#maria rosso
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO PRIMO - di Gianpiero Menniti
CADONO LE UTOPIE DELL'UMANESIMO - Prima Parte
Cielo plumbeo che scolora nel violaceo saldandosi con un paesaggio di sfondo annerito dalle tenebre, la luce che scolpisce con durezza, trattando la materia con modalità plastiche, delineando volti e corpi nel segno di una sintesi espressiva netta, tagliente, definitiva. La croce, che colma l’asimmetria della scena, ha una consistenza architettonica monumentale, centro di un movimento che scaturisce dalla Maddalena inginocchiata e contratta in uno spasimo scomposto diretto verso la Vergine, risparmiata dalla luce in un corpo che si abbandona cadente, retto da due pie donne, ad un muto disperato dolore. Mentre poco sopra il movimento, realizzato con l’uso delle scale, si riavvita nello stagliarsi di muscoli contratti in un dinamismo esasperato che ascende, s’infervora brutalizzando i volti ed i gesti in una bassa manovalanza da cadaveri ed infine, a compimento di una parabola che segue il disegno della carpenteria della pala, si conclude nell’umanissima costernazione di un fanciullo che regge una delle scale mentre in primo piano un “masaccesco” San Giovanni, in analogia con la postura della Vergine, china il capo lasciandone il volto alle mani che coprono alla vista l’inesprimibile disperazione. Non è un caso che i volti colpiti dal dolore siano occultati: quello della Madonna in ombra, quello della Maddalena di scorcio e poi quello di Giovanni. L’iconografia classica misurata sui protagonisti della scena sacra ne viene sconvolta, ribaltata a favore di comprimari senza nome, contriti (le donne) o affannati ed eccessivi (le figure che si dibattono intorno al corpo del Cristo). Questo contrasto anima di pathos profondo la scena che pur essendo scarna ed essenziale, appare satura di convincente ricerca espressionistica. Il Cristo di questa deposizione, risalente all’anno 1521 e conservata a Volterra dove fu dipinta da Giovan Battista di Jacopo di Gasparre, al secolo Rosso Fiorentino (1494 - 1540) è davvero un corpo che possiede l’inerzia e la pesantezza di un cadavere, è trattato come tale in un coacervo di grida e di trambusto. Eppure, la sua maestà è evidente: il volto è sereno, quasi sorridente. Lo spasmo terrificante che coglie nell’istante della morte cruenta non ha lasciato segni: il suo spirito è già asceso mentre nessuno degli astanti se ne accorge. Le scale degli uomini sono misera materia nel confronto con la levità del trascendente. La materia è come schiacciata, racchiusa nello spazio angusto del supporto, spinta verso il basso dalla figura di un vecchio satiro appollaiato sulla sommità della croce. Il corpo di Cristo è attratto verso la terra ma il suo volto è l’unico a protendersi, in un’involontaria torsione del capo, verso il cielo, verso la salvezza, verso la pace celeste.
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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le tre marie in rosso
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Mi manca...
Lo zoccolare fino in spiaggia con mia madre che mi diceva "cammina bene alza quei piedi"...pinoli per terra da schiacciare con i sassi...
l'odore della siepe di caprifoglio dalla pensione trieste al bagno emilio e quello dei giornali dell'edicola, misto a quello del mare e degli abbronzanti e della piadina...
la cuffietta bianca della piadinara...quella anziana, la prima ..che faceva le piade tirate a mattarello con il bordo frastagliato e il pezzetto di carta marroncina per portarle via ...
la luce bianca del mattino e la bassa marea con le righe della sabbia sotto i piedi, i buchini dei cannolicchi e schivare i granchi
fare capannella con il tettuccio del lettino e il telo, il caldo sulla pelle...l'odore dell'abbronzante e il libro con sabbia tra le pagine...
e aspettare le 11 che non arrivavano mai per il bagno... il freddo dell'acqua al primo tuffo o l'andare giù piano piano con tutta la pelle d'oca... i rumori attutiti quando si è sott'acqua.... il cretino di turno che ti slaccia il bikini...le spalle di mio padre per salirci a fare i tuffi...
correre sulla sabbia bollente saltellando tra un'ombra e l'altra... stendersi al sole senza fare la doccia e sentire la pelle tirare con il sale che brucia appena sulla pelle un po' scottata sulle spalle ...
il fastidio della sabbia tra le dita e lavarsi i piedi nel rubinetto sotto le docce aspettando con il costume in mano per sciacquare anche quello...il profumo dello shampoo e il rigagnolo di schiuma e acqua sulla sabbia...
il cemento rigato e rosso e bollente della banchina del porto con le barche che partivano da Milano Marittima per la gita a Rimini e la voglia di tuffarsi lì ma la mamma non voleva...e stare in equilibrio sul muretto tra la banchina e gli scogli ad aspettare gli schizzi delle onde,
il mare grosso i rari giorni che faceva temporale e a fare il bagno tuffandosi dentro le onde e ci si riempiva il costume di sabbia..
la pizza che faceva la sorella della vedova di Emilio alle cinque...e io le confondevo poi sempre quelle due...la Maria e l'Anna
Il rullo per tirare il campo da bocce e il barattolo bucato con il talco per fare le righe...e le premiazioni delle gare al pomeriggio e se le coppie erano miste io ero un po' gelosa se mio padre giocava con la mamma della cecilia perchè era così bella...
e guardarti da lontano mentre giocavi a calcio sporco di sabbia dappertutto e cominciare a scoprire quell'emozione nuova quell'attrazione mai provata... ecco cosa vuol dire innamorasi...il dondolo dell'Hotel Miramare dove per la prima volta ho capito che potevo anche godere del mio corpo...
I giardini del tennis con la terra rossa e la giostra e l'odore dei pini...
le tonde alla sera su e giù per viale Roma e baci infiniti sulle panchine, le feste al Giardino D'Estate con Gianni Togni che cantava Luna..e le puntate all'ippodromo di Cesena e le gite al Parco Naturale che mi sembrava così lontano...
Gli amici che poi non avresti rivisto più, quelli che rivedi solo lì...e quelli che sono ancora con me ......il primo primissimo bacio sul dondolo della casa in affitto ...
il rumore degli aerei con la pubblicità...la pizzeria da Duilio e il cinema Italia all'aperto ...le lacrime quando era ora di tornare e il grano nei campi era già mietuto e le arature portavano l'autunno...
Mi manca la felicità pura e spensierata di quel periodo quando ancora tutto poteva essere e ogni cosa era nuova e da scoprire ...e che non è stata mai più.
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Master Post - A to M
If you notice any show, movie or character missing that I’ve made gifs of, please let me know. Characters are sorted alphabetically by first their last name and then their first name.
