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Storia Di Musica #331 - Antonello Venditti, Sotto Il Segno Dei Pesci, 1978
L’ultimo disco di questo scatolone incredibile che ho ritrovato in soffitta è uno dei dischi più famosi di sempre fatti in Italia. È un disco che segna un momento storico per il nostro Paese a cui indirettamente anche lui contribuisce, e uno più personale, che proietta l’autore a diventare una delle voci più famose, e incisive, della canzone italiana. È anche l’opportunità per raccontare di un cantautore che troppo spesso è stato bistrattato per il suo essere “commerciale” (definizione che per me ha valore di assoluta stupidità). Il disco di oggi esce l’8 Marzo 1978. 29 anni prima, era nato nello stesso giorno l’autore, Antonello Venditti. Proprio per questo, il titolo, profondamente autobiografico, è Sotto Il Segno Dei Pesci. Dico subito che nello scatolone ho la fortuna di avere una prima edizione originale: la stupenda copertina di Mario Convertino, designer celeberrimo di fortunatissime copertine di album e uno dei primi ad usare la grafica in TV (Mister Fantasy del 1981, di cui cura sigla e grafica, alle videosigle de La Domenica Sportiva nel 1986, e persino la grafica delle partite dei Mondiali di Italia '90) insieme ai due pesci colorati vi sono in rilievo i dodici segni dello Zodiaco. Venditti arriva a questo disco dopo un percorso artistico particolare. L’inizio, famosissimo, è al Folkstudio, il locale romano dove stringe amicizia con Giorgio Lo Cascio, Ernesto Bassignano e soprattutto Francesco De Gregori: a quel momento dedica una delle strofe più famose della canzone italiana, quattro ragazzi con la chitarra e il pianoforte sulla spalla, di Notte Prima Degli Esami. La It di Vincenzo Micocci gli dà l’opportunità di fare un disco insieme a De Gregori, e nasce così nel 1972 Theoruis Campus. Il disco segna però un distacco tra i due, su cui la stampa musicale ha ricamato cose assurde e per la maggior parte inventate (su tutte che Pianobar di De Gregori fosse indirizzata a lui). Segue quindi il percorso di un cantautorato febbrile e intenso, estroverso e popolare, incentrato sulla passione per la sua città, Roma (a cui dedicherà veri e propri inni, come Roma Capoccia, E Li Ponti So’ Soli da L’Orso Bruno del 1973, Campo De’ Fiori da Quando Verrà Natale del 1974, e sul raccontare storie forti e niente affatto scontate. Tra queste ultime, Mio Padre Ha Un Buco In Gola (Le Cose Della Vita, 1973) sugli attriti generazionali, Canzone Per Seveso (da Ullalà, 1977) per l’ecologia, e soprattutto una carrellata di canzoni dedicate a figure femminili che faranno epoca, come Lilly (dall’omonimo album del 1975), struggente, una delle prime canzoni italiane scritte sulla droga, Maria Maddalena (1977), sulla prostituzione.
Sotto Il Segno Dei Pesci uscirà una settimana prima del sequestro Moro. Ne diventerà suo malgrado una sorta di colonna sonora, in un disco cruciale che assomma, in una maniera decisiva la contestazione e il riflusso, le storie dell’amore intimo e l’impegno per le lotte sociali, le speranze pubbliche e le frustrazioni quotidiani. Ne è esempio il ritornello, che conosciamo tutti, della title track, dedicata alla storia di Marina e di Giovanni (due veri suoi amici) delle loro paure sul futuro, del cambiare città perchè “Tutto quel che voglio, pensavo\È solamente amore\Ed unità per noi\Che meritiamo un'altra vita\Più giusta e libera se vuoi\Corri, amore, corri, non aver paura”. È il disco con cui “ricompone” con De Gregori: gli dedica la scarna e delicata Francesco, (Possiamo ancora suoniamo ancora l'ultima volta\Senza rimpianti, senza paura\Come due amici antichi\E nient'altro di più di più di più) e soprattutto Bomba O Non Bomba, che parla di due ragazzi, Antonello e Francesco (De Gregori, naturalmente), e ripercorre il cammino dei due protagonisti, e gli incontri fatti, a Sasso Marconi, Roncobilaccio, Firenze e Orvieto (in ordine cronologico le uscite dell’Autostrada Del Sole, direzione Roma), per raggiungere il successo, rappresentato da Roma come meta finale. È anche un disco per le donne: Sara (“svegliati è primavera”) è una toccante storia di una ragazza incinta, amica della prima moglie Simona Izzo al Liceo Mamiami di Roma, di un ragazzo “mammome e anaffettivo” (Ma Sara, mi devo laureare, e forse un giorno ti sposerò\Magari in chiesa (…) tu non sei più sola, il tuo amore gli basterà\Il tuo bambino, se ci credi nascerà); Giulia è invece la prima canzone che parla apertamente di un amore lesbico all’interno di una coppia eterosessuale, il punto di vista del testo è dell’uomo che si trova a ragionare sull’allontanamento della sua amata, la canzone è un gioiello del disco, potente e struggente, È Giulia che ti tocca\È Giulia che ti porta\Via da me (…) Lei è solo troppo anche per te\Lei è solo un po' confusa\E ti prego non portarla\Via da me. C’è pure la canzone sociale di Chen Il Cinese, la deliziosa Il Telegiornale, che sembra scritta adesso “TG1, TG2, che confusione\Ma almeno rimane il pregio dell'informazione\E tra una smentita e l'altra e un sorriso ministeriale\Ci fa capire che le cose non vanno poi\Troppo male.
