita per pranzo o per la notte, ci sono depositi del consorzio lungo la strada e si vedono per i veicoli parcheggiati. Il prezzo non è che sia tanto diverso dagli altri negozi nelle varie città, ma è il sacco originale del Riz du Senegal e lo zucchero di Richard Toll che fa la differenza, essendo che è in atto una diffamazione mediatica su certo riso di importazione, e comunque, è sempre una mossa a effetto mostrare ai villani la provenienza lontana e la freschezza, tipo dire: “ieri l’altro l’ho presso accanto alla risaia a Rosso Senegal, che è il punto più a nord del paese, là dove all’origine del Senegal proveniva tutto il riso e lo zucchero, insomma sono cose che parlando con la gente dei villaggi, che si muove a piedi e non ha mai visto la città, fa effetto come da noi 2 o 3 secoli fa. Per la notte è meglio approfittare dell’accogliente città di Saint Louis (Ndar), posta tra la foce del fiume Senegal e il mare, ci sono hotels pensioni e fitta camere ovunque, ma il posto sicuramente più carino per passare la notte è l’ultima penisola detta Ndar Guet, una lingua di 200 metri di sabbia bianca tra l’oceano e il fiume, dove si più dormire in accomodazioni al bordo della spiaggia a livello del mare e del fiume, sembra un po’ di essere a Venezia. Una caratteristica di questa città, che magari sarà simile a altre città, è che i vicoli della zona vecchia passano nelle case e è come un immenso villaggio globale dove lo spazio è quello e bisogna farci star tutto, è chiaro che nel rione si conoscono tutti e non ci sono pericoli ma da turista è strano girare e passare accanto la camera di una signora o la toilet. In ogni modo non si è obbligati per turismo a entrare in certe zone, io ci sono entrato perchè la mia guida aveva dei parenti e li voleva salutare e mi hanno invitato anche a me che ho lasciato la macchina in mezzo a una stradina stretta dove passavano i camion del pesce e i carretti, ma lì appunto si conoscono tutti e è bastato che la zia della guida facesse 2 urli e 4 risate ai vicini perchè fosse tutto a posto. Abbiam mangiato e siam partiti con alcune frittelle che ci ha lasciato la zia in un pacchetto e usciamo dalla viuzza stretta e prendiamo l’unico stradone che porta fuori verso nord e ecco che passiamo davanti a un’officina di meccanico di moto e motorini che: –“eee fermati c’è mio cugino lì fuori è 2 anni che non lo vedo”, e va bè fermiamoci da suo cugino meccanico chissà che non facciamo 2 chiacchiere di approfondimento tecnico, scendiamo, erano le 2 e 3/4 i ragazzi si stavano lavando le mani per la pausa pranzo facciamo 2 chiacchiere le ragazze portano il pranzo e rimangiamo poi ci dilunghiamo con te caffè e ammazza caffè parlando del più e del meno e dei vecchi fenomeni del motociclismo locale, che dicono che adesso, con la parigi dakar molto più piccola, non è più sentito come una volta che nei giorni intorno al passaggio c’erano dei gran turisti da tutto il mondo a aspettarli, e lì sì che erano tempi d’oro del motociclismo saint louisen e i locali seguivano le tracce dei vari campioni ma adesso dice ci sono 20 30 moto 15 camion, dice, vuoi mettere con 1000 moto 500 macchine e 300 camion? E in più tutto il pubblico che accompagnava che non faceva le tappe in mauritania e venivano tutti qui: –“noi qui dove avete parcheggiato voi avevamo delle tende di dei motociclisti europei tutti gli anni in quei giorni adesso no e i ragazzini adesso alcuni preferiscono il telefonino al motorino”. E dopo alcune ore di chiacchiere siamo partiti che non era più tanto caldo per raggiungere Tambacounda da nord del Lac de Guieres, praticamente seguendo il corso del