Last updated: November 10th, 2024
A
Aladdin [2019] (Princess Jasmine)
Allerleirauh (Princess Friederike | Princess Lotte)
American Song Contest (2022)
Aschenputtel [2010] (Marie/Aschenputtel)
Aschenputtel [2011] (Annabella | Aschenputtel/Cinderella)
Australia [2008] (Sarah Ashley)
B
Barbie (Stereotypical Barbie)
Beauty and the Beast [2017] (Madame de Garderobe | Mrs Potts)
Becoming Elizabeth (Amy Robsart | Mary Tudor)
Blood, Sex & Royalty (Anne Boleyn | Mary Boleyn)
Bridgerton (Tilley Arnold | Lady Berbrooke | Benedict Bridgerton | Daphne Bridgerton | Eloise Bridgerton | Francesca Bridgerton | Hyacinth Bridgerton | Violet Bridgerton | Queen Charlotte | Cressida Cowper | Agatha Danbury | Penelope Featherington | Philippa Featherington | Prudence Featherington | King George III | Siena Rosso | Edwina Sharma | Kathani "Kate" Sharma | Mary Sharma | Tessa | Marina Thompson | Extras)
Britain’s Bloody Crown (Margaret of Anjou | Margaret Beaufort | Elizabeth Woodville)
C
Cinderella [2015] (Anastasia Tremaine | Drisella Tremaine | Ella)
D
Das Adlon (Sonja Schadt)
Die Galoschen des Glücks (Princess Aurora)
Die Kaiserin (Maria Alexandrovna / Marie of Hesse | Elisabeth “Sisi” of Austria | Archduchess Sophie of Austria)
Die Salzprinzessin (Princess Amélie | Princess Eugenia | Princess Isabella)
Die Schöne und das Biest (Elsa)
Disney Live Action (see the individual movies | Extras)
Doctor Who (Ashildr | Cyril Arwell | Lily Arwell | Madge Arwell | Reg Arwell | Rosanna Calvierri | Miss Chandrakala | Agatha Christie | Hugh Curbishley | The Doctor | Twelth Doctor | Clemency Eddison | Jack Harkness | King James I | Katherine | Donna Noble | Madame de Pompadour | Amy Pond | Bill Potts | Robina Redmond | Becka Savage | Willa Twiston | Extras)
Domina (Agrippa | Antonia Major | Antonia “Antonina” Minor | Emperor Augustus | Julia the Elder | Livia Drusilla | Marcella | Octavia Minor)
Downton Abbey (Lucy Branson (née Smith) | Cora Crawley | Edith Crawley | Mary Crawley)
Dynasty [2017] (Kirby Anders | Fallon Carrington)
E
Effie Gray [2014] (Euphemia “Effie” Gray)
Elizabeth Duology (Elizabeth I)
Emerald City (Langwidere of Ev)
Emma [2020] (Isabella Knightley | Emma Woodhouse)
Eurovision Song Contest (1970 | 1974 | 1979 | 1980 | 1982 | 1988 | 1991 | 1992 | 1993 | 1995 | 1996 | 1998 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | 2013 | 2014 | 2015 | 2016 | 2017 | 2018 | 2019 | 2021 | 2022 | 2023 | 2024)
F
Frauen, die Geschichte machten (Catherine the Great)
G
Galavant (Madalena)
Game of Thrones (Myrcella Baratheon | Cersei Lannister | Ellaria Sand | Sansa Stark | Daenerys Targaryen | Margaery Tyrell)
Good Omens (Aziraphale | Crowley)
Grey’s Anatomy (Lexie Grey)
H
Hamilton (Angelica Schuyler | Eliza Schuyler Hamilton)
House of the Dragon (Jeyne Arryn | Alicent Hightower | Mysaria of Lys | Aegon II Targaryen | Baela Targaryen | Helaena Targaryen | Rhaena Targaryen | Rhaenyra Targaryen | Rhaenys Targaryen | Laena Velaryon)
I
J
K
Ku’damm (Helga von Boost)
L
Legacies (Jo Laughlin | Hope Mikaelson | Elizabeth “Lizzie” Saltzman | Josette “Josie” Saltzman)
Les Misérables [2018] (Cosette | Fantine Thibault)
Little Women [2019] (Amy March | Margaret “Meg” March)
Ludwig II [2012] (Elisabeth “Sisi” of Austria | Ludovika, The Duchess in Bavaria | Sophie in Bavaria)
M
Maleficent Duology (Princess Aurora | Queen Ingrith of Ulstead)
Märchenperlen (see the individual movies)
Maria Theresia [2017] (Maria Anna of Austria | Empress Maria Theresia | Mademoiselle de Chartres | Elisa Fritz)
Marie Antoinette [2006] (Marie Antoinette | Empress Maria Theresia | Marie Thérèse Louise of Savoy, Princesse de Lamballe | Extras)
Marie Antoinette [2002] (Marie Antoinette)
Mary Queen of Scots [2013] (Mary Stuart)
Maximilian - Das Spiel von Macht und Liebe / Maximilian and Marie de Burgogne (Mary of Burgundy)
My Fair Lady (Eliza Doolittle)
My Lady Jane (Jane Grey)
Go to N-Z
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Eight deadly sins: Bridgerton partners edition
Companion piece to my 8 deadly sins Bridgerton siblings edition. So let's get started
Kate: Wrath
I think I chose her as Wrath because its the driving force behind most of her actions in TVWLM. Take playing pall mall, she doesn't want to win, she just wants Anthony to lose. Anthony pisses her off so much during their book that her almost in perpetual state of annoyance drives most of the actions she takes and also, it is often mentioned in later books, how much Anthony dreads making his wife angry. If you ask me, out of both of them it's Kate who has a tiny bit of an anger management problem. ( She's capable of ruining Maria Rosso whole career in a pique of annoyance, just sayin)
Sophie: Lust
Self explanatory. Sophie spent her entire book acutely aware that her lust for Benedict was a particularly terrible weakness of hers and as such she guarded herself against sleeping with him with all trough thick and thin. So much that when she does fall into bed with Benedict it makes her feel like she betrayed herself and makes her want to immediately run away from the situation.
Penelope: Pride
Penelope's pride was what ultimately led to her downfall. So proud of Lady Whistledown, so happy to have made a name for herself right under the ton's nose, so confident nobody would ever figure it out. Penelope likes being the smartest person in the room, she likes the invisible power her secret gives her. So much that the moment Cressida tried to take credit for LW Penelope's pride wouldn't let her get away with it! And her hurt pride also leads her to lash out at Colin when he discovers her secret. It's her life work! She's not going to let anyone minimize what she's achieved
Simon: Vanity
He does think he's hottest snack in the room and needs protection from matchmaking mamas. No Seriously all jokes aside, for someone that insecure, he does have a very high opinion of himself that borders on vanity. Simon has worked all his life to build his public image, to hide the parts of him that his father deemed undersirable and cultivate an image of aristocratic aloofness. It's Daphne seeing past all that, which makes Simon break character and start liking her
Phillip: Sloth
More like, he was content with the bare minimum, before Eloise came into his life. Most of Phillip's sins in TSPWL can be blamed on inaction, some because he didn't know what to do,(deal with the aftermath of Marina's death) others because he was too passive to actually do what needed to be done (take charge of the raising of his children) Phillip is content with inaction, with isolation and distance. That's all he's ever known. At least until Eloise lights a fire under him and pushes him to make things right
Michael: Gluttony
I guess I put Michael in this category because Gluttony is the sin of overindulgence and he's the merry rake. Michael is an overindulgent person, not just in Francesca's eyes, but also in the eyes of everyone else. Which makes it ironic that the only thing he's had restraint in, has been his desire for Francesca.
Gareth: Greed
His greed comes in good faith okay. We still love him. But truth be told he still has to replenish his family fortune by marrying an heiress and he's still looking for the family diamonds for this reason. Gareth's greed is ultimately channeled into healthy outlets but we all know that had lady Danbury left him to his own devices, he would undoubtedly have married for money
Lucy: Envy
Like Gregory, Lucy ended up getting envy by process of elimination. Which is fitting considering that while she doesn't Envy anyone's life, she does envy the fact that they have a choice in the outcome of said life. Lucy's entire life has been controlled by her uncle while Hermione and Gregory did grow up with families that let them have a choice in how they wanted their lives to be. Even Richard has more choices than she does. And Lucy envies them for this. Not to the point of wishing anyone ill, but yes to the point of trying to make sure the people she loves don't squander the chances they got, because she doesn't get to have those chances
An: honestly this post was hard because I do think all the Bridgerton partners are Angelic beings who have done nothing wrong. Still I did my best with the prompt
#bridgerton#simon basset#Kate Sharma#sophie beckett#penelope featherington#sir philip crane#7 deadly sins au
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Carlo Maria Cordio – Absurd (Rosso Sangue) 2XLP
Halloween Season: Giallo and Italian Soundtracks!
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The Queen of the Quills - Jily Edition (Part 5)
Posting on Tumblr too because this fic's sister is already there.
Reading The Queen of the Quills - Blackinnon Edition will not be mandatory to understand the developments of James and Lily's story, but some details could be shared, therefore, for anyone wishing to fully enjoy the experience, I will leave this series' masterlist here.
This was @athenasparrow's gift for @jilymicrofics ' Exchange 2024, but if you like it and are willingly to reblog, it would be super appreciated since stories like this require quite some time and effort🥰
Taglist (if anyone wants to be added, please DM me or comment and I'll gladly add you!): @thaisthedreamer
Plot: James Potter, London's most evasive bachelor, an impertinent libertine, has decided to get married. He has also already chosen his wife, the debutante Lily Evans, a self-confident young woman who has not the slightest intention of being seduced by such a man. A Bridgerton inspired Regency AU.
Words: 4093
Mrs. Potter’s musicale proved to be a decidedly musical affair (not, this author assures you, always the norm for musicales). The guest performer was none other than Maria Rosso, an Italian soprano from the all-witch choir known as Spellbound who made their debut in London two years ago and has returned after a brief stint on the Vienna stage. With thick, sable hair and flashing dark eyes, Miss Rosso proved as lovely in form as she did in voice, and more than one, or it would be better to say more than a dozen, of society’s so-called gentleman found it difficult indeed to remove their eyes from her person, even after the performance had concluded.
The Queen of the Quills, May 17, 1813
Lily felt the exact moment he walked in the room. She tried to tell herself it had nothing to do with a heightened awareness of the excruciatingly handsome wizard, she couldn’t imagine that every woman didn’t notice him immediately, and furthermore, he arrived late – not very, but still enough he had to try to be quiet as he slipped into a chair at the front next to Mrs. Evans – still she noticed him before her own mother and sister did, and it rendered her unable to even breathe. He didn’t look her way, but several candles had been snuffed, leaving the room bathed in a dim, romantic glow, so the shadows must’ve obscured her face and the way she tried to keep her eyes on Miss Rosso throughout the performance, even if the woman couldn’t take hers off of Mr. Potter, and for some reasons, it didn’t improve her disposition. She should’ve rejoiced in the fact, it was just another piece of proof he was every bit the licentious rake she’d always known him to be, but she wasn’t feeling smug, or vindicated, she was just heavily, uncomfortably disappointed, so much so she felt herself slump slightly in her chair.