Il disco fu registrato a Roma nei Trafalgar Recording Studios e a Londra ai Marquee Studios; il tecnico del suono è Gaetano Ria, che si occupa anche del missaggio insieme a Tim Painter. Tra i musicisti sono da ricordare i componenti del gruppo degli Stradaperta, già collaboratori di Venditti in Lilly; anche Carlo Siliotto e Pablo Romero avevano già suonato con il cantautore (entrambi nell'album Quando verrà Natale), ed inoltre suona nell'album il tastierista dei Goblin, Claudio Simonetti. Durante le session dell'album venne registrata anche un'altra canzone, Italia, che però non venne inserita nel disco (solo nel 1982 sarà pubblicata in Sotto La Pioggia). Il disco venderà tantissimo: 700.000 copie quell’anno, Sotto Il Segno Dei Pesci\Sara singolo Numero Uno, riuscendo, come pochissimi, a intuire l’umore della piazza. Perché è un fatto che forse per la sua produzione quantitativamente molto elevata rispetto ad altri grandi cantautori, e spesso per alcune sue scelte facili, abbia sempre avuto critica feroce. Il problema della “musica commerciale” è la scusa di chi deve per forza contestare le scelte artistiche non per quelle che sono (un lavoro artistico ha tutto il diritto di essere considerato brutto). Venditti fu accusato di disimpegno negli anni ’80, su cui per anni la critica ha ironizzato sul suo intimismo da supermercato, seppure nonostante dischi non così belli come questo scriverà inni generazionali, ne elenco un paio: Ci Vorrebbe Un Amico e Notte Prima Degli Esami nel 1984 da Cuore, In Questo Mondi Di Ladri del 1988 che venderà più di un Milione di Copie, Alta Marea, cover di Don’t Dream It’s Over dei Crowded House del 1991. Ditemi se è poco.
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Malva Marina Reyes Hagenaar, la figlia abbandonata di Neruda
Il poeta cileno, Pablo Neruda,ha avuto un'unica figlia dalla prima moglie, María Antonia Hagenaar Vogelzang di origine ebraica che lui aveva ribattezzato ''Maruca''. La bambina nata a Madrid, al principio era stata accolta con gioia dal poeta..fino a quando non seppe che la bimba era affetta da idrocefalia, allora non ci pensera' due volte ad abbandonare mamma e figlia-
Tornera' in Cile a scrivere le sue poesie e a vivere nuove storie d'amore. La moglie che gli neghera' il divorzio provera' a chiedergli aiuto per la figlia che non puo' ne' parlare ne' camminare ma non ricevera' piu' nulla.
La moglie con l'aiuto di un amico andra' a vivere nella capitale olandese essendo lei di origine olandese.
Le difficoltà si susseguono. Maruca vive in pensioni , il denaro si esaurisce e sua figlia, con il cervello sempre più pieno di liquido, richiede molta più attenzione. Attraverso organizzazioni religiose come Christian Science, Maruca riesce a trovare una famiglia di olandesi residenti a Gouda. Hendrik Julsing e Gerdina Sierks che si accordano per prendersi cura della bambina mentre sua madre cerca lavoro a L'Aia, a meno di un'ora di auto. È trattata come una di famiglia fino alla sua morte, ad otto anni, il 2 marzo 1943. Assumono persino una babysitter, Nelly Leijis, per dedicarsi esclusivamente alla bimba.
Maruca, nel frattempo, non rifiuta nessun lavoro. Si offre di pulire i pavimenti, prendersi cura dei malati, qualunque cosa serva per aiutare la figlia indifesa.
Non ha piu' i genitori e sua figlia cammina verso una fine drammatica. Attraverso la mediazione trova finalmente lavoro, anche se non ben pagato, presso l'ambasciata spagnola a L'Aia. È sotto il comando di José María Semprún, padre dello scrittore Jorge Semprún, poi espulso nel 1964 dal Partito Comunista di Spagna (PCE), che Pablo Neruda ammirava così tanto. Ciò che questa donna deve ancora soffrire non lo immagina.