ferlo che si è rivelato bellissimo con le sponde di sabbia soffice che a girarci sopra sembra il mare, bella gialla come il deserto e gli spazi lontani, talvolta da su lievi altipiani si vedono le curve del corso d’acqua secco tranne 3 - 4 mesi all’anno che si riempie d’acqua, immagino anche parecchio perchè secco è bello largo. Le piste dopo la fine dell’acqua del Lac de Guieres come avevo già detto son bellissime, tutto un lieve su e giù su ste collinette sabbiose dove a un certo punto t’incontri i cammelli col suo allevatore e i figli maschi apprendisti cammellieri, e per fortuna che i figli parlavano wolof e li capivo un po anch’io. Qui i cammelli erano nei dintorni di Yang Yang, ci fermiamo perchè volevo salire sul cammello e abbiamo chiesto ai cammellieri se nella zona si conoscesse qualcuno o un villaggio dove si vendessero e macellassero caprette, la capretta cotta a legna nella savana è buonissima e dura nel ghiaccio anche 2 o 3 giorni, solo che il ghiaccio non l’abbiamo trovato e il secondo giorno l’abbiamo fatta fuori con una famiglia a Payar dove avevamo passato la notte. Durante il pranzo abbiamo poi appreso esserci nel villaggio di Payar una sorta di pietra miliare che indica il centro geografico del Senegal. Non avevo tanta benzina e da Payar abbiamo preso uno stradone sterrato fino a Koumpentoum dove sulla statale abbiamo trovato un benzinaio, e già che c’eravamo, siccome era già il tramonto abbiamo tirato sull’asfalto fino a Tambacounda per fare anche bancomat e mangiare in un ristorantino sulla strada, che serve se ce l’ha, il facocero, ce l’aveva e l’abbiamo preso. A Tambacounda anche la notte è molto caldo ma ci sono gli hotels con l’aria condizionata, io e la mia guida abbiamo preferito dormire sul terrazzo - tetto di casa di un suo amico dopo aver mangiato la cena di facocero e una birretta. Sullo stesso terrazzone, dietro al vano delle scale, c’erano anche delle pecore dentro a delle gabbie con dei reticolati, ci siamo accorti della presenza degli animali solo al mattino nonostante la luna piena. Ho scelto di viaggiare con la luna piena proprio perchè se capitava di rimanere a lungo sulle piste anche la notte almeno spegnendo i fanali si poteva godere del paesaggio ugualmente e avere dei riferimenti visivi poichè immaginavo che la pila del telefono col gps sarebbe durata poco, e siccome avevo visto che l’accendisigari non funzionava sapevo che avrei dovuto orientarmi molto a occhio anche di notte, ma non è un problema neanche chiedere tranne che c’era in giro la voce che delle volte nella savana si possono incontrare dei 4x4 con dei bianchi che ti portano via i bambini e poi non li ritrovi più e allora quando arrivi nei villaggi coi bambini che giocano fuori dall’entrata vedi che scappano urlando dal più vecchio nelle vicinanze. Al risveglio su quel terrazzo il tempo stava cambiando e difatti era prevista pioggia per quel giorno, è per quello che sono voluto arrivare a Tamba in tempo per essere sulle montagne dopo la pioggia e prenderla durante il viaggio, per cui mi è stato sconsigliato di prendere le vie del parco sotto l’imminente acquazzone ma di andare a Kedougou per la statale, che tanto è sterrata uguale ma c’è meno rischio di frane o che resti dentro a un corso d’acqua improvisamente gonfiato. La vecchia cj6 non essendosi rivelata molto adatta alla pioggia mi ha consigliato di trovare riparo sotto a una boscaglia e aspettare che calasse. Avevo il telefono bello carico e ho potuto guardare attraverso un sito meteo l’estensione della perturbazione e io dico che non si era mai vista una roba del genere da anni, e il nuvolone prendeva