When the performance was done, she couldn’t help but notice how the soprano, after graciously accepting her applause, brazenly approached her suitor and offered him one of those seductive smiles, the sort Lily would never learn to do even if she had a thousand opera singers trying to teach her. There was no mistaking what she meant with that act, and he must’ve realized too, because he threw her a mysterious look and actually tucked an errant lock of her raven hair behind her ear.
Lily shivered in disgust. For Merlin’s beard, the man didn’t even need to chase women, they practically dropped at his feet and whispered sweet nothing in his ears! Maybe she praised him, or maybe she outwardly offered herself, because he leaned down enough to kiss her neck.
“Lily?” hissed her mother, decidedly irritated. “Stop watching Mr. Potter.”
“I wasn’t… well, all right, I was, but did you see him?” she whispered urgently. “He’s shameless.”
She looked back over at him, still flirting with Maria Rosso, no care in the world about who might see.
“I’m sure his behaviour isn’t any of our business,” replied Elizabeth, lips pursed into a tight line. “He has been kind in delivering the invitations to the musicale himself, but I’m certain he wants nothing to do with you after that fiasco in Hyde Park.”
If the situation had been different, Lily would have argued that it wasn't her fault that his dog had pushed her into the water and he jumped in to save her when she was already swimming toward the shore, but she didn't have the energy to argue right now, so she sagged her shoulders and followed her family as they greeted their lovely hostess. Mrs. Potter had fair hair and light eyes, and she was rather petite to have mothered such a large son, so Lily decided her late husband must’ve been a tall man.
“Mrs. Evans,” she said warmly, “what a delight to see you again. I so enjoyed our meeting at the last ball and I must say I’m very glad you decided to accept my invitation.”
“We wouldn’t dream of spending the evening elsewhere,” her mother rejoined. “And may I present you my daughters? The older one is Petunia, and the younger one is Lily.”
“It’s a pleasure to meet you both, and I would like to introduce you to Mr and Mrs. McKinnon’s daughter, Marlene,” she said, motioning to a young lady at her side. For some reason, Lily was convinced she had already met her, but maybe she was just a classmate she had passed a couple of times in the corridors at Hogwarts. After all, Londoners were used to minding their own business there too, and she had no doubt that someone so beautiful and seemingly delicate was constantly surrounded by flocks of other adoring young women. Anyway, Lily smiled warmly at the girl, who looked to be about the same age as her, even though the similarities between them ended here: her blonde hair were a perfectly styled field of lovely golden wheat and her face was angular, a rather sharp contrast with Lily’s roundness.
“Is this your first season?” she asked, already friendly.
Both Lily and Petunia nodded.
“How lucky!” she exclaimed. “I attended a few parties last year and may I say they were a bit… boring? Everything was so new the first time, but by the end of spring I already remembered everyone’s name. This way, I thought I could get an excellent match, but as you may see by yourself, I’m still unmarried.”
As Marlene spoke, Mrs. Evans glanced at her son, who kept flirting madly with the Italian opera singer, and frowned.
Lily felt something very uneasy in her stomach: according to recent issues of The Queen of the Quills, Mrs. Evans was on a mission to get her son married off, and while he didn’t seem the sort of man to bend to his mother’s will, or anyone’s, for the matter, she had a feeling the woman would be able to exert quite a bit of pressure is she so chose. Maybe that was why he was so intent on courting her.
After a few more moments of polite chatter, the Evans left Mrs. Potter to greet the rest of her guests and were soon accosted by Mrs. Bones, who, as the mother of three daughters, two still unmarried, always had a lot to say to Elizabeth – she had long declared herself on a first-name basis with the Evans – although that day her gaze was firmly focused on Lily, who immediately began to assess possible escape routes.
“What a surprise to see you there!” boomed the stout woman, leaving her interlocutor puzzled. “Gossip said you were ill.”
“Don’t worry, it was nothing that serious,” Lily retorted, with a weak smile. How Amelia had managed to become a pleasant person to have around with a family like hers Lily just couldn't explain.
“From what I heard, you contracted it in a rather serious way,” Mrs. Bones added, brows rising a good half inch. It was evident she knew, maybe she was even at the scene, but there was really no need to talk about it at the Potter’s.
“A way of little consequence, as you can see,” Lily countered firmly, although she was finding it difficult not to growl at the meddlesome woman.
Mrs. Bones opened her mouth, a sharp intake of breath telling she was preparing to launch into a lengthy monologue on the topic of the importance of good deportment, or good manners, or good breeding, but her youngest promptly interrupted her, offering to fetch lemonade for everyone.
“Lily, would you be so kind as to help me?” she asked, turning to the one she set out to save. “Unfortunately, I still don’t have enough hands to carry all those glasses.”
Lily tried not to appear too eager to accept, but everyone must’ve noticed their urgency to flee from how quickly they walked away, dodging those present with skill.
“Thank you,” she murmured to her saviour once they reached the lemonade stand and grabbed four glasses, for everyone except Petunia, who said she wasn’t thirsty.
“I know how my mother can be, I’m usually her favourite victim, so since I could avoid you what would’ve sounded like a lecture from an almost stranger, I took advantage of it. I’m sure somehow she would’ve found the opportunity to insert me into the conversation just to define me an impertinent social failure,” replied the other, and although a part of Lily wanted to pity her for that cruel fate – no mother should behave like that with her daughter – another part told her not to do so, because the girl needed an ally, not yet another young lady looking at her like a hopeless cause.
“Can we go back for a glass for ourselves?” asked Amelia as soon as they reunited with their families, and her mother nodded in a matter that told Lily everyone must know her youngest wasn’t her favourite.
“Why don’t we go out for a bit of fresh air? Since we’re together, we don’t need a chaperone,” suggested the redhead, who wanted a little more space to investigate on what the wizarding society really thought of Mr. Potter. Was he a hypocrite? A scoundrel? Or even a liar? Had he by chance deluded women and then abandoned them without any prospect? Did he have bastards? She didn't know why she cared so much, after all he probably believed her a menace to society, or he wouldn’t have acted as he was doing with Miss Rosso, still she needed to know if it was the norm or just a game to get back at her. So she asked, rather forward, as she and her friend sank into a cushioned bench about ten yards from the music room. They remained there for several minutes, more than pleased with the comfortable intimacy of their gossip, until they heard one particular voice rise slightly above the low rumble of the crowd, followed by decidedly musical laughter. After a shared look of realization, they hitched up their skirts by a few inches to save themselves from tripping and ducked into the doorway next to the bench, hoping Mr. Potter and his paramour would walk on by, and they could scoot back into the music room and laugh about their little adventure. As their eyes adjusted to the dimness of the room, they realized they were in some sort of office, with walls lined with books, although not enough to be a library, the place dominated by a massive oak desk with papers laid on top of it in neat piles. Clearly the place was lived, not just for show, and as curiosity got the better of them, they wandered toward the desk, Lily running her fingers along the wooden rim. The air still smelled faintly of ink, and maybe the slightest hint of pipe smoke. All in all, she decided, it was a lovely room, comfortable and practical, a place a person could spend hours in lost in lazy contemplation, but just as she was about to lean back against the desk, savouring the quiet solitude exuding from the place, she heard and awful sound. The doorknob clicked, and with a frantic gasp, Amelia disappeared, leaving her with no other option than dive under the desk, squeezing herself into the empty cube of space and thanking the heavens that it was completely solid rather than the short that rested on four spindly legs. Barely breathing, she listened, cursing herself for not taking Apparition class seriously.
“I had heard this would be the year we would finally see the notorious Mr. Potter fall into the parson’s mousetrap,” came a lilting feminine voice. Lily bit her lip, recognizing the Italian accent.
“And where did you hear that?” came James’ unmistakable voice, followed by another awful click of the doorknob that made Lily shut her eyes in agony. She was trapped in the office with a pair of lovers. Life simply couldn’t get any worse than this, unless she was discovered, though it didn’t make her feel much better about her present predicament.
“It’s all over town,” Maria replied. “Everyone is saying you have decided to settle down and choose a bride.”
There was a silence, but Lily could swear she could hear him shrug: “It’s probably past time.”
“You are breaking my heart, did you know?” she asked, making Lily nearly gag.
“Now, my sweet signorina, we both know that your heart is impervious to any of my machinations,” Mr. Potter murmured, and Lily pictured him as close as they were before, his lips nearly on her skin, because next came a rustling sound, which she took to be Maria pulling coyly away to state she wasn’t inclined for a dalliance.
“I don’t look for marriage, of course, that would be most foolish, but when I next choose a protector, it shall be for, shall we say, the long term,” she added, low and husky.
“I fail to see the problem.”
“Your future wife may not.”
“The only reason to give up one’s mistress is if one happens to love one’s wife,” Mr. Potter chuckled. “And as I don’t intend to choose a wife with whom I might fall in love, I see no reason to deny myself the pleasure of a lovely woman like you.”