Poco prima della fine della seconda guerra mondiale, María Antonia fu arrestata dai nazisti - non per essere ebrea, ma per avere un passaporto cileno - e internata nello stesso campo di concentramento dove si trovava Anna Frank. Da Westerbork, progettato per ospitare 107.000 prigionieri, di cui circa 60.000 morti, per lo più ebrei e zingari ai crematori e alle camere a gas di Auschwitz e Treblinka, in Polonia. Maruca vi trascorre un mese tra filo spinato, soldati delle SS e cani addestrati a uccidere. Ma questa volta la fortuna non le avrebbe voltato le spalle. Quando il campo fu rilasciato (15 aprile 1945) dalle truppe canadesi, trovarono vivi solo 876 prigionieri. E tra questi, la moglie abbandonata di Neruda. Nove giorni prima dell'apertura delle porte dell'inferno, Anna Frank, la sua vicina di campo, morì lì.
Non è rimasto nulla di Maria Antonia Hagenaar. Non una lapide che indica la fine del suo percorso . Tre anni dopo il suo rilascio, si reca in Cile per cessare il doloroso capitolo nerudiano. Nel novembre del 1948 firmò il divorzio e un accordo finanziario. Gli ci voleva ancora per tornare in Olanda. Dicono che sia diventata dipendente dall'oppio. Fino a che un cancro la uccise, nel 1965, a L'Aia,ha chiesto di essere seppellita non lontano dalla tomba dove sono i resti della sua amata Malva Marina, che non smise di visitare fino alla fine dei suoi giorni.
L'esistenza di queste due creature e' stata ignorata fino ad ora e sfido a trovarne traccia nella patria di Neruda, il poeta che canto' l'amore come pochi...ma come tanti non seppe amare mai.
Incredibile come nella storia dei comunisti non si trovi un solo essere degno di essere chiamato umano!
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Scorched land: Fires in the Pantanal leave rescued animals with nowhere to go
Fires have already devastated 2 million hectares and are the worst since 2020; human activity is responsible for the blazes, and the effect of the destruction on biodiversity remains uncertain, experts say
In August, a jaguar nicknamed Miranda was rescued with second-degree burns on her paws at a farm in the municipality of the same name in Mato Grosso do Sul, state of Brazil. Fleeing from the fires devastating the Pantanal, the animal crossed burning areas and stepped on still-hot ashes. After 43 days of intense treatment in Campo Grande, the Miranda jaguar was released in the region where it was rescued, but it is not known whether it will have food and shelter because the area where it lived was one of the regions that suffered most from fires in the state.
“We could even release Miranda, but where?” asked veterinarian Jordana Toqueto during the jaguar’s treatment. The veterinarian treats wild animals at the Ayty Veterinary Hospital, located within the Mato Grosso do Sul government’s Wild Animal Rehabilitation Center. “Everything is burned. Will she have food? And it’s not just her. Will there be a place with a guaranteed food supply for the other animals we are rehabilitating? Because all the vegetation is gone.”
The veterinary hospital takes in animals rescued from trafficking, victims of accidents, and those affected by the fires. It works on treating and rehabilitating the species until they are ready for release back into the wild. From January to the end of August, the hospital had received 23 animals rescued from burned areas in the Pantanal. Of these, 14 had died due to injuries and complications caused by the fire.
At a public hearing in the Brazilian Senate in September, Marina Silva, Minister of the Environment and Climate Change, stated that if the current scenario remains unchanged—climate change combined with low rainfall, high temperatures, and the loss of vegetation due to fires and deforestation—the Pantanal could cease to exist by the end of this century. Other researchers are less optimistic and suggest that the complete loss of the biome could occur between 2060 and 2070. “It’s terrible to imagine that this could happen, obviously, due to human action,” the minister pointed out.
Continue reading.
#brazil#brazilian politics#politics#environmentalism#animal rights#pantanal#image description in alt#mod nise da silveira
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Isola d'Elba marina di campo
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Under a smokescreen, troops of the French 5th Colonial Infantry Division coming ashore at Marina Di Campo during the invasion of Elba. 17 June 1944
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Sabato pomeriggio, al Bagno Biondetti di Marina di Pietrasanta, dove si è tenuta la prima presentazione del libro “Il mondo al contrario” di Roberto Vannacci, trasmessa in diretta televisiva da La 7, noi c’eravamo.
L’autore ha risposto alle domande del giornalista e scrittore Aldo Grandi in modo inappuntabile, schietto, chiarissimo, pacato, rispettoso verso tutto e verso tutti, chiarendo il proprio pensiero sui temi che hanno suscitato le reazioni più scomposte da parte dei benpensanti di sinistra e delle vestali del PUPC (Pensiero Unico Politicamente Corretto), dimostrando la totale infondatezza delle accuse di razzismo, omofobia ed altro ancora che gli sono state rivolte e sgombrando il campo da ogni insinuazione o dubbio sulla compatibilità fra il ruolo che riveste nelle Forze Armate e la pubblicazione del suo libro.
Dire che Vannacci ha le idee chiare e che sa quello che fa è dir poco. Chapeau.
#roberto vannacci#il mondo al contrario#politicamente corretto#pensiero unico#generale vannacci#omofobia e razzismo
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"…alle quattro e mezzo la rete deve saltare e salterà.