tutta la Guinea la Liberia fino alla Mauritania e andava verso ovest, dice che prima era in Mali e Burkina, praticamente sembra che sia partita da in mezzo al deserto e andasse fino al mare, chissà se è poi arrivata a Capo Verde? Girare col cambiamento del clima è spaziale! Il cielo è di 1000 colori e l’aria ha un profumo di erba fresca e acqua, è molto invitante, specie girare con la macchina senza finestrini: prima era un caldo boia poi un gran freddo poi, dopo la pioggia col primo sole, come a primavera un po’ di caldino. Ma anche stavolta, tra la pioggia e la strada dissestata, siamo arrivati a Kedougou che era già notte e dopo aver fatto il giro degli hotels più rinomati, tutti pieni per via appunto della pioggia, abbiamo trovato posto in un hotel dedicato al grande patriota burkinabe martire del panafricanismo Thomas Sankara, hotel carino più bello fuori che nelle camere ma comunque si dorme, molto bella la sala della colazione in una paillotte dove si infilano gli uccellini e di mattina cantano, personale qualcuno lento ma comunque simpatico: tutto ok. Adesso la faccenda si complica perchè dopo l’acquazzone le strade sono più dissestate e i tempi non si possono più prevedere difatti troviamo tante macchine piantate e anche carretti e tuc tuc a motore, i ragazzi in bicicletta la spingono a mano tanto le vie di comunicazione hanno cambiato aspetto e i nostri tempi si allungano in modo da farci arrivare all’ingresso del parco poco prima delle 6, proprio quando alcuni sbarramenti all’interno chiudono e aprono a discrezione del guardiano, noi con la macchina senza finestre non avevamo speranza di poter attraversare il parco al buio e ci hanno detto: –“o passate la notte qui o vi facciamo un lasciapassare per quel tratto di Guinea”; abbiamo detto “ok facciamo il lasciapassare”, tanto più che c’era un marabout che era stato segnalato alla mia guida da un tipo per strada poco prima che aveva la capacità di curare non ho capito bene cosa in strada sul territorio guineano, e alla fine ci siamo andati e abbiamo mangiato a casa sua fino a tardi. Quando siamo ripartiti purtroppo siamo passati in mezzo a un posto di blocco militare che non ho visto per cui ci hanno inseguiti e fatti tornare indietro e bloccati tutta notte con momenti di tensione, specie perchè questi poveri cristi erano ubriachi e armati, in ogni modo ci siamo fatti l’esperienza dei berretti verdi guineani ubriachi a Youkounkoun. Anche la Guinea, per quel poco che ho visto, è molto carina e anzi ha quell’aspetto più centrafrica rispetto al Senegal, che è a cavallo del sahel, coi villaggi sotto a dei grandi alberoni, il clima è più mite, acqua in abbondanza, frutta e gente di pelle più chiara e più bassi sono gli abitanti tipici di queste zone detti pula futa. Da quando abbiamo ripreso l’asfalto per tornare in Senegal da Kundara al confine ci hanno fermati 4 volte e abbiamo passato la giornata tra i posti di polizia e dogana, tutti con la scusa del visto che non avevo, comunque passata la bufera burocratica abbiamo tenuto l’asfalto di nuovo verso Tamba, dove abbiamo passato la notte sullo stesso terrazzo di 2 giorni prima. L’indomani abbiamo tentato le strade vicino al Gambia per giungere nel Saloum e in seguito Dakar, ma con la pioggia si sarebbero prospettate molte deviazioni e allora abbiamo ripreso la pista verso Payar Yangyang e il Ferlo a ritroso e a Neguè anzichè tirare a nord verso Mbaye Aw e Rosso abbiamo tenuto la sponda sud del Ferlo fino a Saint Louis per fare l’ultima tappa della Parigi Dakar sulla spiaggia della Grand Cote senegalese. Di nuovo a Saint Louis abbiamo ridormito nello stesso