Lily tried to imagine the reaction of the couple if she jumped out of her hiding place, screaming like a madwoman, asking what made him think she was the right match if that was his plan from the start. It nearly made her laugh, and at the same time she wanted to cry, because there was no way she could make the entrance she wished to make when she was squatting like a frog with her hands wrapped around her ankles. A few unintelligible sounds distracted her from her fantasies, and she dearly prayed they weren’t a prelude to something considerably more intimate. After a moment, though, Mr. Potter’s voice emerged clearly, asking to the singer if she cared for something to drink. Maria murmured her assent, and James’ forceful stride echoed along the floor, growing closer and closer, until he came into view, his athletic frame displayed to surprising benefit from her vantage point on the floor. If he just kept his face to the window as he poured, she might escape detection, but if he turned so much as halfway she would be as good as dead, for she had no doubt he would kill her. Frankly, she was surprised he hadn’t tried last week at the Serpentine.
“Is everything all right?” Maria called out, when Mr. Potter clinked the tumblers slightly together as he set them down before pouring two fingers of amber liquid into each glass.
“Perfect,” he answered, although he sounded vaguely distracted, like a dog sniffing the air around in search of his prey. Maybe that was why Lily froze and stopped breathing completely, eyes wide and unblinking, as he started to hum slightly to himself and his body slowly began to turn.
Keep walking, she screamed in her head, keep walking to your lover and don’t look back.
But it didn't go that way, and she watched with complete and utter horror as his eyes scanned her starting from her shoes and pinned her where she was.
__________________
James knew quite well why he’d brought Maria Rosso back to his study. Surely no warm-blooded man could be immune to the charm of her lush body and her intoxicating voice, and he knew from experience that her touch was equally potent, but even as he took in that silky sable hair and those full, pouting lips, even as his muscles tightened at the memory of other full, pouting parts of her body, he knew he was using her. He felt no guilt in that regard – she was using him as well, and she would at least be compensated for it, whereas he would be out several jewels, a quarterly allowance, and the rent on a fashionable townhouse in a fashionable part of town – no, if he felt uneasy and frustrated, if he felt like he wanted to put his damned fist though a brick wall, it was because he was using Maria to banish the nightmare that Lily Evans was from his mind. He never wanted to wake up hard and tortured again, knowing she was the cause, he just wanted to drown himself in another woman until the very memory of his recurring dream dissolved and faded into nothingness, because Merlin knew he was never going to act on that particular erotic fantasy because he shouldn’t like her like that. The though of making love to her, and not just bedding her, made him break out in a cold sweat, even as it swirled a ripple of desire right through his gut. Bloody hell, the woman must’ve bewitched him, there could be no other explanation for the dream, and besides, even now he could swear he could smell her. It was that maddening combination of lilies and soap, that beguiling scent that had washed over him while they were in Hyde Park.
“Is everything all right?” Maria called out.
“Perfect,” James said, voice sounding tight to his own ears. He began to hum, something he’d always done to relax, and he turned, even started to take a step forward, because after all Miss Rosso was waiting for him, but the damned scent followed him and his foot hesitated in midair, his step forward proved to be a small one instead of his usual long stride, and he kept turning, his nose instinctively twisting his eyes toward where he knew there couldn’t be lilies until he saw her under his desk, crouching like a frog. It was a wonder he didn’t drop the whiskey as their eyes met, and he saw hers widen with panic and fright.
Good, he thought savagely. What the hell was she doing here? Wasn’t making a scene after he doused himself in the filthy water of the Serpentine to rescue her enough for her bloodthirsty spirit? Did she need to spy on him as well?
“Maria,” he said smoothly, moving forward toward the desk until he was nearly stepping on Lily’s hand. “I have suddenly remembered an urgent matter of business that must be dealt with immediately.”
“This very night?” she asked, quite dubious.
“I’m afraid so. Allow me to walk you to the door,” he said, and although the singer’s eyes were curious, she still took his arm and forgave him for his rudeness for not taking her back to the music room.
“I am a grown woman, I believe I can manage the short distance,” she laughed, a low, sultry sound that should’ve seduced him. “And furthermore, I suspect there isn’t a woman alive who could deny you forgiveness with that smile.”
“You are of a rare kind, Maria Rosso,” he replied, hoping she couldn’t feel how far his head was from this conversation. Not too much physically, since Lily was just a few steps away, but metaphorically…
“But not, apparently, rare enough,” she murmured before floating out, finally giving James the possibility to shut the door with a decisive click, turn the key and pocked it. At the sound, Lily crawled out of her hiding place, leaning on the edge of the desk for support, apparently unable to start the much-needed explanation she had to give about her presence.
“Well?” he asked, breaking the bubble of silence.
“It was an accident!” she exclaimed. “I was sitting in the hall and I heard you coming. I was just trying to avoid you and your lover, to spare the embarrassment to everyone...”
“So you decided to invade my private office?” he asked, suspicious.
“I didn’t know it was your office. I…” she started, but was unable to finish her sentence, probably intimidated by his deliberate proximity. He could swear he was hearing the frantic beating of her heart coming from beneath the bodice.
“I think perhaps you did know this was my office,” he murmured, letting his forefinger trail down the side of her cheek. “Perhaps you didn’t seek to avoid me at all, on the contrary, you desired something else, something more… insane?”
Lily swallowed convulsively, long past the point of trying to maintain her composure.
“What do you say to that?” he asked, his finger sliding along her jawline.
Her lips parted, but she couldn’t have uttered a word if her life had depended on it. He wore no gloves, he removed them during his interrupted tryst with Maria, and the touch of his skin against her was so powerful it seemed to control her body, for she breathed when he paused, stopped when he moved. He had no doubt their hearts were beating in time as his breath kissed her lips, and he smiled, victorious, when she deleted the little distance still separating them. It was evident she was an innocent who wouldn’t know what it was like to have a man so near the heat of his body seeped through her clothes, who wouldn’t recognize the first prickles of desire, nor would she understand that slow, swirling heat in the core of her being, but it was there, he could see it in her face with only one look of his experienced eyes.
James told himself that if she hadn’t kissed him, he would’ve stopped right there, left her bothered and breathless, but he knew he was lying, he knew the moment there had been barely an inch between their faces back in her house and he resisted the pull to give in to her beguiling scent only because the footman might’ve saw them. But right now, there was no chaperone, they were in the privacy of his study, her mother was probably immersed in conversation and the prickles of desire he’d meant to spark within her suddenly ignited him, sending a warm claw of need to the very tips of his toes. Although her kiss had been chaste, and rather desperate, the fingers he’d been trailing along her cheek to torture her suddenly became a hand that cupped the back of her head, and his lips took hers in an explosion of desire, making her gasp against his mouth, something he took advantage of to slide his tongue between them. She was pliant in his arms, so James pressed his suit further by allowing one of his hands to slide down her back and cup the gentle curve of her derriere.
It was madness, he knew he should stop and he damned well shouldn’t have started, but his body was racing with need and he felt so good he had no intention of letting her go. It was like when he was younger, with no care in the world, and his father was still alive, ready to rule the family and gift him with the chance to mess up without consequences a little more, and at the same time he found she possessed something that suited him like no woman ever had before. Something about her was just right, maybe her smell, or maybe the way she felt in his arms, and he knew that if he stripped off all of her clothes and took her there on the carpet on the floor of his study, she would fit underneath him, around him, just right. A low, triumphant growl emerged from James’ mouth as he moved it to her slender neck and further down, in the expanse of skin usually hidden by the bodice he moved slightly, enough to not expose her right away but still more than decency allowed. With ragged and fast breath, he pinned her to his desk, crazed, frantic, leaving small red marks wherever he sucked, regardless of the consequences.
“Do you still hate me?” he asked, and when she slightly shook her head, he cupped one of her breasts, covering it entirely with his hand. Just as he was plotting the best course back to her lips, he heard the perfectly awful sound of Sirius’ voice outside the door.
“James!” he shouted. “I know you’re here and your mother does too. She needs your assistance and asked me to tell you to stop fucking Miss Rosso.”
Miss Evans, blissfully unaware of how close she’d come to having been pleasured utterly senseless, threw a horrified look to the door.
“One of these days,” James muttered, “I’m going to have to kill him.”
#jily#lily evans#james potter#marlene mckinnon#amelia bones#petunia evans#sirius black#regency au#bridgerton au#the queen of the quills
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rosso determina
#131
©️ Maria Flavia Vanni
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Arthur Parodi Secchi
AL CHIARO DI LUNA 1
È quella semplice emozione che ha la forza di prendersi l’anima.
Maria questo lo sapeva.
Guardava le sue mani sui tasti. Le dita affusolate, smaltate di rosso, si posavano delicatamente sulle note. E in ogni respiro che liberava lo dedicava a lui, un’anima che non restava mai ferma neanche la notte; al buio inseguiva il suo sogno libero.
- continua -
Buona domenica!.