Se sarà tardi spoletterò al minuto."
Nasceva oggi Teseo Tesei,
(Marina di Campo, 3 gennaio 1909 – La Valletta, 26 luglio 1941).
"Teseo Tesei era un essere straordinario, come se ne può incontrare uno ogni cento anni.
Aveva una forza spirituale enorme, era un uomo al di là di tutto.
Di fronte a lui sembravano tutti piccoli; gli Ammiragli sembravano Caporali. Avrebbe potuto emergere in qualsiasi campo, avrebbe potuto diventare un santo, tanta era la luminosità del suo spirito".
Così descriveva Tesei chi lo aveva conosciuto.
Nella notte fra il 25 e il 26 luglio 1941 prese parte all'operazione Malta Due, nome assegnato dalla Regia Marina all'azione di forzamento della base navale britannica di La Valletta a Malta: in azione congiunta, due SLC dovevano far saltare le reti di protezione del porto, in modo tale da consentire a sei barchini esplosivi di dirigersi sulle navi indifese, poste in rada.
Tuttavia, a causa di guasti tecnici non ben definiti accaduti sull'altro SLC, venne accumulato, nelle operazioni di collocazione delle cariche, un ritardo che rischiava di far saltare l'intera operazione; per non compromettere quindi la missione dei barchini esplosivi, Tesei decise deliberatamente di «spolettare a zero», rinunciando cioè ad allontanarsi dall'arma prima che esplodesse sotto l'obiettivo, sacrificandosi in tal modo insieme con il 2º capo palombaro Alcide Pedretti .
Per tale atto eroico furono entrambi insigniti della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Nel 1942 l'Università di Padova lo onorò conferendogli la laurea ad "honorem alla memoria".
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Com’è profondo il mare
La tragedia del Titan ci ricorda che per quanto uno possa essere ricco, non può possedere gli oceani e sfidare le regole minime di sicurezza
Parlami, o Musa, dell’uomo che si tuffò nelle profondità del mare, ascoltando il richiamo della sirena del denaro. La morte di Stockton Rush, il milionario fondatore e Ceo di OceanGate, Inc. e pilota del Titan che brandisce il controller Xbox, è stata confermata giovedì scorso, dopo che il suo sommergibile personalizzato e fuori categoria è prevedibilmente imploso sotto la pressione di milioni di tonnellate d’acqua, uccidendo all’istante lui e i suoi quattro passeggeri. Accanto a lui è morto Hamish Harding, un miliardario britannico; Shahzada Dawood, milionario pakistano, e suo figlio Suleman; e il miliardario francese Paul-Henri Nargeolet, direttore della ricerca subacquea presso Rms Titanic, Inc., la società che sostiene di essere proprietaria del relitto del Titanic, e che ha dovuto saldare i propri debiti mettendo all’asta le reliquie del sito, una pratica comunemente nota come «scavafosse».
I tentativi di salvataggio da parte della Marina degli Stati uniti e della guardia costiera probabilmente sono costati milioni di dollari, dal momento che OceanGate era del tutto impreparato per qualsiasi tipo di operazione di ricerca e salvataggio nel mare aperto: la nave non aveva un localizzatore a bordo, ed era persino dipinta di bianco, il colore delle onde che si infrangono, rendendo quasi impossibile localizzarlo in superficie. La filosofia di Rush per la sua società di esplorazione sottomarina era: «Penso di poterlo fare in sicurezza e infrangendo le regole».
David Lochridge, ingegnere sottomarino, nel 2018 la pensava diversamente: sottolineò, tra gli altri difetti, che la porta di osservazione principale era valutata per reggere una profondità di immersione di soli 1.300 metri, meno di un terzo della profondità del fondale marino sul quale dorme il relitto del Titanic. Venne subito licenziato. Quindi ora, dopo anni di avvertimenti sulla sicurezza, lettere aperte e procedimenti legali, gli statunitensi finanziano l’inutile ricerca di giorni e giorni di un ago bianco in un pagliaio bianco, anche dopo che la Marina degli Stati uniti ha sentito la nave implodere.
La crociera di piacere a dodicimila piedi di profondità attorno al relitto del Titanic è l’ultima moda tra le acrobazie altamente pericolose e costose eseguite dai super ricchi che sono alla disperata ricerca di emozioni e disposti a spendere le enormi fortune estratte dai loro lavoratori. Il prezzo dell’ingresso in questa trappola mortale era di 250.000 dollari a persona. Cercando di vivere una fantasia alla Jules Verne, i passeggeri del Titan hanno raggiunto le ricche vittime del Titanic, che, quando affondò nel 1912, morirono anch’esse divise per classe: il 62% dei passeggeri di prima classe sopravvisse all’affondamento, rispetto al solo 25% dei passeggeri di terza classe.