hotel del primo giorno però gratis, perchè alla fine il receptionist era parente della mia guida e l’altra volta dopo aver pagato la camera ci siamo incontrati in casa dalla zia e allora si è scusato, ma no problem, abbiam detto la prossima volta e prossima volta dunque sia, abbiamo mangiato pesce alla griglia sulla spiaggia e a letto, il giorno dopo abbiamo preso il sud dalla Langue de Barbarie poi abbiamo preso la spiaggia dopo il villaggio di Potou, spiaggia dura che a un’andatura tranquilla ti porta al Lago Rosa in 4-5 ore, soste e deviazioni per piroghe e reti da pesca comprese, quindi piccola sosta al Lago Rosa e dritti a Dakar, che ormai ha l’area metropolitana a ridosso del lago e Dakar è un po’ come Las Vegas, giorno e notte sempre aperta e puoi mangiare a qualsiasi ora ovunque per la città, è logico ci sono anche zone dormitorio ma son rare e prive d’interesse per ogni visitatore. ciaociao
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Anncleire al Salone del Libro di Torino 2019
Manca poco meno di una settimana all’inizio dei lavori e qui a Torino è una domenica piuttosto grigia e neanche troppo calda. È incredibile come sia già maggio, come questa prima parte dell’anno mi sia letteralmente volata tra le mani e io riuscirò ad andare al Salone del Libro per il quarto anno consecutivo. Sembra letteralmente impossibile, se penso a tutte le volte in cui l’ho sognato da ragazzina.
Quest’anno sono molte le polemiche che si stanno sviluppando intorno alla manifestazione organizzata da un gruppo lavori capitanato da Nicola Lagioia che si porta dietro molte critiche già dall’edizione dello scorso anno. È già da qualche giorno che circolava la voce che Salvini avrebbe presentato il suo libro “Io sono Matteo Salvini. Intervista allo specchio” edito dalla casa editrice Altaforte, vicina a Casapound, nei giorni del Salone, in un evento non ufficiale nello stand della casa editrice. Giovedì, in un post ufficiale sia nella pagina facebook del Salone sia nella pagina del direttore del Comitato Editoriale, è stata smentita questa notizia. Il Salone non si presta a voce di esponenti politici per fare campagna editoriale e Nicola Lagioia ha invitato rappresentati di cariche politiche a presenziare “in veste istituzionale, come semplici lettori”.
Sta comunque creando scalpore la notizia che una Casa Editrice di Estrema Destra come la Altaforte trovi spazio in una manifestazione come il Salone del Libro. Quanto è corretto quindi permettere la partecipazione ad un gruppo con idee estreme vicine se non sovrapposte al Fascismo? Ieri nella pagina ufficiale è comparso un altro post in cui si richiama l’articolo 21 della Costituzione in cui si afferma che «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». La casa editrice non ha denunce a suo carico per il reato di “apologia di fascismo” quindi di fatto non hanno commesso un reato, non ci sono i presupposti per impedir loro di partecipare ad un evento con partecipazione a pagamento. La casa editrice partecipa senza eventi pubblici, ha solo il suo banco in cui vendere ciò che ritiene più opportuno. Dove finisce la libertà di parola e di stampa e dove inizia la censura? È difficile tracciare una linea netta di condotta e c’è chi sta scegliendo di boicottare la manifestazione torinese piuttosto che unirsi a esponenti del genere, come Wu Ming: il collettivo bolognese che tra l’altro aveva anche un evento molto fico la presentazione "J.R.R. Tolkien Il Fabbro di Oxford" in uscita per la casa editrice Eterea (a cui sarei voluta andare), ha deciso di annullare, di fatto condannando la decisione del Comitato Editoriale.