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO PRIMO - di Gianpiero Menniti
CADONO LE UTOPIE DELL'UMANESIMO - Seconda Parte
Iconologia, iconografia e stile della "Deposizione di Volterra" sono quelle del paradigma rinascimentale dei tre grandi Maestri? Per nulla. Il modello è ormai quello del rinascimento idealizzato e poi tradito. Il XVI secolo avverte sé stesso come l’impero romano percepì la sua caduta: è un secolo che sente la decadenza. Il Rinascimento appare, in questo senso, come l’affannarsi teso a nascondere il dramma delle “albe incompiute” dell’umanesimo: si tratta di un’espressione del filosofo italiano Massimo Cacciari, il quale vede nel “Rinascimento”, soprattutto nel passaggio tra ‘400 e ‘500, un’epoca di straordinaria crisi che segue alla caduta delle utopie dell’umanesimo. Quali erano queste utopie? Sostanzialmente una: l’utopia della virtù che sconfigge la fortuna, l’uomo padrone del proprio destino. Con essa, cade anche l’utopia della combinazione armonica tra filosofia medievale e filosofia moderna e l’utopia della pace politica che, specialmente in Italia, corrisponde al venir meno, al collassare dei Comuni a vantaggio delle Signorie, ma in tale frammentazione e debolezza da far diventare la penisola italiana facile terra di conquista per le potenze nazionali europee, in particolare Spagna e Francia. La caduta dell’impero romano, dicevo. Sì, questo sente del suo mondo l’uomo rinascimentale. E come sempre accade nel clima di consapevolezza della decadenza, le corti della misera Italia, corti debolissime dal punto di vista politico e militare, sono invece, per contrasto, i centri dai quali promana florido il prestigio artistico e culturale. Al secolo delle utopie, segue, dunque, il secolo della crisi e questo porta con sé il rifugio nell’arte e nella speculazione libera da congetture e dogmi, direttamente tratta dall’osservazione del reale. Che non è un bel reale. E che ha quindi bisogno del richiamo al classico, all’armonia, alla misura. È illusione: sarà la visione del Laocoonte scaturito dalle viscere della terra romana a dare il senso di un confine superato che artisti come Rosso Fiorentino avvertono con chiarezza fin dai loro esordi dopo l’esperienza di bottega presso Andrea del Sarto vissuta in comune con il suo alter ego, il Pontormo, divisi anche dalla fede politica: con Savonarola il primo, mediceo il secondo. Quella di Rosso Fiorentino è dunque una maniera nuova di rappresentare l’umano ed il soprannaturale: i corpi, le figure, i gesti, sono congeniali all’espressione di un occhio che vuole scrutare i reconditi magmatici anfratti dell’anima. Nelle immagini che propone si avverte la rude, durissima pietà arcaica dei Piagnoni seguaci di Savonarola, la vocazione austera della breve repubblica fiorentina sul dorso dei due secoli. In quel 1521 tutto è ormai perduto e Rosso ha iniziato il suo lungo peregrinare tra piccoli e grandi centri d’Italia, un vagare decennale che, dopo il “Sacco” del 1527 lo condurrà, nel 1530 a stabile dimora in Francia, alla corte di Francesco I a fare da apripista a quella che verrà definita la “maniera internazionale” della cosiddetta scuola di Fontainebleau. Fino alla morte sopraggiunta dieci anni dopo in circostanze drammatiche tutt’ora poco chiare, in linea con lo spirito profondo ed inquieto di quest’artista ribelle. Ma se facendo queste affermazioni si possa declinare verso l’idea che Rosso appartenga ad un filone artistico classificabile, valga a togliere ogni equivoco la personale tendenza a disconoscere una qualunque codificazione della “maniera” che non sia quella tracciata dal Vasari. Il resto è libera interpretazione, sensibilità artistiche molto variegate che non sono accomunabili in un profilo unitario denominabile. Per certi versi, il “manierismo” che si contrappone al classicismo della maniera “vasariana”, non esiste se non in una molteplicità di anime e di filoni culturali e stilistici irriducibili ad un’impronta comune.
- Rosso Fiorentino (1495 - 1540): "Pietà",1537-1540, Louvre, Parigi
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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December 2023
My favorites this month were Nighthawk, Fest, The Fall and Bubble Bath!
Nighthawk - Špela Čadež (2016), The Fall - Boris Labbé (2018), Absent Minded - Roberto Catani (2013), Bubble Bath - György Kovásznai (1979), Animated Putty - Walter R. Booth (1911), Fest - Nikita Diakur (2018), Le Parc aux Cerfs (2023), Tampopo - Jūzō Itami (1985), Cloudy - Filip Diviak & Kateřina Čupová (2018), The City - Sabin Bălașa (1967), Krabi - Václav Mergl (1976), Amane Diary - Amane Oda (2021), Stupid Dinner - Victoria Vincent (2023), Kitten - Viktor Minakhin (1968), La Sagra - Roberto Catani (1999), Il pesce rosso - Roberto Catani (1995), dream girls - TAEETIMEE (2023), Country Ball 1989–2012 - Jacolby Satterwhite (2012), A Short Vision - Peter Foldès & Joan Foldes (1956), Ave Maria - Ivan Ivanov-Vano & Vladimir Danilevich (1972)
#things i've (re)watched this month#Bubble Bath is on a whole other level it's been a long time since i've loved a movie so much#Le Parc aux Cerfs was so pretty!!!!#and tampopo was very fun!#2023
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r18❗️ parte seconda di una fan fiction in revisione; 🇮🇹
capitolo incompleto!
— Allora che si fa, eh? O Planetario, ma che si fa?
Pistonai fuori dall'autobus alla fermata del Center col sole sulla biffa e i fari schermati dalle travegghie scure, da vero duro della ti vù tipo. Poi con un bel dito centrale verso l'autista e il suo tentativo d'acciuffarmi in tempo per la collottola, e controllarmi così le gaioffe come in caccia della solita bella maria che mai gli avrei dato, manovrai quasi volando sulla strada nella speranza che questo non volesse insistere oltre. E forse questo martino mi lesse nel cardine, O fratelli, perché il poldo autista - un tipo bigio stagionato col corpo tutto molle e tarchiato e con una certa sguana nella sudata - agitò le granfie verso il sottoscritto, proprio noncurante dei passeggeri imburianati dall'attesa, e provò a scendere coi fari tipo su tutte le furie contro di me. Ma questo era appunto un poldo bigio e grasso da fare invidia a Orwell coi suoi porci nel porcile, e anche assai lento.
Allora gufai, accompagnando perbene il misero teatrino e la ciangotta affannata e stanca dell'autista con un po' di musica labiale: brrrrzzzzrrrr.
Il poldo del porcile prese la rincorsa più friggibuco del secolo. — Ora ti acchiappo, ora ti acchiappo! —, sborgnò. Ma, più che acchiappare il vostro Umilissimo narratore, acchiappò il marciapiotte inciampando come un sacco di letame sguanoso e io fui pronto, tipo, a un tanti egregi saluti alla tua vecchia fattoria lerciosa, e nemmeno a dirlo lo seminai allampo.
— Ma io Ti conosco, ma tu sei quello sui giornali! — abbaiò il poldo, ancora più imburianato di prima e col grosso biffone sgarrettato e rosso. — Non credere che non ti conosco! ti conosco, hai capito che ti conosco? —
Gli gufai sopra con una gufata più grassa di lui. — Senti, amico, io non ho tempo, — dissi facendo flash flash coi zughi di fuori e il labbro tipo a scimmione per imitare quanto più fedelmente possibile la biffa sguanosa che continuavo a locchiare come a volerlo provocare o ca cate simili. — C'è una questione di vita o di morte al varco, afferri il concetto? Ma che ne puoi capire tu? Amico, senti, perché non prendi un respiro? —
Il poldo martino Santo Martire degli autisti digrignò i zugh festati perbene e ecco che esce il sangue per lo scapriccio del marciapiotte senza farci flash flash come il sottoscritto faceva. E fu uno spettacolo cinebrivido, compagni miei, una vera bellezza. Poi il mio stomaco cominciò come a voler protestare, e allampo e senza apparente ragione rovellai di voltarmi e di lasciarlo lì. Strano, pensai in un primo momento. Ma, come dicono, non tutto deve sempre averci del significato, e così attribuii il mio distacco dalle sue macerie al pensiero di cosa ci avrei trovato di friggibuco per il Van, e cominciai a non darci chissà quale peso. Manovrai via dalla fermata e dal Martire festato dal marciapiotte, imboccai la strada per il Taylor Place e continuai per la Missione.
Fu proprio una volta che il sottoscritto si trovò di fronte alle insegne della disco-butik che mi fermai con le patte, e sempre lì che il mio planetario suggerì alla svelta di far retro marcia e baracca e burattini, mica molto convinto d'aver fatto cosa buona e giusta nel lasciar casetta, o casa dolce casa. Ma ormai ero lì, e nonostante il pizzicore e la sguana e l'ira coi coltelli dentro, per com'ero fatto le cose lasciate a metà non mi si facevano.