La tendenza a lasciare che le classi subalterne anneghino continua ancora oggi. L’esempio più recente è il terribile capovolgimento di una nave che trasportava almeno cinquecento migranti al largo della Grecia, che ha ucciso almeno settantotto persone di cui sono stati ritrovati i corpi. In netto contrasto con lo sforzo multinazionale a tutto campo per salvare il Titan, la guardia costiera greca è stata accusata di mortale inerzia dopo aver scoperto la nave alla deriva e pericolosamente sovraffollata. È solo l’ultimo episodio di una costellazione di tragedie che coinvolgono i migranti nel Mediterraneo: tra il 2015 e il 2023, si stima che oltre ventiquattromila persone siano morte o disperse dopo essere partite per l’Europa, di cui oltre 1.100 solo quest’anno. È più di un Titanic ogni anno, ma non c’è lo stesso tipo di copertura mediatica.
In un mondo in cui abbondano i naufragi, perché siamo così ossessionati dal Titan e dal Titanic? È una combinazione di ricercatezza, prestigio e quel concetto di hybris classicamente greco. Personaggi importanti sono affondati con entrambe le navi: milionari, reali, magnati degli affari. Lo splendore della Grand Staircase del Titanic è stato reso in innumerevoli dipinti, documentari e film. E, naturalmente, c’è l’epiteto che stuzzica le orecchie di Poseidone: «Inaffondabile». È difficile per la persona media immaginare di possedere sia l’arroganza di rivendicare la vittoria totale sul mare, che l’influenza basata sulla propria certezza di lesinare sulle scialuppe di salvataggio.
Le dolorose odissee delle navi migranti non fanno vendere giornali perché, per prima cosa, quei giornali di solito fanno comunella con i regimi draconiani, disumani e vendicativi che consentono che i migranti subiscano questi destini orribili; e perché la miseria colpisce la maggior parte delle persone. Non tutti sono stati rifugiati, ma la maggior parte delle persone nell’era post-Covid sa com’è quando all’improvviso non puoi più permetterti la tua casa e devi trasferirti, o quando il cibo diventa assurdamente costoso, o il tuo lavoro scompare e ti trovi di fronte a scelte difficili e all’incertezza per te e la tua famiglia. Guardando il cambiamento climatico causato dall’uomo, un costo della vita astronomico e una prospettiva economica scadente, la maggior parte delle persone riconosce di essere molto più vicina ai rifugiati disperati di quanto non lo siano i politici, gli speculatori della guerra e i rapaci capitalisti.
La morte di chiunque è una tragedia, ovviamente, ed è terribile che i passeggeri del Titan siano morti in questo modo. Ma la loro morte cade in mezzo a un’ondata molto più ampia di sofferenze evitabili inflitte da gente come quella a bordo del Titan. Forse c’è un pizzico di ironia nel guardare proprio questi miliardari, che comprano relitti e sottomarini privati con i tesori accumulati dalla nostra società, umiliati da un tratto ineludibile della proprietà: lo ius abutendi, il diritto di distruggere, che il mare oscuro mantiene su qualsiasi nave.
di Nicolas Boni - Jacobin italia
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YURI ANCARANI: "LASCIA STARE I SOGNI"
In una intervista, per altro non molto recente, Yuri Ancarani, videomaker italiano, afferma che tutte le immagini filmiche (o quasi tutte) e tutte le immagini televisive (in questo caso proprio tutte), portano con sé una visione del mondo, accompagnano cioè lo spettatore, in una “narrazione”, come si dice oggi. Ancarani adotta un punto di vista molto diverso: la macchina da presa è spesso fissa e lascia parlare le immagini. La sua mostra al Pac di Milano aperta fino al prossimo 11 giugno, fa il punto su oltre vent’anni di lavoro dell’artista ravennate. “Lascia stare i sogni”, è il significativo titolo di questa interessante rassegna di video che toccano temi molto diversi tra loro, ma che sono legati da questo sguardo, algido ma attento, neutro ma rivelatore, degli stridenti contrasti del nostro vivere. “Il Capo” proiettato su uno schermo gigantesco, accoglie il visitatore con la sua solenne imponenza. Si tratta di un video del 2010 girato in una cava di marmo delle Alpi Apuane, dove un uomo con una mimica più simile a quella di un direttore d’orchestra che di un cavatore di pietre, dirige con sapiente maestria il movimento di escavatori che tagliano e spostano giganteschi e candidi blocchi di marmo. Il sonoro del video è dato solo dai lontani rumori delle macchine che contribuiscono a determinare un doppio e contrapposto effetto di straniamento e nudo realismo proponendoli ad uno spettatore troppo abituato ad immagini commentate come accade nei documentari o nei servizi televisivi. “Piattaforma luna” è ambientato in una camera iperbolica, ambiente claustrofobico in questo caso accentuato da una colonna sonora di Ben Frost.