Il boicottaggio di una manifestazione come il Salone di vitale importanza per continuare a promuove la lettura e soprattutto la cultura è davvero la risposta per lanciare un chiaro messaggio di condanna? Non ha più senso partecipare e urlare con più forza idee di tolleranza e inclusione e antifascismo? In una società che lascia indietro i più deboli, e chi non ha voce, non si dovrebbe cercare di accogliere e farsi portavoce di idee giuste e sane?
È un problema grandissimo e probabilmente non troverà una facile soluzione, io stessa sono antifascista e non voglio di certo accostarmi ad un tale ordine di idee ma non credo che la risposta sia il boicottaggio del Salone. Non solo perché per me rappresenta una grandissima occasione di incontro, ma perché credo che sia la forza di questo mondo, fatto di duro lavoro, carta e idee a rappresentare la svolta per cambiare il futuro. Abbracciare vecchi amici e farne di nuovi per dichiarare al mondo la nostra presa di posizione contro forze di estrema destra che vorrebbero metterci a tacere e per cambiare la nostra società e salvare il pianeta della distruzione è il mio obiettivo e passa anche per le porte del Salone, spero.
Come al solito quindi una serie di incontri che mi sono segnata, a cui vorrei partecipare (di giovedì e venerdì) e a cui parteciperò (di sabato e domenica). Menzione speciale per gli amici di Safarà Editore che non ho trovato nel programma ma da cui ho intenzione di comprare tutte le ultime uscite.
Poi naturalmente farò un salto da la 66thand2end (Volodine) da Abeditore e da La corte editore (datemi Cavie per favore!). Vuoi non andare da Iperborea? Da L’Orma Editore? Da Minimum Fax?
Giovedì 09 Maggio, ore 13:00 - Laboratorio Gotham
Laboratorio di fantascienza e narrazione sulla diversità: da Frankenstein a La forma dell’acqua
Fin dalle origini la fantascienza ha sempre guardato con interesse al tema del diverso, dell’altro e dell’emarginato, rappresentati dal mostro, dall’alieno, dal mutante, dall’androide, ma anche da chi, non allineato con gli schemi di una società distopica, è destinato a scardinarli. In collaborazione con La Corte Editore
Giovedì 09 Maggio, ore 15:30 - Sala Internazionale
Presentazione di Lingua Nera di Rita Bullwinkel edito da Black Coffee
Corpi che si trasformano in oggetti, oggetti che si trasformano in corpi. Tra reale e surreale, una raccolta di racconti di un'autrice che si manifesta all'esordio con una personalità molto definita.
*Libro presente nella mia lista degli acquisti
Venerdì 10 Maggio, ore 17:00 - Sala Blu
Presentazione di Il libro degli esseri a malapena immaginabili di Caspar Henderson edito da Adelphi
Le strane regole con cui intere famiglie di viventi, di cui tutto ignoriamo a partire dall’aspetto, e animali tanto vicini a da risultarci quasi invisibili dividono il gioco antico della vita.
*Libro presente nella mia lista degli acquisti
Sabato 11 Maggio, ore 15:00 - Sala Argento
Brutti dentro o brutti fuori? L'evoluzione del mostro nella letteratura fantasy
L’essere mostruoso ha sempre avuto un ruolo di primo piano nel fantasy, ma negli anni, e soprattutto in tempi recenti, ha subito anch’esso molte trasformazioni. Ne parlano esperti del nuovo fantasy italiano. A cura di Gainsworth Publishing
Sabato 11 Maggio, ore 15:30 - Sala Internazionale
Presentazione di Il solco di Valérie Manteau edito da L’Orma Editore
La vicenda esemplare di Hrant Dink, martire della libera espressione, indagata e raccontata da una reduce di Charlie Hebdo. Un romanzo-reportage tra una riva e l’altra del Bosforo, attraversato dagli ultimi aneliti di un amore. Il ritratto di una Istanbul piegata dalle persecuzioni politiche, ma che rifiuta di rassegnarsi all’oscurantismo del potere.