Dissi al planetario, tra sottoscritto e sottoscritto:
— E allora si entra o si entra? O no? Sei un malcico fatto e finito, e coi venti e sette anni sul groppo pure. E allora che sguana di cosa t'aspetti, se indugi e non ti ci smuovi? Ci entri alla disco-butik oppure no? — E gli ci aggiunsi che gli sarebbe pure convenuto di darsi una mossa e di agire sul punto. Ma, nel mentre, le mie patte avevano preso come sù il peso del puro piombo, come se la figura del bebbeotto indeciso fosse già poca cosa, e non mi veniva idea d'un rimedio o una trucca qualsiasi dalla soluzione immediata che potesse, con ogni mezzo, sbrogliare la faccenda. Nemmeno un lampo che suonasse di genio alla Ein e Stein! Non mi garbava di sentirmi le granfie mezze date alla voglia di darsi a gran festoni sui primi martini a tiro di biffa in pieno giorno, O fratelli: con Zio e Tutti gli Angeli a locchiarmi e ammonirmi, e magari a suon di cerini e auto-pol.
Più che Melodia – questo il nome del commerciante di musica in padellami dei miei tempi d'oro e argento –, già friggibuco come nome a quell'epoca, e poi Van (e questa era cosa buona e giusta, amici rari), l'ennesimo cambio di gestione alla cassa e alla vecchia maria suonava come un rutto meschino e intollerabile. Vogue era adesso il suo nome, e era proprio un nome da bigia, di quelle che ci passano intere ore a rifarcire il truglio raffazzolettato con la trucca del trucco, e coi specchi tutti rotti per la vergogna tipo, se capite cosa intendo. Al solo pensiero mi ci scardinavo tutto al centimetro quadro, e tutta quella sguana. Nessuna precedente insegna pareva superare in mielestrazio questa qua nuova, a cominciare da quel tanto di logo friggibuco del Van che adesso si chiamava Vogue, perché era una gran schifo d'insegna e di situazione, potete starne certi, né il sottoscritto amante dei compromessi e del porgi-la-guancia-amico. Allora i miei fari tornarono frappè, e per una volta pensai che in fin dei conti ogni sosto sarebbe stato cento sguane meglio d'un locale ormai ridicolo come questo sostaccio, anche un sosto sgualcito come la rozzeria centrale, per esempio. Ed era tutto dire.
Mentre ancora scricciavo al planetario di trovare una maniera per farmi coraggio, stupendomi instupidito di quanto certe volte certi sogni dicano il vero (e potevo anche confermarlo, fratellini), e che non trarne poi tutta quella tragicomica da gedia avrebbe migliorato in parte il bel pome che tutto sommato era sereno e spumante, le mie granfie pigliavano a rovellarsi tra di loro e ci facevo pochi passi che quasi subito mi rovellavo di nuovo di non oltrepassare la soglia con le patte a un metro dalle porte della friggi-butik, sguana and company. O locchiavo a destra e a manca per tutta Taylor Place, e anche per diritto nel caso, coi fari cinebrivido e severi.
Ci passò molto altro tempo, tipo lo scorrere in stile un-due-tre-stalla o giù di lì. Poi le mie gambe e le mie patte reagirono, si fecero finalmente di forza in avanti e il vostro Umilissimo narratore si decise a procedere verso il rivenditoriale che pensavo di conoscere come le mie gaioffe sacre, o fratelli, e ecco che superai l'insegna buzzurra e mielestrazio del Van che ora si chiamava Vogue del porco mondo, e ci entrai con i zughi da finto ghigno perbene: tutto sorridente, insomma, come un malcico tranquillo tranquillo, sbarbato e lavato. E almeno sulle ultime due c'era del vero, mi ero lavato cioè.
Le mode, anche se poco cinebrivido, cambiano. Ma Vogue era proprio un nome sguanoso, e mai mi sarei pentito di definirlo in questo modo, e era pure peggio del primo nome di Melodia, e Van-non-più-Van-ma-Vogue a questo punto leggenda da tramandare ai figli dei figli dei figli e amen, da tramandare, dico, coi fari da piagnisteo e condoglianze vivissime, cari.
Delitto! In cinque o sei anni d'assenza del VUN, tutti mi ci avevano tipo ballato alle spalle alla maniera dei ratti che ballino alla scomparsa del Gatto, e la rabbia mi prese un piccolopoco. Locchiai male il primo capitato a tiro, scapricciando di prenderlo davvero a tiro con l'aire d'un festone sulla sua biffa coi zughi da coniglio, altro che indugiare per il pugno dei rozzi e dei cerini coi parazzucchi! Ma gli evitai il buon giro tipo quarto d'ora di porco diciannove ultraviolento del sottoscritto, non so come né perché, e nel portarmi lontano dal martino coi zughi da coniglio senza la sua carota m'infilai a dar di perlustrazione per gli scaffali dandogli un'ultima locchiata di fari minacciosi per evitarmi, almeno, la figura del Bamba che si pigli la coda tra le gambe come i cagnacci. Certo, Bamba ormai non era più così Bamba, ma nel mio planetario speravo ancora che il nuovo bamba col parazzucca da rozzo fosse una qualche genere di trucca tipo fantascientifica o un clone.
Le mode cambiano, anche i soma a quanto pare, ma la musica no. Ci si deve accontentare nella vita, perché Zio ha da fare e non può sempre starsene lì a soffocarti la granfia con la sua salda d'acciaio e vino e ostie per dirti di ritentare che la prossima volta sarai un malcico fortunello. E almeno la bella musica (quella vera, se capite), non era cambiata, ma nemmeno di poco, e locchiato alla buona un dieci o poco più di scomparti di dischi affloscia-plotto con le solife biffe del malcichi friggibuco di turno, suggerendo al plantetario di darci fuoco in onore dello Zio, per quanto assente come sempre, abbracciai le sezioni della Classica coi fari appannati dalla gioia e col cuore pronto a far di nuovo bumbumbum.
Rovistai subito alla ricerca del grande e insuperabile Ludovico Van. Perché la musica non cambia, se sapete dove andare e cosa cercare con la dovizia di un tedesco spia della galassia galattica e compagnia bella, fratelli; e poi, una volta guarito, potevo permettermelo un certo esercizio di sacrosanto potere.
Mentre il mio planetario tornava alla contemplazione massima della biffa del Grande Ludovico Van stampata sulla copertina del bel padellame che avrei acquistato senza rovellarci sú due volte, e il mio plotto si drizzava ritrovando l'amicizia molto lecita con Lui, la mia attenzione si distaccò allampo dal vinile prescelto e la locchiai. Una bella mammola da urlo. E anche lei vide me, tutta sorrisi e battiti di ciglia o da cerbiatta mammolosa.
Era la mia occasione, dissi tra me e me. Non potevo mica sapere di tutti quegli effetti collaterattivi o quel tipo di sguana lì, del tipo sguane dei disturbi di traumi o postumi, O fratelli, anche perché ormai l'avevo locchiata, ci eravamo l’occhiati l’un l’altra, e avevo già deciso pure sul da farsi e non c'era freno che potesse fermarmi — proprio no — e, come sempre, nemmeno il Bog innominato. Nemmeno me medesimo.
Londra, O fratelli, quel certo fascino d'antico – non di bigio, sia chiaro – l'aveva sempre avuto, e come sosto c'era da dire che avesse, pure, un non so che di Misterioso. Ma quando i fari del vostro Umilissimo narratore locchiarono ancora una volta e con dovizia la mammola a poca distanza da lui, con sù quei capelli di miele come a carati e lisci lisci come ultimamente era circa di mio gusto, dovetti allampo averci da ricredere in fatto di fascino londinese. Poi le locchiai perbene la trucca leggera sopra i fari delicati, e sul truglio lo stesso, e quando mi ci posai ad analizzare come s'era tappata, amici, mi sentii festato per il senso buono, convinto difatti di averci a che fare con una francesina. Altro che Londra e soliti soma e solite soma! La mammola in questione, infatti, era quel genere di mammola diversa dalle altre ormai fatte quasi a stampino, —o omologazione se preferite, con quelle maglie vomitosamente colorate e gommose,— ed era tutta tappata all'ultimo grido del vestire come ai bei tempi gotici a partire dalla Francia, ma che in quei giorni aveva preso piede anche in poche periferie di Londra – tra cui il Palace, il Churchill e il New Creston e basta. Il suo tappo consisteva in quelle palandrine lunghe, rigorosamente nere di cui sù, nella parte tuberosa, motivetti a lacci, neri uguali, e la presenza d'altri motivi a rete che lasciavano intravedere la pelle diafana delle braccia (erano tutte mammole color latte, comunque, quelle poche tappate in questo modo; ma non si locchiavano purtroppo quasi mai al Korova, quelle volte in cui ci tornavo).
La locchiai di nuovo, lei inclinò il collo, poi mi decisi e le mie patte si mossero nella sua direzione e la voglia di far numero crebbe. Smisi così di rovellarmi il cardine una volta per tutte ed ebbi un guizzo volpino.