Toni freddi e scostanti caratterizzano due video paralleli (nella sala 4 del Pac), si tratta di "San Siro" e "San Vittore" com un accostamenti che non è certo frutto del caso. Nel primo, il tempio del calcio, è rivelato attraverso le strutture architettoniche e le infrastrutture tecnologiche come cavi, tombini, porte di sicurezza, sotterranei, ripresi negli attimni che precedono l'inzio di una partita. Di contro, "San Vittore", propone una apparentemente asettica descrizione visiva di tutti i controlli a cui sono sottoposti i minori per poter visitare i propri genitori detenuti nella strutture carcerarie. Un video che nella sua scarna oggettività presenta, senza ombra di retorica o di didattico paternalismo, una realtà crudele e disumana. Il nome della psicanalista Marina Valcarenghi è abbastanza noto da non necessitare di ulteriori parole. Su di lei Yuri Ancarani propone il video di un magnifico monologo tenuto nel “Cortile della legnaia” dell’Università Statale di Milano dal titolo “Il popolo delle donne”. Letture di testimonianze di tribunali, discorsi astrattamente teorici e ferite legate alla sua esperienza sul campo con al centro la violenza uomo vs donna, ma anche sull’istinto della violenza tout court. Anche qui si tratta di una osservazione imparziale su tema di scottante attualità. Tra i notevolissimi video in proiezione, "The Challenge" è certamente il più intimamente misterioso e in un certo senso il più surreale. Ma Ancarani non lavora sulla suerraltà, bensi su realtà che tendono ad apparire come delle iperrealtà. Le immagini sono quelle del deserto del Qatar durante i preparativi di una competizione di falconeria (con citazione per la Land Art attraverso la celeberrima stele di Richard Serra). Le immagini della competizione sono inframezzate da sequenze che sembrano ruotare attorno al culto del motore e della velocità, nonché una stridente fascinazione nel rapporto natura/tecnologia. In particolare un raduno di motociclisti in un deserto texano, e una Lamborghini che trasporto un ghepardo. In entrambi i video è la rigorosa e simmetrica geomteria della stara a rendere iconicamente assai pregevoli le immagini e a dettarne il ritmo narrativo. Con "Wipping Zombie", titolo tratto dal nome di una danza tradizionale haitiana. Una espressività corporea di una lotta e che rimanda alla violenza coloniale subita dai nativi e che vorrebbe tendere a esorcizzare la violenza subita. Ma in "Wipping Zombie" c'è dell'altro, come la reiterizzazione di gesti quotidiani come battere una lamiera, per trasformare un barile in un materiale utile alla vita quotidiana, che denuncia silenziosamente la povertà e la vita pedestre delle popolazioni e locali. C'è un filone e una tradizione piuttosto consolidata su queste tematiche che coinvolge opere di celebrati videomakers come Ben Rivers o Neil Beloufa. Molte altri i video proiettati nelle sale in una delle mostre più interessanti presentate al Pac che negli ultimi sembra aver spostato, cime molte altre istituzioni museali ed espositive, il suo baricentro verso esperienze artistiche a carattere etnico e fortemente politiche nonché verso quelle che un tempo risultavano essere le periferie del mondo (e non solo in senso geografico).
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L'isola d'Elba è un paradiso naturale e culturale nel cuore dell'Arcipelago Toscano. In questo video vi portiamo alla scoperta di alcuni dei luoghi più belli e suggestivi dell'isola. Il nostro viaggio inizia da Campo nell'Elba, il comune più esteso dell'isola, che offre una varietà di attrazioni per tutti i gusti: dalle spiagge di sabbia finissima e acque cristalline. Proseguiamo verso Pomonte, un piccolo paese sul versante occidentale dell'isola, affacciato sul Canale di Corsica. La nostra prossima tappa è Marciana Marina, uno dei borghi più pittoreschi dell'isola, caratterizzato dal lungomare con i tipici tetti in ardesia e dal porticciolo turistico. Qui potete fare una passeggiata tra le botteghe artigianali e i ristoranti di pesce. Da Marciana Marina ci spostiamo verso Procchio, una località balneare rinomata per la sua ampia baia sabbiosa e per le sue acque limpide e calme. La nostra ultima tappa è Porto Azzurro, un vivace centro turistico situato su una piccola insenatura a forma di cuore. Qui potete ammirare il contrasto tra il bianco delle case e il blu del mare. Questo è solo un assaggio di quello che l'isola d'Elba ha da offrire ai suoi visitatori.
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Realtà virtuale e realtà aumentata
Vortici.it questa volta, vuole saperne di più riguardo a argomenti davvero poco noti, come realtà virtuale e realtà aumentata. Il presente articolo di Francesco Pagano Esperto ICT e Direttore generale Fondazione AIDR ci apre anche le porte di in mondo tutto da scoprire, visto anche il progresso tecnologico in atto in tutti i settori.