Sabato 11 Maggio, ore 16:30 - Sala Blu
Maestri dell'editoria, tra Italia e Spagna: Adelphi e Anagrama: Roberto Calasso e Jorge Herralde
Due figure centrali per la cultura editoriale europea. Autori di libri fondanti, si sono dedicati entrambi con impareggiabile maestria alla pubblicazione libri altrui, il primo alla guida di Adelphi, il secondo di Anagrama. Nessuno come loro sa cos'è l'impronta dell'editore.
Sabato 11 Maggio, ore 17:30 - Sala Oro
Sophie Kinsella e Jojo Moyes
“I nostri libri e la nostra amicizia”: Sophie Kinsella e Jojo Moyes per la prima volta in Italia insieme, per parlare dell’amicizia che le lega e della scrittura dei loro romanzi.
Domenica 12 Maggio, ore 11:30 - Sala Indaco
Reading al buio
Un format ideato per affrontare, attraverso un’esperienza coinvolgente ed emozionante, temi come quello dell’accessibilità digitale e dell’inclusione socio-culturale delle persone con disabilità visiva. A cura di Fondazione LIA – Libri Italiani Accessibili, e in collaborazione con ALDUS
Tra le altre c’è Alice Basso, scusate se è poco!
Domenica 12 Maggio, ore 11:30 - Caffè letterario
Presentazione di Mai più sola nel bosco di Simona Vinci edito da Marsilio
Guardare con occhi nuovi al bosco di quando eravamo bambini, in un viaggio dentro e fuori “il gusto della paura”, perché tutti abbiamo vissuto nelle Fiabe dei fratelli Grimm e, qualche volta, torniamo a viverci.
Domenica 12 Maggio, ore 12:30 - Sala Indaco
Presentazione di Non è successo niente di Nicolò Targhetta edito da Becco Giallo
Prima un lettissimo blog, poi uno spettacolo teatrale sempre sold out. Una comicità che ha per protagonisti i trentenni in crisi i un mix tra Woody Allen, i Monty Python, Stefano Benni e Guido Catalano.
*Libro presente nella mia lista degli acquisti
Domenica 12 Maggio, ore 17:30 - Sala Internazionale
Presentazione di Doppio vetro di Helldora Thoroddsen edito da Iperborea
Il romanzo vincitore del Premio della Letteratura Europea 2017 racconta un'Islanda in cui le tecnologie della vita moderna separano le generazioni, e la protagonista, un'anziana signora, si chiede se alla sua età innamorarsi sia ancora lecito o meno.
Si come al solito molti degli eventi si sovrappongono. Si come al solito bisognerebbe avere il dono dell’ubiquità. Si come al solito dovrò ricorrere ad una scelta dell’ultimo secondo. Mi piange il cuore per la presentazione di “Lingua nera” ma giovedì alle 15:30 è proprio un pessimo orario, prenderò il libro, spero di beccarlo autografato.
Ci vediamo al Salone!