Dissi: — La mia fama mi precede o mi son sporcato il ceffo, sorellina?— con la ciangotta quatta quatta e accomodante. Ci feci di flash flash coi zughi, o meglio fissai i fari svicci verso di lei, e i suoi erano fari del tipo grigio grigio da gattona, e ci sorrisi da malcico baccagliatore. Allora seppi d'averla incuriosita in buona parte, piuttosto che inquietata, e allungai il truglio con fare un piccolopoco beffardo quando intravidi il bagliore di un sorriso. Eppure, fu un'ombra soltanto dell’antico brio. — Ma no, ma no, sicuramente hai letto il mio pensiero, come in quegli sceneggiati fantascientifici che ci vanno giù pesante con le più strane tramuccole e vorresti riavere il Van, vero? —
La mammola d'urlo socchiuse il truglio come per rispondere, ma fui ancora io a precederla, e aggiunsi:
— Ma no, certo che no, Sorellina. Né temi le brutture della nostra epoca, ora che entrambi ci troviamo in un luogo pubblico, tipo, e di certo non ambisco a destare altri scandali alla pubblica opinione di figli cinti di fiori alla porta. Dopo tutti questi anni ne faccio anche a meno, fidati di un drugo perbene. Lo sono diventato, lo prometto.—
— Ma non mi pare d'averti mai visto, né di averti dato il consenso di chiamarmi in questo modo, lo sai? Forse ti confondi con qualcun'altra, temo sia così— disse la mammola dal tappo gotico, ma con un sorriso lungo il truglio che suggerì bene al sottoscritto d'aver fatto mirino in qualche modo dalla forosa. — Però lo ammetto, mi pari simpatico.— A quel punto era diventata tipo un piccolo poco rossa, di un rosso gradevole a locchiarsi.
Si lasciò a una gufatina divertita. — Ma il tuo modo di parlare…— si portò le granfie snelle a trattenere la melodia labiale del truglio sottile e calò la biffetta, e fu quel genere di trucca sana e favorevole che, per una volta, il vostro Umilissimo narratore trovò spontanea e gradevole.
Più la mammola sorrideva e rideva con quella ciangotta cristallina e innocente, più quell'innocenza mi portava il cardine a rovellare imagini non proprio caste nel sottoscritto. poi, tipo subito, lo stesso planetario -non si sa come o perché- si rimangiò la parola data, e dagli intestini arrivò una nota non poco chiassosa di dissenso per ogni pensiero che ci facevo.
Per un poco rovellai allora che potesse trattarsi, come in passato, di quei pensieri che gli erano stati inculcati dalla Cura Ludovico. Poi me la gufavo col cardine imponendogli dimettersi a tacere.
La mammola mi guardò un po' confusa.
— Hai un nome, oltre agli occhi azzurri? Sto parlando con te, sicuro che va tutto bene? Io, comunque, mi chiamo Jennì— disse dopo un po'. E aveva tutte le ragioni dalla sua, o fratelli, perché sicuramente dovevo esserle apparso un po' fané, e non volevo proprio immaginare che razza di biffa da stronzo friggibuco dovessi averle tirato fuori.
— Alex DeLarge, Alexander per le anagrafi, amica— dissi allampo, riportandomi al qui-e-fottuto-ora. — Ma basta Alex, per i soma e i vicini, Sorellina. Sì, nient'altro che Aleuxo Bello. Con modestia—. Poi mi fissai profondamente nel grigio dei suoi fari, come se granfie invisibili ci uscissero dai fari (questavolta miei) per agganciare quelli di lei, e la mammola rosseggiò più di prima. — Jennì come nome è proprio carino, in ogni caso, o dolce pulzella. E sei pure francese, magari? Come la Giovanna che accende cancerose.—
Continua ~~~~>
Spero vi piaccia. per quanto riguarda il primo capitolo, ovvero Latte di Suocera, appartiene a un testo cominciato se non erro nel lontano 2021/2022, quindi aveva bisogno di sul serio ancora pochi accorgimenti; questo qua, la seconda parte insomma, è già più recente e mi sembra come di averci perso la mano con il linguaggio moschetto/Nadsat.
il mio sogno è quello però di portare avanti la fan fiction e di riprendere la mano con lo stile adottato da Burgess! Fatemi sapere la vostra!
gif a caso.
#arancia meccanica#clockwork orange#anthony burgess#stanley kubrick#nadsat#alex delarge#alexander delarge#italian fanfiction#fanfiction#violence#korova#milk bar#ultraviolence#scrittura#bozze
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Midnight Horror School (Netflix Jr.) Character Voices
English
Ampoo - Christina Kelly
Anto - April Winchell
Æon - Kelly Sheridan
Bri - Laura Post
Borocca - Rebecca Soler
Chaps - Candi Milo
Dabble - Sarah Taylor
Docky - John Tartaglia
Enton - Tom Kenny
Fonton - Richard Steven Horvitz
Friedi - Fryda Wolff
Furanzo - Maria Petrano
Genie - Simon Hill
Hikky - Madeleine Martin
Inky - Leslie Carrara-Rudolph
Juno - Tabitha S. Germain
Kabo - Hope Marie Segoine
Kami - Cree Summer
Karen - Kira Gelineau
Liddy - Andrea Libman
Magnero - Andrew Sabiston
Noisy - Grey DeLisle
Nonny - Michelle Marie
Onpoo - Abigail Gordon
Œther - Dee Bradley Baker
Oozee - Lizzie Freeman
Piranin - Scott Menville
Quicky - Corinne Orr
Ringring - Michael Kovach
Rosso - Kelsey Painter
Shiro - Tara Strong
Spimon - Annick Obonsawin
Tubee - Pamela Adlon
Usop - Lance Henriksen
Vincent - Vincent Martella
Watt - Jo Wyatt
Mr. X - Jeremy Shada
Yumyum - Katt Williams
Zobie - Donovan Patton
Zuzu - Carla Delaney
Mr. Salaman - Ian McDougall
Mr. Tigerl - KJ Schrock
Ms. Peginand - Julie Sype
Ms. Unirex - Leah Ostry
Mr. Komoika - Shannon Lynch
Lure - Cory Doran
Johnny Crow - Patrick Warburton
Vending Machines - Patrick Seitz, Laura Bailey
Mr. Showtime - Christian Bale
Mr. Book Deposit Machine - Don Brown
Old Owl Sage - Jason Jones
Owl Sage Apprentice - Mariette Sluyter
Principal Kocho - James Hong
Eddy - Meesha Contreras
Vice-Principal Esme & Osma - Samantha Bee & Helen King
Casey - Vegas J Jenkins
Ra - Teala Dunn
Wendell - Brett Bauer
Winifred - Carol Ann Day
Monty Carlo - Joey Mazzarino
Bashful - Roger Rhodes
Pumu - Scott McNeil
Quasar - Lenore Zann
Edgar - Meesha Contreras
Smooch - Patton Oswalt
Kwazii - Veronique Barnard
Dr. Ongo - Park Shin Yong
Bello the Bus Driver - Dave Pettit
Coco the Jinn - Travis Willingham
Motherboard - Kimberly Brooks
Siobhan - Estela Echevarria
Izzy - Winter Murdock
AJ - Bommie Catherine Han
Eli - Sarah Bock
Fiona - Dahlia Lynn
Fred - Nitzan Sitzer
KC - Hope Marie Segoine
Mona - Meghan Strange
Roy - Finn Phoenix
Rudy - Yantzi Michael David (credited as Mike Yantzi)
Tee - Bommie Catherine Han
Zane - Sharon Youngmee Kwon
Japanese
Ampoo - Chiyako Shibahara
Anto - Ai Maeda
Æon - Ai Kayano
Bri - Kumiko Yokote
Borocca - Junji Majima
Chaps - Hisayo Mochizuki
Dabble - Ken Morita
Docky - Takeshi Kusao
Enton - Tarusuke Shingaki
Fonton - Kenji Nojima
Friedi - Azusa Enoki
Furanzo - Miyuki Sawashiro
Genie - Ryuuzou Ishino
Hikky - Hiromi Ohtsuda
Inky - Tomoe Hanba
Juno - Ayumi Kida
Kabo - Etsuko Kozakura
Kami - Nakamura Maiden
Karen - Kaori Yamamoto
Liddy - Etsuko Kozakura
Magnero - Setsuji Satoh
Noisy - Tomoe Hanba
Nonny - Yutaka Nakano
Onpoo - Sakiko Tamagawa
Œther - Kenjiro Tsuda
Oozee - Ayano Yamamoto
Piranin - Eriko Nakayama
Quicky - Takeshi Kusao
Ringring - Yuna Taira
Rosso - Eriko Nakayama
Shiro - Isla Summerhaze
Spimon - Etsuko Kozakura
Tubee - Chiyako Shibahara
Usop - Kosuke Okano
Vincent - Kosuke Okano
Watt - Sakiko Tamagawa
Mr. X - Ayumi Kida
Yumyum - Ryusei Nakao
Zobie - Yusuke Numata
Zuzu - Etsuko Kozakura
Mr. Salaman - Sukekiyo Kameyama
Mr. Tigerl - Kenji Nomura
Ms. Peginand - Hiroko Oohashi
Ms. Unirex - Hiroko Oohashi
Mr. Komoika - Kenji Nomura
Lure - Yuichi Nagashima
Johnny Crow - Kosuke Okano
Vending Machines - Cho, Sukekiyo Kameyama
Mr. Showtime - Kenji Nomura
Mr. Book Deposit Machine - Kenji Nomura
Old Owl Sage - Hiroshi Iwasaki
Owl Sage Apprentice - Yuko Sanpei
Kocho-sensei - Tomomichi Nishimura
Eddy - Kenji Nomura
Esme-sensei & Osma-sensei - Cho & Hisayo Mochizuki
Casey - Kenji Nomura
Bello the Bus Driver - Chafurin
Ongo-isha - Mayumi Tanaka
Coco the Jinn - Kenji Nomura
Ra - Chiyako Shibahara
Wendell - Kosuke Okano
Winifred - Hiromi Ohtsuda
Bashful - Setsuji Satoh
Monty Carlo - Tomoaki Maeno
Motherboard - Atsuko Tanaka
Pumu - Ayumu Murasa
Quasar - Misato Fukuen
Edgar - Kenji Nomura
Smooch - Tomoaki Maeno
Kwazii - Reina Ueda
Siobhan - Nanako Ishizuka
Izzy - Yuna Saito
AJ - Karen Miyama
Eli - Chinami Yoshioka
Fiona - Maika Pu
Fred - Botchiboromaru
KC - NOA
Mona - Ai Kayano
Roy - Isla Summerhaze
Rudy - Yu Fukaya
Tee - Kaori Yamamoto
Zane - Yuna Taira
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Un pensiero perverso tinge di rosso la notte…E una lacrima di falsa gioia, dopo un sussulto, disseta le mie labbra.