Realtà virtuale e aumentata: una rivoluzione nell'industria navale
di Francesco PaganoPer lungo tempo, il settore industriale e quello delle tecnologie informatiche hanno seguito percorsi paralleli. Negli ultimi anni, tuttavia, si è assistito a una convergenza sempre più marcata, con un'integrazione crescente tra gli ambienti IT e le tecnologie operative (OT), ovvero i macchinari industriali. Questa tendenza coinvolge imprese di ogni dimensione. Tra le tecnologie IT più utilizzate nel settore industriale spiccano il machine learning, fondamento dell'intelligenza artificiale, che ha permesso di sviluppare funzionalità avanzate come la manutenzione predittiva dei macchinari, e le tecnologie di realtà virtuale e realtà aumentata. Queste ultime, nate nel mondo dei videogiochi con risultati inizialmente modesti a causa dei limiti tecnologici dell'epoca, hanno conosciuto una rinascita grazie all'introduzione di visori più moderni e potenti. Meta - l'azienda che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp - ha investito e continua a investire miliardi in questo settore, puntando alla realizzazione del metaverso. Sebbene la visione di Zuckerberg si sia concretizzata solo in parte, con un discreto successo commerciale dei visori più economici come i vari modelli di Meta Quest, nel mondo industriale la realtà virtuale e aumentata hanno assunto un ruolo sempre più rilevante. Se negli anni '90 queste tecnologie erano utilizzate principalmente dall'esercito per l'addestramento dei militari, oggi un numero crescente di imprese le impiega in ambito civile per ispezioni e manutenzione da remoto, oltre che per la formazione dei tecnici. Si tratta di soluzioni che permettono di ridurre sensibilmente i costi operativi e gli errori, facilitando la presa di decisioni in tempo reale senza la necessità di spostare fisicamente team di tecnici specializzati. Un esempio concreto di questa applicazione proviene da CETENA, società controllata da Fincantieri, che ha sviluppato un simulatore di veicoli subacquei filoguidati basato su tecnologie VR e AR. Situato a La Spezia, questo strumento serve a due scopi principali: addestrare il personale all'utilizzo e alla manutenzione di questi mezzi telecomandati. Il simulatore integra modelli 3D, manuali tecnici digitali e procedure operative per supportare le attività della Marina in scenari e missioni reali, garantendo un livello di realismo senza precedenti nelle sessioni di familiarizzazione e addestramento.
Questa innovazione segna un punto di svolta, essendo la prima volta che tale approccio viene adottato per la simulazione di veicoli subacquei. CETENA ha già un'esperienza consolidata in questo campo, avendo realizzato MANTA FMNS, lo strumento utilizzato dalla Marina Militare Italiana per simulazioni belliche ultra-realistiche. L'azienda ha inoltre sviluppato l'Helicopter Tactical Simulator, un simulatore di elicotteri integrato nel sistema MANTA, compatibile con i più recenti visori VR disponibili sul mercato. Benché queste tecnologie nascano in ambito militare, le loro applicazioni si estendono al settore civile. Ne è un esempio WHALE, una suite completa di prodotti di simulazione per l'addestramento degli equipaggi in ambito civile. Questo sistema permette di testare in sicurezza le procedure per operazioni anti-incendio, anti-allagamento, ancoraggio delle navi nei porti e rifornimento. È importante sottolineare che il successo di queste simulazioni avanzate in ambito civile è largamente dovuto alla disponibilità di visori VR e AR a costi contenuti. Grazie agli investimenti di Meta e di altri attori del settore, è ora possibile acquistare un visore di alta qualità con poche centinaia di euro, o al massimo qualche migliaio per i dispositivi più sofisticati. Questo vale principalmente per i dispositivi destinati all'addestramento. Diverso è il discorso per i dispositivi di realtà aumentata utilizzati durante le missioni operative, come quelli indossati dai piloti degli F-35, il cui costo può raggiungere i 400.000 dollari. Scoprite la nostra rubrica Tecnologia Immagine di copertina e altre immagini: AIDR Read the full article
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🍰 𝐋𝐚 𝐓𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐑𝐢𝐬𝐨. 𝐌𝐚𝐬𝐬𝐞𝐬𝐞 𝐨 𝐂𝐚𝐫𝐫𝐚𝐫𝐢𝐧𝐚? La torta di riso, quel delizioso, discusso e apparentemente innocuo dolce tipico di Massa e Carrara, che è in realtà una bomba calorica di latte, riso, uova e zucchero. Ma attenzione: non è solo un dessert. È un’ossessione, un campo di battaglia, un inno alla rivalità gastronomica che divide città, frazioni e persino famiglie. Ogni casa ha la sua versione “perfetta”, ognuno con il proprio segreto di famiglia: un pizzico di sale qua, una caramella alla menta là (sì, davvero), e soprattutto la scelta del liquore. Alchermes, Sassolino, Strega, Rum Fantasia… un giro alcolico che potrebbe mandare KO anche il più navigato dei pasticceri. Ah, e non pensare che una scelta valga l’altra: ci sono ricette precise anche per queste “pozioni” segrete. Chi sbaglia dosi o