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La santa messa di papa Francesco nella cappella Santa Marta del 28 aprile 2020
Papa Francesco Papa Francesco, all'inizio della celebrazione, ha invitato ad obbedire alle disposizioni sanitarie per evitare che il contagio aumenti: "In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni." E in questo bisogna lodare il Signore per quanto ha fatto, come si legge dall'antifona di ingresso: "Date lode al nostro Dio, voi che lo temete, piccoli e grandi, perché è venuta la salvezza e la potenza e la sovranità del suo Cristo. Alleluia". Ed infine l'omelia del Santo Padre si è incentrata sul martirio di Stefano, il più santo dei sette diaconi scelti dagli apostoli, condannato per aver predicato la verità del Cristo risorto. ecco il testo riportato dall'Editrice Vaticana: " Nella prima Lettura di questi giorni abbiamo ascoltato il martirio di Stefano: una cosa semplice, come è successo. I dottori della Legge non tolleravano la chiarezza della dottrina, e, appena proclamata, sono andati a chiedere a qualcuno che dicesse di aver sentito dire che Stefano bestemmiava contro Dio, contro la Legge. E dopo questo, gli piombarono addosso e lo lapidarono: così, semplicemente. È una struttura di azione che non è la prima: anche con Gesù hanno fatto lo stesso. Il popolo, che era lì, hanno cercato di convincerlo che era un bestemmiatore e loro hanno gridato: "Crocifiggilo!". È una bestialità. Una bestialità, partire dalle false testimonianze per arrivare a “fare giustizia”. Questo è lo schema. Anche nella Bibbia ci sono casi del genere: a Susanna hanno fatto lo stesso, a Nabot hanno fatto lo stesso, poi Aman ha cercato di fare lo stesso con il popolo di Dio. Notizie false, calunnie che riscaldano il popolo e chiedono la giustizia. È un linciaggio, un vero linciaggio. E così, lo portano al giudice, perché il giudice dia forma legale a questo: ma già è stato giudicato; il giudice deve essere molto, molto coraggioso per andare contro un giudizio “così popolare”, fatto apposta, preparato. È il caso di Pilato: Pilato vide chiaramente che Gesù era innocente, ma vide il popolo, se ne lavò le mani. È un modo di fare giurisprudenza. Anche oggi lo vediamo, questo: anche oggi è in atto, in alcuni Paesi, quando si vuole fare un colpo di Stato o “fare fuori” qualche politico perché non vada alle elezioni, si fa questo: notizie false, calunnie, poi si affida ad un giudice di quelli ai quali piace creare giurisprudenza con questo positivismo “situazionalista” che è alla moda, e poi condanna. È un linciaggio sociale. E così è stato fatto a Stefano, così è stato fatto il giudizio di Stefano: portano a giudicare uno già giudicato dal popolo ingannato. Anche questo con i martiri di oggi succede: i giudici non hanno possibilità di fare giustizia perché sono già stati giudicati. Pensiamo ad Asia Bibi, per esempio, che abbiamo visto: dieci anni in carcere perché è stata giudicata da una calunnia e un popolo che ne vuole la morte. Davanti a questa valanga di notizie false che creano opinione, tante volte non si può fare nulla, non si può fare nulla. Io penso tanto, in questo, alla Shoah. La Shoah è un caso del genere. È stata creata l’opinione contro un popolo e poi era normale dire: “Sì, sì, vanno uccisi, vanno uccisi”. Un modo di procedere per “fare fuori” la gente che è molesta, che disturba. Tutti sappiamo che questo non è buono, ma quello che non sappiamo è che c’è un piccolo linciaggio quotidiano che cerca di condannare la gente, di creare una cattiva fama sulla gente, di scartarla, di condannarla. Il piccolo linciaggio quotidiano del chiacchiericcio che si crea un’opinione. Tante volte uno sente sparlare di qualcuno e dice: “Ma no, questa persona è una persona giusta!” – “No, no, si dice che …”, e con quel “si dice che” si crea un’opinione per farla finita con una persona. La verità è un’altra: la verità è la testimonianza del vero, delle cose che una persona crede; la verità è chiara, è trasparente. La verità non tollera le pressioni. Guardiamo Stefano, martire: primo martire dopo Gesù. Primo martire. Pensiamo agli apostoli: tutti hanno dato testimonianza. E pensiamo a tanti martiri, anche a quello di oggi, San Pietro Chanel: è stato il chiacchiericcio a creare che era contro il re … Si crea una fama, e va ucciso. E pensiamo a noi, alla nostra lingua: tante volte noi, con i nostri commenti, iniziamo un linciaggio del genere. E nelle nostre istituzioni cristiane, abbiamo visto tanti linciaggi quotidiani che sono nati dal chiacchiericcio. Il Signore ci aiuti a essere giusti nei nostri giudizi, a non incominciare o seguire questa condanna massiccia che provoca il chiacchiericcio." Read the full article
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