Maria Assumma
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UN MARE, UN RAGAZZO AL LARGO, LE LACRIME DEL TEATRO, UNA DONNA CHE HA APPENA PARTORITO Ecco tutte le date di aprile. Si comincia da Mesagne e poi per quattro giorni a Milano. Per la maggior parte Caravaggio. In questi giorni faccio fatica a non pensare che tempo è questo per il mondo. Cosa accadrà. Mi chiedo cosa può fare l'arte, cosa le parole. Abbiamo una responsabilità come artisti? L'ultima immagine che vedete in questo post è l'Adorazione dei pastori di Caravaggio. La dipinge verso la fine della sua vita. Mi torna prepotentemente questo dipinto ogni volta che ci penso. Francesco ha scritto nel copione: - non è un’adorazione, è dolore puro: Maria ha appena partorito, è sfinita. È buttata a terra, si appoggia alla mangiatoia di un bue e di un asinello impassibili, lontani. Ha appena le forze di tenere il bambino in braccio. Ha un abito rosso carminio. Giuseppe non sta accanto a Maria, è in mezzo ai pastori, la guarda impotente. Sono tutti impotenti di fronte alla stanchezza di questa povera donna sola, in fuga per salvare il suo bambino: una profuga, una delle infinite profughe che lotta contro persecuzioni, povertà e violenza. Davvero il mondo è tanto disumano? Salvarli dalla brutalità di un tiranno che ha deciso una strage di innocenti, trovarle un riparo durante la fuga, procurarle qualcosa da mangiare è fuori dalle possibilità di questi uomini poveri e senza speranza. È fuori dalle loro possibilità. Non possono. Le aureole si stanno spegnendo. Viene da piangere. - Non so se abbiamo una responsabilità come artisti di fronte a questo momento del mondo. Se non ci viene chiesto in fondo di andare solo in scena meglio che possiamo. Ma guardo, a volte, accetto, sorrido, ringrazio, dentro e fuori, mi commuovo, cerco di essere più accogliente possibile di fronte alla sempre più numerose persone che in teatro, in questo periodo, piangono. Piangono. E vengono a salutare, ringraziare, con le lacrime agli occhi a fine spettacolo. Come se le lacrime oggi fossero un po' più in superfice. Almeno così mi sembra per la mia memoria breve. E qualcosa mi dice che lo spettacolo è solo un pretesto che muove qualcosa che è più profondo. E voglio dirmi che in quelle lacrime non c'è solo paura, no. C'è anche misericordia. Che ancora vive. Aprile 24 mar 2 apr | 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗩𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢. 𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗢 𝗘 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗖𝗨𝗥𝗢 | 𝗠𝗲𝘀𝗮𝗴𝗻𝗲, Teatro Comunale, ore 21.00 dal 4 al 6 apr, ore 20.30 | 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗩𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢. 𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗢 𝗘 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗖𝗨𝗥𝗢 | 𝗠𝗶𝗹𝗮𝗻𝗼, Teatro Oscar dom 7 apr, ore16 | 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗩𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢. 𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗢 𝗘 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗖𝗨𝗥𝗢 | 𝗠𝗶𝗹𝗮𝗻𝗼, Teatro Oscar mar 9 apr, ore 10 | 𝗭𝗔𝗡𝗡𝗔 𝗕𝗜𝗔𝗡𝗖𝗔 | 𝗣𝗼𝗻𝘁𝗲𝗯𝗯𝗮 (𝗨𝗗), Teatro Italia mer 10 apr, ore 10 | 𝗭𝗔𝗡𝗡𝗔 𝗕𝗜𝗔𝗡𝗖𝗔 | 𝗟𝗮𝘁𝗶𝘀𝗮𝗻𝗮 (𝗨𝗗), Teatro Odeon gio 11 apr, ore 9 e 11 | 𝗭𝗔𝗡𝗡𝗔 𝗕𝗜𝗔𝗡𝗖𝗔 | 𝗦𝗮𝗻 𝗩𝗶𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗧𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 (𝗣𝗡), Auditorium Centro Civico gio 11 apr, ore 21 | 𝗖𝗔𝗠𝗠𝗘𝗟𝗟𝗜 𝗔 𝗕𝗔𝗥𝗕𝗜𝗔𝗡𝗔 | 𝗦𝗮𝗻𝘁𝗼𝗿𝘀𝗼 (𝗩���), Teatro del Centro Giovanile ven 12 apr, ore 21 | 𝗖𝗔𝗠𝗠𝗘𝗟𝗟𝗜 𝗔 𝗕𝗔𝗥𝗕𝗜𝗔𝗡𝗔 | 𝗖𝗿𝗲𝘃𝗮𝗹𝗰𝗼𝗿𝗲 (𝗕𝗢), Cinema Teatro Parrocchiale Verdi dom 14 apr, ore 21 | 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗩𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢. 𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗢 𝗘 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗖𝗨𝗥𝗢 | 𝗚𝗶𝗼𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗖𝗼𝗹𝗹𝗲 (𝗕𝗔), Teatro Rossini - 𝘍𝘦𝘴𝘵𝘪𝘷𝘢𝘭 "𝘊𝘩𝘪 𝘦̀ 𝘥𝘪 𝘴𝘤𝘦𝘯𝘢” lun15, ore 10 | 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗩𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢. 𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗢 𝗘 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗖𝗨𝗥𝗢 | 𝗚𝗶𝗼𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗖𝗼𝗹𝗹𝗲 (𝗕𝗔), Teatro Rossini - 𝘍𝘦𝘴𝘵𝘪𝘷𝘢𝘭 "𝘊𝘩𝘪 𝘦̀ 𝘥𝘪 𝘴𝘤𝘦𝘯𝘢” mar 16 apr, ore 21 | 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗩𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢. 𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗢 𝗘 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗖𝗨𝗥𝗢 | 𝗔𝗰𝗾𝘂𝗮𝘃𝗶𝘃𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗙𝗼𝗻𝘁𝗶 (𝗕𝗔), Teatro Luciani - 𝘍𝘦𝘴𝘵𝘪𝘷𝘢𝘭 "𝘊𝘩𝘪 𝘦̀ 𝘥𝘪 𝘴𝘤𝘦𝘯𝘢” mer 17 apr, ore 10 | 𝗖𝗔𝗥𝗔𝗩𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢. 𝗗𝗜 𝗖𝗛𝗜𝗔𝗥𝗢 𝗘 𝗗𝗜 𝗢𝗦𝗖𝗨𝗥𝗢 |𝗔𝗰𝗾𝘂𝗮𝘃𝗶𝘃𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗙𝗼𝗻𝘁𝗶 (𝗕𝗔), Teatro Luciani - 𝘍𝘦𝘴𝘵𝘪𝘷𝘢𝘭 "𝘊𝘩𝘪 𝘦̀ 𝘥𝘪 𝘴𝘤𝘦𝘯𝘢” sab 20 apr, ore 21 | 𝗡𝗢𝗡 𝗔𝗕𝗕𝗜𝗔𝗧𝗘 𝗣𝗔𝗨𝗥𝗔 | 𝗖𝗮𝗹𝗱𝗲𝗿𝗮𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗥𝗲𝗻𝗼 (𝗕𝗢), Teatro Spazio Reno – 𝘌𝘤𝘰𝘧𝘦𝘴𝘵𝘢 2024
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Carlo Maria Cordio - Absurd (From "Rosso sangue" / Remastered 2021)
Halloween Season: Giallo and Italian Soundtracks.
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