combina gli ingredienti male, rischia la damnatio memoriae gastronomica. Le discussioni su quale sia la migliore torta di riso non sono solo folklore, sono guerre di campanile. Avenza? Sicuri di essere i migliori. Mirteto? “La nostra è sacra!” Gragnana? San Michele approverebbe solo la loro versione. E non dimentichiamoci i puristi di Bedizzano, che fanno sparire quasi il riso dalla torta (eresia? Genio? Non si sa). I colonnatesi, però, non vogliono avere niente a che fare con questa storia. Troppo impegnati a idolatrare il loro lardo IGP. Per il resto, che mangino riso! Competizioni, sagre, degustazioni, e persino battaglie sui social network sono all’ordine del giorno. C’è chi sostiene che la vera torta di riso si faccia solo seguendo antiche ricette, che spesso variano solo di un paio di uova. E sì, anche il numero di uova è una questione da prendere dannatamente sul serio: otto uova? Sei un dilettante. Dieci? Ora cominciamo a ragionare. Dodici o più? Solo per temerari. La storia? Certo, la torta di riso moderna è figlia della borghesia marmifera carrarese del tardo Ottocento. Grazie a loro, ingredienti come zucchero e riso, un tempo lussi inaccessibili, sono diventati protagonisti di questo dolce. Ma non azzardarti a dirlo troppo forte a qualcuno di Massa: la rivalità con Carrara è tanto forte quanto la sua tradizione dolciaria. In conclusione, se ti capita di incrociare una fetta di questa torta nei forni locali, assaporala con riverenza. Evita di fare troppe domande su quale sia la migliore, a meno che tu non voglia ritrovarti al centro di un infuocato dibattito secolare. La torta di riso non è uno scherzo, è una passione travolgente, da gustare come si vivono i migliori momenti della vita: senza freni. 📷 Quella che ho degustato io (in foto) è di Andrea Pedroni 👉 Dolcemente, Marina di Carrara
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The Beach Luxury Club, un autunno di magia, tra Padel e dinner show
Dopo un'estate 2024 a cinque stelle, relax, musica e dinner show da sogno continuano a prendere vita nei tanti The Beach Luxury Club sparsi per il mondo continuano. E come è giusto che sia, questa realtà italiana attiva nel mondo continua a mette insieme a modo suo, ovvero con un certo stile, le tendenze internazionali.
Prima tra tutte quella di mescolare sport e divertimento. Ecco perché sia in Sicilia, a Santa Flavia, sia a Sharm, in Egitto (dove il brand di Manuel Dallori è nato), chi frequenta The Beach Luxury Club può giocare a padel, se lo desidera con istruttori professionisti, nei campi regolamentari di Domina.
"Da sempre The Beach Luxury Club e Domina hanno creduto ed investito nel padel, basti pensare ai campi in Sicilia e a Sharm e pure ai molti tornei e alle collaborazioni sportive messe in campo in Italia e all'estero", spiega Manuel Dallori, titolare di The Beach e Corporate Entertainment Director di Domina.
"Abbiamo poi chiuso una collaborazione con Padel artisti", continua Dallori. "E' una squadra di volti noti del mondo dello spettacolo, della tv e dello sport, chiamati a raccolta per puro spirito ludico e di solidarietà". Dopo una prima tappa di grande successo a Santa Flavia, all'inizio di novembre Padel Artisti farà scatenare Sharm.
E ovviamente non si vive di solo sport, in una realtà d'eccellenza come The Beach. Non mancano appuntamenti dinner party decisamente imperdibili. Dove? Ovviamente a Sharm, dove l'estate dura tutto l'anno ed è senz'altro una meta perfetta per una fuga d'autunno.
Venerdì 4 ottobre sul palco di The Beach Luxury Club Egypt torna Umberto Smaila, uno degli artisti simbolo del divertimento da sempre. La sua musica e la sua energia quando canta e suona non hanno bisogno di presentazioni. Sempre nel corso del mese di ottobre, sono in programma altri due dinner show decisamente imperdibili, intitolati "Welcome to my Dream".
Perché sognare al The Beach non è solo possibile, è semplicemente l'unica cosa logica da fare... Ad esempio, a settembre e ad ottobre si può già sognare un Natale ed un Capodanno da sogno, al caldo. Lo staff The Beach sta già lavorando a party che lasceranno il segno. E' ancora presto per parlarne, ma dietro al divertimento ci sono sempre le energie e la creatività di tante persone. Mentre si sogna, ad occhi aperti o a occhi chiusi, a volte è giusto pensare anche a loro.
COS'E THE BEACH LUXURY CLUB
Creato e gestito dall'imprenditore viareggino Manuel Dallori, The Beach Luxury Club è un concept di beach club con intrattenimento che prende vita in spazi aperti dal mattino alla notte. Propone cucina raffinata, presentata in un contesto unico, con piatti di ispirazione mediterranea e fusion, dinner show internazionali e party che finiscono solo alle ore piccole. Prende vita tutto l'anno a Sharm El Sheikh presso e dalla primavera all'autunno a Santa Flavia (Palermo). In Toscana si fanno notare due nuove aperture nell'estate '24: Greg on the Beach a Forte dei Marmi e The Beach @ Marina di Scarlino (Grosseto).
www.thebeachluxury.com/
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